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Autore: Marti Lestrange    31/10/2020    12 recensioni
L’Istituto Correttivo per Giovani Maghi e Streghe di Haydon Hall non è un bel posto, e basta una sola occhiata per dirlo, ma James Sirius Potter è costretto a trascorrervi un intero anno, per scontare una punizione che in fondo sa di meritare. Quando mette piede nella Scuola non si aspetta, però, che l’atmosfera da incubo lo trascinerà in un incubo vero, con radici profonde in parti della storia magica che nessuno vuole più ricordare, segreti di famiglia e purezza di sangue, lacrime e morte. Una storia in cui la giovane Emma Nott, studentessa ribelle appena arrivata alla Scuola, non può non rimanere invischiata, il richiamo del suo stesso sangue troppo forte per opporsi.
[ dal testo: Nessuno sa quando tutto è cominciato, qui alla grande casa. C’è chi dice che l’inverno del 1981 sia stato uno dei più duri, sia per coloro che vivevano al villaggio, sia per chi abitava tra queste mura fredde e spoglie; c’è chi asserisce che non ci sia stata primavera più bella di quella che ne è seguita, quando cespugli di rose sono cresciuti, a maggio, nei giardini e tra le siepi, e si sono arrampicati sulla facciata ovest, per poi morire ai primi freddi successivi. ]
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Michael Corner, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Theodore Nott
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GENERATION WHY.'
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L’Istituto Correttivo per Giovani Maghi e Streghe di Haydon Hall non è un bel posto, e basta una sola occhiata per dirlo, ma James Sirius Potter è costretto a trascorrervi un intero anno, per scontare una punizione che in fondo sa di meritare. Quando mette piede nella Scuola non si aspetta, però, che l’atmosfera da incubo lo trascinerà in un incubo vero, con radici profonde in parti della storia magica che nessuno vuole più ricordare, segreti di famiglia e purezza di sangue, lacrime e morte. Una storia in cui la giovane Emma Nott, studentessa ribelle appena arrivata alla Scuola, non può non rimanere invischiata, il richiamo del suo stesso sangue troppo forte per opporsi.

 

Titolo: The Haunting of Heydon Hall
Tipo di storia: longfic
Rating: arancione
Genere: horror, romantico, sovrannaturale
Personaggi: James Sirius Potter, Michael Corner, nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Theodore Nott
Coppia: varie
Tipo di coppia: het, slash
Contesto: nuova generazione, dopo la II guerra magica/pace
Note: lime
Avvertimenti: /

 


«Hai detto che era una storia di fantasmi, ma non lo è. È una storia d’amore.» / «È la stessa cosa».

 


 

THE HAUNTING OF HEYDON HALL

 

“And I can go anywhere I want
Anywhere I want, just not home
And you can aim for my heart, go for blood
But you would still miss me in your bones
And I still talk to you (when I’m screaming at the sky)
And when you can’t sleep at night (you hear my stolen lullabies).”

 

“E posso andare ovunque voglio
Ovunque voglio, ma non a casa
E tu puoi mirare al mio cuore, volere il mio sangue
Ma sentirai comunque la mia mancanza nelle ossa
E ti parlo ancora (quando grido al cielo)
E quando non riesci a dormire la notte (senti le mie ninnenanne rubate).” 
Taylor Swift, my tears ricochet

 

 

PROLOGO

 

 

Heydon Hall, Norfolk

Nessuno sa quando tutto è cominciato, qui alla grande casa. C’è chi dice che l’inverno del 1981 sia stato uno dei più duri, sia per coloro che vivevano al villaggio, sia per chi abitava tra queste mura fredde e spoglie; c’è chi asserisce che non ci sia stata primavera più bella di quella che ne è seguita, quando cespugli di rose sono cresciuti, a maggio, nei giardini e tra le siepi, e si sono arrampicati sulla facciata ovest, per poi morire ai primi freddi successivi. 

Al villaggio non è rimasto nessuno a testimoniare quegli anni e ciò che qui si è consumato, e che ha trovato la sua fine in divampanti urla e fughe frettolose in notti senza luna. Nessuno ricorda più la bella dama nera che ha occupato queste sale, ammantata di oscurità e figlia di Ecate e della notte più buia e di una magia ancestrale anziana come il mondo. Nessuno è rimasto a rimembrarne il bel viso e la bocca aggraziata e gli occhi di pece, i capelli neri e lunghi come una coperta e le mani sottili da pianista, la levità con la quale camminava e il sorriso triste di chi ha amato tanto, fino a spezzarsi il cuore. 

Più nessuno sa quando tutto è cominciato, neanche noi, noi che custodiamo i segreti di Heydon Hall e ne conserviamo le chiavi. Un giorno, un giorno lontano e grigio, semplicemente tutto è finito, la dama non s’è più vista, le porte sono rimaste spalancate sul giorno e sulla notte, e sui giorni e le notti che sono seguite; la natura ha preso il sopravvento e si è insinuata laddove la vita umana le ha lasciato spazio; le rose sono nuovamente cresciute a primavera, sulla facciata ovest, sono entrate dalle finestre e hanno invaso le stanze; i ragni hanno costruito le loro tane nell’oscurità più tetra, sotto lenzuola muffite e grigie di polvere e ricordi, in angoli sperduti e anfratti di solitudine; tutto si è imbiancato, dal vecchio grammofono alla specchiera, dalle librerie ancora mezze vuote di libri che non giungeranno mai al letto disfatto e mai ricomposto di un amore folle e solo, dal pianoforte scordato al giardino d’inverno avvizzito e rachitico di rami spogli e decadenti di morte. Non c’era nulla che raccontasse di risate e di sorrisi e di baci, nulla che testimoniasse la gioia e l’amore e la vita, nulla che ricordasse a chi sarebbe giunto chi lì aveva vissuto, fino al suo ultimo respiro in una notte di fine inverno. 

Noi custodiamo Heydon Hall da ormai vent’anni, da quando è diventata una scuola e rumori di piedi e risate e urla di ragazzi e ragazze ne impregnano le stanze. Tutto sembra tornare a nuova vita, a settembre, alla morte dell’estate, quando gli studenti fanno ritorno e noi apriamo le porte, arieggiamo le stanze, spalanchiamo le finestre e rifacciamo i letti e riempiamo la dispensa. Allora prendiamo le chiavi, le scegliamo e le usiamo una ad una dal grosso mazzo d’acciaio, finché non arriva l’ultima, la più pesante, di spesso e pesante ferro, e con questa, invece di aprire una porta, ne chiudiamo un’altra, quella grande, a due battenti, che conduce - laddove tutto si è consumato, laddove tutto ha avuto luogo, laddove tutto è finito. Laddove vive Lei

Noi abbiamo imparato a conviverci, a riconoscere le sue intemperanze, seppur rare, ché di anno in anno diventa sempre più debole, la sua presenza, come se si stia cristallizzando, per sempre immobile nel tempo e nello spazio che si è costruita, e abbiamo imparato a non disturbarla, cosicché lei non disturbi noi. Sappiamo quando camminare in punta di piedi, quale asse non calpestare, quale finestra tenere chiusa per non far entrare il gelo; sappiamo quali odori la evochino - le rose, il fuoco, le mandorle dolci - e quali suoni la richiamino come un’eco - la canzone “Moonlight Serenade” di un certo Glenn Miller, il cui disco è ancora poggiato sul grammofono, bianco di polvere e rimembranze dolorose di un tempo passato. Ricordiamo il giorno preciso di marzo in cui accendere candele bianche e spargere salvia e tenerci lontani dall’ala ovest. 

Sa essere anche una presenza confortante, sempiterna e immutabile, colei che rimane, colei che non se ne va, colei che è la casa, Heydon Hall, e che impregna ormai le sue stesse mura. Molto spesso le parlo, le racconto le mie giornate, è come se fosse una vecchia amica, un’amica di lunga data, un’amica che sa ascoltare, paziente e mite. Lei non mi parla mai, però, tiene per sé la sua triste storia d’amore e di dolore, mantiene celato il suo passato, chiuso a doppia mandata nel suo cuore spezzato. Sento le urla, però, nelle notti difficili, in cui la luna è piena e alta nel cielo, o quando si mischiano agli urli del vento e della pioggia durante le tempeste. Solo così riesce a esprimere la sua pena e a sguinzagliare la sua rabbia e a sfogare il suo dolore. Solo così mantiene vivo il suo ricordo.

Nessuno sa quando tutto è cominciato, qui alla grande casa. Neanche noi, noi che custodiamo i segreti di Heydon Hall e ne conserviamo le chiavi.

 


 

Note.

Intanto, se siete arrivati sin qui, grazie. Questa storia nasce come sequel ideale di “Death in the Night”, la long sulla Nuova Generazione che ho da poco concluso, ma vorrei tranquillizzare i nuovi lettori perché non è necessario averla letta, per seguire questa nuova storia, quindi non temete, non ci saranno riferimenti incomprensibili e tutto sarà spiegato a dovere. 

Questo è un prologo particolare, è scritto in prima persona e al tempo presente, schema che non ritroveremo nei capitoli successivi, e a narrare è un personaggio che non è James Sirius, ovviamente, si sarà capito, e sono curiosa di vedere se ne capirete l’identità leggendo i prossimi capitoli. Dicevo, è un prologo particolare dove mi sono calata con tutti e due i piedi nella giusta atmosfera horror, che è poi il genere di questa storia. Non ho particolari precisazioni da fare, a parte che la scuola di Heydon Hall è di mia invenzione e ne saprete di più nel capitolo 1, dove finalmente arriverà James. 

Penso che qualcuno abbia riconosciuto la citazione prima del titolo, in caso contrario, arriva da “The Haunting of Bly Manor”: è una serie tv horror e la potete trovate su Netflix, ve la consiglio. Anche il titolo di questa storia è un esplicito rimando a Bly Manor e a “The Haunting of Hill House”, e in generale tutta questa storia sarà pesantemente influenzata da tutto il mio bagaglio horror accumulato negli anni, con libri, film e altro. Tornando alla citazione, trovo che descriva alla perfezione il clima di “The Haunting of Heydon Hall”, che appunto vuole essere anche una storia d’amore, e di famiglia, e di antiche storie e ricordi. 

Spero che questo prologo via abbia incuriosito, fatemi sapere cosa ne pensate ♥︎ L’aggiornamento con il capitolo 1 arriverà lunedì 9 novembre. 


A presto, Marti 🐍

 
   
 
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