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Autore: Carme93    08/11/2020    9 recensioni
Il giovane Neville Paciock, a distanza di anni, ritorna a Hogwarts in veste d'insegnante. L'emozione e i ricordi hanno, però, il sopravvento.
[Questa storia si è classificata quarta al contest "Ignotus - Indovina Chi (Edizione Deluxe) indetta da Nirvana_04 sul forum di EFP].
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Essere umano
 
 


Si lisciò freneticamente la veste, trattenendosi sulla soglia della Sala Grande. Deglutì al pensiero di quanto tempo fosse trascorso dall’ultima volta in cui vi aveva messo piede: percepì una stretta al cuore sia per la nostalgia sia per il ricordo della sofferenza mista a gioia provata il due maggio di molti anni prima, la nuova alba di Hogwarts.

Non era solo questo, però.

Il soffitto rifletteva il cielo stellato, che illuminava il parco, e le candele che galleggiavano conferivano un’atmosfera quasi onirica alla sala. Se avesse chiuso gli occhi, non avrebbe faticato a raffigurarsela nella mente nei minimi dettagli. Rivedeva persino sé stesso bambino, grassottello, impacciato e spaventato.

Non era più un bambino, ma di certo era ancora impacciato e spaventato.

Riaprì gli occhi e decise di non indugiare oltre, nonostante fosse profondamente emozionato. Percepì le guance imporporarsi al pensiero del balbettio con il quale si era rivolto alla professoressa McGranitt, nemmeno fosse ancora uno studente colto a gironzolare per i corridoi dopo il coprifuoco! Che vergogna!

Qualche studente più grande gli sorrise. Ricambiò a disagio, costatando come qualcuno di loro avesse persino un accenno di barba, altri apparivano più alti di lui.

Si sfiorò la guancia pentito di essersi rasato quella mattina: sembrava ancora più piccolo. E se l’avessero scambiato per uno studente? Che imbarazzo! Si raddrizzò e cercò di darsi un tono, mentre camminava verso il tavolo dei professori.

Salutò nuovamente il professor Vitious e il professore Lumacorno – li aveva già incontrati al suo arrivo al castello, così come tutti gli altri colleghi, e durante la prima riunione dell’anno; peccato che non fosse riuscito a dare l’immagine di sé che avrebbe voluto, specialmente ai colleghi che non conosceva: era stato rigido per quasi tutto il tempo e ogni tanto aveva balbettato qualche parola ˗, salì a disagio sulla pedana e si guardò intorno incerto su dove sedersi.

«Neville, accomodati» gli disse la professoressa McGranitt, che aveva preso posto nello scranno centrale.

Il giovane sorrise nervosamente e obbedì. Si guardò intorno, incrociando ogni tanto gli occhi dei suoi insegnanti, ora colleghi. Era veramente strano.

Si disse di doversi rilassare. In fondo quella scuola avrebbe dovuto diventare nuovamente la sua seconda casa, proprio come lo era stata in passato. A Londra, però, lo attendeva Hannah con il suo dolce e accogliente sorriso.

Hagrid lo riscosse dai suoi pensieri con una delle sue consuete pacche sulle spalle, che lo lasciò senza fiato per qualche secondo. Si riprese appena in tempo per ammirare l’ingresso dei ragazzini del primo anno. Era strano osservarli da quella posizione e non seduto al tavolo dei Grifondoro!

Più volte, durante la cerimonia dello Smistamento, i suoi occhi caddero su quel tavolo, non solo per affetto ma anche per un senso di responsabilità, poiché la McGranitt l’aveva nominato Direttore della Casa. Naturalmente lo considerava un grande onore totalmente inaspettato: era un insegnante giovane e alle prime armi, quindi sarebbe stato più corretto che quell’incarico venisse affidato ad Alicia Spinnett, ma ella gli aveva assicurato di non poter assumere una simile responsabilità a causa della sua numerosa famiglia.

Alcuni ragazzini si mostravano spavaldi e sicuri, altri erano palesemente terrorizzati e suscitavano tenerezza. Neville si scoprì alla ricerca di sé stesso e dei suoi amici: un primo settembre di molti anni prima, anche loro erano stati emozionati e spaventati e mai avrebbero potuto immaginare quello che avrebbero dovuto affrontare.

Si mordicchiò il labbro, cercando di arginare la fiumana di ricordi che si abbatté su di lui. Solo durante la cena riuscì a rilassarsi e godersi il delizioso cibo di Hogwarts e persino scambiare qualche parola con i colleghi. In modo particolare, Alicia sarebbe stata un’ottima amica e complice, dopotutto erano i più giovani lì.

Ciò che temeva di più, però, era la sua prima lezione. Aveva condotto molti studi in quelli anni e si sentiva più che sicuro delle proprie capacità, ma sarebbe stato in grado d’insegnare a dei ragazzi? Insomma basta conoscere un argomento per poterlo insegnare? Basta avere la passione?

«Neville, tutto bene?» gli chiese Alicia, mentre si dirigevano verso le loro camere. «Sei molto pensieroso»

«Sì, grazie, sono solo un po’ agitato».

Alicia sorrise e annuì. «È normale».

«Sì, ma… insomma…» sospirò Neville non sapendo come esprimere i pensieri e i dubbi che lo tormentavano.

«Devi stare tranquillo e non mostrarti insicuro davanti ai ragazzi, ne approfitterebbero».

Neville annuì distrattamente: non era mai stato uno studente particolarmente brillante e per lungo tempo si era interrogato sul perché il Cappello Parlante avesse deciso di smistarlo a Grifondoro. Da ragazzino insicuro, spaventato, preda degli scherzi di arroganti Serpeverde, e dalle discutibili capacità magiche, si era trasformato in un giovane che, al momento giusto, aveva alzato la testa e aveva combattuto per quello in cui credeva. In fondo, però, quel coraggio era sempre stato celato dentro di lui: quando affrontava gli sguardi vacui di chi avrebbe dovuto amarlo più di ogni altro, ma non lo riconoscevano; quando stringeva tra le dita la carta di una caramella che non avrebbe mai avuto il sapore delle altre.

Abbassò gli occhi e osservò il pavimento di pietra, poi sospirò: gli studenti percepiscono l’insicurezza dei loro insegnanti. Questi ultimi, però, dovrebbero rendersi conto dell’effetto che hanno sui ragazzi, specialmente sui più piccoli. Gli occhi neri come la pece che si stringevano e lo fissavano, non gli avrebbe mai scordarti. Il suo tormento, la sua paura, la sua ansia per anni. Perché? Che cosa ci aveva guadagnato un uomo adulto a tormentare un ragazzino?

«Neville?».

Il giovane alzò il capo e sorrise all’amica. «Non c’è nulla di male se si accorgono che ho paura. Sono solo umano».

Alicia lo fissò sorpresa per un attimo, poi sorrise: «Ti vorranno bene».
 
   
 
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