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Autore: _aivy_demi_    22/11/2020    6 recensioni
[SuperM]
[SuperM]_
Pandemic inherent
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Taemin, Kai e Mark resteranno bloccati nel luogo di lavoro, lontani dal resto del gruppo e soprattutto da familiari ed affetti. L'essere isolati li porterà a scontrarsi con se stessi e con tutto ciò che la segregazione porterà all'equilibrio psicofisico, ripercuotendosi sul rapporto duraturo creatosi anni prima tra loro.
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Thanks to BloodyWolf per la grafica, come sempre.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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«Di nuovo.»
Taemin s’era calato perfettamente nella parte di chi avrebbe gestito i ritmi degli allenamenti giornalieri da quel momento in poi. I ragazzi grondavano sudore, erano sfiniti, i muscoli urlavano in ogni singola fibra di cui erano composti: Mark e Kai si bloccarono rifiutandosi di continuare, il secondo si buttò a terra sfiancato.
Era soltanto mattino inoltrato.
«Fe… fermo…» Kai s’era accasciato quasi senza fiato con la schiena sul pavimento della sala prove: il battito accelerato in petto si mostrava rapido sotto la maglietta fradicia, attaccata alla pelle del torso. «Taemin, fermati…» rincarò la dose ammorbidendo la voce e allungando il braccio sul parquet, cercando frescura.
Il ragazzo sbuffò asciugandosi la fronte con il lembo della maglietta, scoprendo parte del torso allenato e niveo. Kai lo notò spostando immediatamente lo sguardo verso Mark, come turbato dalla vista dell’altro, gli zigomi tinti da un improvviso rossore. Naturalmente l’amico lo notò, innervosendosi visibilmente: come diavolo faceva Taemin a non accorgersi di tutte quelle attenzioni palesate, ricevute di continuo, si chiedeva teso. Non riusciva a capacitarsene, anche perché Kai si mostrava innocente fin nell’anima. Si sentì afferrare la caviglia dal basso e si piegò sulle ginocchia.
«Mark, aiutami.» La pausa fu lunga, «lui non vuole ascoltarmi.»
“Come se con me lo facesse invece.” Rispose secco a se stesso prima di sorridergli, una smorfia dolceamara sul volto. Ci avrebbe provato in fondo, quegli occhioni scuri chiedevano aiuto disperatamente. Si rialzò non mancando d’accarezzare le sue dita, sfiorate a malapena; Kai rise per il solletico, rideva con tutta la spensieratezza affannata di cui era capace.
Taemin non stava ridendo per nulla invece.
Non era uno stupido, affatto, notava i continui scambi di sguardi tra loro, la fisicità che Mark cercava continuamente in fugaci contatti. Vedeva e non apprezzava il cambio di espressione che avveniva in lui in presenza dell’amico comune. Non ci voleva certo un luminare per capirlo, ma quelle piccole sfumature lo irritavano.
E non sapeva neppure il motivo.
Non le tollerava.
Avrebbe voluto sbattere in faccia a Mark la realtà dei fatti: a suo parere – modesto, non certo interessato – Kai si comportava così praticamente con tutti. Incondizionatamente. Ne era certo, perché faceva l’identica cosa in sua presenza. Si voltò infastidito dal pensiero stesso, borbottando un “d’accordo” senza guardarli in volto. Anche Mark si stese alla notizia, sospirando pesantemente, gioendo dell’improvviso cambio d’idea del compagno, e del suo praticamente fuggire dal salone.
Perché Taemin s’era defilato rapido, sopportando poco e male la vista degli altri uno accanto all’altro che ridevano complici. «Che hanno da ridere…» sussurrò standosene fuori dalla porta schiusa sentendoli parlottare e sghignazzare come due ragazzini. «Non capisco. Non riesco a capire come Kai possa sopportarlo.» Da quando aveva saputo che il loro allenamento in duo sarebbe diventato di un trio, si innervosiva per delle piccolezze. Decise che una doccia ristoratrice sarebbe stata decisamente un buon deterrente per la tensione, muscolare e non solo.


«Fame, eh?»
«Ah Mark, non dirmelo: il mio stomaco sta implorando cibo!»
«Oggi cucino io, lascia fare a me.» Mark lo prese per le spalle appoggiando la fronte sulla sua testa, coccolandolo con il solito fare coinvolto e fisico. L’altro lo spinse via con una risata prima di correre verso lo spogliatoio dei dipendenti, separato rigorosamente dal bagno degli ospiti. Si fermarono solo quando Kai scivolò sul pavimento di piastrelle reso umido dal vapore di una delle docce abbandonata da poco.
Mark si precipitò su di lui, trovandolo dolorante a massaggiarsi il fondoschiena zuppo così come la schiena e la nuca. Lo aiutò a rialzarsi controllando stesse bene, toccandone d’impulso la fascia lombare per poi scendere; non se n’era nemmeno reso conto, voleva soltanto constatare le condizioni dell’amico.
Anche perché il tonfo s’era sentito per tutta la lunghezza del corridoio, con un sonoro schianto umido.
«Che cazzo lo tocchi a fare?»
La voce di Taemin interruppe lo strano quadro fraintendibile, e Kai si allontanò di scatto andando a sbattere contro una delle porte di plastica delle docce, passando lo sguardo atterrito da lui a Mark, e di nuovo da Mark a Taemin. Avrebbe potuto spiegare ma non proferì parola, abbassando il volto verso il pavimento colto dal più totale imbarazzo. L’altro invece non riteneva necessario spendere parole per l’accaduto, non più delle poche che sarebbero uscite di lì a poco.
«Senti, è caduto. È scivolato sul pavimento, ho solo controllato fosse tutto a posto.» Era sincero, sapeva di non aver fatto nulla di male.
«Palpargli il culo quindi era un atto di puro altruismo?» Il cinismo sulla lingua combatteva con l’irritazione crescente nella testa; Taemin davvero si chiedeva come Kai non si accorgesse di quanto potessero essere dubbie le attenzioni di Mark nei suoi confronti. «Kai, andiamo. Immagino Mark debba farsi una doccia.»
«Asp… aspetta, aspetta un attimo, per favore. Non ha fatto niente, sul serio.»
«Lo difendi?»
«Fatti i cazzi tuoi, Taemin, chi credi di essere per sputare sentenze a caso? Non sai cosa sia successo, e di certo non tocco gli altri a caso in giro per gli spogliatoi.»
Il ragazzo lo squadrò da capo a piedi sospirando. Esagerato o meno, aveva detto la sua. Cercava di difendere Kai da lui, sentiva di doverlo fare: doveva proteggerlo in qualche modo della leggerezza in cui erano immersi i suoi pensieri e le sue azioni, e dall’inconsapevolezza che sembrava caratterizzarlo in modo così marcato. «Io vado di là. Il pranzo non si prepara da solo. Vuoi darmi una mano?»
Il ragazzo gli corse incontro sorridendo, lasciando indietro Mark e la sua espressione contrariata.
Rimasto solo, inspirò profondamente per poi scrollarsi dal corpo l’improvvisa tensione avvertita nell’aria: era certo di aver agito per puro bene, e la reazione di Taemin era sembrata esagerata a suo dire. Perché intromettersi poi per così poco? Gelosia forse. Sì, annuì stendendo le braccia appesantite e spogliandosi da capo a piedi: decisamente gelosia.

 



 

 

   
 
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