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Autore: Made of Snow and Dreams    21/11/2020    4 recensioni
Margareth è un soggetto nevrotico e mentalmente instabile, intenta a scrivere il romanzo della sua vita, 'L'intruso ', un home-invasion a tinte gotiche e horror. Quello che non sa, però, è che l'assassino è pronto ad invadere la sua sanità mentale per uscire dal libro, costringendola a fare i conti con il passato e a superare i suoi limiti.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Non-con
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Prologo





Whooooosh. Tumf, tumf. Fsssssssssss, fssssssss.

Strinse le lenzuola con la mano sinistra fino a sbiancarsi le nocche, il labbro inferiore masticato e sanguinante, dolente per quelle maniacali attenzioni.

Fssssssssssssss, fssssssssssssssssssssss. Vrrrrrrrrrrruuuum. Creeeeeeck.

Il grattare dei copertoni sulla ghiaia le provocò un tremito improvviso, molto simile ad uno spasmo; si acciambellò sotto le coperte, rannicchiata in posizione fetale nel buio di quello che sembrava un grembo materno, e attese – le parve di udire distintamente lo scrosciare del sangue nelle orecchie mentre il suo cuore pompava ad una velocità che non credeva fosse possibile.

Tomp, tomp, tomp, tomp, tomp. Ciack, ciack. Vrrrrrrrrrrrrr.

La serratura scattò. Suono di passi pesanti e strascicati nel corridoio. L'olezzo dell'alcool ad espandersi come un gas tossico per tutta la casa, fino ad avvelenarle i polmoni. Un rivolo di sudore le rigò la guancia e intinse le labbra del suo sapore salmastro.

'Eh, eh, eh, eh... '

Una risatina riecheggiò, gutturale e viscida come il corpo filiforme di un lombrico. Poi un tonfo: doveva essere caduto per terra, magari antecedendo il piede sinistro senza il supporto del bastone da passeggio.

'Sono quiii... '

Per un attimo lo immaginò gattonare come un gigantesco bambino dalle fattezze demoniache, con i ciuffi di capelli a celargli gli occhi come una cortina di ferro e gli arti snodabili, disossati, e un lampo di amara consapevolezza la travolse: quel mostro si stava dirigendo verso la sua camera da letto in ampie falcate nonostante la dismetria degli arti, e proprio come nel più becero copione si sarebbe seduto sul bordo del materasso, con gli occhi iniettati di sangue di un avvoltoio e le ali ad oscurare il sole – la luce fioca e ovattata dell'abat jour, silente spettatrice sul comodino.

'Margareth, sei qui? ' giunse il sussurro ovattato, sbiadito dall'ubriachezza. La voce proveniva da dietro lo stipite della porta e lei, con la coda dell'occhio, scorse l'ombra del mostro sul muro, una sagoma minacciosa dai tratti sfocati e indefiniti.

Soffocò un grido di paura nonostante fosse abituata a quelle visite notturne, e sotterrò il capo sotto le lenzuola sebbene sapesse perfettamente che la sua difesa improvvisata non avrebbe resistito che pochi secondi.

'Rispondi, Margareth... ' ripetè la voce, e lei serrò i denti con sufficiente forza da percepire l'osso della mandibola sporgere sotto la pelle. L'unico suono che alitava attorno a lei erano le palpitazioni del suo cuore impazzito, ed era certa che anche la figura che lentamente si approcciava a lei zoppicando potesse sentirle, assieme al tanfo pestilenziale del suo terrore.

Solo quattro passi separavano quell'apparizione spettrale da lei. Sentì il bisogno impellente di far pipì, nonostante la sua vescica fosse vuota, e in un lampo le ritornò nella mente la melodia allegra e circense del Valzer della Morte dei Goblin. Si sforzò di ricordare ogni minuscola nota che componeva il motivetto, sperò che la sua eco le riempisse la mente perchè i passi che la separavano dalla figura erano divenuti tre, e adesso due.

'Margareth, io so che ci sei... '

Ma il Valzer della Morte non aveva nessun testo da poter canticchiare, e nonostante lei non potesse vederlo sapeva che il possessore dell'ombra aveva superato l'ultima mattonella che lo divideva da lei. Ricordò il suo volto la prima volta che lo aveva visto, i lineamenti familiari deformati dall'ebbrezza e il pallore mortale che lo aveva reso simile ad una maschera di cera, il sorriso sbilenco e asimmetrico che copriva solo la parte destra della bocca. Non osò muovere un singolo muscolo e resistette all'urgenza di grattarsi il ginocchio che le prudeva; le sembrò di impazzire di sofferenza, ma si consolò col pensiero che forse, vedendola completamente immobile e avvolta tra le coperte come un grasso bruco, lui l'avrebbe ignorata dopo un lungo sbuffo infastidito, e al diavolo le conseguenze del giorno dopo: per quella sola notte si sarebbe salvata.

Ma ogni frammento di raziocinio che era rimasto incorrotto dal panico si disintegrò quando avvertì la pesantezza di qualcosa che le si era poggiato sulla coscia, da sopra il lenzuolo. Era indubbiamente una mano e l'avvoltoio ormai aveva cominciato a volarle attorno, perchè quelle dita estranee cominciarono a strisciare e tastare, delineando le forme generose del suo corpo adolescenziale.

'Fine dei giochi, Margareth. ' disse la voce, 'Oggi ti ho pensato tutto il il giorno, tutto il tempo. '

Accusò gli occhi pizzicare, la vista offuscata da una patina acquosa che le impediva di mettere a fuoco correttamente.

'Non sai quanto mi sei mancata. ' continuò la voce serpentina, indubbiamente maschile. 'Ora fatti vedere. ' aggiunse, e con uno strattone la liberò dalla sua corazza cotonata: il volto tondo di suo fratello si profilò davanti, la sua mole imponente a sovrastarla. Con la mano libera le carezzò l'addome, in una parvenza di affettuosità.

Margareth sospirò e chiuse occhi, le mani in preghiera.







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