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Autore: idrilcelebrindal    03/11/2020    1 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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66 Consiglio di guerra

66 Consiglio di guerra

 

“Allora, Legolas Verdefoglia, cosa ha in mente tuo padre?”

Il mago esordì, senza preamboli.
Legolas guardò ai due Elfi seduti al suo fianco, un biondo massiccio con armatura dorata ed una rossa con lunghe trecce, vestita di verde foresta.
“Cancellare i Goblin dalla faccia della Terra di Mezzo.”
Dai presenti vennero, contemporaneamente, molte coppie di sopracciglia alzate, respiri trattenuti all’improvviso e qualche fischio.
Solo Beorn rimase impassibile.

Kìli aveva preteso che l’incontro si svolgesse nell’accampamento dei Nani, posizionato con molta attenzione in una piccola radura nascosta, tra il punto d’incontro fissato dai Goblin ed il Fiume. Riteneva essenziale che i Goblin non venissero a conoscenza della presenza dei Nani nella zona, perché temeva che, in quel caso, avrebbero potuto far del male a…al prigioniero. Non osava dire nemmeno con se stesso che fosse davvero Fili.
Gandalf aveva concordato; così una pattuglia di Guardie Forestali elfiche sorvegliava la zona, e Dwalin aveva imposta guardia doppia, con ordine di abbattere tutto quello che si muoveva.
Legolas era arrivato quella mattina, accompagnato dai Comandanti dei due contingenti che aveva portato con sé, e che aveva presentato come Arien, Comandante delle Guardie Reali, e Tauriel, Capitano delle Guardie della Foresta. Presenti all’incontro Dwalin, Ori, e Kador, comandante del contingente di Nani di Ered Luin; Bliskar si aggirava in silenzio servendo birra, tè  e stuzzichini.

 "Proposito lodevole,” ammise Kìli; a riprova della sua maturazione politica, non aveva fischiato, “ma permettimi, principe Legolas, piuttosto irrealistico.”
I tre Elfi si strinsero contemporaneamente nelle spalle.
“Lo so,” rispose Legolas, “e lo sa anche lui, ma è arrabbiato.”
“Thranduil deve smetterla di fare i capricci,” brontolò Gandalf.  “E’ ora di crescere.”
“Ha già fatto molti passi avanti. La battaglia davanti ad Erebor gli ha fatto vedere cose che si è ostinato ad ignorare per secoli, e  ne sta prendendo atto.”
“Che non esiste solo lui e la sua Foresta?”
“Esattamente. Da una parte è stato difficile per lui affrontare tutte le perdite che abbiamo subito nella battaglia…”
“Se porti in giro un esercito,” brontolò Dwalin, “devi mettere in conto che qualcuno  ci lasci la pelle, anche se sono pelli preziose di Elfi immortali.”
Kìli gli posò una mano sul braccio.
“L’esercito aveva solo scopo dimostrativo… andiamo, un esercito per tredici Nani e un Hobbit, per riprendersi una cassa di sassi luminosi? Non prevedeva di dover combattere, e di certo non contro gli eserciti di Azog.”
Legolas annuì.
“Gli Elfi non dimenticano, e mio padre aveva ben presente la sua ultima battaglia davanti a Gundabad, contro Orchi e Draghi del Freddo. Gli era costata un prezzo elevatissimo, sia nel senso di ferite fisiche, sia, e soprattutto, di perdite affettive; e per questo ha chiuso il suo regno e il suo cuore, allo scopo di difendere l’uno e l’altro. Lo scorso inverno ha capito che non serve a mettersi al riparo; se non avesse avuto quell’esercito in campo, se non avesse combattuto  e vinto, si sarebbe trovato chiuso in un regno assediato, circondato da Orchi  a Nord, a Est ed a Sud… con i ragni ad Ovest. Quando Azog avesse voluto, gli sarebbe bastato stringere il cerchio e ci avrebbe schiacciati.”
“Sarebbe  stato assai peggio di così,” bofonchiò Gandalf. “Ci sono forze più malvagie e potenti in campo, anche se per ora abbiamo ottenuto una tregua.”
Kìli fissò il mago; gli erano tornate in mente alcune visioni di tempo prima.

Una marea nera che si infrange sulle mura di Erebor e sul Grande Cancello sbarrato… fuochi e tamburi, tamburi nell’oscurità…

 “Cosa c’è in ballo, Gandalf? Dobbiamo saperlo!”
“Sì, hai ragione, giovane Kìli. Ma non adesso. Ora l’obiettivo è riportare a casa tuo fratello, perché, come ti ho già detto, sento nel mio cuore che è necessario per il destino della Terra di Mezzo. Quindi, Legolas, spiegaci cosa avete effettivamente intenzione di fare.”
“Ottenere la liberazione degli ostaggi e dare ai Goblin una lezione che non dimenticheranno facilmente.”
“Mi piace!” esclamò Dwalin.
“Ha il pregio della semplicità,” soggiunse Ori; ma Kìli scosse il capo.
“Non avrete intenzione di entrare a Goblin Town, vero?”
“In effetti no; proveremo ad attirarli fuori.”
“Bene,” Kìli approvò; “non dimentichiamoci che gli ostaggi sono quattro e non due, anche se ancora non sappiamo perché non abbiano fatto richieste per tutti.”
“Il piano può essere migliorato,” osservò Ori. “Per esempio, potremmo…”

Dwalin, Kador ed i comandanti Elfi erano appartati  per studiare strategie.
“Dunque, se capisco bene,” osservò Bilbo, “ dopo lo scambio degli ostaggi con i carri del riscatto, gli Elfi intenderebbero attaccare e dare una lezione ai Goblin. Giusto? Ma senza entrare.”
“Esatto.”
“Nelle vicinanze delle porte  dovrebbe crearsi una notevole confusione... quindi la situazione ideale per portare fuori un prigioniero fuggiasco.”
“Bisogna trovarlo, prima, però.”
“Quindi è necessario che io entri prima  di allora, e abbia il tempo di cercare. Devo andare subito, stasera.”
Gli astanti fissarono il piccolo  hobbit che parlava con tanta noncuranza di entrare in una caverna zeppa di Goblin assetati di sangue e circolarvi come niente fosse.
“Bilbo, sei sicuro di quello che fai?” Gandalf era ancora fortemente contrario.L’Hobbit ridacchiò.
“Chiedi al qui presente principe Elfo cosa ne pensa.”
Legolas lo guardò di traverso.
“Ci stiamo ancora chiedendo come, per Elbereth, tu sia riuscito a scorazzare per giorni nei nostri sotterranei, rubare il  nostro cibo, bere il nostro vino, liberare i nostri prigionieri e portarli fuori senza che nessuno di noi se ne accorgesse minimamente. Mio padre ha messo in punizione tutte le guardie! Qualcuno era poco vigile, d’accordo, ma tutti? Come hai fatto?”
Bilbo si dondolò sui talloni e arricciò il naso.
“Magia Hobbit.”

 Magia hobbit.  Kìli era abbastanza sicuro della natura di tale magia. Dentro Erebor, prima della battaglia, mentre tutti erano impegnati a cercare l’Arkengemma, gli era accaduto di imbattersi in Bilbo, che gli era comparso improvvisamente davanti, da dietro un  angolo. Lo hobbit aveva frettolosamente riposto nella tasca del panciotto un piccolo oggetto, ma Kìli aveva fatto in tempo a notare che era dorato e rotondo. Come un anello.
Aveva accusato l’hobbit  di essere troppo furtivo, e di avergli procurato un mezzo infarto comparendogli davanti così all’improvviso,  e Bilbo aveva ridacchiato vantando le sue capacità di ladro, ma anche lui era scosso.
Kìli era tutt’altro che stupido, e sapeva sommare due più due, specialmente perché aveva carte che non molti avevano. Aveva ricevuto l’educazione di un principe di Durin; il suo maestro,  Balin, era appassionato di storia; e se la leggenda dei fabbri elfici dell’Eregion era nota a molti, tra  i Longbeard di Moria l’amicizia tra Narvi e Celebrimbor era ben documentata.
La Casa di Durin sapeva che solo l’avvertimento di Narvi, che aveva sempre nutrito avversione per Mairon,  aveva consentito a Celebrimbor di salvare alcuni Anelli dal suo tocco, sebbene non se stesso. E il  nonno di Kìli aveva posseduto uno del Grandi Anelli.
Sapeva quindi che erano esistiti molti Anelli magici, e non solo i Maggiori; ed aveva immaginato che Bilbo, nipote del Conte della Contea, potesse possederne uno.

Ma se lui preferisce non parlarne, non sono affari miei.
“Va bene,Bilbo,” sospirò, “fai pure a modo tuo.”

 Lo hobbit sparì per preparare quanto gli sarebbe servito, e proprio in quel momento i comandanti si strinsero la mano in segno di accordo e si avvicinarono ai due principi.
Per fortuna,  pensò Kìli, altrimenti cosa avrei detto a questo manico di scopa con le orecchie  a punta? Non sembra proprio il tipo con cui  condividere una birra.
Elfi e Nani esibivano la stessa espressione perplessa e cautamente ottimista.
“Beh?” li apostrofò il principe bruno.
“Avete una strategia?” proseguì il biondo.
Il grande Elfo biondo annuì un po’ esitante.
“Sì… in effetti è stato più facile del previsto.”
“Hanno qualche buona idea,” ammise Dwalin,  che sembrava aver visto il mondo capovolgersi.
“Sanno il fatto loro,” aggiunse la rossa, sbirciando di traverso, con aria dubbiosa, il massiccio e corazzato Kador, che a sua volta grugnì un accordo.
Dietro di loro, Ori procedeva trattenendo a fatica le risate e sforzandosi in ogni modo di apparire serio e dignitoso come si addiceva ad uno Scriba Reale.
“Tra qualche minuto avrete una copia ciascuno del piano elaborato,” informò Ori con il suo atteggiamento più professionale.
“Va bene,” annuì Kìli; “così Mastro Baggins  avrà tempo per fare i suoi bagagli e venire con voi.”

 Per evitare un imbarazzante silenzio, Kìli sfoderò il suo sorriso più affascinante e si rivolse a Tauriel.
"Bene, Capitano, ci incontriamo di nuovo!”
La rossa si inchinò.
“In circostanze migliori delle  precedenti, fortunatamente.”
“Davvero,” sogghignò il principe Nano; “di sicuro faccio una migliore figura quando non sono coperto da tela di ragno gigante.”
Tauriel non riuscì a fare a meno di ridacchiare, mentre una scintilla maliziosa le compariva negli occhi verdi.
“Spero che la nostra fuga non abbia causato troppi problemi alla Guardia,” insinuò Kìli con un sorriso ancora più smagliante, e sentì Legolas irrigidirsi al suo fianco. La rossa inviò una brevissima occhiata al suo principe.
“In effetti,” ammise, “qualche problema lo abbiamo avuto, ma adesso le cose vanno molto meglio.”
“Sei riuscita a vedere un po’ di mondo; come ti sembra?” chiede il principe Nano, e la rossa si illuminò.
“Oh, è meraviglioso! E finito qui andrò a Lothlorien! Immagini? Vedrò il Bosco d’Oro!”

 Bilbo arrivò trafelato in quella, trascinandosi dietro un piccolo zaino.
“Sono pronto! Andiamo?”
Kìli gli fece cenno di attendere un attimo.

Groac!
“Voglio che porti qualcuno con te, BIlbo”,  disse, e sollevò il  braccio destro in tempo perché il grande   corvo imperiale vi si posasse con la solita grazia. Kìli sentì gli Elfi al suo fianco trattenere il respiro ed indugiò con lo sguardo sul corvo che si lisciava orgogliosamente le penne, consapevole di offrire uno spettacolo suggestivo.
Questa scena è  sempre di grande effetto, ma presto avrò bisogno di parabracci nuovi. Quel mago da strapazzo e la sua mania per le sceneggiate mi ha contagiato.
“Mi piacerebbe che entrasse con te a Goblin Town, ma non credo che sarai d’accordo…”
L’Hobbit scosse la testa.
“Non voglio dover badare a lui, per evitare che i Goblin se lo mangino.”
Il corvo arruffò le penne e gracchiò indignato.
“Ehi! Non sono appena uscito dal nido!”
Kìli cercò di rabbonire il grande uccello.
“Su, Groac, non voleva offenderti,”  gli rispose, guadagnandosi in cambio un’occhiataccia di ossidiana ed uno sbuffo risentito.
 “Vuol dire che Groac verrà spesso in ricognizione e se avrai bisogno di lui potrà vederti. Tu non lo capisci, ma lui capisce te, quindi puoi affidargli qualsiasi messaggio. D’accordo?”

 Kìli restò a guardare gli Elfi, il Mago e l’Hobbit allontanarsi verso il campo elfico. Beorn sarebbe rimasto, per il momento; tanto le distanze per lui avevano poca importanza, sarebbe arrivato dove era necessario entro poco tempo.
Il sole stava scomparendo dietro le Montagne Nebbiose; mancavano solo due giorni all’appuntamento, e le pedine si stavano disponendo sulla scacchiera. Si rese conto, in quel momento di solitudine, della sensazione di pericolo imcombente che provava. Un po’ come prima della battaglia, quando nessuno ancora sapeva che le cose sarebbero andate così terribilmente storte. Allora aveva convinto Liatris a lasciare il campo; adesso l’istinto non gli suggeriva nulla. Solo quella persistente sensazione di allarme… e continuava a tornargli in mente la piccola porta laterale attraverso la quale avevano fortunosamente lasciato Goblin Town, la scorsa estate.
Si strinse nel mantello, perché di sera l’aria era ancora frizzante, specialmente così vicino alle Montagne. Oh, beh. Scopriremo abbastanza in fretta cosa bolle in pentola.
 

Quella notte dormì male. Sognò più volte la  battaglia, ed eserciti di orchi ed altre maligne creature…  rivide per l’ennesima volta l’onda nera che si infrangeva sui Cancelli sbarrati; si svegliò più volte in un bagno di sudore, con il cuore che batteva all’impazzata, senza ricordare cosa aveva visto ma consapevole che fosse qualcosa di terribile. Alla fine, incapace di resistere ancora, mentre le prime luci dell’alba spuntavano sull’accampamento, si alzò.
Fece il giro dei falò, dovr i primi nani svegli scaldavano l’acqua per il tè, o consumavano le razioni da viaggio; chiacchirò amabilmente con loro, scherzò, ed in generale sfoderò tutto il suo fascino per divertirli e galvanizzarli.
Con il trascorrere delle ore,  la sensazione di pericolo si fece sempre più accentuata e  Kìli iniziò a preoccuparsi davvero, soprattutto perché non riusciva a individuare di cosa si trattasse. Così decise di fare qualche esperimento.

Queste premonizioni non mi serviranno mai a niente se non riuscirò a capire cosa significano!
Si concentrò quindi, per prima cosa, su Liatris. La immaginò seduta al tavolo della colazione con sua madre, mentre discutevano sulle rispettive preferenze in fatto di tisane e di tè. La vide mentre si accarezzava distrattamente la pancia ormai ben visibile.
E subito  si sentì avvolgere da un’ondata di calore, affetto, serenità che cancellò all’istante ogni preoccupazione.  Si chiese da dove potessero provenire quelle sensazioni,, ma in ogni caso era escluso che  il pericolo, di qualunque cosa si  trattasse, riguardasse i suoi cari rimasti ad Erebor.

Bene, è un sollievo.

Allora si tratta di Fili.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Non ci credete, vero? Già un altro capitolo!

 

ANGOLO DEL *GRAZIE*

Mi sono accorta di essere molto in ritardo con i  ringraziamenti!

Grazie ad Inuiascia, che si rcorda sempre di me, anche dopo anni.

Grazie infinite a Fib23, Nameless04, Perla_16; soprattutto ad Elfa e OneDirectioner_1, che fanno rimanere questa storia nelle classifiche! Vi amo tutte.

Alla prossima

Bacio

Idril

  
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