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Autore: Ghostro    28/10/2020    6 recensioni
Realtà o sogno? Dolce o amaro? Gwynet è una donna-guerriero nata e vissuta all'insegna del dovere e della cieca obbedienza. Ult un mercante che insegue i suoi sogni, parte di un mondo che lei non ha mai compreso; ma la tenta.
Niente aiuterebbe la giovane a riflettere sui propri sentimenti più d'una calda tazza di tè nero.
E quel giorno, in apparenza come tanti altri, in essa risalta qualcosa di diverso...
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Universo di E’Drha'
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L’amaro invadeva il palato ad ogni sorso. Aveva il sapore del rimpianto. Un aroma pungente si levava dall'involucro di ceramica sotto forma di volute di vapore: forte, pressante come i muscoli di Torstein quando la notte compieva il suo dovere di marito e guerriero disposto a morire per la madrepatria. 
Ma c’era del dolce, in mezzo all’amaro. Sedimentava sulle labbra, spezzava quell’acre gusto come un’illusione incrinava il naturale corso della realtà. La sua mente aveva imparato a discernere la differenza, ma la speranza resisteva. Dolce, infantile come il caramello: così Ult chiamava quella sostanza esotica, comperata da un mercante proveniente da terre lontane. 
La vita era dura, l’acre troppo invadente perché un effimero sogno ad occhi aperti potesse allietarla. Una roccia sanguinava solo nei desideri; quel dolce nettare chiamato idillio esisteva solo nei poemi e nelle storie di taverna. Le favole appartenevano ai deboli: questo insegnavano a Bastia, la sua terra natia. Tutto ciò che prendeva forma al di là dei suoi confini era nero, come il colore che si addensava nelle profondità della ciotola che stringeva tra le dita, o la tinta scura che donava magnificenza alla cappa di Torstein. E amaro: come il ricordo dell’addestramento sostenuto per imparare a uccidere il nemico, o del suo sposo ormai perduto. 
Perché quella punta di dolcezza l’attraeva tanto?
 
«Del tè nero?»
 
Lo ripeteva spesso, Ult. Ogni mattino. Gwynet si alzava presto e lo trovava già sveglio, seduto sui borsoni di un carro carico di vettovaglie, intento sorseggiare quell’amara miscela. Occhi azzurri come il ghiaccio si soffermavano su di lei ovunque si muovesse, sul suo corpo snello e agile; la osservavano allenarsi con un’intensità irritante. Cercava d’ignorarlo, non voleva cadere nello strano incantesimo che le lanciavano. 
Gente strana, quella del Nord. Terra di leggende e sogni di gloria, così diversa dalla sterile e dura Bastia. Loro non potevano essere più diversi: Gwyn viveva per il dovere, lui per il guadagno; nell’abbigliarsi tendeva alla praticità, non all’appariscenza. Non era Torstein, Ult, non era rude la sua mano. Delicata, sfiorava curve toniche temprate da marziale rigore, dita flessuose indugiavano spesso e sfacciate sulla treccia da guerriera color caramello. Aveva maturato abilità in arti che riteneva inconciliabili con l’immagine di virilità scolpita nella propria mente. Il verbo, il fascino, potevano mai brandire una spada in battaglia? Sarebbero stati un valido scudo, avrebbero salvato le viscere dalla condanna dell’acciaio? 
Quell’uomo non si era temprato nel dolore, come Torstein; quell’uomo aveva una concezione del rispetto verso il proprio corpo insufficiente, lasciava persino i peli liberi di crescere sul petto e le braccia. Eppure, la solleticavano piacevolmente ogni volta che la sfioravano...
Quell’uomo viveva alla ricerca di ogni goccia di dolce in un’esistenza fatta di solo amaro.
 
«Del tè nero?»
 
– La mia vita è finita. – Ricordava di averlo pensato, china dinanzi alla salma di Torstein.
La prima volta che si era specchiata in quel tè caldo e scuro, tignoso come l’insidia della tristezza in cui aveva rischiato di sprofondare, aveva pensato subito che niente avrebbe simboleggiato in modo tanto vivido il suo lutto.
Non lo aveva mai amato, ma era suo marito. Il pensiero che un altro guerriero potesse sfiorare ciò che a lui soltanto era destinato era intollerabile. Aveva lasciato Bastia decisa a non farvi più ritorno. A vent’anni, vedova e rinnegata, aveva rinunciato all’orgoglio e deciso di raggiungere Torstein a modo proprio, perseguendo l’unica strada possibile per un bastiano: la via della battaglia, della spada e della morte.
– La mia vita è quella di un guerriero senza padrone. Non ho patria. Il mio dovere adesso è il tintinnio del danaro. –
Ult, mercante di Hellond, una notte l’aveva avvicinata per reclutarla come mercenario. Tutti conoscevano le prodezze in combattimento delle donne e degli uomini di Bastia. Come poteva perdere un’occasione simile? Ogni mattino le consegnava paga e una cocente amarezza sotto forma di quel tè amaro. Gwynet accettava entrambi.
La tradizione di Bastia insegnava che c’era solo male nel mondo esterno, che vivere di piaceri conduceva alla morte. Lo sposalizio, come l’amore e ogni altra cosa, dovevano rappresentare quel monito, misto di cocente pulsione e amarezza. Bere quel tè nero aveva iniziato a ritenerlo un atto dovuto per celebrare il credo di una patria a cui aveva voltato le spalle e onorare il ricordo di Torstein. Altri si stavano occupando della sua salma, del compito che a lei spettava; le stesse mani che avevano cominciato a farsi troppo intraprendenti, cercando con insistenza di appropriarsi di un corpo nel pieno della fertilità che spettava a un uomo soltanto.
Non avrebbe dato alla luce i figli di un altro soldato. 
 
«Del tè nero?»
 
Una notte, Ult si era infilato nel suo giaciglio e l’aveva guardata, semplicemente guardata. Per tutta la notte Gwynet aveva finto di dormire, trascorrendo insonne le ore del buio e dei gufi. Anche quando gli occhi di lui si erano chiusi ed era stata lei ad osservarlo, a valutare se abbandonarlo o persistere nella pericolosa follia di seguirlo. La via del mercenario era la più diretta verso una parvenza di morte onorevole, e c’era onore in quell’uomo. Di un tipo diverso, forse, fuorviante ed effimero rispetto al dogma del proprio regno. Eppure, proteggerlo, ne valeva la pena.
Era appiccicoso, come la viscosa essenza che quel mattino aveva miscelato nel tè. La sua costante presenza stagnava nella propria vita come, quel giorno, la dolcezza del caramello sul palato; per qualche strana ragione faticava a scacciarlo dall’amaro quotidiano. Quell’uomo la stava tentando, e fino ad allora era sempre riuscita a resistergli.
Finora. La frustrazione di sentire sporcato un rituale così importante l’adirò. Quella goccia di caramello fu anche l’ultima. «Perché l’hai fatto?!»
Era un uomo maturo. I raggi del sole ammorbidivano la loro differenza di età, riflettendosi su una scompigliata zazzera bionda e occhi di un azzurro troppo intenso, penetranti. Ult osò allungare la mano per toccarle la guancia, Gwynet non ebbe la forza di scacciarla. Era calda, come il sorso di tè sceso a riscaldarle le membra. «Amo i tuoi occhi. D’oro, come il miele pregiato. Ti ostini ad affliggere nell’amaro della vita, ma tu sei quella goccia di dolcezza che allieta la mia. Puoi fingere che di non volerlo, ma io non rinuncerò ai miei propositi: diverrò quella goccia di caramello che ora scivola sulle tue labbra. Ciò che hai appena assaggiato è il sapore del mio bacio.» Sorrise, alimentando di splendore l’incantesimo lanciato dal suo sguardo, sfuggendo alla sua guardia come quella goccia di piacevole caramello che ora spandeva calde radici dentro di lei.
Gwynet sentì sulle guance avvampare il fuoco dell’indignazione, e della tentazione. Guardò l’abisso dentro la porcellana e per la prima volta ne colse una sfumatura più morbida, a donarle colore. Aveva creduto che la sua vita potesse avere un solo epilogo…
Chiuse gli occhi. Assaporò quel bacio. Il dolce lanciò la sua sfida all’amaro.
«Staremo a vedere, mercante» esalò, labbra curve, mentre il suo fiato scacciava via il vapore.
 

Angolo autore:

Salve a tutti! 
Oggi concludo un percorso iniziato con un altro contest, che mi visto pubblicare una storia nuova praticamente al giorno; non è così, alcune erano solo vecchie e cancellate, e ora rieditate.
Ma non è il contesto per parlarne. Concentriamo su questo racconto. 
Non sarà la storia più introspettiva del contest ma mi ha concesso l'occasione per esplorare una coppia che per divertmento sto scrivendo offscreen. Si tratta di un universo narrativo in lavorazione, per il momento vivrà di piccoli racconti, il prompt di questo contest mi è sembrato il momento giusto per presentarli.
Detto questo, spero che questo breve racconto vi sia piaciuto e non sia stato solo tempo perso ^^
Alla prossima
Spettro94
   
 
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