Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 31. Tessuto trasparente
Note: Ed ecco alla fine! Wow, è la prima volta che concludo una challenge e scrivo la bellezza di 31 capitoli/storie o_o È stata una bella fatica, un viaggio importante, ma devo dire che il risultato è più che soddisfacente (alcune cose mi sono piaciute di più, altre cose di meno, ma è giusto così). Grazie grazie grazie a tutti per le letture, le seguite, le ricordate, le preferite, grazie anche a chi capiterà ancora qui in futuro!
Siccome già il prompt non mi ha fatto penare abbastanza, ho voluto aggiungerci il vincolo della storia tematica, quindi… Sì, la storia sarà a tema Halloween. Nulla di troppo complicato. Buona lettura :)
26. Creare la giusta l'atmosfera
Nonostante Ade fosse riuscito liberarsi dal gravoso impegno della sera,
la giornata era incominciata male da che ebbe messo piede in ufficio: i
suoi dipendenti erano pervasi dalla stupida euforia per
un’altrettanta stupida festa e, per questo motivo, su
parecchie postazioni campeggiavano piccoli cumuli di caramelle dalla
carta scintillante e coloratissima; qualcuno aveva osato di
più sfoggiando ragni, ragnatele, fantasmi o zucche su
vestiti o come soprammobili.
Non ci sarebbe stato nulla di male a vederli così contenti,
poiché avrebbero reso di più, ma sperava sempre
di essere ignorato dalle loro mire. Invece, con estrema
puntualità, in quel particolare giorno dell’anno,
qualcuno che gli offriva dolcetti si palesava immancabilmente. E,
infatti, quell’ingrato compito toccò a Thanatos e
fu un bene perché sapeva con chi aveva a che fare, sapeva
che ogni anno la storia era sempre la stessa, e si limitò ad
abbandonare un pugno di dolcetti sulla scrivania di Ade.
Rimasero intoccati fino alla fine della giornata lavorativa, quando Ade
decise che poteva portarli a casa e regalarli a Persefone.
Il pensiero di tornare alla tranquillità della propria
abitazione, da Cerbero e da sua moglie che lo attendevano per cena, era
corroborante e riusciva a fargli dimenticare per un attimo il traffico
della città e, soprattutto, i bambini dai costumi
più assurdi che sfuggivano al controllo delle madri, finendo
quasi in mezzo alla strada.
Entrò in casa spogliandosi di cappotto e sciarpa, e si
sentì rinato.
Tuttavia, vi era qualcosa di strano che lo insospettì:
regnava il silenzio e, a parte nell’ingresso, nessuna luce
pareva accesa.
«Persefone?» la chiamò preoccupato,
poiché conosceva i suoi orari e sapeva che dovesse essere
rientrata già da un po’.
«Cerbero?» ritentò. A
quest’ora, il fedele amico gli sarebbe già corso
incontro.
E, infatti, udì il suo abbaiare e se lo ritrovò
davanti dopo pochi minuti, festoso e con qualcosa che lo sorprese:
indossava una pettorina con un paio di ali da pipistrello che, essendo
nere, si confondevano con il colore del suo pelo, donandogli un piccolo
tocco di mostruosità in accordo con la festività.
Ade lo coccolò, accarezzandolo tra le orecchie e sotto il
muso. Nel frattempo, cercò di indovinare cosa stesse
succedendo: di certo, quel travestimento non l’aveva comprato
lui e Cerbero non l’avrebbe mai potuto indossare da solo. Le
opzioni erano due: o aspettava che Persefone apparisse da
chissà dove si era nascosta, oppure andava a cercarla.
Cerbero decise per lui e trotterellò via, scomparendo dietro
l’angolo che portava al salotto e da cui proveniva una
debolissima luce.
Ade lo seguì e si ritrovò in un ambiente quasi
sconosciuto: i mobili si trovavano tutti al proprio posto, ma erano
stati aggiunti degli oggetti tematici. Una sorta di viale di zucche
partiva dai suoi piedi e finiva con l’aprirsi per occupare
tutto l’ambiente, allestito come il perfetto antro di una
strega. Dal pavimento partivano rami tortuosi che, grazie
all’illuminazione delle candele, sembravano nascondere atroci
orrori.
Al centro della composizione, sul divano che per l’occasione
aveva rivestito di stoffa grigio scuro e addobbato con ragnatele, vi
era accomodata Persefone come il perfetto ritratto della regina delle
tenebre: indossava il caratteristico cappello a punta dalla cui tesa
partiva un lungo rettangolo di tulle nero, che la copriva come un
mantello, e un abito dalle ampie maniche trasparenti.
Quando sua moglie si alzò lentamente per avvicinarsi a lui,
scoprì che il suo costume era composto interamente di
tessuto trasparente, sotto cui si intravedeva della coprente biancheria
nera, così delicato e impalpabile che, insieme
all’atmosfera costruita, sembrò avvolgerla come
fumo mefitico.
Ade ammirò il sorriso diabolico che le apparve in viso,
sottolineato dalle labbra truccate pesantemente di nero.
«Dolcetto o scherzetto?» gli chiese lei, posando
una mano sul suo petto e arrivandogli così vicina da fargli
abbassare la testa per scrutarle lo sguardo machiavellico.
Ade scosse la testa, divertito. Aveva supposto che, dopo aver
concordato insieme di non presentarsi alla festa di Halloween
organizzata da Zeus, il pericolo fosse stato scampato, ma…
Persefone aveva avuto un’idea diversa e si era impegnata ad
allestire comunque una serata a tema.
I suoi piani gli erano, tuttavia, preclusi ancora, così
nell’indecisione della risposta da darle provò con
la verità e dalla tasca della giacca prese la manciata di
caramelle e cioccolate che gli avevano regalato, mostrandogliela nel
palmo.
Persefone sbatté le palpebre, incredula, uscendo dal
personaggio che aveva deciso di interpretare. Portò le mani
ai fianchi e lo fulminò con lo sguardo.
«Così è troppo semplice»
sbuffò.
Ade comprese di averle guastato la recita e se ne dispiacque, ma,
conoscendo la sua galoppante fantasia, sapeva bene che si sarebbe
ripresa presto.
Ridacchiò e scrollò le spalle. «Accetti
l’offerta?» domandò, affabile.
Lei seguitò ad osservarlo in cagnesco, rimpiangendo
l’impeccabile copione, frutto di intere, e segrete, giornate
di lavoro, che aveva appena dovuto salutare. Tuttavia, era certa lui
non l’avesse fatto in coscienza e, in ogni caso, tenergli il
broncio non rientrava in nessuno degli scenari che aveva immaginato.
Già il sol fatto di averlo convinto a prestarsi al gioco la
mandava al settimo cielo.
Quel piccolo imprevisto non avrebbe compromesso la buona riuscita della
serata.
Persefone inclinò di lato la testa e annuì.
«Vediamo cosa abbiamo qui». Allungò un
braccio e con le dita iniziò a ispezionare i dolciumi. Alla
fine, optò per un cubetto dalla lucida carta color bronzo e
lo scartò. «Cioccolata»
svelò, ingolosita, e lo portò alla bocca.
Tuttavia, le labbra aperte non si chiusero sopra il cioccolatino, ma ne
emerse la punta della lingua con cui lei diede una profonda e goduriosa
leccata alla superficie.
«Fondente» commentò, intrigata, e lo
poggiò contro la bocca di Ade.
Suo marito non era un amante dei dolci, erano troppo zuccherosi per i
suoi gusti, ma il fondente, meglio quando il cacao era presente in
percentuali elevate – e Persefone non comprendeva cosa
gustasse in una tavoletta al cento percento di cacao –,
costituiva una delle poche eccezioni. Per questo motivo, lei
sfregò il cubetto su tutto il contorno delle sue labbra,
macchiandole per via del cioccolato sciolto dal precedente assaggio.
Quando fu soddisfatta, lo imboccò e lui si
vendicò agguantandole il polso per poter succhiare i residui
via dal suo indice.
«Buono» disse Ade, senza scomporsi, dopo aver
masticato e ingoiato. «Ma doveva servire a placare il tuo
spirito inquieto, non il mio appetito».
Persefone confermò con un cenno e si protese verso di lui.
«Magari serve un aiutino in più, visto che hai
barato».
«Non sai perdere» soffiò,
punzecchiandola, ma si lasciò baciare.
Sua moglie cominciò lentamente ad assaporare prima il
cioccolato sulle sue labbra con veloci o profonde passate di lingua,
poi ne gustò il sapore forte e un po’ amarognolo
direttamente nella sua bocca.
Per avere le mani libere, Ade conservò nuovamente in tasca i
dolcetti e l’abbracciò dalla vita, spingendola
contro il proprio petto. La foga che mise provocò un piccolo
e divertito ansito in lei, che gli si aggrappò contro e, al
contempo, lo urtò con il cappello.
Con un colpo lui lo fece cadere a terra e Persefone rise contro le sue
labbra, deliziata.
Ade ne approfittò per invertire i ruoli e prenderla
d’assalto.
«Cosa sarebbe successo se avessi scelto
“scherzetto”?» le chiese, quando venne
allontanato per prendere fiato.
Persefone sogghignò.
«Chissà…» scherzò
e gli prese tra i denti il labbro inferiore, tirandolo.
Tuttavia, prima che Ade potesse renderle di nuovo pan per focaccia, un
uggiolare li interruppe. Quando si ripeté nel giro di pochi
secondi, entrambi decisero di intervenire. Corsero verso il divano per
trovare Cerbero agitarsi: le ali da pipistrello si erano impigliate
disgraziatamente al tessuto che Persefone aveva sistemato sulla lampada
come una tenda. Si notava a malapena, poiché era nero ma
trasparente e la fioca luce delle candele consentiva una visuale
nebbiosa.
«Ahi, mi dispiace» sussurrò Persefone,
accovacciandosi per liberarlo.
Ade le diede manforte, trattenendo Cerbero mentre lei districava il suo
costume. «Strappalo» le suggerì.
«Cosa?» esalò lei, interdetta.
«La tenda? Non ci penso proprio a rovinare così
tutto il mio duro lavoro».
Lui scosse la testa, la ignorò e lacerò il
tessuto di netto con un sonoro rumore che lo rese molto soddisfatto. Di
altro avviso era Persefone che rimase sconcertata, ma quando Cerbero
sgattaiolò via contento rilasciò uno sbuffo
sollevato. Di sicuro, suo marito era molto pratico – e
distruttivo.
Riportò lo sguardo su di lui e lo vide sogghignare
ammiccante, come accesso da un’idea allettante.
Capì le sue intenzioni seguendo la direzione dei suoi occhi:
stava adocchiando ciò che aveva indosso.
«Oh, no, non ci provare!» Fulminea, si
alzò in tempo e le sue mani, protese ad acciuffarla, si
chiusero sul vuoto. «Non rovinerai anche il mio
costume».
«Peccato» ribatté lui.
Persefone sorrise melliflua, agitando l’indice davanti ai
suoi occhi. «Amore, ti ricordo che io ho accettato i
dolcetti».
Ah, ecco qual era il gioco, pensò Ade, sollevando le
sopracciglia in un’espressione sorniona.
«Allora, mia signora, mi rimetto alla vostra
clemenza» proclamò, sollevandosi in piedi.
Persefone sorrise, maliziosa, girando su sé stessa.
«Il tessuto trasparente crea una bella atmosfera»
affermò.
Ade non ebbe nulla da obiettare: la gonna scopriva e copriva le sue
gambe, in un effetto vedo e non-vedo interessante. Certo, il povero
Cerbero avrebbe avuto da ridire, ma sicuramente anche a lui piaceva
l’abbigliamento da strega moderna di lei – nessuno
dei due poteva avercela davvero con Persefone.
La seguì quando lo condusse per mano fuori
dall’antro della strega.
«Devo aspettarmi un invasione di ragni, zucche e fantasmi
anche in camera da letto?» domandò, strattonando
l’intreccio delle loro mani per farla voltare.
Persefone gli si avvicinò alla ricerca del suo abbraccio e
si morse il labbro inferiore, colpevole. «Oh, vedrai che ti
piacerà!»
E Ade si fidò.