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Autore: _Niente_Paura_    25/11/2020    3 recensioni
"La porta fu sbattuta con irruenza, dopo di che vi fu una pausa che durò qualche ora. Appena la porta si riaprì il bambino corse giù per le scale, ma si pietrificò vedendo lo sguardo del padre, il quale gli fece cenno di non parlare"
Questa storia partecipa al contest "Le note del dramma" indetto da Sabriel_Little Storm su forum di EFP
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Kidfic | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Vite spezzate'
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Con gli occhi di un bambino


Abel era il nome di un bambino di otto anni, teneva stretta la gonna della madre Doris, ed osservava il padre parlargli con gli occhi atterriti.
̶ Sii uomo Abel! ̶ urlò il padre aspramente al bambino, il quale deglutì e provò a sporgersi da dietro la figura della madre marmorea. Era un bambino alto e magro, con il viso asciutto ed un naso spigoloso, gli occhi grandi e cerulei che miravano gli occhi grigiastri del padre, Baldwin Meyer, vestito di tutto punto in procinto di partire verso la Polonia.
Sorrise Baldwin, osservò per bene il figlio sgusciare via ed alzare il mento appuntito, passò una mano sul capo biondo del figlio e poi osservò Doris, rivolgendole qualche frase che Abel non capì o forse ignorò.
Baldwin in men che non si dica salutò le due sorelle maggiori, Martha e Katarina oramai in lacrime, poi si allontanò sparendo dalle loro vite per chissà quanto tempo.

Abel della guerra non aveva un particolare pensiero, era per lo più confuso. Più volte suo padre gli aveva spiegato perché fosse necessaria la guerra e che sarebbe durata poco, al contrario sua madre inveiva contro il marito, mormorando che invadere i polacchi non avrebbe portato nulla di buono. La guerra continuava, e sua madre rimase della stessa idea, apriva arrabbiata le lettere, anche se scoppiava a piangere ad ogni riga buttata giù da Baldwin.
La vita in casa Meyer, dopo qualche mese, procedeva tra stenti e singhiozzi senza il capofamiglia, ma di questo era più che consapevole Abel, suo padre più volte lo aveva riguardato dalle donne e le loro debolezze.
Notò con grande stupore come avessero cominciato a sviluppare degli atteggiamenti bizzarri, la prima sua madre, la quale s'appiattiva alla finestra scrutando i minimi movimenti dell'esercito, ma nulla era più bizzarro delle due sorelle Martha e Katarina che puntualmente andavano a consumare degli spuntini su in soffitta.

Passarono due anni, la guerra era lungi dall'essere finita, ma dopo tanti mesi finalmente ebbero notizia di Baldwin, era vivo ed era sulla via del ritorno.
Abel non riuscì a capire cos'era che turbava le sorelle e la madre, sembravano essere impazzite, cominciarono a fare sali e scendi dalla soffitta, mentre tenevano d'occhio gli uomini dell'esercito che facevano ampie ronde per le strade della città.
Quando ritornò Baldwin, Abel riuscì ad intercettare il puro orrore negli occhi delle sorelle e della madre, le quali cominciarono ad urlare e implorare l'uomo, il quale ,con lo sguardo più gelido che Abel avesse mai visto, cominciò a strattonarle via da lui appena cercavano un minimo di contatto fisico
̶ Abel, vieni ̶ disse l'uomo con tono raggelante, in quel momento le pupille di Doris si dilatarono e si spalancarono le fauci dalle quali uscì un semplice e fioco 'NO', ma non fu abbastanza per opporsi all'ormai ufficiale delle SS.
Salirono al primo piano, poi con un semplice cenno fece abbassare la scala per la soffitta. Un attimo di pausa, dove il padre scrutò il figlio con fare inquisitorio.
Era sempre stato così? Si chiedeva il bambino osservandolo spaesato. Era sempre lui, ma ebbe la netta sensazione che qualcosa s'era rotto dentro di lui, era cambiato, non era più lo stesso Vati (1) che aveva due anni fa. L'espressione era truce, tesa come il cuoio indurito, i pugni serrati come la bocca e gli occhi grigi fissi su Abel come dei faretti
̶ Devo farti vedere una cosa ̶ disse il padre con aria assai seria volgendo lo sguardo verso l'alto.
Salirono la scala a pioli, era buio ed umido in soffitta, ma non era questa la cosa che turbava l'ufficiale Meyer. Abel si guardava intorno, cercando di capire cosa volesse fargli vedere il padre, ma lo scoprì ben presto, quando questo tirò un calcio a quello che sembrava un ammasso di coperte, il quale guaì.
̶ Sporchi Ebrei ̶ mormorò sottile il soldato mostrando i denti, quasi fosse una belva. Furono sfocate le successive immagini, scene flebili nella mente di Abel che danzavano come tante ombre dinanzi una luce. Udì le urla indistinte, mentre lui si fiondava in camera sua chiudendola a chiave, poi si portò alla scrivania cominciando a scribacchiare sul quaderno già aperto. Tra le urla disperate della madre, i lamenti sommessi della gente di sopra, la penna scorreva sul foglio, svolgendo dei semplici esercizi di matematica, sembrava volesse escludersi Abel, non riusciva ad accettare una realtà così confusa.
La porta fu sbattuta con irruenza, dopo di che vi fu una pausa che durò qualche ora. Appena la porta si riaprì il bambino corse giù per le scale, ma si pietrificò vedendo lo sguardo del padre, il quale gli fece cenno di non parlare. Sgranò gli occhi Abel, osservando il padre varcare la soglia del salotto, scatenando un sommesso lamento. Si sporse di poco per riuscir a vedere e si stupì non poco notando la madre rannicchiata in un angolo che stringeva le due figlie.
̶ Come vi è passato per la testa? ̶ disse calmo Baldwin avanzando verso di loro ed allargando le braccia, lasciando così intravedere le bende che fasciavano i palmi delle mani
̶ Dovreste essere una famiglia modello, che supporta il capofamiglia, ma invece preferite gettare sterco su voi stesse ̶ scosse la testa in segno di disapprovazione ̶ Doris, mia cara, come ti è venuto in mente poi, di coinvolgere le nostre splendide bambine? Come hai potuto ̶ si portò una mano dinanzi la bocca, come a far notare quanto stesse male, il che effettivamente era vero, Baldwin era molto scosso della recente notizia, persino Abel se n'era accorto.
̶ Anche Abel hai messo in mezzo! Era un bambino lo hai messo in pericolo nascondendoli! Doris, non c'è cosa peggiore per una donna che essere una cattiva madre ̶ e dicendo ciò s'avvicinò con cautela a lei, per poi piegarsi e mettersi alla sua altezza ed allungare la mano verso di lei, questa di tutto rimando tremò come una foglia non alzando lo sguardo spaurito
̶ Fai bene ad avere paura Doris, perchè non hai idea di quel che ho visto io, del dolore che ho passato. Ospitando quella feccia, non solo hai tradito la tua Germania, ma hai tradito tuo marito ̶ deglutì nervosamente, poi si alzò ed attese qualche attimo, come se stesse pensando. Afferrò per i capelli Doris, strappandola via dalle prese delle due gemelle e cominciò a strascinarla verso le scale. Senza la minima esitazione Abel si rinchiuse dentro la propria camera, mettendosi sotto il letto e tappandosi le orecchie.
̶ Per questa volta non saranno presi provvedimenti legali su di te, ma ti assicuro che ti darò una lezione oggi che non ti dimenticherai mai ̶ sentì attraverso le pareti, era chiaramente la voce di suo padre che sembrava ancor più adirato di quel che avesse dimostrato di sotto. Un urlo straziante di dolore ne seguì successivamente, mentre sotto il letto Abel continuava a tapparsi le orecchie, sperando che il peggio passasse.

Meyer non era ritornato dalla sua famiglia per nulla, infatti in poco meno di una settimana la famiglia si trasferì a Buchenwald, una città poco distante da Weimar. L'uomo non aveva mai parlato del suo lavoro, non che Doris ne sentisse l'esigenza, ma ciò dispiacque tanto ad Abel che tediava continuamente il padre affinchè gli scappasse qualcosa, ma nulla sfuggì da quelle labbra ormai rigide e serrate.
̶ So cosa devi andare a fare ̶ sentì un giorno Abel che stava seduto in salotto, i due genitori stavano discutendo animatamente e non riuscì proprio ad ignorarli
̶ Devi esserne fiera, tuo marito sta ripulendo il mondo ̶ sentì un verso di disapprovazione da parte di Doris
̶ Fiera? Fiera che mio marito sia un assassino? ̶ dopo di che udì uno schiaffo sonoro e Doris non ebbe più la forza di controbattere.

Il tempo passò, e la situazione sembrava farsi sempre più disperata. Le liti in casa erano sempre più frequenti ed era diventata dura ignorare tutto quel fracasso, con le botte che Baldwin dava alla moglie e i pianti sommessi di Doris e delle due ragazze. La famiglia stava per scoppiare ed il giorno in cui le pareti della diga cedettero, tutti poterono constatare con grande orrore le conseguenze della guerra. Quel giorno Abel non l'avrebbe mai dimenticato.
Era l'inverno del '43, aveva 12 anni e la neve scendeva giù coprendo i tetti delle case e la collina Ettersberg. Suo padre rientrò prima del solito, e neanche tempo di chiudere la porta lo sopraggiunse sua madre a rimbeccarlo, le parole erano troppe per essere ricordate, ma i loro toni e le botte restarono dentro le sue orecchie, come un fastidioso ronzio.
Quel giorno sentì altre botte oltre quelle del padre, sentì qualcosa simile ad una padellata, poi uno sparo. Restò attonito il ragazzo, lasciando cadere la penna stilografica a terra, non ebbe il coraggio di muoversi per un bel po' di minuti. Nel silenzio si udirono altri due spari, poi il cigolio della porta d'ingresso.
Passarono diverse ore, mentre Abel rimaneva sopra atterrito da quei rumori, il sole era già tramontato e la notte era calata con le sue stelle. Si decise a scendere il ragazzo e vide nella penombra riverso il cadavere di suo padre. Incerto s'avvicinò verso il corpo inerte, scorse una grossa pozza di sangue ed il volto stralunato di un Baldwin privo di vita.
Il ragazzo si portò le mani davanti la bocca e non osò neanche avvicinarsi, osservava atterrito il corpo mentre la sua mentre era più che confusa. Poco più distante trovò i corpi delle due sorelle, le quali stringevano le mani anche se flebilmente. Queste sembravano essersi afflosciate sul divano e dietro di loro dei rivoli di sangue rappreso macchiavano prima il divano e poi il pavimento.
Guardò intorno, ma non v'era alcuna traccia di sua madre e la porta socchiusa che tintinnava spostata dal vento non prometteva nulla di buono.
Così restò orfano e solo Abel, mentre la Seconda Guerra Mondiale era ancora tutt'altro che vinta.



(1) Der Vati è un sostantivo neutro tedesco che sta a significare il paparino o il babbo
   
 
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