Il pallido sole di Londra
illuminò la finestra della stanza
spartana di Steve. Aveva dormito come accadeva spesso nella sua camera
che gli
era stata assegnata nell'ala degli ufficiali, piuttosto che tornare
alla
magione di famiglia. I troppi ricordi lo infastidivano, e spesso
preferiva
fermarsi lì anziché tornare a Roses House.
Si alzò sbadigliando
ancora assonnato, stava per iniziare un'altra
giornata. Si lavò e rasò velocemente
indossò la divisa pulita mentre osservava
dalla finestra il parco interno della Cittadella, la struttura era un
posto
unico nel suo genere.
Solo passandoci davanti si poteva
notare quanto fosse vasto il
complesso di edifici parchi e piste di atterraggio degli elicotteri
militari
che erano custoditi negli Hangar. L'accesso alla struttura era
controllato dai
sorveglianti armati che consentivano il passaggio solo a chi disponeva
del pass
o di un permesso valido. Era una struttura militare ben vigilata.
Il maggiore Steve Cooper si
staccò dalla finestra e uscì. Percorse
il lungo corridoio con passo veloce, tutta la Cittadella era
già in fermento.
Dalle finestre dell'atrio vide il parco con l'erba rasata di fresco,
con gli
alberi alti, le siepi curate. Amava quel posto, era sicuramente la sua
casa.
Essere un militare per Steve era una missione, una priorità
A quell'ora c'era il via vai di
soldati e ufficiali già in
servizio.
Presto avrebbe dovuto raggiungere i
militari che arrivavano dai
vari dipartimenti dello stato. Li avrebbe esaminati e affiancati ai
vari
sergenti. Di solito si fermavano per un periodo di sei mesi, si
specializzavano
in base alle loro attitudini e poi ritornavano ai reparti di
appartenenza.
Ma il suo compito era anche quello
di addestrare le reclute che
invece erano novellini che volevano provare la vita militare. Alcuni di
loro
avrebbero seguito il corso ufficiali.
Ridacchiò tra
sé al pensiero delle facce attonite che si ritrovava
davanti ogni volta che li passava in rassegna. Scosse la testa e
accelerò il
passo. In mattinata aveva un'incombenza nuova, accogliere l'arrivo del
nuovo
medico. Allungò il passo per non arrivare in ritardo
all'appuntamento. Il
vecchio dott. Willis era andato finalmente in pensione, non che gli
fosse mai
stato particolarmente simpatico.
Si ritrovò a riflettere
infastidito sul nuovo arrivo senza sapere
bene il perché.
Sperava che il nuovo medico fosse
affidabile, visto che avrebbero
collaborato insieme. Avere rispetto reciproco lo trovava importante,
cosa che
invece era totalmente mancato col vecchio dottore.
Steve uscì dalla porta
centrale e si avviò verso la direzione.
Incrociò un collega e lo
salutò cordialmente. Con i suoi occhi
castani, osservava metodicamente gli ufficiali che incrociava con cui
scambiava
un breve saluto. Era affabile anche con i suoi sottoposti che lo
rispettavano.
Non ci teneva a mantenere troppo le distanze.
Chi lo conosceva poteva affermare
che il maggiore Cooper fosse un
buon ufficiale, attento alla sua immagine, rispettava una certa
qualità di
vita, per dare l'esempio. Era attento al suo aspetto che era curato e
ben definito.
Alto a asciutto si manteneva in salute correndo spesso nei campi di
addestramento, insieme alle sue reclute. Perciò teneva i
capelli neri sempre
corti. Li trovava comodi, il volto pulito e sbarbato.
Giunse assorto nei suoi pensieri al
suo studio e consultò gli
appuntamenti. Il nuovo dottore doveva essere già arrivato.
Fu rapido a
raggiungere l'ingresso, dove avevano appuntamento, lo vide arrivare
dopo pochi
minuti.
Era un capitano medico, un uomo
snello e alto poco meno di Steve.
Con i capelli corti di un castano chiaro. Avanzò lentamente
guardandosi
intorno. L'ingresso, che portava agli uffici dirigenziali della
Cittadella,
colpiva per la sua maestosità, bianche colonne, volte
intarsiate e la scalinata
di marmo bianco erano tipici di una antica villa vittoriana. Il dottore
rimase
sorpreso e titubò, poi prese coraggio e appoggiò
la sacca militare a terra.
Steve lo aveva osservato attento, scese le scale rapidamente e si
presentò.
"Quindi lei è il nuovo
sostituto." Si rivolse
cordialmente al nuovo arrivato, "Sono il maggiore Steve Lawrence
Cooper,
probabilmente suo nuovo collaboratore."
"Piacere Maggiore, sono il nuovo
capitano medico John Miles
Roberts" strinse forte la mano a Steve fissandolo con occhi acuti dal
caldo grigio chiaro. Lo studiò rapidamente, e gli parve
simpatico.
"Bene mio caro dottore
dovrò fare gli onori di casa."
Steve accennò un breve sorriso, "Mio caro capitano, il
vecchio dottore non
riscuoteva grandi consensi. Diciamo che ci voleva un cambio di vedute.
Venga le
faccio vedere i suoi alloggi, la clinica e quanto altro." Steve lo
prese
in consegna con decisione.
John afferrò la sua
sacca e segui Steve fino ai suoi alloggi dove
le lasciò. Tutte le stanze degli ufficiali erano al piano
superiore. Anche
quella del Maggiore si trovava poco oltre quella del dott. John. La
stanza era
spoglia ma funzionale, pulita e ampia. Una luminosa finestra dava sul
cortile
interno. John notò che c'erano due letti.
"Sono per accogliere qualche
familiare, lasciamo un letto in
più." Steve aveva visto la perplessità sul volto
del medico e aveva dato
subito spiegazioni.
John annuì, assorto
dalle tante novità. Seguì silenzioso Steve,
che lo condusse alla clinica al primo piano e lo presentò ai
colleghi con cui
avrebbe lavorato e assunto la direzione. La piccola, ma ben organizzata
struttura contava altri tre medici e circa otto infermieri. Alcuni
specialisti
si alternavano nella zona riservata alla traumatologia e
riabilitazione. Altri
ambulatori erano gestiti dal esterno e collegati all'ospedale Saint
George di
Londra. La clinica contava un buon numero di letti ed era ordinata e
ben
gestita. Ottima per prendersi cura della salute dei militari. Il
dottore
Roberts ne fu piacevolmente colpito.
Steve sorrise vedendolo sorpreso,
lo trovò quasi disarmante.
Abbassò il capo e ridacchiò soddisfatto.
"Venga Capitano, la porto nel suo
studio, dove passerà buona
parte del suo tempo." Steve si incamminò senza fretta.
Scesero le scale e
percorsero il lungo corridoio, che era esattamente all'opposto di
quello che
portava agli uffici della dirigenza. Camminarono affiancati gettando
entrambi
lo sguardo verso le ampie vetrate che davano sul bel parco all'entrata.
John lo
seguiva taciturno, ma incamerava tutto rapidamente già
conquistato da quel
luogo insolito. Giunsero allo studio del dottore, che era di fronte a
quello di
Steve.
"Bene Roberts adesso la lascio, qui
di fronte c'è anche il
mio studio se ha bisogno di chiarimenti mi troverà
lì."
Detto questo si congedò.
Poi si ricordò qualcosa e si girò
dicendo.
"Ah. dottore nel suo
ufficio troverà le note che le ha
lasciato il suo predecessore, in caso chiami la clinica. Buon inizio e
a
presto".
John era rimasto un pò
confuso da quell'accoglienza frettolosa, ma
il Maggiore nella sua schiettezza gli risultò simpatico.
Certo questo nuovo
incarico come medico era tutto da scoprire, ma si sentiva tranquillo,
Cooper
sembrava una persona cordiale e disponibile. Rifletteva tra
sè che doveva
trovare la giusta collaborazione altrimenti avrebbe fatto fatica a
inserirsi,
lui non si era arruolato da giovane, era stata, come dire, una
necessità. Si
ritrovò a pensare alla sua casa in Scozia e si fece
malinconico, gli mancavano
le distese verdi, che lo avevano visto crescere, e la sua famiglia,
specialmente suo fratello Neville. Londra gli sembrò
improvvisamente nemica.
Osservò il suo nuovo
ufficio con curiosità. C'era un'ampia
scrivania con due comode poltrone sistemate di lato. Dietro, una
libreria
provvista di numerosi libri di medicina mentre di lato una porta a
vetri
portava nel retro dove c'era un piccolo ambulatorio con un lettino e
una
dispensa con vari medicinali, e sotto la finestra in fondo alla stanza,
un
comodo letto dove poteva prendersi qualche pausa.
Soddisfatto, si lavò le
mani nel piccolo bagno attiguo e si mise
al lavoro. Si sedette alla scrivania coperta di faldoni e
cominciò a studiare
le carte del suo predecessore. Avvertiva la stanchezza del viaggio, ma
si diede
da fare senza pensarci troppo. Si passò le mani nei capelli
castani e si mise a
leggere attento. Ma era distratto dal pensiero di Steve, che l'aveva
colpito
per i suoi modi cortesi, non certo quelli rigidi di un militare. Si
chiese se
la loro collaborazione sarebbe stata sempre onesta e sincera,
perché in
quell'ambiente non era tutto così solare. Molte volte si era
scontrato con
ottusi comandanti, presi dall'orgoglio e incuranti del benessere dei
sottoposti. Sbuffò seccato pensando al lavoro accumulato
sulla scrivania.