Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Red Owl    05/11/2020    0 recensioni
Quando un terremoto distrugge la sua città natale, Annabel lascia Epona e si trasferisce su Nantos-A, un pianeta scarsamente abitato. Lei e Seth, il suo fidanzato, intendono sposarsi e dare vita a una nuova famiglia, ma le leggi e le superstizioni del luogo li costringono a separarsi. Annabel si ritrova così legata a un uomo silenzioso e dal passato oscuro. Piena di rabbia e di rancore, la ragazza è determinata a non piegarsi a quell'ingiustizia, ma presto le diventa chiaro che la realtà è ben più complicata di quanto non sembri al primo sguardo. Ricongiungersi a Seth adesso non è più il suo unico obiettivo: deve anche restare in vita.
Genere: Hurt/Comfort, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fuori dall’oblò il panorama sta cambiando. Il nero infinito dello spazio esterno è ora quasi completamente inghiottito dall’abbagliante verde-azzurro del pianeta verso il quale stanno scendendo.

Nantos-A, ricorda Annabel, in onore di un qualche sconosciuto dio antico di cui ignora l’origine. Distrattamente si chiede se esista anche un Nantos-B o C, o quello che è. Il monitor posto davanti al suo sedile le segnala che tra meno di due ore giungeranno alla piattaforma di atterraggio e, benché non sia una sorpresa, quell’informazione le genera uno strano senso di vuoto all’altezza dello stomaco. Tra meno di due ore inizierà la sua nuova vita e non è certa che quell’idea le piaccia.

Accasciato sul sedile alla destra del suo, Seth dorme tranquillo, apparentemente senza una preoccupazione al mondo. Annabel aggrotta le sopracciglia, mentre qualcosa - invidia o irritazione, non saprebbe dirlo con certezza - le stringe la gola. Il suo fidanzato è sempre così rilassato. Non che sia un male, ma a volte si chiede se quella rilassatezza non nasconda in realtà un certo grado di superficialità.

Annabel sta ancora fissando il giovane semisdraiato accanto a lei, quando una figura occupa il corridoio tra le due fila di sedili, attirando la sua attenzione. “Tè, signorina?” le chiede la hostess, un’incantevole giovane donna fasciata in un’uniforme rosso ciliegia e con i capelli ramati raccolti in uno chignon raffinato.

Annabel scuote appena il capo, consapevole del fatto che sul suo volto si sta disegnando un’espressione ostile. Non le piacciono le ragazze carine. È più forte di lei. 

La hostess contrae appena le labbra a cuore in un’espressione dispiaciuta. “Sicura?” insiste con un sorriso gentile. “Questo è l’ultimo giro che faccio, poi saremo troppo vicini all’atterraggio per potervi servire altro.“

Annabel sa che quella ragazza sta solo facendo il proprio lavoro, ma non riesce comunque a reprimere un moto di fastidio. “A posto così, grazie” mormora tra i denti, più che mai consapevole del suo accento dei bassi fondi, così orribilmente in contrasto con la dizione precisa della hostess.

La ragazza annuisce e passa oltre, spingendo davanti a sé il carrello carico di cibi e bevande e riuscendo comunque a mantenere quella sua aura di grazia ultraterrena. Annabel torna a guardare fuori dal finestrino, lasciando che la luminosità del pianeta sotto di lei le si imprima nella retina e acquieti un poco i suoi pensieri. Odia quella nave e odia quel viaggio che lei e Seth hanno iniziato da ormai tre settimane, un susseguirsi infinito di porti e stazioni, passando da una nave passeggeri a un’altra, separandosi man mano dai pochi amici che conosce da tutta una vita.

Sarah è stata la prima ad andarsene, diretta a una base scientifica alla quale il suo QI sopra alla media le permette di accedere. Michael è stato l’ultimo: andrà a lavorare in una fabbrica sul pianeta industriale QZ-3, un inferno di fumo e metallo che è però ricco di possibilità di arricchirsi in fretta, se uno sa dove guardare.

Anche lei e Seth sarebbero finiti lì, se non avessero annunciato in tutta fretta la loro volontà di sposarsi. Quando il terremoto aveva colpito Yuba, danneggiando l’enorme stabilimento chimico che sorgeva lungo il perimetro sud della città, l’intera area era stata evacuata. Quando gli agenti delle Forze Speciali erano venuti a bussare alla sua porta, avvolti nelle loro tute arancioni e nascosti dietro a dei caschi che celavano i loro lineamenti, Annabel si era sentita morire. Non aveva mai amato particolarmente Yuba, in verità, né aveva mai apprezzato il pianeta su cui sorgeva, un’immensa distesa di pianure, campi di soia e città che esistevano esclusivamente per garantire manodopera agli enormi stabilimenti industriali che fornivano materie prime all’intero sistema solare. Però era casa sua. Lì era nata da genitori ignoti, lì era stata cresciuta dalla Previdenza Sociale, lì aveva conosciuto Seth e si era innamorata di lui. 

Annabel non ha mai avuto la pretesa di conoscere o capire le logiche che sostengono le decisioni governative, ma quando si era trovata di fronte quegli uomini vestiti di arancione era stata ben consapevole di una cosa: la sua vita stava per cambiare.

Sulle prime aveva creduto che le avrebbero semplicemente chiesto di abbandonare la città, resa ormai inabitabile dai fumi tossici che l’avevano invasa, ma lo sguardo preoccupato che aveva letto negli occhi scuri di Seth le aveva fatto capire che le cose avrebbero potuto essere anche peggiori di quello che si era aspettata. Potrebbero anche chiederci di lasciare il pianeta, le aveva detto il giovane tra i denti, ed erano bastati un paio di giorni per confermare i timori di Seth.

Il problema era che Epona era un pianeta che poteva ospitare solo un numero limitato di abitanti e il fatto che Yuba, una delle sue città più popolose, fosse improvvisamente avvolta da fumi tossici significava che un gran numero di persone rischiava di riversarsi in metropoli già sovraffollate. 

Se ai pochi dirigenti e ai membri delle classi più agiate della società era stato permesso, in virtù della loro posizione, di stabilirsi in altri insediamenti su Epona, la quasi totalità degli operai era stata reindirizzata verso altri pianeti.

Per alcuni di loro il cambiamento era stato in meglio, ma per molti altri no: ad Annabel era bastato uno sguardo al volto di Seth per capire che QZ-3, il pianeta a cui erano stati destinati e di cui non aveva mai sentito parlare, non era meglio di Epona.

Passeremo la vita sommersi dal fumo delle ciminiere, le aveva confidato il ragazzo, guardando con aria rassegnata fuori dalla finestra dell’anonima camera d’albergo che era stata loro assegnata. Se avessimo un bambino, potremmo evitarlo, aveva aggiunto lanciandole uno sguardo in tralice e rispolverando quello che era stato un argomento di discussione per l’ultimo anno e mezzo. Non mandano i bambini in un posto come QZ-3.

Annabel aveva storto il naso. Aveva ventitré anni e nessuna voglia di diventare madre, e a poco servivano le sempre più frequenti frecciatine del suo ragazzo. 

Immerso nella luce giallognola delle lampade appese alla parete, Seth l’aveva guardata in silenzio per qualche istante e poi aveva aggiunto, quasi sovrappensiero: probabilmente potremmo evitarlo anche se fossimo sposati, in effetti.

Annabel aveva riflettuto in fretta e poi si era detta: perché no? Del resto vivevano sotto lo stesso tetto da tre anni e un matrimonio non era poi diverso da una convivenza.

Dici? Aveva chiesto con leggerezza. Quando Seth aveva annuito, lei aveva scrollato le spalle. E va bene, aveva detto. Allora sposiamoci.

E così avevano deciso e avevano comunicato la loro decisione all’ufficiale che gestiva il loro piccolo gruppo di profughi. 

Ancora una volta, l’intuizione di Seth si era rivelata corretta: la loro intenzione di formare una famiglia legalmente riconosciuta li aveva trasformati da due operai qualsiasi a soggetti giovani e sani adatti a colonizzare un territorio ancora poco abitato. Nantos-A, aveva decretato l’ufficiale, un mondo fertile, benché ricco di paludi, abitato solo dai discendenti di alcuni antichi coloni che erano atterrati lì alcuni secoli prima. Serviva del sangue nuovo e le giovani coppie erano le benvenute. Si sarebbero sposati una volta arrivati in quella che sarebbe stata la loro nuova casa, perché la cerimonia e la festa che l’avrebbe seguita li avrebbero resi benvoluti agli occhi degli abitanti del posto.

In un primo momento, Annabel aveva amato l’idea di vivere tra erba, alberi e acqua, ma via via che la nave su cui viaggiavano si avvicinava a Nantos-A, la ragazza aveva sentito montare in sé l’inquietudine.

Adesso che sono tanto vicini da riuscire a distinguere le foreste, i fiumi e le praterie che ricoprono la superficie del pianeta, le sue mani sono umide di un sudore nervoso. Nata e cresciuta nei bassifondi fuligginosi di Yuba, non ha la benché minima idea di come sopravvivere in un mondo così poco industrializzato; e Seth non ha certo più esperienza di lei. Avranno l’aiuto degli abitanti del villaggio nel quale si stabiliranno, ma Annabel non si fida degli estranei. Non ama i loro sguardi carichi di pietà o di disgusto, e ancor meno ama il modo in cui gli occhi di alcune persone scivolano via dal suo volto, quasi incapaci di sostenere la vista dell’enorme macchia violacea che da sempre le copre la metà sinistra del viso, estendendosi dalla fronte alla gola.

Il solo pensiero la spinge a fissare il proprio riflesso evanescente nel finestrino, pelle chiara - dove non è rosso-viola - occhi pallidi e sottili capelli biondi che restano appiccicati alla testa. Labbra fini, perennemente piegate in una curva severa. Lentiggini che si vedono solo a destra. La ragazza distoglie lo sguardo.

Due file più avanti, sul lato opposto del corridoio, una ragazza che deve avere più o meno la sua età si contorce sul sedile. Lei e il giovane che la accompagna sono tra i pochi passeggeri rimasti. La sua spessa treccia nera ondeggia a ogni suo movimento e ha un vago effetto ipnotico. Annabel si scopre a fissarla con troppa insistenza.

Sentendosi forse osservata, la giovane si volta e la fissa a sua volta. Sul suo volto dai lineamenti delicati si disegna l’ombra di un sorriso timido e nei suoi grandi occhi neri Annabel legge il tentativo di stabilire un primo contatto, di cercare quel qualcosa in comune che può unire due sconosciuti.

Annabel distoglie lo sguardo e torna a studiare la terra che, al di là del finestrino, si fa sempre più vicina.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Red Owl