Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: vento di luce    22/11/2020    12 recensioni
Il mio nome è Ryed e sono un cavaliere errante. Mi accompagnano, nel mio vagabondare da villaggio a villaggio Odod, un gigante dall’aspetto burbero e il piccolo Lay.
Mi sono unito a loro per dare meno nell’occhio, ma non possono sapere la verità, non è ancora il momento.
Presto troverò quel miserabile che si fa chiamare Re del Nord, niente potrà fermarmi. Sento che il giorno della mia vendetta non è lontano e allora tutto cambierà.
“Guardate!”, dice ad un tratto Odod indicando una chiesa diroccata, ridestandomi dai miei turbamenti.
Mentre ci riposiamo, in attesa di riprendere il viaggio, il mio sguardo cade su un dipinto, affascinato dalle pennellate variopinte dell’arcobaleno, in alto nel cielo.
Lay mi raggiunge incuriosito e, non appena sfiora il quadro, si apre d’improvviso un varco, trascinandolo dentro. Insieme a Odod cerco di trattenerlo, opponendomi a questa forza oscura, ma veniamo risucchiati tutti e tre in un vortice, fino a cadere su un prato dall’erba violetta.
Dove siamo?
E chi è questa elegante figura di donna che sta venendo verso di noi, camminando con leggiadria fra la nebbia rosata?
“Benvenuti nel mondo magico”, dice poi sorridendo …
Genere: Avventura, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


*********


A questo gesto le gote della fata si imporporano e si alza in volo, girando su se stessa, pronunciando parole a me incomprensibili. Pochi istanti e mi trovo di nuovo nella chiesa in rovina, chiamo il mio cavallo, Eken che, celato nei boschi circostanti, mi raggiunge subito con una grande sacca appesa al suo largo collo.
Indosso la mia armatura con lo stemma di Tolem e, in groppa al mio fedele destriero, mi tuffo nel dipinto attraversando l’arcobaleno.
 
 “Balac, sto arrivando!”, grido rientrato nel mondo magico mentre Eken scalpita, avverte il mio ardore e niente può contenerlo.
Mi dirigo così alla volta della montagna, seguito dall’unicorno che mi ha atteso vicino la dimora di Eleth, nei pressi di alcune siepi indaco.
Non posso salutare la fanciulla, devo partire subito e, poco dopo essermi allontanato, odo la sua voce  che mi augura buona fortuna.
 Dolci parole disperse nel vento, mentre pensieri terribili attanagliano la mia mente lungo il tragitto, ma devo rimanere lucido.
Il cavallo alato fatica a seguirmi senza una guida, ma ormai non manca molto.
 
Quasi giunto in cima, una corrente d’aria gelida avvolge ancora il mio corpo quando sento, ad un tratto le grida, di Odod e di Lay.
“Sono vivi”, sussurro riscaldato da un calore improvviso, che penetra la mia anima.
Non mi sarei mai perdonato se fosse successo loro qualcosa.
“Esci fuori spirito maligno”, urlo balzando giù dal mio cavallo, brandendo la spada.
 “Chi diavolo è?”, risponde l’altro con voce greve, che rimbomba nell’antro, affacciandosi.
 “Liberali subito”, dico avanzando, scorgendo i miei amici legati ad una corda, che sta scendendo lentamente dentro una grande pentola in ebollizione.
“Come ti permetti di venire qui e di parlare in questo modo al grande Balac?”, esclama il demone sfoderando gli artigli, venendomi incontro.
Lo evito dando un calcio al tegame, rovesciandogli addosso il liquido contenuto al suo interno, incandescente.
“Maledetto”, inveisce dimenandosi mentre, proprio nello stesso istante, i miei amici gridano: “Aiuto, aiuto!”
Volgo il mio sguardo verso di loro e vedo il felino che si sta avvicinando sempre più. Si ferma poi arcuando la schiena e drizzando il pelo, assalendoli con un feroce scatto. Mi getto su di lui trafiggendo il suo ventre rigonfio con un colpo fulmineo di spada, recidendo infine la corda.
 “Grazie Principe, per fortuna ci sei sempre tu che vieni a salvarci”, dice Lay a terra con un filo di voce, guardando i miei occhi, l’unica parte del mio volto, coperto dall’elmo, che può scorgere.
Annuisco accarezzando i capelli scompigliati del giovane quando Odod, rialzatosi, urla: “la bacchetta, l’oro, la bacchetta!”
Si muove concitato da una parte all’altra della caverna con le mani avanti, fino a sbattere contro una parete rocciosa.
“Non devi preoccuparti”, esclamo con voce calma avvicinandomi, poggiando le mie mani sulle sue spalle robuste, “ci penserò io alla bacchetta, ma adesso dovete andare via.”
“Odod facciamo come ha detto il Principe”, dice Lay tirandolo per il suo manto dalla pelle di cervo, con fatica.
Proprio in questo istante però Balac si riprende e afferra un’asta dalle punte acuminate, scagliandosi contro i miei amici.
“Presto, scappate!”, grido ponendomi a loro difesa, parando il colpo poderoso del demone.
Inizio poi a respingere tutti gli altri suoi attacchi, fino a quando non vedo i miei due compagni di viaggio salire sul carro.
Lay chiama il mio nome più volte prima di fuggire, ma Odod borbotta: “andiamocene, quel vigliacco si sarà nascosto da qualche parte. Pensa solo a salvare la sua pellaccia, questa volta però non la passerà liscia!”
Mentre continuo a combattere senza tregua, traggo un sospiro di sollievo vedendoli poi andare via da questo posto sciagurato. Adesso sono finalmente solo con quest’entità malefica e niente potrà fermare la mia furia.
 
“A noi due Balac”, esclamo riuscendo a ferirlo ad un braccio, rivedendo nella sua espressione malvagia quella di Durek.
 Il demone impreca per il dolore e alza il bastone al cielo, che si tinge di un rosso cupo come i suoi occhi iniettati di sangue, provocando una tempesta infuocata che mi trascina via, spingendomi quasi fino all’orlo dell’abisso. L’aria è rovente, irrespirabile.
“Ti farò a pezzi”, dice mostrando i denti aguzzi, mentre la sua massa muscolare inizia ad espandersi stracciando i pantaloni, unico capo a rivestimento del suo corpo ferino, con le arterie e le vene protruse, che iniziano a pulsare.
Sta venendo avanti minaccioso, ancora un passo e cadrò nel vuoto.
 Ma, proprio in questo attimo il mio cavallo, rimasto in disparte, si avventa su Balac facendolo cadere a terra.
Anche questa volta il suo intervento è stato provvidenziale, ma la creatura demoniaca si rialza subito muovendo il dito nodoso di una mano, generando una nube densa sulla sua testa, gettandomela contro.
Riesco a convogliare questa energia oscura nel mio scudo e l’altro esclama: “Presto morirai e non potrai nemmeno immaginare la sofferenza.”
 Getta così il bastone a terra mettendosi a quattro zampe, scrutandomi e leccando con la lingua il liquido vischioso che cola dalla sua bocca.
Con un salto improvviso poi mi aggredisce, cercando in tutti i modi di schiacciarmi. Nonostante la mole possente è dotato di grande agilità, riesco però a schivare tutti i suoi assalti fino a quando mi prende per il collo, disarmandomi e alzandomi da terra.
Una potenza spaventosa trasuda dal suo pelo ispido e, ad ogni secondo che passa sento le forze venire sempre meno, mi sento soffocare ma devo resistere per Eleth, per tutti gli altri abitanti, per i miei amici, per la libertà. Stremato riesco, con un movimento repentino, a sferrare un colpo al suo addome in tensione, facendogli perdere l’equilibrio.
 
Faccio poi un profondo respiro e raccolgo alla svelta la mia arma, puntandola in alto.
“Sacra spada aiutami a fare giustizia”, dico mentre un fascio di luce, proveniente dal cielo che in questo momento si sta rischiarando, la avvolge.
Anche l’altro riprende l’asta, provando a colpirmi ancora, ma ormai non può fare più niente. Procedo verso di lui guidato da questo bagliore divino, fino ad accecarlo.
 “Misero mortale!”, esclama il demone emettendo un ululato spaventoso, coprendosi gli occhi.
“Balac, questa è la tua fine!”, continuo gettandomi su di lui, recidendo il suo corno portatore di tanta sventura e sofferenza.
Inizia poi a contorcersi, scosso da forti spasmi, gridando fino a sgretolarsi in un cumulo di polvere.
 
Pervaso da questo odore malsano che si diffonde nell’aria, ultimo residuo del male che ha afflitto questo mondo, osservo anche la caverna dissolversi. Rimetto poi nel fodero la mia spada, simbolo di pace e di speranza come la bacchetta di Eleth, che scorgo unica sopravvissuta fra le ceneri.
Non appena la tocco sono pervaso da un’energia benevola e ammiro la natura circostante risvegliarsi  rigogliosa e la terra ritornare feconda. Salgo infine sul mio cavallo, accarezzando il suo morbido pelo bianco, andando via.
 
 “Principe, ce l’hai fatta!”, dice la fata non appena mi vede arrivare, “ non potrò mai ringraziarti abbastanza per tutto quello che hai fatto. Adesso finalmente potremo vivere sereni.”
Le restituisco il suo prezioso oggetto e la fanciulla, conscia della mia preoccupazione, senza nemmeno darmi il tempo di chiedere dei miei amici esclama: “ Non preoccuparti, sono dentro sani e salvi e adesso stanno dormendo. Ho dato loro un sonnifero, quando si sveglieranno ricorderanno tutto come un sogno.”
“Forse è meglio così”, rispondo annuendo.
“Dovevi sentire Odod come era arrabbiato con te”, dice Eleth con un sorriso appena accennato, cercando di colmare questi ultimi momenti, ma i suoi occhi la tradiscono.
 “Posso immaginare”, esclamo solamente mentre ci guardiamo per degli istanti interminabili, le sue iridi brillano.
“Principe  il tempo sta per scadere”, dice l’altra ad un tratto, distogliendo lo sguardo.
“Lo so”, rispondo rimanendo per alcuni attimi in silenzio, è giunto il momento di salutarci ma mi avvicino d’impulso, sollevandole il mento con una mano esclamando : “Ti rivedrò mai?”
A questo contatto sento la fata tremare, mentre sussurra: “Ogni volta che vedrai l’arcobaleno pensami, io sarò lì.”
Le accarezzo una guancia e mi avvicino ancora, sfiorando poi le sue labbra calde, fino a percepire il sapore della sua bocca.
Si abbandona fra le mie braccia ma, poco dopo, si alza da terra spiegando le ali, facendo un movimento sinuoso con la bacchetta dicendo: “ e adesso andate!”
D’improvviso un pulviscolo lucente vela questo paesaggio magico e, mentre sto per essere inghiottito per l’ultima volta nel turbine insieme ai miei compagni, posso scorgere lacrime cristalline bagnare il suo bellissimo volto.
 
La chiamo tendendo una mano ma, dopo pochi istanti, mi trovo nella chiesa diroccata, nel mondo umano al quale appartengo. Mi guardo intorno più volte incredulo, il dipinto è svanito. Sospiro sedendomi a terra a gambe incrociate, aspettando che i miei amici si risveglino, devono essersi presi un bello spavento.
Tanti pensieri mi passano nel frattempo per la testa quando sento poi, sulla mia pelle, alcune gocce che cadono dal tetto dissestato, sta iniziando a piovere.
“Dove sono?”, esclama Lay aprendo gli occhi proprio in questo momento, strofinandoseli.
“Ci siamo fermati qui per riposare e vi siete addormentati, dovevate essere molto stanchi”, rispondo con un sorriso.
“Sai Ryed, ho fatto uno strano sogno”, comincia a dire l’altro ma Odod, appena destatosi, facendo un rumoroso sbadiglio entra di prepotenza nella conversazione dicendo: “ Anche io ho fatto un sogno. Stavo assaggiando qualcosa da una grande pentola quando ho pestato la coda a un gattaccio!”
 “Sei sempre il solito goloso”, esclama Lay canzonandolo.
“C’eri anche tu, poi è arrivata un’orribile creatura, una specie di lupo che voleva cucinarci!”, dice facendo una smorfia con la bocca.
“Davvero? Pure io ho sognato che … ”, sta per raccontare il più giovane, ma l’altro lo interrompe di nuovo gridando: “monete, monete d’oro. Un miracolo!”
Prende con foga delle sacche vuote, che porta sempre con sé accartocciate nelle tasche dei pantaloni e si getta nel mucchio aureo, ammassato addosso a un pilastro.
“Aspetta!”, esclama  Lay seguendolo in tutta fretta.
“Levati marmocchio”, dice Odod spintonandolo, “le ho viste prima io!”
“Non sono solo tue”, si lamenta l’altro.
Nel vedere questa scena scrollo le spalle, sono sempre gli stessi.
“Perché invece di litigare non vi sbrigate?”, intervengo, “ o volete dormire fuori anche stanotte?”
 “Hai proprio ragione”, esclama Lay, dandosi un colpetto in testa.
“E poi io non ho nessuna intenzione di rimanere con la pancia vuota”, aggiunge Odod massaggiandosi l’addome prominente, “stasera voglio mangiare come un Re. Forza Ryed, aiutaci!”
 
Così, con questo peso da trascinare, ci incamminiamo lungo la strada quando, poco dopo, smette di piovere. Rimango alcuni passi indietro alzando lo sguardo al cielo, ritornato sereno e vedo, ad un tratto, comparire l’arcobaleno.
“Eleth”, sussurro incantato da questo spettro di colori, come quelli sfumati delle sue iridi, percependo d’improvviso un profumo floreale, quel profumo floreale. Lo inspiro sussultando nello scorgere, proprio ai miei piedi, alcuni petali di rosa che raccolgo nel palmo di una mano, carezzandoli.
 
“Ryed”, mi chiama poi Lay facendomi segno di raggiungerlo, mentre Odod grida: “Cosa fai li imbambolato, sbrigati!”
No, non posso separarmi da loro. Sconfiggerò Durek e li porterò con me, a Tolem.
“Arrivo”, dico correndo.
È l’inizio di una nuova avventura.
 

*********
 
 
 
 
  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: vento di luce