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Autore: crazy lion    07/11/2020    2 recensioni
Per molti il mare è soltanto una distesa d'acqua salata, cosa che non è poi tanto lontana dalla realtà, ma per altri è una parola con mille significati. Pace, quiete e relax, per nominarne alcuni. Questo è il caso di Eleonora, che adulta ma ancora giovane, sta attraversando un periodo difficile. Tuttavia non è la sola. I suoi gatti, in particolare Furia, stanno soffrendo con lei. In modo diverso, certo, ma per lo stesso motivo. In una domenica di metà novembre, la ragazza decide di condividere con i suoi animali il mare. In che modo? E come reagiranno i due?
Red e Furia sono i miei gatti. La scomparsa della mia gattina Stella è vera, e il nome della tartaruga menzionata è reale. Quelli degli umani, invece, della mia famiglia e non solo, sono inventati. Ho un po' umanizzato i mici, facendoli parlare e dando loro emozioni, ma senza snaturarli.
Ho scritto questa storia da sola, ma le altre presenti nella serie di cui fa parte sono state e saranno stilate in collaborazione con Emmastory.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Due gatti e una famiglia'
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RED, FURIA E IL SEGRETO DELLA CONCHIGLIA

 
Era domenica 15 novembre e Red aprì gli occhietti. Si trovava nel letto di Eleonora, la sua padrona che lui preferiva chiamare mamma. L'aveva adottato mesi prima quando era arrivato nel giardino di quella casa, magrissimo e affamato. Non era sdraiato sopra il suo petto, come accadeva spesso,  bensì accanto a lei, sul copriletto.
Un po' ruvido, pensò il micetto, ma comodo.
Soprattutto da quando Isabella, la mamma della ragazza, ci aveva messo sotto una coperta di lana. Come non poteva lui amare un posto così? Si alzò, si stiracchiò e cominciò a lavarsi il pelo fulvo, ma si fermò quando la porta della stanza, rimasta socchiusa fino a quel momento, si aprì e Furia entrò. Aveva cinque anni e il pelo grigio, abitava lì da molto prima di lui, ma i due si consideravano comunque fratelli.
"Buongiorno!" esclamò il gatto più grande.
"Ciao, Furia. Che ore sono secondo te?"
"Non lo so, ma sicuramente mattina. Il sole è già alto."
Senza replicare, il gattino balzò giù dal materasso con un piccolo tonfo e gli corse incontro, saltandogli addosso appena fu a pochi centimetri da lui. I due gatti lottarono dandosi zampate, graffi, morsi e facendosi anche un po' male, ma senza intenzione di ferirsi. I loro miagolii, comunque, svegliarono Eleonora.
"Ragazzi, ma che fate?" bofonchiò, la voce impastata dal sonno, mentre si toglieva alcune ciocche di capelli castani che le erano finite troppo vicino al naso.
Intuendo ciò che aveva detto, dato che si sforzavano sempre di capire gli umani, i due la guardarono. Lei non poteva vederli, dato che era non vedente, ma a loro non importava.
"Giochiamo. Ora si può, siete svegli" commentò Red.
"Non so cos'hai detto, piccolo, ma fa' piano. Mamma, papà e Giovanni sono ancora a letto" gli ricordò.
"E che palle, ma quanto dormono questi, Furia? Insomma, voglio loro bene, ma perché restano a letto fino a tardi la domenica?"
Il gatto più grande ridacchiò.
"Innanzitutto, non dire parolacce. Sei ancora un po' troppo piccolo per farlo, anche se stai crescendo e sì, lo so che ti senti grande, non c'è bisogno di dirlo" aggiunse, notando la bocca spalancata del minore. "A quanto ho capito di giorno vanno da qualche parte, Carlo e Isabella a lavorare mi sembra, e Giovanni a scuola superiore, all’ultimo anno, anche se non so bene cosa tutto ciò significhi, e la domenica si riposano. Eleonora, invece, ha finito di studiare e sta cercando lavoro."
"Bah, che cose strane. Comunque d'accordo, faremo piano."
Eleonora non aveva sentito quasi nulla di quei miagolii, in quanto i gatti comunicano anche attraverso delle frequenze che gli umani non riescono a udire. Quando i due saltarono sul letto e si misero a combattere sopra di lei, la ragazza sbuffò.
"Sapete che dormo da schifo in questo periodo! Oh, e va bene, mi alzo."
"Evvaiii!" urlò Red con un miagolio potente, come uno di quelli che faceva quando la porta della camera era talmente tanto socchiusa che non riusciva a mettere una zampetta tra questa e lo stipite per aprirla.
Furia ne era in grado, invece, e il più piccolo doveva ancora capire come poter imparare da lui. Ogni volta Eleonora doveva alzarsi per farlo uscire e lui insisteva, qualsiasi cosa l'altra stesse facendo.
Scesa in cucina, la ragazza aggiunse loro croccantini e cambiò l'acqua, lavando bene la ciotola. I due si misero a, come disse lei, “fare colazione” e la ragazza ci provò. Si avvicinò al frigo e prese il cartone del latte, ma si fermò subito dopo.
"Non ce la faccio."
Optò per un bicchiere di succo di frutta alla pesca e qualche biscotto al cioccolato. I due gatti non si fecero domande. Da quando Stella, la gemella di Furia, era morta a settembre, il 16, quindici giorni dopo il loro compleanno, la ragazza faticava a fare colazione perché prima la gatta andava sempre da lei a chiederle un po' di latte freddo. Eleonora strinse i pugni, probabilmente per scacciare quei ricordi pensarono i gatti, poi mangiò.
Una volta che tutti ebbero terminato, i due mici le si avvicinarono. Furia le strusciò il muso contro le gambe.
"Stai bene, mamma?" le chiese.
Doveva soffrire molto, ne erano una prova i suoi occhi contornati da pesanti occhiaie, ma non solo, i gatti avevano notato altri segnali che esprimevano il suo dolore.
Furia ricordava anche lui i momenti nei quali Stella aveva chiesto il latte, con così tanta insistenza da far arrabbiare, a volte, Eleonora e gli altri padroni, e spesso si era anche messa in mezzo alle loro gambe.
“Mi fai cadere” le avevano detto spesso, rischiando di finire a terra.
“Non mi interessa, io voglio il latte. Su, presto!” aveva ribattuto lei.
Furia sorrise amaramente.
Ma se a volte neanche lo bevevi! pensò.
Anche Red si strofinò addosso alla mamma, ponendole la stessa domanda.
"Non preoccupatevi, piccoli, sono solo triste, ma per il resto sto bene. Dai, andiamo di sopra.”
 
I mici sospirarono.
È una bugia pensarono all’unisono.
Di sicuro la mamma aveva mentito affinché non si preoccupassero o non soffrissero ancora di più, convinta che anche loro stessero male, ognuno a suo modo, e che anche gli animali provassero sentimenti, come diceva spesso, anche se in maniera diversa dagli umani. Furia e Red odiavano vederla stare male, ma anche loro non se la passavano benissimo, soprattutto il maggiore che, però, scosse la testa per scacciare quei pensieri.
Poco dopo, Eleonora era alla sua solita scrivania, con quell'aggeggio strano chiamaato computer davanti, a battere i tasti a una velocità incredibile.
"Anch'io!" esclamò Red, saltando sulla scrivania e cercando di passare sopra la tastiera.
La ragazza si fermò per ascoltare la sintesi vocale del cellulare e leggere quello che i gatti supposero essere un messaggio di qualche sua amica, dato che scriveva spesso ad alcune ragazze delle quali loro avevano anche sentito la voce al telefono. Fu in quel momento che Red prese una piccola rincorsa e passò sopra la tastiera, scrivendo un sacco di lettere a caso.
"Furia, ho scritto con Eleonora una delle sue storie!" trillò, mettendosi a saltellare per la stanza.
Il gatto sorrise.
"Non ti consiglio di farlo. Non ne è molto felice quando lo scopre, e parlo per esperienza."
"Ma perch…"
"Red, che cavolo hai fatto?" Eleonora alzò appena la voce. "E se incasini tutto e rischi di rompermi il PC? Tu non lo sai, ma costa molto."
Parole senza senso per il gattino, che però comprese di averla combinata grossa. Le si strusciò contro e miagolò piano per scusarsi.
La ragazza sospirò.
"E va bene, ti perdono, ma non farlo più. Tuo fratello qualche mese fa mi ha rotto la barra braille e l'ho dovuta cambiare" disse, sfiorando un aggeggio rettangolare vicino a quell'insieme di tasti.
Lo toccò più e più volte, mentre leggeva qualcosa. A volte lo faceva anche a voce alta e loro avevano compreso che quei segni che vedevano sullo schermo dovevano essere parole che lei sentiva sotto le dita. Poco dopo, però, Eleonora si rimise a scrivere dicendo:
"E anche questa parte di storia è corretta. Andiamo avanti. Piccoli, sapete che con una mia amica sto lavorando a una serie di storie che parla di voi?"
Ma Furia e Red non la stavano ascoltando. Sul letto, si lavavano a vicenda, passando piano la lingua sui rispettivi corpi. Un modo come un altro per dirsi, senza miagolare:
"Ti voglio bene e desidero occuparmi di te."
Quell'attimo di calma venne interrotto da un altro rumore che proveniva dal PC, da dentro quell'affare.
"Ho cercato il suono del mare" disse Eleonora. "Ascoltarlo mi aiuta a scrivere meglio."
E, senza aggiungere altro, riprese il suo lavoro.
I gatti non riuscirono a capire come fosse stata in grado di prendere il mare e portarlo nel suo computer. Forse gli umani avevano dei poteri o qualcosa di simile che quelli della loro specie non possedevano.
"Furia, cos'è il mare?" chiese Red.
Non ne aveva mai sentito parlare, ma il suono di quella parola gli piaceva.
"Una grandissima distesa d’acqua salata con delle onde che vanno su e giù.”
“Cosa sono le onde?”
L’altro le imitò muovendo in modo strano una zampa.
“C'è anche la spiaggia, cioè una distesa di una sorta di polvere che si chiama sabbia e che il sole scalda ogni giorno. E ci sono degli uccelli, i gabbiani, che cantano e volano sopra il mare e si tuffano nell'acqua per pescare. O almeno, così Eleonora me l'ha descritto. D'estate è pieno di persone che vanno a fare il bagno e di bambini che giocano, ma d'inverno è tranquillo ed è per questo che lei se l'è goduto tanto, quando ci è stata tempo fa."
L'altro sbarrò gli occhi, pieno di meraviglia.
"Oh! E tu ci sei mai stato? È lontano? Possiamo andarci?"
Tutte domande che pose parlando a macchinetta, con la tipica curiosità dei cuccioli. Ea grandicello, compiva sette mesi quel giorno, ma non ancora un adulto.
"Non so bene come sia, né dove si trovi. Non l'ho mai visto se non una volta in televisione, per cui non ci sono stato e non credo possiamo andarci. In primo luogo io sono terrorizzato dal trasportino, lo sai, no? Ricordi che pianti ho fatto in macchina il giorno in cui siamo andati insieme dal veterinario?”
L’altro annuì.
“Ecco. Inoltre, i gatti hanno paura dell'acqua. Non tutti, in realtà.”
“Io un giorno ci andrò” disse Red, deciso.
A differenza di Furia, stava sotto la pioggia senza provare fastidio o altre sensazioni negative. Era un po’ come Stella sotto questo aspetto, e sorrise al solo pensiero.
“Comunque, i nostri padroni ogni tanto ci vanno. E una volta Eleonora me l'ha fatto sentire."
"Il mare? E come?"
Red era sempre più intrigato e guardava il fratello con tanta intensità che l'altro si sentì quasi in soggezione.
Il campanello suonò e Isabella e Carlo si alzarono e scesero.
"Ciao Isabella!" esclamò qualcuno, che però rimase fuori dalla porta.
Era Sandra, la loro vicina di casa e padrona di Sciuri, una tartaruga molto amica di Furia e Red.
"Forse ce l'ha portata perché passiamo del tempo con lei, anziché andare sempre noi" osservò il più piccolo.
"Non credo, non l'ha mai fatto."
Eleonora si alzò e uscì dalla stanza, ma rimase sulle scale.
"Tesoro, scendi" la chiamò Isabella. "Sandra è tornata a casa, ma mi ha dato una cosa per te."
La ragazza obbedì e la raggiunse in salotto, poi allungò una mano. I gatti erano dietro di lei.
"Che cos'è? Che cos'è? Voglio vedere anch'io!" insistette Red, miagolando forte.
"Reddino, lascia stare la nostra mamma. Tra un po' ce lo mostrerà, se vorrà, d'accordo?"
Il più piccolo sbuffò e si allontanò un po' da lei, facendosi più vicino al fratello che l'aveva appena calmato.
"È stata in Emilia Romagna, dai suoi genitori, per qualche giorno, assieme al marito e a sua figlia e ti ha portato una conchiglia dalla spiaggia."
"Qualche giorno fa mi ha anche mandato un audio con il rumore del mare" spiegò la ragazza. "Grazie!"
"Cos'è una conchiglia?" chiese Red.
"Stavolta lo so" mormorò, la voce ridotta a un sussurro roco.
Qualcosa gli si era spezzato dentro sentendo quella parola. Il fiato gli si fece corto, respirare diventò la cosa più difficile del mondo, parlare ancora gli fu impossibile.
"Furia, che c'è? Stai male?"
Lui negò e non rispose, nonostante si sentisse in colpa visto il tono preoccupato del fratellino.
Il gatto dal pelo color del fumo rifletteva su un episodio accaduto qualche anno prima, forse nel 2018, non ricordava con precisione. Era il 2 gennaio e, nonostante il freddo e lui sapesse che gli umani andavano al mare d'estate, la sua pazza famiglia ci si era recata proprio quel giorno, lasciando a casa lui e Stella. Era tornata la sera. Eleonora, salita in camera, si era infilata a letto e addormentata subito dopo, con lui vicino, mentre Stella aveva riposato anche quella notte con Carlo e Isabella. Il giorno dopo, la ragazza aveva portato in camera un contenitore con qualcosa dentro e l'aveva appoggiato sul tavolo.
"Non saprei dove altro metterlo, per ora lo lascerò qui" aveva mormorato.
Furia e Stella, entrambi nella sua stanza in quel momento, erano saltati sulla scrivania e si erano avvicinati per investigare. Avevano annusato quegli oggetti dalla forma strana, alcuni ovali, altri lunghi, altri ancora piccoli, anche se la maggior parte non lo erano poi tanto.
"Cosa sono, Furia?" gli aveva chiesto la sorella, iniziando a leccarsi con attenzione il pelo tigrato.
"Non saprei, speriamo ce lo spieghi la mamma."
Notando la loro curiosità, Eleonora aveva sorriso. La sua espressione era stata sincera, distesa. I gatti non l'avevano mai vista sorridere in quel modo, con un tale sguardo luminoso. Non sapevano perché, ma la ragazza non aveva avuto una vita facile, soprattutto negli ultimi anni. Una malattia che la rendeva spesso triste e un disturbo che la faceva agitare non la aiutavano di certo.
"Vi piacciono, eh?" aveva chiesto, accarezzandoli. "Non leccatele, però, non sono cose da mangiare. Si chiamano conchiglie, si trovano in spiaggia, dove c'è il mare. E se volete posso farvelo sentire."
La voce della ragazza li aveva sfiorati con la sua dolcezza.
"Ma ce l'ha già fatto ascoltare quando l'ha messo sul computer tutte quelle volte" aveva detto Furia rivolto alla sorella.
"Sì, ma se queste cose vengono dal mare, allora adesso potremo ascoltarlo davvero, capire sul serio com'è."
Il ragionamento di Stella non aveva fatto una piega, e soprattutto Furia era stato colpito dai suoi occhi sbarrati, non per la paura ma per lo stupore e la voglia di conoscere. Con i cuori in tumulto, i due avevano atteso la prossima mossa della mamma.
Eleonora li aveva fatti allontanare appena e muovendo le conchiglie, che avevano prodotto un rumore che i gatti non avrebbero saputo come altro definire se non con l'aggettivo bello, per quanto banale potesse essere, ne aveva presa in mano una appoggiandola sul tavolo. I due mici si erano messi ad annusare di nuovo. Sapeva di acqua marina, di sale, o almeno immaginavano che quegli odori forti fossero legati a ciò, ma anche di libertà. Se fossero stati al mare, i due gatti si sarebbero di sicuro messi a correre sulla sabbia – chissà che sensazione si provava, in quei momenti –, con il vento che scompigliava loro il pelo, le onde in sottofondo, sporcandosi le zampe e dicendosi che non fregava loro niente, le avrebbero lavate più tardi. Eleonora aveva appoggiato la conchiglia su un orecchio di ciascuno dei due.
 
 
 
"E com'è stato? Cos'hai sentito?" chiese Red a Furia, che gli aveva raccontato tutto mentre Eleonora e la sua famiglia parlavano del più e del meno.
"Spero che lo capirai presto" gli rispose l'altro, enigmatico, aizzando la curiosità del più piccolo che non smetteva di fissare Eleonora, ancora girata di spalle rispetto a loro.
Poco dopo, Giovanni andò a fare colazione e i genitori lo seguirono. Rimasta sola con i gatti, Eleonora si accomodò in poltrona e, messa una mano sul tappeto, mosse le dita per attirarli. Rispondendo come sempre a quella chiamata, i due si avvicinarono e le annusarono il palmo.
"Ce l'ho nell'altra, se volete la conchiglia" disse, intuendo la loro curiosità e mostrando ai due il pugno chiuso.
Lo aprì e lasciò che la toccassero e la annusassero. Tremò appena, forse perché stava ricordando anche lei quanto accaduto anni prima, pensò Furia.
"Se ci fosse anche Stella, potrei farle risentire il rumore del mare" mormorò la ragazza, mesta, e sospirò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Li strinse per non farle uscire e Red saltò sullo schienale della poltrona, appoggiando la testina sulla sua spalla. Il tentativo di farla stare meglio funzionò, perché la ragazza sorrise e gli grattò le orecchie. Poco dopo, però, il gattino tornò accanto a Furia. Quel piccolo oggetto, duro e liscio, era interessantissimo, freddo sotto le zampe ma non troppo, e quel profumo lo stava inebriando. La ragazza lo tolse da sotto il naso di Red, che miagolò indispettito, e glielo avvicinò all'orecchio.
Chissà come sarà!
Il micetto rimase immobile. C'era una specie di sciabordio all'interno di quella conchiglia, un suono delicato, continuo, che lo aiutò a rilassarsi, tanto che si sdraiò seguitando ad ascoltarlo. Allora era questo il rumore del mare. Gli parve di tastare la sabbia, calda e cedevole, sotto le zampe, mentre i gabbiani cantavano e l'acqua andava avanti e indietro, avanti e indietro, producendo quello stesso suono ma amplificato per mille, seguendo un ritmo simile a quelle ninnenanne che mamma Eleonora gli cantava ogni tanto. Era questo il mare? Era proprio così come se lo immaginava? Non poteva saperlo e chiedere a Furia non sarebbe servito a molto, ma non importava.
"È bellissimo!" esclamò.
Respirò l’odore di sale e immaginò di correre e saltare sulla sabbia, sentendosi padrone del mondo, mentre rideva e agitava la coda a più non posso.
 
 
 
Anche Furia fece quell'esperienza, per la seconda volta nella sua vita però, e sentì il proprio cuore rischiare di spezzarsi. Si portò una zampa al petto per cercare di far diminuire il dolore. Stella non era lì con lui in quel momento. Non avrebbe mai più sentito il rumore del mare. Era morta, e ora si trovava in una strana scatola sopra un pensile in salotto.
Non è giusto!
Eleonora gli aveva spiegato che l'avevano fatta cremare e che ora lei si trovava lì dentro, ma lui non aveva capito cosa tutto ciò significava. Sapeva solo che la sentiva vicina, ma non quanto avrebbe voluto.
Dovresti essere qui con me e Red a giocare, a fare compagnia a Isabella, a Eleonora e agli altri. Sei morta troppo giovane, troppo piccola!
Sollevò una zampa e se la portò vicino alla bocca per soffocare un miagolio che, se l’avesse liberato, sarebbe uscito tanto forte da spaventare tutti, Ma nella sua testa urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, contro quella maledetta signora che aveva investito sua sorella, contro l’ingiustizia della vita, contro la ferita che la morte di Stella gli aveva procurato, un taglio lungo e profondo che non si sarebbe mai rimarginato del tutto.
"Mamma?" chiamò Eleonora.
Furia tornò al presente, smise di urlare nella sua mente e trasse un profondo respiro.
“Devo calmarmi” mormorò, così piano che nemmeno Red lo udì.
Isabella la raggiunse.
"Sì?"
La ragazza prese un respiro tremante e, con alcune lacrime a rigarle il viso, disse:
"Da' questa conchiglia a Stella, mettila sopra la sua urna. In tal modo, la mia piccola sentirà per sempre il rumore del mare."
Furia ascoltò con attenzione e, come Red, comprese ancora meglio quando Isabella appoggiò quell'oggetto sopra la scatola in cui sapevano si trovasse la loro sorella.
"Ti ha capito" mormorò Red, che, anche se non comprendeva bene l'importanza che quel momento aveva per Furia, era rimasto comunque colpito.
"Forse ci ha pensato anche lei." Commosso dal gesto della padrona, il gatto miagolò forte e le si strusciò addosso. "Grazie, mamma" mormorò. "Grazie per aver fatto questo regalo a mia sorella. Non lo dimenticherò mai, e non lo farà nemmeno lei dovunque si trovi ora. Ne sono certo."
Con ancora il rumore del mare nelle orecchie, i due gatti seguirono di nuovo la padrona in camera e, dopo essersi sdraiati sul suo letto, si lasciarono coccolare per tutta la mattina, sicuri che non avrebbero mai più scordato l'esperienza e, soprattutto, Furia non sarebbe riuscito a dimenticare un momento tanto intenso come quello appena vissuto.
 
 
 
NOTE:
1. Red è passato davvero sopra il mio computer, più di una volta in realtà.
2. Ho detto a entrambi i miei gatti che sto scrivendo questa serie, ma non mi hanno dato retta.
3. È vero, ho fatto sentire a Furia e a Stella il rumore del mare con le conchiglie. A Red no, non c’è stata occasione, ma poco tempo fa ho messo sopra l’urna di Stella una conchiglia che mi ha dato una mia vicina, la padrona di quella tartaruga.
4. La malattia e il disturbo sono la depressione e l’ansia, dei quali soffro da anni.
   
 
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