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Autore: myloveiskind    24/11/2020    4 recensioni
Kageyama e Hinata litigano spesso. Litigano per le piccole cose quotidiane perché il loro quotidiano è composto da loro due, insieme. A volte però il re pecca di egoismo altre volte l’esca pecca di avidità e quando questi difetti opposti ma non così tanto opposti si scontrano causano litigi che possono sia dividere sia unire.
Dal testo:
«Hinata, voglio…posso fare qualcosa di avido anch’io?»
«Sì, ma solo se io posso fare qualcosa di egoista.»
Storia ambientata dopo il litigio (seconda stagione, episodio cinque) e il successivo campo d’allenamento.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Yachi Hitoka
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hinata Shoyo non sapeva quando aveva iniziato ad amare Tobio Kageyama. Forse fin dal primo incontro, fin da quando, ancor prima di diventare il suo più grande alleato, lo aveva considerato il suo più grande nemico o forse ancora, quando per la prima volta avevano unito le forze, quando lo strano duo si era formato. Hinata sapeva solamente che il suo cuore quando lo vedeva faceva fatica a trattenersi, che se non fosse stato ancorato ad una cassa toracica sarebbe saltato fuori solamente per affidarsi completamente alle mani di Kageyama. Hinata lo sapeva e lo teneva per sé, cercava di sopprimere i suoi sentimenti, di sotterrarli in una zona bruciata del suo cuore, perché sapeva che l'unico modo per proteggere prima Tobio, poi la loro pallavolo era quello di non rendere i suoi sentimenti espliciti, mai.

Quello si era detto, ma ad una settimana di distanza quella stupida regola che si era autoimposto sembrava logorare tutto quello a cui aveva tenuto fino ad allora.

Avevano litigato. Non era una novità per loro. Litigavano per le alzate, litigavano per i voti, litigavano per le competizioni stupide in cui si coinvolgevano vicendevolmente, litigavano per tante piccole cose e molto spesso ma quel litigio era diverso. Non era stato uno dei soliti bisticci di due minuti in cui dopo qualche insulto volato da entrambe le bocche sarebbero ritornati a parlare come se nulla fosse accaduto, perché nulla accadeva realmente nel loro linguaggio in codice, no quello era il loro primo vero litigio, uno di quelli che rischiava di consumare e strappare i rapporti. Una settimana di distanza e Hinata ancora sentiva i pugni volati nella palestra sulla sua pelle. Bruciava e non per le ferite fisiche ma per le parole che lo avevano scalfito sotto la pelle. Kageyama Tobio probabilmente non sapeva nulla sul concetto di fiducia ed Hinata non pretendeva che lo comprendesse, solo che l'avesse, come l'istinto che aveva in campo, perché lui di Tobio si fidava.

«Hinata.» ci mise un po' prima di alzare lo sguardo su Sugawara. Hinata non era il tipo che pensava e ripensava alle cose, anzi, era il tipo che agiva, impulsivo come in campo faceva, diceva e pensava per istinto ma quando si trattava di Kageyama poteva dedicargli interi capitoli della sua testa.

«Ultimamente ti vedo un po' sovrappensiero, è per Kageyama?» Sugawara si era accovacciato di fianco a lui. Le sue scarpe strisciarono sul pavimento della palestra mentre stendeva le gambe e si allungava per afferrare la borraccia.

Hinata non era solito isolarsi sempre circondato da voci che fossero quelle dei suoi compagni di squadra o quelle dei suoi amici e famigliari, le loro voci vibravano sempre dentro al suo stomaco. In quei momenti in cui si ritirava a pensare però, era il silenzio a rimbombargli, come se potesse essere eco, nel petto, perciò si voltò sorpreso non appena sentì Sugawara raggiungerlo nel momento di pausa concesso loro dal coach.

«È così evidente?» Durante quella pausa Hinata era rimasto qualche attimo in disparte scivolando lungo il muro della palestra a pensare, forse aveva gettato qualche occhiata di troppo a Kageyama o forse erano state solo le grandi doti d'intuizione di Sugawara a leggergli il pensiero.

«Avete litigato è normale rimuginarci su.» Sugawara alzò le spalle.

Hinata sprofondò nei suoi pensieri ancora una volta. «Non è per quello, voglio dire è per il litigio ma stavo pensando ad altro.»

Sugawara rimase in silenzio aspettando che fosse lui a continuare. «Sugawara-san cosa mi diresti se ti confidassi che sono innamorato di Kageyama?»

L'espressione di Sugawara si aprì colta alla sprovvista.

«E che lo sto evitando per non doverlo affrontare? E che il litigio mi ha dato un pretesto per farlo?»

Hinata alla fine non riuscì a trattenersi aveva il cervello in confusione. Si sentiva intrappolato come un topo in gabbia e non vedeva vie di uscita.

«Questa sì che è una sorpresa, però non capisco, perché lo stai evitando?»

Hinata s'infilò le mani nei capelli. «Aaah.» fece frustrato. 

«Non voglio rovinare il nostro rapporto. Se lo facessi sarebbe un problema per lui e per tutti.» Hinata non aveva smesso di pensarci in quei giorni ed era giunto alla conclusione che le probabilità che Kageyama lo rifiutasse fossero più alte di quelle in cui lo avrebbe ricambiato, il che portava alla naturale conclusione che il loro rapporto si sarebbe deteriorato se avrebbe aperto bocca. In pratica era giunto alla conclusione che doveva farsi bastare la loro amicizia, che doveva proteggere quello che aveva già con Kageyama con i denti e con le unghie.

Sugawara lo guardò confuso, poi ridacchiò. «Non è per niente da te, di solito non pensi molto a cosa potrebbe causare problemi agli altri.»

Hinata lo guardò scioccato. «Che intendi dire?»

Sugawara ci rifletté un secondo, forse per trovare le parole giuste. «Voglio dire che di solito sei il tipo che prende quello che vuole senza pensarci due volte.» ed era chiaro a cosa si stesse riferendo Sugawara in quel momento. Voleva fare la veloce strana e si era imposto non ammettendo repliche da nessuno.

«Sugawara-san dimmi cosa devo fare.» lo supplicò tirandosi leggermente i capelli. Prima o poi sarebbe impazzito.

Suga sospirò. «Non penso ci sia niente che possa dirti in realtà alla fine fai sempre quello che vuoi fare no?»

«Non è vero.» provò a protestare un po' infantilmente Hinata pur rendendosi conto che Sugawara aveva ragione. Era la prima volta che si faceva tanti problemi, probabilmente ci teneva davvero tanto a Kageyama per lasciare che fosse il suo semplice istinto a guidarlo.

«Continua a pensare, alla fine comunque sono sicuro che farai quello che sentirai sarà giusto fare.» Sugawara gli arruffò i capelli prima di invitarlo a raggiungere il campo. 

***

Kageyama era arrivato decisamente in anticipo. Anche se era estate il breve vento che soffiava davanti al parcheggio vuoto gli pizzicava la pelle. Non aveva mai immaginato che la notte estiva potesse portare così tanto freddo o forse non era tanto l'aria appesantiva a fargli venire i brividi ma un altro tipo di freddo.

Preso il suo latte alle macchinette automatiche non gli rimase niente da fare perciò si sedette ad aspettare, il cellulare alla mano a scorrere e a indugiare sul numero che avrebbe voluto comporre. Alla fine forse preso da un moto di coraggio improvviso, forse preso da un moto di incoscienza si ritrovò con il cellulare all'orecchio in attesa che dall'altro lato qualcuno lo degnasse di una risposta.

«Tobio-chan, si può sapere perché mi chiami a quest'ora?» Oikawa rispose con tono infastidito. Kageyama non ci diede peso, se aveva risposto voleva dire che era interessato un minimo a quello che voleva dire oppure che gli avrebbe dato qualche consiglio in cambio di qualche altra umiliazione, non che a Tobio importasse davvero, conosceva Oikawa.

«Si tratta-»

«Si tratta del gamberetto come al solito, non è vero?» con tono di supponenza Oikawa prese la parola prima che lui potesse dire niente.

«Oh avanti cos'è successo? Non riesci a scendere dal trono? Oppure sei così tanto spaventato di essere sceso che ci vuoi risalire? Tobio-chan sei proprio uno stupido.»

Kageyama strinse il cartone di latte ormai finito, avrebbe dovuto saperlo che chiamare Oikawa non era una buona idea.

«L'unica cosa che puoi fare è, come ti ho già detto, dargli quello che vuole, ti sei pure inchinato per quel consiglio, ho anche la foto.»

Kageyama strinse le labbra. «Non posso.» era una confessione che per la prima volta non faceva solo a sé stesso ma anche a qualcun altro.

«Non puoi o non vuoi?» la voce di Oikawa risuonò leggera e sincera.

«Sei proprio uno stupido, ti stai comportando come il solito re egoista se continui così Chibi-chan si stancherà di te.»

Quelle parole pesarono più di quanto Kageyama avrebbe mai immaginato. Se non gli dava quello che voleva si sarebbe stancato? Lui gli era necessario, aveva bisogno delle sue alzate.

«Voglio dargli le alzate che vuole, ma-»

«No, tu non vuoi, sei proprio un codardo Tobio-chan e non dirmi che ancora non hai capito. Risolvi i tuoi dissidi interiori, anzi non risolverli così sarà più facile batterti.»

«Dissidi interiori? Oikawa-san io sto benissimo.»

Oikawa fece un lungo respiro. «Non sono il tuo psicologo Tobio-chan e ora basta sei il mio nemico io non ti devo proprio niente.»

Prima che Kageyama potesse chiedergli qualcos'altro Oikawa gli chiuse il telefono in faccia. Dissidi interiori? Lui non aveva dissidi interiori.

Pensò di richiamarlo una seconda volta ma proprio quando riprese a scorrere la rubrica indeciso sul da farsi vide Daichi e Sugawara arrivare dal fondo della strada ed il bus si stava accostarsi al parcheggio. Un messaggio da parte di Oikawa comparve sullo schermo.

"Stupido, stupido, stupido!" Kageyama quasi poteva sentire la sua voce.

Non smise di pensare un attimo a quello che Oikawa gli aveva detto, nemmeno sull'autobus, ad una distanza notevole da Hinata che aveva intrapreso una conversazione animata con Nishinoya e Tanaka. Hinata era sempre così socievole che non era difficile da credere che prima o poi avrebbe trovato qualcun altro ad alzargli la palla, anzi un giorno sarebbe sicuramente successo. Kageyama scacciò via quei pensieri. Più andava a fondo sui suoi sentimenti più sentiva una stretta cingerli lo stomaco.

Vide con la coda degli occhi Hinata ridere ad una battuta di Nishinoya e per la prima volta si chiese se lui avesse mai riso così a qualcosa che aveva fatto o detto lui. Probabilmente mai. Kageyama non era il tipo da battute che facevano ridere qualcuno. In pochi istanti si rese conto che probabilmente avrebbe voluto essere il contrario.

Smise di fissare Hinata quando sentì lo sguardo di Tsukishima su di sé dall'altro lato del suo sedile. I loro sguardi si incrociarono malauguratamente a metà strada per qualche secondo poi Kageyama si appoggiò al finestrino e chiuse gli occhi. Odiava quel quattrocchi, sembrava sempre saperne una più del diavolo.

Le voci in sottofondo si dissiparono presto quando Daichi li riprese mandandoli a dormire ma per Kageyama da quando aveva smesso di sentire Hinata parlare non era rimasto che un brusio di sottofondo. La verità era che da quando avevano litigato il suo mondo era diventato incredibilmente silenzioso. Kageyama si appoggiò al finestrino con gli occhi stretti che cercavano di prendere sonno. Normalmente avrebbe sentito Hinata di fianco a lui con il respiro pesante sulla sua spalla, fastidioso come al solito ma famigliare. Si sarebbero addormentati l'uno sull'altro: Hinata sulla sua spalla, Kageyama sulla sua testa. Quella volta, invece Kageyama si ritrovò ad addormentarsi contro il duro e freddo finestrino che non aveva nulla a che fare con il dolce calore che Hinata avrebbe emanato.

N.D.A. 

Salve a tutti, non sono molto brava in questo tipo di cose quindi non mi dilungherò tanto. Questa è la primissima fanfiction che pubblico quindi qualsiasi tipo di commento è ben accetto. Detto questo la storia è già terminata. In tutto sono cinque capitoli che pubblicherò ogni martedì quindi non ci dovrebbero essere ritardi se non per causa di forza maggiore. 

Alla prossima settimana! 

- Jo

 

   
 
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