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Autore: storiedellasera    04/11/2020    4 recensioni
Ho visto il fantasma di una dama sorgere dalla sua tomba tra i salici.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La dama dei salici


Curiosa e alquanto insolita era la mia occupazione.
Per qualche anno infatti fui il guardiano di una solitaria villa di campagna, la quale apparteneva a un eccentrico e arrogante uomo.
Lui si serviva della magione solo di rado e solo durante le estati. Era un ricco signore di città, una sorta di lord di cui conoscevo ben poco. Non aveva mai avuto moglie e figli. Dato il suo carattere burbero e rancoroso, solo poche persone erano in grado di sopportarlo e di considerarlo un amico.

Come guardiano della villa non dovevo solo controllarla ma anche abitare al suo interno per evitare che non cadesse nello squallido stato del disuso.
Il camino, ad esempio, doveva esser acceso di tanto in tanto. L’acqua doveva scorrere nelle tubature e molti altri elementi richiedevano una costante premura e attenzione.
Ciononostante ero in grado di svolgere da solo tutte le mansioni essenziali, perciò nessun altro oltre alla mia persona viveva nella villa.
Non mi dispiaceva tale condizione, anzi, anelavo la solitudine.
La tranquillità del luogo era un sollievo per il mio corpo e la mia mente sconvolta dalla guerra. Diversi anni fa, al fronte, fui ferito a una gamba da un’esplosione.
Da allora sono costretto a camminare con l’ausilio di un bastone. Il trauma sperimentato durante il conflitto fu così intenso che persi anche l’uso della parola.
Fui congedato per infortunio. Dopo qualche tempo fui assunto come guardiano della villa.

L’edificio era antico e maestoso. Si ergeva su una campagna quasi del tutto incontaminata dall’uomo, abbracciata da una fitta foresta scura.
Alcune ali della magione erano troppo rovinate per poter essere restaurate. Angoli della casa vetusti, a mio avviso destinati ad essere abbandonati per sempre.
Quando le giornate erano calde e soleggiate, mi permettevo lunghe passeggiate attorno la tenuta di campagna. Allora passavo ore ad ascoltare il fruscio del vento e il frinire delle cicale.
Nonostante quel piccolo svago, ero sempre attento a non avvicinarmi troppo al piccolo giardino sul lato est villa. Lì sorgevano un gruppo di tristi e torti salici.
All’ombra di quegli alberi si trovavano i resti di antiche tombe appartenenti ai primi proprietari della casa. Le tombe più antiche risalivano addirittura al diciottesimo secolo.
Ma il tempo e le intemperie avevano consumato le lapidi, rendendo illeggibili i nomi incisi sulla loro superfice.
In paese correvano strane e spaventose dicerie riguardanti quelle lapidi. Storie di fantasmi e maledizioni, alimentate dalla superstizione del luogo.
C’era qualcosa, in quel giardino, che mi rendeva irrequieto. Qualcosa di intangibile e incomprensibile eppure potevo avvertilo e ne avevo paura. Il mio sentimento era un timore riverenziale per quelle lapidi ormai senza nome. La terra del giardino inoltre sembrava morente, persino i ciuffi d’erba apparivano malati.
Di giorno in giorno le mie paure erano sempre più intense e incontrollabili, tali da limitare le mie passeggiate solitarie.

Il vero orrore iniziò in una desolata notte d’inverno.
Ero all’interno della villa, come sempre da solo, assopito di fronte al camino. Da tempo preferivo dormire in quel salone perché ritenevo la poltrona più comoda del mio letto. Senza accorgermene, quel mio piccolo vizio divenne un’abitudine.
Fui svegliato da un gelido brivido percepito sulla mia pelle, un soffio d’aria fredda alle mie spalle.
Istintivamente osservai le finestre poiché credevo di aver lasciate aperte delle imposte.
Ma ogni finestra era ben chiusa.
In quel momento, oltre i vetri, mi parve di vedere una pallida luce bianca affievolirsi e morire tra i salici del giardino.

Da allora le mie notti si fecero sempre più irrequiete e spaventose.
Nel buio avvertivo spesso la gelida aria.
Mi sentivo minacciato e osservato. La paura che provavo era simile a quella che sperimentavo di fronte al giardino dei salici. Con il passare del tempo, in me maturò il terrificante pensiero di non esser solo nella villa.
Ogni notte ero in grado di percepire una presenza. Notavo inoltre qualcosa di strano avvenire attorno a me: come un improvviso movimento delle tende… che svolazzavano senza alcuna folata d’aria. Una volta udii uno scricchiolio delle tavole ai piani superiori.
Era un suono diverso dai normali scricchiolii… giurai che erano i rumori di passi.

Fu durante una notte di Dicembre che mi svegliai di soprassalto, senza alcun motivo apparente.
Dal camino, la luce del fuoco proiettava sinistri riflessi sulla bottiglia di whisky posta al mio fianco. L’avevo aperta nella speranza di acquietare i miei nervi stanchi.
Rammento che faceva molto freddo. Cercai di farmi piccolo nella mia solita poltrona.
Fissai le fiamme di fronte a me per cercare di distrarmi dai miei pensieri… fantastici e orrendi pensieri. Ma fui sul punto di svenire quando sentii chiaramente un sospiro alle mie spalle.
Allora il fuoco divenne crudele, poiché le sue fiamme animarono orrende ombre che iniziarono a danzare attorno a me.
Il mio corpo si rifiutava di obbedirmi. Non ero in grado di muovermi dalla poltrona.
Continuai a fissare le fiamme mentre cose indicibili accadevano alle mie spalle. Non so dire per quanto tempo rimasi bloccato dalla paura.
Quando riuscii ad alzarmi, mi voltai per osservare la porta della sala… quella porta che conduceva a un corridoio della villa. Era chiusa ma attraverso le fessure potevo intravedere la stessa candida luce che scorsi, tempo fa, nei pressi del giardino dei salici.
Con l’anima bruciante aprii un poco la porta.
Nelle tenebre del corridoio la vidi. Completamente bianca e sollevata da terra: una dama dai lunghi abiti si stava avvicinando. I suoi occhi, testimoni di un’infinita tristezza, erano fissi su di me. Lei stringeva in una mano una coppa vuota.
Non disse nulla.
Fui scosso e pervaso da tremori così intensi che persi la forza nelle gambe.
Caddi al suolo mentre la dama continuava ad avvicinarsi.
Ormai incapace di respirare, mi sentii congelare come se fossi caduto in un lago ghiacciato.
Strisciai sul pavimento fino a rientrare nella sala e richiusi la porta.
La dama non entrò e io non indagai riguardo i suoi intenti. Mi nascosi in un angolo del salone, vicino al camino, e piansi per il resto della notte.

Nelle notti successive non ero più in grado di dormire.
La dama non si presentò più al mio cospetto. Eppure, di tanto in tanto, avvertivo la gelida aria sulla mia pelle e capivo che lei era uscita dalla tomba sotto i salici per tornare nella villa.
Non avevo alcuna prova concreta delle mie supposizioni… ma in cuor mio sapevo che era vero.

Una mattina di Febbraio udii degli strani rumori nel giardino della villa.
Uscii allarmato e vidi diversi escavatori e altre macchinari pesanti circondare la magione. Il proprietario dell’edificio non mi aveva avvertito del fatto che voleva ristrutturare parte della sua proprietà. Fui felice nell’apprendere tale sua decisione, poiché i lavori sarebbero iniziati il giorno seguente e io avrei dovuto passare solo un’ultima notte all’interno di quella spaventosa casa.
Ma il sollievo durò solo pochi istanti.
Il proprietario infatti, per risparmiare tempo, aveva ordinato agli operai di iniziare con i lavori esterni: ciò comprendeva la rimozione dell’antico giardino e delle vecchie bare sotto la terra. Quando le bare furono dissotterrate, notai che erano di legno marcio e al loro interno erano rimaste solo qualche ossa e nient’altro.

Mentre osservavo i lavori fui pervaso un forte senso di inquietudine.
Avvertivo, senza poterlo spiegare, un pericolo imminente. C’era qualcosa di sbagliato nelle decisione del proprietario della villa di rimuovere le bare. Ma non potevo di certo dissuadere quell’uomo, famoso per la sua arroganza. Del resto ero solo un custode zoppo e muto.
Ricordai le storie delle vecchie donne nel paese, storie di fantasmi. Narravano la collera dei morti contro coloro che osavano disturbare il loro riposo. Ora che le tombe erano state rimosse, cosa avrebbe fatto la dama dei salici? Sarei stato testimone o addirittura vittima della sua collera?
Tali quesiti mi accompagnarono per il resto della giornata eppure non avevo le forze per trarre delle risposte.

Quella notte fu la più orrenda della mia vita.
Per l’ultima volta mi accomodai sulla poltrona della sala e accesi il fuoco mentre le ombre della sera riempivano la casa. Oltre le finestre potevo scorgere le sagome delle escavatrici lasciate lì dagli operai… lì dove sorgeva il giardino dei salici.
Mi versai un bicchiere di whisky e mentre lo bevevo, a piccoli sorsi, sapevo in cuor mio che era l’ultimo che consumavo in quella casa.
Rabbrividii, non solo per il freddo, quando una corrente d’aria gelida mi sfiorò un braccio.
Una corrente d’aria che, ormai, ero abituato a riconoscere. La voce nella mia mente mi suggeriva che lei era qui, nella villa.
Era ormai notte fonda. Fissai a lungo la porta della sala, ben sigillata da me. La fissai come se mi aspettassi di vedere qualcosa attraversarla da un momento all'altro. Il silenzio era insopportabile.
Pensai che presto avrei di nuovo udito un sospiro, uno di quelli già uditi nelle terrificanti notti precedenti… ma il suono che si produsse in fondo al corridoio oltre la porta era qualcosa che non avevo mai sentito prima.
Spaventoso e così orrendo da farmi perdere la ragione per diversi secondi.
Si trattava di un verso disumano che nessuna penna è in grado di descrivere. Esordì come una sorta di lamento straziante. Era il lamento di una donna ma in poco tempo sembrò deformarsi e raggiungere tonalità così profonde da assomigliare a un ruggito di un demonio.
Il suono fu potente e intenso. Le pareti della sala vibrarono.
Potevo avvertire tutta la rabbia e il rancore della cosa che si stava lamentando.
Poi la porta della sala sussultò, come se qualcuno stesse tendando di sfondarla.
Non posso descrivere il terrore che provavo. Era un terrore infinito, al di là della comprensione umana. I versi rabbiosi continuavano a scuotere non solo la sala ma l’intera villa. Solo la porta mi separava fisicamente dall’anima in pena che tentava di entrare.
Vidi poi la maniglia tremolare e ruotare.
Non riuscii più a sopportate tutto quel terrore: usai il bastone per sfondare una finestra, uscii fuori dalla villa e iniziai ad arrancare nel buio della notte.
Fuggii senza pensare… senza esser in grado di pensare.
Il gelo dell’inverno mi entrava nel corpo e mentre continuavo a scappare, azione particolarmente faticosa data la mia invalidità, ero convito che sarei morto.
Non volevo voltarmi. Non volevo vedere cosa c’era alle mia spalle.

Gli abitanti del paese mi videro alle prime luci dell’alba. Mi avvicinai a loro per poter esser soccorso. Inizialmente nessuno di loro mi riconobbe poiché il terrore aveva deformato il mio aspetto. Ero pallido in volto e con gli occhi del tutto spalancati. Una ciocca dei miei capelli si era addirittura sbiancata.

Non tornai mai più in quella villa e non presi neanche il compenso per gli ultimi giorni di lavoro.
Usai ciò che avevo guadagnato per trovare un piccolo alloggio in una città lontana.
Per molti anni condussi una vita serena… anche se non sono più in grado di dormire sonni tranquilli. Pochi giorni fa sono venuto a conoscenza di un fatto molto inquietante.
Dopo la mia fuga dalla villa, il suo arrogante proprietario andò a passarci una notte durante l’estate… da quel momento nessuno vide più vivo quell’uomo.
Lo ritrovarono, diverso tempo dopo, morto e con un’espressione orrenda sul volto… un’espressione di chi aveva visto qualcosa di innominabile.
Ciò che mi terrorizzò più di ogni altra cosa fu sapere che il suo corpo venne ritrovato nella terra in cui un tempo sorgeva l’antico giardino dei salici della sua villa.



 

   
 
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