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Autore: Calime    31/10/2020    2 recensioni
[Modern!AU + Age gap]
1) Quel party che Ade voleva snobbare - Se avesse avuto parecchi anni di meno – magari fosse stato un suo coetaneo –, Ade sarebbe arrossito per la vergogna di essere stato smascherato.
7) Il segno - C’era di mezzo una donna. Ade aveva una donna, per forza.
11) Waiting for Superman - «Senti, facciamo così: ti accompagno io a casa» le propose.
12) Distrazioni - Certo, poteva anche esserselo sognato – e solo gli dèi sapevano quanto e cosa, come, chi, sognasse ogni notte –, eppure ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
20) Più prezioso dell'oro - «Non vi pagheranno il riscatto» mormorò, poi, mettendo in chiaro quello che, probabilmente, sapeva bene anche lui.
23) Una giovane e impulsiva stagista - Ade alzò un angolo delle labbra, divertito. «Non risale alla scorsa settimana la tua ultima ramanzina?»
24) Insonnia - «È ancora presto»
25) Popolarità - Fu un gemito strozzato e Persefone alzò gli occhi su Ade, allarmata.
26) Creare la giusta atmosfera - «Così è troppo semplice» sbuffò.
Raccolta di storie scritte per l'iniziativa del Looktober 2020 di LandeDiFandom.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Looktober 2020'
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Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 31. Tessuto trasparente
Note: Ed ecco alla fine! Wow, è la prima volta che concludo una challenge e scrivo la bellezza di 31 capitoli/storie o_o È stata una bella fatica, un viaggio importante, ma devo dire che il risultato è più che soddisfacente (alcune cose mi sono piaciute di più, altre cose di meno, ma è giusto così). Grazie grazie grazie a tutti per le letture, le seguite, le ricordate, le preferite, grazie anche a chi capiterà ancora qui in futuro!
Siccome già il prompt non mi ha fatto penare abbastanza, ho voluto aggiungerci il vincolo della storia tematica, quindi… Sì, la storia sarà a tema Halloween. Nulla di troppo complicato. Buona lettura :)








26. Creare la giusta l'atmosfera




Nonostante Ade fosse riuscito liberarsi dal gravoso impegno della sera, la giornata era incominciata male da che ebbe messo piede in ufficio: i suoi dipendenti erano pervasi dalla stupida euforia per un’altrettanta stupida festa e, per questo motivo, su parecchie postazioni campeggiavano piccoli cumuli di caramelle dalla carta scintillante e coloratissima; qualcuno aveva osato di più sfoggiando ragni, ragnatele, fantasmi o zucche su vestiti o come soprammobili.
Non ci sarebbe stato nulla di male a vederli così contenti, poiché avrebbero reso di più, ma sperava sempre di essere ignorato dalle loro mire. Invece, con estrema puntualità, in quel particolare giorno dell’anno, qualcuno che gli offriva dolcetti si palesava immancabilmente. E, infatti, quell’ingrato compito toccò a Thanatos e fu un bene perché sapeva con chi aveva a che fare, sapeva che ogni anno la storia era sempre la stessa, e si limitò ad abbandonare un pugno di dolcetti sulla scrivania di Ade.
Rimasero intoccati fino alla fine della giornata lavorativa, quando Ade decise che poteva portarli a casa e regalarli a Persefone.
Il pensiero di tornare alla tranquillità della propria abitazione, da Cerbero e da sua moglie che lo attendevano per cena, era corroborante e riusciva a fargli dimenticare per un attimo il traffico della città e, soprattutto, i bambini dai costumi più assurdi che sfuggivano al controllo delle madri, finendo quasi in mezzo alla strada.
Entrò in casa spogliandosi di cappotto e sciarpa, e si sentì rinato.
Tuttavia, vi era qualcosa di strano che lo insospettì: regnava il silenzio e, a parte nell’ingresso, nessuna luce pareva accesa.
«Persefone?» la chiamò preoccupato, poiché conosceva i suoi orari e sapeva che dovesse essere rientrata già da un po’. «Cerbero?» ritentò. A quest’ora, il fedele amico gli sarebbe già corso incontro.
E, infatti, udì il suo abbaiare e se lo ritrovò davanti dopo pochi minuti, festoso e con qualcosa che lo sorprese: indossava una pettorina con un paio di ali da pipistrello che, essendo nere, si confondevano con il colore del suo pelo, donandogli un piccolo tocco di mostruosità in accordo con la festività.
Ade lo coccolò, accarezzandolo tra le orecchie e sotto il muso. Nel frattempo, cercò di indovinare cosa stesse succedendo: di certo, quel travestimento non l’aveva comprato lui e Cerbero non l’avrebbe mai potuto indossare da solo. Le opzioni erano due: o aspettava che Persefone apparisse da chissà dove si era nascosta, oppure andava a cercarla.
Cerbero decise per lui e trotterellò via, scomparendo dietro l’angolo che portava al salotto e da cui proveniva una debolissima luce.
Ade lo seguì e si ritrovò in un ambiente quasi sconosciuto: i mobili si trovavano tutti al proprio posto, ma erano stati aggiunti degli oggetti tematici. Una sorta di viale di zucche partiva dai suoi piedi e finiva con l’aprirsi per occupare tutto l’ambiente, allestito come il perfetto antro di una strega. Dal pavimento partivano rami tortuosi che, grazie all’illuminazione delle candele, sembravano nascondere atroci orrori.
Al centro della composizione, sul divano che per l’occasione aveva rivestito di stoffa grigio scuro e addobbato con ragnatele, vi era accomodata Persefone come il perfetto ritratto della regina delle tenebre: indossava il caratteristico cappello a punta dalla cui tesa partiva un lungo rettangolo di tulle nero, che la copriva come un mantello, e un abito dalle ampie maniche trasparenti.
Quando sua moglie si alzò lentamente per avvicinarsi a lui, scoprì che il suo costume era composto interamente di tessuto trasparente, sotto cui si intravedeva della coprente biancheria nera, così delicato e impalpabile che, insieme all’atmosfera costruita, sembrò avvolgerla come fumo mefitico.
Ade ammirò il sorriso diabolico che le apparve in viso, sottolineato dalle labbra truccate pesantemente di nero.
«Dolcetto o scherzetto?» gli chiese lei, posando una mano sul suo petto e arrivandogli così vicina da fargli abbassare la testa per scrutarle lo sguardo machiavellico.
Ade scosse la testa, divertito. Aveva supposto che, dopo aver concordato insieme di non presentarsi alla festa di Halloween organizzata da Zeus, il pericolo fosse stato scampato, ma… Persefone aveva avuto un’idea diversa e si era impegnata ad allestire comunque una serata a tema.
I suoi piani gli erano, tuttavia, preclusi ancora, così nell’indecisione della risposta da darle provò con la verità e dalla tasca della giacca prese la manciata di caramelle e cioccolate che gli avevano regalato, mostrandogliela nel palmo.
Persefone sbatté le palpebre, incredula, uscendo dal personaggio che aveva deciso di interpretare. Portò le mani ai fianchi e lo fulminò con lo sguardo.
«Così è troppo semplice» sbuffò.
Ade comprese di averle guastato la recita e se ne dispiacque, ma, conoscendo la sua galoppante fantasia, sapeva bene che si sarebbe ripresa presto.
Ridacchiò e scrollò le spalle. «Accetti l’offerta?» domandò, affabile.
Lei seguitò ad osservarlo in cagnesco, rimpiangendo l’impeccabile copione, frutto di intere, e segrete, giornate di lavoro, che aveva appena dovuto salutare. Tuttavia, era certa lui non l’avesse fatto in coscienza e, in ogni caso, tenergli il broncio non rientrava in nessuno degli scenari che aveva immaginato. Già il sol fatto di averlo convinto a prestarsi al gioco la mandava al settimo cielo.
Quel piccolo imprevisto non avrebbe compromesso la buona riuscita della serata.
Persefone inclinò di lato la testa e annuì. «Vediamo cosa abbiamo qui». Allungò un braccio e con le dita iniziò a ispezionare i dolciumi. Alla fine, optò per un cubetto dalla lucida carta color bronzo e lo scartò. «Cioccolata» svelò, ingolosita, e lo portò alla bocca.
Tuttavia, le labbra aperte non si chiusero sopra il cioccolatino, ma ne emerse la punta della lingua con cui lei diede una profonda e goduriosa leccata alla superficie.
«Fondente» commentò, intrigata, e lo poggiò contro la bocca di Ade.
Suo marito non era un amante dei dolci, erano troppo zuccherosi per i suoi gusti, ma il fondente, meglio quando il cacao era presente in percentuali elevate – e Persefone non comprendeva cosa gustasse in una tavoletta al cento percento di cacao –, costituiva una delle poche eccezioni. Per questo motivo, lei sfregò il cubetto su tutto il contorno delle sue labbra, macchiandole per via del cioccolato sciolto dal precedente assaggio. Quando fu soddisfatta, lo imboccò e lui si vendicò agguantandole il polso per poter succhiare i residui via dal suo indice.
«Buono» disse Ade, senza scomporsi, dopo aver masticato e ingoiato. «Ma doveva servire a placare il tuo spirito inquieto, non il mio appetito».
Persefone confermò con un cenno e si protese verso di lui. «Magari serve un aiutino in più, visto che hai barato».
«Non sai perdere» soffiò, punzecchiandola, ma si lasciò baciare.
Sua moglie cominciò lentamente ad assaporare prima il cioccolato sulle sue labbra con veloci o profonde passate di lingua, poi ne gustò il sapore forte e un po’ amarognolo direttamente nella sua bocca.
Per avere le mani libere, Ade conservò nuovamente in tasca i dolcetti e l’abbracciò dalla vita, spingendola contro il proprio petto. La foga che mise provocò un piccolo e divertito ansito in lei, che gli si aggrappò contro e, al contempo, lo urtò con il cappello.
Con un colpo lui lo fece cadere a terra e Persefone rise contro le sue labbra, deliziata.
Ade ne approfittò per invertire i ruoli e prenderla d’assalto.
«Cosa sarebbe successo se avessi scelto “scherzetto”?» le chiese, quando venne allontanato per prendere fiato.
Persefone sogghignò. «Chissà…» scherzò e gli prese tra i denti il labbro inferiore, tirandolo.
Tuttavia, prima che Ade potesse renderle di nuovo pan per focaccia, un uggiolare li interruppe. Quando si ripeté nel giro di pochi secondi, entrambi decisero di intervenire. Corsero verso il divano per trovare Cerbero agitarsi: le ali da pipistrello si erano impigliate disgraziatamente al tessuto che Persefone aveva sistemato sulla lampada come una tenda. Si notava a malapena, poiché era nero ma trasparente e la fioca luce delle candele consentiva una visuale nebbiosa.
«Ahi, mi dispiace» sussurrò Persefone, accovacciandosi per liberarlo.
Ade le diede manforte, trattenendo Cerbero mentre lei districava il suo costume. «Strappalo» le suggerì.
«Cosa?» esalò lei, interdetta. «La tenda? Non ci penso proprio a rovinare così tutto il mio duro lavoro».
Lui scosse la testa, la ignorò e lacerò il tessuto di netto con un sonoro rumore che lo rese molto soddisfatto. Di altro avviso era Persefone che rimase sconcertata, ma quando Cerbero sgattaiolò via contento rilasciò uno sbuffo sollevato. Di sicuro, suo marito era molto pratico – e distruttivo.
Riportò lo sguardo su di lui e lo vide sogghignare ammiccante, come accesso da un’idea allettante. Capì le sue intenzioni seguendo la direzione dei suoi occhi: stava adocchiando ciò che aveva indosso.
«Oh, no, non ci provare!» Fulminea, si alzò in tempo e le sue mani, protese ad acciuffarla, si chiusero sul vuoto. «Non rovinerai anche il mio costume».
«Peccato» ribatté lui.
Persefone sorrise melliflua, agitando l’indice davanti ai suoi occhi. «Amore, ti ricordo che io ho accettato i dolcetti».
Ah, ecco qual era il gioco, pensò Ade, sollevando le sopracciglia in un’espressione sorniona.
«Allora, mia signora, mi rimetto alla vostra clemenza» proclamò, sollevandosi in piedi.
Persefone sorrise, maliziosa, girando su sé stessa. «Il tessuto trasparente crea una bella atmosfera» affermò.
Ade non ebbe nulla da obiettare: la gonna scopriva e copriva le sue gambe, in un effetto vedo e non-vedo interessante. Certo, il povero Cerbero avrebbe avuto da ridire, ma sicuramente anche a lui piaceva l’abbigliamento da strega moderna di lei – nessuno dei due poteva avercela davvero con Persefone.
La seguì quando lo condusse per mano fuori dall’antro della strega.
«Devo aspettarmi un invasione di ragni, zucche e fantasmi anche in camera da letto?» domandò, strattonando l’intreccio delle loro mani per farla voltare.
Persefone gli si avvicinò alla ricerca del suo abbraccio e si morse il labbro inferiore, colpevole. «Oh, vedrai che ti piacerà!»
E Ade si fidò.







   
 
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