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Autore: NPC_Stories    31/10/2020    2 recensioni
L'anno scorso ho fatto l'inktober con Erika, quest'anno lei ha trovato questo fantastico promptober chiaramente a tema drow.
Non so se riuscirò a scrivere tutti i giorni, probabilmente saranno storie brevissime, non so se ci saranno dei disegni, ma so che i prompt sono troppo belli e cercherò di tirarne fuori qualcosa, probabilmente missing moments di altre mie storie.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Questa storia è il sequel di 13. Drider, di 26. Ritual e di 30. Ambush

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31. Alliance


1256 DR, Buio Profondo vicino a Eryndlyn

Krystel aveva un po' perso il conto dei giorni da quando lei, suo fratello e suo figlio erano scesi per esplorare il Buio Profondo abbandonando la relativa sicurezza della Superficie. Sapeva solo che era inverno, ma non aveva modo di calcolare con precisione i giorni e se ne rammaricava. Scegliere il giorno giusto e perfino l'ora giusta poteva essere importante nella pianificazione di un rituale. Però forse il tempo aveva un senso solo presso quei popoli che avevano medoti precisi per misurarlo. Lei non aveva idea se i drow del sottosuolo avessero qualche concetto analogo alla ciclicità dell'anno, ma propendeva per il no; le stagioni non esistevano nel Buio Profondo. Con queste premesse, calcolare il giorno giusto e l'ora giusta per fare un rituale aveva senso laggiù? Forse era una pretesa insensata, tanto quanto quella di aspettarsi che le stelle avessero una qualche influenza sulla magia del sottosuolo. Per questo lei non lo sapeva, ma il giorno in cui decise di recarsi di nuovo nella caverna del drider per vedere se fosse giunto a più miti consigli, era effettivamente l'ultimo giorno dell'anno del Trono Polveroso, il 1256 secondo il Calendario delle Valli. E forse anche quello influenzò il rituale in qualche modo, perché anche se il passaggio al nuovo anno non era una celebrazione considerata sacra né una festa molto importante per il ciclo dell'anno secondo le streghe, quello tradizionalmente era un giorno che portava con sé delle riflessioni, momenti in cui le persone vagliavano l'anno appena passato per giudicare le proprie azioni e capire come potersi comportare meglio nel nuovo anno (meglio, s'intende, secondo i propri valori). Insomma era un giorno in cui l'attenzione della gente era molto il centrata su se stessa e sul proprio passato.

Quando Krystel tornò alla cava dove il drider era imprigionato, lo trovò molto più lucido e collaborativo. Non era ancora completamente in sé, ma non cercò nemmeno di ucciderla a vista e questo era un gran passo avanti.
"Elgg usstan" fu la prima cosa che le disse. Era un sussurro, ma riverberò nella grotta vuota e sembrò rimbalzarle addosso come un'accusa, da mille direzioni.
Daren era andato con lei, come sempre, quindi fu molto solerte nel tradurre quelle parole della lingua drow.
"Ti sta chiedendo di ucciderlo" le riferì.
"Lo avevo capito. Credo di avere imparato le parole di base ormai" replicò, senza preoccuparsi di trattenere una smorfia. Forse in un'altra lingua 'uccidere' non sarebbe stata una parola di base, ma una lingua è sempre legata alla cultura che l'ha prodotta.
"Dos zhaun dosstan?" Chiese Krystel, nel suo drowish un po' zoppicante. Voleva chiedergli 'sai chi sei?' ma le era uscita una frase un po' più filosofica, 'conosci te stesso?'. Il drider infatti, insieme all'espressione ancora dolorante, le rivolse uno sguardo confuso.
"Dos zhaun vel'uss dos tlu?" Corresse Daren, riformulando la domanda in modo più diretto.
La creatura scosse la testa e rispose qualcosa in drowish, un fiume di parole troppo veloce perché Krystel potesse capire.
"Che cosa ha detto?" Domandò a suo fratello, usando la lingua comune degli umani. Si sentiva inadeguata per non essere riuscita a tradurre a mente la risposta.
"Ha detto che non ricorda chi fosse, ma è consapevole di essere stato un drow. Sa di essere stato maledetto. Dice che la sua vita è miserabile e ignominiosa, e vuole morire."
"Digli che se avessimo voluto ucciderlo avremmo potuto già farlo. Digli che voglio provare a farlo tornare ciò che era un tempo, e se non ci riuscirò allora esaudiremo il suo desiderio."
Daren obbedì alla richiesta della sorella, anche se dentro di sé sapeva che il drider avrebbe interpretato quella promessa a modo suo. Se gli era rimasta un po' di intelligenza drow, di sicuro si sarebbe chiesto perché un'elfa scura sconosciuta volesse aiutarlo, o meglio, che cosa gli avrebbe chiesto in cambio.
Il mostro rispose con altre parole che avevano l'inflessione di una domanda. Prima che gli fosse richiesto, Daren tradusse: "Chiede se sei così tanto nelle grazie della Regina Ragno da poterle chiedere di disfare quello che un'altra sacerdotessa ha fatto con la sua benedizione. Ma se fossi in te non risponderei a questa domanda, sorella. Se gli dirai di no, potrebbe perdere fiducia nei tuoi poteri e forse il tuo rituale non funzionerebbe altrettanto bene. Se gli dirai di sì, credo che prima o poi cercherà di ucciderti; è stato trasformato in drider da una sacerdotessa e questa di solito è una punizione per qualche atto blasfemo, oppure per non essersi dimostrato abbastanza forte nella sua fede."
"Digli che gli darò spiegazioni solo quando sarò riuscita a farlo tornare com'era prima" decise la drow, e Daren ubbidì riferendo puntualmente le sue parole.
Il drider continuò a guardarla con sospetto, ma era chiaro a tutti che non avesse niente da perdere. Annuì.
"Bene, questo è un bel passo avanti rispetto a quando cercava di ucciderci" constatò la strega con sollievo. "Avrò ancora bisogno di te come interprete, fratello. Voglio spiegargli che cosa mi appresto a fare, almeno a grandi linee. La mia priorità adesso è che lui recuperi il più possibile la padronanza sulla sua mente. L'ideale sarebbe che riuscisse a ricordare chi era, avrà bisogno di aggrapparsi a quel pensiero per rompere la maledizione."

Krystel e Daren rimasero a lungo in quella grotta con il drider. Lei gli spiegò le tre fasi del rituale che avrebbe compiuto e soprattutto il suo ruolo in esse, ovviamente lui non poteva capire tutto nel suo stato confusionale però lei sapeva che quando avesse recuperato la lucidità, avrebbe anche ricordato le sue parole e a quel punto le avrebbe capite.
La prima parte filò liscia, il drider aveva già cominciato a recuperare ricordi della sua identità grazie alla semplice prossimità con la sugilite, ma essere sottoposto ad una magia che doveva servire a velocizzare il processo lo aiutò moltissimo a strappare via le ragnatele che celavano i suoi ricordi e i suoi pensieri. A questo punto lei si sentì abbastanza sicura da trasformare di nuovo la pietra in fango per permettergli di muoversi più liberamente; avrebbe avuto bisogno di lui per il rituale e lui doveva poter muovere almeno un braccio.
Per la seconda parte del sortilegio lei gli chiese di concentrarsi sulla sua forza di volontà, di convincersi di voler a tutti i costi infrangere la maledizione. Il drider non aveva bisogno di essere convinto: avrebbe davvero fatto qualsiasi cosa pur di spezzare quelle catene e liberarsi dal giogo del maleficio. Krystel estrasse dalla borsa una candela nera lunga e sottile, ma con lo stoppino che fuoriusciva da entrambe le estremità. Chiese al drider di spalmare un po' del suo sangue su quella candela, cosa che lui fece mordendosi un dito fino a farlo sanguinare. Poi la drow afferrò la candela con due dita, reggendola più o meno in centro, e la porse verso il mostro tenendola in orizzontale.
"Metti le dita accanto alle mie, anche tu devi reggerla in centro. Accenderemo entrambi gli stoppini e terremo in mano la candela finché non si sarà consumata. Per tutto questo tempo io reciterò delle formule magiche e tu dovrai concentrarti sulla tua volontà di spezzare la maledizione. È possibile che della cera bollente ci cada sulle braccia, e di sicuro quando la candela avrà quasi finito di bruciare ci ustionerà le dita, ma è un piccolo prezzo da pagare. La capacità di sopportare il dolore è un'espressione di forza di volontà, lo capisci vero?"
Daren tradusse le istruzioni e il drider per poco non sbuffò in segno di derisione, dopotutto aveva un braccio e almeno tre zampe spezzati, senza contare altre fratture all'esoscheletro che avvolgeva la parte inferiore del suo corpo. E poi era stato un drow; gli elfi scuri imparavano molto presto a convivere con il dolore.
La seconda parte del rituale fu più difficile e più faticosa di quanto entrambi avessero immaginato. La fiamma della candela minacciò più volte di spegnersi come se lo stoppino fosse imbevuto d'acqua, cosa che non era, e la cera sembrava rifiutare di sciogliersi… ma il drider immaginava che fosse la maledizione stessa a opporre resistenza e scalciare. Non poteva essere semplice, rimuovere una maledizione che era stata apposta con l'approvazione di Lolth; anche se questa drow aveva scelto di non dire nulla in merito, era piuttosto evidente che non fosse una sacerdotessa della Regina Ragno. Il drider concentrò il più possibile la sua forza di volontà come se questa potesse tenere accese le fiamme, e forse lo stava davvero facendo. Si sforzò di riportare a mente tutti i ricordi della sua vita da elfo scuro, desiderando con tutte le sue forze di tornare a quella vita. Ogni tanto l'identità che aveva appena recuperato sembrava tremare e cercare di allontanarsi di nuovo da lui, ma ogni volta che se ne accorgeva lui si aggrappava ai suoi ricordi come un disperato. Era solo vagamente cosciente del rumore dei cristalli di sugilite che si frantumavano e si sbriciolavano sulle pareti della caverna, cominciando a ruscellare a terra come la sabbia di una clessidra. La strega continuava a salmodiare le sue formule in una lingua a lui sconosciuta. Non si chiese che cosa lei stesse dicendo, non si chiese se stesse funzionando. In quel momento era fondamentale avere fede, credere di poterci riuscire.
E alla fine, dopo un tempo che gli sembrò lunghissimo, il fuoco della candela arrivò a lambire le sue dita. Scottava, come prevedibile, e per istinto si sarebbe ritratto da quel dolore, ma ricordava bene le parole della drow: attraverso il dolore manifestava la sua forza di volontà. Lei mosse leggermente le dita in modo da tenere la candela solo con la punta dei polpastrelli, per non scottarsi troppo, e lui pensò che fosse sicuro seguire il suo esempio; era anche il modo migliore per far sì che lo stoppino continuasse a bruciare. Poi, senza preavviso, le due fiammelle arrivarono così vicine da consumare del tutto lo stoppino all'interno della candela, anche senza aver sciolto tutta la cera. I due fuochi diventarono uno e si spensero in un piccolo sbuffo che lui avrebbe giurato puzzasse di zolfo.
La strega fu lesta a chiudere la mano intorno alla cera calda, anzi bollente, e la manipolò con poche brevi mosse facendone prima una pallina e poi una specie di ovale un po' allungato. Le sue agili dita nere lavoravano con solerzia mentre continuava a sciorinare una litania, un po' diversa da prima. L'ovale di cera morbida divenne una figuretta antropomorfe.
Poi, senza una parola di preavviso, fece un passo avanti annullando la distanza fra loro e gli schiacciò quella figurina sulla fronte, con un colpo secco e deciso. L'omino di cera si spappolò all'istante, ma fu come se avesse trasmesso la sua forma al drider per proprietà transitiva. Il mostro si sentì attraversare da un brivido e il suo corpo cedette come se il suo cervello non avesse più il diritto di controllarlo. Ogni singolo muscolo smise di obbedirgli e il drider collassò a terra.

"È iniziata la parte difficile… per lui" mormorò Krystel, parlando a Daren. "Cerchiamo di tenerlo fermo quando cominceranno le convulsioni. Potrebbe mordersi la lingua e soffocare."
Come se fossero state chiamate, le convulsioni iniziarono poco dopo. Un corpo enorme che si riaggiusta nella forma e nelle dimensioni di un minuto elfo scuro non è mai una cosa semplice, lo è ancor meno se gli strascichi di una maledizione si mettono a remare contro.
Krystel non era sicura al cento per cento che avrebbe funzionato, ma era ottimista e credeva di avere buone ragioni per esserlo. Mentre aiutava a tenere aperta la bocca del drider (stando attenta a non farsi mordere), vide che i cheliceri da cui secerneva veleno si stavano riducendo fino a ritrasformarsi in normali denti.
Il drider sembrò dapprima accartocciarsi su se stesso come se stesse soffrendo, poi la parte alta del corpo venne risucchiata all'interno del bacino da ragno, ma era solo un effetto dovuto alla riduzione delle dimensioni del poveretto. Presto del corpo da ragno non rimase altro che un esoscheletro ovoidale con un buco dove prima spuntava il torso da drow. All'interno di quel nido fatto di chitina c'era un elfo scuro maschio, ancora rannicchiato e tremante per gli ultimi spasmi.
"Ottimo! C'è l'hai fatta!" Esclamò Krystel, con genuino entusiasmo. Poi si accorse di aver parlato in lingua Comune e cercò le parole corrispondenti in drowish. "Bwael! Dos xun!"
"Xunus. Dillo al passato, o non ha senso." La corresse Daren discretamente.
"Grazie. Dos xunus!" Ripeté lei senza scomporsi, riproponendo lo stesso tono soddisfatto.

Il drow all'interno dell'esoscheletro non si sentiva altrettanto in vena di festeggiare. Era piegato dalla nausea e il suo corpo ancora non rispondeva per bene ai suoi comandi. Sentiva il dolore delle ossa rotte, non solo il braccio, probabilmente anche il bacino e una gamba. Era nudo, senza difese, senza componenti magiche e senza il suo prezioso grimorio. Se questa strana femmina avesse preteso di prenderlo come schiavo, lui non avrebbe potuto fare niente per impedirlo.
Anzi, in quel momento si sentiva così debole che non era neanche sicuro di saper uscire da quel disgustoso residuato. Ringraziò la sua buona sorte solo per il fatto di non essere stato in grado di mangiare nulla negli ultimi due giorni: l'ultima cosa che voleva era ritrovarsi nello stomaco qualcosa che per un drider era commestibile e per un elfo no.
I due strani drow parlavano fra loro in una lingua sconosciuta, e dopo qualche battuta lui finalmente riuscì a fare il collegamento: era la lingua comune della Superficie. Forse parlavano così soltanto nella speranza che lui non li capisse, ma il suo istinto gli diceva che c'era di più: la femmina non sembrava capace di esprimersi in drowish come avrebbe dovuto, lo parlava come se fosse una lingua che aveva imparato solo di recente.
Lei si aggrappò all'apertura nell'esoscheletro e si sollevò in punta di piedi, per sbirciare dentro. Il drow malconcio e preoccupato riuscì a vedere solo i suoi occhi, perché la parte inferiore del suo volto era ancora nascosta dalla barriera di chitina.
"Usstan tlu Krystel" si presentò.
Il mago si chiese come mai lei gli stesse dicendo il suo nome. Rimase in silenzio, aspettando che lei estrapolasse.
Lei per un momento sembrò a disagio, poi riprese a parlare con lo stesso tono noncurante.
"Usstan lueth dos… abban?"
Il drow ferito non riuscì a trattenere la sua espressione stupita. Adesso lei gli stava chiedendo se voleva essere suo alleato? Anziché semplicemente reclamarlo per sé?
"Abban ulu ilindith? Abban nau-ogglin?" Domandò, per cercare di capire in che cosa si stava cacciando.
La donna sembrò molto confusa e si lasciò ricadere a terra, sparendo alla sua vista. La senti parlare di nuovo con il suo servitore, sempre in lingua umana. Ricordava di avere studiato quella lingua ma il rituale era stato davvero pesante e sentiva di non avere ancora il pieno controllo della propria mente e dei propri ricordi.

"Daren, che cosa mi ha chiesto?" Inquisì Krystel, un po' mortificata per non essere ancora indipendente nella comprensione della lingua.
"Ti ha chiesto se vuoi che sia tuo alleato per raggiungere un obiettivo specifico, oppure se vuoi genericamente che non siate nemici."
Krystel sollevò un sopracciglio. Non era abituata a pensare in termini di obiettivi. Non era una gran pianificatrice, anzi, era il tipo di persona il cui motto poteva essere 'non ti puoi perdere, se non ti importa di dove stai andando'. Prendeva la vita un giorno alla volta e vedeva il mondo come un'immensa meraviglia da esplorare. Alla fine quello era il motivo per cui si trovava nel sottosuolo: semplice curiosità verso lo stile di vita dei suoi simili.
"Senti, non puoi parlarci tu? Digli che pretendo da lui solo la comune decenza di non tagliare la gola a qualcuno che ti ha appena salvato la vita."
Daren rispose con una breve risata perché gli standard di sua sorella per ciò che era comune decenza non si allineavano molto bene con gli standard drow.
"Abban nau-ogglin" rispose, a voce abbastanza alta perché l'altro drow sentisse. Poi si avvicinò all'esoscheletro del ragno e fece quello che aveva fatto Krystel poco prima: si aggrappò e si sollevò in punta di piedi per poter guardare in faccia il suo interlocutore. Gli spiegò il più dettagliatamente possibile quello che Krystel si aspettava da lui, e non fu per niente facile. L'ex-drider sembrava non riuscire a capire come mai i suoi salvatori non volessero prenderlo come schiavo, che sarebbe stata la cosa più semplice; perché pretendevano da lui una promessa di comportamento corretto, anziché legarlo e tenerlo lontano dalle armi?
"Ah, un'ultima cosa" pretese Krystel, prima che Daren si mettesse all'opera per fare a pezzi l'esoscheletro e liberare il suo contenuto. "Fatti dire il suo nome. Non mi fido delle promesse di qualcuno che non rivela nemmeno il suo nome. Digli che non lo guarirò se non si presenta."
Daren non si curò di nascondere la sua espressione stupefatta. "Sorella! Ora mi sorprendi, il tuo cuore si è improvvisamente indurito?" Le domandò, in tono scherzoso. Lui aveva sempre avuto una sorta di timore reverenziale verso Krystel, ma soprattutto per abitudine culturale. Dopo averla vista rischiare la vita per salvare un perfetto sconosciuto, aveva smesso di camminare sulle uova davanti a lei. Alla fine si era reso conto che sua sorella non era una vera drow, non nel modo in cui la cultura lolthiana in cui era cresciuto intendeva i drow.
"No, sappiamo benissimo che lo farò lo stesso, ma tu sai bluffare meglio di me" ammise lei con una scrollata di spalle.
Daren sorrise, soddisfatto dalla risposta. Era bello sentirsi apprezzati.
Tornò a parlare con l'altro drow riferendogli la nuova richiesta che sapeva di ricatto.
"Ha detto di chiamarsi S'lolath. Non mi ha fornito un cognome, forse non ce l'ha."
Krystel si strinse nelle spalle.
"Va bene così. Tiralo fuori, voglio solo tornare nella nostra caverna e riprendere fiato."

Mentre Daren spaccava la barriera di chitina a colpi di spada, Krystel si guardò intorno, facendo la cernita delle conseguenze del loro rituale. Tutta la sugilite era andata distrutta, polverizzata, come se la sua energia fosse stata completamente prosciugata. E quella non era certo una pietra facile da prosciugare! Anzi, era famosa per essere troppo energetica, troppo instabile per certi incantesimi. Questo le fece correre un brivido lungo la schiena: la maledizione che aveva colpito quel drow non era una cosa da poco, di sicuro ce l'avevano fatta per un pelo, e se fosse successo di nuovo lei non avrebbe potuto fare nulla per aiutarlo. Quanto spesso poteva capitare di imbattersi in una caverna ricoperta di una pietra semipreziosa altamente energetica e in quantità così grandi? Forse c'era un altro modo per spezzare la maledizione dei drider, ma quale? Fare appello a divinità più potenti di Lolth? Ricorrere a un incantesimo arcano che poteva essere alla portata solo dei migliori arcimaghi?
La strega si sentì molto sollevata che avesse funzionato. Altrimenti non avrebbe saputo cosa fare. Avrebbe potuto chiedere aiuto a Chauntea, la sua dea, ma si sarebbe davvero intromessa nelle questioni private fra un'altra dea e i suoi fedeli?
"Possiamo andare" la voce di Daren la riscosse dalle sue elucubrazioni. Aveva estratto l'altro drow dalla sua prigione di chitina e gli aveva prestato il suo mantello per coprire la sua nudità.
"Lui ce la fa a camminare?" Domandò, indicando il loro nuovo alleato. O non-nemico, insomma.
"Può appoggiarsi a me, ma se tu avessi modo di guarirgli la gamba di sicuro potrebbe camminare meglio."
Krystel annuì. Non aveva preparato molti incantesimi di cura per quel giorno, perché il Buio Profondo le aveva insegnato a dare la precedenza agli incantesimi di protezione. Però aveva ancora abbastanza magia per aggiustare un osso se necessario.
I drow risalirono senza fretta la scala di corda che i due fratelli avevano appeso per tornare alla galleria sovrastante, S'lolath con speciale cautela perché aveva ancora un braccio rotto. Né Krystel né Daren si accorsero che prima di cominciare la risalita lui si era chinato un istante a raccogliere il nastro per capelli che la strega aveva lasciato cadere proprio lì, qualche giorno prima.

   
 
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