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Autore: Artnifa    09/11/2020    6 recensioni
"Le mie labbra si incurvano verso il basso, e la risata si trasforma in un silenzioso singhiozzo. Ho sempre creduto che certe storie e certi mali a me non potessero mai capitare".
-Questa storia partecipa al contest “Voglia di tè (II edizione)” indetto da elli2998 e Inchiostro_nel_Sangue sul forum di EFP-
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bicchiere di carta 


Infuso di mela e carota…mi tornano in mente queste parole mente ripenso alla giornata appena trascorsa. Le ho lette sul menù di un bar dove non ero mai stata prima. Era di plastica, di quelli con l’immagine lucida a fianco, rovinati da mille mani e bicchieri rovesciati sopra per sbaglio. Era appiccicoso, come il tavolo a cui ero seduta, come il posacenere che non mi hanno portato e che ho dovuto rubare ad una coppia seduta poco lontano.
Li ho osservati mentre facevo scivolare il fumo denso dalle labbra, la sigaretta traballava tra l’indice e il medio incontrollata, mente la mia mente vagava persa nei ricordi più profondi, tormentata da una cieca gelosia che ancora non riesco a dominare. 
Sbattevo le ciglia velocemente mentre iniziavo a vedere appannato, a causa delle lacrime salate che bruciavano incastrate sotto le palpebre.
Ci penso mentre riempio di vino rosso uno stupido bicchiere di carta.  Lo faccio troppo velocemente e il liquido macchia il marmo chiaro della mia cucina. Sorriso sbattendo la bottiglia violentemente; ho temuto di romperla in mille pezzi, ma è ancora intera.
Appoggio i palmi distanti tra loro sul ripiano gelido, mentre le spalle si incurvano verso l’alto e la testa si china in avanti. Vedo i miei corti capelli corvini scivolare davanti ai miei occhi stanchi, li ho tagliati ieri e profumano ancora di quella nauseante maschera al cocco che usa la parrucchiera. A causa sua ho la frangia storta. Penso sempre che devo cambiarla, poi non lo faccio mai. Forse per abitudine, o forse per pigrizia mi ritrovo nel solito salone affollato e decorato con i soliti mobili kitsch laccati di nero.
Mi chiedo perché sia successo a me, e mi ricordo della ragazza che ero, che sono stata.
Avevo il mondo ai miei piedi, e un amore sicuro al mio fianco. Era tutto perfetto, ma mi è scivolato dalle mani senza lasciarmi nemmeno il tempo di accorgermene. La mia vita è sparita, infilandosi come acqua nei buchi che non sono riuscita a tappare, lasciandomi sola con un enorme peso da portare sulle mie spalle. Sono leggermente storte, e mi fa sempre male la schiena. 
Le mie labbra si incurvano verso il basso, e la risata si trasforma in un silenzioso singhiozzo. Ho sempre creduto che certe storie e certi mali a me non potessero mai capitare. Tenuta al sicuro dalla mia casa enorme sulla cima della collina, dalle forme del mio corpo che mi hanno sempre spianato la strada, e da lui che mi ha tenuto forte la mano dal giorno zero.
Urlo, urlo perché tanto non mi sentirà nessuno. Urlo perché è l’unico modo per distruggere il mostro che cresce dentro di me, e che mi sta divorando gli organi uno ad uno. Non mi merito questo dolore, non mi merito questo silenzio. E mi chiedo senza pace: perché tra miliardi di persone è capitato proprio a me. 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Buongiorno.
Questa è una storia nata per il contest “Ho voglia di tè”. Non mi riguarda, non c’entra nulla con me e la mia storia personale. Semplicemente dovevo scrivere un racconto basandomi su questa frase: Perché è successo proprio a me?” e questo è il risultato.
Spero vi sia piaciuto, nonostante la voluta lieve confusione, perché è così che immagino la mente della mia protagonista senza nome. 
Ringrazio le giudici e auguro buona fortuna a tutti i partecipanti! 

p.s.
Non si sa che cosa le sia successo, è una libera interpretazione. Io ho diverse ipotesi!

 

-Questa storia partecipa al contest “Voglia di tè (II edizione)” indetto da elli2998 e Inchiostro_nel_Sangue sul forum di EFP-
  
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