Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: evil 65    14/11/2020    6 recensioni
Al termine della battaglia decisiva per il destino dell'umanità, Eren Yeager e Annie Leonheart si ritrovano catapultati in un mondo molto diverso dal loro. Un mondo in cui i titani possono essere trovati solo nei racconti per bambini. Un mondo pieno di eroi e cattivi...
(Attack on Titan x Marvel )
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Leonhardt, Eren Jaeger
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Questa storia contiene spoiler del capitolo 134 del manga di Attack on Titan. Si sconsiglia la lettura per coloro che non sono in pari con il manga e seguono solo l’anime.

Dunque, ho deciso d’impegnarmi nella scrittura di un altro crossover. Nel complesso, l’idea che sta alla base della storia è piuttosto semplice: Eren Jaeger – con il potere del Titano Fondatore ormai completamente sotto il suo controllo – si ritroverà catapultato nell’universo Marvel dei fumetti assieme ad Annie Leonheart. Il come vi siano finiti sarà subito spiegato in questo primo capitolo. I due dovranno così cercare di mettere da parte le loro differenze e lavorare insieme per sopravvivere in questo mondo molto diverso dal loro.
Per coloro che hanno familiarità solo con i film Marvel, non preoccupatevi, non sarà necessario aver letto i fumetti per capire questa storia.

               
 

Prologo
 
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La costa di Marley riecheggiò nelle urla di disperazione dei suoi abitanti.
Sulla distesa d’erba che precedeva il promontorio, disseminata dei cadaveri di uomini, donne e bambini, aleggiavano i rantoli dei morenti, mischiati all’odore acre del sangue e a quello umido della terra.
Tra le macerie delle case schiacciate spuntavano a migliaia le membra levate dei morti, come fiori innaturali, rossi, neri e bianchi.
Più avanti, l’armata di titani colossali cappeggiati da una creatura che per quasi cento anni aveva infestato gli incubi di ogni suddito Marleyano. Una bestia apparentemente uscita dai meandri più nascosti di una mente distorta. Un gigantesco scheletro quadrupede alto quasi cento metri e lungo più di mezzo chilometri, un vero e proprio tributo al concetto stesso di “estinzione”.
Eren Jaeger, il Titano Fondatore, si soffermò brevemente sulla devastazione perpetrata, mentre il suo esercito di giganti proseguiva a passo lento e misurato verso la folla di persone in fuga verso i pendii del promontorio. Dovevano essere almeno un milione tra profughi e cittadini.
I suoi occhi vagarono sul terreno rosso sangue, sopra cui giacevano centinaia di soldati, alcuni poco più che ragazzi, venuti da chissà quali miseri villaggi per dare il loro contributo alla difesa di Marley e della specie umana.
La cosa non lo disturbò quanto avrebbe voluto. Dopotutto, aveva ormai imparato da tempo che ogni vittoria aveva il suo prezzo.
Alzò gli occhi verso l’orizzonte plumbeo, là dove si era ritirata l’aviazione di Marelyin. Girando appena la testa, invece, intravide i corpi martoriati dei suoi vecchi compagni e amici: Mikasa e Levi Ackerman, Armin Alert, Jean Kirstein e Connie Springer.
Vivi…ma ormai del tutto incapaci di combattere ulteriormente. Incapaci…di fermare la sua avanzata.
Poco più indietro, la battaglia tra Zeke Jaeger e Reiner Braun nelle loro forme di titani procedeva senza esclusione di colpi.
“Ormai sono irrilevanti” penso con un pizzico di apatia “Ora è il mio momento.”
A qualche chilometro di distanza risuonò il muggito delle macchine volanti che ormai avevano abbandonato ogni tentativo di ferirlo.
Il cuore del titano venne attraversato da un fremito di anticipazione.
In lontananza si vedeva il mare, sulla cui superficie plumbea si specchiavano i raggi del sole nascente. Sull’acqua avrebbero danzato i riflessi di molti altri cadaveri, quando i suoi titani avrebbero raggiunto la folla. Questione di minuti. Due, tre al massimo.
La mente della creatura venne invasa dalle immagini di tutte le battaglie che aveva combattuto per arrivare a questo momento.
Poteva ricordarle tutte, una a una, anche se le scene di massacro si confondevano in un unico panorama di corpi straziati, fumo acre e metallo distorto, che non gli faceva più alcun effetto da oltre un secolo.
Per qualche istante chiuse gli occhi, lasciando che solo gli altri sensi lo mantenessero consapevole dell’atmosfera inquieta che aleggiava tutto intorno.
Quando era solo un umano aveva sempre provato paura prima di una battaglia: paura di rimanere menomato più che paura di morire… paura di non riabbracciare chi amava più che paura della morte in sé. Nei suoi primi anni da membro delle Legione Esplorativa, suo unico timore era sempre stato quello di morire prima di aver portato a termine la sua vendetta, di lasciare impunito anche uno solo dei titani che avevano distrutto la sua vita. E negli ultimi giorni era stato a lungo tormentato dal rimorso e dall’orrore di essersi fatto carnefice di quelle genti che avevano solo cercato di dimenticare gli orrori della guerra.
Erano pochi i veri colpevoli, ma molti, innumerevoli uomini erano morti per mano sua. Niente lo aveva fermato.
Ma ora la paura e il tormento erano scomparsi, nemmeno lui sapeva quando.
Erano rimaste la frenesia della caccia e la sfida intellettuale di prevalere sulla strategia del nemico.
Corrugò appena la fronte. Una strana tensione serpeggiava in ogni muscolo e cresceva con l’avvicinarsi della battaglia finale. Non era più abituato a provarla, non sapeva neanche come decifrarla... era paura? No. Ansia, piuttosto. Aspettativa che portava con sé il timore della delusione. Necessità di agire. Subito.
Una sfocatura rossa attraversò il suo campo visivo, distogliendolo da quei pensieri.
Girò appena la testa…e i suoi occhi si posarono sull’inconfondibile figura di un titano dalle sembianze distintamente femminili.
Aveva corti capelli biondi e lineamenti affilati, più umani di qualunque altro titano.
Un’aura di cupa bellezza circondava un corpo che un qualunque altro umano avrebbe potuto trovare ripugnante a causa della sua deformità…ma non lui. No,  lui lo trovava stupendo, quasi rassicurante nella sua familiarità.
Ciò che attirò davvero la sua attenzione, tuttavia, furono il paio di ali piumate e candide che spuntavano dalla schiena del gigante.  Sembrava quasi un angelo.
Se ne stava lì, ad appena una decina di metri dal suo volto, sospesa a mezz’aria come un uccello.
“Annie” fu il primo nome che attraversò la mente dell’Eldiano.
Il Titano Femmina…la sua vecchia compagna d’addestramento. La stessa ragazza che gli aveva insegnato il combattimento corpo a corpo quando era ancora un’ingenua recluta delle mura, permettendogli di sopravvivere a innumerevoli battaglie.
La stessa ragazza…che anni prima aveva tradito la sua fiducia. Il primo mutaforma che avesse mai affrontato.
La vide chiudere gli occhi e allungare la mano verso di lui. Quel gesto venne rapidamente seguito da una richiesta implicita: la possibilità di parlare.
Lui le diede il permesso…ed Annie sentì le loro menti collegarsi.
Fu allora che lì inconfondibile voce di Eren Jaeger le rimbombò nel cervello con la stessa intensità di un tuono.
<< Annie…>>
<< Eren… >> sussurrò lei, provando un improvviso moto di sollievo << Certo…che hai un aspetto di merda. >>
<< E tu sei una visione come sempre >> ribattè l’Eldiano, senza nascondere una marcata nota di divertimento.
Malgrado la situazione, Annie si ritrovò incapace di trattenere un piccolo sorriso.
Rimasero in silenzio per quasi un minuto buono, limitandosi a fissarsi l’un l’altra. Gli occhi azzurri del Titano Femmina incontrarono quelli verdi del Titano Fondatore, apparentemente impegnati in una gara di sguardi da cui nessuno dei due sembrava disposto a retrocedere.
Infine, fu Eren a rompere quella situazione di stallo. << Sei venuta fin qui per vendicare la morte di tuo padre? >>
Annie sussultò alla domanda e cercò di frenare la stretta dolorosa che cominciò ad avvolgerle il cuore.
Il pensiero del genitore, morto per mano della stessa persona che aveva di fronte, fu sufficiente a farla vacillare. Tuttavia, si costrinse a mantenere una mente lucida.
<< No…sono venuta per fermarti >> rispose impassibile << Per impedirti di uccidere tutte quelle persone. >>
<< Oh? E come speri di poterlo fare? >> domando Eren, sembrando sinceramente incuriosito.
Gli occhi del Titano Femminile parvero indurirsi. << Ti costringerò a fermare questa follia, razza di bastardo suicida. >>
<< Non fermerò il Rumbling >> ribattè freddamente l’altro, stringendo appena gli occhi << E tu non hai la forza necessaria per sconfiggermi. Lo sappiamo entrambi. Quindi… perché tentare? >>
Annie rimase nuovamente in silenzio, non del tutto sicura di come avrebbe dovuto rispondere ad una simile domanda.
In effetti…perché era venuta fin lì? Cosa sperava di ottenere? Lei, una semplice mutaforma…una pedina di Marley…contro il ragazzo che era riuscito a trascendere le proprie carni mortali e a diventare l’equivalente di un dio sceso in terra. La risposta era abbastanza ovvia: niente…era assolutamente impotente.
Ma allora perché aveva scelto di copiare i poteri di Falco e arrivare fin lì per assistere i suoi vecchi compagni? Forse perché si sentiva in parte responsabile dell’attuale situazione, proprio come Reiner. Se non fosse stato per il loro attacco alle mura, tanti anni fa… Eren sarebbe mai diventato la creatura che ora minacciava di cause un vero e proprio genocidio di massa? Suo padre sarebbe ancora vivo?
Cercando di ignorare quei pensieri, fece appello a tutta la forza di volontà che aveva in corpo per incontrare ancora una volta gli occhi del Titano Fondatore.
<< Perché stai facendo tutto questo? >> chiese con un tono di voce molto più disperato << Uccidere donne, uomini, bambini innocenti...Il ragazzo che conosco non avrebbe mai compiuto atti così orribili. >>
<< Quel ragazzo era uno sciocco fuorviato da una visione distorta del mondo >> rispose Eren, impassibile.
Annie strinse ambe le mani in pugni serrati. << Quel ragazzo era la persona migliore che avessi mai conosciuto. Lo rispettavo… >>
<< Eppure tu lo hai tradito senza esitazione >> continuò l’altro, facendola sussultare una seconda volta.
<< Io… >> borbottò la bionda, abbassando lo sguardo per la vergogna << Io volevo solo tornare a casa… >>
<< Lo so >> disse Eren. E stranamente, Annie non trovò alcuna malizia o accusa nelle sue parole.
Forse percependo la sua confusione, il ragazzo procedette ad elaborare. << Non ti sto certo giudicando. Volevi solo tornare dalle persone che amavi, così come io voglio solo che il mio popolo sia finalmente libero. In retrospettiva, i nostri metodi per raggiungere tali obbiettivi non sono poi così diversi. L’unica differenza tra noi… è che sto agendo su scala molto più vasta. >>
Pronuncio quell’ultima frase senza alcuna esitazione, come se stesse semplicemente parlando del tempo.
Annie strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
<< Pensi davvero che uccidere ogni altra persona sul pianeta garantirà la libertà degli Eldiani? >> domandò incredula << Svegliati, Eren! Non esiste l' indipendenza assoluta. Gli umani troveranno sempre un modo per limitarsi…è nella loro natura. >>
<< Ti sbagli. La natura di tutti gli uomini è abbattere le proprie catene. >>
Lentamente, la creatura una volta umana sollevò la zampa destra e indicò gli innumerevoli giganti che li affiancavano.
<< Non ho iniziato questo cataclisma per capriccio. Ho liberato i giganti delle mura nell'interesse di un’effettiva libertà per il mio popolo >> spiegò pazientemente << La vera libertà si ha soltanto cancellando l’oppressione di una persona da parte di un'altra, creando un luogo dove gli individui non devono tremare al pensiero che domani potrebbero perdere la vita a causa del volere di altri. Soltanto in un mondo del genere gli Eldiani potranno finalmente prosperare. Ecco perché eliminerò tutti coloro che proveranno ad ostacolarmi. >>
Annie sentì la presa attorno al suo cuore farsi sempre più forte.
Deglutì a fatica, mentre i suoi occhi del colore del cielo vennero attraversati da un lampo di compassione.
<< Eren… L'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno: è libero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che ama, ed è prigioniero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che non può amare  >> sussurrò dolcemente << La libertà non può essere messa in termini di indipendenza, ma in termini di amore! La potenza del nostro attaccamento determina la nostra capacità di libertà. Nella nostra capacità di amare chi ci circonda…e di perdonare.>>
Posò una mano sull’enorme clavicola del titano, come se stesse cercando di confortarlo. <<  Coloro che non amano nulla, che cedono all’odio…rimangono sempre prigionieri. Come un malato incurabile che si rigira nel suo letto. >>
Ad ogni parola il suo tono di voce sembrò crescere d’intensità, e la ragazza potè sentire una lieve sorpresa filtrare attraverso il legame tra lei ed Eren. Non poteva lasciarsi sfuggire una simile apertura.
<< Tu non sei libero, Eren Jaeger. Hai semplicemente barattato una schiavitù per un’altra…e ora stai cercando di imporre la tua visione di libertà su quelle stesse persone che hai giurato di proteggere! >> continuò implacabile << Non c’è liberta in questo…solo tirannia! >>
Sorrise tristemente al ricordo dei suoi anni più giovani.
Tutte le occhiate sdegnose che aveva ricevuto dai Marleyani…i tentativi di suoi padre di trasformarla nel guerriero perfetto…i discorsi di Reiner riguardanti la lealtà alla loro causa…tutte azioni atte all’unico scopo di domarla, di schiacciare quella parte di lei che per lungo tempo aveva anelato a qualcosa di diverso. Qualcosa di vero…di personale.
<< Mi ci si sono voluti anni per capirlo. L'unica libertà che merita questo nome è quella di perseguire a modo nostro ciò che ritentiamo giusto…senza intralciare gli sforzi di coloro che cercano di fare lo stesso. Ma Eren… se continui su questa strada…l’unica libertà che ti resterà sarà quella di morire completamente solo >> terminò, riversando in quelle parole tutta la comprensione che nutriva per il sogno del ragazzo.
Per la prima volta da quando si erano incontrato nel campo d’addestramento di Paradise…era stata completamente aperta e sincera con lui.
Eren rimase in silenzio per quello che sembrò un tempo interminabile, apparentemente impegnato a contemplare il discorso della bionda.
Per un attimo, Annie si ritrovò a sperare di essere riuscita a farlo desistere dai suoi obbiettivi. Ma…
<< È un sacrificio che sono disposto a fare, affinchè le persone che amo possano vivere il resto delle loro vite in pace >> fu la fredda risposta che rimbombò nella mente del Titano Femmina.
Annie sentì il proprio cuore affondare e percepì un freddo brivido attraversarle la spina dorsale.
Tuttavia, riuscì a mantenere i nervi saldi e cercò di non farsi sopraffare dalla disperazione.
<< In questo caso…concedimi la libertà di fermarti >> disse dopo qualche attimo di silenzio.
E prima che Eren potesse chiederle ulteriori chiarimenti…la ragazza balzò al di sopra della sua gigantesca testa. Al contempo, la parte inferiore del collo del Titano si aprì, e il corpo umano di Annie scivolò dolcemente tra i capelli dell’ex compagno di squadra.
La ragazza potè sentire la sorpresa di Eren attraverso il loro legame e si concesse un sorrisetto soddisfatto.
<< Io e te, Jaeger. Niente trucchi…niente titani! >> urlò a gran voce  << La libertà degli Elidiani contro quella del mondo intero. Un ultimo combattimento! >>
Non ricevette alcuna risposta. Il Titano fondatore rimase completamente in silenzio, nonostante le loro menti fossero ancora collegate.
La bionda deglutì a fatica e prese un respiro profondo.
<< Andiamo, Jaeger. Ormai sono rimasta solo io. Hai distrutto tutte le difese di Marelyn e pure quelle organizzate dai tuoi amici >> continuò con maggiore insistenza << Tutto ciò che si frappone tra te e quelle persone è una fragile ragazzina. Le nostre menti sono collegate, sai che non sto cercando di attirarti in una trappola. >>
Ancora silenzio.
Annie sentì la propria determinazione vacillare, ma scelse di non darsi per vinta.
<< Non sei curioso di sapere una volta per tutte se sei riuscito a superarmi? >> chiese con un tono di voce molto più giocoso e beffardo << Penso che nel profondo, in quella tua testa suicida piena di pensieri contorti… ci sia ancora una parte di te che voglia scoprirlo. Beh…ora hai l’occasione di ottenere una risposta. >>
Anche questa volte venne accolta da un cupo silenzio.
Rimase ferma e immobile, in attesa, con gli occhi che occasionalmente si muovevano da una parte all’altra per confermare o meno che i titani colossali fossero ancora immobili.
Poi, qualcosa cominciò a fuoriuscire dal collo della creatura sopra cui poggiava. Una figura distintamente umana, accompagnata da una nube di vapore e dal suono inconfondibile di carne che veniva strappata. Era un suono che ormai conosceva a  memoria, lo stesso che aveva udito dopo ogni trasformazione.
Pochi secondi dopo, Eren Jaeger attraversò la coltre fumante, palesandosi di fronte alla ragazza.
Annie lo scrutò attentamente da capo a piedi, cercando di trattenere un brivido. Sembrava solo un ombra del ragazzo che aveva conosciuto tra le mura.
Ormai la superava in altezza di almeno trenta centimetri. I lineamenti del suo viso erano molto più maturi, segnati da piccole cicatrici filiformi sotto gli occhi e lungo la mascella. Un segno indelebile della loro natura di mutaforma.
<< Sei diventato più alto >> disse con tono apparentemente disinvolto, sebbene internamente stesse tremando per l’anticipazione.
Eren sembrò leggerla nel pensiero e arricciò ambe le labbra in un sorriso divertito.
<< Tu sembri più piccola >> rispose con una scrollata di spalle, ricevendo in cambio un sonoro sbuffo.
Rimasero a fissarsi per qualche altro secondo…e poi, entrambi assunsero una posizione da combattimento.
Al contempo, i Titani Colossali ripresero a muoversi, puntando verso la folla di persone raccolte ai piedi del promontorio.
Annie deglutì ancora una volta.
“Ci siamo…dipende tutto da me. La battaglia finale per il genere umano…comincia ora” pensò, mentre rivoli di sudore le colavano lungo il collo.
Di fronte a lei, il sorriso di Eren si fece più pronunciato.
<< Preparati, Annie…arrivo! >>
E, detto questo, si lanciò in avanti.
 
                                                                                                           * * *

<< Signore ! >>
Il soldato semplice Allen Wagner entrò di corsa nella sala conferenze, tenendo tra le mani l’ultima comunicazione che la base aveva ricevuto via telegramma dal quartier generale delle operazioni militari di Marley.
Tutti gli scienziati del progetto New Sun erano stati raccolti come ordinato dal Generale Alonzo Muller, attuale responsabile della struttura.
Il militare era uno di quei veterani di guerra che l'esercito si compiaceva di elevare a ranghi elevati, salvo poi per bloccarli nelle posizioni più insolite.
Avendo conquistato un totale di due stellette poco prima del finire della guerra con l’Oriente, l’allora Colonnello Muller aveva scelto personalmente di supervisionare il progetto New Sun nell'inebriante possibilità di assurgere ai fasti di Generale a tutti gli effetti, cosa per giunta concretizzatasi dopo la morte di quasi ogni altro possibile candidato alla carica.
Ora, di fronte alla situazione che gli era stata appena portata all'attenzione, quel sogno non pareva poi così allettante.
Muller afferrò il foglio dalle mani del soldato, lo lesse con estrema attenzione…e si voltò verso il gruppo di scienziati raccolti alle sue spalle in maniera quasi meccanica.
<< Abbiamo ricevuto un telegramma dal quartier generale >> disse con un’espressione rassegnata << Mi hanno ordinato di dare il via libera all’uso del progetto New Sun per eliminare il Titano Fondatore >>
Com’era prevedibile, la notizia venne accolta con sguardi pieni di sorpresa…e orrore.
“Non posso certo biasimarli” pensò il generale. Non dopo che gli avevano spiegato cosa la loro creazione fosse capace di fare. Non dopo che avevano ricevuto la conferma che c’erano ancora migliaia di persone nei pressi del loro bersaglio.
Un uomo si fece avanti. Era molto più magro e basso rispetto agli altri, con un viso allungato e gli occhi opachi, quasi spenti.
<< Così presto? >> chiese con una nota marcata di timore.
Muller annuì in conferma  e prese un respiro profondo.  << Signor Oppenheimer…ho bisogno di saperlo. Il suo dispositivo funzionerà? >>
Lo scienziato di fronte a lui sembrò esitare, cosa che il generale non considerò affatto un buon segno.
<< Non è mai stato testato, signore. È impossibile prevedere quale sarà il risultato di un uso sul campo… >>
<< Allora mi dica solo se lei CREDE che funzionerà >> lo interruppe prontamente Muller.
Il rinomato Oppenheimer rimase in silenzio per circa una decina di secondi, apparentemente impegnato a controllare i pro e i contro della sua creatura.
<< Io… >> cominciò incerto << Sì…pensò che funzionerà >>
<< Allora faremo come ordinato >> borbottò cupamente il Generale << è la nostra unica possibilità di fermare quel mostro e salvare l’umanità. >>
Detto questo, volse al gruppo di scienziati un cipiglio pieno di rimpianto…e della consapevolezza del terribile crimine di cui presto sarebbe stato responsabile.
<< Caricatelo su un aereo…e che Dio abbia pietà per le nostre anime, e per quelle delle persone che si trovano in quell’Inferno. >>
 
                                                                                                        * * *
 
Il suono delle nocche che incontravano la carne venne parzialmente nascosto dal cupo rimbombo provocato dai titani colossali. Eppure, Eren Jaeger ed Annie Leonheart lo sentirono riecheggiare chiaramente nelle loro tempie come un colpo di pistola, accompagnato da un dolore accecante.
Indietreggiarono all’unisono, i volti bagnati dal sangue ma privi di ferite, e si sorrisero a vicenda. Ghigni selvaggi e carichi di anticipazione.
Scattarono nuovamente in avanti e il pugno di Eren saettò come un serpente verso lo stomaco della ragazza.
Annie vide tutto come a rallentatore e si spostò appena di lato, compiendo un arco con la mano destra e intercettando il colpo avversario. Non era mai stata una persona particolarmente forte, ecco perché suo padre l’aveva sempre allenata con tecniche capaci di contrastare avversari molto più grossi di lei.
Questo Eren lo sapeva bene. Dopotutto, era stata proprio lei ad insegnargli a combattere durante i tre anni spesi al campo di addestramento delle mura. Quindi sollevò subito l’altra mano per controbilanciare la difesa dell’avversario, per poi compiere un rapido calcio laterale.
Annie spalancò gli occhi e alzò il braccio sinistro, utilizzando il gomito per frenare il colpo. Poi, prima che Eren potesse contrattaccare, abbassò la testa in avanti e caricò il ragazzo come un toro, piazzandogli un montante sotto il mento.
Sorpreso da quella mossa poco ortodossa, Eren cadde all’indietro con un tonfo. E prima ancora che potesse pensare di rialzarsi, ecco che Annie rotolò sulla testa del Titano Fondatore e lo afferrò per il collo, piazzandosi proprio dietro di lui e costringendolo contro il suo corpo.
<< Andiamo, Jaeger! È tutto quello che sai fare?! >> domandò beffarda << Non ti ho insegnato niente?! >>
La ragazza sentì un ringhiò basso e gutturale provenire dalla gola del mutaforma.
Eren le afferrò la mano destro e cominciò a tirare.
All’inizio, Annie riuscì a contrastare la forza avversaria, ma con il passare dei secondi si ritrovò incapace di mantenere la presa.
“È diventato molto più forte” realizzò con una punta di panico. Al contempo, Eren fece pressione sulle gambe e scattò all’indietro, colpendola sul naso con la nuca.
Annie sentì un sonoro crack!, seguito da un forte dolore. Glie lo aveva sicuramente rotto, ma cercò di non pensarci. Dopotutto, sarebbe guarito nella frazione di pochi secondi.
Il sangue le oscurò momentaneamente la vista, e questo diede il tempo all’avversario di colpirla con un forte calcio alla testa.
Rotolò di lato e scattò subito in piedi, appena in tempo per deviare un altro pugno ad opera del ragazzo. Prendendo un respiro profondo, si abbassò sotto di lui e fece appello a tutta la forza che aveva in corpo per sollevarlo, utilizzando la carica dell’avversario per contrastare il suo peso.
Poi, con un movimento fulmino, si voltò di scatto e gli tirò un braccio dietro la schiena, spingendolo a terra e bloccandolo con il ginocchio. O, almeno, questo era stato il suo intento iniziale.
Con suo grande shock, vide Eren contorcersi sotto la sua presa e girarsi verso di lei, ignorando l’angolazione strana che aveva appena assunto il suo sbraccio. Se l’era slogato di proposito per guadagnare un vantaggio.
Sorridendo alla sua espressione sorpresa, mise un piede contro il suo stomaco e la spinse lontano da lui. Poi, si rialzò in piedi e si rimise a posto la spalla lussata come se nulla fosse, come se il dolore non lo disturbasse nemmeno.
Annie strinse gli occhi e assunse nuovamente una posizione difensiva. Con la coda dell’occhio, vide che i titani colossali avevano ormai quasi raggiunto la fine del promontorio.
“ Ormai non ho più tempo” pensò, gli occhi fissi in quelli del suo avversario.
<< Sei ancora convinta di poter salvare quelle persone? >> domandò Eren, la testa leggermente inclinata di lato.
Nel suo tono non c’era niente di beffardo…solo una sincera curiosità. La stessa che Annie si sarebbe aspettata di sentire da un bambino che aveva appena scoperto qualcosa di molto interessante.
“Oh, Eren…che cosa ti è successo?”
<< Sei ancora convinto di potermi battere? >> rispose impassibile, suscitando un cipiglio da parte del ragazzo.
Questi si lanciò verso di lei ancora una volta, e presto i due si ritrovarono coinvolti in una sorta di bizzarro balletto. Pugni e calci volarono da entrambe le parti, accompagnati da spruzzi di sangue.
Annie contrattaccò Eren con una steccata alle caviglie, facendolo cadere a terra. Una volta sopra di lui, iniziò a colpirlo ripetutamente in volto, come se ormai non potesse più fare altro.
<< Questo è per mio padre, butto bastardo suicida! >> urlò, riversando in ogni colpo tutta la rabbia che provava per il ragazzo alla sua merce. E non le importava il dolore che cominciò a sentire alle mani, ne gli schizzi rossi che le macchiarono il volto, e nemmeno la stanchezza. Voleva solo che tutto finisse il più presto possibile.
Al decimo pugno, Eren girò il corpo di scatto, invertendo le loro posizione. E una volta sopra di lei, avvolse ambe le mani attorno al suo collo e cominciò a stringere, il volto adornato da un’espressione impassibile.
Annie rilasciò un gemito strozzato e afferrò i polsi del ragazzo, in un vano tentativo di liberarsi.
<< E-Eren… >> borbottò, mentre la sua vista iniziava a farsi sempre più sfocata.
Girando appena la testa, vide che i titani avevano ormai raggiunto la fine del promontorio.
Le grida strazianti delle persone bloccate ai piedi del dirupo cominciarono a riecheggiare per tutta la costa, ed Annie sentì calde lacrime strusciarle lungo le guancie.
“È finita” pensò rassegnata “Non riesco mai a concludere niente…”
Fu allora che un ronzio risuonò al di sopra della coppia.
Eren si bloccò di colpo e allentò la presa sulla sua gola.
Alzò la testa in direzione della volta celeste, rapidamente seguito da Annie.
I loro occhi si posarono sulla figura di un piccolo aereo da guerra. Volava a circa mille metri sopra di loro, ed era parzialmente nascosto dalle nubi.
La bionda lo fissò sorpresa.
“Perché hanno mandato fin qui un singolo aereo? Cosa sperano di ottenere?”
La risposta a quella domanda inespressa non tardò a farsi sentire.
Qualcosa cominciò a cadere dalla macchina volante. Qualcosa di piccolo e tondo, a cui seguì un fischio acuto.
“È …una bomba?” pensò Annie, con evidente scetticismo. Cos’avrebbe mai potuto fare una singola bomba per fermare questa carneficina?
Avevano già provato a bombardare l’esercito di Eren per frenarne l’avanzata. La cosa ancora più strana era che la bomba non stava puntando direttamente verso di loro, ma a circa un centinaio di metri dalla posizione attuale del Titano Fondatore. Era quasi come se il pilota dell’aereo non si fosse nemmeno preoccupato di calibrare l’obbiettivo. Come se fosse sicuro che l’esplosione provocata dall’ordigno sarebbe comunque riuscita ad abbattere la creatura, ignorando la distanza dal punto d’impatto.
Fu quando ebbe completato quel pensiero…che la bomba toccò terra.
Vi fu un lampo di luce, seguito da un calore intenso.
Appena una frazione di secondo dopo, il rombo di mille tuoni squarciò la barriera del suono e provocò un’onda d’urto abbastanza potente da sollevare una nuvola di polveri e detriti che si sollevò per diversi chilometri da terra.
Quelle poche persone che erano riuscite a fuggire dal Rumbling via mare, alzarono appena lo sguardo e puntarono verso Ovest. Rimasero in quella posizione per lungo tempo, non pensando alle ondate di calore che colpirono i loro volti.
Al posto della costa di Marley, un fungo di ceneri e polveri si stagliava all’orizzonte, come un pugno chiuso in cima a un lungo avambraccio nero. Turbinava, sfumato ai bordi, mentre già cominciava a dissolversi in una lugubre luce dalle tinte rossastre, come se il sole avesse deciso di tramontare di primo pomeriggio.
Poi, i giganti colossali cominciarono a cadere a terra come marionette a cui avevano appena tagliato i fili.




 
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Ebbene sì, Marley ha appena utilizzato una bomba atomica per debellare la minaccia del Titano Fondatore. Ovviamente Eren ed Annie sono riusciti a sopravvivere, ma il COME sia stato possibile sarà spiegato man mano che la storia andrà avanti.
Spero abbiate apprezzato il loro confronto, specialmente quello ideologico.
  
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