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Autore: Abby_da_Edoras    07/11/2020    15 recensioni
Settima OS ispirata alla quinta stagione di "Vikings" e alla mia OTP improbabile Hvitserk/Aethelred.
I vichinghi hanno salvato Aethelred dall'avvelenamento e si prendono cura di lui, in modo particolare Lagertha e, soprattutto, Hvitserk! Il giovane Principe, però, è indebolito dall'aver comunque assunto una piccola dose del veleno ed è sconvolto dal fatto che sia stata proprio sua madre a cercare di ucciderlo. Sarà Hvitserk con il suo amore e la sua dolcezza a tranquillizzarlo e consolarlo.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Hvitserk, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Mercy mirror

 

We are forever as one in what remains
You're in my blood from the cradle to the grave
I don't like to think about the pieces
Or the cracks and the breaks that still remain
If I could breathe, I'd ask you

So look in my mercy mirror
I need you more than I have known
So look in my mercy mirror
'Cause I'm not ready to let you go
Now I know, now I know
I'm not ready to let you go…

(“Mercy mirror” – Within Temptation)

 

Lagertha e Torvi avevano aiutato Hvitserk a portare a letto Aethelred, che sembrava non essere più in grado di reggersi sulle proprie gambe. Lagertha aveva fatto bere al Principe una tisana che lo aveva spinto a rimettere tutto ciò che aveva nello stomaco, in modo da eliminare il veleno che aveva ingerito, seppure in piccola dose. Così aveva sventato il pericolo, tuttavia Aethelred restava molto debole, tremante e scosso dai conati.

“Rimarrò io con lui per tutta la notte” dichiarò Hvitserk, molto preoccupato.

“Di questo non dubitavo, fratello… anche se Aethelred non fosse stato avvelenato” cercò di sdrammatizzare Ubbe, ma solo un lieve sorriso apparve sulle labbra di Hvitserk, che aveva davvero paura. Forse Aethelred aveva ingerito una dose letale di quel maledetto veleno? Avrebbe dovuto farlo ingoiare alla Regina, ecco quello che avrebbe dovuto fare, quella pazza dannata che era pronta a uccidere il suo primogenito!

“Io preparerò un’infusione con delle erbe che purificheranno il suo sangue e che lo rinforzeranno” lo rassicurò Lagertha. “Dovrai fargliela bere a piccoli sorsi ogni volta che sarà cosciente. Se ne avrai bisogno potrai venire a chiedermene dell’altra. Non ti preoccupare, svegliami pure a qualsiasi ora della notte.”

Era insolito che Lagertha, la guerriera decisa e distaccata, si mostrasse così premurosa con qualcuno, ma ciò che era accaduto quel giorno l’aveva particolarmente sconvolta. Lei non si era mai fatta scrupoli nell’uccidere e nel razziare, ma era anche una madre e non riusciva assolutamente a capire come avesse potuto quell’invasata di Judith cercare di avvelenare suo figlio. Era veramente un mostro e avrebbe desiderato punirla come meritava. Lagertha ricordava ancora fin troppo bene il dolore provato quando era morta la sua bambina, Gyda, e quando l’Indovino le aveva predetto che non avrebbe potuto avere altri figli… E quella maledetta era pronta a uccidere il suo in un modo tanto atroce? Per questo motivo si sentiva come se Aethelred fosse un po’ suo figlio, un figlio più giovane che non aveva potuto concepire, ed era più che disponibile ad aiutare Hvitserk a farlo stare meglio.

Così, quella notte, Hvitserk si sistemò nel giaciglio di Aethelred (per controllarlo meglio, diceva lui…) e lo strinse teneramente a sé. Il Principe era molto debole e sofferente, ma almeno era sveglio e Hvitserk poté aiutarlo a bere un po’ dell’infuso preparato da Lagertha.

“Questo ti farà stare meglio” gli disse, incoraggiandolo affettuosamente. “Vedrai che presto recupererai le forze.”

Aethelred non aveva più parlato dopo la terribile scena nella sala da pranzo della reggia e il tentato avvelenamento da parte di sua madre. Bevve docilmente qualche sorso di infuso e poi si coricò nuovamente, spossato. I suoi grandi occhi chiari, però, erano pieni di un dolore incommensurabile.

“Mia madre voleva uccidermi” mormorò con un filo di voce. “Avevi ragione… ma forse… forse me lo sono meritato…”

Quelle parole spezzate raggelarono Hvitserk.

“Ma cosa stai dicendo, Aethelred? La Regina Judith è un mostro, è lei che ha sbagliato, tu non devi sentirti in colpa per questo!” esclamò, accarezzandogli il volto.

“Non mi ha mai amato” continuò Aethelred, come se non lo avesse nemmeno udito. “Non è solo la cospirazione… non mi ha mai amato nemmeno prima… Non sono stato capace di farmi amare da mia madre!”

Il Principe era così indebolito e stravolto da quel principio di avvelenamento da vedere attorno a sé solo oscurità, disperazione e un vuoto di tristezza e solitudine che lo angosciavano. Cominciò a piangere, un pianto desolato che spezzò il cuore a Hvitserk.

“Se fossi stato un figlio migliore… un uomo migliore… avrei meritato il suo affetto e forse anche di diventare Re… sono io che ho fallito, io ho fallito in tutto!” ripeteva con voce rotta.

Hvitserk lo abbracciò forte, lo strinse tra le braccia per fargli sentire tutto il suo calore e il suo affetto, gli accarezzò i capelli e gli parlò in tono pacato e tranquillizzante, ma fermo e deciso.

“E’ il malessere che ti fa parlare così, ma non devi nemmeno pensarlo. Ascoltami bene, Aethelred, tu sei un giovane guerriero valoroso e sei sempre stato un figlio obbediente. Hai rispettato il volere di tua madre anche se sapevi benissimo che era ingiusto e che il tuo stesso padre non avrebbe voluto questo” disse. “Tuo padre è morto convinto che tu saresti stato il nuovo Re perché eri il suo primogenito e sapeva quanto fossi forte e combattivo. E avresti meritato quella corona anche se… beh, anche se per me è andata meglio così, perché se fossi stato il Re adesso non saremmo qui insieme.”

Le parole di Hvitserk erano consolatorie e tenere insieme e Aethelred si sentì ancora più in colpa.

“Ma io ho davvero cospirato contro Alfred…” singhiozzò. “Sono una persona orribile!”

Hvitserk lo abbracciò e accarezzo con ancora maggiore dolcezza.

“E poi, quando è stato il momento di agire, ti sei tirato indietro e anzi, durante la battaglia hai salvato la vita a tuo fratello” gli ricordò. “Aethelred, hai subito una grande ingiustizia ed è normale che, sulle prime, tu sia stato arrabbiato e ferito, ma conta quello che hai fatto, non quello che avevi pensato. Tu non sapevi neanche che i congiurati volessero uccidere Alfred, credevi che lo volessero solo detronizzare, no?”

Aethelred annuì, continuando a piangere.

“E ti sei tirato indietro proprio perché hai capito che loro volevano la sua morte. Senti, se tu sei una persona orribile, se credi di meritare ciò che quella pazza di tua madre voleva farti, allora cosa dovrei dire io? Ho tradito Ubbe, l’ho abbandonato per seguire Ivar e ho anche combattuto contro di lui, ho alzato la spada contro mio fratello. Ho commesso un terribile errore, ma poi ho capito, mi sono pentito e lui mi ha perdonato. Avrebbe forse dovuto avvelenarmi?”

“No… no, certo!” rispose subito il Principe, angosciato.

“Se tu sei colpevole, allora lo sono anch’io. Ma in realtà tutti noi possiamo sbagliare, quello che conta è avere il coraggio di tornare indietro, chiedere perdono e rimediare” riprese Hvitserk, continuando a stringere Aethelred e ad accarezzargli i capelli e le guance piene. “E noi lo abbiamo fatto entrambi. Non meriti alcun male, anzi, hai già sofferto fin troppo.”

Hvitserk sapeva che quello che parlava non era il vero Aethelred, che il povero ragazzo aveva la mente sconvolta a causa del veleno che, seppure in piccola dose, aveva agito sul suo organismo e lo aveva reso debole e sofferente. Tuttavia non sopportava di sentirgli dire quelle cose, era assurdo, come poteva incolparsi per qualcosa che era stata quell’invasata della Regina Judith a fare, un’azione sconsiderata e vergognosa che andava contro qualsiasi istinto naturale? Lo strinse più forte tra le braccia, lo baciò dolcemente prima sulla fronte, poi su tutto il volto, sulle guance, fino ad arrivare alle labbra morbide dove si fermò più a lungo. Continuò a baciarlo finché non si rese conto che Aethelred aveva smesso di piangere e si lasciava andare al suo bacio, abbandonandosi a lui.

Si staccò e lo guardò con infinito affetto.

“Non voglio mai più sentirti dire sciocchezze simili, ci siamo capiti?” gli disse in tono scherzosamente severo. “Tu non hai fallito affatto e non hai commesso nessun crimine, sei un grande guerriero che guiderà una parte dell’esercito sassone al nostro fianco e sarà anche grazie a te se riconquisteremo Kattegat.”

Aethelred non disse nulla, si limitò a guardare Hvitserk con i grandi occhi tristi, come se non riuscisse veramente a credere a ciò che udiva. Era come se qualcosa in lui si fosse spento e Hvitserk ebbe l’orribile sensazione che, forse, la folle e malvagia Judith fosse riuscita almeno in parte nel suo intento: non aveva ucciso il figlio, ma qualcosa dentro di lui era morto comunque.

No, non poteva essere andata così. Non avrebbe accettato di perdere anche Aethelred!

Gli prese il viso tra le mani, lo baciò ancora e riprese a parlare, cercando di scuoterlo e incoraggiarlo.

“Dimentica quello che è accaduto, non pensare più a quello che la Regina Judith ti ha fatto. Sì, la chiamo così perché quella non se lo merita il titolo di madre! E’ solo un mostro e non deve occupare i tuoi pensieri nemmeno per un istante” insisté, con maggior veemenza. “Tuo fratello guarirà e la punirà come merita, ci penserà lui, tu non dovrai più preoccuparti di nulla, dovrai pensare solo a stare bene e a venire a Kattegat con me, a combattere al mio fianco.”

Hvitserk continuava ad alternare baci teneri a frasi piene di incoraggiamento e di affetto. Aethelred non diceva niente, ma lo guardava incredulo e smarrito… e si abbandonava volentieri ai suoi baci!

“Domattina starai meglio e non avrai più questi pensieri negativi. Dovremo pensare a tutto quello che faremo insieme, ho grandi progetti per noi due, sai? Riconquisteremo Kattegat, certo, ma poi sarà Bjorn a governarla e quindi io e te viaggeremo, voglio portarti in tanti Paesi. Con Bjorn una volta sono arrivato fino ai confini del Mediterraneo e voglio tornarci insieme a te” riprese a dirgli, tra un bacio e l’altro. “Tu conti davvero tantissimo per me e io non ti lascerò mai, non devi preoccuparti, io non ti tradirò, non ti abbandonerò, non ti lascerò mai solo. Staremo sempre insieme, combatteremo fianco a fianco e vedremo posti meravigliosi… L’unica cosa che voglio è che tu ti riprenda e resti con me. Io per te ci sarò sempre, ti resterò vicino, cercherò di farti felice in tutti i modi che posso.”

Era così dolce, affettuoso e tenero Hvitserk! Era talmente disarmante che nemmeno il ricordo dell’orribile esperienza con la madre poteva più turbare Aethelred.

“Anch’io voglio restare con te” ammise timidamente il Principe, stringendosi al giovane vichingo.

Hvitserk non aspettava altro! Con grande entusiasmo e molto sollievo riprese a baciare Aethelred, ad abbracciarlo e ad accarezzarlo su tutto il corpo morbido e liscio, dolcemente e affettuosamente come se avesse tra le mani una fragile scultura di cristallo. Giocò con i suoi capelli scompigliati, gli coprì la fronte, le guance e il viso di piccoli baci. Gli occhi del Principe si riempirono di lacrime e sentì il cuore che si gonfiava di tenerezza e di amore quasi fino a scoppiare. In quel momento si rese conto che ciò che Hvitserk aveva detto era vero: nient’altro aveva importanza e tanto meno la sua psicopatica madre, per lui contava solo il giovane vichingo che gli aveva cambiato la vita, così lasciò andare qualunque tentativo di controllo e si perse totalmente nei suoi baci e nelle sue carezze, desiderando che non finisse mai.

Quando i loro corpi si unirono, un’ondata di tenerezza invase Aethelred, donandogli una pace e una felicità mai provate. Fu un rapporto lungo, lento e tenerissimo che riempì entrambi di calore, estasi, e dolcezza infinite e anche dopo l’amore, Hvitserk e Aethelred rimasero abbracciati, stretti, senza parlare, con il desiderio che le loro nature potessero fondersi in una sola così com’era accaduto con i loro corpi, perché non esistesse più alcuna separazione tra loro.

Era stata una giornata intensa e drammatica e Hvitserk si addormentò per primo, stringendo tra le braccia il suo prezioso Principe. Aethelred lo seguì poco dopo nel dolce oblio del sonno, con la testa abbandonata sul suo petto, ma prima ebbe il tempo di formulare un vago, confuso pensiero.

Non c’era più niente al mondo che gli interessasse, tanto meno quell’inutile corona…

Sua madre aveva tentato di togliergli la vita, ma lui non era mai stato veramente vivo, mai, prima di incontrare Hvitserk. La sua vera vita era iniziata il giorno in cui lo aveva conosciuto e adesso avrebbe rinunciato al mondo intero pur di stare accanto a lui. Ogni tristezza, solitudine o mancanza scompariva e si dissolveva in nulla, non esisteva più alcun dolore perché tutto svaniva nel caldo e tenero abbraccio protettivo di Hvitserk. Quel ragazzo aveva riempito ogni vuoto e ogni sua malinconia, il suo calore e il suo amore avevano colmato tutta la malinconia e l’ombrosità della sua anima e adesso Aethelred poteva sentirsi placato, finalmente felice e completo grazie al suo raggio di sole, a quel giovane vichingo biondo e sorridente che rappresentava tutta la sua vita.

FINE

 

 

 

 

 

   
 
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