Ship of doom
One, two, three, four - see the hungry want some more
Five, six, seven, eight - Take it now or it's too late
Nine, ten, eleven, twelve - Soon it's time to leave this place
We will not forget
Oh we have come to your town with our following
To bring you light but we are gone very soon
We are the kings of a world that has never been
Oh we are bound to the ship of doom
Oh when the sun is down and the moon is up
Our story will be told…
(“Ship of doom” – Xandria)
Aethelred,
fortunatamente, era riuscito a riprendersi completamente dal principio di
avvelenamento, ma le ferite psicologiche erano state più gravi di quelle
fisiche e il giovane Principe era rimasto malinconico e taciturno. Hvitserk era
rattristato nel vederlo così, tuttavia sperava che, quando tutto fosse finito e
lui se lo fosse portato con sé a Kattegat, la malinconia gli sarebbe passata.
Qualche giorno dopo
un ospite inatteso giunse a casa dei vichinghi: Re Alfred in persona, che
sembrava perfettamente guarito ma anche piuttosto incavolato.
Evidentemente la
malattia aveva fatto bene ad Alfred, che adesso sembrava un’altra persona,
deciso, tosto e cazzuto!
“Ubbe, Torvi, Lagertha,
devo parlare con voi” dichiarò immediatamente ai vichinghi. “Bjorn non c’è? Mi
avrebbe fatto comodo. Prima, però, voglio vedere mio fratello Aethelred. Come
sta?”
I tre si guardarono
in faccia, perplessi. Alfred sembrava piuttosto alterato, non li aveva neppure
salutati e ora voleva vedere Aethelred. Che cosa gli era successo? Una vaga
preoccupazione aleggiava sui tre: e se Judith gli avesse raccontato un’altra
storia, ossia che erano stati loro a
cercare di uccidere il Principe?
Da una stanza in
fondo all’abitazione uscì Aethelred, seguito da Hvitserk. Entrambi erano stati
attirati dalla voce e, finalmente, i due fratelli si ritrovarono l’uno di
fronte all’altro.
Alfred attraversò la
stanza in pochi passi per stringere Aethelred tra le braccia.
“Fratello mio, stai
bene… Sia ringraziato Dio per questo, nostra madre mi aveva detto… non sapevo
come ti avrei trovato, venendo qui” mormorò il giovane Re, con voce spezzata.
Aethelred,
altrettanto sbigottito e felice, ricambiò l’abbraccio.
“E tu sei guarito dal
tuo male, ti sei risvegliato. Stai veramente bene, Alfred?”
“Sì, sto bene e,
adesso che ti vedo sano e salvo, mi sento ancora meglio” rispose Alfred,
commosso.
“Bene, è bello
rivederti in piedi, Re Alfred” intervenne Ubbe con un gran sorriso. “Vieni,
accomodati alla nostra tavola, così potrai riferirci tutto quello per cui sei
venuto qui.”
Ubbe trovava sempre
le parole giuste. I vichinghi e i due fratelli sassoni si accomodarono attorno
al tavolo e iniziarono le spiegazioni.
“Mi sono ripreso dal
mio collasso tre giorni fa” esordì Alfred, “e i servitori sono accorsi per
aiutarmi ad alzarmi, lavarmi e vestirmi. Io ho notato subito che c’era un clima
strano, ma l’ho attribuito alla preoccupazione per la mia salute. Quando ho
chiesto notizie della mia famiglia, però, tutti sono sembrati molto a disagio…”
“Ci credo” commentò
Hvitserk con un sorrisetto.
“Li ho interrogati.
Loro non volevano parlare, temevano che potessi sentirmi di nuovo male
ricevendo brutte notizie, ma poi mi hanno raccontato tutto, del tentativo di
mia madre di avvelenare Aethelred, del vostro intervento, della tragica morte
di Amalhug” riprese Alfred, riferendosi al servo che era morto assaggiando il
vino e il cibo del Principe. “Non volevo crederci, pensavo che si fossero
sbagliati o che, magari, qualcuno di loro fosse in combutta con i nobili che mi
odiano per rovinare la nostra famiglia. Allora sono andato a parlare con mia
madre e lei… e lei ha confessato tutto, semplicemente, anzi, era perfino fiera
di ciò che aveva fatto e in collera con voi per aver salvato Aethelred.”
Alfred si sentiva
ancora ribollire il sangue per la rabbia ricordando il colloquio avuto con la
madre, proprio nella sala da pranzo dove era avvenuto il tentato omicidio.
“Perché
ti arrabbi con me, figlio mio? E’ sciocco da parte tua” aveva detto la spietata
Regina. “Io non avrei voluto fare del male a tuo fratello, ma sono stata
costretta. Lui ti odia, Alfred, ti ha sempre odiato e, ora che quegli stolti
pagani lo hanno salvato, cospirerà ancora e ancora contro la tua vita finché
non riuscirà a ottenere la corona, l’unica cosa che ha sempre voluto.”
“Sei
pazza, madre” era stata la reazione violenta di Alfred. “Aethelred mi ha
salvato la vita sul campo di battaglia, quando gli sarebbe bastato voltarsi dall’altra
parte per diventare Re senza nemmeno doversi sporcare le mani del mio sangue.”
“Sei
tu che non vuoi ragionare, adesso, Alfred caro. Ti lasci annebbiare la mente
dai sentimenti, dall’affetto che provi per il tuo indegno fratello. Ma un vero
sovrano non deve avere sentimenti, deve essere diverso dalle persone comuni ed
essere pronto a fare anche la cosa più terribile pur di sopravvivere e
mantenere il potere.” *
Alfred
aveva fissato a lungo la madre con uno sguardo colmo di odio e freddezza.
“Va
bene, hai ragione, ho imparato la lezione e tu sarai la prima a subirne le
conseguenze” replicò, nel tono più gelido possibile. “Da questo momento in poi
tu non sei più la Regina del Wessex e, soprattutto, non sei più mia madre. In
considerazione della tua nobile nascita ti concederò di restare alla reggia e
non sarai messa nelle segrete, dove meriteresti di stare, bensì sarai confinata
nelle tue stanze. Ma non potrai mai uscirne, mai, per nessuna ragione. Un
servitore ti porterà due volte al giorno cibo, acqua e il necessario per
lavarti e cambiarti d’abito. Non voglio vederti mai più e non tollererò che tu
possa posare il tuo sguardo crudele sulla mia Elsewith e sul bambino che
avremo. Addio, Lady Judith.”
Pronunciate
queste parole, Alfred aveva ordinato alle guardie di portare la donna nelle sue
stanze e rinchiudervela. A nulla erano valsi pianti, grida, lamenti e proteste
da parte di Judith, sconvolta dal fatto che il figlio non avesse compreso che
tutto ciò che aveva fatto era stato per il suo bene!
Attorno al tavolo era
sceso un silenzio raggelante dopo che Alfred aveva raccontato la violenta
discussione con la madre e il suo epilogo.
“Severo, ma giusto”
commentò Lagertha, la prima a ritrovare le parole.
“Quegli stolti pagani lo hanno salvato… Beh, sembra che tua madre
non fosse di mente aperta come te riguardo all’alleanza con i norreni” cercò di
sdrammatizzare Hvitserk. Aveva visto che Aethelred era impallidito mortalmente mentre
Alfred riferiva ciò che Judith aveva detto di lui, così gli aveva preso una
mano e gliel’aveva tenuta stretta, affettuosamente, e adesso sentiva il bisogno
di rassicurarlo e tranquillizzarlo, facendogli comprendere che era la donna ad
essere malvagia e ossessionata e non certo lui.
“Quindi adesso l’unica
Regina del Wessex è tua moglie Elsewith. Ne sono felice e sono certa che sarà
giusta e saggia come te” disse Torvi.
“Judith ha cercato di
manipolarti e tu sei stato molto coraggioso e forte nel respingerla” riprese
Lagertha. “A dire la verità, temevo che potesse riuscire a condizionare la tua
mente, a farti diventare quello che lei voleva, ma tu ormai sei adulto, hai una
moglie, presto avrai un figlio ed è molto meglio che lei stia il più lontano
possibile da te e dalla tua vera famiglia.”
Alfred abbozzò un
sorriso.
“E’ così,
ascoltandola parlare ho avuto paura che potesse chiedermi di mostrarmi
altrettanto inflessibile con Elsewith. Ho temuto che, se mia moglie le fosse
risultata sgradita per qualsiasi motivo, avrebbe potuto avvelenare anche lei o
costringermi a ripudiarla. Non voglio diventare il Re spietato e senza cuore
che lei avrebbe desiderato” replicò.
“Non lo diventerai
mai” lo rassicurò Aethelred, aprendo bocca per la prima volta. La sua mano era
ancora nella calda stretta della mano di Hvitserk e questo gli dava forza. “Tu
sarai un grande Re proprio per questo: perché governi con giustizia,
accogliendo tutti; perché hai imparato a combattere per difendere il tuo Regno
ma, allo stesso tempo, mostri affetto e compassione per tutti i tuoi sudditi,
oltre che per le persone che ami. Sarai un Re saggio e amato piuttosto che
temuto.”
“Cercherò di esserlo,
fratello mio, te lo prometto” affermò deciso Alfred. “E… Ubbe, volevo
ringraziare te e la tua famiglia per aver salvato Aethelred. Non oso pensare a
ciò che sarebbe accaduto se voi non foste intervenuti. Vi sarò grato per sempre
e, se posso fare qualcosa per voi, chiedetemelo pure.”
“Beh, per il momento
vorremmo sapere per quale motivo sei venuto qui così all’improvviso” ribatté
Ubbe. “Per vedere se Aethelred stava bene, certo, ma ho avuto l’impressione che
ci fosse anche qualcos’altro. Perché hai chiesto di Bjorn?”
Alfred s’incupì.
“Perché i miei
soldati hanno avvistato flotte danesi che si stanno avvicinando sempre di più
alle nostre coste” rispose. “Hanno contato più di duemila uomini. Sbarcheranno
presto per razziare e depredare e dobbiamo impedirglielo.”
Ubbe e Hvitserk si
scambiarono uno sguardo fugace.
“Bjorn è andato a
York per accordarsi con Re Harald e partire per Kattegat. Vuole riprendersi al
più presto la nostra città” rivelò poi. “Noi aspettavamo sue notizie per
prepararci alla partenza e tuo fratello sarebbe venuto con noi con un
contingente di truppe sassoni ma… ma questo cambia tutto.”
Hvitserk pareva
rattristato e preoccupato per ciò che il fratello stava dicendo, ma non
obiettò.
“Non possiamo partire
se il Wessex è in pericolo, non era questo il nostro accordo. Sconfiggeremo
questi Danesi e solo dopo partiremo per Kattegat” disse Torvi, in accordo con
il marito.
“Anch’io voglio
combattere al tuo fianco per respingere gli invasori, fratello. Voglio che sia
l’ultima cosa che farò per il Wessex prima di andarmene e seguire la mia strada”
dichiarò con fierezza Aethelred, finalmente ripresosi dalla malinconia che lo
aveva oppresso in tutti quei giorni.
“E, visto che mi hai
chiesto cosa puoi fare per noi, per ringraziarci di aver salvato tuo fratello,
ecco la mia richiesta: mettimi a capo del tuo esercito” disse Ubbe. “Se lo farai,
il Wessex sarà salvo e i Danesi sconfitti.”
“Ne sei certo, Ubbe?
Pensavo di mettermi io stesso a capo dell’esercito” replicò Alfred.
“Vedere te a capo
dell’esercito sassone non spaventerà i Danesi, vedere Ubbe sì” fu la risposta
sincera e decisa di Torvi. “Combatterai al fianco dei tuoi uomini, certo, ma
gli invasori dovranno trovarsi davanti un vero vichingo, un figlio di Ragnar.”
Seppure a malincuore,
Alfred dovette ammettere che Ubbe e Torvi avevano ragione. Inoltre lui era il
Re e doveva pensare anche alla propria incolumità e a quella di sua moglie e
del bambino che aspettava. Il giovane sovrano, dunque, si accordò con i
vichinghi, salutò ancora affettuosamente il fratello e si accomiatò per far
ritorno alla reggia.
Quella sera, però,
Hvitserk non si presentò a tavola per cenare con gli altri.
Preoccupato,
Aethelred lo raggiunse e lo trovò nella sua stanza, che guardava tristemente
fuori dalla finestra. Quando vide che Aethelred era entrato nella camera, il
giovane vichingo si sforzò di sorridere.
“Avevo già immaginato
la partenza per Kattegat, gli eserciti riuniti, il nostro, quello di Harald e
una parte delle truppe sassoni” mormorò, come se stesse raccontando un sogno. “Vedevo
già le navi puntare verso la nostra città e tutti noi pronti per scacciare Ivar
e riprenderci ciò che ci appartiene e invece… A questo punto mi chiedo se
torneremo mai a Kattegat. Ora sono i Danesi, poi a chi toccherà?”
Aethelred non aveva
mai visto Hvitserk così avvilito, di solito lui era sempre allegro, positivo e
solare anche nelle situazioni peggiori. La cosa lo colpì molto e gli si
avvicinò, senza sapere bene come consolarlo.
“Forse dovrei unirmi
comunque a Bjorn e Harald e andare a Kattegat con loro, ma non posso tradire
Ubbe ancora una volta” riprese Hvitserk. “Mi sento già abbastanza voltagabbana così, non farò di nuovo la
scelta sbagliata.”
“Tu non sei un
voltagabbana” iniziò Aethelred, tanto per dire qualcosa, ma Hvitserk lo
interruppe.
“E tu non verrai mai
con me, vero? Non arriverà mai il giorno in cui deciderai di lasciare il
Wessex, sarai sempre preoccupato che qualche nuovo nemico possa invadere la tua
terra. Non è forse così?” il tono di voce non era deluso o amareggiato, semmai
rassegnato.
Aethelred sentì il
cuore lacerarsi. Si fece coraggio e si avvicinò ancora di più al giovane
vichingo.
“Voglio che il Wessex
sia sicuro, è vero, ma quando i Danesi saranno stati sconfitti non ci saranno
altri nemici” disse. “Alfred sta diventando sempre più un abile guerriero,
oltre che un saggio governante, e con i vichinghi che decideranno di restare
qui formerà un esercito fortissimo, non avrà più bisogno di me. E io… io voglio
venire con te e aiutarti a riavere la tua terra.”
Lo sguardo di
Hvitserk perse subito tutta la malinconia e ritornò luminoso. Non si aspettava
quelle parole da Aethelred, il Principe era sempre così chiuso in se stesso e
lui non aveva ancora neanche capito fino a che punto gli volesse bene…
Adesso, però, aveva
appena detto di volerlo seguire fino a Kattegat, di voler stare con lui. Per
Aethelred, con il suo carattere riservato, non doveva essere stato facile, era
come una dichiarazione d’amore vera e propria!
“Davvero?” fece, con
un sorriso dolce e furbetto, cingendo con le braccia la vita del Principe e
attirandolo a sé. “Allora dovremo proprio sbrigarci a respingere questi
maledetti Danesi…”
Lo avvolse in un
abbraccio caldo e protettivo e lo baciò a lungo. Sì, Kattegat poteva aspettare
ancora qualche settimana, del resto era ancora inverno… e poi, chissà, magari
nel frattempo Ivar sarebbe diventato tanto pazzo da inimicarsi la sua stessa
popolazione e sarebbero stati loro a cacciarlo! Tutto sembrava facile e
possibile a Hvitserk quando abbracciava Aethelred e lo baciava dolcemente e
languidamente. Si diresse con lui verso il letto, si distesero insieme, sempre
restando incollati l’uno all’altro e staccandosi solo per liberarsi degli
abiti. I loro corpi si cercarono con naturalezza, fondendosi come se fossero
nati per quello, e ogni preoccupazione, amarezza e malinconia svanì.
Le stelle fuori dalla
finestra brillarono più forte come per benedire l’unione tenera e affettuosa
dei due giovani amanti.
FINE
* Ovviamente ho modificato un po’ la scena tra Alfred
e Judith, visto che Aethelred nella mia storia non è morto. Tuttavia le frasi
deliranti della Regina sul fatto che un Re non deve avere sentimenti e che deve
essere pronto a tutto le ho riprese pari pari (o quasi) dall’episodio 05x17,
tanto mi sono sembrate terribili e piene di crudeltà.