16
THE
QUEENS FIGHTING
Grande
Palude. Ovest.
Regina
stringeva
saldamente l’elsa di Stormbringer e guardava la straniera che
aveva incrociato
mentre tentava di superare quell’orribile zona paludosa e
quasi impraticabile.
Era una donna molto bella, con capelli biondo oro, ondulati, sciolti
sulle
spalle; l’espressione dura, occhi chiari, azzurri forse. O
verdi. Sulle prime
non riuscì a capirlo. Armatura argentata, molto robusta. Una
bella spada nella
mano destra. Una spada scintillante. Sembrava emanare luce pura. Il
mantello
rosso sulle spalle volteggiava.
Un
cavaliere? Non le era
mai capitato di incontrare una donna che fosse un cavaliere. Pensava a
se
stessa come ad un soldato, ormai, non solo come una regina. Ma era la
prima
volta che vedeva un’altra donna con indosso una simile
armatura.
La
donna avanzò verso di
lei.
-
Chi siete? Cosa volete?
– ripeté Regina, irrigidendosi e preparandosi ad
uno scontro.
-
Che cosa fate Voi qui?
– Il tono della donna era... sbigottito. Incredulo ed
impertinente.
-
Ve lo ripeto: chi
siete? State indietro! Non avvicinatevi!
-
Non sapete chi sono io,
ma io so chi siete Voi. – Le puntò contro la lama
della spada. – La regina di
Mehlinus.
Regina
sorrise, vagamente
divertita. – Sono io.
-
Ho riconosciuto lo
stemma.
-
Adesso dovreste dirmi
chi siete. Mi state puntando contro una spada, cavaliere. Io sono una
regina...
-
Voi siete un mostro.
Spalancò
gli occhi.
Regina sentì la gola bruciarle e lo stomaco sussultare.
Avanzò di qualche
passo, spada in pugno. – Come osate?!
-
Come oso? Come avete
osato, Voi, prendervi la mia casa? Come avete osato... mi avete
costretta a
nascondermi per anni! - Emma non si controllava più. La sua
mente era offuscata
come da una febbre. Ma era una febbre rabbiosa. Una febbre nella quale
si
facevano strada una moltitudine di domande; perché la regina
di Mehlinus era
lì? Si era persa anche lei? Come mai aveva lasciato il suo
regno? Era caduta in
una trappola? Il Fenrir era opera di Regina?
-
Ma di che cosa state
parlando? Chi siete?! – gridò Regina, furibonda.
-
Il mio nome è Emma.
Emma Swan.
-
Dovrei conoscervi?
-
Non conoscete questo
nome. Ma il nome Blanchard lo conoscete. Lo ricordate!
-
Voi... Voi...
-
Sono la figlia dei
sovrani di Anatlon. David e Mary Margaret.
Regina
vide rosso. Una
furia cieca le ottenebrò il cervello. Nella mano destra si
formò una sfera di
fuoco, che scagliò in direzione di Emma, accompagnandola con
un grido di
rabbia.
Emma
sollevò la spada e
la sfera infuocata si scontrò con essa, disintegrandosi in
tante scintille. – É
così che combattete? Venite avanti e usate la Vostra spada!
Combattete
lealmente!
-
Proprio Voi parlate di
lealtà? Non sapete nemmeno che cosa significhi,
lealtà! I Vostri... genitori
non conoscevano il vero significato di questa parola!
-
Sciacquatevi la bocca,
prima di parlare dei miei genitori in questo modo! I Vostri soldati li
hanno
uccisi!
-
Delirate! – Regina si
fece sotto e lasciò partire un fendente dall’alto,
tenendo la spada con
entrambe le mani. Le lame cozzarono, violentemente.
Emma
sostenne la
pressione esercitata dalle braccia di Regina, stringendo i denti e
spingendo in
avanti, per allontanarla da sé. Regina barcollò,
ma non perse l’equilibrio.
-
Delirate... – tornò a
ripete la regina di Mehlinus, gli occhi accesi di collera. –
Sono i Vostri
genitori ad aver ucciso i miei! Vostro padre... David... ha ucciso il
mio. L’ha
colpito alle spalle!
-
Siete pazza! Mio padre
non avrebbe mai fatto nulla di simile! – Emma
provò un affondo. Regina non si
fece cogliere impreparata. Lo parò. – Mio padre...
era un uomo onesto. Un
cavaliere leale e valoroso! Non avrebbe mai colpito un avversario alle
spalle!
-
L’ha fatto, invece! –
Un altro affondo. Emma la respinse. – L’ha fatto,
mia cara principessa! Lo so,
è stata mia madre a dirmelo! Fu lei a consegnarmi questa
spada... Stormbringer.
È appartenuta a mio padre. Ho promesso che avrei ucciso il
Vostro, con questa. Ho
promesso che avrei vendicato la morte di...
-
Mio padre è già morto!
Da anni! È morto la notte della caduta del regno! Quando i
Vostri soldati ci
hanno attaccati a tradimento!
Regina
cercò di colpirla
alle gambe con un affondo molto rapido e potente. Emma la respinse di
nuovo. Le
spade cozzarono più volte. La regina di Mehlinus combatteva
bene, era forte e
ben bilanciata. Ma cercava di distrarla con le parole, con menzogne
assurde e
offensive.
-
Vostro padre? Morto?
Bugie! Il Vostro regno non è mai morto! Si tratta di
un’illusione!
-
Un’illusione?
-
Un’illusione! Un
sortilegio che i Vostri genitori hanno lanciato sul regno
perché sembrasse...
distrutto. Deserto. Privo di vita! Ma io so che non è
così.
-
Non potete saperlo! Non
Vi siete mai allontanata dal Vostro regno! Credete che non lo sappia?
-
Io so come sono andate
le cose! Tremotino mi ha raccontato tutto!
-
Quel mostro del Vostro
consigliere...
-
Ammettetelo! State
raccontando menzogne per confondermi la mente!
-
Siete Voi che dovreste
ammettere quella che è la verità: i miei genitori
sono morti per colpa Vostra! I
Vostri uomini hanno distrutto Snowing Castle... l’hanno
attaccata. A
tradimento. I Vostri soldati hanno incendiato il castello. Mia madre
è morta
tra le fiamme! E mio padre...
-
Smettetela con queste
sciocchezze! Sì, i miei soldati erano a Snowing Castle, ma
li avevate chiamati
Voi! Avevate inviato un messaggio a mia madre perché
mandassimo degli uomini ad
aiutarvi. Dicevate di... aver bisogno di aiuto... perché
c’era stata...
un’inondazione! Avevate bisogno di uomini. Questo avete
detto! E poi... era un
inganno. Mia madre dovette usare la sua magia per sconfiggervi. Siete
Voi i
traditori!
Mentre
parlavano i colpi
si susseguivano uno dopo l’altro. Le lame cercavano un punto
debole, miravano a
fianchi, spalle, braccia, gambe. Emma sfiorò un punto
scoperto del braccio
sinistro di Regina, aprendo un taglio superficiale. Regina
indietreggiò di
qualche passo. Respirava affannosamente. Anche Emma iniziava a sentire
la
fatica. Restò in guardia, senza perdere di vista un momento
la sua avversaria,
che ora aveva iniziato a muoversi in cerchio.
“È
vedere, ciò che conta davvero. Vedere è il vero
segreto dell’arte della spada.”
Regina
vedeva. Emma la
seguiva, puntando gli occhi nei suoi.
-
Noi non abbiamo mai
tradito... Maestà. – Emma pronunciò
quel titolo caricandolo di sarcasmo. – Ci
avete attaccati Voi. Questa è la verità. Io
ricordo molto bene quella notte,
sapete? Ero là, a Snowing Castle. Ero là e ho
visto mia madre sparire,
inghiottita dalle fiamme. Uno dei Vostri soldati voleva... spaccarmi la
testa
con un’ascia. Mio padre l’ha fermato. E mi ha
portata in salvo. Mi ha
consegnata ad un uomo che mi ha portata a Camelot. È
là che sono stata tutti
questi anni!
Regina
chiuse gli occhi
per un paio di secondi. Vacillò. Emma sembrava... sembrava
convinta di ciò che
stava dicendo. Eppure lei sapeva. Regina sapeva la verità.
Era su quello che si
basava la sua vendetta.
-
Ho visto il Vostro
stemma. Il vecchio stemma. Il melo. Sugli scudi. Sulle armature e sugli
stendardi. Non potrei mai dimenticarmelo!
-
Oh, sì! Mia madre
dovette usare la magia. Sì, perché noi eravamo in
inferiorità numerica. Dovette
usare la sua magia... e lo fece! Lo fece per difendersi! Non era sleale
come
Voi! Voi avete usato la magia per ingannare. Sempre! Avete attaccato
Voi per
primi! E non era il primo tradimento! Vostro padre ha...
-
Mio padre non ha mai
duellato col Vostro!
-
L’ha ucciso! E avete
ucciso anche mia madre!
-
La responsabilità è
Vostra!
Regina
l’attaccò di
nuovo, con un affondo accompagnato da un altro grido di rabbia. Emma lo
parò,
si spostò a destra...
Non
perderla di vista neanche un secondo. Nemmeno uno.
...fece
roteare la sua spada e la calò dall’alto, in un
fendente potente. Regina
sollevò Stormbringer. Le spade si scontrarono di nuovo, con
una violenza tale
che il colpo riverberò nelle loro braccia e nelle loro
teste. Emma
indietreggiò. Le tremava il braccio destro. Era coperta di
sudore.
-
Arrendetevi... – disse
Regina.
-
Mai!
-
Arrendetevi ed
inginocchiatevi! Ammettete le colpe della Vostra famiglia!
-
La mia famiglia non ha
colpe!
Ricominciarono
a muoversi
in cerchio. Senza mai distogliere lo sguardo l’una
dall’altra. Due guerriere
che aspettavano il momento migliore per azzannarsi. Una pantera nera e
un cigno.
Il cigno con le ali di fuoco. Ma le loro menti iniziavano ad essere
confuse. In
bilico.
Perché
mente?, si
chiedeva Emma. Era sopraffatta dallo sgomento. Non
riusciva a capacitarsi di essere in quella palude, a battersi contro la
donna
che aveva odiato per anni. Perché
dice
tutte queste assurdità? Perché sembra
così sicura di ciò che sta dicendo? Non
ha mai distolto gli occhi, mai. Nemmeno una volta. Come se... come se
credesse
veramente in queste cose.
Perché
non ammette quello che hanno fatto i suoi genitori?, si
domandava Regina. La colpa è loro!
Possibile che non ne sia al corrente? No, è impossibile.
Deve saperlo! Erano i
suoi genitori. No, SONO i suoi genitori. Tremotino non mi avrebbe mai
mentito.
Nemmeno mia madre.
Che
succede ai suoi occhi? È la magia?. Emma
vide le iridi di Regina
cambiare colore. Erano... violacee. Poi tornarono normali. Scure e
piene di
furia.
-
La storia
dell’illusione... è assurda! I miei genitori non
usavano la magia. Voi la
usate. L’avete fatto un attimo fa!
-
Oh, sì. Io la so usare,
come la sapeva usare mia madre. Ma non sono sleale!
-
Nemmeno io. E nemmeno i
miei genitori lo erano.
-
A questo punto devo
pensare che non li conoscevate affatto! Ma non importa. Voi siete la
loro
erede! Siete responsabile quanto loro!
Emma
provò un altro
affondo. Le spade cozzarono. Regina la respinse. Emma
scivolò e rischiò di
cadere faccia a terra, nel pantano della palude. Ma non perse
l’equilibrio.
Regina cercò di sfruttare il fatto che si era sbilanciata e
scaricò un fendente.
Emma si difese.
“Devi
imparare ad usare anche l’altro braccio, Emma. Può
essere fondamentale in un
duello...”
Le
parole di Galahad
risuonarono nella sua mente, frammentandosi in una moltitudine
d’echi. Regina
caricò un’altra volta. Emma respinse
l’affondo.
“Può
essere fondamentale in un duello.”
Le
spade cozzarono ancora.
Regina vibrò una serie di colpi con la lama di piatto. Emma
indietreggiò. Regina
tentò un nuovo affondo, sperando di coglierla alla
sprovvista, ma lei non si
fece trovare impreparata. Spinse con la lama, allontanando la spada.
Ruotò su
se stessa rapidamente e cambiò mano. Narsil passò
dalla sua destra alla sua
sinistra così all’improvviso che Regina ne fu
disorientata. Il colpo arrivò da
sinistra, un colpo obliquo. Regina lo intercettò, ma la sua
posizione era
precaria. Il polso cedette e perse la spada, che finì nel
pantano della palude.
No!
Emma
le puntò Narsil alla
gola, appoggiando la lama su di essa in modo che Regina, costretta a
terra,
sentisse il freddo morso dell’arma.
Mi
ucciderà, pensò
Regina. Aveva ancora la magia dalla sua parte.
Avrebbe potuto respingerla con essa. Emma non la conosceva, non sapeva
usarla. Non
sarebbe morta nel bel mezzo di una maledetta palude, per mano della
figlia di
quegli infami. Non lei. Non la sovrana di Mehlinus. Ma il fatto di
essere stata
gettata a terra e disarmata la faceva sentire fuori di sé.
-
Tocca a Voi arrendervi.
– disse Emma, con il fiato corto.
Regina
non disse una
parola. La guardò, furente. Emma allontanò
Stormbringer con il piede.
“Il
viaggio sarà lungo, Emma. Sarà lungo e avrai modo
di scoprire che molte delle
cose in cui credi non sono come appaiono”. La
voce di Morgana
penetrò attraverso la cortina di rabbia. Attraverso la
fatica.
“Io
non ho bisogno di mandare qualcuno. Il destino lo manda. Incolperai
lui. O
forse lo ringrazierai.”
“Se
ti dicessi chi è, non mi crederesti né vorresti
darmi ascolto.”
Regina?
“Il
destino lo manda. Incolperai lui. O forse lo ringrazierai.”
-
Dov’eravate diretta?
Perché avete lasciato il regno? – chiese Emma,
premendo la lama sul collo.
-
Volevo il Vostro, di
regno. Ero andata avanti in esplorazione. Volevo capire come prenderlo!
–
rispose Regina.
-
Il mio regno?
Prenderlo? Snowing Castle è caduta undici estati fa,
Maestà...
Ancora
quel tono
sarcastico... Regina avrebbe tanto voluto strapparle il cuore dal petto
per il
modo in cui si rivolgeva a lei.
-
Credete davvero in
quello che mi avete detto? – chiese Emma, fissandola in
quegli occhi scuri e
penetranti. Che poi non erano così scuri come pensava. Erano
nocciola.
-
Sì, è la verità.
-
No. Non lo è. Ma c’è
qualcosa in Voi...
-
Come dite?
-
C’è qualcosa che non mi
è chiaro. Mentre combattevamo... non ho avuto
l’impressione che steste
mentendo.
-
Perché non mento! Non
potrei mai mentire su una cosa del genere!
-
Nemmeno io mento,
Maestà.
“Ma
ricordati delle mie parole. Non essere avventata. Non fare cose di cui
potresti
pentirti. Non lasciarti trascinare dalla tua rabbia. Vieni ad
Avalon.”
-
Io ricordo quella
notte. Ero una bambina, ma ricordo... ricordo tutto il dolore. Il mio
dolore e
quello di mio padre, che aveva appena perso il suo amore. Ricordo che
mi disse
che un giorno sarei tornata e li avrei vendicati. Mi diede la sua
spada:
questa. – Emma puntò Narsil al viso di Regina.
– Si chiama Narsil... Regina,
forse Voi non state mentendo, ma nemmeno io lo sto facendo.
-
Una di noi due mente di
sicuro. E quella non sono io.
-
Ma non ve ne rendete
conto? Guardatemi! Guardatemi, Maestà! Guardatemi negli
occhi! E ditemi che
cosa vedete. Voi sapete usare la magia. La magia forse può
permettervi di
vedere la verità.
Regina
mantenne lo
sguardo fisso nel suo. Gli occhi di Emma erano verdazzurri. E di
un’intensità
tale che ne uscì destabilizzata. Cercò le bugie
in quella limpidezza
sconcertante. Cercò la falsità. Tracce di
inganno.
E
non ne trovò. Per
quanto si sforzasse non ne trovò. Non aveva mai avuto la
sensazione che stesse
mentendo; fin dal momento in cui si erano incontrate, Emma
l’aveva guardata con
rabbia, come se realmente la credesse responsabile di ciò
che era accaduto ai
suoi genitori. Quelle che vedeva nei suoi occhi erano lacrime. Lacrime
trattenute. Non aveva mai usato la magia, ne parlava come se non la
sapesse
usare. Se era figlia di quei demoni doveva conoscerla per forza, ma non
vi
aveva mai fatto ricorso.
“Ma
ricordati delle mie parole. Non essere avventata. Non fare cose di cui
potresti
pentirti. Non lasciarti trascinare dalla tua rabbia. Vieni ad
Avalon.”
“Credi
nelle parole di Morgana. Una sacerdotessa di Avalon conosce sempre la
verità.”
-
Ho una proposta da
farvi. – disse Emma, scostando un poco la spada. Poteva
essere una follia.
Follia pura. Poteva costarle la vita e tutto quello che aveva fatto,
tutto
quello che aveva imparato... sarebbe stato inutile. Ma la voce di
Morgana la
tormentava. Quegli occhi azzurri la tormentavano. Le parole di Merlino
la
tormentavano.
-
Non intendo fare
accordi con Voi! – replicò Regina.
-
È un accordo che conviene
ad entrambe, Maestà.
-
No.
-
Almeno ascoltatemi. –
Emma continuò a fissarla, intensamente. – Dobbiamo
raggiungere Avalon.
-
Come? – Regina era
incredula.
-
Poco tempo fa, prima
della mia partenza, Morgana è venuta da me.
-
Morgana?
-
Sì. La Somma
Sacerdotessa. È stata lei a parlarmi del mio viaggio. Del
fatto che avrei
incontrato qualcuno. E che molte delle cose che so non sono come
appaiono. – Le
costava pronunciare quelle poche parole.
-
Sono altre
farneticazioni?
-
No. Morgana mi ha detto
questo. Una sacerdotessa di Avalon non parla in questo modo se non
è a
conoscenza di qualcosa che noi ancora non sappiamo.
-
Non c’è niente che...
-
Regina, anche Voi
dubitate. Lo vedo nei Vostri occhi.
-
Non sapete nulla di me!
-
Credevo di sapere
molto. Ma se vogliamo conoscere la verità, se vogliamo
scoprire come stanno
davvero le cose, è necessario fare ciò che mi ha
detto Morgana. Andare ad
Avalon.
-
Non sappiamo nemmeno
dove ci troviamo!
-
Io lo so. – Emma
indicò, con la mano libera, il colle. – Quello
è l’Arduo Colle. L’ho riconosciuto
subito, appena l’ho visto, perché si affaccia
sulla Grande Palude. Questa. Al
di là del colle c’è il Lago di Inis
Witrin. La Porta di Avalon.
-
Non passeremo mai.
Nessuno passa attraverso le nebbie di Avalon.
-
Loro sanno che stiamo arrivando.
Ci faranno passare.
-
E se così non fosse? Se
state interpretando le parole della sacerdotessa nel modo sbagliato?
Emma
strinse le labbra. -
Me ne assumerò la responsabilità.
Maestà... se volete scoprire chi di noi due
ha torto allora dovete ascoltarmi: andremo ad Avalon. Parleremo con
Morgana. E
lei ci dirà tutto.
-
E dopo?
-
Dopo... quello che
succederà dopo dipenderà da ciò che
scopriremo. Perché in questa storia c’è
qualcosa che non va. L’avete compreso bene anche Voi. Datemi
retta. È l’unico
modo.
Regina
avrebbe tanto
voluto stringere l’elsa nera di Stormbringer. La sua spada la
faceva sentire...
più forte. Più sicura.
Avalon...
Era
vero che le
sacerdotesse conoscevano la verità. Possedevano la Vista.
Non
ci andare, strillò
la voce di Tremotino, nella sua testa. Non ci andare, Regina,
è una trappola
di certo. Ti racconteranno un sacco di menzogne.
-
D’accordo. – disse
Regina.
-
Bene. – Emma scostò la
spada, rinfoderandola. Le offrì la mano per aiutarla a
rialzarsi.
Regina
la rifiutò e si
alzò da sola.
-
Raccogliete la Vostra
spada. Sarà meglio partire subito.
I
cavalli, che si erano
innervositi durante lo scontro, se ne stavano qualche metro
più in là, vicini.
Come in attesa. Era un vero miracolo che non fossero scappati via.
Regina
strinse l’elsa di
Stormbringer nella mano destra. Sì, andare ad Avalon. Andare
ad Avalon poteva
anche essere la soluzione. Le sacerdotesse avrebbero dimostrato che lei
aveva
ragione. Che era Emma a sbagliare. Ad ingannarla.
(e
se non fosse così? Se non fosse lei ad ingannarsi?)
Era
Emma. Una volta
svelata la verità, Regina l’avrebbe sconfitta.
L’avrebbe fatta prigioniera. Sì,
l’avrebbe fatta prigioniera e l’avrebbe costretta a
condurla verso sud, ad
Anatlon. Avrebbe conquistato il regno ed Emma si sarebbe...
-
Volete affrettarvi,
Maestà?
Ancora
quel tono
sarcastico. Come se... come se stesse prendendo in giro il suo essere
regina.
Furiosa, Regina usò la magia per creare un globo di fuoco.
Emma
le dava le spalle,
ma capì cosa intendeva fare: - Non credo che lo farete.
Avete detto che mio
padre è stato sleale con il Vostro. Volete comportarvi
slealmente anche Voi,
colpendomi alle spalle?
Regina
si rese conto di
quanto fosse assurdo ciò che stava facendo. Pensò
ad Henry e inorridì. Aveva
perso il controllo. Non era così che doveva agire.
Il
fuoco si estinse e
Regina rinfoderò la sua spada.