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Autore: Mari Lace    09/11/2020    4 recensioni
Diciotto anni non sono molti – sembrano troppi.
Shiho è cresciuta all'interno di un'organizzazione criminale senza alcun vero legame a eccezione di quello con Akemi, sua sorella.
Diciotto anni in cui non ha vissuto davvero.
Diciotto anni che arriva a considerare troppi, sufficienti e infine meramente un inizio.
Dopo diciotto anni, per Shiho cambia tutto.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diciotto anni non sono molti

 

Diciotto anni non sono molti

 

Wrapped up, so consumed by all this hurt

If you ask me, don’t know where to start

 

Diciotto anni non sono molti – sembrano troppi.

 

Le fa male il braccio. La porta è ancora sigillata: sono passate ore, Gin non sembra proprio avere fretta d’ucciderla. Shiho non ha dubbi, tuttavia: quando si sarà stufato di lasciarla lì a disperarsi – è questo che dovrebbe fare, giusto? – la finirà senza pensarci due volte. Un proiettile dritto in testa, conoscendolo – nient’altro.

Non è disperazione ciò che avverte, però. È piena di rabbia; si sente così inutile.

Le hanno detto che è troppo importante per permetterle di lasciare il progetto e vivere una vita normale; era una bugia – a che serve essere importante se non ha potuto neanche salvare Akemi?

Non vale nemmeno abbastanza da meritare una spiegazione.

Abbassa lo sguardo sul taschino del camice, individuando il farmaco che vi ha celato tempo prima. Ma sì, cosa la ferma? Non le importa più di vivere o morire.

Assumere l’apotoxina è folle, le possibilità che la uccida sono alte – Shiho non esita.

 

Anger, love, confusion

Roads that go nowhere

 

Diciotto anni non sono molti – sembrano sufficienti.

 

Ne è certa: è . La stessa presenza oscura che ha avvertito alla cerimonia dove Pisco l’ha rapita. Ai trema, avvolta da nero terrore: non riesce a fare altro.

Non fa caso ai dirottatori, non li nota nemmeno – se sull’autobus c’è Vermouth e si accorge di lei, il dottore e i bambini verranno uccisi senza dubbio. Lui verrà ucciso, senza porsi domande, solo perché le siede accanto. Non vuole, non può permetterlo – né può fare nulla, neanche stavolta.

Trova la mano di Conan, cercando un po’ del suo coraggio. Chiude gli occhi.

Segue con distacco lo scontro con i criminali; quando viene urlato di scendere di corsa perché in meno di trenta secondi esploderà tutto, ritrova finalmente la calma – sa esattamente cosa fare ora. Lo sente giusto.

Si è illusa di poter vivere, per la prima volta davvero – che sciocca.

Non ha potuto salvare Akemi, ma proteggerà tutti gli altri sparendo.

 

Caught before I hit the ground

Tell me I'm safe, you've got me now

 

Diciotto anni non sono molti – a malapena un inizio.

 

“Non scappare dal tuo destino.”

Lo guarda sorpresa, mentre la portano via. Le ha appena salvato la vita.

Di nuovo.

Con la morte di Akemi ha perso tutto, speranza inclusa. Il caso l’ha salvata, offrendole una nuova, inattesa possibilità. Non ha pensato mentre correva da lui, dall’unico che potesse comprenderla.

Ha trovato un compagno – qualcuno pronto a prenderla quando cade, qualcuno disposto a tornare in un autobus sul punto di esplodere per salvarla. Senza esitare.

Qualcuno che scarta a priori l’idea di sacrificarla.

“Sei al sicuro ora: hai me.”

Ai sorride, lo sguardo fisso sul sangue di Conan che spicca sulla sua gamba. Non l’ha protetta solo dall’esplosione, ma anche dall’interrogatorio.

“Sto bene” dichiara, senza guardare Ayumi. Non sono parole vuote volte a rassicurare: dopo diciotto anni, nel pronunciarle Shiho ci crede.

 

 

 

 

 




NdA

Mi è stato assegnato da Shireith nell’ambito dell’iniziativa Scrivimi sul gruppo facebook Caffè e calderotti il seguente pacchetto:

Personaggio: a tua scelta

Genere: Angst

Prompt (obbligatorio): Came to you with a broken faith / Gave me more than a hand to hold / Caught before I hit the ground / Tell me I'm safe, you've got me now (Jess Glynne, “Take Me Home”).

Ascoltando la canzone l’ho trovata a dir poco perfetta per la CoAi (platonica o romantica che sia), e ne ho preso qualche verso in più.

Credo che, nonostante il finale lieto, di angst ce ne sia a palate. Un po’ inevitabile con Ai, soprattutto se si scrive della sua “fuga” (accidentale, di fatto) e del dirottamento dell’autobus (quanto posso amare quel caso?).

Grazie per aver letto, alla prossima!

  
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