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Autore: Asmodeus    03/11/2020    1 recensioni
Piccola OS per celebrare i due anni dal primo bacio tra Martino e Niccolò nonchè dalla loro prima notte insieme.
"La luce che filtra delicata dalla finestra socchiusa è la prima cosa che percepisce al suo risveglio. Intorno a lui è tutto caldo e soffice: il lenzuolo lo avvolge col suo calore come a proteggerlo, e quel cuscino sconosciuto è la cosa più morbida dell’universo. Non vuol aprire gli occhi: ha quasi paura che tutto questo sia solo un sogno, un meraviglioso sogno che dura dalla notte precedente [...] La sua mano destra si muove su e giù al ritmo di quel respiro straniero, ma che sa già un po’ di casa. Sente il calore che emana il suo corpo, il suo fianco già così famigliare sotto le sue dita, il tessuto della sua maglietta che gli rimanda leggerissimo il battito del suo cuore. Si concentra ancora su quelle sensazioni inusuali, continuando a tenere gli occhi chiusi per prolungare quella verità che non può essere altro che una fantasia."
- Questa storia partecipa alla “Infinity Prompt Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
- Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Martino Rametta, Niccolò Fares
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prendere fiato


GIOVEDÌ
10:53
1° novembre 2018


L
a luce che filtra delicata dalla finestra socchiusa è la prima cosa che percepisce al suo risveglio. Intorno a lui è tutto caldo e soffice: il lenzuolo lo avvolge col suo calore come a proteggerlo, e quel cuscino sconosciuto è la cosa più morbida dell’universo.
Non vuol aprire gli occhi: ha quasi paura che tutto questo sia solo un sogno, un meraviglioso sogno che dura dalla notte precedente.

La fuga in bicicletta lungo via della Conciliazione; l’aria fresca che lo fa finalmente respirare cancellando il calore soffocante di quella maschera; le sue braccia aperte e quel senso di assoluta libertà.

La sua mano destra si muove su e giù al ritmo di quel respiro straniero, ma che sa già un po’ di casa. Sente il calore che emana il suo corpo, il suo fianco già così famigliare sotto le sue dita, il tessuto della sua maglietta che gli rimanda leggerissimo il battito del suo cuore.
Si concentra ancora su quelle sensazioni inusuali, continuando a tenere gli occhi chiusi per prolungare quella verità che non può essere altro che una fantasia.

I locali abbandonati e un po’ spaventosi, da film horror; la piscina tutta per loro, uno specchio blu fiocamente illuminato ma rassicurante; quello “Spogliati”, e lui che lo segue in quella sfida.

La pelle di quel braccio alieno a contatto con la sua, lui che si muove leggermente e gli accarezza piano la spalla. Sente i loro respiri andare allo stesso ritmo: leggeri, caldi e rassicuranti. Stringe fra le dita il tessuto della maglietta, poi si sposta anche lui sulla spalla di fronte a sé.
L’altro braccio è ancora incrociato sul suo petto, pronto a difendere il suo cuore da qualunque sorpresa in quel contesto sconosciuto.

Loro due che sfidano, a parole e con lo sguardo – nessuno dei due vuole cedere; «Senti ma allora dillo che hai solo paura di rovinarti il ciuffetto», e quella mano tra i suoi capelli; lui che lo spinge in acqua, e si lascia trascinare giù a sua volta, trattenendo il respiro ancora e ancora.

Una mano calda e amica sfonda le sue difese, si sposta dalla sua spalla fino a raggiungere quel braccio che è la sua ultima difesa. Intreccia le dita tra le sue, le accarezza coi suoi polpastrelli soffici che gli mandano scariche di positività e calore. Vuole che si svegli del tutto, che apra gli occhi, ma non è ancora pronto.

L’acqua che li avvolge, fredda e rinvigorente; lui che si sveglia da quel torpore che è la sua vita da quando ne ha memoria, ma ancora non riesce a respirare – deve trattenere il fiato, il più a lungo possibile; quelle due labbra sulle sue, traditrici, e un bacio che lo obbliga ad allontanarsi, a riemergere per prendere fiato. Non ce la fa più, è stanco di trattenere il respiro.

Avvicina un po’ la testa a quella dell’altro: ora l’odore del moro gli riempie per davvero le narici, un profumo che conosce da poco ma che è un concentrato di stimoli piacevoli. Sa leggermente del cloro della piscina, misto allo shampoo per capelli; un leggero velo di sudore e il profumo che aveva la sera prima e le note dell’ammorbidente di quelle lenzuola così soffici; e poi qualcosa di non decifrabile, una variabile unica e irripetibile e nuova che il suo cervello può registrare solo sotto il nome di Niccolò.

Una boccata d’aria liberatoria, e l'altro che lo schernisce «Hai perso!»; loro due che si guardano negli occhi, e lui che trova coraggio e protesta, invece di arrabbiarsi sul serio:
«Cosa? Ho perso perchè tu hai barato, sei un infame, sei un barone del cazzo»; è ormai una sfida, prima di tutto contro sè stesso, e vuole vincerla: «Adesso voglio la rivincita, però non mi puoi toccare!», e il conto alla rovescia. Tornano sott’acqua, e stavolta è davvero sveglio: apre gli occhi, nuota verso di lui, e lo bacia. Niccolò prima lo ha solo sfiorato, ma lui adesso sa quello che vuole. Ha smesso di trattenere il fiato, ha deciso di cominciare a respirare.

Martino finalmente apre gli occhi. Niccolò lo sta guardando, quegli occhi magnetici a pochissimi centimetri dai suoi. Tutto in quel viso così vicino, in quel corpo che lo ha accolto tra le sue braccia quella notte, sta sorridendo. Anche lui sorride. Si strofinano i nasi l’uno contro l’altro, poi avvicinano le loro bocche e si baciano. È un contatto leggerissimo, le loro labbra che si sfiorano appena per salutarsi. Ma è un’esplosione di calore, luci e felicità che lo attraversa lungo tutto il corpo.

Tornano a galla, l’acqua fredda intorno a loro che sembra ribollire da quanto lui si sente incendiato in quel momento. L’universo è collassato su sé stesso, e in quel momento esistono solo loro che nuotano per restare a galla e le loro bocche che non riescono più a dividersi l’una dall’altra. Tutta l’aria esistente al mondo si trova lì, nella bocca di Niccolò, e Martino ha troppo bisogno d’aria.
Lo bacia ancora e ancora, mentre intorno a loro tutto continua a collassare e a ridursi a quel minuscolo spazio che li unisce e che li ospita.
Il mondo è solo di loro due; anzi, è solo loro due.


È qualcosa che Martino non ha mai provato prima.
Il sentirsi a casa, nel posto perfetto per te, tra le braccia della persona che ami.
Le mani di Niccolò che lo stringono, le sue dita che si incendiano nel toccare il suo corpo così caldo, quei brividi di assurda euforia che lo attraversano dalla punta dei capelli fino ai piedi.
Martino ora sa che non sta sognando, che è tutto vero.
Che è tutto bello.
Che è tutto vivo.

Niccolò molla piano la presa sulla sua mano, poi si sfila delicatamente dal suo braccio che lo sta già circondando. Scivola fuori dal letto, mentre Martino si mette a pancia in su ma continua a seguirlo con lo sguardo. Tutto intorno a lui è nuovo ma al tempo stesso così conosciuto e suo. Mentre segue i movimenti di Niccolò, tutto il suo corpo registra e immagazzina informazioni su quella stanza – la stanza di Niccolò, del suo Niccolò.

Il moro torna con un vassoietto con la colazione – nessuno gli aveva mai portato la colazione a letto prima. La stanza si riempie dell’odore del caffè, e le loro tazzine tintinnano l’una contro l’altra in un cincin complice. Niccolò intinge il dito sul fondo della tazzina, poi disegna un cuoricino sul suo braccio. È una cosa stupida, da bambini innamorati. Ma loro sono due bambini innamorati.
Poi arriva la colazione vera, col vassoio dei biscotti e i video sul portatile di Niccolò mentre mangiano sdraiati e abbracciati l’uno all’altro. È una mattinata di risate e di discorsi e di sigarette condivise, come se avessero già un rituale di cose da fare insieme che dura da sempre.

Niccolò suona l’ukulele per un po’, poi lui glielo toglie dalle mani. Sono distesi in diagonale sul letto, testa contro testa mentre le sue gambe poggiano sui cuscini e quelle di Niccolò sono slanciate nel vuoto in fondo al letto. Si girano a guardarsi l’un l’altro, i volti rovesciati a testa in giù nei loro occhi in una sorta di imitazione del famoso bacio al contrario di Spiderman. Anche loro due si baciano in quel modo stupido e per niente facile – ma è l’ennesima cosa che scoprono di riuscire a fare in automatico insieme. Come se si allenassero da sempre, come se non avessero mai fatto altro in vita loro che baciarsi. Come se le loro anime potessero scappare da un momento all’altro, e allora meglio rinchiuderle nella bocca dell’altro, dove possono stare al sicuro. A casa.

Hanno perso la cognizione del tempo, ma non è importante.
Tutto intorno a lui è luci soffuse e lo splendore abbagliante di Niccolò. È il profumo della sua pelle e l’odore del caffè nelle narici. È la sua pelle nuda, soffice e caldissima sotto le sue dita. Sono il suono dei loro respiri e dei loro cuori che battono insieme. È il sapore dei biscotti, l’aroma di caffè che si fissa sulla sua lingua e la saliva di Niccolò che si mischia perfettamente con la sua.
Di nuovo, il resto del mondo è collassato e ha smesso di esistere.
Ci sono solo loro due e quella stanza e quel letto, e nient’altro importa.
Niccolò rotola piano giù dal letto, poi si appoggia con la testa sulle braccia incrociate sul materasso. Lo guarda da laggiù, come se fosse al balcone intento a guardare chi passa per la strada.
Martino si rigira nel letto, gattona verso di lui per baciarlo.
Niccolò si ritira pian piano, allontanandosi dal letto e sorridendogli seduto sul pavimento.
È un ennesimo tuffo verso di lui, ma Martino lo fa con piacere.

Da piccolo gli hanno insegnato che quando ci si tuffa in acqua bisogna trattenere il respiro, e Martino è sempre stato bravo a farlo – quasi un campione in questo.
Ma la sera prima ha imparato che esistono dei tuffi diversi, e che a volte la cosa migliore è provare a continuare a respirare.
Stavolta ha quindi deciso di fidarsi, e di riempirsi il petto di tutte quelle novità senza alcuna paura.
Rotola anche lui giù dal materasso, e sono di nuovo insieme, l’uno nelle braccia dell’altro, l’uno nella bocca dell’altro.
Un unico microcosmo che come batte allo stesso ritmo, ora respira anche all’unisono.

[1567 w.]

🦒💙🦒


 Eccomi finalmente a pubblicare questa breve e fluffosa OS per celebrare i due anni da vari momenti fondamentali per Martino e Niccolò. Lo so, arrivo in ritardo di qualche giorno e questo regalo sarebbe stato perfetto qualora fosse arrivato il 31 ottobre (due anni dal primo bacio #Rames) o ieri, 1° novembre (anniversario della loro prima notte insieme) - ma ottobre e novembre sono un po' sempre un anniversario per questi due, quindi si accontenteranno di ricevere questo tributo con qualche oretta di ritardo!

Ho voluto riprendere i momenti intercorsi tra il primo bacio e il primo risveglio insieme, capovolgendo il titolo dell'episodio "Trattenere il respiro" in qualcosa di più consono a ciò che significa, per Martino, innamorarsi di Niccolò e poter finalmente stare con lui. Credo che sia proprio vero che Marti stesse "trattenendo il respiro" da fin troppo tempo, prima che nella sua vita irrompesse quella tempesta che è Niccolò - e che proprio in quella piscina abbia finalmente imparato a lasciarsi andare e a riprendere a respirare, a vivere davvero. Penso che innamorarsi della persona giusta faccia davvero questo effetto, e auguro a chiunque di trovare quella persona nella vita che ci aiuta davvero a vivere pienamente, a respirare a pieni polmoni e ad essere felici.

Rimngrazio HarrietStrimell e Soly Dea per le loro fantastiche challenge che mi hanno ispirato nella stesura di questa storia, nonché Federico e Rocco per averci regalato questa coppia che mi ricorda ogni giorno che l'amore vero, da qualche parte, esiste.

Spero che questa OS sia di vostro gradimento, e qualora vogliate lasciarmi un vostro parere o un augurio per questi due patati siete i benvenuti!


[Prompt:
Infinity Prompt Challenge – lista “Tris di Parole #013. Biscotti, calore, luci."

Challenge delle Parole Quasi Intraducibili - #Zweisamkeit: è lo stato di estasi in cui si trovano due anime innamorate, quell’alone di solitudine che le circonda, quel senso di isolamento che li allontana dal resto del mondo perché non hanno bisogno di nient’altro, se non della reciproca compagnia. È quello che si prova quando ci si innamora di qualcuno e si vuole passare soli con lui/lei il resto del tempo. [suggerita da Sonrisa_Mar]]


   
 
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