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Autore: Marti Lestrange    11/11/2020    10 recensioni
Dal testo:
❝ Lo ami da un anno, Ted. Lo ami in segreto, in pillole di tempo racchiuse in mani stanche, tra un respiro e l’altro, quando nei giorni dispari lo incontri in biblioteca e vi baciate tra gli scaffali, labbra rubate al destino.
Lo ami con tenacia, Ted. Lo ami nonostante le difficoltà, nonostante le differenze, lo ami nonostante il tuo nome, che ormai ti trascini dietro come un’onta, una colpa ancestrale che sai che dovrai pagare e che inconsciamente ti spaventa. Ti terrorizza ciò che quel nome rappresenta - ciò che tu non sei. ❞
[ oneshot sulla coppia Andromeda/Ted; storia partecipante all’iniziativa “scrivimi” del gruppo Facebook “Caffè e Calderotti” ]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'in the name of the Black.'
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Storia partecipante all’iniziativa “scrivimi” del gruppo Facebook “Caffè e calderotti”.

 

Pacchetto proposto da Fede:
Prompt: questa citazione di Sylvia Plath, “Le carezze sulle cicatrici si sentono di più”;
Personaggio: Andromeda Black (obbligatorio);
Genere: angst
.

 

Elementi aggiunti da me:
Rating: arancione;
Altri generi: introspettivo, romantico;
Altri personaggi: Ted Tonks;
Tipo di coppia: het;
Coppia: Andromeda/Ted;
Contesto: Malandrini/I Guerra Magica;
Tipo di storia: oneshot;
Note: lime, missing moments;
Avvertimenti: /

 


 

the truth untold

 

«Oh notte sacra, quanto è lunga la cavalcata che tu fai, 
percorrendo la volta stellata del cielo divino
attraverso il santissimo Olimpo! [...]
Perché io, Andromeda, più dell'altre ottenni mali in sorte,
io infelice, che di morte ottenni un destino? [...]
Esposta in pasto a un mostro.»
(Euripide, Andromeda, frr. 114, 115, 115a)

 

Lo ami da un anno, Ted.
Lo ami in segreto, in pillole di tempo racchiuse in mani stanche,
tra un respiro e l’altro, quando nei giorni dispari lo incontri in
biblioteca e vi baciate tra gli scaffali, labbra rubate al destino. 

 

Lo ami con tenacia, Ted.
Lo ami nonostante le difficoltà, nonostante le differenze,
lo ami nonostante il tuo nome,
che ormai ti trascini dietro come un’onta,
una colpa ancestrale che sai che dovrai pagare
e che inconsciamente ti spaventa.
Ti terrorizza ciò che quel nome rappresenta - ciò che tu non sei.

 

Lo ami anche quando litigate, Ted.
Quando ti dice che è stufo, quando ti dice che è stanco,
quando ti dice che farebbe di tutto, per te, ma quel segreto
lo consuma, gli corrode le ossa, gli piega la schiena come cento fardelli.
Lo ami anche quando quella schiena te la volta e si allontana,
e tu lo guardi andare via. 

 

Lo ami perché ritorna sempre, Ted.
Ritorna e ti prende le mani e ti chiede scusa
e ti bacia via le lacrime dal viso e ti chiede scusa di nuovo, ancora e ancora.
«Ti amo, Andromeda, ti amo e mi dispiace.»
E allora ti stringi a lui e lo baci, tra il sale e la pioggia,
e il rifugio delle sue braccia è l’unica casa che desideri.
Tonks è l’unico nome che vorresti.
«Ti amo anche io, Ted.»

 

 

Quel giorno d’estate siete seduti dietro le serre, è l’ultimo giorno di giugno, l’ultimo a Hogwarts, l’ultimo prima di separarvi per due lunghi mesi. 

«Questa è l’ultima estate che passeremo lontani», gli dici guardandolo, carezzandone il profilo affilato ma bello, i capelli biondi schiariti dal sole, e attendi che i suoi occhi azzurri ti guardino. Quando lo fanno, finalmente, ti sporgi e lo baci. «È una promessa.»

«Mi mancherai da morire», ti dice Ted. Ti siedi sulle sue gambe e lui ti stringe i fianchi, disegna con i pollici sulla tua pelle, tra la camicia e la gonna, e tu ti sporgi e lo baci di nuovo, contorni le sue labbra con la lingua, come a volertele imprimere sotto pelle, per rammentarle poi quando ti mancherà maggiormente. 

Fate l’amore un’ultima volta, appoggiati ai vetri, mentre il sole cala dietro le cime degli alberi, la tua gonna sollevata sulla vita stretta, i capelli di Ted che ti sfiorano un seno, la sua mano tra i tuoi capelli, mentre i vostri gemiti si perdono nell’aria immobile della sera. Ti verranno a cacciare nel cuore della notte, quei gemiti, quando non riuscirai a dormire e il canto dei grilli significherà estate, e le lenzuola umide ti si avvolgeranno intorno alle membra, allora ti verranno a cacciare, e le tue dita scaveranno, indomite, sfioreranno gli stessi, identici punti in cui lui ti ha sfiorata, come cicatrici invisibili che ti ricordano chi sei, sempre chi sei - e chi sarai.

 

 

Un anno dopo siete di nuovo lì, sempre lì, poggiati alla serra, le mani intrecciate. Fissi il cielo e pensi. Gli esami sono terminati e il giorno dopo sarai nuovamente a casa, ma c’è qualcosa di nuovo, ora, che frizza nell’aria e ti solletica le dita e ti annebbia la mente. 

«Sicura che non vuoi che venga lì?»
Annuisci. «È meglio così, Ted. Non so come la prenderanno, o meglio, so come la prenderanno, lo so bene, ed è per questo che non voglio che tu corra dei rischi.»
«Saperti lì con loro da sola non mi fa stare tranquillo.» Ti accarezza una guancia e tu gli sorridi, lo vuoi rassicurare ma senti le gambe tremare. 
«Sono i miei genitori, non penso che potrebbero mai farmi del male. Non più di quello che io farò a loro, comunque.»
«Tu non hai nessuna colpa, Andromeda.»

Annuisci di nuovo, lo guardi e lo baci teneramente. «Continui a ripeterlo, ma questo non cambia la natura delle cose. Domani dirò ai miei genitori che sono innamorata di un Nato-Babbano, che intendo sposarlo, e che sono intenzionata a fare di tutto, pur di stare con lui, persino lasciarli andare, se costretta.»

Ted capisce, stringe le labbra e scruta l’orizzonte. È la tua famiglia, anche se scomoda, anche se te ne vergogni, anche se ti ha fatto soffrire, ma sono la tua famiglia, e sai che li ferirai, sai già perfettamente come andranno le cose: preparerai una valigia prima di scendere nel bel salotto e sederti sul divano e richiamare l’attenzione di tuo padre Cygnus e attendere che tua madre Druella gli si sieda accanto, e solo allora parlerai, pronuncerai parole che ti sei studiata, parole che hai provato davanti allo specchio del tuo dormitorio, parole che aprono un mondo ma ne chiudono un altro. E conosci persino l’epilogo, di quella storia: tuo padre che ti osserva ferito e distoglie lo sguardo, tua madre che si alza, indignata, e ti indica la porta, le labbra strette, e le tue sorelle sono proprio lì dietro e Bellatrix ti osserva in silenzio, e ha dipinta sul volto la stessa identica espressione di vostra madre (si vergogna di te e il tuo viso si riflette nel suo, abbastanza simili da sovrapporsi, così diversi da divergere) e Narcissa piange silenziosa ma non parla, e il suo silenzio, tra tutti, è peggio di qualsiasi altra cosa. Infine, prendi la valigia e te ne vai, richiudi quella porta alle tue spalle, per l’ultima volta.

«Se hai cambiato idea lo capisco.» Ted ti riporta alla realtà. Lo guardi con occhi sbarrati e non capisci cosa ti stia dicendo, non fino in fondo. «Non cambierò mai idea su di noi», ribadisci. 

Lui ti bacia ed è un bacio disperato, il bacio di chi ha appena temuto di perderti. Lo senti dal tremore delle labbra, e così cerchi di fermarlo baciandolo a tua volta, in quell’ultimo giorno a Hogwarts — l’ultimo, prima che le vostre vite cambino per sempre.

 

 

Bussi alla porta mentre la pioggia ti investe, ti inzuppa gli abiti e si mischia alle lacrime. Attendi. Ted viene ad aprire e vederlo ti mozza il fiato, ti fa crollare lì, tra le sue braccia forti, e lui ti sorregge, come sempre, proprio come ti aspetti. Ti adagia sul piccolo divano e tu ti aggrappi a lui, piangi sulla sua spalla, senti il nodo del pianto opprimerti il petto, sciogliendosi in un singhiozzo. 

«È andata malissimo», gli spieghi quando riesci a ritrovare la voce, che esce in un filo tenue. Gli sei accoccolata in braccio e Ted ti guarda, i suoi occhi azzurri ti sondano, e sanno. «Ne parleremo quando starai meglio, d’accordo? Ti porto a letto.»

Ti alza come se fossi fatta di piume e ti porta in camera, adagiandoti sul letto sfatto. Te lo trascini dietro, ti cade addosso, lo inchiodi sul materasso, le tue gambe strette intorno alle sue. «Andromeda?» ti chiede, gli occhi spalancati. Ti chini a baciarlo, furente e ardente, vuoi solo sentirlo su di te, solo così riuscirai a colmare quel vuoto che ti opprime. 

«Non sei lucida, amore.» Cerca di prenderti le mani ma tu ti spogli velocemente e allora capisci che non può nulla, contro di te, non può e nemmeno vuole. È già arreso, anche se tenta di lottare. «Sei stanca…»

Scuoti la testa. Gli sfili la t-shirt e lui ti lascia fare, ti chini e gli baci il petto, scendi con la lingua fino all’ombelico, mentre armeggi con la cintura e il bottone dei suoi jeans. Lui ti prende le mani e inverte le posizioni, e tu lo lasci fare come lui ha lasciato fare te, ché è quello che vuoi, ora, tutto quello che vuoi per sentirti di nuovo integra. 

Ti spoglia con impazienza, e bacia ogni singolo angolo di te, ogni piccola curva e rientranza, ogni neo e ogni anfratto, ovunque riesca ad arrivare, con pazienza, ora, toccandoti come solo lui sa, arrivando laddove mai nessuno saprà, sfiorandoti cicatrici invisibili che, negli anni, hai imparato ad accumulare come farfalle in una teca, le cicatrici delle sue dita, quelle belle, e le cicatrici che ti porti dietro dalla nascita, quelle dolorose,  imperfette, quelle che arrivano da ferite insondabili e profonde, quelle dove scorre il sangue dei Black. 

Ted è dentro di te e ti senti piena e viva, e le cicatrici fanno meno male, adesso, adesso che ci siete solo voi, adesso che il vostro mondo è solo e soltanto uno. L’orgasmo che ti coglie ti fa rinascere a vita nuova, come una crisalide in un bozzolo. Ti lasci dietro ciò che sei stata. 

 


Note

Come anticipato in apertura, anche questa storia nasce grazie all’iniziativa “scrivimi” del gruppo C&C, e ringrazio Fede per avermi assegnato questo personaggio e avermi così fatto uscire dalla “comfort zone”. Non so quanto sia riuscita a centrare il prompt, ho fatto del mio meglio, ma spero che Fede possa apprezzare comunque ♥︎ Mi è piaciuto molto scrivere di Andromeda e Ted e non escludo di ritornare da loro, in futuro. Tra l'altro, ho sperimentato nuovamente con la seconda persona, spero vi sia piaciuta ♥︎

Qualche piccola precisazione e poi mi eclisso: nel mio immaginario, Andromeda e Ted studiano a Hogwarts negli stessi anni; nella seconda parte della storia entrambi hanno appena concluso il loro sesto anno e trascorrono insieme l’ultima giornata al castello prima di tornare a casa per le vacanze estive, che passeranno separati; nella terza parte, invece, facciamo un salto temporale di un anno e ci troviamo di nuovo a Hogwarts, sul finire del loro settimo (e ultimo) anno, e Andromeda si appresta a parlare con la sua famiglia per dire loro di Ted. 

Grazie a tutti per l’attenzione e a presto,
Marti 🐍

   
 
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