Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Azaliv87    08/11/2020    1 recensioni
E se Jon avesse la possibilità di riportare in vita una persona importante? E scoprisse di non essere ciò che era? E se anche Dany avesse questa possibilità? Questa è la domanda che mi sono posta, e da quest'idea mi è venuta in mente la storia che vi narrerò. Parto a raccontare le vicende dalla fine della sesta serie televisiva, grosso modo, quindi (avviso chi non ha visto questa stagione) potete trovare degli spoiler. Per il resto è tutta una mia invenzione. Dopo essermi immersa nel mondo di Martin ed essermi affezionata ai suoi personaggi con Tales of Wolf and Dragon, ho deciso di cimentarmi in questo What if e vedere fino a che punto può spingersi la mia fantasia.
Per chi avesse già letto l'altra mia ff, ritroverà conseguenze, personaggi e riferimenti alla prima storia.
Buona lettura e non vi preoccupate se ogni tanto rallento la pubblicazione, non sono mai bloccata, ma ho periodi in cui devo riordinare le idee e correggere ciò che ho già scritto prima di aggiornare!!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il principe trattenne il fiato, dannando suo cognato all’inverosimile, dannando pure sé stesso per aver pensato di farselo complice in quel momento, ma non appena Jon rispostò lo sguardo su di lui non seppe più che pensare.
-Mi dispiace per il comportamento sconsiderato che ho tenuto con voi questa mattina. – ammise dolente il giovane, abbassando gli occhi su un punto ben preciso del suo farsetto – Solo... – distese le gambe di fronte a sé e mise le braccia dietro la schiena appoggiando i palmi a terra – Credevo che standole accanto stanotte, non avrebbe avuto quei dannati incubi. E soprattutto speravo di non vederle versare lacrime anche oggi. – sospirò Jon angustiato, distogliendo infine lo sguardo dal suo petto. Viserys emise un rantolo col naso, comprendendo il suo stato d’animo.
-Non hai nulla di cui scusarti. – gli disse con tono affettuoso – Avevo compreso. – si rilassò pure lui, allungando le braccia di fronte a sé e stiracchiandosi – Siamo stati strappati alla vita d’improvviso, e poi siamo tornati. Ma credo che ti sia accorto che qualcosa è rimasto indietro. E lo stesso vale per me, così come per tua madre. Quando ti lasci troppo alle spalle, risulta poi difficile tenere lo sguardo in avanti. – fissò le fiamme.
-Già. – Jon si fece pensieroso, ma attese qualche istante prima di parlare – Se l’uomo che mia madre ha amato, avesse assomigliato a voi, anche solo di poco, sarei stato felice. – Jon gli fece un sorriso fugace, i suoi occhi si riposarono sulla parte alta del suo torace, forse più in direzione della spalla questa volta, ma quando scoprì di essere guardato, abbassò lo sguardo timoroso.
-Che idee vi siete fatto di m… mio fratello? – gli chiese il principe con tono serio.
-Vaghe. Le nozioni che ho su di lui sono troppo discordanti tra loro. – disse sincero – Se ascolto voi, vostra sorella o mia madre, quell’uomo mi appare come il più grande uomo mai esistito… Ma i fatti e le azioni sono quelle parlano, almeno qui al Nord. E le sue gesta non sono così onorevoli. –
Viserys decise di non rispondere. Contemplò suo figlio, la sua espressione triste e afflitta, non riuscendo a nascondere il dolore che gli aveva procurato quella frase. Ancora una volta gli occhi del ragazzo si erano posati sul suo vestiario come fossero interessati ad un particolare. Spostò la sua attenzione verso il basso e capì cosa stesse continuando a fissare. Una delle due spille che portava alla spalla sinistra. L’unica in quel momento visibile, dato che l’altra era coperta dalla chioma argentata. Con una delle mani afferrò lo spillone e lo slacciò. Il mantello gli ricadde scomposto verso il lato destro della schiena, andando a posarsi adagio sul pavimento di fredda pietra d’artemisia, trattenuto solamente dall’altra spilla. Si rigirò quel monile tra le mani, scrutandolo soprappensiero per un lungo momento mentre il silenzio si insidiava tra loro. L’oro bianco del gioiello brillava alle danze delle fiamme del camino, creando dei giochi di luce sul muro accanto.
-Mi è sembrato di notare che questa abbia attirato il vostro interesse, o sbaglio? – gli domandò e lo guardò con convinzione, allungando un braccio per porgergliela. Jon parve non sapere bene come reagire e indietreggiò con la schiena.
-Non è come pensate… – rispose, nella voce ansia – Io non… - stava per dire, ma il principe lo interruppe.
-Tenetela voi. Io ne ho un’altra – Viserys mosse la testa in modo da indicare la seconda spilla col mento. Il ragazzo tornò a squadrarlo imbambolato, scuotendo il capo incredulo.
-No, è vostra… altrimenti come farete col vostro mantello… - allungò le mani mostrandogli il palmo e respingendo così il dono. Era palesemente disarmato, come se gli avesse donato un oggetto di fattura antica e leggendaria. Jon, non è mica una spada di Valyria, anche se te la donerei molto volentieri.
-Non preoccupatevi di questo. Lo sistemerò su un lato. Un tempo lo portavo sempre così. – gli sorrise placidamente – Su, avanti. Prendetela. A conti fatti appartiene a me quanto a voi. –
-Ma rispetto a voi, io non sono un drago completo. – si rabbuiò, ma afferrò la spilla titubante. Viserys sentì il tocco leggero dei suoi polpastrelli induriti dall’impugnatura della spada, solleticargli il palmo della mano e poi lo guardò, mentre fissava quell’oggetto, delineando ogni sua forma con i pollici. Partì dalla coda, per poi passare al corpo, fino a toccare tutte e tre le teste, soffermandosi poi sull’ultima in alto.
-Lo siete invece. – confermò il principe – Appartenete alla dinastia del drago. Avete abbracciato lo stemma dei bastardi Stark quando pensavate che fosse solo quello il vostro casato di appartenenza, ma ora che conoscete la verità, potreste decidere di cambiarlo. –
-Il Nord non sarà felice di farsi comandare da un re che ha come simbolo il drago. – dichiarò senza mai alzare gli occhi da quella spilla – Il drago a tre teste incute timore da sempre. –
-Era uno degli intenti di Aegon e delle sue sorelle. Ma secondo la mia modica opinione ha scelto di mettergli tre teste proprio per sottolineare che ci sono tre teste, appartenenti a tre persone diverse a detenere il potere. –
-Tre teste… Quando voi eravate in missione con mia madre, Daenerys mi ha parlato delle tre teste del drago. – disse sovrappensiero – Credete che possa essere una delle tre teste del drago? – Viserys serrò le labbra e questo permise a Jon di continuare il suo discorso – Vostra sorella ha scoperto quella profezia tramite una sorta di sogno dove ha visto vostro fratello maggiore affermare una cosa simile. Le è rimasto impresso nella mente, dapprima forse sperando che da qualche parte vi fosse qualcun altro con cui condividere lo stesso sangue ma a lungo andare ha perso ogni speranza. Poi voi siete tornato, e così si è riaccesa quella speranza. Due delle teste di drago erano presenti, ma fintanto che non siete giunti qui non sapevate che c’ero anch’io. L’ultimo erede in vita di Rhaegar Targaryen. Lei è convinta che non sia un caso che siamo rimasti proprio in tre. – Viserys annuì, ma continuò ad osservare le fiamme ragionando bene su quale risposta suo figlio voleva sentirsi dire – Io gli ho fatto notare che sebbene voi siate di sangue puro e degni eredi di questo titolo, io invece non ho affatto questa prerogativa. – alzò il capo concentrandosi sulla trave orizzontale del camino – Alla fine non sarò un bastardo del nord, ma sono comunque nato bastardo… -
-Non è… - Viserys stava per tradirsi, ma riuscì a stento a trattenersi cambiando leggermente discorso - …obbligatorio essere Targaryen per poter cavalcare un drago. Nelle ere ci sono stati anche altri cavalieri di drago. Alcuni che avevano una blanda relazione con la nostra casata, altri non sembra avessero nemmeno sangue del drago nelle vene, anche se io comunque ho forti dubbi al riguardo. – puntando gli occhi poi su Daenerys per un istante – E poi c’erano gli illegittimi. I semi di drago… – all’improvviso decise che era ora di prendere il toro per le corna e vedere che succedeva – Ma ora basta perderci in chiacchiere, credo sia arrivato il momento per constatare quanta determinazione ci sia in voi. – disse alzandosi in piedi e porgendogli una mano – Venite con me. –
-Dove? –
-Per sentirvi più drago, quale miglior posto se non in sella? –
-Intendete di un drago? – Jon sgranò gli occhi incredulo – Dany… ehm, volevo dire la Regina Daenerys ha detto che oggi non è possibile. – Viserys sorrise per l’incertezza delle sue parole, rendendo così veri i suoi sospetti.
-Dany… – ripetè volutamente, sorridendogli complice – Con lei me la vedrò io. – e la indicò con un pollice alzato – Se dovesse arrabbiarsi, vi prometto che mi assumerò personalmente tutte le colpe. – si mise una mano sul cuore. Poi si avvicinò al suo orecchio – E per la cronaca: non penso si possa mai arrabbiare davvero con voi, mio re. Salvo che non gli offrirete un motivo valido, sono certo che attenuerà ogni diverbio per la stima che pone in voi. – si fermò solo un istante, poi continuò – Però vi sconsiglio caldamente di darle ogni eventuale motivo di arrabbiarsi. Un drago quando perde il controllo è molto pericoloso. – Jon lo osservò con serietà, ma Viserys non aggiunse altro, lasciandolo porgersi nella mente un’infinità di quesiti che trasparivano dalle pieghe della sua fronte. Prendendolo per le spalle lo spinse fuori dalla fortezza, continuando a sorridergli ogni volta che provava ad opporsi.
 
 
 
 
 
Entrambe in trepidante attesa, si erano sedute a terra proprio di fronte all’apertura semicircolare del forno per osservare la torta lievitare e indorarsi. Dopo poco più di un’ora passata a chiacchierare come fossero amiche da sempre, Lyanna si era avvolta un canovaccio su una mano usandolo come guanto per estrarre la teglia dal fuoco. Il calore del forno però la colse impreparata, bruciacchiandole il polso e per poco non fece cadere la torta. Dany intervenne prontamente nel tentativo di aiutarla.
-No, mia regina! Vi bruceret… – cercò di scoraggiarla, ma la regina dei draghi afferrò al volo il vassoio a mani nude senza mostrare alcun patimento sotto gli occhi stupiti della Stark. Sorridendole garbata, la Targaryen decretò.
-Salvato all’ultimo. – mostrò appena la punta della lingua con fare vispo e spiritoso, che le fece avere un’espressione dolcissima. Lyanna rimase stupita e si risedette sui talloni, emettendo un sospiro di sollievo e frustrazione assieme.
-Già… dimenticavo il sangue di drago. Vi dispensa dal forte calore. – arricciò le labbra.
-A volte può tornare utile questa peculiarità. – la giovane regina ricambiò la sua espressione con un moto di impensata allegria, poi chiuse gli occhi e annusò la torta. L’odore che si era diffuso nella piccola stanza sembrava buono ed invitante. Si sentiva il gusto del miele e del burro, mischiato anche all’aroma di cannella e mele. Daenerys guardava fiera il dolce che aveva ancora tra le mani e si avvicinò ad essa col naso per riempirsene le narici. Lyanna rimase ad ammirarla nella sua pura bellezza. Una visione simile aveva avuto la fortuna di viverla in un altro tempo, un tempo dove le notti erano sempre illuminate dalla soffice e romantica luce di numerose candele e stelle, ed il buio non faceva paura. Era ricapitato. Ancora una volta a contatto con un membro della famiglia reale, lei si trovava a suo agio. Non tutti sono mostri… Daenerys aveva tanto della regina Rhaella, ma anche tanto di Rhaegar, e seppur le avesse fatto piacere ritrovare in lei simili affinità, non poteva che sentirne anche un’amara malinconia nel cuore. Parlare con lei per quel breve tempo era stato memorabile; non avrebbe mai pensato che bastasse così poco perché quella ragazza si aprisse. Aveva tanta necessità d’affetto, e tanto bisogno d’amore, ma non come era successo per Rhaegar, che ne era stato privato pur avendo entrambi i genitori vivi e presenti, seppur distanti nelle dimostrazioni d’affetto, per sua sorella era l’esatto contrario. Lei non aveva avuto nulla di tutto ciò, ma chiaramente era ciò che più desiderava e probabilmente era questo che l’aveva anche resa così dispotica, scostante e insopportabile nei confronti di tutti loro. Lyanna si rese conto solo in quel momento che per lei non doveva essere stato facile accettare quelli che un tempo erano stati nemici giurati della sua casata, nella realtà erano affettuosi gli uni con gli altri proprio come una vera famiglia unita e disposti ad accogliere ogni persona varcasse i loro confini.
-Per tutta la mia vita ho pensato che gli Stark fossero solo i cani dell’Usurpatore, mai avrei pensato che il branco potesse essere invece così leale e fedele tra i suoi propri membri. – le aveva detto pochi istanti prima – Voi vi prendete cura di tutti, indipendentemente se sono vostri nemici o vostri alleati. – Lyanna aveva girato il vassoio aiutandosi con un bastone e un mestolo e provando a darle una risposta sodisfacente.
-Proviamo a fare tutto ciò che è in nostro potere, ma non sempre questo basta. A volte, se il capo alfa ha mire troppo alte, ci possiamo anche trovare a dissentire le sue scelte. E in quel caso restiamo soli. –
-Con vostro figlio però al potere, chi lo farà sarà un pazzo. – le aveva risposto infine.
Aveva una grande stima in Jon, e Lyanna aveva cominciato a pensare che forse in lei davvero si era spenta ogni fiamma contraria. Non pareva più volerlo ostacolare, né avversare in alcun modo. Per un attimo pensò che dovesse essere partito tutto da quando Jon aveva cominciato gli allenamenti coi draghi, ma qualcosa le fece ricordare che già dal ritorno alla sua ultima missione la regina e suo figlio parevano aver raggiunto un’inaspettata sintonia tanto salda quanto sospetta, ma nulla le dava il sentore di credere che sotto ci fosse per forza del marcio.
I suoi occhi si soffermarono ad apprezzare la sua perfetta ed elaborata pettinatura che aveva: una serie intrica di treccioline che andavano e venivano da un laccio all’altro, creando meravigliose opere d’arte. Abbassò lo sguardo sui propri capelli, una ciocca le scese sul volto e la prese con due dita, constatandone la trascuratezza. Quando era Rhaegar a prendersi cura dei miei capelli, non c’era un giorno che fossero fuori posto… rifletté sconsolata Mi avrebbe rimproverata severamente, se avesse visto come sono rovinati adesso… lo scoraggiamento le penetrò nell’animo, portandola a deprimersi ulteriormente Mi avrebbe rimproverata per tutto.
-Se vi piace così tanto l’intreccio, posso chiedere a mio fratello di farvelo uguale. – come se le avesse letto nella mente, Daenerys si era rivolta a lei con cortesia e dolcezza – Sarebbe per lui una piacevole novità, doversi destreggiare con una chioma di un colore completamente differente, e visto quanto indisciplinati appaiono i vostri capelli, sono certa che accetterebbe la sfida senza problemi. –
-Siete gentile, vostra grazia, ma declino l’offerta. – ringraziò la donna lupo con un sorriso triste – Negli ultimi tempi è stata Sansa ad occuparsi del mio aspetto. – affermò sovrappensiero – Se, e quando, glielo permetto, ovvio. Non amo che mi si obblighi a simili inerzie, e lei tende a rammentarmi fin troppo spesso che per il ruolo che copro, dovrei avere più riguardo per il mio aspetto. So che ha ragione, ma non ne vedo l’utilità vista la situazione precaria in cui siamo. – ansimò affranta e poi mostrò un’aria dispiaciuta – Vi prego non abbiatene a male. Solo non vorrei darle un dispiacere… e poi, sono un pessimo soggetto per simili facezie. Devono legarmi per costringermi a star ferma per ore e ore, e quando nessuno mi vede allento gli intrecci che maggiormente sento tirare… e ovviamente alla fine si scioglie tutto. Io amo sentirmi libera, libera in ogni parte di me. Non sopporto avere catene o impedimenti di alcun genere. –
-Ecco perché vi vedo sempre coi capelli pressoché sciolti. – confermò la giovane regina – Ma ditemi, nemmeno mio fratello riusciva a convincermi? – Lyanna corrucciò la fronte a quella domanda indecisa su come risponderle – Rhaegar, intendo. Ovvio, no? –
-Oh, lui… beh, usava i suoi metodi. Ma era tra i pochi che mi convinceva ad acconciarli. –
-Ma anche lui preferiva quando li avevate sciolti, non è così? – le sorrise teneramente.
-Come fate a saperlo? – ebbe un sussulto nelle spalle.
-Uh… semplice deduzione. Credo. – ammiccò – Di solito gli uomini sono abbastanza prevedibili. –
-Non tutti. – ribadì lei mesta – Lui sapeva sempre sorprendermi. – evidentemente la regina notò quanto la sua voce si era contratta, perché sentì una mano sulla spalla e la vide avvicinarsi a lei ancora di più.
-Vediamo se anche noi riusciamo a sorprenderci! – alzò la torta per offrirle il primo assaggio, e lei stessa ne staccò un pezzo e se lo portò alla bocca. Lyanna accettò di buon grado quel gesto e la imitò. Quando sentì il gusto di quel boccone in bocca per poco non glielo sputò in faccia. Era disgustosamente agghiacciante e Daenerys cercava di nascondere un’espressione molto simile alla sua.
-È questo… il sapore che dovrebbe avere il dolce di vostra madre? – le chiese faticando a masticarlo. Oltre al gusto anche la composizione aveva uno strano effetto in bocca. Sembravano granelli di sabbia amalgamati a fango a tratti secco e a tratti melmoso. Tra essi poi vi erano anche piccoli agglomerati che sotto i denti esplodevano dando un sapore piccante e acido al contempo che impastavano la lingua in un’amarezza acidula che celava alterava completamente il gusto dolce del miele, del burro e della frutta candita.
-Benjen, che gli Estranei ti portino alla dannazione! – protestò Lyanna furente – Sono più che certa che abbia cambiato qualche barattolo quando non lo vedevo per farmi fare brutta figura. – commentò, sputando il globo sul canovaccio, per poi passarle anche a lei un fazzoletto pulito – Sputatelo anche voi. Non vorrei avervi sulla coscienza, né che vostro fratello pensi che abbia tentato alla vostra vita. –
-Oh credo di averci fatto il callo ormai. Hanno cercato di avvelenarmi almeno due volte a Essos e qui a Westeros… non ne ho idea a dir la verità. Mio fratello si è assicurato di mettermi una delle Serpi delle Sabbie a controllare i cibi che mi venivano portati. –
-Tyene, quella che mi ha avvelenata a Deepwood Motte, per poi curarmi. –
-Non vedetela come una persona meschina. Tyene ha solo che ubbidito agli ordini di mio fratello. – rispose la regina guardandola intensamente – Ma se avesse saputo le vostre doti culinarie credo che avrebbe rinunciato all’aiuto di Tyene. –
Lyanna si voltò ora a guardarla negli occhi per un lungo momento. Poi le sue labbra si curvarono in una specie di smorfia che sfociò in una risata liberatoria. Scoppiarono entrambe a ridere e sentendo quegli schiamazzi Benjen Stark fece capolino alla porta.
-È successo qualcosa di divertente e io non sono stato invitato? – rise beffardo, poi notando la regina, si diede un certo contegno.
-Niente che tu già non sappia. – decretò amareggiata Lyanna, prendendo la torta e buttandola direttamente nel fuoco.
-Un’altra delle tue saporite imprese, Lya? – la derise, lei gli rispose con una linguaccia.
-Tu non eri con Jon? – dichiarò offesa, battendo le mani per scacciare ogni residuo di torta dalle dita.
-Fino a poco fa, ho fatto da balia al tuo cucciolo, ma ora il principe Viserys se l’è portato fuori con sé. – disse incrociando le braccia dietro alla testa – Penso abbiano preso i draghi e stiano sorvolando i dintorni; qui fuori c’è solo quello grosso e nero. – Lyanna guardò Daenerys che ricambiò il suo volto allibito.
-Ci sono stati degli avvistamenti di cui non sono stata informata? –
-Nessuno. –
-Allora chi ha dato loro il permesso di prendere i draghi? – sbraitò la regina. Benjen la guardò con semplicità.
-Temo vostro fratello se lo sia preso senza tanto porsi il dilemma. – sorrise sornione – Dubito che Jon abbia avuto titolo in capitolo. –
-Quando tornano mi sentiranno entrambi. – affermò indignata. Lyanna non ebbe nulla da aggiungere, dopotutto quell’idea non piaceva nemmeno a lei, incrociò solamente le braccia mostrando il broncio.
-Lasciate che trascorra del tempo assieme a Jon, regina Daenerys. – Benjen si intromise con aria pacifica e appena un po’ seccata – Hanno bisogno di legare.  – enunciò.
-Da quel che avevo capito mio figlio ha legato già tanto col suo drago. – affermò Lyanna indignata, ma non appena pronunciò quella frase, ebbe il sentore di aver detto qualcosa di sbagliato. Stavano parlando del legame tra Jon e Rhaegal o di altro? Benjen per la prima volta da sempre, ignorò quel che lei aveva detto, rivolgendosi ancora a Daenerys.
-Con tutto il rispetto, sono maschi e si devono comportare da tali. Non stanno di certo facendo a gara per capire chi ce l’ha più lungo, ma non sono nemmeno tipi da frequentare bordelli quei due, per cui state tranquilla, torneranno: hanno un valido motivo per tornare. – solo in quel momento si voltò a guardare sua sorella. Lyanna si sentì confusa, cercando invece di dare un senso alla frase che aveva appena detto suo fratello.
 
 
 
 
 
Era ormai tardo pomeriggio quando atterrarono sulla distesa innevata a pochi passi dalla fortezza abbandonata. Ad attenderli c’era Dany: con le mani sui fianchi e un’aria infuriata. Batteva la punta di uno stivale a terra, allargando sempre più il solco sulla neve. Rhaegal, percependo forse la ritrosità della giovane regina, tentò all’ultimo di deviare lateralmente rifiutandosi di atterrare e restando in volo, batté un paio di volte le ali per risalire di quota. Jon percepì il suo stato d’animo disturbato e lo accarezzò al collo per calmarlo, ma capì in ritardo che in realtà era lui stesso a provare un certo disagio. Decise comunque di affrontare quello che gli spettava di petto, incoraggiando il suo drago a scendere di nuovo. Senza muovere le mani sulle briglie, comunicò a Rhaegal immagini ed emozioni rassicuranti affinché perdesse quell’insana voglia di cambiare traiettoria. Ci riuscì, con estrema facilità anche, e Viserys, accortosi di tutto, gli lanciò uno sguardo ammirato e orgoglioso.
-Impari in fretta, timpys zaldrīzes / drago bianco. – dopo aver detto quelle parole, il principe abbassò appena il capo in segno di rispetto. Jon gonfiò il petto fiero e gli mostrò uno dei suoi sorrisi più sinceri, felice anche del fatto di aver in qualche modo rotto ulteriormente il ghiaccio con Viserys che tendeva sempre a trattarlo con una referenzialità disumana che il più delle volte lo metteva a disagio. Durante il volo lo aveva supplicato di smettere di essere così ossequioso e di trattarlo come suo pari, seppur per i titoli suo zio gli fosse inferiore e l’etichetta volesse che per la prima volta il suo rango lo mettesse in una situazione di favorito vantaggio sopra a chiunque. Viserys coscienzioso e composto, aveva provato a ribattere.
-Non sono sicuro di potervi accordare questo vostro desiderio, seppur vedo che lo cerchiate ardentemente. – ed eccolo che ricomincia a parlare come un manoscritto! Fu la prima cosa che pensò, appena lo sentì aprir bocca – Fare uso di un tono così confidenziale con voi… comporterebbe anche avere un determinato legame che, probabilmente in un contesto differente, sarebbe tuttavia nato spontaneo, ma, per come si sono evoluti gli eventi, temo mi sia stato negato molto tempo fa… – lo aveva guardato intensamente, tanto che Jon si era quasi sentito scavare dentro dai fori di quella maschera statica e non era riuscito a ribattere nulla in quel frangente, dando così la possibilità al suo compagno di continuare – Siete un re, amato e rispettato. Io un semplice principe. Il vostro titolo vi rende superiore a me, sotto ogni aspetto. Questo, oltre alla grande stima che provo per voi, gioca palesemente a mio sfavore – aveva spostato una mano per indicargli di muoversi a destra seguendo una traiettoria obliqua. Lo vide tirare le redini di Viserion per sfruttare una corrente favorevole. Data la notevole distanza ora che si era creata tra i due, fu costretto ad alzare la voce di due o tre toni per farsi sentire da lui – Perdonatemi, dunque, ma non mi sarà possibile compiacere il vostro desiderio. – Jon aveva seguito il suo consiglio e si era portato nella direzione consigliata, restando per un attimo in silenzio, e sentendosi un imbecille. Parlare con lui a volte lo metteva in estrema agitazione e gli dava spesso quella sgradevole sensazione di sentirsi inferiore. Si morse un labbro e decise di infischiarsene. Poi incitò Rhaegal e lo affiancò di proposito.
-E se io invece vi costringessi, allora, cambiereste idea? – scherzò – Dopotutto l’avete detto voi; sono un re e posso ordinarvelo. – nella voce però fece attenzione a non metterci arroganza ma solo ironia e gentilezza. Viserys probabilmente se ne accorse perché sotto i bordi della maschera Jon vide le sue labbra incurvarsi in un sorriso.
-Non sarebbe più una cosa spontanea, piuttosto un asservimento al vostro potere. – stava al suo gioco, senza mostrare risentimento, né alcun tipo di offesa.
-Vero. Ma prima ve l’ho chiesto con gentilezza e voi vi siete rifiutato. – rise ancora per non mostrare che quelle sue parole fossero davvero una disposizione.
-E anche questa è vero. – acconsentì Viserys pensieroso.
-E questo vostro rifiuto può avermi rattristato. – aggiunse allora Jon coraggiosamente – Quindi ho pensato… Se al contrario ve lo ordinassi, voi sareste costretto ad obbedire, e alla fine otterrei ciò che volevo. –
-E questo vi renderebbe felice? –
-Mhm… Felice magari è una parola grossa, ma mi consentirà di dimenticarmi del vostro precedente rifiuto e del mio successivo ordine, così sembrerà che voi abbiate accettato per vostro volere. – Viserys ci pensò un po’ su.
-Somiglia tanto ad un raggiro… - storse la bocca in un sorriso quasi liberatorio – E sembra che alla fine io sia vincolato a cedere in ogni caso. – si arrese – Un’abitudine a cui dovrei anche essere assuefatto con la famiglia dei lupi… - asserì enigmatico. Jon aggrottò le sopracciglia confuso, ma ciò che gli chiese dopo lo destò da quei pensieri – Ma permettimi di patteggiare alla pari. Così come mi costringete ad usare il tono formale con voi, voi dovrete fare altrettanto. –
-E sia. – si voltò Jon sorridendogli. Viserys però sembrò ancora titubante.
-Allora avrete da me ciò che desiderate. Ma posso sodisfare la vostra richiesta solamente in privato. Non credo sia corretto omettere il titolo di sovrano di fronte ai vostri sudditi. – suggerì ancora.
-Con vostra sorella però lo fate! – s’impuntò il ragazzo.
-Non sempre, in certe circostanze mi sono attenuto a rispettare l’etichetta, sebbene sia sangue del mio sangue. – precisò solerte il principe drago.
-Allora fai altrettanto con me. – concordò, accentando quel compromesso – Anche se preferirei mi chiamassi soltanto Jon. – sorridendo, sfruttò il vigore di Rhaegal e lo incoraggiò a superare Viserion, felice della sua parziale vittoria.
 
 
 
 
 
Viserys lo osservò volare di fronte a sé. La schiena fasciata da quel pesante giaccone in montone con la pelliccia sul collo. I capelli scompigliati che sferzavano per l’impetuosità dei venti, scompigliandosi e intrecciandosi tra loro. Sarebbe rimasto a guardarlo per ore… il suo bambino, oramai uomo. E lui si era perso ogni attimo della sua crescita. Sospirò scorato.
-E così il mio cucciolo di drago vuole che lo chiami solo Jon. – affermò ad alta voce, ma non abbastanza da farsi udire dalle orecchie di suo figlio che volava diverse leghe avanti. Viserion grugnì in risposta, come se avesse davvero capito i sentimenti del suo padrone. In momenti come quelli Viserys si domandava ancora per quale ragione quel drago bianco avesse accettato di farsi cavalcare da lui – Tu sei un’incognita esattamente come lo è Jon. – serrò le labbra e gli venne da sorridere – Corriamo dietro a Jon, che dici? – il drago parve essere d’accordo e battè ripetutamente le ali per raggiungere suo fratello dalle squame verdi.
 
Jon… un nome che usai anch’io quando ero solo un semplice ragazzo anche più giovane di te. Lo facevo per fingermi un’altra persona, un anonimo bardo di origine lyseniana, che suonava tra le rovine di un castello antico, perché l’uomo che si stava avvicinando a me, uomo che già stimavo da tempo immemore, e che si presentava per la prima volta di fronte ai miei occhi, era giunto in quel luogo inaspettatamente. Un uomo che da estraneo divenne in breve parte della mia vita, della anima. Ci siamo fermati ad una locanda durante il viaggio di ritorno verso la capitale, attendendo che il mio seguito mi raggiungesse. Per precauzione quel leggendario cavaliere mi consigliò di lasciar indietro i nostri veri nomi. Io scelsi quel nome di uso comune. Era facile da ricordare, dato che uno dei suoi amici a corte portava quello stesso nome, ma mai si sarebbe osato dirgli che lo aveva scelto in suo onore… Era sufficientemente corto e poteva facilmente essere un diminutivo, esattamente come era avvenuto per il buon Jonnothor Darry, la sua guardia giurata fin dai tempi in cui era un bambino. Un amico che avrei voluto tanto farti conoscere… ma che purtroppo, così come per molti altri del passato, non avrai mai la possibilità di udirne la voce, di sentirne l’affetto, di imparare da loro.”
Jon… Viserys rifletté ancora un momento su chi poteva essere stata la persona che aveva scelto quel nome per suo figlio. Lyanna sapeva come doveva essere chiamato, lei non avrebbe mai voltato le spalle ad una scelta del destino. Perché lui un nome ce l’aveva già, ancor prima di nascere a die il vero. Era stato pensato per lui fin prima della sua venuta. Era un bel nome, adatto a colui che un tempo sarebbe diventato. Quello che è diventato. E completamente diverso da quello con cui tutti lo chiamavano ora. È stata una tua idea, Lyanna, o una scelta di Ned? O di entrambi? Pensavate forse di proteggerlo da Robert e dalla sua ira? Guardando la schiena del ragazzo in sella al drago verde, Viserys non poteva che porsi tutte quelle domande. “Preferirei mi chiamassi soltanto Jon” gli aveva detto serafico, senza considerare che per lui quello era un pegno gravoso. Doveva sorvolare sul vero nome di suo figlio senza saperne la ragione. Doveva attribuirgli un nome che gli avrebbe risvegliato orrori del passato, fantasmi di coloro che erano morti per proteggerlo. Gli dei ancora una volta lo stavano mettendo alla prova e sospirando accettò anche quel compromesso.
-Dopotutto fatico più a chiamarti con quel comune nome, che a riservarti un banale tono informale, figliolo. – asserì, dando di speroni sui fianchi di Viserion e buttandosi in picchiata per raggiungere il suo cucciolo di drago.
 
 
 
 
 
Jon si era sentito vivo, felice, completo. Esattamente come il giorno prima. Una parte del suo essere sentiva che i cieli erano la sua casa, esattamente come le distese innevate lo erano sempre state fino a poco tempo prima. Viserys si era dimostrato un compagno valido e leale. Pareva sinceramente affezionato a lui. E seppur quella bella sensazione gli avesse scaldato il cuore per un po’ di tempo, una parte di sé non poteva che guardare la faccenda in maniera probabilmente più obbiettiva. Viserys non era attaccato a lui in quanto tale, ma stava solo cercando di colmare la mancanza del fratello che aveva perso anni addietro; in lui vedeva l’ultimo spiraglio di quel legame di sangue che lo aveva unito al principe Rhaegar. E si domandò se non stesse facendo anche lui lo stesso. Considerò che quella dovesse essere una visiona quanto mai illusoria e vaneggiante, dato che non sentiva di aver ereditato poi così tanti tratti dal quell’uomo. Da quello che aveva appreso era una persona difficile da capire, non condivideva i suoi pensieri con chiunque, restava per lo più avvolto dal mistero, le sue azioni erano totalmente incoerenti tra loro. Era instabile e incomprensibile. Era davvero questo l’uomo di cui mia madre si è innamorata?
Pareva che il suo unico scopo fosse stato quello di fare dei cambiamenti nel regno; troppe persone convenivano su questa linea di pensiero, ciononostante le sue azioni avventate avevano portato allo sfacelo della sua stessa stirpe, oltre che ad aver innescato un serie infinita di eventi che avevano portato alla distruzione del continente. Era stato ligio al dovere e fedele alle leggi per i primi anni della sua vita, assecondando l’etichetta della corte senza mai far troppo parlare di sé, ma poi aveva lo spirito ribelle dei draghi si era acceso e aveva deciso di trasgredire con un solo gesto tutti gli insegnamenti conferiti. Ad un torneo, gli animi si scaldano ed il suo aveva raggiunto le temperature di un vulcano. Aveva scelto di incoronare la donna sbagliata, durante quell’evento pubblico dove vi avevano preso parte i maggiori esponenti esistenti del Continente Occidentale. Ci voleva coraggio per compiere un simile atto e ce ne era voluto anche al principe Rhaegar per prendere le decisioni che aveva preso. Jon pensò con tetro sarcasmo che, nell’ipotetica fantasia di essere vissuto in quello stesso lasco di tempo, avrebbe ritenuto quell’uomo uno spregevole arrogante per aver umiliato pubblicamente la propria moglie, preferendo al suo posto una ragazzina sconosciuta. E tutto ciò di fronte a lord e cavalieri che avrebbero un giorno dovuto inchinarsi a lui, quale erede al trono; il cui supporto era necessario per deporre il Re Folle. Quello sicuramente non era stato il modo più opportuno per presentarsi, dal momento che il precedente sovrano era dispotico e instabile mentalmente, e i Sette Regni in quel periodo avevano bisogno di una guida salda e giusta, che avrebbe messo fine per sempre alle follie di Aerys II Targaryen. Quali assurdi pensieri mai potevano aver spinto un uomo, già sposato e con un titolo che gli permetteva un futuro garantito, ad insultare apertamente ben tre tra le famiglie più importanti del continente e mettersi contro quella a cui sua moglie apparteneva? In un solo gesto Stark, Tully, Arryn e Baratheon si erano ritrovati con le spalle al muro, mentre i Martell avevano ricevuto quella pugnalata al petto solamente perché il principe ereditario aveva scelto di posare una banale corona di fiori sul grembo di una donna su cui non avrebbe mai neanche lontanamente dovuto posare lo sguardo. Era soltanto stupido, oppure questi erano i primi segni della classica follia Targaryen?
Perché mai il principe dei Sette Regni, un uomo apparentemente diligente e maturo, sano di mente, giudizioso e onorevole, con una moglie in grado di dargli ancora dei figli, avrebbe dovuto incoronare una ragazzina di soli quattordici anni, appena conosciuta, pur sapendo che era promessa sposa a Robert Baratheon, lord di Capo Tempesta? Possibile che non avesse previsto le conseguenze? Possibile che non fosse consapevole di agire incautamente e che tutto ciò avrebbe acceso la furia dei Baratheon, oltraggiato l’onore degli Stark e provocato l’umiliazione nei Martell? Questa visione cinica e negativa gli martellava nella mente ogni volta che gli ripetevano di avere molto in comune col suo vero padre biologico. Quanta follia c’era anche nel suo stesso sangue?
Non avendo mai partecipato ad eventi tanto importanti come un torneo del sud, era svantaggiato da questo punto di vista, poiché non poteva comprendere e giustificare certe simpatie e attrazioni che a quanto pare nascevano e fiorivano durante i fagocitanti momenti di vittoria. La cosa più simile che riusciva a paragonare a tutto ciò era il suo periodo di convivenza col popolo libero. In quei giorni aveva incontrato Ygrette, si era scontrato con la sua testardaggine e con la sua dolcezza. Poteva facilmente immaginarsi come lo stare a stretto contatto con gente nuova, chiuso tra le mura di un castello, potesse risvegliare gli stessi istinti che si erano risvegliati in lui nelle tende di pelle dei mammut, quando quella donna baciata dal fuoco aveva carpito la sua verginità tanto preservata. Ygrette… Quel dolce pensiero lo deconcentrò e per un solo istante dirottò anche la mente del drago verso altri orizzonti. Rhaegal si ritrovò a roteare su sé stesso e Jon, preso alla sprovvista, si aggrappò con tale forza alle redini da tagliarsi pure i guanti e ferirsi ai palmi con le unghie. Serrò le gambe sui fianchi della bestia e chiuse gli occhi in un primo momento terrorizzato. Passò qualche istante prima di ritrovare il controllo di sé e della situazione. Istanti di panico puro, ma anche di adrenalina e trepidazione. Ritrovò il coraggio per aprirne solo uno. Fu un movimento incerto, cauto, tentennante. La palpebra salì lentamente, i capelli a quanto pare erano completamente sollevati perché non gli ostacolavano la vista. Vide sotto i suoi piedi il cielo plumbeo e sopra la sua testa una distesa bianca, punteggiata da rocce e alberi. Era tutto messo al contrario pensò, ma poi capì che era lui al contrario. Non ebbe però alcuna paura di cadere. Le cinghie sulle gambe lo trattenevano saldamente, la cintura era bloccata alla sella e non poteva sganciarsi in alcuna maniera. Staccò le braccia dalle redini e le aprì verso l’esterno, sentendosi libero e capace di ogni cosa. Una scarica di eccitazione lo pervase, facendogli formicolare tutta la spina dorsale ed il cuoio capelluto. Emise un urlo di gioia e sfogò una risata felice, che il vento portò via con sé. Alla sua destra apparve il drago chiaro con Viserys che lo fissava, composto ed elegante come sempre.
-Tutto bene? –
-Magnificamente. – rispose Jon con un sorriso spontaneo.
-Sarà meglio che mia sorella non scopra quanto sei migliorato, altrimenti mi metterà alla gogna e non mi permetterà mai più di cavalcare un drago. – ironizzò pacato suo zio.
-Glielo impedirò. – lo assicurò lui con determinazione, restando ancora in quella posizione – Tu sei il mio spirito guida. Senza di te, non ne sarei mai stato capace. – c’era convinzione nelle sue parole e in quel momento gli piaceva l’idea di condividere quei momenti con suo zio dal ramo paterno – E non rinuncerò facilmente ad avervi al mio fianco. – gli sembrò strana la reazione di Viserys, come se si sentisse a disagio. Lo vide spostare lo sguardo puntando verso l’orizzonte, serrando le labbra in una smorfia mesta.
-Si sta facendo tardi. Torniamo indietro ora. – disse con voce sommessa, dopo alcuni minuti di silenzio – Ci siamo allontanati troppo dall’accampamento. – ordinò Viserion di deviare sulla sinistra. Gli fece cenno di seguirlo con un solo gesto della mano. Il drago color crema ubbidiente aveva teso le possenti ali dorate e con calma aveva fatto manovra. Jon sentendosi abbattuto dispose a Rhaegal di fare altrettanto, il drago verde fece un ulteriore giro su sé stesso per tornare alla posizione di base. A poco a poco aveva sentito il sangue scendere dalla sua testa e tornare a circolare anche sul resto del corpo, mentre fissava la schiena di suo zio. Perché ogni volta che mi sembra di rompere quella barriera che crei, poi mi ritrovo nuovamente dall’altra parte? Cosa ti obbliga a sbattermi fuori ogni volta? Viserys era un enigma per lui, ma voleva a tutti i costi instaurare con lui un rapporto stabile e solido, anche se una vera ragione dietro non riusciva a darsela.
 
 
 
 
 
Lei era lì, di fronte a loro. Non era necessario guardarla in volto per capire che era preoccupata. Ma Viserys si costrinse a tenere a bada ancora una volta i sentimenti per concentrarsi su ciò che era più importante. Ciò che gli premeva maggiormente era mostrare a suo figlio come atterrare col proprio drago per evitargli un altro atterraggio disdicevole. Aveva percepito la sua incertezza, ormai era diventato bravo ad ascoltare i suoi timori anche quando non glieli esprimeva verbalmente. Ogni movimento dubbio dei piedi, il respiro contratto del suo fiato, la silenziosità che lo pervadeva in alcuni momenti; suo figlio era diventato un libro aperto, era così facile interpretare ogni sua perplessità, ma così difficile aiutarlo senza le giuste armi tra le mani… Buona parte di questi presentimenti derivavano dal fatto che era sempre stato abituato ad osservare e studiare le persone fin da quando era un bambino, ma il comportamento di Jon erano anche tanto facile da interpretare, dato che era uguale al suo quando era stato un giovane solitario principe ereditario. Si conosceva fin troppo bene, sia nei suoi momenti migliori, che in quelli peggiori. E sapeva come far bilanciare il bianco col nero.
Ma buona parte del carattere di Jon derivava anche da Lyanna. E lui era forse l’uomo che la conosceva meglio di chiunque lì attorno. La giovane Stark non era mai stata brava a mentire o a nascondergli qualcosa, e anche quando l’aveva fatto, si era sentita talmente scorretta che alla fine non era mai riuscita a mantenere alcuna bugia troppo a lungo. Guardò Jon e sorrise vedendolo mordersi un labbro agitato. Si accostò al suo drago con garbatezza.
-Pensa solo a ciò che devi fare ora, Jon. – gli suggerì – Vado avanti e ti faccio vedere. Imita i miei movimenti e vedrai che questa volta Rhaegal atterrerà con maggior leggiadria. – fece per partire, ma preferì desistere ancora un momento per voltarsi ancora verso suo figlio – E non farti distrarre da mia sorella. La terrò impegnata su di me, fintanto che ti sentirai pronto per scendere. – sul volto aveva stampato un ghignetto malefico, prima di ordinare a Viserion di planare.
Scese con calma, alzando un nuvolone di piccole perle di ghiaccio che si sparsero tutt’attorno. Alcune colpirono Dany in volto che si portò una mano sulla fronte a riparare gli occhi. Non appena riposò lo sguardo su di lui, non sembrò per nulla contenta.
-Lekia! – nemmeno la piega triste delle sue labbra la deconcentrò – Cosa avevo espressamente sancito per quest’oggi riguardo gli allenamenti? – tagliente, dura e selettiva, come una regina.
-So bene quale direttive avevi decretato, sorella, ma i draghi erano inquieti, lo avevamo avvertito dalle prime ore dell’alba. Siamo giunti alla soluzione sbagliata. i venti dell’inverno soffiavano avversi – gli rispose scendendo dal drago con un abile balzò e atterrando sul suolo abbassando le ginocchia e portando una mano sulla neve. Batté entrambi i palmi per scacciare via le croste ghiacciate dai guanti, formatesi durante il volo – Era da ore che non ci giungevano più notizie dal fronte nord. Mi sembrava doveroso accertarmi coi miei occhi della situazione, sarei partito da solo, ma Re Jon mi ha fatto notare che nel qual caso mi fossi trovato in pericolo, mi sarei trovato da solo e senza possibilità di chiedere aiuto. – le sorrise gioviale – È stato gentile da parte sua accompagnarmi, non credi? – lei assottigliò lo sguardo e lo fissò con insistenza, incrociando le braccia al petto.
-Gentile… sì, forse. – rispose arcigna, osservando solo in quell’istante Jon su Rhaegal, che girava ancora in tondo sopra le loro teste, titubante se atterrare o meno.
-Non prendertela con lui. – le si avvicinò e con le mani le sciolse l’incrocio al petto – Semmai è la mia impulsività che devi condannare. – le raccomandò serio, fissandola negli occhi.
-Sai che non riesco ad avercela con te. – si lamentò la regina – Soprattutto se mi guardi così. – Viserys si limitò a sorriderle e involontariamente i suoi occhi andarono a posarsi su Lyanna che stava fissando suo figlio a dorso del drago verde.
-Invece tu, come hai passato queste ore? –
-È una brava persona la tua lupa. – gli mormorò – Ma non è altrettanto brava come cuoca. – rise e fece ridere anche lui.
-È una lady, cucinare non era tra le sue mansioni. – la difese e le lasciò le mani per raggiungere la Stark che non aveva ancora abbassato il volto, che continuava a restare fisso nei cieli.
-Mia lady, vedo angoscia nel vostro sguardo… – si portò le mani dietro la schiena e le congiunse, fermandosi accanto alla donna con premura – Non avete motivo di preoccuparvi. Anzi ritengo sia un atteggiamento tedioso e pleonastico date le doti innate di vostro figlio. Spero troviate la mia testimonianza rassicurante se vi dico che vostro figlio è un allievo da encomiare. È scrupoloso e svelto ad imparare. –
La donna non mosse nemmeno un muscolo, e gli rispose, senza nemmeno guardarlo in volto – Credete che io sia preoccupata per questo? Vi sbagliate. Al momento non è la apprensione per lui ad angosciarmi. – affermò ferma nella voce, restando a fissare suo figlio in aria.
-Se posso permettervi, qual è la ragione del vostro turbamento? – le chiese, sforzandosi di non lasciar trasparire altri sentimenti – Il fatto che non stacchiate mai gli occhi da lui, temo sia un chiaro segnale. –
-Lo faccio, è vero. Ma non per nervosismo. La mia è ammirazione. – spiegò perentoria, ma con voce gentile – Non voglio perdermi alcun istante della sua gloria… nessun istante che mi viene permesso di ammirare. –
-Siete una donna saggia. –
-Nient’affatto. Sono solo fortunata. – dichiarò questa volta guardandolo di sfuggita per un frangente di secondo – Altri non lo sono stati. – Viserys credette che il tempo si fosse fermato, quando i loro occhi si incrociarono. Sebbene indossasse la maschera, fu quasi sul punto di credere che Lyanna fosse riuscita a scorgere la verità dietro la menzogna. L’ombra di Rhaegal li coprì in quell’preciso istante, come se il drago avesse avvertito quella perdita di attenzione e la volesse riottenere. La Stark perse ovviamente interesse per la creta che ricopriva il suo volto e cercò nuovamente suo figlio rialzando il mento verso l’alto.
Viserys seguì gli occhi argentati della sua lady e ritrovò in fretta la sagoma di Jon in sella al drago smeraldino in quel cielo plumbeo. Rhaegal si stava preparando per atterrare, lo si capiva dall’angolazione che avevano assunto le ali ed il collo allungato in avanti. Stava planando sulla loro sinistra. Jon era concentrato, la fronte aggrottata, lo sguardo fisso e le mani serrate sulle redini. L’atterraggio questa volta eseguì perfettamente.
Viserys fu l’unico a battere le mani e decise di avvicinarsi al ragazzo per rendergli omaggio. Arrivò a toccare il muso di Rhaegal, che socchiuse gli occhi e mostrò di acconsentire ancora al suo tocco come se tra loro vi fosse ancora il medesimo legame di un tempo. Sorridendo piacevolmente di constatare quell’atteggiamento ancora senza una spiegazione plausibile, ammirò dal basso compiaciuto il giovane che sorrideva e realizzava quanto era appena stato in grado di compiere. Sembrava ancora incredulo.
-Se continui così, avrò ancora gran poco da insegnarti, Jon. – il re del Nord gli sorrise e alzò una gamba per portarla sulla sinistra, accanto all’altra. Saltò giù con un balzo calcolato e preciso. Non si dovette nemmeno accucciare a terra, raddrizzando appena la schiena fino a trovarsi alla stessa sua altezza.
-Invece ho ancora molto da imparare, Viserys. – affermò, appoggiandogli una mano sulla spalla. Poi sporse il volto per guardare anche Daenerys – E ho la fortuna di avere al mio fianco delle persone speciali come voi. Mai avrei creduto di instaurare un rapporto così solido anche coi parenti appartenenti al ramo paterno. – gli strinse un braccio come a suggellare l’inizio di un qualcosa di nuovo – Madre, mi avete visto? Siete felice? – le andò incontro col sorriso sulle labbra, come un bambino. Viserys invece vide sua sorella raggiungerlo con passo silenzioso.
-Jon… Viserys… Avete fatto progressi a quanto vedo. Ora vi date pure del tu. – affermò con voce debole, in modo da farsi sentire unicamente da lui.
-È un inizio. – affermò usando lo stesso tono di Daenerys.
-Per quanto sia felice per te, non ti nego che avrei preferito gli avessi detto la verità. – dichiarò affranta – Lì nei cieli. Padroni di ogni cosa. Quale dovrebbe essere il luogo migliore? –
-Non è ancora pronto. – tagliò corto il Targaryen – Non è ancora il momento. –
-E quando lo sarà? – nei suoi occhi adirati poteva scorgere anche un’altra verità – Non ti sei ancora stancato di sentirti chiamare zio da tuo figlio? –
È davvero questo che ti disturba, Dany? Il fatto che chiami me, zio, o che chiami te, zia?
Zia, non era certo il termine con cui avrebbe voluto essere chiamata da lui, né tanto meno il grado di parentela che voleva continuare ad avere con Jon. Pensò che dopotutto neanche per lui era appagante farsi chiamare zio. Non sono tuo zio, Jon. Sono tuo padre e vorrei urlare l’orgoglio che ne deriva ai sette venti! Ma ancora non posso…
   
 
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