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Autore: Marydb13    15/11/2020    0 recensioni
Le giacche nere, stufe di essere snobbate dalle serve del villaggio, decidono di rapire alcune giovani ragazze. Ma cosa accadrebbe se Mortola fosse improvvisamente presa da un desiderio di solidarietà femminile, le gentil fanciulle non fossero poi così propense a collaborare ed anche le giovani reclute si mettessero di mezzo? E se, poi, Capricorno decidesse di parteggiare per le ragazze, divertito nel vedere i suoi sgherri in difficoltà (e soprattutto vessato dalla madre)?
Ce la faranno Basta, Cockerell e Basta a sopravvivere fino all'arrivo di Lingua-di-fata, oppure la storia subirà un nuovo corso?
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Storia sospesa fino alla fine della pubblicazione di un'altra fanfiction nella sezione "Pirates of the Caribbean" (o finché non ricevessi un riscontro positivo, mai dire mai hahaha)
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Basta, Capricorno, Cockerell, Naso Piatto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La storia è ambientata 3 anni prima dell’inizio del romanzo (o del film). Non sapendo in che anno è ambientato, con precisione, ho deciso di fingere che l’anno in cui è uscito il film (2008), sia anche quello in cui inizia Inkheart. Spero che in questo fandom ci sia ancora qualche anima pia che abbia voglia di leggere questo piccolo esperimento e, se dovesse piacere a qualcuno, prometto di proseguire il racconto.
 
Breve premessa:
Avete presente una di quelle sere autunnali in cui tutto quello che si chiede è bersi un qualcosa di caldo e poi andare a letto presto? E’ proprio in una di queste sere che inizia la nostra storia, con la protagonista, che, appena tornata dal conservatorio, non desiderava altro che dedicarsi a tali dilettevoli attività. Silvia, questo è il suo nome, è una normalissima studentessa di quarta liceo classico, con un amore per incondizionato per la letteratura e la musica, passione ereditata da entrambi i genitori. Il padre, pianista di successo, trascorre molto tempo lontano da casa per via del suo lavoro, lasciando la moglie, insegnante di musica presso il conservatorio di Genova, da sola con i due figli: Silvia di 17 anni e Luca di 13. Nonostante le difficoltà indotte dalla distanza, la loro famiglia ha la fortuna di potersi definire molto unita e questo si rifletteva, chiaramente, sui due ragazzi. Sorella e fratello vengono spesso presi amichevolmente in giro dai compagni, perché ritenuti troppo buoni ed ingenui, ma hey, che si aspettano, con due genitori che hanno la testa ancora più sulle nuvole delle loro? Ma un po’ di fantasia e pura ingenuità non sono forse un bene, in un mondo colorato da un’unica scala di grigi? Che male possono fare?

 
Prologo- Tre ombre nel buio.
Come tutto ebbe inizio.
 
14 novembre 2005, h 23,00
Provincia di Genova (Casa di Silvia)
 

Silvia si svegliò di soprassalto, udendo la voce di suo fratello che gridava “Mamma!”. Impietrita dal grido e ancora un poco confusa per via del brusco risveglio, impiegò qualche secondo prima di riuscire a metabolizzare quanto stesse succedendo. Non fece, però, nemmeno in tempo ad alzarsi che la porta della sua camera fu spalancata da un losco figuro che, nonostante la scarsa illuminazione, la ragazza avrebbe potuto giurare di non aver mai visto in vita sua. L’uomo non pareva essere troppo alto, ma era difficile a dirsi, tra il buio e la paura che le ottenebrava i sensi. Non che l’altezza contasse particolarmente, dato che lo sconosciuto che si stava avvicinando lentamente verso di lei imbracciava un fucile. Il terrore che provava, tuttavia, non fu sufficiente per impedirle di notare che qualcosa nella camminata dell’uomo non quadrava. Sembrava quasi che stesse zoppicando?

“Oddio, deve essersi ferito gravemente ad una gamba… Ma perché continua a camminare? Vuole rischiare di aggravare ulteriormente la propria situazione” questo fu il primo pensiero che ebbe in quel momento e, complice il panico che le ottenebrava la mente, non riuscì ad esimersi dal domandare: ‹‹S-signore ha bisogno d’aiuto? Se continua a sforzarsi la sua ferita alla gamba peggiorerà…››
L’uomo, stupito dall’inaspettata domanda, si arrestò sul posto e rivolse, per la prima volta da quando era entrato, la sua attenzione sull’occupante della stanza. Avendo ricevuto l’ordine di fare una retata nelle case del borgo vicino per “recuperare” qualche nuova recluta per il suo capo e di abbattere qualunque ostacolo avesse incontrato sul suo cammino, non aveva prestato molta attenzione a chi si trovava davanti. Incuriosito dal quella dolce voce tremante, tuttavia, decise che, per quella sera, poteva anche fare un’eccezione. Non appena ebbe acceso la luce, ringraziò la sua buona stella per aver esitato: davanti a lui, una graziosa ragazza che non doveva avere più di 16 anni. Aveva dei lunghi capelli biondi leggermente ondulati, caratteristica assai rara in quelle terre, da quanto aveva potuto capire, ma la cosa che lo colpì maggiormente furono quei due meravigliosi pozzi azzurri, così simili ai suoi, eppure così diversi. Se il colore era davvero molto simile, lo sguardo era un altro paio di maniche: quello sguardo così genuino e spaventato non aveva nulla da spartire con il proprio, temprato dagli orrori del mondo in cui era nato e cresciuto.

Le ragazze al villaggio erano poche e, comunque, avvicinarle era difficile, data l’attenta supervisione di Mortola. A quanto pare quella vecchia megera, di tutte le buone caratteristiche che poteva attingere dal genere femminile, aveva dovuto scegliere proprio la solidarietà femminile. In più, ogni secondo che passava, si rendeva sempre più conto che la fanciulla davanti a sé non avesse nulla a che vedere con le serve di Capricorno ed una cosa era sicura: non se la sarebbe lasciata scappare per nulla al mondo.
La luce, intanto, aveva permesso a Silvia di analizzare un po’ meglio la situazione e, la prima cosa che notò fu il fatto che l’uomo paresse in perfetta salute. L’unica spiegazione ai suoi goffi movimenti, sembrava, dunque, essere una problematica congenita o derivante da un’incidente che doveva aver compromesso l’utilizzo del suo arto sinistro. Seppure non sapesse nulla di quell’uomo che, tra l’altro si era introdotto con la forza nella sua abitazione (armato, per giunta), ne ebbe pietà. Questo fu probabilmente il motivo per cui, notando il suo sguardo avido, pensò subito di proporgli: ‹‹Se ha fame, in cucina abbiamo dell’arrosto con le mele e della torta al limo…››
Il ghigno divertito dell’uomo, tuttavia, le fece intuire che la necessita che lo spingeva ad avvicinarsi pericolosamente a lei non fosse la fame. O, per lo meno, non quella fame. Colta da un’improvvisa consapevolezza, impallidì improvvisamente ed iniziò a tremare come una foglia.

‹‹L-la prego… n-non si avvicini. H-ho paura›› implorò la ragazza, paralizzata dal terrore.
‹‹Così è ancora più divertente›› ghignò l’uomo, continuando ad avanzare, mentre già pregustava la sua meritata ricompensa.
‹‹N-no, per favore…›› vedendo che non voleva saperne di fermarsi, la ragazza fece la cosa più istintiva che le venne in mente: si nascose sotto le coperte, come una bambina che teme che un mostro possa sbucare da sotto il suo letto e farle del male.
Lo strano individuo, particolarmente divertito dalla scena, decise di prendersela comoda: voleva pregustare ogni singolo istante del suo gioco perverso. Lentamente, si sedette sul bordo del letto, accanto a lei e posò una mano sull’involucro-umano, quasi a volerla rassicurare in qualche modo. Da quella posizione poteva percepire nettamente il tremore della ragazza, che stava quasi muovendo il materasso. L’idea che una creatura tanto innocente fosse proprio lì davanti a lui, in sua più completa balia, non fece altro che accrescere la sua eccitazione.

Con estrema lentezza, sollevò il bordo alto della coperta, rivelando due meravigliosi occhi azzurri velati di pianto.
‹‹Bona sera, principessa›› ridacchiò lui, malevolo, mentre la poverina, terrorizzata, arretrava fino a toccare con la schiena la testiera del letto. Il cuscino stretto tra le braccia, come se da esso dipendesse la sua stessa vita.
‹‹T-ti prego, non farmi del male›› tentò ancora lei, ma, rendendosi conto che lo sconosciuto non pareva affatto toccato dalle sue parole, perse le speranze. Nascose la testa dietro al cuscino, mentre le lacrime le sgorgavano ancora più copiose di prima. Si sentiva totalmente indifesa in quel momento e la cosa non faceva altro che aumentare la sua frustrazione. Ma del resto, che cosa poteva fare lei da sola contro un uomo decisamente più forte di lei, e armato, per giunta?
‹‹Tranquilla, bambolina: sarà una serata indimenticabile… o almeno, per me›› ridacchiò lui, mentre si sfregava le mani, pregustando già ciò che sarebbe avvenuto dopo… se la porta della stanza, non fosse stata spalancata per la seconda volta. Perché diavolo non gli era venuto in mente di chiuderla a chiave?

‹‹Cockerell, dannazione! Ti vuoi muovere? Sono tre giorni che non dormo in un letto decente e ti posso assicurare che se per colpa tua non riusciamo a tronare entro un’ora…›› iniziò ad inveire un uomo dai capelli scuri e decisamente più basso di quello che aveva scoperto chiamarsi Cockerell. Accortosi della presenza di Silvia, tuttavia, mutò improvvisamente tono: ‹‹Bene, bene, bene. Che cos’abbiamo qui? Cockerell, non dirmi che pensavi di tenertela tutta per te! Non siamo forse tuoi amici?›› ridacchiò lui, malevolo, mentre si avvicinava al letto.
Quell’uomo era, se possibile ancora più inquietante del precedente, con quel suo sorrisetto sadico e il coltello affilato che continuava a passarsi agilmente tra le dita. Non sapeva perché, ma qualcosa le diceva che se fosse riuscito ad avvicinarla, le avrebbe fatto cose addirittura peggiori dell’uomo precedente. Istintivamente, si avvicinò di più a Cockerell e si nascose dietro la sua schiena, senza smettere di tremare.
‹‹Che diavolo vuoi, Basta? Noi non siamo amici e se anche fosse ti posso assicurare…›› si interruppe un attimo, percependo lo spostamento di peso sul materasso. Notando la mossa della sua preda, non riuscì ad esimersi dal ghignare, compiaciuto, e pavoneggiarsi con il suo eterno rivale: ‹‹A quanto pare non piaci nemmeno a lei: guarda come si getta tra le mie braccia››

‹‹A me non sembra particolarmente entusiasta alla prospettiva: sta piangendo come una fontana›› fece notare una terza voce, che si dimostrò appartenere ad un uomo dalla corporatura piuttosto robusta e dalla stazza imponente.
‹‹Pensi forse che potrebbe preferire un tipo rozzo come te, Nasopiatto? Ti sei guardato in faccia? Non c’è nessun motivo al mondo per cui… Hey!›› Cockerell si interruppe, scioccato, alla vista della ragazzina che si rifugiava velocemente dietro il compare che aveva appena deriso. Come diavolo era possibile?
‹‹Dicevi?›› ridacchiò il chiamato in causa, seppure nemmeno lui riuscisse a comprendere le motivazioni della ragazzina. Dei compagni lui era, certamente, quello con l’aspetto più rivoltante.
‹‹Tsk! Non mi importa cosa preferisce quella piccola svitata: ciò che conta è che io l’ho vista per primo e, dunque, mi spetta di diritto›› ringhiò lui, di rimando.
‹‹Il capo sono io e solo io posso decidere chi si merita cosa. E quella ragazza è troppo bella per due tipi rozzi come voi›› decretò Basta, per nulla intenzionato a cedere di fronte ai suoi sottoposti.

‹‹Fino a prova contraria il capo è Capricorno. Vedremo che cosa ne penserà lui di tutta questa storia›› si oppose Cockerell. Se c’era una cosa che non riusciva a sopportare era il fatto che il suo rivale riuscisse sempre a rigirarsi la frittata come più gli aggradava, ottenendo per sé ciò che spettava agli altri. Ma questa volta non avrebbe ceduto: non avrebbe fatto il suo gioco. Se lui non poteva avere quella ragazza, allora avrebbe fatto in modo che non l’avesse neanche lui. E poi, c’era pur sempre la speranza che Capricorno condividesse la sua posizione. Sarebbe stato un trionfo ancora più grande.
Come previsto, il solo nome del loro capo ebbe l’effetto di placare il lama-munito. Era l’unico argomento per Basta che potesse competere con le sue assurde superstizioni: ‹‹Tsk. E sia, dunque. Poniamo la questione di fronte a Capricorno: sarà lui a decidere per tutti. Ma ora sbrighiamoci: la mia voglia di dormire supera perfino quella di s*****e in questo momento››

‹‹Lo stesso non si può dire di me… Trepido all’idea di ricevere il mio premio›› sghignazzò l’altro.
I loro discorsi non fecero altro che spaventare ulteriormente la poveretta che, ormai, era divenuta più pallida dell’intonaco delle pareti. Temendo che le gambe le potessero cedere da un momento all’altro, Nasopiatto la afferrò per i fianchi e se la caricò in spalla, badando bene di non danneggiare con la sua troppa forza quelle fragili membra. Sarebbe stato un peccato romperla così presto. ‹‹Allora, che cosa stiamo aspettando?›› disse, precedendoli giù dalle scale.
L’azione dell’uomo provocò un urletto spaventato alla ragazza, che non si aspettava assolutamente una tale mossa. Il panico che l’aveva spinta a trovare rifugio dietro l’unico energumeno che non pareva avere cattive intenzioni nei suoi confronti, ora si era dissolto, lasciando lo spazio al dubbio. Che fosse esattamente come gli altri due, per non dire peggio, a giudicare dalla sua forza immensa? Dove la stava portando? Chi era quel Capricorno di cui sembravano avere tanta paura? Silvia si augurava solo che il loro Capo non avesse la stessa predilezione dei suoi sottoposti per veder soffrire delle ragazzine indifese.

Mentre scendevano le scale, i suoi pensieri si rivolsero alla madre ed al fratellino. Sperava con tutto il cuore che non gli avessero fatto del male, ma non aveva il coraggio di manifestare queste sue preoccupazioni, temendo di offrire loro un pretesto per “completare” il loro lavoro, qualora se ne fossero dimenticati. Mentre l’uomo che la stava trasportando percorreva il breve tragitto che conduceva verso la porta d’ingresso, tuttavia, Silvia non riuscì a sopprimere il desiderio di lanciare delle fugaci occhiate di qua e di là, nella flebile speranza di trovare almeno uno dei due in salute. Ciò le avrebbe sicuramente dato la forza per resistere alle insidie che l’avrebbero attesa nel luogo in cui stavano andando. Il suo vano tentativo, tuttavia, non passò inosservato.
‹‹Stai cercando qualcuno, principessa?›› la voce profonda dell’uomo con i capelli rossi, le fece mancare un battito. No, ti prego, fa’ che non gli faccia del male!
‹‹N-no›› balbettò lei, terrorizzata all’idea che, se avesse dato la risposta sbagliata, le sue previsioni avrebbero potuto avverarsi.
‹‹Imparerai presto che mentirmi non porta nulla di buono›› le sussurrò lui, dopo essersi avvicinato al suo orecchio, dato che nel frattempo il colosso l’aveva posata a terra. Con la sua stazza faticava a passare dalla porta anche senza la presenza di un’altra persona sulle spalle.

Il suo alito sulla pelle, unito alle parole taglienti le provocarono un brivido che le percorse tutta la spina dorsale. Il suo incarnato passò dal bianco-intonaco al rosso fuoco nell’arco di tre centesimi di secondo, suscitando le risate degli altri due. La vergogna per l’ennesima umiliazione la fece passare dal rosso al viola e poi di nuovo al bianco, sempre in un intervallo di pochi millesimi di secondo. Non era colpa sua se in meno di due minuti aveva avuto più contatti con dei maschi che nel resto della sua vita. Del resto, era una ragazza riservata, perennemente con la testa sulle nuvole: preferiva isolarsi dal resto del mondo, piuttosto che avere delle relazioni reali con le persone.
Approfittando di quell’attimo di distrazione, Cockerell era sparito in cucina, ritornando pochi minuti dopo con uno spaventatissimo Luca.
‹‹Luca!›› come lo vide, fece per corrergli incontro, ma Cockerell, anticipando le sue mosse, lo mise sotto tiro con il fucile. A quella vista la ragazza si gelò sul posto: non avrebbero suo fratello sotto i suoi occhi solo per darle una lezione, vero?
‹‹V-vi prego, non fategli del male! E’ solo un bambino…›› li implorò lei, mentre Basta approfittava della sua distrazione per riacciuffarla e puntarle il coltello alla gola.
‹‹Che crescerà e ci darà la caccia per vendicarsi›› completò la frase lui, facendole gelare il sangue nelle vene ‹‹A meno che non lo addestriamo in modo tale che diventi fedele unicamente al grande Capricorno e alla sua causa››

‹‹Cosa?!›› esclamarono i due fratelli all’unisono. Silvia non avrebbe mai lasciato che quei brutti delinquenti deviassero il suo dolce fratellino ed anche lui pareva dello stesso avviso, dato che aveva preso a dimenarsi come un matto, incurante dell’arma puntata addosso. Che tra parentesi, non era un’esperta d’armi, ma era abbastanza sicura che il fucile non si impugnasse in quel modo. Da quando in qua una persona sola era in grado di bloccare una persona e minacciarla allo stesso tempo con un’arma così lunga? Suo fratello dovette pensarla allo stesso modo, perché assestò un bel calcio alla gamba danneggiata dell’uomo, causandogli una fitta lancinante. Cockerell fu costretto a mollare la presa e Luca ne approfittò per correre dalla sorella, ma non fece in tempo neanche a respirare, che fu prontamente sollevato per il cappuccio della felpa da Nasopiatto.
‹‹Maledetto moccioso! Adesso vedi che cosa…›› gli ringhiò contro il rosso, per poi puntargli di nuovo il fucile contro, con estremo orrore della ragazza. Silvia non fece, però, in tempo ad implorare pietà che Basta gli ordinò di fermarsi: ‹‹Metti giù quel fucile, idiota. Non riesci a centrare neanche un gatto addormentato a meno di 30 centimetri da te e pensi di poter colpire un moccioso urlante a dieci metri? Smettila di far sfigurare le giacche nere e ragiona, per una volta, prima di agire››
‹‹Maledetto…›› sibilò Cockerell in sua direzione, ma eseguì comunque l’ordine ed abbassò il fucile. Un’idea improvvisa, tuttavia, gli fece tornare il buon umore ed il sorriso sulle labbra. ‹‹Il ragazzo ci serve intero, ma nessuno mi vieta di rivalermi sulla loro dolce mammina›› ghignò in direzione dei due fratelli, per poi iniziare a salire le scale, con un incedere lento, ma inesorabile.

‹‹No, MAMMA! Fermati, tu brutto…›› il ragazzo sembrò calibrare bene le parole, in modo da rivolgergli l’insulto più adatto per descrivere la sua persona, e, dopo un attimo di pausa, selezionò quello giusto: ‹‹CATTIVO!››
I tre energumeni, vuoi perché si aspettavano chissà quale nome, vuoi perché erano abituati maledizioni decisamente peggiori di quella, scoppiarono a ridere come dei deficienti.
Il ragazzino non parve pensarla allo stesso modo, poiché, attanagliato dai sensi di colpa, si affrettò a scusarsi per il calcio e l’orribile insulto.
‹‹Ha chiesto pure scusa hahaha›› si mise a sghignazzare Nasopiatto, rischiando di lasciarsi scappare Luca, tanto era piegato in due dalle risate.
‹‹Il ragazzino è un fenomeno: diventerà la nostra nuova mascotte!›› gli fece eco Basta, agli occhi del quale era divenuto subito simpatico nel momento in cui aveva colpito il suo rivale alla gamba malandata. Chiunque umiliava quel perdente di Cockerell diventava automaticamente suo amico.
‹‹Lo dici solo perché mi ha colpito a tradimento›› lo rimbeccò, appunto, il compare, sentendosi punto nel vivo. Sapete cosa se ne faceva lui delle patetiche scuse di un moccioso? Un c***o.
‹‹Ma no, ma come ti viene in mente!›› ridacchiò lui, senza nemmeno sforzarsi di apparire sincero.

‹‹Guardati le spalle, Basta…›› gli sibilò l’altro di rimando.
‹‹Grazie per il consiglio, ma penso proprio che inizierò a preoccuparmi quando avrai imparato a centrare almeno un obbiettivo con il tuo giocattolino›› e, prima che Cockerell potesse replicare, si affrettò a cambiare argomento: ‹‹Ed ora muoviamoci: non ho nessuna intenzione di passare un’altra notte in bianco per due inetti come voi››
‹‹Hey, aspettate un attimo, per favore, devo controllare come sta mia madre: ho sentito le sue urla prima›› tentò di convincerli Silvia, con scarso successo. Vedendo che nessuno dei tre sembrava intenzionato ad assecondare la sua richiesta, si convinse che sua madre versasse in condizioni gravissime e ricominciò a piangere come se non ci fosse un domani.
Accortosi del problema, Nasopiatto, che non aveva nessuna intenzione di farsi un’ora di viaggio in macchina con una donna che gli strillava nelle orecchie, si costrinse a rivelarle: ‹‹E’ svenuta poco dopo il nostro arrivo. Sta bene››. Parlò a bassa voce, non avendo nessuna intenzione di farsi dare del “pappamolle” dagli altri.
‹‹D-davvero?›› domandò lei, timidamente.
‹‹Sì, e se ora pensi di…›› l’uomo si interruppe per lo shock. La ragazzina l’aveva appena abbracciato?

‹‹Grazie›› gli sussurrò lei, sincera, per poi arrossire violentemente ed arretrare di qualche passo. Maledetto agire d’impulso: che figure le faceva fare? La vana speranza che almeno gli altri due non se ne fossero accorti, sfumò nel momento esatto in cui udì Cockerell esclamare, sbigottito: ‹‹Hey, ma le hai fatto un incantesimo, per caso? Da quando in qua le ragazze, invece di scappare alla tua vista, ti abbracciano?››
‹‹Evidentemente sono il suo preferito›› li prese in giro lui, mentre obbligava sorella e fratello a salire in macchina, seguiti da Cockerell. A Basta spettava il posto del guidatore, mentre lui avrebbe occupato quello del passeggero, come al solito. Per la prima volta rimpianse di essere troppo alto per potersi sedere sui sedili posteriori. La sola idea che Cockerell potesse approfittare della sua posizione privilegiata per fare i propri comodi gli faceva ribollire il sangue nelle vene. E lo stesso parve pensare Basta, poiché ordinò che il fratellino di Silvia si sedesse al centro, in modo da fare da spartiacque tra il rivale e la ragazza.

Nonostante l’ultima precauzione, Cockerell iniziò fin da subito ad insidiare la fanciulla, non curandosi minimamente della presenza del ragazzino che, in tutta risposta, lo colpiva alla gamba, ogni volta che gli vedeva “allungare troppo le mani”. Per quanto riguarda la fanciulla in questione, nel dubbio, continuava a piangere come se non ci fosse un domani, mentre diceva il rosario. Una scena che ricordava il rapimento di Lucia Mondella, ma i nostri tre rapitori, ahi loro, non poterono nemmeno ridere di tale confronto. L’analfabetismo è una brutta bestia...
Sarebbe stato un luuungo viaggio.
  
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