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Autore: Nao Yoshikawa    26/11/2020    13 recensioni
Modern!AU senza magia.
Lily e Severus si sono conosciuti quando le foglie cadono al suolo. Si lasceranno con la pioggia battente addosso. Questa è la storia di come le cose belle finiscono, di come a volte tutto sfugge alla nostra volontà, nonostante gli sforzi e le buone intenzioni. Questa è la storia di Severus e Lily.
Un tuono.
Oh, la pioggia, fedele compagna immancabile. Sempre presente lei, silenziosa testimone dei loro incontri e litigi che, anziché accarezzarli con delicatezza, si abbatteva con violenza inaudita.
Severus la guardò qualche istante, poi prese a ridere di una risata senza allegria.
«Sev, non c’è niente da ridere.»
Ma lui non l’ascoltava. Ma certo che rideva. Alla sua stupidaggine. Al suo essere così patetico.

Storia partecipante al "Falling in and out of love" contest indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP.
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
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La favola bella
 
Lily sfuggì alla sua presa, il polso delicato di lei era adesso scivolato via alle dita di Severus.
Il quale semplicemente si sentì perso.
Si udirono passi impazienti per tutta la casa, il loro rifugio. Poi urla e lacrime amare.
Lily uscì di casa, avvertendo subito il gelo dell’autunno arrivato da un po’. Davanti a lei, le foglie umide giacevano sulla terra, gli albero erano spogli e per un breve istante sentì la mancanza del tepore del cammino.
«Lily, torna dentro!»
Severus la chiamò, fermandosi però sulla porta, senza compiere un altro passo.
Lei non doveva essersi accorta, o forse semplicemente non le importava, che una pioggia battente stava cadendo su di loro, sulla loro casa.
 
Ascolta, piove dalle nuvole sparse.
 
Lily si voltò a guardarlo, gli occhi lucidi e arrossati, il mascara scolato sulle guance. Le braccia attorno al busto, come a volersi proteggere da un freddo che le era oramai entrato fino alle ossa: i capelli e il maglioncino rosso che indossava erano completamente zuppi d’acqua. Severus avrebbe solo voluto allungare le braccia e stringerla, ma sapeva di non potere.
Di non potere più.
 
E il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre

 
«Severus, lasciami in pace» soffiò Lily, addolorata e soffocando un gemito. Era incredibile come tutto potesse cambiare da un giorno all’altro. E il loro litigio, l’ennesimo, era scoppiato insieme a quella tempesta. E le lacrime si mescolavano alla pioggia, inesorabilmente.
Severus si decise a farsi avanti, a farsi bagnare dalla pioggia e a prendere le sue mani fredde tra le proprie.
Si malediceva ogni volta che Lily piangeva a causa sua.
Stare con uno come lui non era facile, forse era addirittura impossibile.
«Lily, ti prego…»
 
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce

 
 
Ma Lily soffriva, le lacrime si confondevano con la pioggia. Aveva freddo, ma non sarebbe rientrata, tutto quello che voleva era stare lontana da lui.
Seppur, al contempo, non avrebbe mai voluto lasciarlo.
Severus era sempre stato orgoglioso ed erano rare le volte in cui si abbassava a chiedere perdono. Con lei era diverso, non solo per l’amore che provava nei suoi confronti, ma anche perché aveva sbagliato per davvero.
Ancora e ancora.
«Mi avevi promesso che avresti smesso di frequentare certe persone» il dito di Lily si sollevò. «E invece ci ricaschi sempre. Cos’è che ti manca, eh? Cos’è che ti faccio mancare? Perché non posso bastarti?!» urlò di nuovo per sovrastare il rumore della pioggia e fu allora che Severus l’abbraccio, nonostante Lily non volesse, nonostante lo detestasse, ritrovandosi ad amarlo nello stesso momento.
Se c’era una cosa che Severus aveva sempre saputo era di essere spezzato dentro. Non usava la sua infanzia difficile per giustificarsi (in realtà non si giustificava affatto). Ma di certo ciò aveva influito.
Aveva iniziato a frequentare cattive compagnie quando aveva sedici anni.
Essendo sempre stato preso di mira dai bulli, preso in giro e mal giudicato – per tutto, il suo aspetto, il suo carattere schivo – aveva trovato il suo equilibrio in una delle tante gang che rendevano Londra assai pericolosa.
Ai tempi era solo uno sciocco ragazzino con il profondo desiderio di sentirsi invincibile e importante e per tal motivo i Death Eaters si erano dimostrati la migliore compagnia a cui potesse ambite. Erano in tanti lì, tutti adepti di un unico individuo, del loro capo Tom Riddle.
E scegliendo si seguirlo, Severus aveva perso completamente la via.
«Niente, non mi fai mancare niente!» lui cerò di tenerla stretta a sé. «Ma non è… non è così facile come pensi! Quando entri a far parte dei Death Eaters è difficile uscirne, se non con la morte! Potrebbero fare del male a te, Lily. Lo sai che sei l’unica persona a cui tengo!»
«Che ci provino, allora! Io non ho paura! Sei tu che devi trovare la forza e il coraggio di dire basta!» Lily si staccò dal suo abbracciao, guardandolo con occhi furenti. E in quel momento Severus si strinse il braccio coperto, lì dove aveva tatuato il simbolo dei Death Etaers, che non sarebbe mai più andato via.
«Ci sto provando, te lo giuro…» soffiò.
Ci stava provando davvero, ma era entrato in un circolo da cui ora, dopo quattro anni, non riusciva a venire fuori.
Era stato coinvolto in vari reati, spaccio, furto, aggressione, ma temeva che presto o tardi il suo capo gli avrebbe chiesto di fare qualcosa di ben peggiore.
Lily respirò profondamente, guardando il cielo grigio.
«Ora non basta più provarci. Devi fare una scelta, Severus. Per te e per noi.»
E in quel momento il vento iniziò a soffiare forte, sollevano le foglie secche dal terreno.
A Severus bastò poco per capire che quella era l’ultima possibilità che Lily gli stava concedendo.
 
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.

 
Sperava che la pioggia potesse lavare via il suo peccato, ma forse sarebbe stato chiedere troppo, perché nulla avrebbe cancellato il sangue dalle sue mani, il peccato dal suo animo. Non aveva il coraggio di entrare in casa, preferiva aggirarsi in giardino, con il volto pallido e spaventato.
Era tutto morto, tutto.
Ora che ci pensava, aveva conosciuto Lily proprio nell’autunno di quattro anni prima.
 
Il tempo minacciava di piovere e il parco di Greenwich si era colorato di bellissimi colori quali il rosso, il giallo e l’arancio. Di solito Severus non badava troppo alla bellezza intorno a lui.
Ma quel giorno, mentre attendeva i suoi novi amici dei Death Eters, gli occhi gli si posarono su qualcuno che aveva i capelli di un rosso simile a quelle foglie.
Non sapeva ancora che quella ragazza con una sciarpa su cui affondava il viso, che si divertiva a scattare foto agli scoiattoli, si chiamava Lily e che gli avrebbe fatto mettere in dubbio tutto nella sua vita.
Severus non si era nemmeno accorto di come la stesse guardando.
E quando lei si voltò e lo vide si sentì terribilmente stupido. Chissà cosa avrebbe potuto pensare?
In realtà poi Lily gli aveva sorriso, agitando l’altra mano, in cui teneva un sacchetto di castagne, in segno di saluto.
Ed era stata anche lei ad avvicinarsi, perché lui non era mai stato bravo a fare amicizia, non con le ragazze soprattutto.
Dopodiché Lily, con tutta la naturalezza del mondo, l’aveva fotografato.
A tradimento.
«Ehi!» Severus se ne accorse e fece per avvicinarsi, quasi scivolando sulle foglie secche e facendola ridere. «Non puoi fotografarmi senza chiedere il permesso.»
«Ops» rise lei. «Mi dispiace, è che eri in una posizione perfetta. Giuro che sei venuto bene, vieni un po’ qui!»
Severus fece una smorfia, ma poi in effetti si avvicinò e si rese conto che quella ragazza aveva davvero del talento nella fotografia.
«Sì, d’accordo, è venuta bene. Ma non puoi fotografare la gente che non conosci!» si lamentò.
Lily assaggiò una castagna, per poi guardarlo e tendergli una mano.
«Mi chiamo Lily Evans. Ecco, adesso ci conosciamo.»
Tutto ciò che c’era sempre stato in quel momento sembrava non avere avuto mai importanza.
Lui e Lily si sedettero su una panchina a chiacchierare e a mangiare le castagne che lei gli aveva offerto. Parlarono a lungo, più di lei che di lui e Severus si sorprese di quanto fosse facile parlarle.
E poi era arrivata la pioggia, tanto forte da quasi far male.
«Presto, andiamo via o la mia macchina fotografica si bagnerà!» esclamò Lily ridendo.
La pioggia aveva sempre infastidito Severus. Troppo fredda.
Ma in quel momento non gli stava dando alcun fastidio, così corse con lei per trovare riparo mentre si dimenticava dei Death Etares, di quanto fosse marcio e di tutto.
 
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.

 
Quante fotografie erano state scattate da allora?
Quante ne erano state appese alle pareti?
E quante volte le labbra di Lily si erano curvate in un sorriso luminoso?
Ma se adesso Severus alzava gli occhi, non vedeva alcun sorriso, alcuno sguardo pieno d’amore nei suoi occhi: c’era dolore, rabbia, disgusto e, ancora peggio, delusione.
«Lily…» gemette.
Avrebbe voluto dirgli che gli dispiaceva. Che era un debole, che ancora una volta si era piegato al volere del suo capo.
Lui gli diceva uccidi per me, ed ecco che Severus obbediva.
Forse era troppo perso per essere recuperato.
Lily si portò le mani davanti la bocca. Adesso i ruoli si erano invertiti, lei era quella sulla soglia di casa, Severus quello che si faceva bagnare dalla pioggia.
Ma, a differenza sua, non avrebbe compiuto alcun passo per afferrarlo.
«Vattene via» gemette con il cuore pieno di delusione. «E non farti mai più vedere!»
Lily lo amava, profondamente: ma quel giorno di novembre aveva compreso che lui non sarebbe potuto essere l’uomo di cui aveva bisogno. Quella consapevolezza fece male, le spezzò il cuore.
Si rinchiuse dentro casa e Severus spalancò lievemente gli occhi.
Allungò una mano, forse avrebbe potuto fare un ultimo tentativo disperato, ma oramai era tutto perduto.
Anche la fiducia si estingueva, come fuoco sotto la pioggia, come l’estate all’arrivo dell’autunno.
 
 
 
 
Era passato un anno da quel giorno e Severus si stava ritrovando ad osservare la pioggia alla finestra. L’autunno quell’anno sembrava più piovoso che mai, quasi volesse rispecchiare il suo umore.
Da quel giorno, lui e Lily non erano più stati insieme. Lei non aveva voluto la casa. Era tornata dai suoi genitori, una scelta piuttosto crudele, perché così facendo aveva lasciato Severus da solo con i loro ricordi.
Ma si era portata via tutte le fotografie scattate insieme.
Dopo un dannato anno, lei era ancora lì. Nel suo cuore, nella sua testa.
Il solo pensiero di averla persa lo faceva impazzire e per sopportare il dolore – il peso dei suoi errori – aveva iniziato a fare uso di droghe. Forse per questo le sue mani tremavano o forse tremavano al pensiero di ciò che aveva visto quel pomeriggio stesso: per un brevissimo istante, l’uno su un lato diverso della strada, i loro occhi si erano incrociati. O almeno, Severus era convinto che così fosse. Ma poi lei si era voltata subito verso James Potter, un suo vecchio compagno di scuola che non aveva mai sopportato troppo. Si ritrovò a pensare a quanto il destino sapesse essere crudele e si domandò se quei due stessero insieme.
Doveva essere per forza così, perché Lily sorrideva come non era stata in grado di fare quando era con lui.
L’aveva colto un profondo senso di gelosia e una grande voglia di farla pagare a Potter, ma a che sarebbe servito? Non l’avrebbe mai riavuta indietro, aveva preso una strada sbagliata da cui non riusciva a uscire.
Se solo fosse stato in grado di dimenticarla sarebbe stato tutto più facile, ma in verità Lily era stata la prima ad amarlo. E forse sarebbe stato l’unica.
Oh, le cose belle. Se perse non tornavano mai più.
Si portò le mani sul viso, avvertendo il gelo nonostante il camino acceso.
Niente avrebbe potuto farlo sentire meglio, nemmeno la droga, niente, niente, niente.
 
Dopodiché era passato un altro inverno, un’altra primavera e un’altra estate. Giunse l’ennesimo autunno, il secondo senza di lei.
Ma quell’anno c’era stato qualcosa di diverso: Lily gli aveva telefonato per parlargli.
E immediatamente Severus aveva visto uno spiraglio, si era stupidamente illuso: forse era tornata da lui.
In quei due anni il suo aspetto era mutato molto: era dimagrito e lo sguardo era più sfocato e spento. Continuava a drogarsi e stava diventando ufficialmente uno dei sicari più fedeli di Tom Riddle. Le sue mani si erano macchiate tante volte di sangue, ma che importava adesso?
Avrebbe detto “basta” a tutto, avrebbe ricominciato, poteva farcela se Lily era con lui.
Si videro sotto un cipresso al parco, lo stesso in cui si erano conosciuti oramai molti anni prima.
Lily gli parve bella come quel giorno, con i capelli dello stesso colore delle foglie, il viso nascosto nella sciarpa.
Anzi, no, era addirittura più bella.
Lei gli sorrise, timidamente, quasi come fosse stato un estraneo.
«Sev, come stai? Vorrei dirti che mi sembri in forma, ma…»
«Non lo sono per niente. Beh, me la cavo, circa» infilò le mani nel cappotto per cercare di nascondere il tremore. Sperava non si accorgesse che era completamente fatto, era il suo unico modo di affrontare la tensione.
«Mi fa piacere. Senti, tu… frequenti ancora quel brutto giro?» domandò.
Severus distolse lo sguardo. Mentirle di nuovo non era il miglior modo per cominciare.
«Più o meno. Mi sono lasciato andare parecchio dopo che abbiamo rotto, ma… visto che adesso sei tornata…»
«Sono tornata?» chiese Lily confusa.
E in quel suo sguardo perplesso, Severus trovò l’ennesima consapevolezza, quella di essersi illuso, quella di non voler vedere in faccia la realtà.
«Tu stai ancora con quel Potter, vero?» domandò cambiando tono.
«Con James, sì. Mi ha detto che vi conoscete e mi ha convinto a parlarti, anche perché c’è una cosa che devo dirti…»
Oh, certo. San James Potter, il nuovo fidanzato perfetto, l’uomo che probabilmente lui non sarebbe mai potuto essere.
A braccia conserte, Severus la osservò, facendole un cenno con il capo per invogliarla a parlare.
«Ecco, noi… ci sposiamo» sussurrò.
Udì un rumore strano. Qualcuno aveva calpestato de ramoscelli, forse era stato lui stesso? E allora perché quel rumore non lo aveva risvegliato dall’incubo che stava vivendo?
Quando capì che era tutto reale, fu colto da una potente nausea.
«Sposarlo? Ma non puoi sposarlo, state insieme da troppo poco tempo!»
«Lo so, ma Sev… James è una brava persona, mi rispetta e mi ama e poi…»
«E poi cosa, eh? Cosa? È migliore di me? È ciò che io non sarò mai? Coraggio, dillo!»
Non era riuscito a trattenersi e si era fatto avanti. Lily, incapace di guardarlo negli occhi, posò piuttosto lo sguardo su un cumulo di foglie secce lì vicine.
«Sono incinta.»
Un tuono.
Oh, la pioggia, fedele compagna immancabile. Sempre presente lei, silenziosa testimone dei loro incontri e litigi che, anziché accarezzarli con delicatezza, si abbatteva con violenza inaudita.
Severus la guardò qualche istante, poi prese a ridere di una risata senza allegria.
«Sev, non c’è niente da ridere.»
Ma lui non l’ascoltava. Ma certo che rideva. Alla sua stupidaggine. Al suo essere così patetico.
«Oh, io invece lo trovo molto divertente!» esclamò battendo le mani e poggiando ad un albero. «Potter ti ha dato quello che hai sempre voluto, vero? Ah, povera Lily… povera, piccola Lily…»
«Severus, adesso smettila. Dimmi la verità: sei fatto, vero?» domandò avvicinandosi.
Ma certo che lo era. Lo conosceva troppo bene, ogni suo scheletro, per non saperlo. Severus la guardò, i capelli appiccicati al viso.
«E anche se fosse?»
«Maledizione, Severus! Questa non è una cosa che devi fare per me, ma per te! Datti un controllo!»
Cercò di afferrarlo, ma lui scostò la sua mano. Lily si accorse solo in quel momento che mista alla pioggia vi erano le sue lacrime.
«Dimmelo, Lily. Perché amare è così breve e dimenticare invece è così lungo?» domandò con un singhiozzo.
Lily non seppe cosa dire, quando Severus diventava schiavo della droga, diventava difficile capire cosa volesse dire. Comprese solo che stava soffrendo e di ciò se ne dispiacque.
«Io… non lo so. Mi dispiace, Sev. Spero che un giorno le cose tra noi siano diverse.»
E dicendo ciò, Lily gli diede le spalle, mettendo da parte tutti i buoni propositi che aveva in mente.
Forse non era quello il momento. Ma quando Seveus la osservò allontanarsi, si rese conto che forse non l’avrebbe mai più rivista.
Oh, se solo avesse saputo, l’avrebbe stretta a sé l’ultima volta.
 
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.

 
16 Novembre 1981
 
L’autunno era arrivato come ogni anno, il parco si era riempito di foglie secche, l’aria era diventata più fredda. Lily indossava la stessa sciarpa su cui le piaceva affondare il viso.
Camminava con James di fianco, trascinando il passeggino in cui suo figlio dormiva. Era una bella giornata, una giornata perfetta da passare in famiglia, ma in realtà lei e James avevano attraversato il parco per andare da un’altra parte.
Lily aveva il naso arrossato e non solo per il freddo. Aveva pianto a lungo, rassegandosi poi al dolore.
Quando arrivarono alla loro silenziosa destinazione, James rimase rispettosamente indietro, mentre Lily si inginocchiava tenendo in braccio Harry. Il bambino si era appena svegliato e, nonostante avesse solo pochi mesi, aveva quegli occhi dello stesso colore di sua madre, così vispi.
Era caduto, Severus, come una foglia che si staccava dall’albero, una volta che giungeva alla fine ella sua vita. Ma Severus avrebbe avuto ancora tanto da vivere. Eppure il nome sulla lapide era il suo.
Sì, Severus Piton, il suo ex fidanzato, il suo ex migliore amico, che si era staccato dalla vita troppo presto.
Lily chiuse gli occhi mentre una lacrima le rigava il viso e la piccola mano di suo figlio le sfiorava il viso. Ricordò con grande dolore i mesi precedenti, il momento in cui aveva saputo della morte di Severus. Non una morte naturale, lo avevano ucciso. Era stato uno degli Death Eaters, si sospettava fosse stato proprio Tom Riddle, ora ricercato.
Lily non poteva ancora crederci. Nonostante avesse ancora dei motivi per voler vivere, suo marito e suo figlio, c’erano dei momenti in cui si fermava ed estraniava, vittima del suo dolore.
«Ciao, Sev… sono venuta a trovarti…» mormorò, con l’ombra di un sorriso sul viso.
La vita funzionava in modo strano. Erano stati insieme,  si erano amati e adesso lui non c’era più, si era estinto come la notte quando arrivava il giorno.
A Lily piaceva credere che Severus avesse tentato di scegliere una vita migliore prima di essere ucciso. Forse era stato proprio questo a porre fine alla sua vita, e ciò la intristiva, riempiendola però anche di dolcezza.
Ripensò ai momenti insieme. A quelli belli, con malinconia e tenerezza, perfino a quelli meno belli, come quando aveva scoperto tutto, come quando si erano lasciati, i litigi… come quando si erano lasciati l’ultima volta.
Chissà se le cose sarebbero potute andare diversamente?
Lily amava James, eppure sapeva che una parte del suo cuore sarebbe sempre stata per Severus, la sua persona sbagliata.
Si ricordò di ciò che le disse l’ultima volta in ci si videro: “Perché amare è così breve e dimenticare così lungo?”, e capì quando avesse ragione. Forse Lily lo aveva  amato per poco – poco se considerato ad una vita intera – ma dimenticare tutto ciò sarebbe stato difficile, se non impossibile.
Harry si lasciò andare a dei versetti e Lily gli accarezzò la testolina piena di capelli neri. Si dispiaceva del fatto che Severus non fosse riuscito ad andare avanti. Un profondo senso di malinconia, accompagnato da un nodo alla gola, le veniva ogni volta che pensava a ciò che erano stati, a ciò che non erano potuti essere. Si erano conosciuti e lasciati in un giorno d’autunno, la pioggia li aveva bagnati. E adesso quella stessa pioggia minacciava di cadere ancora una volta. James si avvicinò, poggiando al posto di Lily un mazzo di fiori vicino alla lapide.
Sembrava una bellissima e triste favola quella di Severus e Lily, una favola dall’odore di pioggia, di foglie secche contro l’asfalto.
Rimase in ginocchio per un tempo che le parve infinito, sperando che i suoi pensieri arrivassero a lui, ovunque si trovasse. Fu poi una mano di James sulla sua spalla a ridestarla.
«Lily, sta per piovere. Forse faremmo meglio ad andare.»
Lily annuì, non poteva permettere che Harry si ammalasse. Lo mise nel passeggino e si sistemò la sciarpa, ripensando alle loro mille mila fotografie, i cui sfondi erano sempre di un colore arancio-rosso, che aveva conservato gelosamente. Prese James sottobraccio e lasciò che una lacrima le rigasse il volto. Poco dopo che se ne andarono e la pioggia prese a battere sul terreno e sulla sua lapide.
 
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

 
Nota dell’autrice
Mi capita raramente di scrivere AU su Harry Potter. Ma in questo caso ho sentito il bisogno di portare Severus e Lily in un mondo normale, un mondo senza magia, dove e sfide sono altre. Spero che l’atmosfera autunnale si sia sentita tutto, io ho fatto del mio meglio, volevo che l’autunno facesse da sfondo alle vicende di questi personaggi. Adoro Severus e Lily, ma non riesco a scrivere di loro senza malinconia o tristezza, forse perché la loro storia è davvero tragica. Ovviamente ho inserito svariati riferimenti al canone, perché è il bello dell’AU: Severus era un sicario di Tom Riddle e faceva parte di una gang chiamati appunto Death Eaters. Questo l’ha portato a lasciarsi con Lily e alla fine è stato ucciso (non ho specificato da chi, ma Lily un’idea se l’è fatta).
La frase che Severus dice “Amare è così breve, dimenticare così lungo” è una citazione di Pablo Neruda, che ho scelto di inserire tra le tante proposta per questo contest. Spero vi sia piaciuta.
 
   
 
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