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Autore: Xephil    01/11/2020    5 recensioni
Concluso il Rating Game con Raiser, la vita di Zayden e del gruppo Gremory sembra essere tornata in una condizione di pace.
Ancora una volta, però, tale calma non è destinata a durare: due misteriose guerriere della Chiesa giungono in città per contrastare un nemico riemerso dal doloroso passato di Kiba e intento a scatenare un nuovo orrore sul mondo. E quando viene rivelata la sua alleanza con un nuovo, potente nemico in grado di minacciare le Tre Grandi Fazioni stesse, Zayden si troverà costretto da una parte a proteggere il suo nuovo gruppo e dall'altra a impedire che l'ormai furente Kiba sprofondi per sempre nello stesso baratro oscuro che lui ha già conosciuto: la vendetta.
Nel frattempo, altri individui riemergono dal passato e il futuro del Sekiryutei sembra divenire ogni giorno più incerto e buio...
Dalla storia:
[“E che altro dovrei dire con quest'improvvisata?!”
“Secondo te, cosa può voler dire che sono venuta qui? Non potrebbe essere semplicemente che un'anziana nonna è venuta a trovare suo nipote per vedere come sta, razza di somaro?”
...
"Sai, Ddraig, ho sempre più l'impressione di essere venuto al mondo proprio per rompere il culo agli esseri sovrannaturali come questo corvaccio!"]
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rias Gremory, Un po' tutti, Yuuto Kiba
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'DxD: A Dragon's Fate'
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Newlife: Alleanze e progetti futuri
 
Zayden POV:
 
“Salve, Sekiryutei.”
 
“…Ok. Che ci fai tu ancora qui?”
 
Erano passati alcuni giorni dalla battaglia contro Kokabiel e la nostra vita alla Kuoh Academy era tornata alla sua solita pace. Tuttavia, oggi, dopo che io e Asia eravamo arrivati nella sala del Club di Ricerca dell’Occulto, come sempre nel doposcuola, Rias ci aveva informati che ci sarebbe stata una sorpresa. Inizialmente non avevo idea di che cosa intendesse, ma, prima che potessi chiedere spiegazioni, la porta della sala si aprì ed entrò una persona che mi fece sgranare gli occhi. Sì, perché questa persona altri non era che la spadaccina inviata dalla Chiesa, Xenovia!
 
“Ben arrivata” la salutò Rias con un sorriso compiaciuto che mi fece subito capire che non solo sapeva chi sarebbe arrivata, ma anche che c’era qualcosa sotto che le garbava non poco. Qualcosa che, chissà perché, non mi dava una bella sensazione. Per niente.
 
“Dalle espressioni di tutti, deduco che io e Asia siamo gli unici a non essere stati ancora aggiornati sulla situazione” dissi osservando la mancanza di sorpresa o confusione sui volti di Akeno, Kiba e Koneko. “Quindi potresti illuminarci? E, ti prego, non dirmi che c’è un altro casino della Chiesa da risolvere perché in tal caso, sicuro come il fatto che possiedo un Longinus, io me ne lavo le mani stavolta e non mi rifaccio coinvolgere manco per niente. Imparino a pulirselo da soli il culo quelle quattro tonache multicolore.”
 
“Zayden-san!” mi disse Asia con un tono che suonava di rimprovero.
 
Io mi limitai a scrollare le spalle. “Beh, è la verità.”
 
Dall’altra parte della sala, dietro alla sua scrivania, Rias non seppe trattenere una risatina. “Tranquillo, Zayden, non è niente del genere stavolta. Vedete, Xenovia è appena diventata il nuovo Cavaliere della famiglia Gremory, per questo è qui.”
 
“Cerchiamo di andare d’accordo con lei, va bene?” aggiunse Akeno col suo solito sorriso.
 
Guardai prima Rias, poi Akeno, Xenovia e infine di nuovo Rias con un’espressione neutra, cercando di realizzare quello che mi era stato appena detto. Sapevo di non essere né sordo né tonto, eppure avevo sentito qualcosa che era chiaramente un’idiozia, perciò mi dovevano star prendendo in giro. “Lei. Il tuo nuovo Cavaliere. Una tua serva, intendi? Un pezzo della tua Scacchiera?”
 
“Proprio così” rispose Rias serafica, come se si fosse aspettata la mia incredulità. Questo non fece che rendermi ancora più scettico da una parte e sorpreso dall’altra.
 
“Non è possibile. Lei, una dei galoppini della Chiesa e per giunta delle loro fanatiche, sarebbe diventata volontariamente una membra della tua Scacchiera, una tua serva? Tra tutte le cretinate che abbia mai sentito in vita mia, questa è la più…” In quel momento mi voltai verso Xenovia…in tempo per vedere due inconfondibili ali nere da pipistrello emergere dalla sua schiena. “…cretina.”
 
“Tu dici?” Ora la voce di Rias era chiaramente beffarda e questo mi irritò non poco, tuttavia non riuscì a risponderle indietro perché al momento il mio stupore superava l’irritazione.
 
“Ti sei fatta davvero reincarnare in una diavola? TU?!”
 
“Anche noi l’abbiamo saputo poco fa e ci dobbiamo ancora abituare all’idea” disse Kiba sorseggiando la sua tazza di tè.
 
“Già” concordò Koneko mangiucchiando una ciambella dal suo solito posto sul divano.
 
“Dopo aver saputo che Dio è morto, nella disperazione, l’ho supplicata di reincarnarmi in una diavola, come segno di abbandono della mia fede” ci spiegò Xenovia in tono neutro.
 
“…Supplicata? Sul serio?!” non potei non ripetere, totalmente incredulo. Dovevo ammettere che non avrei mai previsto che Xenovia potesse prendere una decisione tanto radicale sulla sua vita.
 
“Sono davvero felice di avere un’alleata capace di usare Durandal. Con lei e Yuuto, ora abbiamo un duo di potenti spadaccini” disse Rias con voce soddisfatta. E ti pareva se non le era sembrata un’occasione!
 
In quel momento notai anche un’altra cosa che non mi piacque affatto: “E indossa pure la divisa scolastica… Fammi indovinare: frequenterà pure la Kuoh Academy come noi?”
 
“Sì, esatto. Frequenterò il secondo anno di questa scuola. Quindi…andiamo d’accordo, Zayden-senpai!” mi rispose Xenovia, usando un tono fin troppo dolce per le ultime tre parole, ma completamente rovinato dalla sua espressione rimasta della sua solita serietà.
 
“Risparmiati questi tentativi di fare la carina, o almeno prima allenati a cambiare espressione in relazione al tono che usi. Al momento, contrastano fin troppo.”
 
“Capisco. Ho cercato di imitare Irina, ma ancora non mi riesce bene” disse lei portandosi una mano al mento con espressione pensierosa.
 
“Mettendo un attimo tale questione da parte, come mai hai preso una simile decisione? Questo non è come decidere se prendere una piadina o un panino al bar, si tratta di un cambiamento radicale della tua vita. Un rinnego completo di tutto ciò che sei stata e in cui hai creduto finora, lo sai, no? Allora perché?” non potei non domandarle. Se dovevo essere sincero, ero davvero spiazzato dalla sua scelta. Non era qualcosa che mi sarei mai aspettato da una come lei.
 
“Ora che so che Dio è morto, la mia vita è allo sbando. Tutto quello che sapevo e credevo si è rivelato essere un’illusione, per questo ho creduto che dovessi trovare un nuovo inizio” rispose Xenovia mantenendo sempre uno sguardo pensieroso. “Ma avrei davvero dovuto schierarmi coi diavoli, coloro che erano i miei nemici? Vero, lei è la sorella di un Maou, ma avrò fatto davvero la cosa giusta? Dimmelo, Signore- AHI!” E concluse quell’intero discorso con un gridolino di dolore e crollando accucciata a terra con la testa tra le mani, come se fosse stata di colpo in preda a una forte emicrania.
 
“Questa scena l’ho già vista” commentò piatta Koneko.
 
“Io pure” le diedi ragione. Dopotutto, era la stessa cosa che accadeva ad Asia tutte le volte che chiamava il nome di Dio da quando era diventata una diavola, visto che si dimenticava sempre che tale nome non poteva essere pronunciato da creature con un’aura demoniaca o simile. Detto questo, non potevo dire di non essere sorpreso dalle parole di Xenovia: da quanto avevo potuto capire, si era fatta reincarnare in una diavola da Rias non dopo una lunga e meditata riflessione interiore, ma piuttosto nell’impeto di una decisione improvvisa e su cui apparentemente non si era interrogata più di tanto. Letteralmente l’aveva pensato e aveva deciso di farlo.
Arrivati a questo punto, non saprei se definirla strana, mutevole o semplicemente tonta, pensai. Certo, è anche vero che sapere della morte di Dio dev’essere stato il peggiore degli shock per una come lei, ma, anche in questo caso, scegliere un simile cambiamento di vita con così poca vera riflessione… Sono sinceramente spiazzato.
In quel momento, mentre ci pensavo su, mi venne in mente un’altra domanda: “E Irina, invece? Che ne è stato di lei? L’hai rivelato anche a lei?”
 
“È ritornata al quartier generale assieme alle cinque Excalibur recuperate, compresa la mia. Anche i ‘frammenti’ che fungono da nuclei delle spade andate distrutte sono stati recuperati, nonostante il loro stato. Così almeno la missione di recupero è stata completata, visto che, se sono in possesso dei nuclei, possono usare l'alchimia per riparare le Spade Sacre. E no, non gliel’ho detto” mi rispose la spadaccina rialzandosi, un’espressione malinconica sul volto. “La fede di Irina è più forte della mia. Se le avessi detto che Dio è morto, ne sarebbe stata distrutta in modo forse non recuperabile. Inoltre, la conoscenza di un segreto proibito come questo mi ha resa un intralcio per la Chiesa. Ora sono un’eretica e perciò mi hanno allontanata. A parte questo, non potevo dire a Irina il vero motivo per cui sono diventata una diavola. Lei era davvero delusa da questa mia scelta, per cui il nostro è stato davvero un duro addio, il più difficile che avessimo mai avuto. Probabilmente, la prossima volta che ci rincontreremo, saremo nemiche.”
 
Interessante. Allora non è stata solo la scoperta della morte di Dio e il desiderio di ricominciare a spingerla verso i diavoli, riflettei. E, ancora una volta, non posso che definire terribilmente prevedibile il comportamento della Chiesa. Non hanno fatto altro che eliminare un elemento scomodo per la loro religione e i loro fedeli, proprio come hanno fatto con Asia. Mi danno il voltastomaco.
In quel momento, un altro pensiero mi attraversò il cervello: ecco la risposta all’interrogativo che mi ero posto in precedenza, quando mi ero chiesto cosa sarebbe successo se Xenovia e Irina avessero scoperto la verità sul loro amato Dio, in base alle loro personalità e al loro livello di fede. Come sospettavo, tra le due era Irina la più credente e fedele. È indubbio che una simile rivelazione su Dio l’avrebbe devastata fino al punto di non ritorno, o dovrei dire di recupero impossibile in questo caso. Forse sarebbe addirittura impazzita una volta saputo della sua morte. Invece Xenovia, proprio in virtù della sua fede più moderata e flessibile, è riuscita ad accettare un po’ più facilmente tale verità, perlomeno quel tanto che bastava ad andare avanti. Tuttavia, lo shock è stato comunque tale da mettere in crisi tutto ciò che aveva creduto fino a quel momento e, nella disperazione, ha ironicamente trovato rifugio proprio tra le braccia di coloro che prima aveva bollato come acerrimi e mortali nemici. Come se avesse percepito più sincerità ed empatia da parte loro, che l’hanno aiutata anche quando non avevano obblighi verso di lei, che da parte dei suoi ex-alleati, che l’avevano mandata a sacrificarsi in nome di qualcuno che ormai non esiste nemmeno più. A pensarci bene, non è nemmeno così tanto sorprendente che abbia preso una simile decisione, se si considera il tutto. Più fedele è il cristiano, tanto maggiore è il dolore che prova quando scopre la verità, così come tanto imprevedibili ed estreme possono essere le sue reazioni. Può reagire come Xenovia, in modo migliore o peggiore, e, nel peggiore dei casi, potrebbe addirittura rifiutare quella stessa verità. Heh, non voglio neanche pensare a cosa capiterebbe alla parte cristiana della razza umana, se venisse fuori questa storia.
 
“Allora è per questo che ti sei reincarnata in una diavola?” le chiese in quel momento Asia. Essendosi già trovata in una situazione simile alla sua, era stato facile anche per lei dedurre la verità non detta sul trattamento riservato alla spadaccina.
 
“Mi dispiace, Asia Argento” le disse Xenovia in tono mortificato, suscitandole un versetto di sorpresa. “Dal momento che il Signore non c’è più, non c’è nessuno da amare e che ci possa salvare. Mi spiace per ciò che ti ho detto e per averti definita una strega. Mi dispiace davvero. Se può farti stare meglio, sentiti libera di colpirmi.” E piegò addirittura la testa davanti a lei, sia in segno di scusa che di sottomissione a un’eventuale punizione.
 
“Non-non lo farei mai!” esclamò subito Asia con tono scandalizzato.
 
“Sono passata dall’essere una nobile posseditrice di Spade Sacre ad un’eretica che ha infranto un tabù” proseguì Xenovia, senza badare alle sue parole. “Ricordo ancora il modo in cui hanno iniziato a guardarmi. Devi aver passato la stessa cosa.”
Più parlava, più il suo tono si riempiva di vergogna e sconforto, al punto che persino io non riuscii a non provare della pena per lei. Dell’orgogliosa e fanatica spadaccina agli ordini della Chiesa non aveva davvero più niente.
Adesso era solo una ragazza che aveva perso tutto e che tutti avevano abbandonato. Proprio com’era accaduto ad Asia prima di lei. Non c’era da sorprendersi che ora si sentisse affine alla mia sorellina adottiva.
 
“Xenovia-san, io…sono davvero felice della mia vita adesso” le parlò Asia, stavolta usando un tono molto più gentile e premuroso, al punto che l’interpellata non poté non guardarla sorpresa. “Potrò anche essere diventata una diavola, ma questo mi ha permesso di trovare degli amici preziosi. Perciò, sono davvero felice! E non ho alcun rancore verso di te. Non l’ho mai avuto, Xenovia-san!”
 
La blu l’osservò interdetta per alcuni secondi, infine anche la sua bocca si allargò in un sorriso, il primo che le vedevo fare quel giorno. “Capisco. Te ne sono grata. In tal caso, vorrei chiederti un favore: mi potresti accompagnare a fare un giro nella scuola qualche volta?”
 
Stavolta fu Asia a rimanere per un attimo sorpresa da quella richiesta, ma rispose subito con un’espressione solare: “Ma certo!” Poi parve avere un’idea: “Ah, a proposito, il prossimo fine settimana abbiamo intenzione di uscire per andare a divertirci tutti assieme. Ti piacerebbe unirti a noi, Xenovia-san?”
 
“Per questa volta passo, ma la prossima volta mi farebbe molto piacere.” Gli occhi di Xenovia si spostarono poi su Kiba. “In quanto posseditrice della Spada Sacra Durandal, mi piacerebbe anche poter duellare contro il possessore della Spada Sacra Demoniaca.”
 
“Anch’io ne sarei felice” disse Kiba ricambiando il sorriso. “E questa volta posso assicurarti che non perderò.”
 
Osservandoli, non potei non sorridere a mia volta. Alla fine della fiera, avevo mal giudicato anche Xenovia, o almeno in modo eccessivo: il suo fanatismo era colpa della Chiesa, non suo. Anzi, sembrava una brava ragazza ora che seguiva semplicemente sé stessa. Confusa e strana, certo, ma buona e abbastanza umile da riconoscere i suoi sbagli e chiedere scusa per essi.
In quel momento, pensando allo scambio tra lei e Kiba, un dubbio mi assalì: “Aspetta un attimo. Pur avendoti bollato come eretica, sul serio ti hanno lasciato tenere la Durandal? Non te l’hanno sequestrata come Excalibur?”
 
“Dovevo ridare loro la mia Excalibur in ogni circostanza, visto che non è mai stata davvero mia e che, a differenza della Durandal, ci possono essere altri individui in grado di utilizzarla. Per quanto riguarda Durandal, nonostante il mio esilio dalla Chiesa, io sono e rimango la sua attuale posseditrice, l’unica che può impugnarla, e dunque mi spetta di diritto. In ogni caso, Durandal mi basta come arma, quindi aver perso Excalibur non mi turba più di tanto.”
 
“E sei riuscita a reincarnarla usando un solo pezzo Cavallo?” domandai rivolto a Rias, la quale mi rispose con un sorrisetto compiaciuto.
 
“A quanto pare.”
 
“Probabilmente l’Evil Piece ha stimato solo il mio valore personale, non quello di Durandal. Sembra che io non sia granché paragonata alla mia spada, non che sia qualcosa di cui ci si deve sorprendere…” osservò Xenovia con un tono tra il rassegnato e il malinconico.
 
Sinceramente, non credo sia questo il motivo. Da quanto ne so, gli Evil Pieces considerano parte del potenziale di un individuo qualsiasi cosa egli possieda, a patto che possa appunto influenzare il suo potere e le sue abilità, quindi in questo caso avrebbero dovuto considerare anche la Durandal insieme a lei. Rivolsi di nuovo lo sguardo verso Rias. Che il suo valore come ‘Re’ sia aumentato dopo le recenti battaglie?
 
“Che cosa c’è? Qualcosa non va?” mi chiese la rossa diavola guardandomi perplessa.
 
“No, niente d’importante. Non preoccuparti.” Le posi poi la domanda che in quel momento mi premeva di più: “Piuttosto, come si è dichiarata la Chiesa dopo tutto questo casino con Kokabiel?”
 
“La Chiesa si è messa in contatto con noi, più precisamente con i Maou per parlare di questo incidente. Hanno detto: ‘Vorremmo parlarvi riguardo le azioni poco chiare e disoneste degli angeli caduti, anche se lo riteniamo insoddisfacente’” mi rispose Rias con un’espressione affatto contenta. “Hanno anche chiesto scusa per Balba, perché è stato un loro errore esserselo lasciato sfuggire in passato.”
 
“Tutto qui? Davvero ridicolo da parte loro.”
 
“Sono d’accordo. A parte questo, la verità sull’incidente è stata inviata sia alla fazione di Dio sia a quella dei diavoli da parte del governatore degli angeli caduti, Azazel. Il furto di Excalibur era un piano organizzato solo da Kokabiel, gli altri leader degli angeli caduti non ne sapevano nulla. Aveva progettato di creare tensioni tra le Tre Grandi Fazioni per dare così inizio a un'altra guerra. Per queste sue colpe, è stato sigillato nel Cocito, congelato per l'eternità.”
 
“Questa è una buona notizia. Almeno non dovrò più vedere la sua faccia da culo piumato” dissi annuendo soddisfatto.
 
“Non avrei mai pensato, però, che questa vicenda si sarebbe conclusa con l'intervento del Vanishing Dragon. Hanno fermato la furia di uno dei loro leader inviando un loro sottoposto” continuò Rias. “Mi hanno anche riferito che ci sarà con molta probabilità un incontro tra i rappresentanti degli angeli, i diavoli e gli angeli caduti, poiché, a quanto pare, c'è qualcosa di cui Azazel vuole parlare. Sembra abbia detto anche che vuole scusarsi di persona con noi per i guai causati da Kokabiel, ma, sinceramente, mi pare strano che uno come Azazel voglia scusarsi…”
 
Il tono disgustato che usò per quest’ultima frase, per altro accompagnato da uno scrollo di spalle, mi sorprese e incuriosì. Non ho mai conosciuto di persona il governatore degli angeli caduti, ma da quanto ho sentito sembra sia una persona con un ego smisurato. E pare che anche Rias lo veda così, pensai. Sarà meglio stare molto in guardia intorno a lui, quando lo vedremo.
 
“Siamo stati invitati anche noi a quella riunione. Dobbiamo riferire quello che è successo durante la battaglia, dal momento che siamo stati coinvolti nell'incidente.”
 
Partecipare a un incontro tra i capi principali delle Tre Grandi Fazioni? Cazzo, questo sì che è un evento unico e inaspettato! Dopo così tanta stasi tra di loro, pare che le cose ricomincino finalmente a muoversi. Molto bene. Questo andrà sicuramente a vantaggio mio e dei miei obiettivi. Heh, alla fine della fiera, forse un minimo sei stato utile, Kokabiel! In quel momento, mi venne un’altra domanda in mente: “Quindi è confermato che il Vanishing Dragon agisce per la fazione degli angeli caduti, eh?”
 
“Proprio così” fu Xenovia a rispondermi. “Azazel sta raccogliendo intorno a sé i possessori di Sacred Gear, specialmente quelli dei Longinus. Non so cosa stia tramando, ma sicuramente non è una cosa buona. Il Vanishing Dragon è il loro miglior combattente e ho sentito addirittura dire che è la quarta o quinta persona più forte all’interno di quella fazione, inclusi i leader dei Grigori. Tuttavia, non avendo mai visto né la sua massima potenza né la tua, Zayden Ward, non sono in grado di dire chi di voi due sia il più forte.”
 
“Oh, non devi preoccuparti di questo. Dopotutto, ho il vago sentore che lo rivedrò presto e allora stabiliremo chi dei due è il più forte” replicai io osservandomi la mano destra e facendone schioccare le dita. Nonostante l’avessi visto per la prima volta solo poche sere fa, sentivo già una notevole attrazione verso di lui e un feroce desiderio di combatterlo. E la cosa più sorprendente era che avevo la sensazione che non fossero semplicemente le nostre identità di Sekiryutei e Hakuryukou a renderci automaticamente rivali. Nel momento stesso in cui il mio pugno si era scontrato con la sua mano, avevo sentito il mio istinto di combattente smaniare per affrontarlo. Non quello di drago legato a Ddraig, ma il mio di umano, che avevo sentito tante volte durante il mio addestramento nel Seishin-Do, soprattutto verso il mio Sensei. Possibile che lo sentissi già come un degno avversario che volevo sconfiggere a tutti i costi? Probabilmente sì.
 
“Ora, detto questo e prima di ricominciare le nostre attività del club, avrei anch’io delle domande da fare. Per essere precisi, verso di te, Zayden” disse Rias riportando lo sguardo su di me.
 
“Lo immaginavo. Chiedi pure, allora. Se potrò risponderti, lo farò senza problemi, ma ricorda che non risponderò a domande che ti ho già negato in passato.”
 
“Non preoccuparti, lo so bene. Per questo sono sicura che risponderai tranquillamente.”
 
“In tal caso, procedi. Prima domanda?”
 
“Come avete fatto tu e tua nonna a distruggere il cerchio magico creato dall’energia delle Excalibur? In teoria, solo la sconfitta di colui a cui era legato il cerchio avrebbe dovuto fermarlo, ma voi siete invece riusciti a interromperlo. Come?”
 
“Su questo, credo sia più giusto che ti risponda…lei.” E indicai la porta che conduceva alla piccola cucina presente nell’edificio del club, che si aprì proprio in quel momento rivelando la figura di Nonna che spingeva in avanti un carrello con sopra alcune tazze, una teiera fumante e numerosi piatti pieni di dolcetti, biscotti e altri dolci.
 
“Eccomi qui! Scusate il ritardo, ma ho considerato che eravamo due in più dell’ultima volta e così c’ho messo un po’ più di tempo per preparare tutto” disse Nonna in tono gentile, per poi iniziare a passare le tazze a ognuno di noi.
 
“Lucia-san? Stavi preparando tu il tè per tutti noi?” esclamò Rias chiaramente sorpresa, prima di guardare Akeno. “Ecco perché non ti avevo vista andare a preparare nulla finora!”
 
La sua Regina le rispose col suo solito sorriso. “Lucia-san è arrivata poco prima di voi e ha insistito per preparare lei la merenda, come ricompensa per la nostra vittoria. Ho chiesto di poterla almeno aiutare, ma anche in questo caso non ha voluto sentire ragioni.”
 
Ridacchiai a quelle parole. “Non mi sorprende. La mia vecchietta sa essere maledettamente cocciuta, quando vuole.”
 
“Da qualcuno avrai pur preso, no, nipote?” fece Nonna ridendo a sua volta e servendo nel contempo il tè a tutti.
 
Rias ci fissò interdetta per qualche secondo, poi non riuscì a non ridere pure lei. “Chissà perché non sono sorpresa.” La sua espressione divenne di colpo confusa. “Un momento, come sarebbe ‘due in più’? Capisco Xenovia, ma non vedo altre persone oltre a noi qui.”
 
“Oh, invece ti sbagli, rossa. Qualcun altro c’è eccome ed è proprio qui con me” replicai io con un ghigno, mentre Nonna riempiva la mia tazza di tè e poggiava accanto ad essa anche un piattino con dentro del latte caldo. Quando Rias rivolse la sua perplessità verso di me, mi battei delicatamente sull’addome e dissi in tono gentile: “Darak, su vieni fuori! C’è la merenda!”
Per sommo stupore di tutti, dopo qualche secondo, sotto la mia camicia prese a muoversi qualcosa e dal mio colletto fece capolino la testa di Darak; il serpente mi scivolò lentamente lungo il torso e infine si raggomitolò sopra le mie gambe, aprendo la bocca in un grosso sbadiglio che mise in mostra le sue zanne velenifere. Ancora una volta sfoggiava una dimensione nuova, visto che non sembrava misurare più di un metro di lunghezza.
 
“…Stavo facendo un bel sogno…” si lamentò Darak scuotendo lievemente il capo, il tono impastato dal sonno.
 
“Mi dispiace avertelo interrotto, ma guarda il lato positivo: c’è il tuo latte qui! Fatto come piace a te!”
 
Il mio famiglio fissò il piattino in questione, poi spostò lo sguardo verso Nonna, la quale annuì sorridendo. “Tiepido e con due cucchiai esatti di miele” affermò.
 
Il muso di Darak parve piegarsi in un sorriso e la sua coda si srotolò quel tanto che bastava ad avvolgersi intorno al piattino e portarselo vicino alla bocca. Invece di bere subito, fece prima scattare la lingua biforcuta in un piccolo assaggio, dopodiché, apparentemente soddisfatto dal sapore, immerse la mandibola all’interno del latte e iniziò ad aprirla e chiuderla, bevendo ogni volta un piccolo sorso. “Buono” commentò facendo scattare di nuovo la lingua, stavolta in una sorta di imitazione di una leccata di baffi.
 
Tutti osservarono la scena piuttosto increduli, al punto che nessuno emetteva più un fiato; alla fine, fu Kiba a riprendere la parola per primo: “…ma lui è stato tutto il tempo sotto i tuoi vestiti?”
 
Sia io che Darak lo guardammo storto. “Potresti formularlo in modo un po’ meno ambiguo la prossima volta? Detto così, sembra quasi che stessimo facendo qualcosa di sconveniente…” dissi io con un sospiro.
 
“E comunque, per risponderti, io viaggio sempre in questo modo quando siamo insieme” continuò Darak appoggiando il piattino sul tavolo. “O anche in questo modo.” Rapido, risalì il mio petto e iniziò ad avvolgersi intorno al mio collo, al contempo le sue dimensioni iniziarono a ridursi ancora una volta; dopo pochi secondi, era diventato talmente piccolo da poter stare nascosto sotto il colletto della mia camicia come se fosse stato una collana. “Visto?” chiese riemergendo dall’abito e ritornando delle dimensioni precedenti, mentre si riportava sopra le mie gambe.
 
“Il mio buon Darak è un rettile speciale, ma pur sempre un rettile. Gli piace e ha bisogno di stare a contatto con sorgenti di calore e superfici calde, per questo sta sempre a contatto con la mia pelle quando ci muoviamo insieme” spiegai accarezzandolo e grattandolo intorno al collo. “In quanto Sekiryutei, ho una normale temperatura corporea più alta della media e quindi risulto particolarmente piacevole come stufa per lui.”
 
Il modo in cui il rettile si mosse contro la mia mano dovette far pensare ad Asia, seduta accanto a me, che gli piaceva essere coccolato perché la vidi allungare una mano verso di lui dicendo: “Che carino!”
L’avesse mai fatto: nel momento esatto in cui la sua mano si avvicinò a Darak, questi si alzò di un terzo della sua lunghezza e allargò dei lembi di pelle ai lati del collo, divenendo identico a un cobra quando assumeva la posizione intimidatoria. Quella reazione così aggressiva e il forte soffio che emise in seguito, snudando di nuovo le sue zanne, fecero ritrarre spaventata Asia.
 
“Non toccarmi” sibilò Darak facendo guizzare la lingua biforcuta tra i denti. Nonostante la sua taglia attualmente molto ridotta, l’istinto omicida che emanava era tale che non solo Asia, ma anche tutti gli altri presenti, eccetto me e Nonna, ebbero un brivido e si misero istintivamente in guardia. “Non sono un animale domestico. Non ti ho mai dato il permesso di toccarmi.”
 
Capii che era meglio calmare un po’ la situazione, quindi appoggiai una mano sul dorso di Darak e applicai una lieve pressione per fargli capire che doveva calmarsi. “Va bene, ora basta. Calmiamoci tutti. Asia non lo sapeva che non ti piace essere toccato dagli sconosciuti, Darak, perciò non fare troppo il prepotente e perdonala. Ti assicuro che non aveva cattive intenzioni, né voleva trattarti da animale domestico.”
 
Il serpente rimase a fissare Asia, la quale, superato lo spavento iniziale, si affrettò ad annuire ed esclamare: “S-Sì, è p-proprio così! Ti chiedo s-scusa!”
 
Anche se non sembrava del tutto convinto, alla fine, Darak richiuse il collare e si riabbassò sulle mie gambe, lasciando svanire del tutto la sua aura omicida. “Scuse accettate, ma che non riaccada più. Decido solo io chi può toccarmi e chi no” sentenziò secco per poi riprendere il suo piattino e bere un altro po’ di latte.
 
Non potei non sospirare. “Chissà perché sapevo che qualcosa del genere sarebbe successa… Scusatelo, ma da buon rettile è tendenzialmente un tipo introverso e schivo, perciò fatica molto ad aprirsi con gli sconosciuti. Dato che ho già passato parecchio tempo intorno a voi, sa che non siete un pericolo e quindi è abbastanza tranquillo da potersi esporre senza problemi, ma non a sufficienza da lasciarsi avvicinare come fa con me. Dovrete avere pazienza e dargli tempo, tuttavia vedrete che in futuro sarà di sicuro più permissivo e rilassato anche con voi.”
 
“Vedremo” obiettò palesemente scettico Darak, separandosi un attimo dalla sua bevanda. “Vedremo.”
 
“Su dai, basta ora fare lo scontroso” lo rimproverai prima di guardare Asia, ancora spaventata per la reazione aggressiva del mio famiglio. “Calmati anche tu, Asia. Ti assicuro che Darak non voleva essere cattivo con te, è solo molto sensibile al contatto fisico. Dev’essere sempre lui il primo a permetterlo, altrimenti il suo istinto lo fa sentire minacciato, perciò non sentirti in colpa o in pericolo. Finché io mi fiderò di voi e vi riterrò innocui, lui non vi farà nulla. Credimi.” E conclusi dandole un buffetto delicato sulla testa.
 
Con quello, Asia parve finalmente rilassarsi. “Ti credo, Zayden-san. Farò come consigli. E…scusa ancora, D-Darak-san.”
 
L’unica risposta del rettile fu stavolta un semplice cenno del capo, ma fu sufficiente per rilassare del tutto sia Asia che gli altri -eccetto Nonna chiaramente, visto che era l’unica altra persona presente di cui Darak già si fidava appieno-, così ne approfittai per rivolgermi a Rias: “Continuiamo il discorso?”
 
“…Sì, certo” rispose lei dopo una piccola pausa. Era chiaro che quell’ultimo scambio l’aveva molto sorpresa, ma si ricompose in fretta. “Dicevo: come avete fatto a infrangere il cerchio magico di Kokabiel senza per forza sconfiggerlo, Lucia-san?”
 
“Non è stato facile, ma, se devo essere sincera, al tempo stesso mi aspettavo che fosse molto più difficile” rispose Nonna finendo di versarci il tè e posizionando sul tavolo i piatti coi dolci, che Koneko non perse tempo a farne subito incetta. “Dopo che mio nipote ha finito di occuparsi di Bernael, siamo arrivati alla vostra scuola e ci siamo messi ad analizzare il cerchio magico che quel Balba aveva creato per fondere le Excalibur. O meglio, io mi sono messa ad analizzarlo, mentre Zayden ha invece collaborato con Darak per comunicare con voi e darvi una mano a guadagnare tempo.”
 
“E qui mi permetto di approfittarne per spiegare un’altra cosa: quando ho detto che io ero lì con Darak e al tempo stesso non lo ero, intendevo proprio questo” m’intromisi io. Quando tutti mi guardarono interrogativi, infilai una mano in tasca e ne trassi l’anello che avevo messo quella sera al collo di Darak. “Vedete quest’anello? È un’altra creazione della mia amata nonnina.” Le rivolsi un occhiolino e lei ridacchiò. “A prima vista, può sembrare un anello runico come quelli che uso in battaglia, ma in realtà è qualcosa di diverso. Vedete, si tratta di un anello di collegamento mentale.”
 
“Collegamento mentale?” mi chiese Kiba, perplesso.
 
“Esatto. Si tratta di un oggetto che mette la mente di chi lo indossa in contatto con chiunque egli voglia, a patto che la persona contattata accetti di ricevere il collegamento e non faccia resistenza nel momento in cui le due menti vengono a contatto.” Mentre parlavo, infilai l’anello al collo di Darak e, seppur fosse più largo del suo corpo, nel momento stesso in cui lo lasciai, esso si rimpicciolì adattandosi automaticamente alle sue dimensioni. Dopo alcuni secondi, l’anello s’illuminò e sentii la stessa strana sensazione di vertigine provata la prima volta che lo usammo; lasciando vuota la mia mente, avvertii quella sensazione avvolgermi tutta la testa e contemporaneamente avvertii un’altra presenza comparire al suo interno, che riconobbi come la mente di Darak. Lasciai che il processo si completasse, prima di riprendere parola: “Adesso la mia mente e la sua sono collegate, di conseguenza entrambi possiamo vedere quello che l’altro vede…”
 
“…e anche parlare uno attraverso la bocca dell’altro.” Quest’ultima frase, però, la pronunciai appunto tramite la bocca di Darak e dovetti poi soffocare una risata nel vedere le facce che assunsero tutti nel sentire la mia voce uscire dalle mascelle del mio famiglio, mossesi esattamente come le mie labbra.
 
“In questo modo, possiamo tenere d’occhio due diverse situazioni e agire di conseguenza” parlò Darak usando a sua volta la mia bocca per parlare e, di nuovo, dovetti sforzarmi per non ridere, visto che avevano assunto delle espressioni ancora più sconvolte nel momento in cui mi avevano sentito parlare con la voce bassa e sibilante del serpente.
 
“Ed ecco perché posso dirvi che ero e al tempo stesso non ero sul vostro campo di battaglia quando ho mandato Darak a supportarvi. Non ero io, ma stavo comunque vedendo tutto e, ogni volta che l’ho ritenuto opportuno, sono stato anche in grado di parlare per darvi consigli o incoraggiamenti, come nel caso di Kiba per completare il Balance Breaker o di Rias per riuscire a usare il potere che le avevo donato” conclusi la spiegazione usando di nuovo la mia bocca e togliendo a Darak l’anello del collegamento mentale. L’improvvisa separazione delle nostre menti mi suscitò un brivido che soppressi con un po’ di fatica; grazie all’abilità di Nonna nel creare simili oggetti magici, fin quando uno di noi due non faceva resistenza, non vi erano rischi né nell’unire né nel separare le menti, ma entrambi i processi erano piuttosto sgradevoli mentre si verificavano.
 
“Incredibile” mormorò impressionato Kiba. “Ecco perché, anche dopo che abbiamo scoperto che quello che era con noi non era il vero Zayden-senpai, ho comunque continuato ad avere l’impressione di aver sempre parlato con quello vero.”
 
“Esatto. Perché, in un certo senso, ero davvero io!” confermai con un ghigno. “Tuttavia, siccome l’anello non può permetterci di usare l’uno le abilità dell’altro, ho dovuto inventare la scusa di essere troppo stanco per usare il Boosted Gear in modo da giustificare il fatto che quel ‘me’ non fosse in grado di combattere al suo massimo. Darak si è a sua volta trattenuto per reggere ulteriormente il gioco e permettervi di affrontare Kokabiel con meno interferenze esterne possibili.”
 
“Cosa che spero non mi chiederai più di fare” m’interruppe Darak in tono scocciato. “Trattenersi con buffoni del genere è una delle cose più noiose che si possano immaginare. L’unica cosa buona è che, alla fine, ci ho ricavato un pasto abbondante.”
 
“Va bene, ti assicuro che da ora in avanti, se dovrò coinvolgerti, sarà solo per qualcosa di veramente serio e in cui non dovrai limitarti a guadagnare tempo” lo rassicurai accarezzandogli di nuovo le squame del dorso. Gli altri avevano palesemente deglutito nel ricordare come Darak aveva trasformato Gerione nella sua cena, ma nessuno preferì fare commenti a riguardo.
 
“E qui riprendo io per concludere la risposta alla domanda precedente” disse Nonna riprendendo la parola. “Mentre Zayden e Darak vi davano una mano a guadagnare tempo, io ho analizzato il cerchio magico e sono riuscita a comprendere la sua natura e la sua struttura, in questo modo ho capito non solo come funzionava, ma anche come annullarlo. Quel tipo, Balba, indubbiamente era un vero esperto in materia di Spade Sacre, Excalibur in particolare, per riuscire a formulare da solo un incantesimo in grado di combinarne due o più unità… Tuttavia, per quanto riguardava la progettazione di tale incantesimo, devo dire che non credo si fosse impegnato per renderlo quanto più complesso e sicuro possibile, al contrario era davvero più semplice di quanto mi aspettassi. Un cerchio magico efficace e adatto allo scopo per cui era stato pensato, su questo non c’è dubbio, ma fin troppo facile da comprendere e manipolare per un’altra persona con simili o superiori conoscenze magiche. Sinceramente, era come se avesse creato una cassaforte fatta di un materiale durissimo ma con una delle combinazioni più facili al mondo. E considerando che non era uno sciocco completo, posso solo supporre che, sfortunatamente per lui e fortunatamente per noi, non aveva previsto o ritenuto possibile l’intervento di qualcuno come me e dunque non aveva pensato di dover rendere il cerchio magico più difficile e complicato da comprendere e infrangere. L’unica cosa difficile, se devo essere sincera, è stato contenere tutto il potere che quell’incantesimo aveva accumulato mentre lo modificavo in modo da infrangerlo.”
 
“Capisco” disse Rias portandosi indice e pollice sinistri al mento, in chiara riflessione. “Però, ora che ci penso, Zayden ci ha detto che, se sei riuscita ad annullarlo in breve tempo, è stato anche perché noi siamo riusciti a indebolire il potere di Kokabiel, seppur di poco. Se davvero eri riuscita a comprendere appieno la sua natura e il suo funzionamento, perché non eri in grado d’infrangere subito il cerchio magico senza il nostro contributo? Se ti serviva più potere per farlo, di sicuro Zayden poteva fornirtelo, no?”
 
“Non esattamente. È vero che contenere una quantità di potere sufficiente a distruggere una città, soprattutto mentre cerchi di disattivare l’incantesimo che la controlla, è un lavoro piuttosto delicato e che mio nipote poteva rendermelo più facile dandomi la sua energia…” Sul suo volto apparve un sorrisetto strano. “…ma alla fine abbiamo entrambi deciso che era più giusto affidarci a voi per completare l’impresa.”
 
Quelle parole li lasciarono sbalorditi. “Che intendi dire?”
 
“A questo potrei rispondere io, se volete” intervenni di nuovo facendo voltare tutti verso di me. “Ricordi cosa ti dissi prima della battaglia, Rias? Riguardo un mio possibile coinvolgimento?” Quando lei annuì in risposta, continuai con un sorriso: “Ecco il punto. Ho detto a Nonna che volevo che provaste a cavarvela da soli quanto più possibile e così le ho chiesto di disattivare il cerchio magico nel momento in cui avesse rilevato un indebolimento al suo interno, anziché forzarlo usando la sua magia personale o la mia energia. Non solo sarebbe stato più rapido in questo modo, ma avreste ottenuto una vittoria anche voi e questo era quello che più m’interessava di questa battaglia.”
 
“…Ehm, Zayden-san? È per questo che hai mandato Darak-san ad aiutarci e non sei venuto tu subito?” mi domandò Asia, piuttosto tentennante. “Volevi…che ce la cavassimo da soli?”
 
Il tono in cui lo disse mi fece un po’ male, in quanto potevo percepire chiaramente una punta di incredulità e delusione in esso, ma sapevo anche che non aveva senso negare o provare a indorare la pillola, così decisi di sputare tutto subito: “Non volevo metterla in modo così secco, ma a questo punto non avrebbe senso fare diversamente. Sì, era quello che volevo. Volevo che, almeno fino al vostro massimo limite, riusciste a cavarvela da soli.” La fermai alzando una mano quando la vidi aprire la bocca per parlare ancora. “E prima che tu o voi possiate interrompermi, lasciatemi finire perché risponderò subito al perché. O meglio, se mi conoscete almeno un po’ arrivati a questo punto, capirete subito qual è questo perché.”
 
Ero sicuro che Rias l’avesse già capito, ma m’interessava vedere se anche gli altri lo avessero compreso. Dopo alcuni sguardi, fu Akeno a parlare: “Volevi che affrontassimo la battaglia da soli, con le nostre forze, senza fare affidamento sulla tua. Se tu avessi combattuto con noi, avremmo potuto vincere facilmente, ma questo solo perché appunto ci saresti stato tu, il Sekiryutei, con il tuo potere capace di uccidere persino gli dei, a fare il più. Anche se si trattava di un leader dei caduti, suppongo che Kokabiel non fosse affatto un avversario impossibile per te.”
 
Annuii compiaciuto alle sue parole. “No, infatti. Non posso ancora dire di essere forte quanto lo era Ddraig al suo apice, ma un avversario come quello non era affatto fuori dalla mia portata, anzi, posso dire con certezza che non mi sarebbe stato tanto difficile sconfiggerlo.” Il mio sguardo si fece più serio. “Ma se l’avessi fatto…quale bene reale ne sarebbe venuto a voi, all’infuori della vostra sicura vittoria?”
 
Dopo alcuni secondi di silenzio, fu stavolta Kiba a riprendere la parola: “Volevi che facessimo esperienza di una battaglia disperata e probabilmente destinata al fallimento. Proprio come nel nostro Rating Game… No, molto più di quello. Stavolta volevi che provassimo cosa vuol dire combattere una battaglia mortale in cui le nostre vite sono sospese a un filo tutto il tempo. In cui non potevamo essere certi né di vincere né di sopravvivere, ma anzi era quasi garantito un nostro fallimento. Volevi…farci maturare ancora.”
 
“Tutto esatto, sì. Volevo proprio questo per i motivi che hai citato e anche per un altro ben preciso: perché non diventaste dipendenti da me.” Quando i loro volti divennero più perplessi, mi affrettai a proseguire: “Vedete, nel corso della mia vita, ho imparato e mi sono accorto di molte cose e, tra queste, ve n’è una particolarmente interessante: le persone tendono a rilassarsi troppo e prendere le cose sotto gamba nel momento in cui hanno qualcuno che risolve i problemi più difficili per loro o sentono anche solo di poter uscire facilmente da una situazione complicata. E io non volevo che voi vi sentiste così. Non prendetela sul personale, non sto dicendo che voglio mettervi in difficoltà apposta perché godo a vedervi messi male o perché non m’interessa nulla di voi, ma semplicemente voglio che realizziate che io non potrò esserci sempre per aiutarvi nelle vostre battaglie. All’infuori della vita scolastica, non sono un membro del vostro gruppo e nemmeno della Scacchiera di Rias, quindi non sarò sempre lì pronto a darvi supporto o salvarvi. Al massimo posso essere un vostro alleato, ma non sono uno di voi e questo lo sapete. Solo perché al momento avete il Sekiryutei intorno, non significa che sarà sempre così, quindi è già bene che vi abituiate da subito all’idea. Infine, come detto in precedenza, è bene che voi iniziate a fare esperienza contro nemici più forti di voi perché è sicuro che in futuro dovrete affrontarne molti e, se non sarete pronti per essi, posso assicurarvi che finirete tutti molto male. Lo so per esperienza.” Con quelle ultime parole, finalmente tacqui e aspettai le reazioni o le risposte del gruppo Gremory. Tutti ora erano chiaramente molto pensierosi, ma non mi sembrava di vedere nessuna vera rabbia o delusione sui loro volti.
 
“Però alla fine sei venuto a salvarci lo stesso, no?” parlò infine Rias fissandomi dritto negli occhi. “Nonostante tutto, sei intervenuto quando hai capito che stavamo per morire e, fin dall’inizio della battaglia, hai comunque fatto sì che Darak ci osservasse e supportasse in ogni momento fosse necessario. Dall’inizio alla fine, possiamo tranquillamente dire che hai vegliato su di noi…o sbaglio?”
 
“No, non sbagli. Posso essere duro nel volervi far fare esperienza contro nemici potenti, ma di certo non vi lascerei mai rischiare la vita senza fare nulla per impedirlo. Come ho detto, la cosa più importante era che imparaste a superare i vostri limiti e a saper reagire anche di fronte a una situazione disperata, non che vinceste per forza, soprattutto considerando che era un nemico troppo forte per il vostro livello attuale. Avete dato tutti il 100% e, così facendo, non solo siete diventati più forti, ma siete anche riusciti a indebolire il vostro nemico, a ferirlo, e questo ha reso il successivo intervento di Nonna ben più facile di quanto non sarebbe stato altrimenti. Dal momento che il cerchio magico era legato a Kokabiel, nell’istante stesso in cui il suo potere è vacillato, anche quello della magia si è indebolito notevolmente e annullarla è stato così quasi automatico, visto che si è trattato solo di spezzare il cerchio in un punto e far disperdere da lì il potere residuo. Perciò, forse è vero che alla fine sono intervenuto per salvarvi e dargli il colpo di grazia, ma ciò non toglie che la vera vittoria di questa battaglia sia stata vostra e i nuovi poteri che avete ottenuto ne sono la prova e il premio al tempo stesso.”
 
Tutti rimasero di nuovo zitti e in profonda riflessione; rispetto a prima, ora parevano meno perplessi, ma nel contempo pure più preoccupati. “Questo però non accadrà in ogni battaglia in cui rischieremo la vita, vero?” domandò ancora una volta Rias. “Non l’hai detto esplicitamente, ma è chiaro che non riuscirai a venire sempre in nostro aiuto se saremo nei guai, né che potremo sempre ricavare qualcosa da queste battaglie. A volte saranno solo sconfitte e altre…forse molto peggio… Vero?”
 
Di nuovo fui compiaciuto dalla sua perspicacia e, osservando gli sguardi degli altri presenti, capii che anche loro stavano pensando la stessa cosa, quindi decisi di continuare con la pura verità: “Esatto. Ecco perché è fondamentale che accumuliate quanta più esperienza possibile da ogni battaglia che affronterete da qui in avanti. Ora farò di tutto per supportarvi, aiutarvi a diventare più forti e, in caso, togliervi dai guai… Ma dovrete anche essere pronti per quel momento in cui non ci sarò davvero dall’inizio alla fine e voi potrete contare solo sulle vostre capacità per cavarvela. È inevitabile.”
 
Dopo queste ultime parole, Rias annuì. “In passato, probabilmente ti avrei risposto con più durezza e rabbia… Ma credo di aver finalmente capito che cosa hai sempre inteso quando parlavi della nostra ignoranza sulle vere battaglie e sul terrore che portano con loro.” La sua voce si ruppe per un attimo. “Era…era la prima volta che sentivo davvero su di me la sensazione della morte incombente e la paura di perdere tutto ciò che ho e coloro che amo… Ma, se sono riuscita a reagire e combattere fino alla fine nonostante tutta quella paura e quella disperazione…lo devo solo a te e a ciò che mi hai insegnato. Per questo, ti sono immensamente grata.”
 
“Quando pensavamo che non saresti riuscito a venire o che non potessi aiutarci, in realtà eri sempre lì a vegliare su di noi e, appena hai compreso che ne avevamo davvero bisogno, sei intervenuto e ci hai salvati senza esitare. Per quanto mi riguarda, questo basta e avanza per farmi capire che ci tieni a noi e che hai fatto davvero tutto ciò che potevi per aiutarci. Anch’io te ne sono grata, Zayden-kun” disse Akeno rivolgendomi un sorriso genuino.
 
“Sei la seconda persona a salvarmi non solo la vita, ma anche l’anima, Zayden-senpai. Tu mi hai insegnato come poter davvero vivere senza per forza abbandonare la mia vendetta e mi hai anche mostrato come trasformarla in qualcosa di giusto. Mi hai permesso di ottenere il mio Balance Breaker e, con esso, di salvare le anime dei miei compagni e rendere loro giustizia. Ora posso andare avanti senza più rimpianti e lo devo solo a te. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo” dichiarò poi Kiba facendomi addirittura un profondo inchino.
 
“Sei una persona gentile e altruista, Zayden-senpai. Anche quando non sembra, tu sei sempre lì, pronto ad aiutarci o a offrirci consiglio. Non mi hai mai dato motivo di dubitare di te, né prima dell’ultima battaglia né dopo, per questo non sono arrabbiata con te, ma anzi mi fido e continuerò a fidarmi di te. Grazie per averci salvati ancora una volta” fece Koneko e, nonostante la sua solita espressione imperturbabile, avvertii chiaramente la sincerità genuina che permeava la sua voce.
 
Ero ancora una volta sorpreso da loro, quasi come dopo la fine del nostro Rating Game. Certo, questa volta ero stato meno duro con loro e i miei motivi erano molto più comprensibili e chiari, ma credevo che sarebbero stati comunque un minimo adirati con me per averli ancora una volta messi alla prova e costretti ad affrontare dei nemici al momento impossibili per loro. E invece… Che si fossero già abituati al mio modus operandi? O si erano semplicemente rassegnati a esso e cercavano di vederne solo i lati positivi? In entrambi i casi, ero contento di sentirli dire così, sia perché le loro parole mi scaldavano il cuore per la loro sincera gratitudine, sia perché avevo la conferma che si fidavano di me e mi capivano, e questa era la cosa più importante per me. Tuttavia, per esserne pienamente sicuro, mi mancava ancora un parere, quello della persona che mi preoccupava di più.
 
E proprio in quel momento, quella stessa persona, Asia, parlò: “Ho avuto tanta paura quando ho pensato che non saresti riuscito ad arrivare e quando ho pensato che avresti potuto essere ferito o ucciso anche tu, dato che sembravi troppo stanco… Ma mi avevi promesso che ci avresti aiutati e protetti, se ne avessimo avuto bisogno, e così è stato. Non mi hai mai dato motivo di dubitare di te, né prima né ora, Zayden-san, perciò ti ringrazio anch’io. Grazie davvero per vegliare sempre su di noi!”
 
Ok, ora ero di nuovo per metà interdetto e per metà pieno di sollievo. Nel giro di pochi secondi, però, quella sorpresa divenne a sua volta sollievo e non potei non sorridere. Per quanto incredibile, mi ero legato sul serio a quel gruppo di diavoli e sentirli ringraziarmi tanto intensamente e parlare di me con tanta fiducia mi rendeva davvero felice. Quindi, non potei dire altro che: “Grazie a voi per le vostre parole e la vostra comprensione. Sono grato che vi fidiate tanto di me, perciò rinnovo di nuovo la promessa che vi feci di non farvi pentire di questa vostra fiducia.”
 
“Posso ora dire con certezza che non ti sei affiancato a loro per desiderio di potere o sprezzo verso le altre Fazioni. C’è un legame sincero e genuino tra di voi” disse Xenovia con un’inaspettata nota malinconica nella voce. “Devo chiedere scusa anche per aver deriso il vostro rapporto, quella volta.”
 
“Non c’è problema. Allora non avevi tutte le informazioni e sei stata superficiale, ma sei anche abbastanza assennata da riconoscere i tuoi sbagli e questo tanto basta. Non serve scusarsi” replicai senza la minima ostilità. Nonostante i nostri trascorsi, non avevo più motivi per volerle male, quindi non sentivo il bisogno di vederla umiliarsi ancora per il passato, né mi sembrava giusto. E poi era meglio che rimediasse con le sue future azioni piuttosto che con le parole, da ora in avanti.
 
“Sono d’accordo, non crucciarti oltre, Xenovia” intervenne anche Nonna in tono chiaramente compiaciuto. “In ogni caso, siete un gruppo davvero speciale, voi Gremory, non c’è dubbio. Sei stato fortunato a farti dei nuovi amici così, Zayden.”
 
Amici. Loro erano questo per me ora? …sì. Probabilmente sì. E la cosa mi rendeva felice. Heh, chi l’avrebbe mai detto, eh?
 
“Non sono certo all’altezza del nostro gruppo, ma ammetto che non sono affatto male. Almeno sono affidabili e con una testa funzionante sulle spalle” commentò infine Darak col suo solito tono tra il burbero e il sarcastico, tuttavia mi era chiaro che pensava sul serio ciò che diceva.
 
“Era un complimento?” chiese Rias con una risatina.
 
“Per lui? Assolutamente! Siete fortunati!” risposi io suscitando una risata generale da tutti, meno ovviamente Darak, il quale si limitò a sibilare qualcosa che suonava vagamente come un: ‘Tsk. Mammiferi’.
 
“A proposito, andando avanti con le domande…” riprese Rias dopo aver smesso di ridere. “Chi, o meglio, cos’è esattamente Darak? Nella lotta con Kokabiel, ha chiamato la sua razza ‘Imoogi Mehis’, ma non ne ho mai sentito parlare finora.”
 
“Ah, questa è una domanda interessante!” esclamai con un sorriso prima di voltarmi verso il mio famiglio. “Vuoi rispondere tu?”
 
Darak li osservò per un attimo, poi rilasciò un sibilo che assomigliava a un sospiro, facendo guizzare la lingua. “Parla pure tu. È lo stesso.”
 
Ridacchiai. “Come preferisci. Vedete, gli Imoogi Mehis sono una razza di rettili, per la precisione serpenti, che esistono da millenni, addirittura da prima della Grande Guerra tra le Tre Grandi Fazioni, e sono divenuti inizialmente famosi per la loro origine. Ditemi, conoscete la storia del dio egizio Ra e della sua lotta eterna contro il mostruoso Apophis?” Tutti assentirono, tranne Asia, per cui decisi di illuminarla come prima cosa: “Per riassumerla in breve, Ra è il re degli dei egizi ed è colui che, secondo il mito, trasporta sulla sua barca il Sole intorno alla Terra, creando così i cicli di dì e notte del giorno. Apophis è invece un gigantesco serpente, o un drago-serpente secondo altre versioni, che mira a far sprofondare il mondo in un’oscurità eterna e, per questo scopo, ogni notte attacca Ra nel tentativo di ingoiare lui e il Sole e impedirne così il sorgere il giorno successivo. Tuttavia, ogni notte, Ra insieme ai protettori della sua barca, in particolare agli dei Seth e Mehen, affronta e sconfigge Apophis permettendo al Sole di continuare a esistere e al nostro mondo di non cadere nell’oscurità. Si dice anche che tramonto e alba abbiano questo colore proprio perché il cielo viene colorato dal sangue che è sgorgato dal malvagio mostro durante lo scontro. Un ciclo eterno di morte e rinascita. Fin qui, è tutto chiaro?” Tutti annuirono stavolta. “Quello che, però, molti non sanno è che, in un’occasione, Apophis riuscì a inghiottire Ra durante la lotta e Mehen, il quale, per la cronaca, è il dio serpente benevolo della mitologia egizia, dovette letteralmente squarciare la pancia del nemico per liberare il suo re. Con l’aiuto degli altri dei, Mehen riuscì nell’impresa e Ra fu così in grado di uscire dal ventre di Apophis e vincere ancora una volta la battaglia, tuttavia i suoi protettori ne uscirono gravemente feriti quella notte, Mehen più di tutti. E fu proprio in quel momento che accadde qualcosa di incredibile: il sangue di Apophis si mischiò in cielo a quello di Mehen e questo misto di fluidi vitali piovve poi sulla terra, nel deserto egizio, dove impregnò la sabbia e da questa diede infine origine a una nuova razza di serpenti dotati di incredibili capacità. Questa specie neonata venne presto notata dagli dei egizi, i quali ebbero inizialmente paura che si trattasse di una progenie partorita chissà come da Apophis, ma quando poi ne capirono la reale natura, Mehen in persona insistette di potersi prendere cura di quelle creature. Seppur riluttante, Ra accettò e glielo concesse e Mehen chiamò questa nuova specie ‘Mehis’, dall’unione del suo nome e di quello di Apophis.”
 
Dire che tutti fossero sbigottiti era un eufemismo. “Stai davvero dicendo che la razza di Darak è nata dal sangue di ben due creature considerate divine?!” domandò sconvolta Rias.
 
“Non ho mica finito, eh” risposi io godendomi un altro po’ il nuovo stupore che pervase i loro volti, per poi ritornare molto serio. “Le cose, purtroppo, non andarono come sperava Mehen. Nonostante la sua protezione e la sua influenza, i Mehis erano comunque creature nate dalla mescolanza del sangue con la terra, di conseguenza erano esseri mortali nati per caso e, come tali, potevano essere facilmente influenzati da coloro con cui avevano un legame… In questo caso, Mehen e Apophis, i loro involontari creatori. Presto la specie si divise in due parti: una che seguiva Mehen e l’altra che invece era più attirata dalla spietata volontà di Apophis e divenne così sua alleata nella guerra contro Ra. Questo non fece che inasprire ancora di più l’eterno conflitto e portò i Mehis a una guerra interna, alla fine della quale, la fazione legata a Mehen, forte dell’aiuto delle altre divinità egizie, riuscì a sopraffare quella legata ad Apophis, sterminandola completamente. Nonostante il successo, però, i Mehis rimasti capirono che, se fossero rimasti con Mehen, avrebbero comunque rischiato di venire a loro volta influenzati da Apophis e causare così un’altra guerra interna, che stavolta avrebbe sicuramente causato la loro estinzione. Così, con il benestare del dio serpente, l’allora alpha dei Mehis prese ciò che restava della loro specie e lasciò l’Egitto dirigendosi verso Oriente, lontano dall’influenza di entrambi i loro creatori, mentre Mehen decise di far spargere la voce che i Mehis si fossero completamente estinti nella loro guerra interna, così che né Apophis né nessun altro li cercasse più per manipolarli. I Mehis vissero come nomadi nelle terre orientali per molto tempo, nascondendosi alle altre razze e divinità, finché un giorno incontrarono per caso un dio appartenente alla mitologia induista: Kundalini.”
 
“Kundalini? Quel Kundalini?! La leggendaria divinità combattente?!” domandò Rias, sempre più basita. Stavolta, però, era l’unica: Asia, Akeno, Kiba, Koneko e Xenovia erano confusi.
 
“Chi sarebbe questo Kundalini? Non l’ho mai sentito nominare tra gli dei induisti” chiese proprio Xenovia dopo qualche secondo.
 
“Ne conosco solo la leggenda che viene oggi tramandata. Sembra che fosse un dio guerriero della mitologia induista dalla forza e dalle abilità straordinarie, soprattutto nelle arti marziali, al punto che si dice che fu proprio lui a creare tutti gli stili di combattimento corpo a corpo oggi esistenti e ad averli poi insegnati agli esseri umani. Si dice anche che, al massimo del suo potere, Kundalini fosse tanto potente da essere paragonabile ai tre dei della Trimurti, Brahma, Vishnu e Shiva.”
 
“Lo era davvero” intervenni in quel momento rivolgendole un ghigno. “Kundalini è colui che ha creato il Seishin-Do. Il suo fondatore e, di conseguenza, il vero padre di tutte le arti marziali.”
 
“Cosa?! Quindi la leggenda è vera?! E tu pratichi l’arte marziale di un dio?!” Tutti i membri del gruppo Gremory erano a dir poco sconvolti, ma del resto come dar loro torto? Così tante informazioni nuove in così poco tempo avrebbero scombinato la mente a chiunque. In ogni caso, era uno spasso osservare i loro attuali volti!
 
“Quando divenni allievo del Seishin-Do, il mio maestro condivise con me anche la storia della nascita dello stile. Originariamente Kundalini creò il Seishin-Do come un modo per imparare a controllare alla perfezione la sua energia vitale e il suo Ki, quindi come un’arte mirata a favorire la conoscenza del proprio io interiore e della propria spiritualità. Solo in seguito lo modificò in parte per poterlo usare anche per combattere e così divenne lo stile che è oggi, mirato a vincere tanto sugli avversari quanto su sé stessi, una perfetta arte spirituale dove corpo, mente ed energia interiore divengono un tutt’uno e sono in perfetto equilibrio. Fu quella la prima arte marziale che creò e insegnò poi al capostipite della scuola attuale del Seishin-Do, il primo umano a imparare tale stile. Nel corso del tempo, Kundalini modificò in vari modi la sua arte e così creò la maggior parte delle arti marziali oggi esistenti, come il kung fu e il karate, diffondendole tra gli esseri umani in modo che imparassero sia a difendersi che a controllare il proprio io interiore e maturare così nel modo corretto. Potremmo dire che le arti marziali erano il modo in cui riteneva di poter guidare il mondo nella giusta direzione, ma purtroppo, dopo la sua morte, il significato di molti di questi stili venne travisato e così anche quello di quelli nati successivamente. È triste pensare che oggi vengano viste perlopiù come modi di essere più forti degli altri o di montarsi la testa” conclusi con un sospiro. Sfortunatamente l’uomo finisce sempre per rovinare ciò che dovrebbe invece renderlo migliore per colpa della sua arroganza e presupponenza. Quanto possiamo essere stupidi…
 
[Non è colpa tua se l’umanità è fondamentalmente stupida, partner. L’importante è che non lo sia anche tu] mi disse la voce di Ddraig nella mente.
 
Prima che potessi rispondergli, sentii una lieve pacca sulla gamba e abbassai la testa per incontrare le iridi dorate di Darak. “Ohi, non ricominciare. Lo sai che non mi piace quando fai quella faccia. L’umanità è stupida, vero, ma per fortuna non si può fare di tutta l’erba un fascio nemmeno nel suo caso, quindi non deprimerti per così poco” commentò con un tono tra il sarcastico e l’annoiato.
 
“Tranquillo, ho smesso di deprimermi per questo. È solo un riflesso condizionato se sospiro” dissi dandogli un altro buffetto.
 
“Quello che è. Prosegui con la narrazione dai, non è educato lasciare una storia in sospeso.”
 
Ma sentilo! Quanto è spiritoso quando vuole!, pensai seccato prima di riprendere a parlare agli altri: “Ad ogni modo, per concludere il racconto, Kundalini incontrò i Mehis e si fece raccontare la loro storia. Comprendendo la loro situazione e volendo aiutarli, usò i suoi poteri e la sua conoscenza dell’energia interiore per modificare il loro Ki e far sì che non fosse più legato a Mehen e Apophis, in questo modo le influenze su di loro sarebbero state molto più limitate e avrebbero potuto prendere liberamente le loro decisioni di vita senza dover seguire per forza una fazione o un’altra. Inoltre, usando la sua maestria del Seishin-Do, modificò in parte anche le loro abilità in modo che potessero controllarle meglio ed evitare l’incontro con qualunque altra razza, salvo non fosse la loro intenzione per primi. In breve, ruppe le loro catene e diede loro la possibilità di vivere come volevano. Il contatto col Ki di Kundalini finì per alterare parzialmente la natura e le capacità dei Mehis, rendendoli delle creature praticamente nuove, quindi procedette a dar loro un nuovo nome come simbolo della loro nuova vita. Prendendo ispirazione dalla creatura mitologica Imoogi, una sorta di enorme serpente o pseudo-drago dei miti orientali che tende a vivere nascosto nelle grotte o nell’acqua e le cui caratteristiche ricordavano in parte quelle dei Mehis, decise di chiamarli appunto col nome di ‘Imoogi Mehis’ e i serpenti accettarono quella nomina in segno di gratitudine verso il dio. Da allora, gli Imoogi Mehis hanno vissuto perlopiù nascosti, evitando di esporsi al mondo esterno se non in casi assolutamente necessari, ma dopo la morte di Kundalini e la Grande Guerra tra le tre Fazioni hanno perso quasi totalmente interesse in esso e quindi si limitano a vivere in pace senza intervenire in alcun modo egli eventi. Hanno anche favorito qualunque voce sulla loro scomparsa, per questo è difficile trovare persone che credano ancora in una loro attuale esistenza. Molti altri, come voi fino a poco fa, non sanno neanche che esistono.”
 
Con quello conclusi e rimasi a osservare i volti sorpresi dell’intero gruppo Gremory; come mi aspettavo, era molto per loro da assimilare, visto che l’intera storia comprendeva in sé almeno due mitologie diverse, un dio divenuto leggenda e una specie che non sapevano nemmeno esistere fino a poco tempo fa.
Alla fine, fu Kiba a parlare per primo: “Ma se sono sempre nascosti, come avete fatto voi due a incontrarvi, Zayden-senpai? E com’è diventato il tuo famiglio?”
 
“Ehhh, questa è un’altra storia piuttosto lunga e avvincente che, però, è meglio raccontare in un altro momento, altrimenti rischiamo di fare notte a furia di raccontare fatti simili. Tranquilli comunque, ve la racconterò di sicuro in futuro.”
 
Loro annuirono, dopodiché fu Akeno a riprendere la parola: “Avete detto più volte che Kundalini è morto. Com’è successo?”
 
“Secondo le leggende tramandate per la gente comune, Kundalini morì in un combattimento contro Shiva, il dio della Distruzione dell’induismo, ma noi discepoli del Seishin-Do conosciamo una diversa verità, tramandata direttamente dai nostri predecessori che erano in contatto con lui all’epoca.”
 
“E sarebbe?”
 
“Non posso dirlo.”
 
Quella mia sentenza tanto secca congelò all’istante l’atmosfera, visto che tutti mi guardarono come se gli avessi appena rifilato uno schiaffo in faccia. “…come sarebbe a dire, senpai?” riuscì a chiedere Kiba dopo qualche secondo.
 
“Esattamente quello che ho detto. Mi dispiace deludere le vostre aspettative, ma, proprio perché è una storia tramandata a noi del Seishin-Do, a noi e noi soli deve rimanere salvo disposizioni differenti. Ho giurato di proteggere i segreti della mia disciplina e dunque non mi è possibile divulgarli a nessuno, a meno che il mio Sensei, l’attuale Gran Maestro della scuola Seishin-Do, non mi dia il permesso. La storia tra Kundalini e gli Imoogi Mehis era un’altra cosa perché non è un segreto vero, ma semplicemente qualcosa che i più ignorano oggi, per questo ho potuto raccontarvela. Tuttavia, per quanto riguarda Kundalini e il Seishin-Do, non posso rivelare niente di più di quello che è già conosciuto pubblicamente o privatamente al di fuori della nostra scuola. L’ho giurato sul mio onore e la mia vita, quindi mi dispiace davvero, ma al momento di più non posso dirvi.”
 
Potei chiaramente vedere la delusione sui loro volti nel sentire la propria curiosità venire negata tanto bruscamente, ma nessuno di loro disse nulla. Forse, nonostante la delusione, avevano compreso che non potevo davvero dirgli altro per validi motivi, non per semplice dispetto. Solo Akeno, a un certo punto, trovò le parole per chiedere: “Perdonami, ma l’averci rivelato che le storie tramandate nel mondo non sono del tutto vere non rappresenta già di suo una violazione del tuo giuramento?”
 
“Non direi. Vero che così vi ho messo una pulce nell’orecchio, ma è anche vero che il mio giuramento mi impone di non rivelare nulla dei contenuti segreti della mia disciplina e della sua storia, non certo di non dire alla gente che quello che sanno non è la verità che conosco io. E poi volevo mettervi suddetta pulce nell’orecchio per farvi capire una cosa: c’è sempre molto di più sotto la superficie di quello che vediamo al di sopra e questo vale per tutto il mondo esistente, sia terreno che ultraterreno. Meglio sempre non fidarsi mai completamente di quello che viene detto alle masse, dopotutto è facile ingannare la gente, ma molto meno ingannare una persona. In ogni caso, vi consiglio di tenervi queste rivelazioni per voi, salvo necessità: è molto meglio che certe verità non arrivino alle orecchie dei più, se questi non sono pronti a riceverle. La morte di Dio è un esempio perfetto di questa mia affermazione, se ci pensate.”
Tutti rimasero pensierosi dopo le mie parole, Xenovia e Asia in particolare, non che la cosa fosse sorprendente: dopotutto stavano ancora cercando di accettare appieno una simile verità. “Purtroppo la gente non sa molte delle verità del mondo ed è bene che non le sappia mai perché, per quanto ritenga l’ignoranza un male, persino io devo ammettere che, in certi casi, il sapere non farebbe altro che creare panico e anarchia inutili e deleteri. Heh, prego che un giorno la gente diventi almeno sufficientemente matura da non reagire irrazionalmente allo scoprire una verità scomoda, ma mi sa che anche questa rimarrà sempre una preghiera inascoltata.”
 
“N-Non sei un po’ troppo pessimista, Zayden-san?” mi chiese Asia, seppur con una certa riluttanza. “Certo, è vero che per qualcuno come me accettare simili rivelazioni potrebbe essere sconvolgente… M-Ma magari per altre persone o per la gente non è per forza così.”
 
“Oh sì che lo è invece, Asia” risposi rivolgendole un piccolo sorriso e dandole un buffetto in testa. “Anzi, è proprio perché sei tu che hai potuto accettare qualcosa del genere e andare avanti. Perché sei una persona che sa pensare, nonostante tutto, non sei come la gente.” Alla sua espressione perplessa, decisi di spiegarmi meglio: “Vedi, Asia, una persona è matura abbastanza da accettare verità scomode e cambiare il suo pensiero in base ad esse con un po’ d’impegno. La gente invece è un animale ottuso, pauroso e pericoloso, lo sai anche tu. La tua esperienza passata di Santa Fanciulla parla da sé. Cinquemila anni fa, tutti sapevano che la Terra era il centro dell’Universo. Cinquecento anni fa, tutti sapevano che la Terra era piatta. E fino a qualche giorno fa, tu e quasi tutti gli altri qui presenti sapevate che Dio esisteva ed era vivo. Immagina cosa saprai…domani.”
Di nuovo tutti ammutolirono e Asia sembrava particolarmente pensierosa dopo avermi ascoltato. Sto forse andando troppo pesante con lei?, non potei non chiedermi. Purtroppo, dubito ci siano modi più leggeri di mettere simili questioni.
 
“…ancora una volta, la tua asprezza contro la tua stessa razza è spiazzante” mormorò esitante Kiba.
 
“Era anche la tua, no? E comunque non dire la ‘mia’ come se fosse l’unica. TUTTE le razze sono così, inutile negare il contrario. La mia è semplicemente una delle peggiori a riguardo e questa non è asprezza, ma realismo. Ecco tutto.” Feci una pausa e, visto quanto stava diventando pesante l’atmosfera, decisi che era meglio cambiare discorso. “Direi che abbiamo detto abbastanza su questo. Altre domande?”
 
Ci volle qualche altro secondo, ma alla fine Rias parlò di nuovo: “Cos’è successo con Bernael? Non ci hai detto ancora nulla del tuo scontro contro di lui.”
 
Sospirai. “Questa era la domanda che attendevo di più, se devo essere sincero. Preparatevi perché non ho buone notizie da riferire…” Raccontai quindi tutto ciò che era successo da quando avevo salvato Kiba al momento in cui ero finalmente riuscito a tornare da loro alla scuola, descrivendo per filo e per segno la battaglia contro Bernael, le creature ibride che aveva creato usando i Diavoli Randagi come base e le parole che mi aveva detto durante il combattimento. Quando alla fine ebbi concluso il racconto, tutti loro mostravano espressioni cariche di stupore e preoccupazione.
 
“Un’altra fazione nell’ombra, eh?” disse Rias portandosi una mano al mento. “Qualcuno che non era legato a Kokabiel e al Progetto Spada Sacra, ma ha comunque interesse allo scatenare il caos nel mondo… Non mi piace affatto.”
 
“Non dirlo a me. Le uniche cose che ho capito di questa fazione misteriosa è che è interessata a qualsiasi cosa possa diventare una fonte di potere…e che ne fa parte una mia vecchia conoscenza, molto probabilmente” dissi stringendo le palpebre nel ripensare a quel dettaglio maledettamente irritante.
 
“Una tua conoscenza, Zayden-san?! E chi?” mi chiese sorpresa Asia.
 
“Temo che si tratti di Ren Caswell. Era un allievo della scuola del Seishin-Do come me, una volta, ma poi è stato disonorato e cacciato per aver tradito la nostra disciplina e i suoi voti e aver cercato di rubare i suoi segreti più importanti e sacri. Andandosene, giurò che l’avrebbe fatta pagare a me, al mio Sensei e a tutti gli altri allievi e che si sarebbe vendicato con qualunque mezzo a disposizione. E Bernael, durante il nostro scontro, ha usato un colpo del Seishin-Do che, seppure imperfetto, mi ha creato alcuni problemi in quanto era stato palesemente scelto per interferire con le abilità della mia Sacred Gear. Nessuno può conoscere le tecniche del Seishin-Do ad eccezione dei praticanti dell’unica scuola oggi ancora esistente, a meno che non sia qualcuno a cui sono state insegnate da uno di questi ultimi, perciò sono piuttosto sicuro che Ren c’entri qualcosa con tutto questo. Penso che, solo da lui, Bernael abbia potuto imparare quella tecnica e, sinceramente, sarebbe anche in linea con l’odio che Ren prova per me.”
 
“Come mai ti odia così tanto?” domandò Akeno incuriosita.
 
Le rivolsi un sorriso sghembo. “Sono stato io a sconfiggerlo e buttarlo fuori dalla nostra scuola nel momento in cui Sensei l’ha giudicato non più degno di esserne parte. Ho fatto la sua volontà e quella della nostra arte marziale, vero, ma sono comunque stato io a pestarlo prima e cacciarlo fisicamente poi, per giunta in modo umiliante come parte della sua punizione.”
 
Tutti sembrarono aver compreso a questo punto, visto che nessuno sembrò più avere dubbi sul sangue cattivo che scorreva tra me e Ren Caswell. “Sei sempre molto severo, senpai” disse Koneko, seppur senza alcuna nota di accusa nella voce; sembrava piuttosto una semplice constatazione.
 
“Forse, ma in questo caso ho solo fatto il mio dovere come allievo del dojo Seishin-Do e custode dei suoi segreti” replicai in tono secco ma non villano. Dopotutto era la verità: ciò che Ren aveva fatto rappresentava il peggiore dei tradimenti per la nostra scuola e andava contro tutto ciò che ci era stato insegnato e la volontà stessa di Kundalini, il fondatore e protettore della nostra arte, ragion per cui aveva solo meritato la sua punizione. Il mio unico rimpianto era di non averlo potuto uccidere all’epoca, dopo averlo sconfitto. Il solo esilio non porta mai nulla di buono con individui del genere, ma Sensei era stato irremovibile. Del resto, non dev’essere facile per un maestro dover espellere un allievo, qualcuno che per lui è come una famiglia…
 
“Ad ogni modo, al di là della presenza di quest’individuo e di Bernael e Raynare, non sappiamo ancora nulla di chi siano i componenti di questa misteriosa fazione, né di quali siano i loro veri obiettivi” analizzò di nuovo Rias. “Dovrò informare Oniisama a riguardo. Se davvero i leader delle Tre Grandi Fazioni stanno progettando un incontro, sarà bene che sappiano che c’è un’altra forza che trama alle loro spalle.”
 
“Però c’è una cosa che non capisco” disse all’improvviso Kiba. “Una fazione come questa non può essersi creata dal giorno alla notte, ma allora perché sembra che si stia muovendo solo adesso?”
 
“Forse è proprio per questo che si sta muovendo adesso, o può darsi che sia stata una sua decisione ponderata” fu Nonna a rispondere, sorprendendoci tutti visto che era stata silenziosa fino ad allora. “Mi spiego meglio: forse aspettavano proprio dei movimenti più audaci da parte delle Tre Grandi Fazioni per potersi muovere, perché solo così possono arrivare ai loro obiettivi. O forse, dopo aver reclutato Bernael tra le loro fila, hanno addirittura sfruttato il tentativo di scatenare una guerra di Kokabiel per far sì che le Fazioni iniziassero a muoversi con più decisione e sfruttare questa nuova situazione per i loro obiettivi. Dopotutto, sembra una coincidenza troppo buona che abbiano iniziato ad agire proprio quando Kokabiel ha mosso guerra a tutte e tre le Grandi Fazioni costringendo queste ultime a intervenire in modo più concreto e a prendere decisioni inaspettate, come quest’incontro tra leader.”
 
Rimanemmo tutti sovrappensiero dopo le sue riflessioni; sinceramente, se la metteva così, diventava piuttosto palese che questa fazione misteriosa stesse seguendo un piano ben preciso e che probabilmente l’avesse avviato proprio quando Kokabiel si era mosso insieme a Balba Galilei per la distruzione della città di Kuoh. “È possibile. Anzi, oserei dire che è effettivamente l’opzione più logica e probabile” dissi incrociando le dita sotto il mento. “In tal caso, è molto probabile che agiranno proprio per l’incontro tra i leader delle Tre Grandi Fazioni e allora lo faranno in modo molto più deciso e potenzialmente pericoloso.”
 
“Hai ragione. Informerò Oniisama di questa possibilità e ne parlerò anche a Sona. È bene che pure Leviathan-sama ne sia avvertita, come gli altri Maou” assentì Rias guardando Akeno, la quale annuì a sua volta.
 
Alla fine, le cose si stanno davvero muovendo più velocemente di quanto avessi mai potuto pensare. Non avrei voluto procedere così presto con la prossima mossa, ma, arrivati a questo punto, sarebbe molto peggio non farla o temporeggiare ancora. E a me non piace trovarmi in situazioni di svantaggio, pensai prima di rivolgermi a tutti: “Dal momento che ormai è chiaro che nemici ben più forti di Kokabiel e, cosa assai peggiore, attualmente sconosciuti verranno ad affrontarci, sarà bene aumentare sia le nostre difese che la nostra forza d’attacco e per tale scopo non solo vi rimarrò accanto, ma vi allenerò anche.”
 
“Lo farai davvero, Zayden?” mi chiese subito Rias con uno sguardo speranzoso.
 
Rilasciai un pesante sospiro. Sarebbe stata una vera seccatura, ma non c’era scelta in questo caso, così, per una volta, decisi di rallegrarla subito: “Lo farò sì. Al momento non siete abbastanza forti per avversari simili e non ci tengo a vedervi morire in modo tanto patetico, per questo sarà mio compito allenarvi per bene e farvi diventare più forti in vista dei futuri combattimenti.” Feci una piccola pausa. “Inoltre, sempre per questi motivi, chiamerò qui di nuovo Blake e il resto della mia squadra e li farò restare con noi. Escludendo me, sono solo in quattro, vero, ma sono tra le persone più forti che io conosca e quelle di cui mi fido di più insieme a Nonna e Darak, perciò la loro presenza gioverà non poco sia alle nostre difese che agli allenamenti a cui vi sottoporrò nel prossimo futuro.”
 
Quell’ultima informazione scatenò una nuova ondata di sorpresa tra tutti i membri del gruppo Gremory, tale che tutti mi guardarono con occhi spalancati, compresa la solitamente impassibile Koneko. Dovevo averli presi davvero alla sprovvista. “Vuoi chiamare qui tutto il tuo team? Sul serio?” domandò Rias.
 
“È la migliore delle opzioni per incrementare in breve tempo la nostra sicurezza al momento. Non sono un disfattista normalmente, ma ho visto fin troppe situazioni peggiorare nel minor tempo immaginabile, quindi prima si agisce e meglio è. Come direbbero i Cobra Kai: ‘Strike first, strike hard, no mercy’. Non sono certo un fan di quella filosofia e ancora oggi la considero un insulto al vero spirito delle arti marziali, ma in questo caso è l’ideale.” In quel momento notai che tutti mi stavano guardando confusi e non potei non assumere un’espressione delusa. “Nessuno di voi ha visto o conosce ‘Karate Kid’? Seriamente?” Tutti fecero di no con la testa, suscitandomi uno sbuffo. “Oh cielo… Vi serve un serio recupero sui film che hanno fatto la storia del cinema, oltre che un duro allenamento, sapete?”
 
Gli altri preferirono non commentare stavolta. “Beh, sarà interessante conoscere finalmente il resto della tua squadra, considerando quante lodi hai fatto su di loro ogni volta che ce li hai menzionati. Se sono anche solo la metà di com’è Blake-san, saranno di sicuro dei tipi interessanti” disse Rias con un sorriso.
 
“Sarà bello rivedere Blake-kun… Mi mancano le sue battute” dichiarò invece Akeno con uno strano sorriso. Ehiehi, che il mio amico avesse davvero fatto colpo, alla fine?
 
“Si prospetta un incontro interessante, se posso dirlo” commentò Kiba sorridendo a sua volta. Accanto a lui, Koneko sembrò annuire.
 
“Non vedo l’ora di conoscere i tuoi amici, Zayden-san! Sono sicura che saranno persone straordinarie, come ci hai sempre detto!” esclamò Asia guardandomi raggiante e suscitandomi un sorriso affettuoso. Proprio una brava ragazza.
 
“Hai dunque una tua squadra personale, Zayden Ward?” mi chiese Xenovia, una certa sorpresa nella voce. “Come mai non erano qui con te fin dall’inizio?”
 
“Informazione riservata al mio gruppo, mi spiace. In ogni caso, ti basti sapere che stavano sbrigando alcuni incarichi per me mentre io ero qui a sbrigarne un altro. Non so a che punto siano adesso, ma comunque non importa. È tempo di rimboccarsi ulteriormente le maniche.” Guardai tutti loro con un’espressione molto seria. “Siete pronti a quello che vi aspetta?”
 
Tutti loro assunsero un’espressione interdetta che, però, mutò presto in una di determinazione. “Puoi contarci” rispose infine Rias con un sorriso spavaldo che ne suscitò uno anche da parte mia.
 
“Lieto di sentirlo. In tal caso, direi che, se non ci sono altre curiosità impellenti, potremmo dichiarare la riunione chiusa, no? Abbiamo appesantito abbastanza la giornata” commentai suscitando una risata generale.
 
“Direi che hai ragione. Abbiamo passato un momento difficile, ma adesso è ora di riprendere in mano le nostre vite. Torniamo alle attività del club tutti insieme!”
 
““““Sì, Buchou!!!!!””””
 
*
 
Il giorno dopo, essendo domenica, potei stare a casa e finalmente rilassarmi tutta la mattina, soprattutto perché, dopo tanto tempo, ero rimasto solo. Infatti, Asia aveva proposto a Xenovia di uscire con lei e, grazie all’approvazione e a un piccolo aiuto da parte di Rias, le stava mostrando i suoi luoghi preferiti della città, nonché gli interni della Kuoh Academy, così che la spadaccina fosse già in grado di orientarsi al suo interno una volta iniziate le lezioni il giorno dopo. A quanto sembrava, Asia voleva aiutare e stare a contatto il più possibile con Xenovia, probabilmente per metterla a suo agio intorno a lei e farle superare del tutto i sensi di colpa che quest’ultima ancora provava per via delle terribili cose che le aveva detto la prima volta che si erano incontrate. Come sempre, la mia sorellina era troppo buona con tutti.
Per quanto riguardava me, avevo scelto di non muovermi e godermi un pizzico di sano vecchio ozio disteso sul divano, sonnecchiando e guardando la TV mentre mi riprendevo degli scontri affrontati negli ultimi giorni. Bernael e Kokabiel non erano certo nella Top 10 dei miei avversari più ostici e mortali, ma era da tempo che non combattevo usando una buona parte delle mie energie e ricorrendo addirittura al Limit Break. Per quanto potente, quella tecnica era anche maledettamente stancante, persino più del Balance Breaker a dirla tutta, perciò un po’ di riposo era d’obbligo. Avrei potuto considerarlo anche come il premio per l’ennesimo aiuto dato al gruppo Gremory, a pensarci bene.
 
“Che pace. Mi sento in Paradiso” commentò Darak in tono chiaramente soddisfatto. Il mio famiglio si era posizionato arrotolato sulle sue spire proprio sopra la mia pancia e si stava godendo il calore emanato dal mio corpo, mentre nel contempo sonnecchiava. Mi sembrava di avere un gomitolo di un metro sull’addome.
 
“L’hai detto” approvai. Dentro la mia mente, ero altrettanto rilassato, anche se le posizioni erano praticamente invertite, dato che me ne stavo comodamente disteso sopra la testa di Ddraig e mi avvolgevo nel calore generato dalle fiamme lì presenti e dal mio partner draconico. Anche Ddraig era particolarmente rilassato, visto che si era accucciato sul ventre e avvolto in ali e coda per dormire più comodo. “Anche tu ti senti allo stesso modo, eh, compagno?”
 
[Già] rispose Ddraig socchiudendo uno dei suoi grandi occhi per guardarmi. [E sinceramente penso che, da qui in poi, dovremmo goderci simili momenti quanto più possibile, perché le cose diventeranno sicuramente più difficili in breve tempo. Soprattutto ora che abbiamo finalmente avuto un contatto con Albion e il suo attuale possessore.]
 
“Hmm sì, hai proprio ragione” dissi ricordando in quel momento l’ultima conversazione che avevo avuto con Nonna proprio la sera scorsa, prima che lei ripartisse per tornare a casa sua…
 
[Flashback: “Così te ne vai di già?” le chiesi guardandola chiudere l’ultima delle sue valigie. “Sai, se volevi restare così poco, potevi anche portarti dietro meno roba.”
 
“Lo sai che mi piace avere tutte le mie cose a portata di mano e che non mi fido degli oggetti o del cibo forniti dagli sconosciuti. Preferisco sempre avere tutto come piace a me” mi rispose lei con una risatina divertita.
 
“Eh già. Come potrei mai dimenticare tutte le lamentele di Mamma sul tuo essere così schizzinosa? Davvero, credo tu la facessi invecchiare di almeno cinque anni a ogni discussione su questo particolare argomento.”
 
“Non è essere schizzinosa, è solo preferire le cose a modo proprio che a quello degli altri. Tutto qui.”
 
“Come no.” Avvertii una certa malinconia pervadermi mentre pronunciavo le parole successive: “Comunque, sul serio, mi dispiace che tu vada via così presto. Sai, potresti anche restare qui arrivati a questo punto, soprattutto tenendo conto che farò presto venire anche gli altri.”
 
“Eheh non abbandonerò la mia casa tanto facilmente, lo sai bene anche tu! E poi dubito che tu voglia sempre intorno questa vecchietta rompiscatole, soprattutto considerando la compagnia che ti sei ritrovato ad avere.”
 
“E con questo che vorresti dire?”
 
“Oh, non fare il finto tonto! So benissimo che hai trovato una specie di secondo gruppo in questo Club di Ricerca dell’Occulto, o dovrei piuttosto dire in Rias Gremory e nella sua Scacchiera.”
 
“Non è la stessa cosa che ho con Blake, Tora, Akiko e Kayla. Lo sai benissimo anche tu. Loro sono il mio vero e unico gruppo.”
 
“Non metto in dubbio il tuo affetto per loro, ma non puoi comunque negare che ti sei legato anche a questi nuovi compagni. Si vede benissimo che ormai li consideri degli amici.” Raddrizzandosi dalle valigie, Nonna si voltò e avvicinò a me. “So che per te è diventato difficile accettare di aprirti ad altre persone e di considerarle apertamente amiche, ma non negarti la possibilità di avere più affetti e amicizie, se ti è possibile. Sai anche meglio di me che ne hai bisogno e che ti faranno bene, quindi non essere sempre così orgoglioso. Ho osservato attentamente quei ragazzi diavoli e posso assicurarti che non hai di che temere da loro, perciò cerca di rilassarti del tutto quando sei in loro compagnia. Vedrai che non te ne pentirai.”
 
Sospirai poiché sapevo che aveva ragione, ma c’era sempre un piccolo lato di me che rimaneva diffidente verso il gruppo Gremory e non tanto perché fossero diavoli, ma in realtà piuttosto perché avevo paura ad avvicinare ai miei veri sentimenti nuove persone, persino dopo parecchio tempo che le frequentavo. Troppe volte la mia fiducia era stata tradita quando avevo provato a concederla, a eccezione di quando avevo conosciuto e preso con me i miei quattro migliori amici. Anche per questo mi era difficile accettare di chiamare altre persone così: non era certo facile risultare all’altezza di quegli standard. Tuttavia, non potevo negare che Rias e Asia avessero ormai fatto breccia nella mia corazza di diffidenza e le considerassi delle persone a me care; inoltre, avevo iniziato ad affezionarmi sinceramente anche a Kiba, Koneko e Akeno, perciò era solo questione di tempo prima che li sentissi tutti come più che semplici conoscenze o compagni di scuola. “Probabilmente accadrà prima di quanto pensi, in ogni caso grazie per interessarti sempre.”
 
“E di che? Sei mio nipote, queste cose sono fondamentali e importanti per me!”
 
Ridacchiai prima di ritornare serio. “Dimmi la verità, nonna: sei venuta qui non tanto per studiare il gruppo Gremory o i nemici che stavamo affrontando, ma piuttosto perché volevi osservare in prima persona la situazione e informarmi della presenza di questa nuova fazione nell’ombra. Durante la riunione non sembravi particolarmente sorpresa della sua esistenza o del fatto che avesse interesse in soggetti pericolosi e questo mi ha fatto pensare. In realtà, tu sai chi è, o meglio, gli altri hanno scoperto l’identità di questa fazione durante le ricerche e sei venuta per informarmi, giusto?”
 
Nonna mi fissò con un’espressione soddisfatta. “Perspicace come sempre, nipote mio. Buona cosa vedere che il tuo intuito funziona sempre alla perfezione.”
 
Non potei non sorridere. “Allora chi è questa fazione?”
 
“Sarò sincera: non ne sappiamo ancora molto. Tora e Akiko ne hanno trovato traccia durante la ricerca per Zamiel e ne sono rimasti incuriositi, così hanno scavato più a fondo e sono riusciti a raccogliere alcune informazioni, ma è stato uno sviluppo solo recente, perciò non siamo in grado di dirti molto al momento. Sappiamo comunque che si fanno chiamare Brigata del Chaos e che stanno raccogliendo al loro interno personalità, menti e poteri piuttosto problematici non solo dalle Tre Grandi Fazioni, ma anche dal resto del mondo sovrannaturale.”
 
“Brigata del Chaos? Un nome che è tutto un programma” commentai sarcastico. “Avete per caso scoperto anche qualcosa sui suoi scopi?”
 
“Niente di particolare, per il momento. Sappiamo solo che sembrano aver messo un bersaglio sui massimi esponenti di ogni religione e mitologia e che, al comando, sembra ci sia qualcuno dotato di una potenza straordinaria, tale da renderlo uno dei dieci esseri più potenti del mondo.”
 
Ok, questa è davvero una pessima notizia. “Uno delle dieci potenze mondiali? Seriamente?” Nonna annuì. “In tal caso, è ancora più essenziale che mi riunisca a Tora, Blake, Akiko e Kayla e che inizi a fortificare il gruppo Gremory e magari dare una mano anche ai Sitri. Se quello che avete scoperto è vero, allora coloro che fanno parte di questa Brigata del Chaos sono molto più pericolosi di quanto pensassi e la presenza al loro interno di Ren Caswell dà solo maggiore forza alla mia preoccupazione. Se loro stanno iniziando a muoversi, dovremo farlo anche noi.”
 
“Sono d’accordo. È anche per questo che torno a casa: devo recuperare alcune cose e sistemare diverse faccende che potrebbero rivelarsi molto utili per te e gli altri. Non posso stare con voi al momento, ma ti prometto che vi supporterò ogni volta che mi sarà possibile e che, quando sarà necessario, verrò in vostro aiuto. Fino ad allora, però, ti prego, Zayden: fai attenzione.”
 
Le sorrisi dolcemente e l’attirai in un forte abbraccio. “Te lo prometto, nonna. Però, devi promettermi che farai attenzione anche tu.”
 
“Non devi preoccuparti per me: la tua vecchia è robusta, lo sai!” rise lei per poi stringermi più forte a sé. “Ma te lo prometto lo stesso, nipote mio.”]
 
Ripensando a quella conversazione, non potei frenare un brivido lungo la colonna vertebrale. Kokabiel e Bernael erano un conto, ma un’intera fazione con dentro individui come Ren Caswell o capaci di diventare una minaccia per gli esseri sovrannaturali di questo mondo, per giunta guidati da uno della Top 10 dei più forti del creato, era qualcosa di spaventoso e terribile solo a pensarci. Questi sì che erano nemici potenti e pericolosi, potenzialmente mortali.
E, come se non bastasse, finalmente avevo preso contatto con l’Hakuryukou dell’epoca attuale, il mio cosiddetto rivale prescelto dal fato. Certo, era da undici anni che sapevo che prima o poi l’avrei incontrato e avrei dovuto affrontarlo, ma proprio perché c’era voluto così tanto tempo per incontrarlo, ne ero stato ugualmente spiazzato quando me l’ero trovato davanti. Poco ma sicuro, non mi aspettavo di trovarlo in quel momento e in una simile situazione. Proprio vero che, a volte, il destino opera in modi misteriosi e piuttosto inaspettati…
 
[Già, hai ragione. Inoltre, l’hai sentito, vero?] mi chiese Ddraig. [Albion e il suo attuale partner sono forti. Molto forti.]
 
“L’ho sentito eccome” risposi subito. “Quando il mio pugno si è scontrato con la sua mano, ho avvertito chiaramente la potenza e lo spirito che pervadevano quel tipo. Non so se può sprigionare la piena potenza del suo Drago Celeste, ma indubbiamente è uno degli individui più forti che abbia mai incontrato e non solo: ho percepito anche una grande volontà e una sete di battaglia impressionante provenire dalla sua anima. Chiunque sia, non c’è dubbio che l’attuale Hakuryukou sia un potente guerriero e un amante del combattimento in tutte le sue forme, uno che vive per scontrarsi contro tutti e tutto. Non sarà affatto facile affrontarlo quando sarà il momento.”
 
[Credi di essere alla sua altezza? O di essere più forte? O che sia lui più forte di te?]
 
“Domande difficili a cui ora non saprei proprio rispondere. Senza affrontarlo direttamente, non posso stimare perfettamente la sua forza e l’aura che ho percepito contro Kokabiel non mi basta per giudicarlo appieno.  Non ha avuto bisogno di impegnarsi contro quel corvaccio perché l’avevamo già ridotto alla semi-impotenza, ma non ho dubbi che avrebbe potuto sconfiggerlo anche da solo e senza nemmeno doversi impegnare al massimo. In breve, non conosco la portata massima del suo potere, tuttavia è certo che sia un combattente formidabile. Tu che ne dici?”
 
[Pienamente d’accordo con te, partner. Nemmeno io so quanto del potere di Albion sia in grado di controllare e usare, ma anch’io non ho dubbi che sia molto forte, più della maggior parte degli avversari che abbiamo incontrato finora. Dovremo stare molto attenti quando lo affronteremo.]
 
“Se mi permettete di, come dicono gli umani, aggiungere i miei due centesimi alla questione, quel tipo ha anche qualcos’altro in sé. Qualcosa d’insolito” s’intromise all’improvviso Darak, senza muoversi dalla sua posizione. “Quando è comparso, ho fiutato un odore strano provenire da lui. Al di sotto dell’odore di drago dovuto alla sua armatura e identità di Hakuryukou, ne ho avvertito un altro, un odore misto.”
 
“Misto? Quindi quel tipo è un mezzosangue? E tra quali razze?” gli chiesi, sorpreso da quell’ultima informazione.
 
“Se non mi sbaglio, e so di non farlo mai quando si tratta di odori, uno è il tipico odore di umani con le Sacred Gear, mentre l’altro…è odore di diavolo.”
 
Ora ero ancor più sorpreso. “Diavolo? È un mezzosangue umano-diavolo?! Dici davvero?”
 
“Assolutamente. Era lo stesso odore che emanano i servi di Rias Gremory, in particolare i due chiamati Yuuto Kiba e Asia Argento. Tuttavia, era anche molto più forte rispetto al loro, il che mi ha fatto pensare che non sia un reincarnato.”
 
“Intendi dire che è forse un ibrido naturale umano-diavolo? E per giunta con il potere del Divine Dividing?” Darak annuì. “Alla faccia della combinazione… Pare l’inizio di una barzelletta di terz’ordine.” Nonostante la battuta, nessuno di noi rise, anzi sospirai pesantemente. “In tal caso, le cose si complicano ulteriormente. Ora sono ancora più sicuro che quel tipo, chiunque sia davvero, sarà un avversario maledettamente complicato. Heh, sempre più belle notizie…”
Dopo quelle nuove rivelazioni, mi sentivo ancora più preoccupato. Ormai mi era chiaro che non potevo permettermi di essere impreparato nel caso avessi incontrato in battaglia i membri della Brigata del Chaos o l’Hakuryukou, possibilità che sembravano diventare ogni giorno sempre più sicure.
Con quel pensiero, misi mano al cellulare e composi un numero che non chiamavo da un bel po’ di tempo. Lo avvicinai all’orecchio e attesi due squilli prima di sentire la chiamata che veniva accettata.
 
“Pronto, Zayden? Sei tu?” mi domandò una voce bassa e pacata dall’altra parte della linea, nella quale potevo percepire anche una certa trepidazione.
 
Sorrisi d’istinto. “Ciao, Tora. È da un pezzo che non ci si sente, eh?”
 
“Vero, ma sono felice di risentirti finalmente. Potevi telefonare anche più spesso, lo sai? Siamo tutti un tantino in ansia per te.”
 
“Ahah! Blake mi ha detto la stessa cosa e ammetto che avete entrambi ragioni, ma penso anche di sapere come farmi perdonare. Di persona.”
 
Una pausa. “Lucia-san ti ha detto della Brigata del Chaos.” Non era una domanda, ma una semplice affermazione, come se fosse stato già sicuro della veridicità di quella frase. Non che ne fossi sorpreso: considerando l’intelligenza geniale di Tora, era chiaro che avesse subito fatto due più due.
 
“Proprio così. E ho motivo di credere che, dal prossimo futuro in poi, sarà più facile osservare i suoi movimenti da questa città.”
 
“Ne sei proprio sicuro? Cosa te lo fa pensare?”
 
“Il fatto che presto questo posto sarà al centro dell’attenzione di tutte le Tre Grandi Fazioni.”
 
Un’altra pausa. “Allora è arrivato il momento?”
 
“Sì, amico mio. È tempo di riformare la nostra squadra. A tal proposito, come procede la ricerca?”
 
“Escluse le informazioni che ti abbiamo inviato l’ultima volta, niente di particolare. Abbiamo indagato anche su quell’Eizan Andras come ci avevi chiesto, ma non abbiamo trovato niente di più di quello che ti ha raccontato quel diavolo che hai interrogato e ucciso. Andras non nasconde niente di sé, a quanto pare, o almeno niente che possa tradire il suo essere un ex-spia. In questo è piuttosto bravo.”
 
“Capisco. In tal caso, ci occuperemo di lui quando arriverà il giorno del suo ritrovo con i suoi alleati. Nel frattempo, comunica agli altri di sospendere qualsiasi attività e poi preparatevi per trasferirvi alla città di Kuoh. È meglio che continuiamo le ricerche insieme e che ci prepariamo a qualsiasi cosa questa fantomatica Brigata del Chaos stia preparando.”
 
“Ricevuto. Lo farò non appena metterò giù il telefono. Sarà bello rivederti finalmente, Zayden.”
 
“Il sentimento è reciproco, Tora. Tra parentesi, grazie mille per le informazioni dell’ultima volta.”
 
“Non c’è di che. Ah, prima di riattaccare, Zayden?”
 
“Sì?”
 
“Kayla ha ricominciato ad avere delle crisi.”
 
Quelle parole mi fecero raggelare. “Che cosa?! Stai scherzando, spero!” Nessuna risposta dall’altra parte. “Maledizione! Ma perché non mi avete detto niente prima?”
 
“Volevamo, ma Kayla si è opposta e ci ha convinti a non dirtelo perché temeva di farti preoccupare e venire da noi di corsa, interrompendo qualsiasi cosa stessi facendo, anche se importante, e caricandoti di nuove responsabilità. Sai meglio di me come può essere in questi casi.”
 
“Eccome se lo so… E nonostante la sua richiesta me lo stai invece dicendo adesso perché…?”
 
“Perché ero sicuro che avresti voluto saperlo e perché sapevo che era un tuo giusto diritto. Ho pensato di cogliere la palla al balzo appena ho visto la tua chiamata.”
 
“Grazie, Tora. Hai fatto la cosa giusta. Ad ogni modo, cercate di accelerare ancora più i tempi in questo caso. Penserò io a Kayla appena saremo di nuovo tutti riuniti.”
 
“Va bene, hai la mia parola che saremo più rapidi possibile.”
 
“Ricordami di offrirvi la cena appena arrivate qui, mi raccomando!”
 
Per la prima volta dall’inizio della chiamata, sentii Tora soffocare una risata. “Stai pur certo che me ne ricorderò! A presto, Zayden. Abbi cura di te.”
 
“Anche tu, Tora. Ci vediamo presto.” E chiusi la chiamata prima di rilasciare un pesante sospiro. “Oh, Kayla, perché devi sempre comportarti in modo tanto testardo? Dovresti sapere che mi è molto più difficile sopportare l’idea di una persona a me cara che soffre…” Misi giù il cellulare sospirando di nuovo. “Ora più che mai sono sicuro che le cose precipiteranno nel prossimo futuro. Never a dull moment, eh?”
 
“Beh, pensaci quando avrai la tua compagna davanti. Per il momento riposati, dopotutto non puoi pensare ed elaborare al meglio se sei stanco o turbato” mi disse Darak alzando per qualche secondo la testa dal mio ventre, per poi ritornare alla sua posizione precedente.
 
Non potei non dargli ragione, così cercai di calmare la mia mente e chiudere gli occhi. Una buona dormita mi avrebbe sicuramente giovato, così mi misi più comodo e iniziai a lasciarmi sprofondare tra le braccia di Morfeo, mentre godevo del contatto con l’energia naturale che circondava il corpo serpentino di Darak. Non ci volle molto perché mi addormentassi completamente.
 
*
 
Qualche ora dopo…
 
Un tocco delicato alla guancia sinistra mi destò dal mio pisolino, facendomi aprire lentamente gli occhi; nonostante la vista ancora appannata dal sonno, riuscii a intravedere un volto incorniciato da una chioma di capelli cremisi, chioma che sapevo appartenere a una sola persona. “…Rias?” biascicai per poi sbadigliare.
 
“Esatto, bell’addormentato” mi rispose dolcemente la voce della diavola, confermando la mia domanda. “Scusa se ti sveglio, ma ritenevo fosse giusto farlo prima che diventasse troppo tardi. Dopotutto, hai un’uscita con Asia oggi, no?”
 
A quelle parole sbattei le palpebre e mi strofinai gli occhi un paio di volte per riuscire a mettere a fuoco appieno la stanza. Vidi Rias inginocchiata accanto a me che mi sorrideva e, poco lontano, l’orologio sulla parete sopra il televisore che segnava le 13. Heh, avevo davvero dormito tutta la mattina, alla fine. “Sì…hai ragione” le risposi. In quel momento, mi accorsi anche del gorgoglio che stava emettendo il mio stomaco. “Ed è anche ora di pranzo. Grazie della sveglia, a proposito. Se non ci fossi stata tu, probabilmente avrei finito per saltarlo.”
 
La rossa fece una risatina. “Non c’è di che, allora.”
 
“Che ci fai qui, comunque? Spero tu non abbia qualche altro incarico o favore da chiedere perché ti dico subito di no: è il mio giorno libero.”
 
A quelle parole, lei rise più forte. “Ma no, sciocchino! Non sono qui per nulla del genere. Però, ti dico subito che è per qualcosa d’importante di cui volevo parlarti già da un po’ e questo mi sembrava il momento giusto perché appunto eravamo in un giorno libero.”
 
Ora ero incuriosito. “Oh? Beh, in tal caso, ti ascolterò.” La guardai di traverso per un istante. “Non è nulla di negativo, spero.”
 
“No, tranquillo. Niente del genere, anzi: credo potresti trovarlo piuttosto interessante.”
 
“Hmm… Se prima avevi la mia curiosità, ora hai la mia attenzione, rossa” dissi con un piccolo ghigno. “Prima pranziamo e poi parliamo, ok?”
 
“Mi sta bene.”
 
Annuii prima di realizzare qualcos’altro. “Aspetta un attimo. Il fatto che tu sia arrivata proprio a quest’ora è un po’ strano… Dì la verità: speravi di potermi beccare mentre stavo preparando da mangiare e d’imbucarti così a pranzo, giusto?”
 
“Chi, io?! Ma come puoi pensare che potessi avere in mente qualcosa di così subdolo? Mi ferisci!” rispose Rias con un tono talmente finto da farmi venire un sudore lungo la fronte. Si era pure messa in posa drammatica, quella furbetta!
 
“…sei diabolica.”
 
“Lo puoi dire forte.” Stavolta mi rivolse un ghigno talmente spavaldo che pensai l’avesse rubato a una volpe.
 
“Ehhh… E va bene, considerati invitata a pranzo come ringraziamento per la sveglia” dissi infine con un sospiro. Abbassai poi lo sguardo e vidi Darak che ancora dormiva sulla mia pancia. Lentamente e delicatamente lo sollevai e, dopo essermi messo a sedere, lo appoggiai accanto a me sul divano, soffocando a fatica uno sbuffo divertito quando lo sentii sibilare seccato. Era chiaro che, nonostante avessi fatto piano, si fosse svegliato nel momento stesso in cui aveva sentito la sua fonte di calore venire meno e non gli piaceva mai quando gli veniva negato il suo posto al caldo. Rapidamente, presi una coperta da un cestello vicino al divano e gliela misi intorno, stando attento a non coprirgli la testa; quando ebbi finito, emise un altro sibilo, ma era molto più placido e tranquillo del precedente e lui non sembrava intenzionato a muoversi. Lo presi come un segno che era sufficientemente soddisfatto dalla nuova condizione da non lamentarsi oltre. Serpenti, pensai sarcastico. Sempre suscettibili per tutto.
 
“Certo che fa un effetto strano vederlo così pacifico e addormentato dopo aver ammirato la sua ferocia in battaglia e le capacità di cui è dotato, nonché dopo aver ascoltato la storia della sua razza. Sembra quasi innocuo ora” commentò Rias fissando Darak con un’espressione tra il divertito e l’intenerito.
 
Non potei non sorridere al suo commento. “Già, capisco bene cosa intendi. Del resto, anche questo sono i serpenti: maestri dell’inganno. Non capisci mai la loro pericolosità se non quando è ormai troppo tardi. Persino se sono addormentati come in questo momento, non puoi abbassare troppo la guardia con loro. Posso assicurarti che, se qualcuno provasse ad aggredirlo ora, se ne accorgerebbe ben prima che l’aggressore riesca anche solo a sfiorarlo e sarebbe in grado di reagire molto più rapidamente di lui. Sembra innocuo, ma non lo è affatto.”
 
“Non fatico a crederti. Meglio lasciarlo in pace allora, no?”
 
“Esattamente. Adesso andiamo e vediamo che c’è da mangiare in dispensa.”
 
Come scoprii poco dopo, visto che quei giorni ero stato impegnato a risolvere la situazione con le Excalibur e Kokabiel, non mi ero accorto che in dispensa non era rimasto molto e quindi non avevo più fatto la spesa. Fortunatamente era rimasto abbastanza cibo da permettermi d’improvvisare un paio di generosi piatti di riso basmati saltato con verdure e carne di pollo e contorno di patate al forno e insalata, perciò riuscimmo comunque a mangiare a sazietà e di gusto.
Domani, però, mi toccherà per forza andare a fare la spesa. Siamo completamente a secco sia in dispensa che in frigo, non potei non pensare.
 
“Era delizioso” si complimentò Rias pulendosi con grazia la bocca con un tovagliolo. “Anche se non è certo la prima volta, la tua abilità in cucina mi sorprende sempre.”
 
“Perché voi femmine sembrate avere perennemente il pregiudizio che noi maschi non possiamo essere bravi a cucinare, se non in casi eccezionali?” le chiesi sarcastico. “Sempre a sorprenderti tu.”
 
Rias rimase interdetta per un attimo, poi, invece di rispondermi dietro come mi aspettavo facesse, si limitò a ridacchiare. “Che permaloso. Tuttavia, suppongo tu abbia effettivamente ragione. Scusami. Se ti ho offeso, non era mia intenzione.”
 
Sospirai e le rivolsi un sorriso. “Figurati, ci vuole di peggio per offendermi. Volevo solo stuzzicarti un pochino.” Bevvi un sorso d’acqua e mi feci più serio. “Ora però dimmi: di che cosa volevi parlarmi?”
 
Anche Rias si fece più seria e determinata. “Dopo il Rating Game tra te e Raiser, ho meditato su molte cose, compreso il patto che abbiamo stretto a seguito della tua vittoria.” Ora aveva iniziato a interessarmi seriamente, per cui le feci cenno di proseguire. “E sono arrivata a una conclusione che potrebbe aiutarci a vicenda ancora di più, soprattutto alla luce dell’ultima battaglia e dei recenti sviluppi tra le Tre Grandi Potenze e questo misterioso gruppo nemico.” Detto questo, alzò una mano e, materializzato un suo cerchio magico, fece comparire su di esso una strana pergamena arrotolata su sé stessa. “Prendila e leggi.”
 
Perplesso ma terribilmente curioso, eseguii e, dopo averla srotolata con un unico gesto, la sollevai davanti al volto per leggerla meglio. E più leggevo, più sentivo la mia sorpresa crescere. Questo è…! “…un contratto per un patto?”
 
“Esatto” rispose subito Rias con un sorriso. “Dopo i Game, ho contattato il presidente dell’Associazione dei Maghi, il diavolo Supplementare Mephisto Pheles. Suppongo che, vista la tua conoscenza del sovrannaturale ed essendo anche tua nonna una maga, tu lo conosca, no?”
 
Annuii. “Il diavolo che fece il patto con Georg Faust, giusto? Diciamo che, in effetti, lui e Nonna sono più che conoscenti.”
 
Stavolta fu Rias a sorprendersi. “Sul serio?”
 
“Eccome. Nonna era una membra dell’Associazione dei Maghi da giovane e, mentre ne faceva parte, si dimostrò talmente abile e diligente che lo stesso Mephisto Pheles ne fu colpito e così finirono per stringere un patto per aiutarsi meglio a vicenda” spiegai io, facendo sgranare gli occhi alla mia interlocutrice. “A quanto ne so, il loro patto si concluse dopo che lei conobbe mio nonno e poco tempo prima che concepisse mia madre, ma, nonostante la sua fine e il successivo abbandono dell’Associazione da parte di Nonna, sono rimasti in buoni rapporti. Lei stessa mi ha detto che considera tuttora Mephisto Pheles un buon amico.”
 
“Ogni volta che penso che tu non potresti sorprendermi di più, scopro qualcosa che mi fa ricredere” sospirò Rias, seppur in tono divertito. “Pensandoci meglio su, se consideriamo che Lucia-san è un’Incantatrice Innata, non mi sorprende che fosse parte dell’associazione di Mephisto-sama e che ne avesse attirato l’attenzione. Però come mai ora non fa più parte dell’Associazione dei Maghi?”
 
“Questo è qualcosa di personale che devi chiedere a lei, mi spiace.”
 
“Capisco. Dovrò ricordarmi di chiederglielo la prossima volta che la vedo, allora. Tornando alla questione principale, comunque, questa tua conoscenza mi facilita le cose. Ho chiesto a Mephisto-sama di prepararmi il contratto di un patto con determinate condizioni da ambo le parti interessate e io, in seguito, ho riempito i punti mancanti con ciò che avevamo stabilito tra noi due dopo la tua vittoria. Così solo io so cosa dice e richiede esattamente questo patto. Beh, io e te ora.”
 
Mi era fin troppo chiaro dove volesse andare a parare, tuttavia non riuscii a non dirlo anche a parole: “Rias Gremory. Stai proponendo al Sekiryutei di fare un patto col diavolo? Con te?”
 
La risposta di Rias fu un’unica parola, schietta e semplice: “Sì.”
 
Riportai gli occhi sul contratto leggendolo di nuovo. Al di là del tono formale con cui era scritto e delle varie leggi sia del mondo umano che di quello degli Inferi che citava come basi legali, era molto chiaro su cosa pretendesse: da parte mia, un supporto costante in qualunque situazione di pericolo mortale per il gruppo Gremory e un aiuto per tutto ciò che riguardava sia le attività del Club che gli allenamenti per le future battaglie. Da parte sua, invece, mi garantiva a sua volta il suo aiuto in qualunque situazione pericolosa e soprattutto di indagare e al contempo appoggiare e supportare le mie ricerche per qualsiasi argomento avessi desiderato, permettendomi anche di accedere o richiedere qualunque informazione in possesso della sua famiglia e di quelle a lei alleate, ovviamente con il consenso di queste ultime. In breve, se avessi accettato, io sarei diventato il loro guardiano e allenatore in caso di scontri particolarmente difficili e pericolosi e il suo gruppo sarebbe diventato mio alleato e mi avrebbe messo a disposizione tutta la conoscenza sua, della sua famiglia e di qualunque altra famiglia nobile loro alleata per qualsiasi scopo avessi in mente. Delle condizioni che, a dirla tutta, mi davano anche più vantaggi del premio della nostra scommessa per il Game, tuttavia mi rendevano anche ancor più direttamente coinvolto con il suo gruppo, al punto che, sia per loro che per chiunque altro l’avesse saputo, io sarei stato a tutti gli effetti un membro non ufficiale della sua famiglia.
“Perché hai deciso di propormi questo contratto?” non potei non chiederle. Volevo vederci chiaro. “Ci siamo dati la nostra parola di aiutarci, no? Pensavo ti sarebbe bastata, tuttavia, vedendo questa carta, comincio a pensare che tu continui a volere di più. A volere me nel tuo gruppo. O sbaglio?”
 
Rias distolse un attimo lo sguardo con aria incerta, come se stesse cercando le parole giuste per rispondermi. Alla fine, sospirò prima di tornare a guardarmi e parlare: “Non voglio girare intorno alle cose, non mi piace e non piace a te. Inoltre, dopo tutto quello che hai già fatto per me e i miei servi, meriti che ti parli sempre con assoluta sincerità. Non ho mai smesso di volerti come parte del mio gruppo, ma non posso reincarnarti con gli Evil Pieces a mia disposizione e, in ogni caso, so che non ti uniresti mai a un gruppo di diavoli, andrebbe contro i tuoi principi e la tua indipendenza di leader e persona. Fino a poco tempo fa ero dell’idea che poteva bastarmi che tu fossi un mio alleato e che mi supportassi solo in caso di necessità al di fuori delle attività scolastiche, ma dopo la battaglia con Kokabiel mi sono resa conto che finora il mio gruppo è progredito troppo lentamente e ha ancora troppe mancanze e debolezze, non ultimo il fatto che, anche con l’arrivo di Xenovia, la mia Scacchiera rimane fortemente incompleta. Questa volta ci è andata bene perché sei arrivato all’ultimo momento e ci hai supportati fin dall’inizio, ma se non ci fossi riuscito? Se fossero in qualche modo riusciti a bloccarti anche solo per un istante di troppo?”
 
Il suo ragionamento non faceva una piega fin qui. Nell’ultima battaglia avevo agito in modo che facessero esperienza di un vero scontro contro un nemico superiore e mortale da soli, ma avevo sempre fatto sì che Darak vegliasse su di loro e mi ero preparato in modo da intervenire quando necessario. Tuttavia, se le cose non fossero andate come avevo previsto? Se ci fossero state interferenze impreviste, come accaduto già tante altre volte in passato, a ostacolarmi? Allora forse, in quel caso, le cose non sarebbero andate così bene come stavolta… Credo di cominciare a capire appieno dove vuole andare a parare…
 
“Se però stringo un patto con te, allora le cose saranno molto diverse” continuò lei dopo una piccola pausa. “Grazie a esso, potrei mettermi in contatto con te e darti la possibilità di essere evocato direttamente dove mi trovo io, nonché di permettere a tutti coloro che saranno con te e riterrai alleati di poter tornare da me in caso di necessità. In breve, ci sarà molto più facile poter interagire se separati e, per quanto riguarda la tua parte del patto, potrò indagare con molta più facilità su Zamiel, come anche permettere a te di farlo. Ne guadagniamo tutti, te l’assicuro. Leggi quanto vuoi, ma ti giuro che non ho messo alcuna clausola per legarti in modo ingiusto a me, non oltre quello che ti ho già spiegato.” La sua espressione sembrò diventare improvvisamente più disperata, come se faticasse ad aggiungere le parole che stava per dire. “Non prenderlo come una sfiducia nei tuoi confronti o un qualche tipo di guinzaglio. È solo che…io ho bisogno…ho bisogno di te, Zayden.”
 
Quelle parole mi sorpresero non poco, ma più di tutto rimasi sconvolto nel vedere la sua espressione mentre le pronunciava: non avevo mai visto i suoi occhi scintillare così di un misto di speranza, ansia e persino disperazione. Era come se avesse paura di una mia eventuale risposta negativa perché non l’avrebbe mai potuta sopportare, nonostante le sue parole sull’accettare qualunque mia decisione. Quelle iridi acquamarina mi tennero incatenato a lei per interi secondi prima che riuscissi a sbattere le palpebre e riscuotermi abbastanza dallo stupore da poter riflettere su ciò che mi stava chiedendo e sul perché lo stesse facendo in modo tanto appassionato.
Certo, mi era ormai chiaro che contasse su di me per molti motivi e che mi volesse come alleato ufficiale del suo gruppo, visto che non potevo essere parte della sua Scacchiera, ma che arrivasse addirittura ad affermare in modo tanto schietto e quasi supplichevole che aveva bisogno di me… Non l’avrei mai creduto possibile, soprattutto non da una persona orgogliosa come lei. Lo scontro con Kokabiel era stato una tale lezione per lei? O c’era di più? Forse entrambe queste opzioni erano corrette.
Riflettei ancora un po’ sul da farsi, rileggendo un’ultima volta il contratto nel mentre, e infine presi una decisione. Una che, indubbiamente, fino a qualche mese prima, non avrei nemmeno mai considerato, ma che ora… “Alzati, agente Carolina” le dissi tirandomi in piedi e ridendo della sua espressione stupita. “E rallegrati: presto avrai la tua IA. O dovrei dire, il tuo Epsilon.”
 
Il volto di Rias divenne sbigottito per alcuni secondi, poi si sciolse in un sorriso talmente radioso che mi suscitò un improvviso e inaspettato calore al cuore. Che diavolo…?! “Pensavo volessi farti chiamare Church.”
 
“Ci puoi scommettere e sarà meglio che mi chiami così” replicai suscitando in entrambi una risatina. Una volta finita, ripresi: “Ora forza, dimmi come vuoi che procediamo con l’operazione. Vuoi stringerlo già ora o dobbiamo aspettare perché c’è bisogno di qualcosa in particolare?”
 
“Abbiamo bisogno di qualcuno dell’Associazione che supervisioni il nostro patto, visto che il contratto è stato preparato da loro. Non l’avevo ancora chiesto perché naturalmente volevo prima sentire se approvavi anche tu o no” rispose Rias alzandosi a sua volta e mettendosi davanti a me, sempre raggiante. “Prenderò contatto di nuovo con Mephisto-sama e farò arrangiare un appuntamento con un possibile supervisore per il nostro patto. Appena saprò di più, ti informerò.”
 
“D’accordo, allora aspetterò tue nuove a riguardo” dissi facendole un occhiolino. Lo sguardo mi cadde poi sull’orologio e notai che iniziava ad avvicinarsi l’ora del mio appuntamento con Asia e gli altri compagni di scuola. “Credo che ora dobbiamo salutarci, Rias. Entrambi abbiamo altro da fare, se non sbaglio.”
 
“Sì, hai ragione. Ora di andare” annuì lei. “Grazie per l’ospitalità e il pranzo, Zayden. E, più di tutto…grazie per aver accettato. Grazie veramente.”
 
Le sorrisi a mia volta e, in quel momento, non riuscii a trattenere la voglia di poggiarle una mano su un lato della testa e accarezzarle delicatamente una ciocca di quei magnifici capelli cremisi. Il viso di Rias arrossì istantaneamente al mio gesto e la sua bocca si schiuse in un sospiro sorpreso. “Non avevo motivo per non accettare, alla fine della fiera” le dissi, sentendo l’insolito bisogno di farle sapere che era da tempo che la sua persona e natura non mi infastidivano o facevano più sentire cauto vicino a lei. Che ormai era più affetto quello che ero arrivato a provare per lei. “Ho promesso che non vi avrei permesso di morire e intendo mantenere quella promessa. Non più solo per Asia, ma anche per tutti voi.. e per te, Rias.”
 
La sorpresa colmò l’espressione di Rias, tramutandosi ben presto in gioia pura, una che non avevo mai visto sul suo volto e che mi stupì non poco. In quel momento, notai anche che il suo respiro era diventato un po’ più pesante.
L’istante successivo, accadde qualcosa di scioccante, che mai avrei immaginato fino ad allora: chiudendo il mio viso tra le sue piccole mani, Rias si alzò in punta di piedi e mi attirò in un bacio tanto inaspettato quanto intenso! Le sue labbra scivolarono delicate sulle mie, meravigliandomi con la loro morbidezza e il calore piacevole che emanavano. Tanto interdetto quanto inaspettatamente rapito da quel gesto, nemmeno mi accorsi delle mie mani che si stringevano intorno alla vita di lei e l’attiravano di più a me, mentre al contempo quel bacio iniziato come qualcosa di delicato e gentile diventava via via più profondo e passionale. I miei istinti a lungo repressi scattarono tutti insieme e, in risposta al fin troppo bramato tocco femminile, mi portarono a usare le mie labbra per schiudere le sue, intrufolando subito dopo la mia lingua nella sua bocca e intrecciandola con quella di lei, in una danza di pura sensualità tanto intensa da farmi bramare di più.
Dio, davvero era così bello?! Ormai avevo dimenticato completamente questa sensazione!
Fu quel pensiero a farmi riprendere consapevolezza e, seppur con un certo sforzo, mi separai da Rias. Entrambi rimanemmo fermi a fissarci increduli, un sottilissimo filo di saliva che ancora connetteva le nostre bocche; tutti e due sembravamo non riuscire a credere a quello che avevamo appena fatto. “…perché?” fu l’unica cosa che riuscii infine a chiedere.
 
“Perché lo volevo” mi rispose Rias dopo una breve pausa e di nuovo quel sorriso radioso le si formò sul volto, ora reso ancora più meraviglioso dal rossore che le colorava le guance. “A quanto ne so, il primo bacio di una persona è qualcosa di importante in questo Paese, giusto? E credo che nessuno meritasse il mio più di te, visto tutto quello che finora hai fatto per me.”
 
Rimasi ancor più sbigottito da quelle parole, per poi essere presto colto da un’acuta amarezza che mi fece distogliere lo sguardo. “Non avresti dovuto farlo, soprattutto considerando quanto questo momento avrebbe dovuto essere importante per te. Dare così il tuo primo bacio a qualcuno come me…”
 
“Ripeto quello che ho detto prima: per quanto mi riguarda, nessuno lo meritava più di te. Puoi prenderla come una ricompensa speciale, se fatichi ad accettarlo, tuttavia non pensare neanche per un momento che non lo volessi.” Le sue mani mi strinsero di nuovo il volto, costringendomi a tornare a guardarla proprio come avevo fatto io tante volte in passato con lei. “Fidati delle mie parole. Sono sincera.”
 
Lo era eccome, lo vedevo anche troppo chiaramente nelle sue splendide iridi simili a gemme. Proprio questo è il problema. “…Non…non so cosa dire, Rias.”
 
“Non ce n’è bisogno. Il modo in cui hai risposto ad esso è stato abbastanza eloquente” replicò lei sorprendendomi ancora. “Non potevo sperare di meglio dal mio primo bacio.”
 
Troppi complimenti. Troppi che sentivo di non meritare e che mi suscitavano qualcosa nel profondo. Qualcosa che mi opprimeva e stringeva la gola. Di nuovo questa sensazione… Maledizione.
 
In quel momento, entrambi sembrammo percepire che era meglio fermarsi e, difatti, ci separammo del tutto. “Ora vado. Ci vediamo domani a scuola” disse Rias rivolgendomi un ultimo sorriso gentile, le gote sempre rosse. “Buon divertimento, Zayden. E grazie ancora.”
 
“…Stammi bene, Rias” riuscii solo a dire forzando con un certo sforzo un sorriso simile sulle mie labbra. “A domani.”
 
Lei annuì e scomparve nel lampo di luce cremisi di un suo cerchio magico.
Nel momento stesso in cui se ne andò, mi portai una mano alle labbra sfiorandole con la punta delle dita. Mi sembrava di sentire ancora quei petali di rosa che scivolavano su di esse. “Che cazzo è appena successo…?!”
 
[Sei stato baciato da Rias Gremory, partner] disse improvvisamente la voce di Ddraig. [Non mi sembra una cosa negativa.]
 
“Non avrebbe dovuto, lo sai anche tu. Anche se fosse stato solo per riconoscenza, non avrebbe dovuto concedermi qualcosa di tanto importante per lei. Avrebbe dovuto conservarlo per qualcuno di migliore.”
 
[Migliore di te? Non dire sciocchezze. Ha detto bene: dopo tutto quello che hai fatto per lei e i suoi servi, sei davvero la persona più meritevole della sua riconoscenza e perciò sei anche quello che più merita qualcosa del genere.]
 
Le parole di Ddraig e il pensiero che Rias mi ritenesse tanto importante per lei da volermi addirittura baciare mi fecero sentire lusingato, ma al tempo stesso non potei frenare una fastidiosa morsa alle viscere. “Al di là di questo, spero di sbagliarmi e che quel bacio fosse appunto solo un ringraziamento speciale.”
 
[Cosa temi potesse essere?]
 
“Sono sicuro che hai sentito anche tu quanto sentimento aveva messo in quel bacio, vero?” risposi passandomi una mano tra i capelli. “Solitamente non metti un simile entusiasmo in un semplice bacio di riconoscenza. Ho avuto l’impressione che per lei fosse in realtà anche qualcos’altro. Lei intendeva e provava di più... E non dovrebbe. Non verso di me.”
 
[Però tu non ti sei opposto, o sbaglio? Ti sei lasciato andare a tua volta per un po’ e non l’hai allontanata appena ci ha provato, il che dimostra che, in realtà, forse volevi anche tu farlo. Se lo volevate entrambi, non vedo dove sia il problema.]
 
“Ddraig, lo sai che non è così semplice per me.”
 
[E tu dovresti sapere che non puoi controllare quello che provano le persone. I sentimenti non obbediscono a niente e nessuno, nemmeno ai poteri più grandi del mondo. E questo perché sono loro il potere più grande di tutti. Persino i Longinus dipendono da loro.]
 
“E anche il tuo potere, vero?”
 
[Soprattutto il mio potere, lo sai bene. Noi draghi viviamo delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti e tanto più li rendiamo forti, tanto più siamo potenti. Tuttavia, questo ci rende anche più sensibili a essi, visto che non siamo in grado né di vivere senza né di riuscire solitamente a sopprimerli. Certi sentimenti ed emozioni poi sono più complessi e difficili da controllare di altri, in particolare…]
 
“Non serve che continui, lo so. Come so che, proprio perché sono il Sekiryutei, ho sempre dovuto vivere delle mie emozioni e sono naturalmente più suscettibile a esse rispetto alla media. Considerando poi che è da tempo che reprimo certi istinti, non posso sorprendermi che mi sia difficile gestire le mie reazioni in caso di simili eventi, specialmente se vengono stimolate le mie emozioni più forti… Ma questo che sta provando lei per me adesso… Se è qualcosa di più di riconoscenza e amicizia, non può provarlo. Non deve provarlo. Altrimenti ne ricaverà solo delusione e miseria.” Avvertii la disapprovazione del mio compagno draconico, ma tagliai lì il resto della conversazione. Non avevo alcuna intenzione di continuare a parlarne, non quando stavo iniziando a ricordare qualcosa…o meglio, qualcuno…
Con una certa rabbia, richiamai parte dell’oscurità che albergava nella mia anima e la usai per soffocare quei pensieri e quei ricordi. Il buio tornò rapido ad avvolgere quella persona e la trascinò nuovamente negli abissi della mia mente, suscitandomi un sospiro sollevato. Tuttavia, la mia preoccupazione verso la rossa diavola non era ancora del tutto svanita.
Non so ancora per certo se per te conto come amico o qualcosa di più… Ma ti prego, Rias. Non devi…non devi innamorarti di me. Non ti porterà altro che miseria quell’amore. Come ne portò a lei.
 
*
 
“Be my bad boy be my man
Be my weekend lover
But don't be my friend!
You can be my bad boy
But understand
That I don't need you in my life again!”
 
“Uao! Non credevo che Rio sapesse cantare così bene!” commentò Asano ammirando la suddetta ragazza, che cantava "Bad Boy" dei Cascada sul palco del karaoke con tanta energia da cimentarsi addirittura in un ballo a ritmo di musica.
 
“Da quanto ne so, ha partecipato a diverse recite scolastiche durante le scuole elementari e medie e canta anche nel tempo libero come hobby. Perciò non c’è da sorprendersi se è così brava” spiegò Isogai con la sua solita disponibilità.
 
“Oh sì, il talento non le manca di certo” feci io per poi inarcare un sopracciglio quando Rio mi rivolse l’ennesima occhiata ammiccante della sua performance. L’autocontrollo e la discrezione invece pure troppo. E qualcosa mi dice che pure quella canzone non l’ha certo scelta a caso, aggiunsi mentalmente. Dopotutto, l’occhiata che mi aveva rivolto mentre diceva il titolo era stata un tantino languida.
Dopo essermi ripreso ed essere uscito di casa, mi ero incontrato con Asia, Koneko, Kiba e i nostri compagni di classe e, come da programma, avevamo deciso di passare tutti insieme una giornata all’insegna del divertimento a un palazzo dei giochi. Qui, dopo quattro partite a bowling e altrettante a diversi videogiochi, avevamo deciso di concludere la nostra uscita con una bella sessione di karaoke, proprio come avevo promesso ad Asia. Finora si erano esibiti Asano -per il dolore dei nostri timpani, visto quant’era stonato!- e Rio, ma tutti quanti, in particolare i miei compagni di classe, erano stati adamantini nella loro dichiarazione, che suonava più come un ordine, di sentirmi assolutamente cantare prima della fine. Apparentemente la mia neo-sorellina aveva gonfiato un po’ troppo le storie sulle mie abilità canore e ora tutti volevano scoprire se queste fossero effettivamente vere.
Ma chi voglio prendere in giro? Gonfiate un paio di cefali! Se c’è una cosa di cui sento di potermi vantare senza alcun dubbio, è proprio la musica, sia cantata che suonata!
Asia stava incitando Rio nella sua performance, supportata da Asano e Isogai, mentre Kiryu stava scegliendo la sua canzone; Koneko invece aveva detto che preferiva non cantare e si stava gustando una pizza con gelato incorporato. Riguardo Kiba, lui si stava bevendo un caffè al bar del karaoke e sembrava molto pensieroso. Non che la cosa mi sorprendesse: dopo tutta quella vicenda con le Spade Sacre e Balba Galilei, era chiaro che si sentisse ancora piuttosto frastornato.
 
“Vorrei iniziare con degli inni di preghiera” disse in quel momento Asia, in risposta alla domanda di Kiryu sulla sua scelta di canzone. Quelle parole mi suscitarono un misto di tenerezza e divertimento: proprio non ce la faceva a mettersi del tutto alle spalle la vita da suora, o almeno le abitudini che aveva allora.
 
Ti prego, però: non lo fare. Cambia canzone, non potei non pensare. Dopotutto, dato che lei, Kiba e Koneko erano diavoli, se avesse cantato quegli inni, avrebbero rimediato tutti e tre una bella emicrania.
Avevo invitato anche Saji a venire, ma questi aveva rifiutato in lacrime con una sola spiegazione: “Kaichou mi ha proibito di giocare con le ragazze”. Santo cielo, capisco tutto, ma quella ragazza è veramente troppo severa! Soprattutto perché non ha senso una simile proibizione verso un liceale. Praticamente è una tortura! Che sia un’altra parte della sua punizione? Spero di no…
Rias e Akeno ci avevano invece dato buca perché avevano detto di voler entrambe andare a fare shopping per l’estate ormai alle porte. Proprio nel momento in cui pensai a loro, manco a farlo apposta, il mio cellulare ricevette una notifica di messaggio e, aprendolo, vidi che era di Rias. “Proprio ora stiamo scegliendo un costume da bagno. Prenderò quello che ti piace di più” diceva con un cuoricino a fine frase e, in allegato, vi era anche una sua foto con addosso un costume che definire rivelatorio ed erotico era terribilmente riduttivo. Quella visione accese di nuovo i miei istinti e mi ritrovai a bramare di poter baciare ancora quelle sue labbra così belle e rosee, ma non solo: volevo baciare anche altro di lei.. il suo collo.. le sue spalle.. il suo petto…
Scossi violentemente la testa per scacciare via quei pensieri e chiusi il cellulare di scatto. Dovevo togliermela dalla mente. Devi calmarti, forza! Calmati!
 
“Tutto bene, senpai?” Alzai gli occhi e mi ritrovai a incrociare quelli di Koneko, la quale mi fissava chiaramente preoccupata. Era chiaro che avesse visto la mia reazione, ma cercai di fare finta di niente.
 
“Sì, non preoccuparti, Koneko” le risposi mettendo su il mio sorriso più rassicurante, o almeno provandoci. “Solo un piccolo pensiero negativo. Tuttavia, non temere: è già passato.” Non era passato affatto ed ero abbastanza sicuro che lei avesse intuito che non ero stato completamente sincero, ma non insistette oltre e si limitò a tornare al suo cibo, seppur con un po’ di riluttanza.
Deciso a distaccarmi del tutto da quel pensiero, mi alzai e diressi verso il bar, sedendomi sulla sedia accanto a Kiba e ordinando un tè freddo.
 
“Sei venuto a farmi compagnia, senpai?” mi domandò il Cavaliere con un piccolo sorriso, che ricambiai.
 
“Diciamo di sì” dissi sorseggiando la mia bevanda. “Non ti piace il karaoke?”
 
“No, non è questo. È solo che…con tutto quello che è successo…”
 
“Tanto da accettare tutto in una volta, vero?”
 
“Eh già.”
 
“Ci farai l’abitudine, non temere. Occorre solo un po’ di tempo.” Detto questo, entrambi rimanemmo in silenzio per alcuni minuti, limitandoci a gustarci il bere, prima che qualcuno di noi decidesse di parlare di nuovo.
 
“Zayden-senpai, ti sono veramente grato per tutto quello che hai fatto. Mi hai aiutato così tanto quando io non ho fatto altro che causarti problemi, che causare problemi a tutti…” disse Kiba fissandomi con occhi luccicanti.
 
“Non piangere, Cavaliere. Se Rias e gli altri ti hanno perdonato, non hai nient’altro di cui scusarti con loro, mentre per quanto riguarda me, mi sarei comunque immischiato in quella storia prima o poi, anche senza volerti aiutare, quindi non hai bisogno di scusarti. Ma, se vuoi lo stesso fare ammenda, allora falla con le tue azioni. Presta fede al tuo giuramento e proteggi i tuoi compagni a qualunque costo, senza mai esitare. Solo così potrai trovare pace dentro di te.”
 
Kiba mi fissò con occhi pieni di stupore e meraviglia, ma alla fine mi sorrise e annuì. “Ho capito. Lo farò di sicuro. Grazie, senpai.” Fece poi una risatina. “Ora ti sono di nuovo debitore.”
 
Non potei non ridere a mia volta. In quel momento, sentii la voce di Rio che mi richiamava all’ordine per il mio turno. “Heh, a quanto pare tocca al campione…” feci spavaldo finendo il tè e alzandomi. “Ehi, Kiba, vieni ad ascoltare anche tu. E, dopo la mia performance da solista, fai un duetto con me.” Lui mi guardò con aria interrogativa, tuttavia mi limitai a fargli un occhiolino. "Fidati: cantare è molto liberatorio. Ti farà sicuramente sentire meglio.”
 
“Beh… Se me lo chiedi tu, Zayden-senpai, non posso rifiutarmi.”
 
Salii sul palco del karaoke dopo aver selezionato la canzone che avevo puntato in precedenza e, preso il microfono, iniziai a prendere ampi respiri in attesa del suo inizio. “Ho scelto questa canzone come incoraggiamento a dei miei amici perché continuino ad andare avanti con determinazione e coraggio nonostante le difficoltà!” affermai guardando il gruppo davanti a me e suscitando non poche occhiate interrogative, tuttavia non aggiunsi altro.
Un paio di secondi dopo, le note di “You’re Gonna Go Far Kid” degli Offspring risuonarono per il locale e iniziai a cantare:
 
“Show me how to lie
You're getting better all the time
And turning all against the one
Is an art that's hard to teach
Another clever word
Sets off an unsuspecting herd
And as you get back into line
A mob jumps to their feet
Now dance, fucker, dance
Man, he never had a chance
And no one even knew
It was really only you
And now you steal away
Take him out today
Nice work you did
You're gonna go far, kid
With a thousand lies
And a good disguise
Hit 'em right between the eyes
Hit 'em right between the eyes!
When you walk away
Nothing more to say
See the lightning in your eyes
See 'em running for their lives!”
 
Fu uno spettacolo davvero divertente vedere i volti degli altri a bocca aperta per lo stupore. Non vi aspettavate che sapessi cantare così, eh? Beh, eccetto Asia ovviamente, visto che mi aveva già ascoltato. Lei era l’unica che invece che meravigliata era stupita, mentre Asano mi guardava come se mi fosse spuntata una seconda testa, Isogai, Kiba e Koneko erano sorpresi e ammirati al tempo stesso e Kiryu e Rio erano talmente estasiate che sembravano sul punto di saltarmi addosso. La prima, in particolare, mi fissava da capo a piedi con una strana intensità, come se mi stesse facendo i raggi X, e non riuscii a non rabbrividire per un attimo; non aiutava il fatto che i suoi occhiali sembravano emettere una strana luce interna, manco fossero stati dei maledetti visori! Ma che cazzo succede…?!
Decisi comunque d’ignorarla e proseguii con la canzone fino alla fine, dopodiché chiamai Kiba sul palco e la ricantai insieme a lui, incitandolo a metterci tutta l’emozione possibile, a lasciarsi andare completamente. Fu una performance a dir poco spettacolare, però, considerando che ci avevano filmati dall’inizio alla fine, ero pronto a scommettere che dalla settimana prossima in poi, saremmo stati il tormentone dell’intera scuola. Tsk! I teenager di oggi hanno seriamente bisogno di espandere i loro hobby!
 
*
 
Esterno POV:
 
“Bernael-niisama, fermo! Non devi sforzarti troppo! Sei ancora debole!”
 
“Non preoccuparti, sorellina. Ora sto molto meglio, grazie a te. Devo assolutamente tornare ai miei esperimenti. Non voglio lasciare alcuno scampo a quel maledetto Sekiryutei la prossima volta!”
 
“Sei conciato piuttosto male, eh, Bernael? Ti avevo detto che affrontarlo sarebbe stato molto più complicato di quanto pensassi.”
 
“Ren! Brutto bastardo, mi avevi anche detto che, se avessi usato quella tecnica, avrei potuto sopraffarlo, invece mi si è ritorta contro!”
 
“Oh, no. Ti avevo detto che avrebbe potuto esserti utile per metterlo in difficoltà, non che ti avrebbe assicurato la vittoria. Soprattutto perché, sempre come ti avevo detto, tu non sei un vero praticante di Seishin-Do, Bernael. Ricordi? È ovvio che non sei in grado di usare simili tecniche alla loro piena efficacia e forza.”
 
“Come osi parlargli così, razza di rifiuto umano?!”
 
“Dico solo la verità, lo sai anche tu, quindi è inutile che alzi la voce. Dovresti tenere più in riga tua sorella, Bernael.”
 
“Raynare, basta adesso. Non serve litigare e lamentarsi oltre. Ho solo sottovalutato il nemico, ma non commetterò di nuovo lo stesso errore. E tu non dirmi mai più come devo trattare mia sorella, Caswell, o ti assicuro che, alleati o meno, troverò il modo di farti pentire di essere nato.”
 
“Come vuoi, amico. In ogni caso, devo riconoscere che ti sei fatto valere e hai mostrato un combattimento niente male. Le tue creature in particolare sono state sorprendenti. Se saranno perfezionate ancora, diventeranno un nemico temibile persino per gli esponenti più potenti delle Tre Grandi Fazioni.”
 
“Lo so benissimo, per questo devo tornare quanto prima ai miei studi.”
 
“Spiacente, ma dovrai sospenderli ancora per un po’: il capo ci vuole vedere, quindi muovetevi a seguirmi. A quanto pare, presto ci saranno degli sviluppi interessanti alla città di Kuoh e, se giocheremo bene le nostre carte, saremo probabilmente in grado di colpire in un solo colpo non solo i leader delle Tre Grandi Fazioni, ma anche il Sekiryutei.”
 
“Molto interessante. A tal proposito, si è più saputo nulla di quegli alleati che aveva menzionato in precedenza?”
 
“Oh sì e sono pure buone notizie: se tutto va come previsto, presto saranno dei nostri e la forza della Brigata del Chaos si decuplicherà in un colpo solo. L’unico neo è che la Fazione dei Vecchi Maou continua a essere contraria e a causare tumulti. Stanno diventando sempre più impazienti e irritanti, se devo essere sincero.”
 
“Sono sempre stati delle spine nel fianco, persino per la nostra alleanza. La Brigata del Chaos non ha bisogno di componenti tanto problematici al suo interno.”
 

“Su questo mi trovi assolutamente d’accordo. Tuttavia, non preoccuparti: sento che il nostro problema con loro verrà presto risolto. Molto presto…”





Note:
SALVE A TUTTI MINNA!!!!!!
Questa volta mi ci è voluto un po' di più di quanto pensassi per pubblicare questa Newlife e vi posso assicurare che desideravo scriverla al più presto perché volevo assolutamente chiudere il volume 3 e dirigermi finalmente verso il volume 4, quello dal quale in poi le cose si faranno sempre più interessanti e io potrò davvero sfogarmi liberamente... XD Purtroppo tra l'aggiornamento doppio di Bleach (che volevo portare avanti almeno quanto questa storia), altri progetti nuovi, i lavori e soprattutto la situazione sempre più critica con questo cazzo di virus mi hanno tolto tempo e voglia di fare e così ho finito per adagiarmi più di una volta e mi sono attardato di continuo. Volevo pubblicare questa Newlife ieri, come speciale Halloween, ma il tempo mi è sfuggito più rapidamente del previsto e così lo pubblico solo adesso, in onore dell'inizio di novembre. In ogni caso, è un evento che festeggia qualcosa! XD
Detto questo, qui come avrete visto ho messo altra carne al fuoco e non poca! Addirittura 50 pagine circa! Non credevo di fare una Newlife tanto lunga! XD Al di là dell'ingresso di Xenovia nel gruppo Gremory e dei preparativi per l'incontro tra i leader delle Tre Grandi Fazioni, ho messo un sacco di novità tutte mie: in primis, sappiamo finalmente qualcosa di più sul famiglio di Zayden, Darak. Come avete trovato l'origine della sua razza e il racconto della loro leggenda? Piaciuti? Sappiate che qui ho messo tante influenze: oltre al mito di Ra e Apophis, gli Imoogi sono un'altra specie di draghi orientali, per la precisione sono creature dei miti coreani che vengono rappresentati come enormi serpenti marini e vengono definiti pseudo-draghi o draghi minori che, secondo due versioni del loro mito, o aspirano a diventare veri draghi o sono stati maledetti e per questo devono dimostrare per mille anni di essere degni di poter ascendere alla loro reale forma finale. Vengono di solito visti come colossali pitoni che vivono in acqua o nelle caverne e sono creature benevole che si dice portino fortuna. A questa loro leggenda s'ispira anche il film coreano D-War, nel quale viene detto appunto che gli Imoogi sono serpenti che hanno la possibilità di ascendere a draghi orientali per volontà degli dei se si comportano in modo giusto e buono e questo potere viene portato loro da una ragazza prescelta dagli dei stessi; tuttavia uno degli Imoogi, Buraki, è stato invece contaminato dal male e brama di ascendere per poter dominare il mondo con i suoi poteri e il suo esercito di creature malvagie. Alla fine del film, Buraki e l'Imoogi benevolo si affrontano in uno scontro durissimo in cui il secondo sta per avere la peggio, ma la reincarnazione moderna della fanciulla prescelta riesce a dargli il potere divino che gli permette di ascendere a drago e di eliminare così una volta per tutte Buraki. Io mi sono ispirato sia alle leggende che a questo film per l'identità dei miei Imoogi Mehis, perciò potete guardare quel film se volete avere un'idea di che aspetto hanno i miei serpenti quando assumono le loro massime dimensioni; oltre a questo, a mio avviso, è un film bello da vedere, un B-Movie secondo la critica e ammetto che non è un capolavoro di direzione e originalità, ma ha una trama piacevole e le scene coi mostri giganti sono fantastiche, come anche quelle d'azione, e lo scontro finale tra Buraki e l'Imoogi buono poi asceso a drago è uno dei più bei scontri tra titani che abbia mai visto, perciò ve lo consiglio! ;)
Detto questo, avete conosciuto anche un po' meglio Darak. Molti dei suoi comportamenti e atteggiamenti sono ispirati ai veri serpenti, perciò non sorprendetevi se sono così diversi da quelli degli altri. Ad esempio, il modo di bere è quello dei serpenti come anche la continua ricerca di calore e l'essere tendenzialmente antisociale o introverso. Non è cattivo, come dice Zayden, ma ci vuole tempo per fartelo amico, quindi aspettatevi molto sarcasmo e black humor da lui, soprattutto da quando inizierà a interagire con tutto il gruppo XD.
Poi ecco qualcosa di più anche sul Seishin-Do, le sue origini e il suo creatore: Kundalini. In Oriente, questo nome è associato a un'importante concetto dello yoga: il termine "kundalini" deriva dal sanscrito e veniva usato in dei testi relativi alle tradizioni tantriche. Significa “addormentata”, “inattiva”, “dormiente”, “inconscia”, o “sopita” e la sua prima menzione è nel Tantrasadbhāva del VIII secolo. Simboleggia l’energia, la coscienza primordiale che dalla nascita fino (probabilmente) alla morte resta latente; si presenta attorcigliata alla base della nostra spina dorsale con la forma di un serpente ed è lei la fonte della nostra stessa vita. Secondo lo yoga, è questa energia che permette al bambino di formarsi nel grembo della madre e, al momento della morte, essa si srotola per tornare alla fonte. Il discorso da qui in poi si allunga molto, ma io ho deciso di sfruttare questa parte della cultura orientale per la mia storia. Non è chiaro se Kundalini sia un dio o semplicemente una rappresentazione dell'energia interiore, tuttavia io ho deciso di renderlo un dio antico che, proprio per questa sua abilità nel controllo del Ki interiore, ha creato la meditazione yoga e le arti marziali per metterlo pienamente a frutto, da qui il suo aver creato il Seishin-Do ed essere diventato noto come una delle divinità combattenti più potenti (per chi legge la novel, il solo paragone con Shiva dovrebbe dirvi molto, visto che sembra che suddetto dio sia forse il numero 3 o 2 degli esseri più potenti di tutto DxD). Inoltre, questa rappresentazione di Kundalini come un serpente mi dava anche la possibilità di legarlo agli Imoogi Mehis e così l'ho usata per indicare il legame tra Kundalini e questa razza. Vi informo subito che dietro la morte di Kundalini c'è un grande mistero e una grande storia che saranno di vitale importanza anche per il futuro della mia fanfic e che legheranno i destini dei miei personaggi in più di un modo.
Infine, il momento Zayden-Rias. Prima di tutto, che mi dite dell'idea del patto tra di loro? Nella novel originale, questo concetto vero e proprio viene introdotto solo nel volume 14 e nel volume 17 ne viene stretto uno tra Issei e la maga Le Fay, ma io ho voluto anticiparlo già ora perché è l'unico modo vero che mi permette di rendere Zayden un alleato a tutti gli effetti del gruppo Gremory e di poterne fare parte nei momenti in cui invece non potrebbe seguirli, come vedrete nel futuro viaggio negli Inferi. Oltre a questo, l'ho scelto perché permetteva appunto un notevole vantaggio in più sia per Rias che per Zayden nei loro obiettivi e così ho pensato fosse l'ideale. Detto questo, per quanto invece riguarda il loro bacio? Che mi dite? XD Ve l'aspettavate qui o pensavate più avanti? In ogni caso, sappiate che, anche se da qui sarà un crescendo, non sarà affatto tutto rosa e fiori ma il contrario per molto tempo. Difatti avrete notato che Zayden ha molti problemi per quanto riguarda le relazioni amorose, problemi che, fidatevi, nessuno di voi vorrebbe e che renderanno la strada verso il suo cuore durissima sia per Rias che per altre ragazze. Capirete qualcosa di ciò che intendo già dal prossimo volume, quindi tenetevi pronti.
Dal prossimo volume, si conosceranno i compagni di squadra di Zayden, ci sarà l'atteso confronto tra lui e l'Hakuryukou, l'inizio della guerra contro la Brigata del Chaos e molto altro! Quindi stay tuned!! ;)
Credo di aver detto tutto, per qualsiasi approfondimento, curiosità o altro, contattatemi pure ai collegamenti che ben sapete, EFP, Facebook, Instagram o che sia, e non fatevi scrupoli! E se ne avete voglia e tempo, come sempre vi invito a lasciarmi una recensione per aiutarmi a migliorare e velocizzarmi. Ricordate che ci tengo e conto sempre!! ;)
Alla prossima e grazie mille come sempre per la vostra attenzione!!!
Ja naa minna!!!
   
 
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