ALLA RICERCA DI MAI
*
Epilogo
*
Percorrere
queste scale e questi corridoi senza di te, non è facile.
Tu,
la mia compagna di vita, da sempre, innamorato di te dalla prima volta che ho
visto ondeggiare i tuoi lunghi capelli neri davanti al mio viso, da qualche
anno, per la precisione, venti anni, tre mesi e quattordici giorni, non ci sei
più.
Te
ne sei andata in punta di piedi, senza nemmeno salutare.
Mi
avevi dato il solito bacio della buonanotte, sulla fronte e mi avevi
abbracciato, ignara che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo facevi.
Se
solo avessi saputo, che quella sarebbe stata l’ultima volta che mi sarei perso
dentro le tue iridi nere, ti avrei tenuta stretta a me tutta la notte.
Potrai
mai perdonarmi?
*
Mi
fermo ad osservare le foto sulla parete delle scale, ad ogni scalino corrisponde
un ricordo.
La
prima, ci ritrae da bambini, forse due o tre mesi dopo che ti eri stabilita a
casa mia.
Non
avete avuto bisogno di supplicare o chiedere per restare, la mia famiglia vi
aveva accolti a braccia aperte, senza chiedere niente in cambio, ma vi
sentivate sempre in difetto, e quindi avevate chiesto di aiutare in laboratorio
con piccoli lavoretti.
Mamma
si era sempre chiesta, vista la vostra giovane età, da dove derivasse quella
vostra intelligenza ed ingegno nel fare le cose.
Me
lo svelasti quasi dieci anni dopo, a causa di un desiderio andato storto, siete
tornati bambini.
Una
condizione che, ti ha segnato così profondamente, da non poterti abbandonare
all’amore che provavamo entrambi.
Ti
lasciai andare, con la consapevolezza che prima o poi saresti tornata da me, ti
avrei ritrovata, e così fu, anche se mi ero abituato a camminare senza averti
al mio fianco.
Sei
ripiombata poi nella mia vita come un fulmine a ciel sereno, eri più matura, di
aspetto, forte, coraggiosa, determinata, tutte qualità che già possedevi, e che
mi hanno fatto innamorare perdutamente di te, anni prima.
*
Abbiamo
superato numerosi ostacoli, prima di trovare un equilibrio tra di noi, fatto
esperienze diverse, che hanno condizionato emotivamente le nostre scelte.
La
seconda foto, ci ritrae nel giorno del nostro matrimonio, testimonianza del
fatto che se si vuole, si può raggiungere qualunque obiettivo.
Era
stato organizzato in soli due mesi, le coppie normali, hanno un anno di tempo
per prepararsi, e noi, in poco tempo abbiamo fatto tutto, complice il fatto che
aspettavamo il nostro primogenito.
Ricordo
ancora le facce sbigottite dei nostri testimoni, quando li avevamo invitati
fuori per una cena in compagnia, e si sono ritrovati coinvolti nella nostra pazza
avventura.
Eccoci
lì, tutti e cinque sorridenti, e come al solito, Goten
e Teo, avevano voluto strafare, e farsi riconoscere anche nella foto.
Non
sarebbero stati loro.
*
Passiamo
poi, ad una delle foto più belle di sempre: io, te ed il nostro primo
fagottino.
Ti
assomigliava molto in quella istantanea, e non si è smentito negli anni
avvenire.
Era
affascinato da te, e dal tu lavoro, che è diventato anche lui qualcuno che conta
nel mondo militare.
Non
è stato facile all’inizio crescerlo, ma abbiamo avuto degli ottimi consigli, da
chi ci era passato prima di noi.
Rido
al pensiero della prima volta, in cui ha iniziato a volteggiare in aria, e per fortuna
al chiuso, e il tuo terrore quando mi hai chiamato dicendo di tornare subito a
casa, ma di stare attento ad aprire la porta, avevi paura volasse via come un
palloncino, ignorando il fatto che lo avrei potuto raggiungere in un batter
d’occhio.
Aveva
solo dieci mesi, di solito iniziano a camminare a quell’età.
Ma
questo è stato solo uno, tra gli episodi più esilaranti che porteremo per
sempre con noi.
Ricordo
anche, quando è nata la nostra principessa, quattro anni dopo.
Non
fu un parto facile, hai sofferto molto, soprattutto con le contrazioni, per
quanto cercassi di trattenere il dolore, il tuo viso provato, faceva trasparire
tutte le emozioni di quel momento.
Faticava
ad uscire, e ad ogni spinta, mi stritolavi sempre di più la mano, per un
momento avevo temuto me la rompessi.
Poi
ecco che con il suo pianto, tutto il dolore, la sofferenza provata fino a quel
momento sparì di colpo, facendoci tornare il sorriso e a piangere come bambini,
stretti l’uno con l’altro.
Con
il secondo, è stato tutto più facile, sapevamo già a cosa andavamo incontro.
Rientrai
a casa, e tu eri sdraiata in divano a guardare una telenovela, lei che volava
attorno a te, inseguita dal più grande.
E
non contenti, abbiamo voluto regalare a loro un altro fratello.
Ed
eccoli li, i tre birbanti, ritratti mentre giocano in
piscina.
Ci
passo sopra le dita rugose, e vado oltre, ma salendo l’ultimo scalino, ho come
un mancamento, mi devo sedere.
Ormai
i centoundici anni che mi porto sulle spalle, si fanno sentire, facendo
prevalere la parte umana.
Faccio
un bel respiro e proseguo.
Una
foto in particolare attira la mia attenzione: mamma e papà.
Quanto
li ho amati quando erano in vita, chissà se quando sarà la mia ora, riuscirò ad
incontrarli, magari sfiderò ancora mio padre, come quando ero piccolo, e come
facevo con i miei figli.
Sarà
diventato fortissimo, e conoscendolo, non avrà smesso con gli allenamenti,
posso vedere mia madre rassegnata che lo rimprovera di non essere mai a casa, e
di pensare solo agli allenamenti, per poi farsi passare l’arrabbiatura, appena
lui le stampava un dolce bacio sulla guancia.
Non
lo aveva mai fatto davanti a me, ma quando ritornava a casa, mi piaceva spiarli,
mentre parlavano, sapevo che avrei visto qualche gesto bello, da parte sua.
Rido,
perché mi piace pensare che siano così, ancora uniti.
E
noi Mai? Ci riconteremo?
*
Passo
davanti la camera del più grande, che ormai era diventata una specie di stanza
dei ricordi, avevi conservato il lettino, qualche abitino, la carrozzina e
quella poltroncina in vimini a dondolo.
Ti
posso ancora vedere, mentre allatti i nostri bambini, rilassandoti davanti al
panorama della finestra.
Quegli
alberi sono rimasti gli stessi, incorniciano ancora le montagne, oggi innevate.
Mi
siedo, ed osservo la pioggia battere sui vetri, lente gocce scivolano via,
lasciando spazio ad altre, che sembrano voler bussare, per entrare.
Un
tuono in lontananza squarcia quel silenzio, quasi spettrale.
Le
fronde degli alberi iniziano a muoversi più veloci, colpite dalle raffiche di
vento.
Un
altro tuono…non so perché, ma mi ha fatto sobbalzare.
*
Proseguo
per il corridoio, fino ad arrivare alla nostra camera.
Osservo
dalla porta finestra che dà sul terrazzino, il panorama, un timido sole che sta
ormai giungendo al termine del suo percorso quotidiano, si sta facendo largo
tra le nuvole nere.
Il
suo riverbero, ha materializzato un arcobaleno, è bellissimo, Mai.
Posso
vedere riflesso sul vetro della finestra, vicino al mio, il tuo volto
meravigliato, davanti a cotanta bellezza.
Fin
da piccola, quell’arco colorato, ti aveva sempre attirato a se,
come una falena che insegue la luce, o come un marinaio, attratto dal canto di
una bellissima sirena.
Che
cosa ti affascinasse, è sempre rimasto un mistero, è solo un effetto ottico.
No,
non lo è…Si narra, che se riesci
a trovare la fine dell’arcobaleno, lì troverai un vero tesoro.
Mi sembra di sentire ancora la tua voce e la tua presenza
accanto a me.
Dimenticavo.
Oggi è nato il nostro pronipote, è bellissimo.
Nostra nipote l’ha chiamato Vegeta Jr, in onore di mio
padre, il più grande dei nostri figli, gli ha raccontato delle sue avventure e
di come, assieme a Goku, e agli altri guerrieri, eroicamente ha sconfitto
nemici, che andavano ben oltre la sua portata.
Ha detto che sicuramente diventerà come lui, e di questo ne
sono orgoglioso e onorato.
Papà ha sempre avuto un caratteraccio, ma tu, hai saputo
prenderlo nella giusta direzione, e farti amare incondizionatamente.
Quando sei partita la prima volta, ne ha sofferto molto, è
stato come perdere una figlia, per qualche tempo, non nego, gli era sparito il
sorriso, poi ricomparso magicamente, quando sei di nuovo piombata nelle nostre
vite.
Sono sicuro che diventerà un grandissimo guerriero, e difenderà
la Terra, se mai venisse minacciata.
*
Mi sento stanco, Mai.
Mi stendo sul nostro letto, dalla parte tua questa volta, e
posso sentire ancora il tuo profumo sul cuscino, nonostante sia passato tutto
questo tempo.
Mi addormento…
Arrivo
Mai, aspettami alla fine dell’arcobaleno.
*
Ecco, ti vedo in quel bellissimo abito bianco, con una
corona di margherita in testa.
Sei avvolta da una luce bianca, quasi angelica.
Mi vieni incontro e mi sussurri dolcemente all’orecchio: “Visto che mi hai
ritrovata?”
*
FINE
*
Note: Ciao a
tutti, e dopo qualche mese, siamo giunti alla fine di questa avventura.
Sinceramente ero indecisa se finirla in questo modo, oppure lasciare il 29°
capitolo l’ultimo, ma mi sentivo in dovere di raccontare in breve cos’era
successo negli ultimi anni.
Innanzitutto è doveroso
ringraziare le persone che mi hanno seguito fino a qui, lasciandomi un
commento, sostenendomi ogni volta:
GRAZIE DAVVERO DI CUORE
Ringrazio anche chi ha solo
letto, ed ha inserito la storia tra le preferite e seguite, anche questo vuol
dire sostenermi, perché il vedere che i miei racconti piacciono, mi fanno venir
voglia di scrivere ancora.
Non so quando riapparirò in
questa sezione, perché attualmente sono impegnata in un altro fandom, ma quando
lo farò, spero di trovarvi ancora a sostenermi.
Un abbraccio a tutti voi.