Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Stephanie86    30/10/2020    0 recensioni
AU | SwanQueen | Storia a 4 mani
Emma, figlia di re David e della regina Mary Margaret, è l'erede del regno del sud, Anatlon. Quando il regno cade, la bambina è costretta a nascondersi presso Camelot, protetta da Artù e dai suoi Cavalieri. Crescerà sapendo di dover vendicare la morte dei genitori e del suo popolo. Sapendo che un giorno dovrà affrontare colei che le ha portato via tutto.
Regina, la sovrana di Mehlinus, sale al trono molto giovane, affiancata e istruita dal consigliere Tremotino. Anche lei vuole vendetta e non è disposta a rinunciarvi per niente al mondo.
Le strade di queste due donne apparentemente così diverse si incroceranno presto. Ci sono molte cose che non sanno. Il loro viaggio sarà molto lungo e le persone che tramano alle loro spalle sono pericolose e assetate di potere.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

16

 

THE QUEENS FIGHTING

 

 

 

Grande Palude. Ovest.

 

Regina stringeva saldamente l’elsa di Stormbringer e guardava la straniera che aveva incrociato mentre tentava di superare quell’orribile zona paludosa e quasi impraticabile. Era una donna molto bella, con capelli biondo oro, ondulati, sciolti sulle spalle; l’espressione dura, occhi chiari, azzurri forse. O verdi. Sulle prime non riuscì a capirlo. Armatura argentata, molto robusta. Una bella spada nella mano destra. Una spada scintillante. Sembrava emanare luce pura. Il mantello rosso sulle spalle volteggiava.

Un cavaliere? Non le era mai capitato di incontrare una donna che fosse un cavaliere. Pensava a se stessa come ad un soldato, ormai, non solo come una regina. Ma era la prima volta che vedeva un’altra donna con indosso una simile armatura.

La donna avanzò verso di lei.

- Chi siete? Cosa volete? – ripeté Regina, irrigidendosi e preparandosi ad uno scontro.

- Che cosa fate Voi qui? – Il tono della donna era... sbigottito. Incredulo ed impertinente.

- Ve lo ripeto: chi siete? State indietro! Non avvicinatevi!

- Non sapete chi sono io, ma io so chi siete Voi. – Le puntò contro la lama della spada. – La regina di Mehlinus.

Regina sorrise, vagamente divertita. – Sono io.

- Ho riconosciuto lo stemma.

- Adesso dovreste dirmi chi siete. Mi state puntando contro una spada, cavaliere. Io sono una regina...

- Voi siete un mostro.

Spalancò gli occhi. Regina sentì la gola bruciarle e lo stomaco sussultare. Avanzò di qualche passo, spada in pugno. – Come osate?!

- Come oso? Come avete osato, Voi, prendervi la mia casa? Come avete osato... mi avete costretta a nascondermi per anni! - Emma non si controllava più. La sua mente era offuscata come da una febbre. Ma era una febbre rabbiosa. Una febbre nella quale si facevano strada una moltitudine di domande; perché la regina di Mehlinus era lì? Si era persa anche lei? Come mai aveva lasciato il suo regno? Era caduta in una trappola? Il Fenrir era opera di Regina?

- Ma di che cosa state parlando? Chi siete?! – gridò Regina, furibonda.

- Il mio nome è Emma. Emma Swan.

- Dovrei conoscervi?

- Non conoscete questo nome. Ma il nome Blanchard lo conoscete. Lo ricordate!

- Voi... Voi...

- Sono la figlia dei sovrani di Anatlon. David e Mary Margaret.

Regina vide rosso. Una furia cieca le ottenebrò il cervello. Nella mano destra si formò una sfera di fuoco, che scagliò in direzione di Emma, accompagnandola con un grido di rabbia.

Emma sollevò la spada e la sfera infuocata si scontrò con essa, disintegrandosi in tante scintille. – É così che combattete? Venite avanti e usate la Vostra spada! Combattete lealmente!

- Proprio Voi parlate di lealtà? Non sapete nemmeno che cosa significhi, lealtà! I Vostri... genitori non conoscevano il vero significato di questa parola!

- Sciacquatevi la bocca, prima di parlare dei miei genitori in questo modo! I Vostri soldati li hanno uccisi!

- Delirate! – Regina si fece sotto e lasciò partire un fendente dall’alto, tenendo la spada con entrambe le mani. Le lame cozzarono, violentemente.

Emma sostenne la pressione esercitata dalle braccia di Regina, stringendo i denti e spingendo in avanti, per allontanarla da sé. Regina barcollò, ma non perse l’equilibrio.

- Delirate... – tornò a ripete la regina di Mehlinus, gli occhi accesi di collera. – Sono i Vostri genitori ad aver ucciso i miei! Vostro padre... David... ha ucciso il mio. L’ha colpito alle spalle!

- Siete pazza! Mio padre non avrebbe mai fatto nulla di simile! – Emma provò un affondo. Regina non si fece cogliere impreparata. Lo parò. – Mio padre... era un uomo onesto. Un cavaliere leale e valoroso! Non avrebbe mai colpito un avversario alle spalle!

- L’ha fatto, invece! – Un altro affondo. Emma la respinse. – L’ha fatto, mia cara principessa! Lo so, è stata mia madre a dirmelo! Fu lei a consegnarmi questa spada... Stormbringer. È appartenuta a mio padre. Ho promesso che avrei ucciso il Vostro, con questa. Ho promesso che avrei vendicato la morte di...

- Mio padre è già morto! Da anni! È morto la notte della caduta del regno! Quando i Vostri soldati ci hanno attaccati a tradimento!

Regina cercò di colpirla alle gambe con un affondo molto rapido e potente. Emma la respinse di nuovo. Le spade cozzarono più volte. La regina di Mehlinus combatteva bene, era forte e ben bilanciata. Ma cercava di distrarla con le parole, con menzogne assurde e offensive.

- Vostro padre? Morto? Bugie! Il Vostro regno non è mai morto! Si tratta di un’illusione!

- Un’illusione?

- Un’illusione! Un sortilegio che i Vostri genitori hanno lanciato sul regno perché sembrasse... distrutto. Deserto. Privo di vita! Ma io so che non è così.

- Non potete saperlo! Non Vi siete mai allontanata dal Vostro regno! Credete che non lo sappia?

- Io so come sono andate le cose! Tremotino mi ha raccontato tutto!

- Quel mostro del Vostro consigliere...

- Ammettetelo! State raccontando menzogne per confondermi la mente!

- Siete Voi che dovreste ammettere quella che è la verità: i miei genitori sono morti per colpa Vostra! I Vostri uomini hanno distrutto Snowing Castle... l’hanno attaccata. A tradimento. I Vostri soldati hanno incendiato il castello. Mia madre è morta tra le fiamme! E mio padre...

- Smettetela con queste sciocchezze! Sì, i miei soldati erano a Snowing Castle, ma li avevate chiamati Voi! Avevate inviato un messaggio a mia madre perché mandassimo degli uomini ad aiutarvi. Dicevate di... aver bisogno di aiuto... perché c’era stata... un’inondazione! Avevate bisogno di uomini. Questo avete detto! E poi... era un inganno. Mia madre dovette usare la sua magia per sconfiggervi. Siete Voi i traditori!

Mentre parlavano i colpi si susseguivano uno dopo l’altro. Le lame cercavano un punto debole, miravano a fianchi, spalle, braccia, gambe. Emma sfiorò un punto scoperto del braccio sinistro di Regina, aprendo un taglio superficiale. Regina indietreggiò di qualche passo. Respirava affannosamente. Anche Emma iniziava a sentire la fatica. Restò in guardia, senza perdere di vista un momento la sua avversaria, che ora aveva iniziato a muoversi in cerchio.

“È vedere, ciò che conta davvero. Vedere è il vero segreto dell’arte della spada.”

Regina vedeva. Emma la seguiva, puntando gli occhi nei suoi.

- Noi non abbiamo mai tradito... Maestà. – Emma pronunciò quel titolo caricandolo di sarcasmo. – Ci avete attaccati Voi. Questa è la verità. Io ricordo molto bene quella notte, sapete? Ero là, a Snowing Castle. Ero là e ho visto mia madre sparire, inghiottita dalle fiamme. Uno dei Vostri soldati voleva... spaccarmi la testa con un’ascia. Mio padre l’ha fermato. E mi ha portata in salvo. Mi ha consegnata ad un uomo che mi ha portata a Camelot. È là che sono stata tutti questi anni!

Regina chiuse gli occhi per un paio di secondi. Vacillò. Emma sembrava... sembrava convinta di ciò che stava dicendo. Eppure lei sapeva. Regina sapeva la verità. Era su quello che si basava la sua vendetta.

- Ho visto il Vostro stemma. Il vecchio stemma. Il melo. Sugli scudi. Sulle armature e sugli stendardi. Non potrei mai dimenticarmelo!

- Oh, sì! Mia madre dovette usare la magia. Sì, perché noi eravamo in inferiorità numerica. Dovette usare la sua magia... e lo fece! Lo fece per difendersi! Non era sleale come Voi! Voi avete usato la magia per ingannare. Sempre! Avete attaccato Voi per primi! E non era il primo tradimento! Vostro padre ha...

- Mio padre non ha mai duellato col Vostro!

- L’ha ucciso! E avete ucciso anche mia madre!

- La responsabilità è Vostra!

Regina l’attaccò di nuovo, con un affondo accompagnato da un altro grido di rabbia. Emma lo parò, si spostò a destra...

Non perderla di vista neanche un secondo. Nemmeno uno.

...fece roteare la sua spada e la calò dall’alto, in un fendente potente. Regina sollevò Stormbringer. Le spade si scontrarono di nuovo, con una violenza tale che il colpo riverberò nelle loro braccia e nelle loro teste. Emma indietreggiò. Le tremava il braccio destro. Era coperta di sudore.

- Arrendetevi... – disse Regina.

- Mai!

- Arrendetevi ed inginocchiatevi! Ammettete le colpe della Vostra famiglia!

- La mia famiglia non ha colpe!

Ricominciarono a muoversi in cerchio. Senza mai distogliere lo sguardo l’una dall’altra. Due guerriere che aspettavano il momento migliore per azzannarsi. Una pantera nera e un cigno. Il cigno con le ali di fuoco. Ma le loro menti iniziavano ad essere confuse. In bilico.

Perché mente?, si chiedeva Emma. Era sopraffatta dallo sgomento. Non riusciva a capacitarsi di essere in quella palude, a battersi contro la donna che aveva odiato per anni. Perché dice tutte queste assurdità? Perché sembra così sicura di ciò che sta dicendo? Non ha mai distolto gli occhi, mai. Nemmeno una volta. Come se... come se credesse veramente in queste cose.

Perché non ammette quello che hanno fatto i suoi genitori?, si domandava Regina. La colpa è loro! Possibile che non ne sia al corrente? No, è impossibile. Deve saperlo! Erano i suoi genitori. No, SONO i suoi genitori. Tremotino non mi avrebbe mai mentito. Nemmeno mia madre.

Che succede ai suoi occhi? È la magia?. Emma vide le iridi di Regina cambiare colore. Erano... violacee. Poi tornarono normali. Scure e piene di furia.

- La storia dell’illusione... è assurda! I miei genitori non usavano la magia. Voi la usate. L’avete fatto un attimo fa!

- Oh, sì. Io la so usare, come la sapeva usare mia madre. Ma non sono sleale!

- Nemmeno io. E nemmeno i miei genitori lo erano.

- A questo punto devo pensare che non li conoscevate affatto! Ma non importa. Voi siete la loro erede! Siete responsabile quanto loro!

Emma provò un altro affondo. Le spade cozzarono. Regina la respinse. Emma scivolò e rischiò di cadere faccia a terra, nel pantano della palude. Ma non perse l’equilibrio. Regina cercò di sfruttare il fatto che si era sbilanciata e scaricò un fendente. Emma si difese.

“Devi imparare ad usare anche l’altro braccio, Emma. Può essere fondamentale in un duello...”

Le parole di Galahad risuonarono nella sua mente, frammentandosi in una moltitudine d’echi. Regina caricò un’altra volta. Emma respinse l’affondo.

“Può essere fondamentale in un duello.”

Le spade cozzarono ancora. Regina vibrò una serie di colpi con la lama di piatto. Emma indietreggiò. Regina tentò un nuovo affondo, sperando di coglierla alla sprovvista, ma lei non si fece trovare impreparata. Spinse con la lama, allontanando la spada. Ruotò su se stessa rapidamente e cambiò mano. Narsil passò dalla sua destra alla sua sinistra così all’improvviso che Regina ne fu disorientata. Il colpo arrivò da sinistra, un colpo obliquo. Regina lo intercettò, ma la sua posizione era precaria. Il polso cedette e perse la spada, che finì nel pantano della palude.

No!

Emma le puntò Narsil alla gola, appoggiando la lama su di essa in modo che Regina, costretta a terra, sentisse il freddo morso dell’arma.

Mi ucciderà, pensò Regina. Aveva ancora la magia dalla sua parte. Avrebbe potuto respingerla con essa. Emma non la conosceva, non sapeva usarla. Non sarebbe morta nel bel mezzo di una maledetta palude, per mano della figlia di quegli infami. Non lei. Non la sovrana di Mehlinus. Ma il fatto di essere stata gettata a terra e disarmata la faceva sentire fuori di sé.

- Tocca a Voi arrendervi. – disse Emma, con il fiato corto.

Regina non disse una parola. La guardò, furente. Emma allontanò Stormbringer con il piede.

“Il viaggio sarà lungo, Emma. Sarà lungo e avrai modo di scoprire che molte delle cose in cui credi non sono come appaiono”. La voce di Morgana penetrò attraverso la cortina di rabbia. Attraverso la fatica.

“Io non ho bisogno di mandare qualcuno. Il destino lo manda. Incolperai lui. O forse lo ringrazierai.”

“Se ti dicessi chi è, non mi crederesti né vorresti darmi ascolto.”

Regina?

“Il destino lo manda. Incolperai lui. O forse lo ringrazierai.”

- Dov’eravate diretta? Perché avete lasciato il regno? – chiese Emma, premendo la lama sul collo.

- Volevo il Vostro, di regno. Ero andata avanti in esplorazione. Volevo capire come prenderlo! – rispose Regina.

- Il mio regno? Prenderlo? Snowing Castle è caduta undici estati fa, Maestà...

Ancora quel tono sarcastico... Regina avrebbe tanto voluto strapparle il cuore dal petto per il modo in cui si rivolgeva a lei.

- Credete davvero in quello che mi avete detto? – chiese Emma, fissandola in quegli occhi scuri e penetranti. Che poi non erano così scuri come pensava. Erano nocciola.

- Sì, è la verità.

- No. Non lo è. Ma c’è qualcosa in Voi...

- Come dite?

- C’è qualcosa che non mi è chiaro. Mentre combattevamo... non ho avuto l’impressione che steste mentendo.

- Perché non mento! Non potrei mai mentire su una cosa del genere!

- Nemmeno io mento, Maestà.

“Ma ricordati delle mie parole. Non essere avventata. Non fare cose di cui potresti pentirti. Non lasciarti trascinare dalla tua rabbia. Vieni ad Avalon.”

- Io ricordo quella notte. Ero una bambina, ma ricordo... ricordo tutto il dolore. Il mio dolore e quello di mio padre, che aveva appena perso il suo amore. Ricordo che mi disse che un giorno sarei tornata e li avrei vendicati. Mi diede la sua spada: questa. – Emma puntò Narsil al viso di Regina. – Si chiama Narsil... Regina, forse Voi non state mentendo, ma nemmeno io lo sto facendo.

- Una di noi due mente di sicuro. E quella non sono io.

- Ma non ve ne rendete conto? Guardatemi! Guardatemi, Maestà! Guardatemi negli occhi! E ditemi che cosa vedete. Voi sapete usare la magia. La magia forse può permettervi di vedere la verità.

Regina mantenne lo sguardo fisso nel suo. Gli occhi di Emma erano verdazzurri. E di un’intensità tale che ne uscì destabilizzata. Cercò le bugie in quella limpidezza sconcertante. Cercò la falsità. Tracce di inganno.

E non ne trovò. Per quanto si sforzasse non ne trovò. Non aveva mai avuto la sensazione che stesse mentendo; fin dal momento in cui si erano incontrate, Emma l’aveva guardata con rabbia, come se realmente la credesse responsabile di ciò che era accaduto ai suoi genitori. Quelle che vedeva nei suoi occhi erano lacrime. Lacrime trattenute. Non aveva mai usato la magia, ne parlava come se non la sapesse usare. Se era figlia di quei demoni doveva conoscerla per forza, ma non vi aveva mai fatto ricorso.

“Ma ricordati delle mie parole. Non essere avventata. Non fare cose di cui potresti pentirti. Non lasciarti trascinare dalla tua rabbia. Vieni ad Avalon.”

“Credi nelle parole di Morgana. Una sacerdotessa di Avalon conosce sempre la verità.”

- Ho una proposta da farvi. – disse Emma, scostando un poco la spada. Poteva essere una follia. Follia pura. Poteva costarle la vita e tutto quello che aveva fatto, tutto quello che aveva imparato... sarebbe stato inutile. Ma la voce di Morgana la tormentava. Quegli occhi azzurri la tormentavano. Le parole di Merlino la tormentavano.

- Non intendo fare accordi con Voi! – replicò Regina.

- È un accordo che conviene ad entrambe, Maestà.

- No.

- Almeno ascoltatemi. – Emma continuò a fissarla, intensamente. – Dobbiamo raggiungere Avalon.

- Come? – Regina era incredula.

- Poco tempo fa, prima della mia partenza, Morgana è venuta da me.

- Morgana?

- Sì. La Somma Sacerdotessa. È stata lei a parlarmi del mio viaggio. Del fatto che avrei incontrato qualcuno. E che molte delle cose che so non sono come appaiono. – Le costava pronunciare quelle poche parole.

- Sono altre farneticazioni?

- No. Morgana mi ha detto questo. Una sacerdotessa di Avalon non parla in questo modo se non è a conoscenza di qualcosa che noi ancora non sappiamo.

- Non c’è niente che...

- Regina, anche Voi dubitate. Lo vedo nei Vostri occhi.

- Non sapete nulla di me!

- Credevo di sapere molto. Ma se vogliamo conoscere la verità, se vogliamo scoprire come stanno davvero le cose, è necessario fare ciò che mi ha detto Morgana. Andare ad Avalon.

- Non sappiamo nemmeno dove ci troviamo!

- Io lo so. – Emma indicò, con la mano libera, il colle. – Quello è l’Arduo Colle. L’ho riconosciuto subito, appena l’ho visto, perché si affaccia sulla Grande Palude. Questa. Al di là del colle c’è il Lago di Inis Witrin. La Porta di Avalon.

- Non passeremo mai. Nessuno passa attraverso le nebbie di Avalon.

- Loro sanno che stiamo arrivando. Ci faranno passare.

- E se così non fosse? Se state interpretando le parole della sacerdotessa nel modo sbagliato?

Emma strinse le labbra. - Me ne assumerò la responsabilità. Maestà... se volete scoprire chi di noi due ha torto allora dovete ascoltarmi: andremo ad Avalon. Parleremo con Morgana. E lei ci dirà tutto.

- E dopo?

- Dopo... quello che succederà dopo dipenderà da ciò che scopriremo. Perché in questa storia c’è qualcosa che non va. L’avete compreso bene anche Voi. Datemi retta. È l’unico modo.

Regina avrebbe tanto voluto stringere l’elsa nera di Stormbringer. La sua spada la faceva sentire... più forte. Più sicura.

Avalon...

Era vero che le sacerdotesse conoscevano la verità. Possedevano la Vista.

Non ci andare, strillò la voce di Tremotino, nella sua testa. Non ci andare, Regina, è una trappola di certo. Ti racconteranno un sacco di menzogne.

- D’accordo. – disse Regina.

- Bene. – Emma scostò la spada, rinfoderandola. Le offrì la mano per aiutarla a rialzarsi.

Regina la rifiutò e si alzò da sola.

- Raccogliete la Vostra spada. Sarà meglio partire subito.

I cavalli, che si erano innervositi durante lo scontro, se ne stavano qualche metro più in là, vicini. Come in attesa. Era un vero miracolo che non fossero scappati via.

Regina strinse l’elsa di Stormbringer nella mano destra. Sì, andare ad Avalon. Andare ad Avalon poteva anche essere la soluzione. Le sacerdotesse avrebbero dimostrato che lei aveva ragione. Che era Emma a sbagliare. Ad ingannarla.

(e se non fosse così? Se non fosse lei ad ingannarsi?)

Era Emma. Una volta svelata la verità, Regina l’avrebbe sconfitta. L’avrebbe fatta prigioniera. Sì, l’avrebbe fatta prigioniera e l’avrebbe costretta a condurla verso sud, ad Anatlon. Avrebbe conquistato il regno ed Emma si sarebbe...

- Volete affrettarvi, Maestà?

Ancora quel tono sarcastico. Come se... come se stesse prendendo in giro il suo essere regina. Furiosa, Regina usò la magia per creare un globo di fuoco.  

Emma le dava le spalle, ma capì cosa intendeva fare: - Non credo che lo farete. Avete detto che mio padre è stato sleale con il Vostro. Volete comportarvi slealmente anche Voi, colpendomi alle spalle?

Regina si rese conto di quanto fosse assurdo ciò che stava facendo. Pensò ad Henry e inorridì. Aveva perso il controllo. Non era così che doveva agire.

Il fuoco si estinse e Regina rinfoderò la sua spada.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Stephanie86