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Autore: crige    08/11/2020    4 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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"Ho fatto una cazzata!"
Quanti di noi hanno detto questa frase un miliardo di volte?
In mille occasioni diverse?
In immaginabili situazioni?

Capita a tutti.
Giornalmente, oserei dire.
E può racchiudere infinite interpretazioni differenti.

La esclamiamo quando per sbaglio ci cade un bicchiere in terra, finendo in mille pezzi.
Quando sovrappensiero mettiamo il telecomando in frigorifero e il succo sulla televisione.
Quando mandiamo un messaggio ad una persona invece che ad un' altra.
Cazzate.
Cazzate e niente di più.
Ma cosa accade quando quel "ho fatto una cazzata", è davvero una cazzata?

Se quel messaggio fosse arrivato davvero alla persona che volevamo?
Ma che in realtà non volevamo davvero mandare?
Ma è scappato perché in quel momento sembrava davvero la cosa giusta da fare?
O quella telefonata che hai rimandato un miliardo di volte e che poi ti accorgi che era meglio non fare?
O quel bacio che non dovevi dare, ma che alla fine hai dato?
Come si rimedia ad una cazzata del genere?
E poi, c'è davvero un rimedio?

Passiamo la vita a imporci di non fare determinate cose.
Di seguire sempre la cosa giusta da fare.
Di essere delle brave persone.
Oneste, leali, sincere.
Ma la verità è che siamo proprio questo: persone.
E come ogni essere umano, commettiamo degli errori.
Anzi no, mi correggo: delle cazzate.

E spesso non c'è una soluzione, un rimedio.
Spesso l' unica cosa che possiamo fare è accettarne le conseguenze.
Fare i conti con la realtà.
Sbatterci la testa e constatare che sì, effettivamente, fa sul serio male.

Il problema è che a volte siamo stufi di vivere nell' incertezza.
Di continuare a domandarci "E se..."?
Certe volte vogliamo solamente davvero provare a cambiare le cose.
Smetterla di immaginare possibili scenari differenti, buttarci e cercare di averne solo uno.
Concreto.
Anche se alla fine non è quello in cui speravamo.

Le cazzate, intendo le cazzate vere, di solito sono date dall' esplosione delle emozioni che teniamo dentro.
Quando si arriva al culmine della sopportazione e semplicemente fanno BOOM!
E portano ad un blackout completo.
Il cervello si spegne e ci comanda l' istinto, il cuore.

E ci fa mandare messaggi che altrimenti non manderemo.
Ci fa buttare tra le braccia di chi non dovremmo.
Ci fa chiamare la persona della quale abbiamo estremamente voglia di risentire la voce, anche se non va bene.
Insomma, ci rende completamente idioti.
Ed ecco che arriva la Cazzata.

Poi di colpo scuoti la testa, riapri gli occhi e torni in te stesso.
Ti accorgi di quello che hai fatto.
E allora esclami l' altra affermazione che tutti, ma proprio tutti, ci siamo ritrovati a dire.
"Porca troia".








-Lo sai vero che non c'era il bisogno che tu mi accompagnassi?-

Mi volto verso di lei, giusto il tempo per vederla sorridere.
Abbandona il cambio, per posare una mano sulla mia coscia.
Mi guarda di sottecchi, senza levarsi quello stupido sorriso dal viso.

-Lo so- soffia -ma non volevo farti andare a Milano da sola- afferma, prendendo a lasciarmi leggere carezze -ma soprattutto, non volevo stare lontana da te per due giorni-

Le dedico un rapido sorriso, prima di tornare a guardare fuori dal finestrino.
Quella frase mi ha creato un sorpreso fastidio.
Non credevo potesse farmi questo effetto.

Ha detto una cosa dolce, certo.
Solo che al momento mi riesce difficile concentrarmi su questo.
Non adesso, che manca poco più di una settimana alla sua partenza.
A quando la perderò di nuovo.

Non riesce a stare lontana da me per due giorni e quindi dopo?
Dopo che saremo lontane per sempre?
Quello riesce a sopportarlo?

Dio, mi odio per questi pensieri.
Odio ritrovarmi ad avercela con lei per una cosa di cui nessuna delle due ha colpe.
Sapevo benissimo a cosa stavo andando incontro.

-Alessia- richiama la mia attenzione, interrompendo quella spirale autodistruttiva in cui stavo annegando -l' albergo che ho trovato è a pochi minuti dalla tua università e di conseguenza dal tuo vecchio appartamento- m' informa -pensavo quindi che domani potevamo svegliarci con calma, fare colazione e poi andare a recuperare tutte le tue cose, così da ripartire dopo pranzo. Che dici?-

-Possiamo rimandare l' organizzazione degli eventi a domani, per favore?- sospiro, intrecciando le dita di una mano con le sue, ancora impegnate a lasciarmi leggere carezze -sono stanchissima e al momento vorrei solo farmi una doccia e buttarmi a letto-

-Certo- annuisce, restando poi in silenzio per qualche secondo -credi che lei ci sarà?-

So benissimo a chi si sta riferendo.
Immaginavo me lo avrebbe chiesto.
Ma la verità è che non ne ho idea.

Siamo in macchina verso Milano.
La mia vecchia compagna di stanza mi ha scritto per dirmi che finalmente ha trovato una mia sostituta.
Mi ha pregato di cercare di andare a prendere i miei ultimi scatoloni quanto prima.
Così ho deciso di approfittare del fine settimana e Francesca si è offerta di accompagnarmi.

Non abbiamo più parlato di lei.
In realtà non credo che lo abbiamo mai fatto.
Feffe non mi ha chiesto praticamente niente.
Non ha voluto sapere nulla.

-Non lo so- scuoto la testa, alzando le spalle -il nostro rapporto è cambiato molto dopo che, insomma, abbiamo smesso di frequentarci-

-Ho capito-

Non aggiunge altro.
Riporta lo sguardo fisso davanti a sé, senza più dire una parola.
Ma in fondo, cosa c'è poi da dire?

Quando tornai a Milano dopo aver confessato a Francesca quello che era successo con Stella, è stato più un susseguirsi di fatti senza che io ne avessi davvero controllo.
Non mi sentivo padrona del mio stesso corpo.
Come se vivessi il tutto in terza persona.
Come un' estranea.

Assecondai il volere di Stella riguardo a noi due.
Acconsentii a frequentarla, uscirci insieme.
Accettai senza mai ribattere qualsiasi decisione lei prendesse.
Per sé stessa, per noi, per me.
Andava bene tutto.
Perché  a me sembrava di non avere più niente.

Durai giusto un mese prima di rinsavire.
Prima di rendermi conto quanto quello fosse tutto sbagliato.
Io non volevo lei.
Io non volevo proprio nulla di tutto quello.
L' unica cosa che volevo, ero stata in grado di distruggerla.

-Io non so come potrei reagire- Francesca spezza il silenzio assordante -al solo pensiero che lei ti ha avuto, io..-

-Lei non mi hai mai avuto- la interrompo -io pensavo sempre e solo a te-

-Lo sai cosa intendo- ribatte, sospirando -qualche volta faccio ancora fatica a controllare la mia rabbia-

-Francesca..-

-E ci ho lavorato, sai?- dice, cogliendomi di sorpresa -ho seguito un corso in Inghilterra e mi ha aiutato molto, però ci sono delle cose che ancora mi fanno scattare- soffia, stringendo il volante tanto da far sbiancare le nocche -Federica era brava a darmi una calmata- scoppia a ridere, richiamando il mio sorriso -Dio, sapessi tutte le volte che mi ha agguantato per il cappuccio della felpa frenando qualsiasi cosa avessi in mente-

-Io..-

-Anche tu hai un effetto calmante su di me- m' interrompe, guardandomi furtivamente -c'è una cosa che non ti ho mai detto-

-Cosa?- domando, curiosa.

-Ti ricordi quella volta che eravamo sedute al bar e trovammo le tue due compagne di scuola. Come si chiamavano? Dai, le due stronze!-

-Arianna e Chiara!- scoppio a ridere per quell' appellativo.

-Ecco, loro due!- sbatte una mano sul volante -ti insultarono senza motivo e io stavo veramente per alzarmi e non lo so, non so sinceramente che avrei fatto- ammette -però tu mi hai poggiato una mano sulla gamba e poi gli hai risposto a tono e in un attimo tutta la rabbia che stavo provando è svanita-

-Perché?-

-Non lo so- alza le spalle -ma è successo altre volte. Come quando a una delle ultime feste a cui siamo andate, incontrammo quel cretino di Andrea-

-Come dimenticarlo-

La festa a cui si riferisce era data da uno del vecchio giro di persone che frequentava prima di iniziare ad uscire con me.
Una festa tipo quella dove ci siamo conosciute.
Dove lei mi ha salvato da quei brutti ceffi.

Andrea lo avevamo già incontrato un' altra volta.
Mi aveva detto che era stato una vecchia fiamma di Eleonora.
Non ho mai saputo se fosse vero o meno.
So solamente che non volevo indagare.

Quando lo incontrammo quell' ultima volta, ho avuto davvero paura che Francesca potesse prenderlo a pugni.
Ha detto delle cose orribili su Federica.
Arrivai giusto in tempo per farle abbassare il pugno alzato.
Ora che mi ricordo, ne rimasi molto stupita.
Non credevo che sarei riuscita a portarla via da lì.

Invece si fece prendere per mano e trascinare fuori dalla casa.
Lasciai che si fumasse una sigaretta.
Non disse una parola nel mentre.
Poi, gettato a terra il mozzicone, riprese la mia mano e andammo alla sua macchina.
Non ne parlammo mai più.

-Se domani dovessimo incontrare Stella, non farmi fare cazzate, per favore- sussurra, senza guardarmi.

-Stai tranquilla- mi porto la sua mano alla bocca, lasciandovi un leggero bacio.

Spero davvero però che non sia a casa.
Insomma, siamo nel pieno dell' estate, sarà tornata in Emilia dai suoi, no?
Non sono preoccupata per me.
Sono preoccupata di come reagirà Francesca.
Lei stessa ha ammesso di non saperlo.

Quando chiusi con Stella, abbiamo semplicemente smesso di parlarci.
Lei si è trasferita nella camera delle altre ragazze, prendendo il posto di Giorgia.
Io ho accolto nella mia la nuova ragazza.
Ed abbiamo pure smesso di frequentare i soliti amici.
Io vedevo quelli del mio corso e lei i suoi.
Ci siamo trattate come due estranee e sinceramente non mi è mai importato.

Non mi trattava bene.
Io ero solamente il suo nuovo giocattolino.
Voleva che mi vestissi come diceva lei.
Che mi comportassi come voleva lei.
Insomma, ruotava sempre tutto intorno a lei.
Fino a quando non ho detto basta.

Non è una brutta persona, ma non eravamo compatibili.
Io ero abituata ad altro.
Francesca mi aveva abituato a tutto un altro livello.
Non so neanche perché iniziai a frequentarla.

Andare a letto con lei per me non significò niente.
Se non uno stupido errore.
Uno sbaglio dettato dal pessimo umore e dai brutti pensieri che mi caratterizzavano in quel periodo.
Ma solo quello, niente di più.

Poi però, dopo aver perso Francesca, mi sembrava di aver mandato a puttane tutto.
Non solo la nostra relazione, ma tutto quanto.
Mi sembrava di aver tradito i nostri amici, di averli delusi.
Sapevo benissimo che avrebbero preso le sue parti.
Che li avrei persi.
E Erica, allontanarmi da lei è stata un' altra cosa che non mi perdonerò mai.

E allora mi abbandonai agli eventi.
Lasciai che tutto scorresse come voleva.
Semplicemente persi interesse verso qualsiasi cosa.

Tornai a Milano e lasciai che Stella mi portasse a letto, di nuovo.
Lasciai che credesse che avessi scelto lei.
Le lasciai fare ogni cosa che voleva.

-A cosa stai pensando?-

-Niente di importante- sospiro, perdendomi nuovamente a guardare fuori.

-Assurdo- sogghigna, scuotendo la testa.

-Cosa?-

-Come si siano invertite le parti- lascia andare una breve risata -prima ero io a non parlare con te, adesso sei tu che non parli con me-

-Ma davvero non stavo pensando a niente di importante!-

-Alessia- si gira a guardarmi -sono io- sorride -conosco quella espressione corrucciata. So che nella tua testolina sta frullando qualcosa. Conosco quelle rughette che ti vengono tra le sopracciglia-

-D' accordo- le indico la strada, in una tacita richiesta di tornare a guardarla -non mi va di parlarne adesso, ok?-

-Potevi dirlo subito- 

Torno a pensare alle sue parole.
Mi chiedo se sarò veramente in grado di non farle fare cazzate semmai ci fosse Stella.
Ricordo perfettamente quanta paura mi fece quando andai a confessare che l' avevo tradita.
Non l' avevo mai vista così.
E spero veramente di non vedere mai più quel suo lato di sé.

I ricordi di quella notte mi tornano prepotentemente in testa.
E in un attimo, mi sembra di risentire addosso tutte le emozioni che provai.
La tristezza, la paura, la rassegnazione...
Mi sentivo davvero uno schifo.



Più penso a quello che ho fatto e più mi sale la nausea.
Mi sento sporca.
Mi faccio schifo e vorrei tanto poter tornare indietro.
Ma non posso.

L'unica cosa che potevo fare era prendere il primo treno.
Venire qui, da lei.
Venire qui e assumermi le conseguenze di quello che ho fatto.
Anche se questo, vorrà dire perderla.

Sopprimo un conato e mi asciugo una lacrima prima che possa anche solo scendere.
Non ho il diritto di piangere.
Non mi merito di alleggerire il peso che sento dentro.
Vorrei solamente prendermi a schiaffi.

Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro.
Suono il campanello e semplicemente rimango in attesa.
Ho la sensazione che stia per crollarmi il mondo addosso.
Ma forse è già successo e io non me ne sono manco accorta.

-Alessia-

La porta si apre e Francesca mi si presenta davanti come un pugno nello stomaco.
Un paio di pantaloni della tuta.
Felpa e cappuccio rigorosamente sopra la testa.
Una bottiglia di Montenegro in mano e un' espressione totalmente sorpresa in viso.

-Che ci fai qui?-

-Posso entrare?- riesco solamente a dire, prima che si scanzi per permettermi di passare.

-Vuoi qualcosa da bere?- chiede, facendomi strada in sala.

Mi sembra strana.
Nervosa, pensierosa.
Non riesce a stare ferma.
La mano destra non le smette di tremare mentre cerca di accendersi una sigaretta.

Vorrei solo abbracciarla e stringerla.
Vorrei rifugiarmi e nascondermi nel suo abbraccio.
Vorrei chiederle cosa abbia.
Ma non posso.

Non posso perché altrimenti so che non le direi cosa sono venuta a dirle.
E non sarebbe giusto.
Non sarebbe corretto.
E ho già fatto troppi danni con lei.

-Ti devo dire una cosa- la voce mi trema e non riesco a guardarla negli occhi -ho fatto una cazzata-

-Dimmi allora- soffia, staccandosi dalla libreria a cui era appoggiata e  prendendo a camminare nervosamente -è stata una giornata lunga e voglio solo andare a dormire-

Mi guardo intorno prendendo tempo.
Il posacenere è pieno di mozziconi.
CI sono bottiglie di birra vuote sparse in giro.
E la casa è sottosopra.
Tutto questo non è da lei.

Lei che è una maniaca del pulito e dell' ordine.
Che ha la casa sempre impeccabile.
Lei è sempre impeccabile.
Ma non stasera.

Due enormi occhiaie padroneggiano sul suo volto.
E' dimagrita visibilmente.
E' bianca come un cencio e non riesce minimamente a stare ferma in un punto.
E io mi sento ancora più in colpa.
Perché sto per peggiorare il tutto.

E' più di un mese che non abbiamo notizie una dell' altra.
Che Francesca mi ha chiesto questa pausa.
Che le uniche cose che so su di lei, mi vengono dette dalla mia migliore amica.
E' più di un mese, che siamo due perfette estranee.
Ed è solo colpa mia.

E' colpa mia se non so cosa le stia succedendo.
Cosa le passa per la mente.
E' colpa mia probabilmente se si sta lasciando andare.
E' solo colpa mia.
E non ho ancora finito di distruggerla.

-Sono andata a letto con Stella- sputo fuori quella frase, fissando i miei piedi, come la codarda che sono -ieri notte- 

-Cosa?- si blocca di colpo, girandosi nella mia direzione.

-Non volevo e non so come sia successo- finalmente mi decido a guardarla -ero triste, mi sentivo sola, l' esame non era andato bene e lei era lì e noi non ci parliamo e io..-

-VAFFANCULO!- urla, tirando un calcio al puff facendolo finire lontano -CAZZO!- tira un colpo alla lampada, che si frantuma a terra.

-Francesca, io..-

-NO!- tuona, facendomi sobbalzare.

-Amore..-

-Non chiamarmi così- fa due passi nella mia direzione -io non sono più niente per te!-

-Non dire così...- lascio cadere le lacrime, incapace di controllarle ancora -ho sbagliato, ma noi..-

-NON ESISTE NESSUN NOI!- avanza ancora, costringendomi con le spalle al muro.

-Feffe, per favore- punto i miei occhi nei suoi, senza riconoscerla -non voglio perderti! Io ti amo!-

-BUGIE!- 

Alza il pugno, bloccandosi poco prima di scaraventarlo contro la parete dietro di me.
Scuole la testa, allontanadosi velocemente.
Torna poi a misurare la stanza a grandi passi.

Rimango lì, totalmente impalata sul posto.
Senza riuscire a dire o fare niente.
Mi ha spaventato.
Completamente terrorizzato.

Sapevo che l' avrei uccisa.
Sapevo che si sarebbe arrabbiata e che avrebbe urlato.
Ma questo, questo è troppo.
Anche per lei.

-Mi dispiace- mormoro, dopo diversi minuti -non ho idea di come sia potuto succedere, non so a cosa pensassi e sicuramente non volevo tutto questo. Io ti amo...- ripeto quelle tre parole, sperando che lei ci creda.

-Vattene!- esclama, dandomi le spalle -non ti voglio più vedere-

-Francesca, no...-

-VATTENE!- alza di nuovo il tono, facendomi nuovamente sobbalzare -ti prego- soffia, poi, quasi supplicandomi.

Prendo un bel respiro e poi semplicemente annuisco.
Anche se non può vedermi.
Recupero cappotto e borsa e esco fuori da quella casa.
Dalla sua vita.

Da tutto quello che eravamo.
Dai progetti insieme.
Dai sogni in comune.
Alla fine la bolla è scoppiata.
E sono stata io lo spillo che ha distrutto tutto quanto.





                                                                                                 **********



Chiudo la porta alle nostre spalle, guardandomi intorno.
La camera non è troppo grande, ma è sicuramente accogliente.
Sulla sinistra c'è un piccolo bagno elegante, con una vasca enorme.
Un grazioso letto matrimoniale con lenzuola bianche prende posto in fondo alla stanza.
Dalla parte opposta si trova un cassettone con sopra un piccolo televisore.
L' armadio invece è posizionato all' ingresso.

-E' carina- sorride Alessia, precedendomi di quache passo -ma l' unica cosa importante è vedere quanto sia comodo il materasso-

Scoppia a ridere mentre prende la rincorsa per buttarsi a peso morto sul letto.
Inizia a saltellarvi come una bambina.
Rimango a guardarla totalmente affascinata.

Ho deciso di accompagnarla a MIlano soprattutto per cancellare l' ultimo ricordo che ho qui.
Questa città è stata l' inizio della fine per noi.
Volevo cercare in qualche modo di rimediare a questa cosa.
Di spezzare la catena.
Non so come spiegarlo.

Poi ovviamente ha giocato molto anche la mia partenza imminente.
Non volevo sprecare neanche un singolo giorno che manca a quella data, lontano da lei.
Sto cercando di non pensarci con tutte le forze.
Eppure, eppure il pensiero di lasciarla indietro mi tormenta ogni secondo di ogni giornata.
Sono davvero esausta.

-Feffe, vieni qui!- mi volto verso di lei, risvegliandomi dai miei pensieri -vieni a sentire anche tu quanto è comodo!- esclama, lasciandosi andare all' indietro sulla schiena.

La raggiungo senza farmelo ripetere.
Monto sul materasso, costatando che effettivamente non ha tutti i torti.
E' il perfetto equilibrio tra morbido e compatto.
Spero di riuscire quindi a farmi una bella dormita questa notte.

-Hai ragione- soffio, stendendomi sul fianco vicino a lei -molto comodo-

-Vero?- batte le mani contenta, mettendosi nella mia stessa posizione così da starmi davanti -hai scelto proprio un albergo carino!-

-Lo sai che sono la regina indiscussa per queste cose!-

-Ma piantala!- ride, tirandomi un leggero colpetto sulla spalla -vorrei ricordarti quell' orribile ostello a Dublino che eri riuscita a trovare!-

-Ehi! Non è stata colpa mia se ci avevano messo in stanza con altra gente!- cerco di difendermi, senza neanche troppa convinzione.

-Ma è proprio quello il concetto di Ostello!-  si apre in una nuova risata, contagiandomi -o il campeggio a Capraia!-

-C'era solo quello! Lo sai che è un' Isola minuscola!-

-Sì, ma sei stata tu a dire: "ehi! Quella secondo me è una coppia lesbica! Piantiamo la tenda vicino alla loro!"- esclama, cercando di imitare la mia voce -peccato che non era così e ogni sera portavano nella loro tenda un ragazzo diverso!-

-Era una coppia lesbica!- ribatto, imbronciandomi -ma non potevo sapere che amavano fare le cose a tre con sconosciuti!- sbuffo -il mio gay radar funziona benissimo!-

-Dovresti farci l' aggiornamento però!- scoppia a ridere di nuovo, incapace di controllarsi -i tempi sono cambiati!-

Scuoto la testa rassegnandomi all' evidenza.
Sorrido poi ripensando a quella vacanza insieme.
L' Isola di Capraia ci colpì davvero molto.
Piccola, ma da togliere il fiato.
Ci ho lasciato un pezzo di cuore.
E' stata la vacanza più bella che abbiamo fatto insieme, per quanto mi riguarda.

Prenotammo per una settimana un posto in tenda nel campeggio.
Nell' unico campeggio dell' Isola.
Facemmo amicizia con un pescatore del porto che, ogni mattina, ci riservava un piatto di carpaccio del pescato che aveva appena preso.
Lo consumavamo direttamente sulla sua barca, accompagnato da una bella birra ghiacciata.
Dopo di ché andavamo nel posto da lui rivelato per passare l' intera giornata a crogiolarci al sole e a fare delle lunghe nuotate.
Per non parlare poi del ristorante posizionato sulla scogliera!
Al tramonto era davvero uno spettacolo.

-Ciao!- 

Apro gli occhi che manco ricordo di aver chiuso.
Sobbalzo di sorpresa, ritrovandomi Alessia ad un soffio dal mio naso.
Subito le mie braccia, come avessero vita propria, vanno a stringerla.

-Ciao- mormoro, lasciandole un bacio a fior di labbra.

-Lo sai che apprezzo molto il fatto che tu sia venuta con me, vero?-

-Lo so- porto una mano sulla sua guancia -non c'è bisogno che tu me lo dica-

-So che non deve essere facile per te- lascia andare un sospiro -specialmente se domani dovessimo incotrare Stella-

-Alessia- richiamo i suoi occhi -finché ho te al mio fianco, andrà tutto bene-

Mi regala un  bellissimo sorriso, prima di tuffarsi sulle mia labbra.
Si stacca poco dopo, nascondendo il viso nell' incavo del mio collo.
Me la stringo contro, ritrovandomi a pensare di non volerla lasciare mai più.

In realtà il pensiero di Stella, non mi ha abbandonato nemmeno un attimo da quando ho deciso di accompagnarla.
Sento ancora un enorme fastidio crescere in me al solo immaginare le sue mani su Alessia.
Ad immaginarmi il suo sorriso soddisfatto quando la vide tornare da lei.
Non ho mai chiesto niente alla mia riccia.

Non perché non mi importasse.
Ma perché non volevo sapere niente.
Niente di loro due, di cosa facessero quando stavano insieme.
Niente sul fatto che magari era felice davvero con lei.
Non ho voluto sapere se alla fine, Alessia ha capito che andare a letto con lei era in realtà quello che davvero voleva fin dall' inizio.
E che l' unica cosa che glielo impedisse era, beh, ero io.

-Francesca- richiama la mia attenzione, poggiando una sua mano sul mio petto -ripensi mai ad un momento in cui ti sei sentita davvero felice?-

-Perché questa domanda?- 

-Perché beh, io lo faccio- confessa, tornando a nascondere il viso dove prima -e mi sono resa conto che ognuno di questi momenti coincide con te-

-Piccola- sorrido, sinceramente sorpresa -anche alcuni dei miei-

-Davvero?- alza di scatto la testa, puntando i suoi occhi nei miei -perché sì, tu hai avuto Federica e so quanto ti abbia reso felice e..-

-Sì, ma tu non sei lei- sussurro, stoppando quel fiume in piena di parole -e io ti amo in un modo in cui credevo di non essere più in grado di fare- mi avvicino, se possibile, ancora di più a lei -è vero, con Federica sono stata molto felice, ma anche con te-

-Francesca...-

-Ti ricordi quel ristorantino a Capraia a picco sulla scogliera?- chiedo, continuando una volta averla vista sorridere -una sera ci avevano dato il tavolo più vicino allo strapiombo, il mare era una tavola che partiva dal turchese fino ad arrivare al blu scuro, il tramonto colorava il cielo di un rosa bellissimo e tu, tu indossavi quel vestitino bianco ricamato a mano che mi fa impazzire- la vedo sorridere, commossa -e nonostante il panorama mozzafiato, io non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso, perché in quel preciso istante mi sono resa conto che non mi sentivo così felice da anni. Ecco, quello è uno dei momenti che preferisco-

-E' anche uno dei miei momenti preferiti- soffia, prima di baciarmi con trasporto.

-Ti spiace se vado io per prima a fare il bagno? Ho davvero bisogno di darmi una lavata- domando, dopo diversi minuti di baci e coccole.

-Certo- acconsente, stampandomi un altro bacio sulla bocca -ne approfitto per chiamare Erica-

Faccio unire un' altra volta le nostre labbra, prima di saltare giù dal letto.
Recupero dal borsone che mi sono portata dietro, l' occorrente per la doccia.
Successivamente mi reco nel bagno, chiudendomi la porta alle spalle.
Faccio riempire la vasca, prima di spogliarmi e sedermi al suo interno.

Sospiro di beatitudine, gettando la testa all' indietro.
Mi ci voleva proprio.
Necessitavo davvero di un momento di relax.
E' incredibile che io riesca ad averlo solamente adesso.

Tra l' aver deciso di lasciarmi totalmente andare con Alessia.
Tra i pensieri del lavoro e la pubblicità basata sui miei progetti, che stanno per lanciare.
La mia partenza imminente e la situazione di Maria, mi sembrava di esplodere.
Mi rendo conto di star sopportando davvero troppo.

In compenso Maria sta meglio e migliora ogni giorno sempre di più.
Ieri le hanno tolto i drenaggi e il chirurgo ha detto che le cicatrici stanno guarendo bene.
Attendiamo solo l' esito delle ultime analisi per vedere se abbia davvero sconfitto il tumore o se esso si è presentato da altre parti.
Ovviamente siamo tutti molto in ansia.
Ma vogliamo rimanere positivi.
Anche perché Maria non vuole vedere musi lunghi.
Ha minacciato di picchiarci.

Riguardo ad Alessia, invece, mi sento uno schifo.
Una parte di me non vuole andarsene.
Non vuole lasciarla.
Non ora che sembriamo davvero aver trovato un equilibrio e una complicità che non abbiamo mai avuto.
Non così e non a questo livello.

Mi sembra come se per la prima volta siamo completamente a nudo una di fronte all' altra.
Niente più segreti, niente cose represse.
Riusciamo a comunicare come mai prima d' ora.
E mi sembra davvero assurdo dover mandare a puttane tutto questo.

Ma del resto che dovrei fare?
La mia vita è a Londra.
Mi sono fatta il culo per ottenere tutto quello che ho là.
Non posso semplicemente prendere e buttare tutto nel cesso.

Lascio andare un sospiro, decidendo di averne abbastanza di quei pensieri.
Così chiudo gli occhi e faccio come Alessia.
Ripenso ai momenti in cui sono stata davvero felice.
E la mia mente vola subito a quella famosa vacanza.



Potrei quasi decidere di venire ad abitare su quest' Isola.
Quando Alessia me l' ha proposta come meta per la nostra agoniata vacanza, non le avevo dato molta attenzione.
Poi però ho guardato due foto, letto qualche recensione e ho deciso che poteva andare bene.
Dopo essere sbarcata dal traghetto e aver mosso il primo passo al porto però, ne sono stata totalmente rapita.

Gli abitanti sono tutti super ospitali, cordiali e generosi.
Sempre con il sorriso sulle labbra e con la battuta pronta.
Il cibo è ottimo e devo dire che al bar sul molo fanno veramente degli ottimi cocktail!
Il nostro amico pescatore, poi, è davvero l' immagine di quest' Isola!

Lo abbiamo conosciuto la prima sera qui.
Dopo aver piantato la nostra tenda e aver fatto un giro su in paese, abbiamo deciso di scendere di nuovo al porto.
Siamo andate al bar e appena sedute, ci hanno subito servito l' aperitivo.

Roberto, così si chiama, era lì e ha attaccato bottone con Alessia.
Le ha detto che ha una barca e che è uno dei pescatori della zona.
Che vive a Capraia sin da quando era un bambino e che ha sempre fatto il pescatore.
Prima con suo padre e poi, quando quest' ultimo è diventato troppo vecchio, da solo.
In fine ci ha pagato il nostro conto e invitato sulla sua barca la mattina dopo.
Da quel giorno, è diventato un appuntamento fisso.

-Oh mio Dio, Amore! Guarda che tramonto!-

Alessia richiama la mia attenzione, indicandomi lo scoppiettio di colori che sta avvenendo in cielo.
Rosa, rosso e arancione che si fondono tra loro creando uno spettacolo davvero sublime.
Ecco, anche i tramonti, su quest' Isola, sono tutta un' altra cosa!

-Dobbiamo brindare a tutta questa meraviglia!- esclama, riempendo i nostri calici col vino bianco della casa -a noi e a questo posto magico!-

-A noi- ripeto, facendo scontrare i nostri bicchieri.

M' incanto a guardare la mia ragazza, intenta a fissare il panorama e a scattare qualche foto col telefono.
Mi chiedo cosa io abbia mai fatto per meritarla nella mia vita.
E a quanto io sia tremendamente fortunata ad averla trovata.

-Sai, pensavo che potrei venirti a trovare a Milano un fine settimana ogni due-

-Feffe, tu lavori tutti i fine settimana- ribatte, tornando a guardarmi -e io non voglio che tu chieda i permessi per venire da me-

-Allora potrei venire in mezzo alla settimana, che dici?-

-Che ho lezione, ma che si potrebbe fare- sorride, intrecciando le dita della mano con le mie -ma possiamo non pensarci adesso, per favore? Ora voglio solo godermi questa vacanza con te. Questa buonissima cena, in questo stupendo ristorantino sulla scogliera-

-Come vuoi tu- ricambio il sorriso -allora se hai finito di fare le foto, proporrei di assaggiare questi appetitosi antipasti! Cosa ha detto che era questo, la cameriera?-

-Polenta bianca con baccalà e pomodorini freschi!-

-Menomale che ci sei tu che stai attenta- scoppio a ridere, prendendone un po' -oddio, è quasi da orgasmo!-

-Mmmm- annuisce, guardandomi in quel modo -ne riparliamo poi dopo cena-

-Vedremo- le faccio un occhiolino, prima di scoppiare nuovamente a ridere.

Continuiamo ad assaggiare le diverse portate, rimanendo sempre più estasiate ad ogni nuova cosa che assaggiamo.
Ormai è la terza volta che ceniamo in questo posto.
Ogni volta il menù cambia in base al pescato del giorno.
Vale la pena venire a Capraia solo per questo ristorante.

I tavolini soto tutti posizionati distanti tra di loro e sotto dei graziosi gazebo.
I proprietari sono carinissimi e super simpatici.
La cuoca è fenomenale e prepara sempre qualcosa di unico.
I dolci sono tutti fatti in casa.
Hanno pure dei liquori fatti da loro e, cosa più importante, il caffè viene servito con la Moka a tavolo.
Praticamente il posto dei miei sogni.

-Questa panna cotta ai mirtilli è veramente qualcosa di eccezionale- afferma, estasiata, Alessia -ricordami di lasciare della mancia!-

-Mandala giù con il loro liquore ai mirtilli!- le dico, passandole il mio bicchierino giò pieno -sto pensando di chiedergli se me lo vendono!-

-Sì, ti prego! Chiediamoglielo!- esclama, una volta averlo assaggiato -Dio, è tutto così perfetto- soffia, abbandonando il cucchiaino sul piatto, una volta averlo ripulito per bene -grazie per tutto questo-

-Beh, ti dovevo un regalo per il diploma, no?-

-Sì, ma hai fatto scegliere a me dove andare e hai assecondato ogni mio stupido capriccio! Come il campeggio!-

-Perché è il tuo regalo per il tuo diploma- accentuo bene gli aggettivi, per rimarcare il concetto -e volevo che tu sapessi quanto io sia davvero molto orgogliosa di te-

-Lo sai vero che per quanto mi riguarda potevamo anche restare a casa tua, abbracciate sul divano a guardare un film mangiando schifezze?-

-Alessia..-

-Perché a me basta solo stare con te. Il tuo tempo è la cosa più preziosa che tu potrai mai regalarmi-




-Francesca?-

Scuoto la testa, sobbalzando.
Apro di scatto gli occhi, trovandomi davanti la visione di Alessia completamente nuda.
Mi sono addormentata e sto sognando?

-Pensavo dormissi- ride, venendomi incontro -ho pensato che magari potevamo ottimizzare i tempi e farci il bagno insieme- dice, con quel tono, entrando nella vasca -fammi spazio-

Allargo le gambe, permettendole di sedersi tra di esse.
Avvolgo le braccia intorno alla sua vita, attirandomela contro.
Le lascio poi un bacio su una scapola.

-A cosa stavi pensando?-

-A te, in realtà- soffio, iniziando a lasciarle una scia di baci su tutta la lunghezza del collo.

-E a cosa in particolare?- si lascia scappare un gemito, quando una mia mano corre sul suo seno.

-Facciamo che se fai la brava te lo dico dopo?- mormoro al suo orecchio, mentre faccio scendere l' altra mia mano sempre più in basso sul suo corpo.

-Andata-





                                                                                               **********




-Sei sicura di aver preso tutto?-

Mi volto verso Francesca, ripassando mentalmente la lista che avevo scritto e dimenticato sulla scrivania in camera mia.
Dò un rapida occhiata alla stanza, alla ricerca di un probabile qualcosa che può essermi sfuggito.
Ma no, non dovrei aver dimenticato niente.

-Credo di sì!- annuisco -tu riesci a portarmi quei due scatoloni? Così io prendo questo e quella borsa lì-

-Certo- 

Entrare di nuovo qui dentro mi ha fatto uno strano effetto.
Non so definire però esattamente se brutto o bello.
Mi sento solamente strana.

Ho passato gli ultimi tre anni della mia vitra tra queste mura.
Hanno visto ogni mio lato, ogni mia emozione.
La gioia per aver superato un esame.
I pianti quando non andava come avessi sperato.
E sì, come sono stata male dopo aver perso Francesca.

Non avrei mai detto che ci sarei poi tornata proprio con lei.
Quindi sì, è davvero strano.
Molto strano.

Abbiamo trovato solo Deborah a casa.
Anche lei intenta a prendere le sue cose, pronta per trasferirsi in un appartamento meno costoso.
A quanto pare stava diventando una spesa eccessiva per la sua famiglia.
Posso capirlo, purtroppo.

-Alessia-

Mi volto di scatto a quella voce inaspettata.
Ecco che la mia paura mi si è palesata di fronte agli occhi.
La mia mano corre, d' istinto, ad afferrare quella di Francesca.

-Ciao Stella- la saluto, cercando di tenere un tono impassibile -Elisa mi ha scritto per chiedermi di venire a liberare la camera dalle mie cose-

-Sì, me lo ha detto- annuisce, lanciando una rapida occhiata a Feffe -io sono dovuta tornare prima dalle vacanze, perchè ho iniziato un tirocino-

-Congratulazioni, allora!- sorrido sincera, non facendomi scappare il leggero sbuffo di Francesca -noi stavamo giusto per andare-

-Non prendiamo neanche un caffè insieme?-

-Ecco, io..-

-Rimani- soffia, Feffe, cogliendomi di sorpresa -porto le cose in macchina e ti aspetto giù. Così ne approfitto per fumarmi una sigaretta e voi potete fare con calma- sorride, facendomi capire che è tutto a posto -ti va bene?-

-D' accordo- acconsento, piacevolmente stupita -ci vediamo tra poco-

-A tra poco- si abbassa, stampandomi un leggero bacio sulle labbra -ciao Stella- si rivolge poi alla mia ex coinquilina, superandola per recarsi alla porta caricata delle mie cose.

Non mi aspettavo questa reazione da parte di Francesca.
Mi sarei aspettata che s' innervosisse o peggio ancora.
Non di certo che si comportasse da persona civile e che mi spingesse a rimanere con Stella senza di lei.
Sono davvero sorpresa.
In senso buono, ovviamente.

-Quindi siete tornate insieme- soffia, precendendomi in cucina per preparare la moka.

-E' complicato- affermo, sedendomi a tavola -come stai?-

-Tutto bene- risponde, con un' alzata di spalle -allora te ne vai davvero-

-Avevi dei dubbi?-

-No- scuote la testa -ma quando Elisa me lo ha detto non ci credevo. Mi sembrava impossibile che proprio tu, tra tutti, lasciassi tutto e tornassi a casa-

-E come mai scusa?- domando, sinceramente curiosa.

-Beh, perché tu sei sempre stata quella decisa e sicura della casa. Quella con la testa  sulle spalle, testarda e sempre con la mente rivolta agli obiettivi che ti prefissavi-

-I miei obiettivi sono cambiati-

-Per Francesca?-

-Francesca non c'entra proprio niente!- rispondo, leggermente risentita -e se mi conosci come dici, dovresti saperlo-

-Scusa, scusa- porta le mani avanti -non volevo di certo farti arrabbiare-

La osservo mentre toglie la moka dal fornello.
Recupera due tazzine versandoci dentro il caffè per entrambe.
In fine me ne allunga una, sedendosi poi di fronte a me.

-E' sempre molto bella, comunque- afferma, riferendosi a Feffe -non ho mai retto il confronto-

-Sai benissimo che tra di noi non ha funzionato non di certo per quello-

-Lo so, lo so- alza le spalle -ma mi è mancato il rapporto che avevamo prima-

-Devo andare- mi alzo dalla sedia, abbandonando la tazzina sporca nel lavello -grazie per il caffè-

-Prego- mormora, seguendomi con lo sguardo fino alla porta -Alessia?-

-Si?- mi volto, con già una mano sulla maniglia.

-E' stato bello vederti-

Mi limito ad annuire e a farle un cenno con la testa.
Successivamente recupero l' ultimo scatolone e la borsa lasciati da Francesca e mi dirigo all' ascensore.
Una volta dentro, libero finalmente un sospiro.

Aver rivisto Stella mi ha fatto capire quanto veramente io mi sentissi persa in quel periodo.
Cosa davvero mi ha portato ad andare a letto con lei.
Non perché effettivamente io la volessi.
Ma perché avevo bisogno di sentire qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Un qualcosa di diverso dalla sensazione di vuoto che provavo.
E invece, peggiorari solamente le cose.

-Eccoti- 

Feffe mi aspetta con le braccia incrociate, appoggiata al cofano della macchina.
Dal sorriso sul suo viso deduco che sia tutto a posto.
O almeno me lo auguro.

-Tutto bene?-

-Te me lo chiedi?- libero un sorriso divertito -dovrei essere io a chiedertelo-

-Alessia- si avvicina, poggiando una mano sul mio fianco -quando l' ho vista, ho capito che io non ho nessun diritto su di te. Non posso impedirti di fare qualcosa o dirti cosa fare. Non stiamo insieme e quindi non è giusto che io mi arrabbi per certe cose. Ho capito che non erano affari miei quello che tu avresti potuto o non avresti potuto fare con Stella oggi-

-Francesca...-

-Certo, speravo vivamente che tu tornassi presto da me perché il pensiero di te con quella lì mi fa veramente ribollire il sangue nelle vene-

-Io sceglierò sempre e solo te-

Non dice niente, si limita a lasciarmi un leggero bacio sulla bocca.
Recupera le cose che ho in mano per metterle nel bagagliaio dell' auto.
Mi fa cenno di salire, prima di sparire dentro lo sportello.

Salgo a mia volta e Francesca parte.
Parte, lasciando definitivamente indietro questa parte della mia vita.
Con tutti i suoi alti e bassi.

Ho riflettuto tanto prima di prendere la decisione di abbandonare Milano.
Certo, quel brutto fatto che è successo ha contribuito in modo netto alla mia scelta finale.
Ma le cose andavano male già da prima.
Mi sentivo costantemente fuori posto.

Andare all' università era diventato un peso.
Studiare mi risultava difficile e ogni volta che i miei amici mi invitavano ad uscire, trovavo sempre una scusa per non andare.
Forse perché, in verità, le uniche persone che avrei voluto al mio fianco erano lontane da me.

Con oggi concludo questa parte del mio percorso, iniziandone uno nuovo.
Carico di aspettative e speranze migliori.
Carico di sogni e progetti.
Ma anche di tanta ansia e paura.
Spero di essere all' altezza di tutto quello che mi aspetterà.

-Stai bene?-

-Sì- annuisco, convinta, dopo qualche secondo -stavo solo pensando che con oggi ho finalmente voltato pagina-

-Vedrai che da ora in poi andrà meglio- afferma, sicura -stare nella propria città, a fare quello che amiamo con le persone che amiamo è sempre un buon punto di partenza-

-Non per te, però- soffio, voltando la testa fuori dal finestrino.

-Io ho già passato quella fase- alza le spalle -crescere vuol dire anche capire quando un qualcosa non può darci niente in più di quello che ci ha già dato-

-Ti riferisci anche a noi?-

-Alessia- richiama il mio sguardo -quel "noi" è l' unica cosa che fa nascere in me molti dubbi-

-in che senso?-

-Nel senso che se non fosse per te, io sarei ripartita molte settimane fa per Londra-

Crolla un silenzio familiare.
Uno di quelli che ti avvolge e ti culla tra le sue braccia.
Che ti induce a ripensare alle ultime parole dette, cercando di darti conforto.

Non abbiamo ancora veramente parlato di cosa faremo quando lei partirà.
Forse perché quell' argomento mette tristezza ad entrambe.
O più semplicemente perché nessuna delle due sa bene come rispondere.
O forse lo sappiamo, ma non vogliamo ammetterlo.
Perché l' unica risposta che viene in mente è che ci perderemo di nuovo.

Certo, in una manienra diversa.
Senza rancore e colpe da attribuire.
Con solo bei ricordi da far riaffiorare.
Ma comunque non cambierà il finale.

-Ti ricordi la prima volta che sono tornata a Firenze dopo essermi trasferita a Milano?-

-Sì- risponde, lanciandomi uno sguardo confuso.

-Sai, quella volta mi ero convinta che avremmo potuto farcela davvero-




Dio, quanto mi erano mancati tutti loro.
Mi mancava pure Eleonora.
Chi lo avrebbe mai detto?

Ormai sono passati due mesi dal mio trasferimento a Milano.
Devo ancora abituarmi a tutto quanto.
All' università, a vivere senza i miei genitori.
Alla lontananza dalle persone che amo.
Ai ritmi assurdi.
Alle miliardi di pagine che devo studiare.
E' tutto nuovo e mi spaventa a morte.

Una cosa certa, però, è che non mi abituerò mai alla lontananza da Francesca.
Lei più di tutti mi manca in una manienra assurda.
Riusciamo a sentirci poco durante il giorno, figuriamoci a vederci!
Non vedevo nemmeno lei da due mesi...

-Ale- Eleonora richiama la mia attenzione -vuoi, per favore, dire alla tua migliore amica di ridarmi il telefono!-

-Sei una stronza, Santoro!- le urla contro, Erica -è tutta la sera che ci stai appiccicata! Ammetti di avere l' amante e chiudiamola qui!-

-Oggesù!- esclama, l' altra, di rimando -hai il mio cazzo di telefono in mano! Controlla messaggi e chiamate, no?-

-Sei troppo intelligente per lasciare indizzi!-

-Ma ti senti quando parli?- la bionda fa qualche passo verso di lei -ridammi il telefono! Devo rispondere ad una email per lavoro!-

-Bella scusa del cazzo!-

Alzo gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
Posso facilmente ammettere che i loro stupidi litigi non mi mancavano per niente.
Mi chiedo come facciano a stare ancora insieme.
Avrei giurato che si sarebbero staccate la testa a morsi reciprocamente.

Passo davanti al divano dove Lorenzo e Alessandro sono intenti a sfidarsi alla playstation e abbandono il salotto di Villa Santoro.
E' da un po' che la mia ragazza è sparita.
Mi chiedo dove sia.
Finalmente dopo poco la scorgo sul balcone.

E' di spalle, appoggiata coi gomiti alla balaustra.
Ha una sigaretta in mano e la testa rivolta verso il basso.
C'è sicuramente qualcosa che non va.

-Ehi- mi avvicino, lasciandole una leggera carezza sulla schiena, facendola sobbalzare di sorpresa -che ci fai qui da sola?-

-Fumo- alza la mano con la sigaretta -come mai non sei dentro con gli altri? Fa freschino qua fuori-

-Ti stavo cercando- soffio -e poi Erica e Eleonora stavano litigando di nuovo. Ma come fanno a stare ancora insieme?-

-Ah, credimi, non ne ho idea- scoppia a ridere, diminuendo la mia preoccupazione.

-Tutto a posto?-

-Sì- annuisce -stavo solo pensando che tra due giorni te ne vai di nuovo-

-Lo so- mi avvicino, facendomi avvolgere le spalle da un suo braccio -mi manchi già-

-Anche tu- afferma -ma, ehi!- si volta verso di me, appoggiandomi una mano sul fianco -io ti amo da morire e non vado da nessuna parte. Ti aspetterò qui ogni volta che tornerai da me-

-Sarà il caso- mormoro -perché io tornerò sempre da te-

-Insieme supereremo ogni cosa, vedrai-





-Lo pensavo davvero, sai? Quello che ti ho detto- soffia, risvegliandomi da quel ricordo -pensavo davvero che avremmo superato tutto-

-Lo pensavo anche io- sospiro -ma ho rovinato tutto-

-Ho le mie colpe anche io- ribatte, lasciandomi di stucco -avrei dovuto coinvolgerti di più nelle mie cose, avrei dovuto renderti partecipe dei miei pensieri, anche quelli più bui, avrei dovuto lasciarti entrare invece di sbatterti sempre la porta in faccia-

-E' assurdo che finalmente che riusciamo a comunicare, siamo costrette a separarci-

-Lo so- lascia andare un sospiro, senza più aggiungere niente.




                                                                                         **********



-Finalmente!- esclamo, superando la porta di casa -ci abbiamo messo un' era!-

-Già- sospira esasperata Alessia, chiudendo il portone alle nostre spalle -abbiamo fatto bene a prenderci due pizze da mangiare qui-

-Io propongo di mangiarle sul divano davanti la tv-

-E io dico che ci sto!- mi sorride, togliendosi le scarpe e dirigendosi poi in sala con i cartoni fumanti in mano.

Il viaggio di ritorno è stato massacrante.
Sia per il traffico intenso che abbiamo trovato, sia per il silenzio piombato a causa degli argomenti affrontati.
Alla fine torniamo sempre su quel punto lì.
Sulla mia partenza.

-Grey's Anatomy?- mi chiede, una volta avermi vista spuntare in salotto -stanno dando le repliche della quinta stagione-

-Direi di sì, visto che c'è già Arizona- sorrido, sorniona, prendendo posto accanto a lei sul divano -quanto è figa-

-Ehi!- mi lascia una leggera botta sul fianco -Arizona è mia-

-Fingerò di non aver sentito nulla-

Scoppio a ridere, prendendo a tagliare la mia pizza.
Mi pentirò sicuramente di averla presa gorgonzola e salsiccia.
Ma quel momento di sicuro non è adesso.

-Sai vero che finché non ti laverai i denti, io non ti bacerò?!- domanda retorica, guardando con disgusto il trancio che mi sono appena messa in bocca -senti qua che puzza che fa quel coso!-

-Non sai quello che dici!- 

Scuote la testa tornando a rivolgere l' attenzione alla tv.
Non avrei mai detto che mi sarei ritrovata qui con lei, con una pizza a guardare il mio telefilm preferito.
Se me lo avessero detto anche solo un mese fa, sarei scoppiata a ridere.
E invece..

Una parte di me odia tutto questo.
Se lei non fosse tornata.
Se non avesse più provato niente per me.
Se noi non fossimo quindi arrivate a questo punto, le cose sarebbero sicuramente più facili.

Non avrei dubbi sulla mia partenza.
Cosa che comunque ormai ho deciso.
Ma non riesco a zittire la vocina nella mia testa che urla con tutte le forze che sto sbagliando.
Che dovrei rimanere.
Che dovrei darle, darmi, darci un' altra possibilità.



-Non puoi sempre fare così, cazzo!- 

Sorpasso la porta del magazzino del Danger, aspettando che Alessia mi segua.
Chiude poi la porta venendomi incontro.
Alzo una mano, bloccando qualsiasi cosa stesse per dire.

-Non puoi dare di matto ogni volta che mi vedi parlare con una mia vecchia frequentazione!-

-Ti stava spogliando con gli occhi!- ribatte, facendo un passo verso di me -e tu l' assecondavi pure!-

-Io non assecondavo proprio nessuno! E non ha bisogno di spogliarmi con gli occhi, perché lo ha fatto un  miliardo di volte sul serio!-

Mi rendo conto di quello che ho detto, solo quando la vedo arretrare.
I suoi occhi luccicano subito.
Le sue mani iniziano a tremare.
E io inizio a sentirmi davvero in colpa.

-Scusa- soffio, abbassando i toni -scusami se ti ho dato un' impressione sbagliata- affermo, realmente dispiaciuta -ma non puoi fare così tutte le volte-

-Lo so- mormora, abbassando lo sguardo -ma tu sei stata a letto con tante persone e il pensiero di tutte quelle mani che ti hanno toccata mi manda fuori di testa e quella lì era davvero carina e io invece...-

-Tu sei bellissima- mi avvicino, circondandole la vita con un braccio -e io ti amo e voglio solo te. Non m' interessa di nessun' altro-

Abbiamo affrontato questo discorso una marea di volte.
Stasera però ha esagerato.
Mi ha fatto una scenata sul posto di lavoro.
E' una cosa che proprio non accetto.

Ero dietro al bancone come al solito e si è avvicinata una ragazza che conosco bene.
Siamo uscite per qualche mese.
Niente di serio.
Lei mi chiamava quando voleva sopperire a certi bisogni e io lo stesso.
Niente di più.

Mi ha ordinato un cocktail e mi ha chiesto come stessi.
Così ci siamo messe a parlare del più e del meno.
Ma veramente niente di ché.

Alessia ci ha viste e si è avvicinata come una furia.
A quanto pare quel cretino di Alessandro le ha detto chi era quella lì.
Ha preso Rebecca, così si chiama, per un braccio facendola voltare.
Le ha urlato di smetterla di importunare la sua ragazza e altre cose.
Il problema è che in molti hanno assistito a quello spiacevole teatrino.
Mi fanno imbestialire queste cose e lei lo sa benissimo.
Specialmente perché non è la prima volta che accade.

-Abbiamo festeggiato un anno pochi giorni fa, Alessia- faccio un passo indietro, puntando i miei occhi nei suoi -traguardo che ho raggiunto solo con Federica. Pensi davvero che manderei quindi tutto questo a puttane?-

-Mi dispiace- scoppia a piangere, gettandosi tra le mie braccia -dammi un' altra possibilità! Non lo faccio più! Te lo prometto!-

-Shhh- le passo una mano sulla schiena -calmati- mi scosto, così da poterla guardare di nuovo negli occhi -va bene- annuisco -ma se dovesse capitare un' altra volta...-

-Non succederà- afferma, sicura, tirando su col naso.

-Io sono tua. Capito?-

-Capito- soffia, impossessandosi prepotentemente delle mie labbra -sei mia- mormora roca al mio orecchio, facendomi indietreggiare fino a toccare il muro con le spalle.

-Stai cercando di comprarmi con il sesso?- sussurro, alzando un sopracciglio.

-No- scuote la testa, infilando una mano nei pantaloni della mia tuta -sto creando un diversivo a cui pensare, la prossima volta che ti vedo parlare con una tua ex- mi coinvolge in un bacio decisamente poco casto, mentre scavalca le mie mutande.




-Oddio questa scena!-

Le risate di Alessia mi riportano alla realtà.
Quel ricordo mi è piombato in testa senza preavviso.
E soprattutto, senza nessuna spiegazione.

Mi volto verso la ragazza seduta di fianco a me, perdendomi a guardarla.
Trovo che sia bellissima.
Di una bellezza surreale e non mi riferisco solamente al suo aspetto.
Ma di come mi sento quando sono con lei.

-Possiamo provare a farlo funzionare- soffio, all' improvviso, facendola voltare di scatto verso di me -certo, sarà difficile e complicato, ma possiamo almeno provarci! Senza impegno, senza aspettative. Ma diamoci una possibilità!-

-Francesca..-

-Non voglio rinunciare a te!- esclamo, prendendo una sua mano tra le mie -ma non voglio neanche buttare nel cesso tre anni della mia vita e non posso chiederti di venire con me o di aspettarmi, perché non sarebbe giusto. Ma possiamo provare a far funzionare la cosa!-

-E come pensi...-

-Ci vedremo per le feste e quando potremo! Ci scriveremo e useremo skype! E..-

-Feffe- m' interrompe, poggiando l' indice della mano sulle mie labbra -ci abbiamo già provato quando sono andata a Milano e guarda com'è andata- mi sorride, dolce -non siamo fatte per le storie a distanza e nonostante questo mi uccida, non credo che potrà funzionare-

Chiudo gli occhi assimilando ogni sua parola.
So che ha ragione, eppure non riesco a dire niente.
A pensare a niente.

Speravo di trovare una soluzione per ottenere tutto.
Ma la realtà è che a qualcosa devo rinunciare.
E, per quanto possa suonare egoista da parte mia, non so davvero decidere cosa lasciare indietro.

-Tu partirai- cerca il mio sguardo, trovandolo poco dopo -e noi ci sentiremo tutti i giorni, ci aggiorneremo su come vanno le nostre vite, saremo presenti l' una per l' altra. Impareremo a trasformare il nostro rapporto in un qualcosa di diverso che vada bene per entrambe, che funzioni e che non ci porti a perderci di nuovo-

Sto per ribattere, quando vengo anticipata dal suono del campanello.
Guardo un' ultima volta Alessia, prima di alzarmi.
Mi dirigo al portone, aprendolo.

-C'è Alessia, vero?- domanda Erica, sorpassandomi e entrando in casa coma una furia.

Mi volto verso Nene, notando così il tutore che le ferma il braccio al corpo.
Alza la mano libera bloccando qualsiasi mia domanda e superandomi.
Chiudo la porta seguendola in sala.

-Nene!- la richiamo, senza successo -mi spieghi che cazzo è successo?-

-Questo non è importante adesso- soffia, indicandomi la sua ragazza.

Erica saltella da un piede all' altro, battendo le mani.
Guarda me e poi Alessia che si è alzata dal divano e ora le sta di fronte.
Poi porta lo sguardo su Eleonora che le fa cenno di sì con la testa.

-Io e Ele oggi abbiamo fatto richiesta in municipio per sposarci!- esclama, euforica, buttando entrambe le braccia in aria.





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ANGOLO AUTRICE:

Ehi ^^

Sto cercando di farmi perdonare, aggiornando il prima possibile.
Come vedete l' imminente partenza di Francesca, sta facendo impazzire entrambe le ragazze.
So che magari qualche ricordo che ho messo in questo capitolo può sembrarvi non c'entrare niente.
Ma sappiate che non faccio mai nulla per caso, quindi stay tuned!

Spero che vogliate lasciarmi le vostre impressioni, critiche o dubbi.
Sarò felice di rispondervi.
Buona serata,

Crige.













  
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