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Autore: Mercurionos    16/11/2020    3 recensioni
Sors inmanis
et inanis
rota tu volubilis.
Deum de deo,
Lumen de lumine
Rubrum inter atros
Vincitur
Necatur
Relinquitur
Iam heri mythus

Tanto, tanto tempo fa, su un pianeta ben lontano dalla Terra, viveva un popolo fiero e indomito. Quel pianeta era Sadala: la casa dei saiyan, la casata più nobile da tempo immemore, nome e fregio ineguagliabile di tutti i regnanti. Prestanti per natura, sempre pronti a mostrare la propria forza con audacia, i saiyan s'assomigliavano tutti in un particolare ben noto, nell'Universo: i capelli. Una corona d'ebano, tinta di pura tenebra, cingeva le loro fronti e i loro sguardi saldi e feroci. Yamoshi invece, unico della sua specie, li aveva rossi, i capelli.
I suoi capelli si agitavano nel vento, riflettevano ovunque le prime luci del giorno tinte del proprio colore, quel rosso ultraterreno, così perfetto e inimmaginabile che non avrebbe potuto portarlo nessuno, se non Yamoshi, il dio dei saiyan.
1) Rosso
2) Oro
3) Grigio
4) Nero
5) Blu
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Blu
 
Yamoshi si alzò in piedi. Guardò le proprie mani, gonfie e tremanti, avvolte nel bagliore bluastro che, come i suoi compagni, non aveva mai visto.
 
Ma nella sua mente e nel suo animo non c’era spazio per lo stupore.
 
Strinse i denti, li sentì digrignare rumorosamente, e voltò lo sguardo verso oriente.
 
La luna era già sorta. E, proprio quella notte, sorse rotonda e piena di luce stinta.
 
Comprese e volle piangere, ma la sua furia era insormontabile e cresceva di attimo in attimo.
 
La fiamma azzurra si librò in aria saltando qua e là, in cerca dell’orizzonte. Si fermò, piegò i gomiti, e la sua aura crebbe terribilmente. La sua luce era pari a quella del sole e così illuminò il mondo come una seconda alba.
 
I feriti si alzarono, rapiti dalla visione incomprensibile. Gli afflitti si voltarono, catturati da quel colore intenso e caldo. I furiosi balzarono verso il cielo, inseguendo la stella appena nata.
 
I suoi cinque prediletti si avvicinarono a lui, gli unici che sapevano condividere la sua ira. Tremavano, fissavano un punto lontano all’orizzonte, e i loro occhi mutarono come quelli del loro maestro. Le chiome corvine svanirono tutte ad un tratto, coperte da un abbagliante splendore dorato, tanto simile alla magnificenza dell’alba. Caddero nella bionda aura, eterea manifestazione della loro furia, e salirono verso il cielo al seguito del maestro.
 
Da terra si levò un grido di passione: triste, disperato, pieno di furore e rabbia, bramoso di giustizia, ricolmo di coraggio. Il grido più fiero che si sarebbe mai sentito.
 
Si alzarono a decine di migliaia, guidati dalla vista della fiamma cobalto, s’innalzarono nel cielo notturno al suono di un triste clamore di speranza e seguirono tutti la luce azzurra sotto al disco di luna.
 
Volarono a lungo, portando con sé quel terribile ululato. Altre teste si alzarono al cielo e risposero al richiamo divino. Lontane o vicine, chiamarono i compagni, chiamarono i propri fratelli e seguirono la scia nel cielo cingendosi di aura cristallina, perché sapevano di dover seguire la luce del dio.
 
Fiumi di stelle si riversarono sotto la luce lunare al seguito del saiyan tinto di blu, una cometa di guerrieri sfrecciava rapida e terribile nel cielo notturno.
 
Yamoshi scrutò l’orizzonte, e la situazione era così come se l’era immaginata: lo stavano aspettando. Mastodontiche bestie si ergevano sulla cresta dei monti orientali e, appena la sua luce azzurrina fu in vista, i tiranni cominciarono l’attacco. Non se lo sarebbero mai confessati: vedendo quel bagliore turchese atterrirono tutti quanti, già inorriditi dall’idea di dover combattere quell’uomo.
 
Ma Yamoshi era superiore, inarrivabile, per quel breve istante, e non era solo. Come un fulmine tuonò sui propri nemici, in cerca di quel volto che quella stessa mattina lo aveva sfidato, aprendo un varco per le migliaia al suo seguito.
 
La cometa di guerrieri si insinuò nel cuore della muraglia nemica, portando caos sul neonato campo di battaglia.
 
I colpi rimbombarono per ogni continente, la luce scoppiò su ogni terra e grida si levarono da ogni gola. La fiamma di Yamoshi si scagliò ancora e ancora sui suoi nemici, lanciando saette nel cielo, e la sua forza era seconda solo al suo dolore e alla sua rabbia.
 
In tanti si arresero dinanzi alla forza dei guerrieri d’alta classe, così voltarono lo sguardo al cielo. I loro cuori accelerarono alla vista della luna bianca, così luminosa e inquietante. Ben pochi però avevano già sperimentato tale esperienza e seppero controllarsi; gli altri non fecero altro che creare ulteriore scompiglio nella tumultuosa arena di roccia.
 
I colpi vibrati da Yamoshi echeggiarono sordi nell’aria, e caddero a centinaia sotto i suoi pugni. Per ore e ore combatté senza paura contro i terrificanti titani, li sconfisse uno per uno sommergendoli nel suo divino splendore, tanto che, di alcuni, non rimase alcuna traccia.
 
I suoi cinque più fedeli, immersi nell’aura dorata, gli stettero accanto fino alla fine, combattendo eroicamente, ma crollarono infine esausti sotto i pesanti colpi dei nobili di Sadala.
 
La luna svanì infine dalla volta celeste, e alle prime luci del giorno, soltanto il saiyan dai capelli infiammati d’azzurro era rimasto a resistere all’assalto del tirannico re di Sadala.
 
E quando anche la fiamma celeste del dio dei saiyan si estinse, soppressa dai raggi dorati dell’alba, anche la vita di Yamoshi si eclissò.
 
Quel giorno Yamoshi perì, ma questo fu solo l'inizio della sua leggenda.
 
In seguito, lo spirito di Yamoshi vagò nella continua ricerca di sei saiyan dal cuore giusto,
alla ricerca di un nuovo salvatore:
 
il Super Saiyan God.


   
 
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