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Autore: Aya88    28/10/2020    0 recensioni
"la sua sciocca illusione fu presto infranta dal rimprovero del più giovane insegnante della scuola di Mahoutokoro.
“Sei fortunata che non sia già traboccata, Haruno,” precisò ironico Itachi Uchiha, con l'abituale tono arrogante.
L’enfasi con cui pronunciò il suo cognome infastidì Sakura che trattenne a stento l’impulso di voltarsi e mandarlo al diavolo; strinse i pugni sulle ginocchia, maledicendo la perfetta messinscena che allestiva ogni volta, e replicò nel modo più distaccato possibile.
“La prossima volta peserò meglio gli ingredienti,” disse ammettendo il proprio errore.
Errore che non avrebbe mai commesso se il mago non avesse trascorso tutto il tempo dietro di lei, agitandola con la sua sola presenza."
Paring: ItachiSakura, KakashiSakura
Questa storia partecipa alla Butterfly Effect Time indetta dal forum Torre di Carta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Kakashi, Hatake, Sakura, Haruno
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun contesto
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Litigi, amori e scontri magici

Questa storia partecipa alla Butterfly Effect Time indetta dal forum Torre di Carta.


Prompt: Hogwarts!AU 


Litigi, amori e scontri magici



Sakura percepiva lo sguardo del professore di Pozioni fisso su di lei, mentre in piedi alle sue spalle la osservava in silenzio. Anche senza vederla, immaginava la sua espressione seria e a tratti severa, come sempre durante le lezioni. 
Ignorò il brivido di tensione che correva lungo la sua spina dorsale, mordendosi l’interno della guancia e sforzandosi di rimanere concentrata: eseguì con calma gli ultimi passaggi necessari per preparare la pozione richiesta, pesò l’ingrediente finale e lo aggiunse nel calderone, mescolando il liquido scuro con movimenti lenti.
Ingenuamente, la studentessa credette di aver superato quel supplizio, durato già abbastanza per i suoi poveri nervi, ma la sua sciocca illusione fu presto infranta dal rimprovero del più giovane insegnante della scuola di Mahoutokoro.
“Sei fortunata che non sia già traboccata, Haruno,” precisò ironico Itachi Uchiha, con l'abituale tono arrogante.
L’enfasi con cui pronunciò il suo cognome infastidì Sakura che trattenne a stento l’impulso di voltarsi e mandarlo al diavolo; strinse i pugni sulle ginocchia, maledicendo la perfetta messinscena che allestiva ogni volta, e replicò nel modo più distaccato possibile.
“La prossima volta peserò meglio gli ingredienti,” disse ammettendo il proprio errore.
Errore che non avrebbe mai commesso se il mago non avesse trascorso tutto il tempo dietro di lei, agitandola con la sua sola presenza.
“Mi accerterò della cosa,” la avvertì con tono fermo, compiendo un piccolo passo in avanti.
La ragazza sentì lo stomaco contrarsi al suono della sua voce profonda all’improvviso più vicina, poi un lieve rossore le imporporò le guance quando Itachi si chinò leggermente, agitando la bacchetta tra lei e la sua compagna di banco.
Probabilmente voleva prevenire quanto annunciato in precedenza, ma in quegli istanti Sakura riusciva a pensare solo ai lunghi capelli corvini che incorniciavano il viso del giovane uomo e al braccio che sfiorava di proposito il suo.
Sarebbe stato troppo sperare che lanciasse l’incantesimo esattamente da dove era poco prima.  
Trattenne il fiato, sempre più certa della sua intenzione di tormentarla, tornando a respirare normalmente solo quando si allontanò per proseguire il suo giro tra gli studenti. 
“Eh, come al solito, bello ma stronzo,” le bisbigliò Ino all’orecchio, riecheggiando in parte i suoi pensieri.
Sakura si limitò ad annuire, temendo che il battito ancora veloce del suo cuore le impedisse di parlare in modo normale, lasciando trapelare l’effetto che il comportamento del professore aveva avuto su di lei.
Quando il suono della campanella annunciò la fine della lezione, tirò un profondo sospiro di sollievo, poi si alzò rapida, raccogliendo i suoi libri, e si affrettò a lasciare l’aula, seguita a ruota dall’amica e da altri compagni di classe.
Camminando finalmente all’aria aperta, lungo il corridoio porticato, cercò di calmarsi inspirando l’atmosfera serena del cortile, illuminato dal sole.
In quei momenti, detestava Itachi con tutte le sue forze, incapace di comprendere perché si divertisse a starle così vicino durante le lezioni. Qualche settimana prima, rimasta ormai sola in biblioteca, il mago l’aveva baciata senza preavviso e da allora le sembrava di procedere su un filo sottile che rischiava di spezzarsi da un momento all’altro.
Il solo pensiero che qualcuno dei suoi compagni intuisse qualcosa su di loro la spaventava, ma piuttosto di allontanarla dal pericolo lui la costringeva in bilico nel vuoto.
Prima del suo arrivo a Mahoutokoro come docente, lo aveva sempre considerato solo il fratello prodigio di Sasuke e non aveva mai osato immaginare che potesse essere qualcos’altro; tuttavia, nonostante gli impedimenti razionali che la sua mente le riproponeva, non poteva ignorare la piacevole sensazione delle labbra di Itachi sulle sue e il calore che invadeva il suo corpo.  
La voce di Ino la strappò però dalle sue fantasticherie.
“Sakura, sei presente?” le domandò.
La studentessa sussultò e per poco i libri non le scivolarono dalle mani.
“Eh, scusami, ero distratta,” rispose in un sussurro.
“L’ho notato, ma ignoralo, è pur sempre un Uchiha,” le consigliò l’amica, con una pacca di incoraggiamento sulla spalla.
Sakura non la contraddisse, anche se non era d’accordo; non sarebbe stata in grado di spiegarlo con poche parole, ma sapeva che Itachi era diverso dagli altri membri della sua famiglia.
Negli ultimi anni aveva avuto modo di conoscerlo un po' di più e, nonostante l'atteggiamento distaccato e sicuro di sé, immancabile durante le lezioni, nei suoi confronti si era sempre mostrato gentile. Per quello stesso motivo, il suo recente comportamento la disorientava innervosendola.
Si chiese ancora una volta quale ne fosse la ragione e cercò di trovare una risposta convincente, finché non raggiunse l'aula della lezione successiva e Ino non la trascinò come al solito verso i primi banchi.
Secondo lei, 'era un peccato non assistere allo spettacolo', e fino a poco tempo prima non le sarebbe dispiaciuto, ma appena incrociò lo sguardo apparentemente indifferente del professore si sentì a disagio.
Abbassò gli occhi e aprì il libro fingendo di leggere.
Era la prima lezione di Incantesimi che frequentava dopo che l’uomo la aveva vista con Itachi in atteggiamenti inequivocabili e provava ancora un tremendo imbarazzo. Non sapeva cosa si fossero detti i due insegnanti sulla questione, però non aveva nessuna voglia di scoprirlo. Le bastava semplicemente la certezza che Kakashi Hatake non avrebbe mai fatto nulla per danneggiarla, anche se talvolta il suo atteggiamento protettivo la infastidiva.
In ogni caso, preferiva non attirare la sua attenzione, ma essere seduta a pochi centimetri da lui lo rendeva praticamente impossibile.
Quando la sua voce risuonò nell’aula, iniziando la spiegazione sull’incantesimo del giorno, Sakura fu costretto a guardarlo: i capelli ribelli gli ricadevano scompostamente sulla fronte, agitati appena dai suoi movimenti, e la cicatrice sull'occhio sinistro risaltava sui lineamenti perfetti del viso.
Anche se osservava tutti gli studenti, aveva I'impressione che i suoi occhi scuri si soffermassero più a lungo su di lei. Per l’intera lezione si sforzò di ignorarlo, concentrandosi solo sulle sue parole, e quando giunse finalmente la fine dell’ora si alzò sollevata di poter fuggire nella sala pranzo.
La sua voce però la bloccò prima che riuscisse a seguire Ino verso la porta.
“Haruno, rimani un attimo, devo parlarti degli esami finali,” disse con un tono pacato ma che non ammetteva repliche.
Sakura si fermò, rimpiangendo la sua decisone di averlo scelto come tutor, sbuffò e salutò l’amica con un cenno del capo, poi si girò verso di lui.
“Non c’entrano un bel niente gli esami conclusivi,” affermò seccata, una volta che furono da soli.
“Dipende dal punto di vista,” replicò Kakashi serio, lasciandosi la cattedra alle spalle e avvicinandosi alla studentessa, ancora in piedi vicino alla prima fila di banchi.
Alle sue parole Sakura sentì lo stomaco chiudersi per l’ansia, sempre più certa che la discussione non sarebbe stata piacevole.
“Perché anche il comportamento può influire sull’esito,” continuò il mago, cogliendo all’istante nei suoi occhi smeraldo irritazione e preoccupazione.
La vide irrigidirsi e stringere i pugni, mordendosi il labbro inferiore.
A pochi passi da lei, sospirò in parte dispiaciuto per la durezza della propria affermazione: il suo volto adombrato dall’inquietudine era l’ultima cosa che riusciva a sopportare, ma doveva metterla in guardia.
“Come vi ho visto io, in quel momento poteva passare chiunque e non è detto che la reazione sarebbe stata la stessa,” spiegò con calma.
Le appoggiò poi una mano sulla spalla in un gesto che sperava la rassicurasse.
Sakura non si mosse, però gli rivolse uno sguardo infastidito: sapeva che era la verità, che rischiava ogni volta che Itachi le si avvicinava, tuttavia conosceva anche le ragioni che muovevano Kakashi.
“Non c’è bisogno che me lo dica tu, ci arrivo da sola, ma so badare a me stessa,” precisò nervosa, facendo un passo indietro per sfuggire al suo tocco.
Non era più la bambina ingenua che era arrivata sull’isola di Minami Iwo Jima, un po’ spaventata da quel luogo lontano e ignoto, ma sarebbe sempre rimasta tale agli occhi del mago. Glielo leggeva per l’ennesima volta sull’espressione del viso che mescolava apprensione e scetticismo.       
“Sarà sicuramente così, ma credo tu ti stia fidando della persona sbagliata,” le rispose Kakashi, cercando le parole giuste per non ferire il suo orgoglio. 
Sakura avvertì il nervosismo trasformarsi in rabbia, perché non era l’Uchiha il vero problema.
“Certo, e i miei genitori ti hanno anche chiesto di evitarmi brutti incontri?” sbottò guardandolo in cagnesco.
La sua reazione era in qualche modo prevedibile, ma il mago rimase ugualmente spiazzato: la promessa di tenerla d'occhio risaliva ormai a molti anni prima e da allora molta acqua era passata sotto i ponti, anche se sembrava che per lei fosse ancora un peso opprimente.
"Sakura…" iniziò, ma lo interruppe subito.
"La verità è che non vi fidate di me, anche se manca solo un anno al diploma!" sbottò, stringendo i libri contro il petto in un gesto nervoso.
L'uomo sospirò.
"Sai che non è così," tentò di calmarla.
"Invece non lo so, perché mi tratti ancora come una ragazzina sprovveduta," ribatté la studentessa fissandolo con rabbia.
Il mago pensò che non la considerava una ragazzina da diverso tempo, ma come sempre tenne per sé quella consapevolezza troppo problematica, rimanendo in silenzio.
"In ogni caso, la mia vita privata non è affar tuo," continuò Sakura con tono secco, poi lasciò veloce l'aula senza dargli il tempo di replicare.
Kakashi la fissò andar via, stringendo i pugni e con un vuoto improvviso nello stomaco.
Aveva perfettamente ragione, tuttavia non riusciva a sopportare il pensiero di essere escluso dalla sua vita, oltre al fatto che si fidava davvero poco di Itachi.
Le parole dirette e taglienti del collega gli tornarono improvvisamente in mente.
"Tra un anno non sarà più una studentessa di questa scuola, a meno che il tuo problema non sia un altro."
Il mago conficcò di più le unghie nei palmi: detestava che l’Uchiha avesse compreso fin troppo, nonostante i suoi sforzi di comportarsi con lei nel modo più naturale possibile.    



Dopo il pranzo nella sala comune, Sakura saltò la prima lezione del pomeriggio, inventando un mal di testa, poi si rifugiò nei giardini del palazzo. Il verde degli alberi e i colori vivaci dei fiori riuscivano sempre a rilassarla e sperava ci riuscissero anche in quel momento.
Era ancora nervosa per le parole di Kakashi e soprattutto per il suo silenzio davanti alle critiche. Avrebbe voluto che, per una buona volta, la smentisse con qualcosa più convincente di frasi di circostanza. Ma forse doveva solo rassegnarsi: per lui non era nient'altro che una ragazzina, considerata solo perché, per puro caso, era la figlia di un vicino di casa .
Si appoggiò al tronco di un albero alle sue spalle e chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare dal vento leggero, nella speranza che portasse via con sé anche la sua cotta infantile. Le ultime settimane la avevano attirata verso Itachi, tuttavia quell'illusione amorosa era ancora lì presente e si sentiva davvero una stupida.
Sospirò profondamente, cercando di scacciare la tensione concentrandosi sui rumori della natura.
Riaprì gli occhi solo quando udì dei passi avvicinarsi.
"Non dovresti essere a lezione?" le chiese Itachi con tono tranquillo.
Gli occhi scuri la fissavano seri e per un istante Sakura desiderò di picchiarlo.
"Per farmi tormentare da qualcun altro?" replicò seccata.
Il mago piegò le labbra in un sorriso accennato.
"Se è per una buona causa…" disse, lasciando la frase in sospeso.
Poi azzerò la distanza tra di loro e la baciò, bloccando le sue proteste.
Dopo un primo momento di incertezza, la studentessa strinse tra le dita la camicia che Itachi indossava sotto il mantello, ricambiando il bacio, mentre le mani del mago le accarezzavano la schiena. Senti l'irritazione placarsi un po' e i pensieri su Kakashi scivolare via piano piano.
"E quale sarebbe la buona causa?" gli domandò, non appena si staccarono per riprendere fiato.
Catturata dalle sue labbra e dal suo sguardo, ogni recriminazione per il suo comportamento durante le lezioni passò ancora una volta in secondo piano.
Itachi le sfiorò il viso con una mano.
"La tua bella espressione infastidita," mentì con tono apparentemente indifferente, perché la verità era in realtà molto più complicata.
Il ricordo dell'espressione eloquente di Kakashi ritornò improvviso, ma il rossore che comparve sulle guance di Sakura lo scacciò all'istante. Finché reagiva ai suoi gesti e alle sue parole, imbarazzandosi o arrabbiandosi, poteva sperare che i suoi sentimenti per il collega non fossero così profondi come temeva. Si chinò di nuovo a baciarla, stringendola di più a sé per ribadire la propria presenza, come ogni volta che le si avvicinava in aula.
Istintivamente Sakura si rilassò tra le sue braccia, permettendo ai brividi di piacere di vincere contro la paura di essere visti.
"Potrebbe passare qualcuno," disse quando si scostò da lei.
"Non a quest'ora, a meno che qualche altro allievo non salti le lezioni," osservò il mago.
"Ci sono sempre gli insegnanti," obiettò la studentessa, mordendosi subito la lingua non appena le sfiorò la mente il pensiero della discussione avuta con Kakashi.
Itachi notò la sua espressione rabbuiarsi; era sul punto di chiederle quale fosse il problema, quando un trambusto improvviso attirò l’attenzione di entrambi.
Rumori confusi e voci concitate provenivano dal palazzo alle loro spalle.
Il mago recuperò dalla tasca del mantello la propria bacchetta e ordinò alla studentessa di rimanere nel giardino, ottenendo in risposta un netto rifiuto. Sospirò rassegnato, poi le raccomandò di stare attenta e raggiunsero insieme l'area interessata dallo scompiglio.
Nel cortile del primo piano, pieno di studenti in pausa, alcuni uomini lanciavano incantesimi sulla folla, fronteggiati dagli insegnanti e dagli allievi degli ultimi anni.
Itachi riconobbe facilmente una vecchia conoscenza che si scontrava con la preside Tsunade e per l’ennesima volta si stupì della sua arroganza: anche se il ritorno di Lord Voldemort aveva gettato il mondo magico sull’orlo di una guerra, non avrebbe mai creduto che Madara Uchiha arrivasse ad attaccare la scuola, solo per dimostrare la sua fedeltà al Signore Oscuro.
Rafforzò la presa sulla bacchetta, lottando contro ricordi spiacevoli, sempre più deciso a non permettergli di macchiare oltre il nome della sua famiglia. Cercò con lo sguardo suo fratello, rassicurandosi nel vederlo accanto a Naruto, poi intervenne per supportare i colleghi.
Sakura raggiunse invece Ino, disarmando con un incantesimo il mago che rischiava di ferire l'amica e pietrificandolo con un secondo attacco. Si guardò poi intorno, intravedendo Kakashi in difficoltà a causa di un avversario. Involontariamente provò un moto d'ansia, accentuato dal ricordo del modo brusco in cui si era conclusa la loro conversazione. L'avvicinarsi di un nemico la costrinse però a concentrarsi sulla propria difesa.
Quando ebbe un attimo di tregua, rivolse di nuovo lo sguardo verso l'uomo e sentì il respiro mancarle appena lo vide a terra privo di sensi. La concitazione della battaglia divenne all'improvviso distante e udì a malapena Ino urlarle di non distrarsi. Incurante, si precipitò verso Kakashi e gli si inginocchiò accanto, chiamandolo più volte per nome e avvertendo il senso di impotenza avvolgerla.
Per minuti che le parvero interminabili rimase immobile ascoltando il suo respiro flebile, tra la confusione di voci e incantesimi. Si accorse di aver iniziato a piangere, solo quando calò il silenzio generale e una mano calda si appoggiò sulla sua spalla. Mentre qualcuno trasportava Kakashi in infermeria, la voce di Itachi le assicurava che sarebbe andato tutto bene.
Il mago osservava l'angoscia sul suo viso rigato dalle lacrime, sentendo lo stomaco contrarsi davanti all'immagine concreta dei propri timori: sarebbe stato uno sciocco a non riconoscere il forte affetto di Sakura verso il collega e ad accettarne le possibili conseguenze.



Quando Kakashi riprese conoscenza, avvertiva ancora dolori al torace per le bruciature causate dagli incantesimi, tuttavia la prima cosa che vide furono i lineamenti delicati di Sakura e ciò fu sufficiente a trasmettergli una immediata sensazione di benessere. Avrebbe voluto abbracciarla per dissipare la preoccupazione evidente nella sua voce, ma trattenne quell’impulso avventato.
Da un momento all’altro, però, fu lei a sporgersi dalla sedia e a gettargli le braccia al collo, sorprendendo.
"Pensavo non ti svegliassi più… dopo che avevamo litigato," gli sussurrò incerta nell’orecchio.
I suoi capelli morbidi e il suo respiro leggero gli sfioravano una guancia e Kakashi sentì un calore improvviso invadergli il petto. Di riflesso le appoggiò una mano sul capo.
"Non mi sarei sottratto così facilmente alle mie responsabilità," disse ironico.
Quando la studentessa si scostò da lui, la guardò però serio, raccogliendo la forza necessaria per mettere da parte i suoi dubbi e il suo orgoglio.
"Mi dispiace per oggi… Se Itachi ti rende felice, non sarò io a dissuaderti," disse con tono calmo, attendendo una sua reazione.
Sakura lo fissò in silenzio per qualche istante, ancora agitata nonostante il sollievo di vederlo sveglio. Era attratta da Itachi, ma la paura di perdere Kakashi era stata talmente intensa che non sopportava di averlo lontano dalla sua vita. Senza pensarci troppo, decise di azzardare: si protese veloce verso di lui e si chinò a baciarlo, guidata dal ritmo frenetico del suo cuore.
Il mago spalancò gli occhi per lo stupore, chiedendosi chi dei due avesse sbattuto la testa durante la battaglia, ma la sicurezza nei gesti della ragazza e la scossa di piacere che lo pervase gli resero impossibile l’agire razionalmente. Immerse le dita tra i suoi capelli e avvicinò di più il suo viso al proprio, approfondendo un bacio che aveva osato immaginare solo nei suoi sogni.
Non appena la lingua dell’uomo cercò avidamente la sua, Sakura pensò che il cuore le sarebbe scoppiato dall’emozione e assaporò quegli istanti che annullavano dubbi e incomprensioni come se fossero un dono prezioso.    
Quando la porta si aprì, entrambi ringraziarono di aver già interrotto il contatto delle loro labbra, altrimenti sarebbe stato alquanto difficile fingere di aver solo parlato.
Nonostante la presenza dell'infermiera, Kakashi ricambiò il sorriso timido che la ragazza gli rivolse, perdendosi per un lungo istante nel verde dei suoi occhi. Anche se sicuramente avrebbero dovuto discutere in seguito di molte cose, era consapevole che non c’era bisogno di parole per spiegare i reciproci sentimenti.





Note dell'autrice
Come penso sia chiaro, la storia è ambientata nell'universo di Harry Potter, in cui semnbra esista anche una scuola di magia situtata in Giappone, la scuola di Mahoutokoro.








  
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