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Autore: john pranzo    27/11/2020    0 recensioni
Erano tutti morti. Dal primo all’ultimo, fatta eccezione per lui, per tutti quelli che lo conoscevano come il disertore, come un pazzo omicida che non avrebbe mai fatto sconti per nessuno, fatta eccezione per l’unico sopravvissuto. Lo avevano insultato sotto ogni forma, lo avevano letteralmente preso a calci nel culo, lo avevano fatto volare da una finestra, lo avevano torturato, ferito, umiliato … Condannato. E l’unica cosa vera non era ancora stata rivelata. La verità è che aveva visto troppo eppure c’era sempre qualcuno che voleva vederlo vivo. Sì, perché nonostante l’accusa di aver ucciso un paio di agenti a sangue freddo e un certo Jerry Dawson, c’era sempre qualcuno che lo proteggeva, qualcuno che probabilmente voleva mantenerlo in vita solo per farlo soffrire di più. Non gli avevano neanche assegnato un avvocato d’ufficio, come se a Winston non ce ne fosse bisogno vista la costante presenza di una Giuria imparziale, nota come IL GIUDIZIO PERFETTO
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: De-Aging | Avvertimenti: nessuno
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PANDEMONIUM

The First Chapter
 
Al combattente perso
Che non smette mai di sorridere
 
 
PROLOGO
 
Erano tutti morti. Dal primo all’ultimo, fatta eccezione per lui, per tutti quelli che lo conoscevano come il disertore, come un pazzo omicida che non avrebbe mai fatto sconti per nessuno, fatta eccezione per l’unico sopravvissuto. Lo avevano insultato sotto ogni forma, lo avevano letteralmente preso a calci nel culo, lo avevano fatto volare da una finestra, lo avevano torturato, ferito, umiliato … Condannato. E l’unica cosa vera non era ancora stata rivelata. La verità è che aveva visto troppo eppure c’era sempre qualcuno che voleva vederlo vivo. Sì, perché nonostante l’accusa di aver ucciso un paio di agenti a sangue freddo e un certo Jerry Dawson, c’era sempre qualcuno che lo proteggeva, qualcuno che probabilmente voleva mantenerlo in vita solo per farlo soffrire di più. Non gli avevano neanche assegnato un avvocato d’ufficio, come se a Winston non ce ne fosse bisogno vista la costante presenza di una Giuria imparziale, nota come IL GIUDIZIO PERFETTO. Sta di fatto che tutti quegli insensati pensieri non avevano alcun effetto su di lui, visto quello di cui era rimasto testimone. Il suo povero cervello ridotto ad un colabrodo, quegli occhi vitrei, privi di vita e di alcun significato, quelle carni ridotte a brandelli e quell’atmosfera così crudele, così fredda, così distaccata, priva di alcun briciolo d’umanità.
“ Cough, Cough “
No, impossibile! Qualcuno sembrava essere ancora vivo, seppur per poco e, per qualche strano segno del destino, quell’uomo gli stava sussurrando delle parole che gli risultavano abbastanza familiari.
Non si è più sicuri laddove siamo cresciuti. Non ci sarà avamposto, dimora o rifugio a disposizione. Loro non ti cercano, loro ti sorvegliano. E lo stanno facendo. Salvati, Elias Norfolk“
Detto questo, il soldato esalò l’ultimo respiro, come se fosse stato forzato a pronunciare tali parole.
 
 
 
 
1
 
 
Erano le due e tredici di una gelida notte d’inverno quando qualcuno bussò alla porta della stanza N. 33 dell’Hotel “ Green Paradise “. E non lo fece soltanto una volta, no, sarebbe stato troppo beneducato, no, continuò, due, tre, quattro, cinque, sei volte prima di far ricadere l’atmosfera tra le braccia del silenzio. Il proprietario della stanza non si sarebbe mai aspettato di scorgere, una volta aperta la porta, ai suoi piedi, una piccolissima bustina contenente una lettera che recava due lettere PX.
“ PHOENIX “. Dopotutto era diventato solo quattro giorni prima membro di quella fazione. Sebbene la sua poca esperienza, Theo Harrison era comunque stato inserito nel gruppo A (Gruppo Alpha), il gruppo dominante, avrebbe detto qualcuno, quello più gasante, quello più eccitante, su questo non c’erano assolutamente dubbi, ma anche quello più snervante e stracolmo di responsabilità. La fazione delle Fenici erano composte da quattro gruppi (alpha, beta, delta e gamma), proprio come le altre fazioni ed ognuno di questi aveva dei precisi compiti da portare a termine.
Senza ulteriori indugi e perdite di tempo, Theo afferrò la lettera ed iniziò a scrutarla con poco interesse (dopotutto, essere svegliati a quell’ora della notte non avrebbe fatto felice nessuno). Una volta constatata l’assenza di altri segni o loghi sulla superficie esterna della lettera, l’agente di classe A decise di iniziare a leggerla non prima però di aver chiuso la porta alle proprie spalle.
“ SIGNOR WALKER, SI PREGA DI ACCETTARE LE NOSTRE PIU’ SINCERE SCUSE PER QUANTO OCCORSO QUEST’OGGI NELL’UFFICIO DEL DOTTORE. SIAMO LIETI DI PRESENTARLE UN NUOVO ESPERIMENTO AL QUALE SIAMO CONVINTI PRENDERA’ PARTE. MA ORA TORNI A DORMIRE CHE DOMANI SARA’ UNA LUNGA GIORNATA “
Theo lo lesse più di una volta ma non riusciva a trovare un nesso logico. Cosa c’entrava? Lui non era il signor Walker, lui non … Ma poi un larghissimo sorriso gli si dipinse sul volto, ma certo che idiota! Ma certo, doveva trattarsi di un messaggio in codice! Improvvisamente sentì un rumore di uno sportello d’auto chiudersi e, senza pensarci due volte, Theo accorse rapidamente verso la finestra. Ma quando arrivò, non c’era più nessuno. La strada era completamente deserta e non c’era un’anima viva in giro come se l’intera cittadina di Winston fosse andata completamente in letargo. Forse era proprio il momento di accogliere quell’invito e tornare sui propri passi, o meglio direttamente a nanna.
“ Ma che cosa “
Fu questione di mezzo secondo che qualcosa leggermente vibrò illuminando le lenzuola del suo letto. Che fosse anche quello un messaggio? Tutto ad un tratto, un piccolo ratto di fogna fece la sua apparizione verso l’esterno delle lenzuola ed iniziò a fuggire squittendo come non mai verso la porta. Con un balzo, tuttavia, Theo l’afferrò e, improvvisamente, si rese conto che quello non era un topo vero. No, era semplicemente un giocattolo di qualcuno che aveva deciso di farlo impazzire quella notte. Che diavolo stava succedendo? Dopo qualche istante, il giocattolino a forma di ratto smise di contorcersi alla solida presa del soldato della Fenice e una forte luce quasi lo accecò all’istante non solo facendogli perdere il contatto con il giocattolo ma facendogli anche perdere l’equilibrio. Tuttavia, capì che tutto sembrava quasi collegato quella notte. La luce inquadrò la finestra e vide qualcosa che avrebbe rizzato i capelli a chiunque. Sulla finestra erano appena apparse delle parole. Ma fosse solo questo, non sarebbe affatto un problema. No. Il problema era che quelle parole erano appena state scritte con del sangue. Sangue fresco, a quanto pare.
LORO TI ASPETTANO. LUI E’ CON LORO. BUONANOTTE, SIGNOR WALKER “
Appena terminato di leggere capì che doveva trattarsi di uno stupido scherzetto di qualche idiota nei dintorni. Non poteva essere altrimenti. Eppure, quel sangue. No, al diavolo, non poteva essere …
“ Ma che cazzo!! “
Il sangue si era appena coagulato e sembrava che fosse lì da tempo immemore, non da pochi attimi. E la cosa più sbalorditiva era che sembrava praticamente invisibile ad occhio nudo. Una volta indossati un paio di guanti, decise di venire a contatto con quel sangue quasi per captarne l’odore. Non che lo volesse fare, ma ne sentiva quasi il bisogno. Improvvisamente, era come se avesse una fame così intensa che avrebbe mangiato persino la sua stessa carne. Aveva una fottuta fame. Era malato di cibo. Nulla aveva più importanza. Quel sangue. Sì, persino quel sangue lo incitava.
Perché non vieni a mangiarmi “ Sì, era quello che gli diceva. Il suo sapore era tremendamente buono. Non sapeva perché, ma voleva assaggiarlo. No, un assaggio non sarebbe bastato. Non sarebbe stato sufficiente.
Lo voleva. Era suo. Lo voleva. Lo ….
Hey, hey, calmati, Theo, calmati, sono io … SONO IO!!! “ 
 
 
Demetrius Holden era parcheggiato da qualche minuto nei dintorni del Green Paradise di Winston ed era sicuro di aver notato la sagoma di un uomo vicino alla stanza N.33, proprio quella di Theo Harrison. La cittadina a quell’ora della notte era praticamente priva di vita, amorfa, come se non avesse un briciolo di sentimento, come se avesse perso la speranza di vivere. Nonostante la sua abilità di ricognizione, non ebbe la benché minima idea di dove quel tizio potesse essere andato a finire. Aveva sentito un rombo un secondo dopo e probabilmente c’era qualcun altro ad attendere quel tizio. Era davvero LUI? O forse erano soltanto gli effetti di quello champagne che sua moglie Serena le aveva presentato qualche ora prima nel bel mezzo della cena ?
Caro, guarda cosa sono riuscita a scovare dalle nostre cantine “
Uno champagne di vecchia, anzi vecchissima data sembrava averlo fatto assopire per qualche istante. Ma sì, probabilmente ne aveva bevuto troppo. D’altronde, specialmente dopo quello che era successo con l’evasore, aveva bisogno di dimenticare. Quelle vittime innocenti. Non aveva visto bene i loro volti, ma sapeva che erano tutti morti. Tutti tranne LUI. Lui no. Era lì in piedi, macchiato del sangue dei suoi ex colleghi di lavoro, macchiato dal sangue che egli stesso aveva causato. Quel pezzo di merda avrebbe pagato. La cosa buffa è che c’era sempre stato qualcuno pronto ad aiutarlo in un modo o nell’altro sin dal principio. E questo qualcuno doveva essere proprio …
“ Che … Theo!! “
Una luce giallognola aveva invaso la stanza N.33 del Green Paradise e Mr Holden aveva deciso di agire. Qualcosa stava succedendo, qualcosa che non avrebbe dovuto accadere. Agguantò la pistola, una Browning niente male e, armato anche di un piccolo ma altrettanto affilato coltello da combattimento, decise di entrare in azione. Non poteva aspettare troppo tempo. Era arrivato. Sì, così lo avrebbe ucciso e si sarebbe preso tutti i soldi di gloria. Loro si conoscevano bene, ma dopo l’incidente Theo aveva perso ogni ricordo di quella che praticamente era stata parte della sua vita. Lui lo conosceva, ma Theo no. E solo tramite la recluta sarebbero arrivati a LUI. Nessuno sapeva di quel rapporto, nessuno tranne lui e il Generale Sanders, il suo collega più fidato.
“ Lo voglio … Il sangue … Lo voglio … Perché non vieni a mangiarmi “
La voce non era quella di Theo!! No, accidenti, era proprio LUI!! Senza badare a mezze spese, spalancò la porta prima di scoprire un’amarissima verità. La luce, proveniente da un piccolo giocattolo a forma di ratto, illuminava la superficie di vetro della finestra dalla quale, poc’anzi, aveva visto uscire qualcuno. Sulla superficie c’era del sangue, o meglio delle impronte tracciate con il sangue. Mr Walker??? E non vide il SUO volto, ma vide quello di … HARRISON??? Ma che accidenti??? Il cuore sembrò quasi esplodergli in petto quando capì cosa avrebbe fatto di lì a qualche istante Theo! Demetrius cercò in tutti i modi di svegliarlo ma era come in preda ad uno stato di trance. Incurante della presenza di un’altra persona, Theo continuava a parlare da solo cercando di afferrare quel sangue finché Holden non lo afferrò per la vita buttandolo sul letto e cercando di immobilizzarlo con delle manette.
“ Io voglio … Lo voglio … Io … Lo … Io … “
Holden capì che entro qualche istante tutto si sarebbe risolto. All’inizio non aveva compreso, ma quello stato di trance, quegli occhi sbarrati e quelle parole gli risuonavano dannatamente familiari. Erano le stesse che aveva utilizzato Norfolk prima di sporcarsi le mani con quegli omicidi. Ed il tono di voce era praticamente identico. Mentre Theo sembrava ricadere in uno stato di sonno profondo, Holden si guardò alle spalle ed, improvvisamente, sembrò quasi che qualcuno, nel frattempo, avesse cancellato il tutto.
Forse uno di quelli che avevi visto prima “
“ Forse non è colpa dello champagne di Serena “

“ Un momento, non è possibile. Quel sangue era del tutto coagulato. Non avrebbero potuto toglierlo in così poco tempo “
Troppe domande, troppi pensieri che non lo avrebbero fatto ragionare bene. Poi, il suo sguardo ricadde su quel giocattolino che, invece, era lì, inerme, privo di alcun tipo di significato logico. Eppure, era come se c’entrasse qualcosa. Non doveva trattarsi di una cosa stupida, no, assolutamente no. Doveva trattarsi di una telecamera. Qualcuno che lo spiava? O qualcosa?
Crash!! Con il calcio della pistola Holden decise di mettere a tacere quella situazione rompendo il giocattolino. No, nessuna telecamera interna. Ma allora perché tutto quello? Chi c’era dietro? E dov’è Elias Norfolk????? Poi, un rumore attirò la sua attenzione, un rumore che sembrava provenire direttamente da …
Siamo tutti condannati. Io, te, Lui. Siamo tutti alla frutta, come si suol dire. E, signor Demetrius Holden, il vostro amato Elias Norfolk vi manda i suoi più intimi saluti “
Neanche il tempo di rispondere alle strane parole intinte di mistero da parte di Harrison che quest’ultimo si andò ad avventare sul corpo di un incredulo Holden. Fiotti di sangue schizzarono sulle pareti mentre la lenta agonia della morte era l’unica nota udibile a Winston e dintorni.
 
“Noooo, fermo, fermo!!!!! “
Holden stava letteralmente sudando freddo mentre afferrava la lampada di scatto pur di accenderla all’istante.
Caro, caro, ci sono io, ci sono io, ti prego, calmati! “
Il Generale Demetrius Holden non fece neanche in tempo a sussurrare una parola che il telefono squillò in maniera molto più rumorosa del solito. O almeno così, crebbe lo stesso ufficiale che, prima di rispondere, ci pensò su qualche istante. “ Che succede, caro? Ti senti bene? “
L’ufficiale non riusciva né a rispondere, né ad emettere alcuna parola, fiato corto e tachicardia a palla. Nonostante la mano calda di Serena appoggiata sul palmo del marito, Demetrius non riusciva a concentrarsi, a focalizzarsi sul proprio obiettivo, lui che di obiettivi nella vita ne aveva raggiunti a palate. Lui che aveva fatto della determinazione, della grinta, del carattere, della personalità i propri cavalli di battaglia. Lui che non demordeva, lui che affrontava le avversità come un vero condottiero, come un gladiatore, come l’ultimo dei moicani. Eppure, mentre il telefono continuava a riprodurre quello strano suono che sembrava provenire da un’altra dimensione, in quella che appariva come un’atmosfera surreale e fuori dall’ordinario, non aveva la benché minima idea di quello che avrebbe dovuto fare in quel momento. No, qualcosa fece, qualcosa che però non gli apparteneva. Non dare una risposta ed attendere che quella strana melodia terminasse una volta per tutte. La moglie continuava a chiedere se andasse tutto bene e tante altre cose che Holden non aveva neanche afferrato. Continuava a scuotere il capo mentre quelle immagini continuava imbizzarrite a vorticargli nella mente, incapaci di darsi un freno. Era come se gli avessero impresso una pellicola di quel film dove veniva sbranato letteralmente da un suo dipendente, da un suo soldato, da Theo Harrison.
Hai bisogno del dr Forrest, caro. Non stai affatto bene, guardati “
La sua dolce metà, la sua amorevole Serena, gli passò uno specchietto e quello che vide gli chiuse lo stomaco squartandogli l’anima. Al posto del suo volto c’era un enorme teschio grigio con corna altrettanto grandi tinte di nero pece.
“ Come sei diventato bello, caro. Così bello che ho preferito mangiarti “
Una risata malefica proveniente dalla voce fredda e crudele della sua amata fece voltare il generale di scatto. Questione di un secondo che la sua adorata gli balzò addosso mostrandogli artigli simili a quelli di un leone per poi procurargli delle serie lacerazioni al petto. La donna, che fino ad un attimo prima era così dolce, ora si era trasformata in un mostro assetato di sangue e voglioso di procurare dolore al prossimo. Il generale non si accorse più di tanto di quanto stava succedendo, ricordava solamente quelle urla strazianti del suo stesso dolore e quegli occhi, vitrei, privi di vita che lo guardavano con disinteresse, senza rancore ma con una voglia pazzesca di mangiarlo vivo. Occhi privi di amore.
E si addormentò, incapace di pronunciare anche solo una sillaba.
 
Kimberly Black sedeva sulla sua comoda poltrona in salotto, gli occhi indirizzati verso un piccolo televisore anni ’90 ma il suo era uno sguardo che non raccontava nulla di concreto, nulla che possa interessare il lettore, in qualche modo. Appariva stanca, ma non propensa a coricarsi, appare priva di alcun pensiero, eppure sembrava sul punto di rivelarci qualcosa. E’ lì per cambiare canale quando il rumore di una motocicletta attirò la sua attenzione ed il suo diventò uno sguardo misto tra interesse ed incredulità. In effetti, se proprio vogliamo dirla tutta, nessuno la va mai a trovare perché tutti sanno che il tenente Kimberly Black, nota comunemente come LA SELVAGGIA per i suoi lunghissimi capelli neri e l’aria di chi non si trucca da anni, non ha amici, colleghi o qualsiasi altro tipo di persona desideroso di condividere del tempo con lei. Il rombo della motocicletta si arresta non appena l’ufficiale, armata di shotgun iniziò a puntare il proprio mirino verso l’esterno alla ricerca della provenienza di quel rumore. Era come se una motocicletta dalla grossa cilindrata si fosse appena teletrasportata in quell’angolo remoto del mondo solo per infastidire il tenente della fazione Aquila che di pazienza non ne aveva poi molta.
“ Chi c’è lì? Fatevi avanti, codardi!! “
Nessun rumore sospetto, nessuna voce, nessun suono, niente di niente.
“ Se al mio tre non vi fate avanti, inizio a sparare e dopodiché non avrete il tempo di chiedere scusa perché di certo non sarò io a farmi del male “
Quel precedente senso di paura veniva elegantemente celato dalla sua ira superba, da quella cattiveria e da quella arroganza per le quali era conosciuta. Eppure, nonostante questi tratti di una personalità piuttosto spiccata, non si ricordava qualcuno che avesse dei problemi diretti con lei.
“ Uno … “
Kimberly, a distanza di sicurezza, sembrava totalmente certa di quello che stava per fare.
“ … Due … “
Avrebbe premuto il grilletto, ma non si sarebbe limitata a sparare per l’aria. Non aveva intenzione di colpire qualche pipistrello, no, avrebbe sparato ad altezza uomo lì tra i cespugli all’esterno della propria villa di campagna.
“ … Tre!!! “
Non aveva neanche terminato di pronunciare il fatidico tre che una fortissima luce illuminò l’intera villa andando ad accecare completamente la visuale della tenente che, come travolta da un fiume in piena, perse l’equilibrio sbattendo violentemente il capo contro lo spigolo della cucina. Il rombo della moto ritornò a farsi sentire accompagnata da una serie di rumori sospetti tra i cespugli che cominciarono quasi a prender vita. C’era qualcuno e quel qualcuno, secondo Kimberly, aveva fatto i conti senza l’oste. La tenente, nonostante l’acuto dolore al capo, riprese possesso della postazione e, noncurante della luce che l’accecava, chiuse gli occhi e, come una scellerata, iniziò a premere il grilletto una miriade di volte. Otto colpi di shotgun. Poi click, click, click, solo click. Nessun movimento.
L’avete voluta voi, figli di puttana!!! “
Stava per esultare quando qualcosa la fece voltare d’istinto. Uno stormo di uccelli era entrato in casa, ma non sembravano pipistrelli o cose del genere, no, sembravano piccioni. La sola differenza consisteva nel fatto che non avevano piume e la cute, grigia, appariva in un profondo stato di decomposizione. Gli occhi, iniettati di sangue, non promettevano nulla di buono e, in molti di loro, Kimberly notò che stavano mangiando qualcosa. Non fece neanche in tempo a cercare di capirci qualcosa che si avventarono rabbiosi nei confronti della tenente che non avendo più colpi in canna decise di darsela a gambe levate. La paura prese il posto della sua spiccata personalità e questo la portò a commettere l’errore più grande della propria vita. Rinchiudersi nella sua stessa cameretta, priva di ogni via di fuga. Aveva perso. Aveva fallito. Anche perché non notò un piccione che da sotto al letto iniziò a lavorarle lo stivale. Glielo tolse, addirittura!!! Una forza incredibile per un piccione!!! Kimberly tentò di usare il calcio del fucile come arma difensiva ma anche il fucile le venne sottratto dal piccione che sembrava osservarla con sguardo fiero e serio. Kimberly allora notò come quest’ultimo rimaneva fermo, come se le volesse far fare la prima mossa. O forse come se stesse aspettando qualcosa che …
“ Oh, CRISTO!!! “
Da sotto il letto comparve uno stormo di altrettanti piccioni che fuoriuscirono da sotto il letto coprendo praticamente tutto il perimetro della stanzetta quadrata. La tenente era circondata da quegli strani esseri che solo all’apparenza sembravano piccioni, salvo per quella voglia di far del male e per la cute in decomposizione.
Che cazzo volete da me??? SCIO’ ANDATE VIA!!!! “
Ma i piccioni la osservavano come se stessero assistendo ad uno spettacolo nel quale Kimberly Black era la protagonista e loro gli spettatori. Kimberly, consapevole della situazione, si lasciò cadere in ginocchio con gli occhi velati dalle lacrime. Non piangeva da tempo immemore, non piangeva dalla morte del padre cinque anni prima. No, perché lei non amava piangere. Non amava esternare troppo i propri sentimenti ed era per quel motivo che non aveva amici.
Ah è così? Siete venuti qui a vedermi soffrire? Volete assistere al vostro porco show??? EBBENE, CHE LO SHOW ABBIA INIZIO, FIGLI DI PUTTANA! Kimberly Black è tutta qui per voi, perché non venite a prendermi???? “
Ma era questo il punto. Non aveva mai esternato così tante emozioni come in quella situazione. Così come non aveva mai avuto paura sino a quel punto. E quei piccioni lo sapevano. Loro la conoscevano.
“ CHE COSA VOLETE???? Volete uccidermi, bene, fate pure!!! Altrimenti, andatevene via!!! Io … Io non posso … CHE COSA MI …
Sentì come un dolore atroce alla zona pettorale, come se avesse il cuore in fiamme, pronto ad esplodere da un momento all’altro. Kimberly tentò a più riprese di riprendere l’equilibrio ma ogni volta che lo faceva il fiato le veniva a mancare sempre di più. Fu allora che si accorse di quello che stava succedendo: del sangue le scivolava da quel maglioncino invernale e non sembrava qualche fiotto, no, sembrava veramente oltre il limite comprensibile. Si tolse i vestiti e si rese conto dell’amara verità: un piccolo piccione dall’aria denutrita e compassionevole era rimasto incastrato tra maglietta a maniche corte e maglioncino, un piccolo piccione che le aveva procurato dei tagli fuori dal comune per un semplice piccione alla zona pettorale. Kimberly non perse tempo e lo scacciò via, prendendolo quasi come ostaggio.
“ FERMI O LO STRANGOLO “
Nonostante il gran quantitativo di sangue perso, riusciva ancora a lanciare qualche minaccia a quelle creature che finalmente si erano svegliate dall’essere solo degli spettatori. Per la prima volta, sembravano quasi aver paura. Il piccolo piccione non riusciva a muoversi e la Black aveva lo sguardo truce di una che parlava sul serio.
“ PROVATE SOLAMENTE A FERMARMI E LO UCCIDO “
Non scherzava. Scese dal letto andando verso la porta dove fino a pochi istanti prima un paio di grossi piccioni facevano da guardia. Era come se fossero tutti una grande famiglia ma che nessuno volesse davvero mettere al rischio la vita di uno dei loro figlioletti. Quel piccione poteva essere la sua sola ancora di salvataggio, poteva permetterle di lasciare la villa ed andarsene. Non sapeva cosa sarebbe accaduto ma sapeva che era l’unica … Non fece neanche in tempo a pensare ad altro che, nel momento in cui Kimberly apriva la porta, la piccola creatura riuscì a divincolarsi iniziandola a mordicchiare prepotentemente sulle dita. La Black sentì di nuovo delle fitte al livello del capo, il dolore del sangue al livello toracico era davvero troppo immenso e quel piccolo piccione era solo d’intralcio. Cercò di sbattere la porta in faccia agli altri animaletti e, per il rotto della cuffia, ce la fece.
“ Fanculo stronzi, ora rimarrete lì per sempre a marcire per le vostre malefa… “
Non terminò neanche la frase visto che i piccioni, con non sappiamo quale forza, riuscirono a trapassare la porta e finalmente ad assalire il loro obiettivo principale. Kimberly Black venne travolta in pieno, il cui corpo perse l’equilibrio per poi cadere sulle scale provocandole una ferita mortale alla zona della nuca. E’ finita, Kimberly Black. E’ finita.
 
 
2
 
 
Quella era stata una delle notti più insonnie della sua vita. Per Theo Harrison, tuttavia, doveva cominciare una nuova giornata il che significava dimenticare le avversità notturne dovute a quegli incubi ricorrenti e pensare a quello che sarebbe stato il suo mondo, ovvero agente della fazione delle Fenici di Winston. I suoi sarebbero stati orgogliosi, se solo avessero compreso i suoi reali fini.
Non sei adatto a quelle cose, ti portano via troppo tempo e per cosa? Per sparare? “
“ La legge non ti merita perché tu non appartieni a quei corpi speciali “
Ecco le idee dei suoi genitori. Rispettivamente, madre e padre. Due inutili esseri umani, ma detto così il lettore potrebbe anche capire male. Theo era un bravo ragazzo, sempre molto attento, diligente, un gran lavoratore e, soprattutto, dotato di un grande cuore. Be’ diciamo che tutto questo, in molti casi, gli ha portato anche tanti casini, speciale durante la scuola quando veniva pesantemente insultato dai suoi stessi compagni o dai suoi “amichetti”. Ma lui, di veri amici, non ne aveva mai avuti. E forse non li avrebbe mai avuti. Ma non importava, era tempo di iniziare una nuova vita. Era stato inserito precisamente cinque giorni or sono nella fazione delle Fenici nel gruppo A perciò sembrava proprio che tutto stesse filando a gonfie vele, forse anche troppo. Quel suo quinto giorno come soldato ufficiale della Fenice sarebbe stato destinato alla guardia come era scritto nel suo programma settimanale. Ad ogni soldato semplice veniva assegnato settimanalmente un registro con l’elenco delle attività che avrebbe svolto durante l’arco della settimana, giorno per giorno. Non sapeva però che ci sarebbero stati degli inconvenienti quando un’ufficiale dai lunghi capelli color nero pece gli si avvicinò in maniera alquanto burbera ed arrogante senza neanche alcun tipo di presentazione.
“ Che cavolo mi guardi in quel modo? Lo sai che cosa fa un semplice soldato come te davanti ad un’ufficiale come la sottoscritta? “
Theo sbiancò all’istante visto che non si aspettava una reazione del genere da parte dell’ufficiale.
“ Chiedo venia, signora. Sono qui da 5 giorni e … “
“ Sei qui da 5 giorni ed ancora non conosci il mio nome, stolto incosciente che non sei altro! Ti secca tanto sapere il mio nome, non è vero? Per questo motivo verrai  con me! “

Cavolo! Quella non era solo un ufficiale, quella doveva essere una diavolessa altroché!! Una pazza, ecco cosa era diventata a furia di frequentare il corpo della Fenice!!
“ Io … Chiedo ancora venia, signore, ma il programma ufficiale … “
L’ufficiale, però, gli sottrasse il programma  dalle mani e al posto di guardia scrisse ricognizione. Per la prima volta dall’inizio di quell’incontro, nel suo sguardo ci dipinse un immenso sorriso colmo di soddisfazione. Caro Theo, stavolta non hai scuse.
Comunque, visto che dovrai venire con me, sappi che mi ha mandata il generale Holden in persona. La conosce bene e sa che dovremo aspettarci cose grandiose da uno come lei. Ha talento, signor Harrison. D’altronde uno come Holden non sbaglia mai e, quindi, ci sarebbe da fidarsi. Eppure, c’è qualcosa che non mi torna “
Tra i due calò un imbarazzante silenzio che l’ufficiale sembrò quasi assaporare secondo dopo secondo. L’arrogante sguardo dell’ufficiale ricambiava quello di Harrison con una sicurezza degna di nota, una sicurezza congenita, potremmo dire. E durante quel silenzio, Theo si sentì non solo ansioso di sentire il resto della frase, ma anche preoccupato per quello che quella ufficiale avrebbe potuto pensare di lui nel corso delle settimane. Se solo lo avesse preso di mira, non sarebbe stato affatto facile per Harrison. Quella non era la scuola, lì non c’erano professori, maestri, presidi o qualsiasi altra figura autorevole a proteggerti le palle, lì, sei solo contro tutto e tutti.
“ Vedo che lei è uno paziente, Mr Harrison. Ed è un pregio davvero raro in una società dove nessuno sa aspettare. E questo va a suo vantaggio perché quando si ha a che fare con il pericolo, agire d’istinto non va sempre bene. Comunque, io sono il tenente Kimberly Black e spero tanto di poterle dare il mio aiuto in questa nuova e pericolosa avventura.“
Scambio rapido di sguardi e stretta di mano. Theo, in posizione d’attesa, stava aspettando eventuali ordini della tenente dai lunghissimi capelli.
“ Dunque, signor Harrison. Il Generale Holden mi ha espresso con chiarezza l’intenzione di riaprire l’area C-3. Come ben sa, l’area C-3 fu chiusa 20 anni fa dal Generale California a causa di antiche superstizioni secondo le quali quel territorio fosse di dominio dei demoni e di altre stupide entità. “
Area C-3?? Ma dice sul serio??? Non poteva essere vero!!! No … Non erano solo leggende …
Ah, vedo che lei non sembra più così sicuro di sé, non è vero, signor Harrison? Dopotutto chi nasce da genitori incompetenti, cresce da ragazzo incompetente. Ma non sono qui per insultarla … “
Più passavano i secondi, più Theo odiava quella donna. Non era per il fatto dei genitori, probabilmente aveva ragione sul loro conto e non era per quello che aveva detto sul suo conto. Ma c’era una parte di sé, una grossissima parte di sé che non la reputava all’altezza di gestire un soldato semplice. Non voleva giudicarla negativamente ma era come se sentisse preso di mira dalla Black. E poi … Perché l’area C-3???
… So bene che ti stai chiedendo come mai il Generale Holden abbia avuto questa brillante idea ma ha le sue buone ragioni. E se vuoi te ne dico una. Come ben sai, il nostro territorio, Winston e dintorni insomma, non vive il suo momento migliore sotto molti punti di vista. Molta gente, incapace di vivere in città, ha preferito tornarsene a Halloway, a Dresno e a Lucille. Tutte cittadine che non sono più sotto la nostra giurisdizione. E sai perché tutto questo? Perché il caro Generale California trascorreva gran parte delle sue seratine intime con zingare superstiziose che avrebbero venduto la propria famiglia pur di fare qualche soldo in più. E invece di pensare ad allargare i propri orizzonti, pensava solo a sé stesso. “
Stavolta Theo non riuscì proprio a trattenersi dal porle questa domanda.
“ Questo significa che dovremo ispezionare l’area C-3 per assicurarci dell’integrità spirituale della zona? “
Per la primissima volta dall’inizio di quella conversazione, la tenente scoppiò in una fragorosa risata che fece trasalire un paio di giovani soldati nelle vicinanze che erano a cura di alcuni veicoli.
In un certo senso sì. Ma non tanto per quanto riguarda gli spiriti maligni quanto per capire se sarà effettivamente possibile costruire delle dimore su quelle terre. Fondare delle case di cura, delle cliniche, costruire degli hotel, curare l’ambiente con le nostre stesse mani rendendolo più utilizzabile possibile. Insomma, renderlo umano. “
Chissà cosa ne avrebbe pensato madre natura. E per la prima volta si accorse chiaramente che tra natura e Winston non c’era mai stato un buon rapporto. Ma ovviamente non dipendeva da lui. Theo Harrison era un semplice agente della Fazione della Fenice e, sebbene appartenesse ad un gruppo importante come gli Alpha, non aveva altri compiti se non quello di obbedire agli ordini dei suoi superiori.
Senza ulteriori indugi, la tenente lo convocò all’interno di un vasto parcheggio al cui interno centinaia di macchine (usate e non) venivano messe in bella mostra. Il parcheggio, che di ristrutturazione non sembra aver mai sentito parlare, è disposto su tre differenti piani, organizzati secondo tipologie di vetture diverse. Nel primo piano c’erano automobili più recenti e, molto probabilmente, alcune di esse appartenevano agli uffici della Fenice, da quelle più sportive a quelle meno, da quelle più veloci a quelle più lente. Insomma, ce n’erano per tutti i gusti. Al secondo livello del parcheggio erano collocate invece automobili meno recenti, alcuni di vecchissima data, macchine d’epoca che oggi avrebbero un costo superiore a tante altre vetture. Ed infine al terzo livello incontriamo abbiamo svariate motociclette di diversa cilindrata e diversa epoca.
“ WOW “
Effettivamente, non era mai entrato in un luogo simile. Non che avesse frequentato molti luoghi in quei quattro giorni precedenti visto che il programma gli aveva assegnato perlopiù turni di guarda alla recinzione o al carcere interno. Insomma, non aveva visto molte belle cose finora ma a lui bastava anche quello, dopotutto difendere il prossimo era il suo lavoro. “ E allora perché non hai scelto il ruolo di guardia cittadina? “ Gli sussurrò con tono indisponente una vocina. “ Forse perché non ha la stessa importanza di essere un soldato della Fenice, specie se rappresenti il gruppo più importante della tua fazione “
Non che quello di guardia cittadina fosse un brutto lavoro, anzi, tutto il contrario. Eppure, avrebbe sicuramente lavorato a corto raggio trascorrendo la stramaggioranza delle proprie giornate a giocare a poker come un vecchio pensionato con i suoi colleghi.
Signor Harrison, vuole rimanere tutta la giornata ad osservare le auto? O magari vuole venire con la sottoscritta nell’area C-3? “
La risposta era fin troppo semplice per essere pronunciata e la Black lo sapeva.  Dopotutto avrebbe potuto sbeffeggiarlo con quell’aria insolente che si portava dietro, avrebbe potuto umiliarlo e nessuno se ne sarebbe mai accorto. O meglio, nessuno sarebbe mai andato contro la Black. Perché lei poteva umiliare chiunque, se lo avesse voluto.
“ Si parte! Allaccia bene la cintura di sicurezza, non vorrei che il tuo bel musino possa fare spiacevoli incontri “ Persino quando credeva di far ridere, non ci riusciva affatto. Dopotutto, lei era al comando ( e non solo dell’auto). Theo non avrebbe potuto far altro che ascoltarla blaterare cose senza senso.
I due partirono a bordo di una grossa jeep del 2011, color nero (quasi come il colore dei capelli dell’ufficiale, tanto per cambiare), ben tenuta e sicuramente utile in zone come quelle. La vettura sfrecciò oltre decine e decine di soldati, alcuni intenti alla guardia su diversi fronti della sede centrale, altri del carcere o altri ancora delle varie strutture interne. C’erano poi vari carri strapieni di merce, dalle armi al cibo, dalle medicazioni alle riviste giornalistiche di ogni genere. Insomma, la sede centrale della Fenice era un vero e proprio Impero, una vera e propria cittadina situata a un paio di miglia dalla cittadina di Winston.
Una volta superate tutte le guardie (alcune posizionate ovviamente anche al di fuori della sede centrale) nel giro di pochissimi minuti si ritrovarono in una vastissima prateria dove di tanto in tanto si potevano avvistare delle piccole casette di poveri agricoltori ridotti alla miseria.
“ AREA B-1”
Sussurrò delicatamente la tenente, con aria divertita mentre importanti folate di vento le scompigliavano i capelli neri che danzavano leggiadri dietro di lei. Doveva ammetterlo. Quella ragazza, nonostante tutto, aveva stile. E poi non era neanche così vecchia rispetto a lui.
 “ AREA B-2 “
Si ritrovarono improvvisamente all’interno di una vasta galleria nota principalmente un tempo per gli scambi di contrabbando tra i banditi del Re Mexicano El Lobo e il gruppo dei mercenari di Winston cappeggiati dal famigerato Mr Knox. Sebbene tutti fossero a conoscenza dei continui scambi in questo luogo, né quelli del suo Ordine né quelli di altri Ordini decisero di prendere in mano la situazione e questo, probabilmente, ci fa anche capire come dietro ci potessero essere affari politici e, forse, ma soltanto forse, militari.
AREA B-3. Signor Harrison, vedo che le sta piacendo il viaggetto“
Theo non rispose immediatamente. Non capiva se lo stesse prendendo in giro o meno, ma quello che uscì dalla sua bocca era la più completa verità.
“ Signore, con tutto il rispetto, è il mio lavoro. Che mi piaccia o meno, devo farlo “
La tenente, tuttavia, al contrario di quanto si sarebbe aspettato il soldato, sorrise compiaciuta. Insomma, quella ragazza sapeva anche trasmettere delle positive sensazioni se si sapeva dove colpirla.
“ Dunque credi che tu lo debba fare solo perché è il tuo lavoro? “
Mentre si lasciavano alle spalle il terzo ed ultimo settore B perlopiù composto da una serie di grosse ville probabilmente di illustri agricoltori e delimitata da una recinzione elettrica, Harrison aveva capito a che gioco stesse giocando l’ufficiale. Ebbene, se voleva giocare, sarebbe stata accontentata.
“ E’ quello che voglio fare e che ho sempre voluto fare. Forse a volte sbaglierò, altre volte me la caverò, altre volte ancora non succederà nulla di tutto questo. E forse, durante una missione, me la farò sotto dalla paura. Ma in tutti i casi non abbandono mai il mio lavoro “
La sua voce era dura, forte, decisa e determinata. Insomma, per la prima volta, la tenente rimase ammutolita e, forse, colpita positivamente da quella risposta così importante. No, solo forse …
“ E’ quello che dicono tutti. Voi ragazzi siete tutti bravi a muovere la bocca quando si dovrebbero muovere le mani e bravi a menare quando si dovrebbe invece cercare di aiutare il prossimo. E’ la vostra natura. I veri gladiatori non parlano durante i loro combattimenti. Mentre tu, per i miei gusti, hai già superato il limite “
Voleva darla a bere a Theo? NO! Quella tipa sarà stata anche tosta, ma non lo fregava. La sua risposta era stata forte perché voleva metterla alla prova e lei ci è cascata con tutti gli stivali.
Nel frattempo … “ AREA C-2”. Cavolo, erano passati venticinque minuti dalla loro partenza, eppure il tempo era trascorso in un battibaleno. L’AREA C-2, l’ultimo step, era situata all’interno di una strada di campagna che andava a precedere l’AREA C-3, quella che avrebbero, nel giro di qualche ora, dovuto esplorare. La strada di campagna era piuttosto stretta, almeno con la Jeep con la quale erano in viaggio che di larghezza aveva il suo bel dire. Theo notò qualche piccola casetta, anche se giurò di non aver visto neanche un’anima viva man mano che si avvicinavamo all’ultimo settore C.
“ Oh, no, dai, no!! “
Theo non credeva ai propri occhi. Delle gigantesche carcasse di cavallo sbarravano la strada alla terza porzione del Settore C. Per un solo attimo rabbrividì ma poi dovette tornare in sé quando la tenente incrociò lo sguardo con il suo.
“ Non possiamo continuare. Dovremo rimuoverle, un attimo, che sta succedendo? “
Neanche il tempo di terminare la frase che nel cielo decine e decine di uccellini stavano quasi scendendo in picchiata contro di loro. Con una spallata in stile football, Theo Harrison spostò letteralmente l’ufficiale Kimberly Black dalla traiettoria salvandole praticamente la vita, o qualcosa di simile. Il percorso degli uccelli, tuttavia, era parecchio bizzarro perché non si fermarono, no, anzi, atterrarono sulle carcasse dei cavalli cibando di quel che era rimasto loro. Theo e la Black tornarono immediatamente nella Jeep sollevando il tetto protettivo sulle loro teste.
Non posso crederci, non ho mai visto un comportamento così strano da parte di … “
“ … Io sì …
Fu la tenente ad interromperlo. Di solito, il suo sguardo è quello di una donna seria, sicura e grintosa e il suo timbro di voce non è quello di una che ha timore, che ha paura. No. Sembra come se avesse visto il diavolo in carne ed ossa. Come se fosse allergica ai piccioni. I suoi occhi sbarrati erano l’esatta impersonificazione di chi aveva una tremenda paura di trascorrere altro tempo lì.
Che succede, signore? “
La ragazza deglutì parecchie volte prima di rispondere in modo alquanto indiretto.
Un sogno. Ho sognato
Theo non rispose. Non capiva. Aveva sognato dei piccioni?
“ Li ho visti. Dobbiamo andarcene, non possiamo essere il loro banchetto.”
Stava per rimettere in moto ma c’era qualcosa che non andava. Le chiavi erano scomparse. Theo ricambiò lo sguardo terrificato della donna che mostrava preoccupanti segni. Sarebbe riuscita a riprendersi?
“ Credi che ci possano far del male? Forse non volevano noi. Forse erano scesi in picchiata per …”
“ BASTA!!! Cazzarola perché voi uomini dovete sempre dare fiato a quelle boccacce del cazzo??? “

Theo non capiva. Che cosa avrebbero dovuto fare? Che cosa avrebbe dovuto fare lui??? Non era lei l’ufficiale in carica? Aveva davvero così paura per dei piccioni? E’vero, quelle bestie non sembravano normali ma … Un momento … Non lo aveva notato prima, ma quelli non erano semplici piccioni. No. Non possedevano piume, la loro pelle sembrava entrato in uno stato quasi di decomposizione. In effetti, c’era un odore di morto incredibile e non sembrava provenire dai cavalli necessariamente. Sembrava provenire proprio da quegli esseri minacciosi.
“ Oh, merda!!! “
Un piccione dalle imponenti dimensioni era sul tetto della loro auto e stava letteralmente sollevando l’auto???? Ma che cosa??? Non era possibile, non poteva farlo!!!
Tenente, dobbiamo saltare prima che sia troppo tardi! “
L’ufficiale annuì, cosciente comunque della gravissima situazione nella quale si erano trovati.
Ma prima, avete del fuoco? Non so, un lanciafiamme, una molotov, una granata incendiaria, una cosa del genere “
Il mostriciattolo a forma di piccione decomposto riusciva nel suo impossibile intento di sollevare l’auto sebbene lo facesse lentamente.
“ S-sì. E’ lì dietro, eccolo “
Prima che potesse aggiungere altro, Harrison aveva afferrato un lanciafiamme, un’arma che specie contro dei volatili avrebbe potuto fare la differenza. Almeno lo sperava.
Al tre si salta, signore. 1 … 2 … “
Ma prima del tre, qualcosa attirò la loro più che completa attenzione. Gli uccelli che in precedenza si erano andati a posare sulle carcasse dei cavalli ora avevano rivolto la loro attenzione su di loro, ancora intrappolati nella vettura a qualche metro dal suolo.
“ 3!!! “
Senza farselo ripetere, i due della Fenice, rapidi come saette, riuscirono ad evitare di essere trainati ancora più su e, in un modo o nell’altro, volarono sul gelido terreno del settore C. Per fortuna, nessuna frattura. Il lanciafiamme. Lo afferrò attendendo che lo stormo si fosse fatto vivo da un momento all’altro.
“ Venite, belli, venite da paparino
Il piccione dalle grosse dimensioni lasciò cadere la macchina consapevole del volo dei due umani e, con sguardo infuriato, prendendosi carico dell’intero gruppo, volò in picchiata contro Theo e Kimberly.
“ Signore, che arma ha a disposizione? “
Uno shotgun “
“ Lo usi, allora, FIRE!!!!!!!!! “
Tra pallottole devastanti di shotgun e una quantità incredibile di fiamme almeno il 70 % dei volatili ebbero la peggio. Il restante gruppo decise che forse era meglio levar le tende tanto che abbandonarono il campo.
Be’, almeno hanno saputo prendere una saggia decisione “
Concluse Theo, rivolgendo uno sguardo speranzoso alla tenente i cui occhi ancora sbarrati testimoniavano quanto dovesse aver sofferto. Era strano dire cosa avesse ma di certo quello che avevano visto lì era abbastanza da capire che c’era qualcosa che non andava tra settore C-2 e C-3. Era come se quel territorio fosse davvero maledetto da forze maligne superiori, come se i demoni non volessero gli umani in quelle zone, come se fossero proibite per loro. Tornò immediatamente in auto cercando la radio. Ma non fece neanche in tempo a contattare la sede centrale che un grosso furgone si stava avvicinando a gran rapidità verso di loro. Un furgone militare con un enorme logo di un’aquila posto sul lato destro del veicolo.
“ Che ci fanno qui nel nostro settore? “
Non appena arrivarono, ci fu come una fase di silenzio da entrambe le parti. Tre uomini armati fino ai denti, ciascuno con una divisa celeste delle aquile, scese dal furgone puntando contro di loro dei mitragliatori carichi fino al midollo.
Bel modo di presentarsi, devo ammetterlo, ma questo è il nostro territorio “
Il membro della fazione Aquila più basso degli altri si fece avanti mostrando un tesserino anche se fu la stessa Kimberly Black a prendere la parola.
Jack Hewitt, classe Alpha, Fazione Aquila. Be’, questo non cambia il fatto che questo è il nostro territorio.”
L’uomo in divisa non fiatò ma sembrava quasi stesse perdendo la pazienza. Fu allora che la tenente Kimberly Black si fece avanti. Aveva perso quella strana espressione di incredulità e terrore ed al loro posto si poteva riscontrare una fortissima personalità.
Capitano Hewitt, è un piacere conoscerla. Non credo di conoscere la ragione per la quale siete qui ma non sporgeremo denuncia. Visto che la nostra macchina è impossibilita a proseguire che ne dite di darci un passaggio? Ve ne saremo altamente grati “
 
 
Il generale Sander aveva appena terminato il suo terzo bicchiere di vino quanto il telefono squillò un paio di volte prima che quest’ultimo decidesse di alzare la cornetta.
“ Ho visto, Holden, ho visto quel che ha combinato quel fottuto bastardo. Ho seguito tutto sin dal principio, LUI è scappato e dobbiamo prenderlo a tutti i costi, vivo o morto che sia stavolta. E per farlo, dobbiamo smetterla con tutte le nostre divergenze. Quel tipo è un’AQUILA ma non per questo non può essere una FENICE allo stesso tempo. Si fidi, signor Holden, quel tipo deve essere eliminato prima che torni ad essere una minaccia per tutti noi “
A quanto pare, il generale della fazione della Fenice, Demetrius Holden, un ufficiale davvero competente, avrebbe mandato di chi di dovere a fare da esca allo scopo di catturarlo, vivo o morto che fosse stato. Bastava un soldato per rintracciare la sua posizione perché prima o poi avrebbe compiuto un grossolano errore che lo avrebbe messo con le spalle al muro. E solo quell’uomo avrebbe potuto farcela, nessun altro se non lui. Si versò un altro bicchiere di vino nel tentativo di disperdere quei folli pensieri e con la speranza di poter riuscire nel suo intento ma ecco che qualcuno lo riportò alla realtà. Qualcuno che bussava freneticamente alla porta.
“ Avanti “
Il capitano Hewitt era di fronte a lui con un piccolo computer in mano. Lo porse sulla sua scrivania permettendogli la visione di un video dal contenuto abbastanza importante.
“ E’ davvero intelligente il tipo. Dobbiamo proteggerlo. Così come gli altri proteggono LUI, noi proteggeremo questo ragazzo. Ma prima vorrei un rapporto su quanto è successo nel confine tra settore C-2 e C-3 “
Hewitt si guardò attorno e, una volta chiusa la porta, raccontò quanto aveva visto direttamente al suo superiore. Terminato il discorso, il generale iniziò a sorridere come se gli fosse stata raccontata una barzelletta.
Capitano, ho detto di farmi un rapporto. Su quel video ho visto semplicemente qualche animale che veniva fatto fuori da quelle due Fenici. Niente di più, niente di meno. “
“ Posso portarvi lì, signore. Altrimenti, posso portarvi delle prove “
Il generale aggrottò le sopracciglia tornando a versarsi dell’altro vino senza la premura di rispondere immediatamente all’ufficiale che rimase ad osservarlo in silenzio e parecchia stanchezza.
“ Ma sì … “
Il generale sembrava esserne davvero convinto mentre versava del vino in un secondo bicchiere.
“ Ma prima vorrei proprio che tu brindassi con noi “
Il capitano, senza farselo ripetere, afferrò il bicchiere levandolo al cielo.
“ Alle Aquile e al nostro brillante futuro “
“ A noi “
Aggiunse piuttosto indeciso Hewitt che si prese tutto il tempo possibile per terminare quel bicchiere. Sander lo notò e la cosa non gli destò alcun sospetto. Lo conosceva, Hewitt. Il tipo era in gamba ma a volte voleva sapere un po’ troppo di cosa stesse bollendo in pentola. La questione però non gli apparteneva. LUI era libero e sarebbe stato il suo ragazzo prodigio ad affrontare la situazione. Dopodiché, assieme ad Holden, avrebbe concluso il tutto e lo avrebbe catturato facendogli rivelare la verità su quello che stava succedendo. E se lo avessero preso morto, non sarebbe stata la fine del mondo, anzi. Il GIUDIZIO PERFETTO non avrebbe avuto imputati da graziare come era successo nel recente passato e questa volta non ci sarebbero stati fatidici errori. Se lo avessero preso vivo, gli avrebbero fatto sputare la verità dal corpo per mezzo di ogni sorta di tortura. Erano finiti i tempi della giuria perfetta di Winston, del buonsenso e delle belle parole. Nulla di tutto questo gli avrebbe più riportato Jerry, è vero, ma almeno lo avrebbe fissato con disprezzo negli occhi per poi sputargli tutto l’odio possibile immaginabile direttamente su un volto che poi sarebbe pestato a sangue fino a che nessuno lo avrebbe mai più riconosciuto. E se lo avessero condannato per un uso improprio del proprio potere non gli sarebbe importato. Nulla gli avrebbe più importato. LUI era suo. E LUI doveva pagare!!! Sì, anche con la vita stessa se questo gli avesse fatto solo del bene!!!
 
Holden aveva appena chiamato Sander e nulla di tutto quello sarebbe stato possibile grazie a quello che aveva appena creato. Quei sogni, o meglio, quegli incubi gli avevano permesso di aprire gli occhi e gli avevano fatto capire da che parte stare. A volte avrebbe dovuto fregare per ottenere il massimo, a volte avrebbe dovuto mentire spudoratamente persino a gente potente, talvolta per fini personali, talvolta per fini comuni. Stava già immaginando Theo e Kimberly di ritorno sul furgone del capitano increduli per quanto successo, esterrefatti da ciò che avevano appena visto e terrorizzati per il resto della loro vita. Per quanto riguarda la tenente, in realtà, non aveva dei piani ben definiti, ma qualcosa gli stava ronzando in testa. Theo Harrison non ricordava nulla di quello che gli era successo e questo avrebbe giocato, almeno inizialmente, a suo svantaggio. Avrebbe condotto la sua missione non consapevole di quello che gli sarebbe successo una volta incrociato lo sguardo con LUI. Ma poi avrebbe capito tutto. Ma cosa sarebbe accaduto se Kimberly Black fosse stata della partita? E cosa avrebbe pensato Sander di quella mossa azzardata del vecchio e caro Holden? Perché l’uomo a cui stavano dando la caccia era un’Aquila e dunque la patata bollente sarebbe spettata al caro Mathias Sander. Ma poi ci abbiamo aggiunto anche una Fenice, anzi forse due. E il Consiglio gli avrebbe sicuramente conferito il massimo dei poteri, di questo poteva giocarsi la camicia, così come era altrettanto certo  del fatto che la cosa più importante di Sander fosse la cattura del tizio. Lo conosceva bene, quel Mathias Sander, in passato erano stati ottimi amici ma poi, da quando aveva conosciuto Jerry Dawson aveva dimenticato cosa significasse vivere per essere ricordato. Ora il caro generale avrebbe voluto solamente vendicarsi di Jerry, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto in servizio. Quindi che il potere decisione fosse stato conferito totalmente a lui o meno, a Sander non gliene sarebbe affatto importato. Demetrius volse lo sguardo verso l’orologio. Era ora di cambiare aria. L’ufficio stava diventando troppo caldo e un certo languorino allo stomaco sembrava farsi strada in maniera vertiginosa.
 
 
3
 
 
Quella notte Elias la trascorse all’interno di una piccola caverna, a qualche km dal misfatto, senza la capacitò di comprendere quanto fosse successo. Innanzitutto, cercava di ricordare chi potesse aver commesso tale strage con una freddezza degna del miglior Gray Howard (un noto serial killer di Lucille condannato a morte per aver ucciso, venti anni or sono, trenta donne in un addio al nubilato.) Si ricordava la storia, Elias, ma non era questo né il momento né il luogo per rivivere l’intera faccenda. Lui non era Howard, nonostante quello che pensava la gente, era innocente.
“ Crack “
Il rumore di un ramo spezzato. Elias Norfolk non era affatto un ingenuo tanto che una vocina nella sua testa gli suggerì all’istante di spegnere il fuocherello da poco messo su. Non sentì, almeno inizialmente, altri rumori ma questo non stava a significare nulla. C’era qualcuno, o qualcosa, lì dentro. Ma poi, improvvisamente, si ricordò di aver visitato la caverna e di aver notato che quel luogo aveva soltanto una viuzza, ovvero quella da dove era passato lui stesso. L’aveva controllata pezzo dopo pezzo senza tralasciare il benché minimo dettaglio eppure sembrava aver fatto male i calcoli.
“ Crack “
Di nuovo. Stavolta più vicino. Una vocina gli suggerì di tornare indietro, all’uscita della caverna ma un’altra gli proibì di farlo. Secondo questa vocina, il minimo movimento lo avrebbe portato allo scoperto e, chiunque ci fosse lì dentro, non gli avrebbe portato sicuramente dei rifornimenti. E poi, tutto ad un tratto, lo vide. O almeno, li vide. I suoi grossi occhi gialli celati nella penombra dell’oscurità della caverna che lo scrutavano dall’alto verso il basso senza la benché minima voglia di attaccarlo.
Loro ti sorvegliano “
Gli ritornarono in mente le parole strascicate dell’ultimo superstite della spedizione che lo avrebbe condotto nel settore B2 del territorio delle Aquile, laddove avrebbe dovuto scontare parte della sua punizione, secondo quella vecchia cara giuria. Sì, lo avrebbero lasciato marcire in quel luogo disperso, in altre parole.
L’animale non si era mosso di un centimetro e questo non sapeva se renderlo più ansioso o no. Ma lui era un Aquila e aveva studiato quel comportamento. Era tipico dei lupi che attendevano di nascosto nell’oscurità il loro branco di appartenenza prima di assalire il povero malcapitato. Detto così sembrerebbe un male ma quello era il loro territorio e, caro Elias, alla fine non stanno facendo altro che difendere il loro territorio.
“ Devo fare qualcosa “
Non conosceva ancora l’esatta identità della creatura, non sapeva se fosse un lupo o qualcosa di simile ma qualunque cosa ci fosse avvolta dall’oscurità della caverna stava aspettando qualcosa. Elias osservò una grossa pietra posta a pochi metri da lui, proprio in direzione dell’uscita della caverna.  Non avrebbe potuto fallire di nuovo, non dopo aver fallito nell’individuare quella creatura nella caverna. Senza aggiungere altro ai suoi pensieri e al suo povero cervello, fece un passo verso quella grossa pietra levigata a tal punto da costituire un’arma a tutti gli effetti. La sua punta ben acuminata avrebbe squartato animali ben più grossi di un semplice lupo o qualunque cosa ci fosse lì dietro. Poi tornò a guardare il la creatura che … Che era sparita???!!! Come???!!! Allora in lontananza ascoltò altri rami spezzati, una serie quasi infinita e degli ululati che avrebbero fatto pisciare sotto chiunque. E anche cagare, se vogliamo essere proprio volgari.
“ Vai! “
La vocina che gli rimbombava in testa da qualche secondo non aveva tutti i torti. La creatura non se n’era andata, si era soltanto nascosta meglio per attendere l’arrivo del branco che, a quanto pare, si era portato nelle vicinanze. Altri ululati si unirono ai precedenti e questa situazione di stasi, assieme a quella brezza gelida che impregnava l’aria da oramai parecchio tempo, stavano iniziando veramente a fargli credere che di lì a qualche istante tutto questo sarebbe finito in peggio per Elias. E avrebbe risolto il mistero più grande dell’esistenza di un uomo: cosa c’è dopo la vita? Cosa significa morire?
Elias non perse allora tempo ed afferrando il grosso sasso dalla punta ben acuminata si diresse verso l’uscita stando sempre attento a non diventare un facile bersaglio per le creature. Ma non appena scrutò l’esterno capì che c’era qualcosa che non andava. Gli ululati erano terminati e non c’era nessuno nelle vicinanze. No, altrimenti li avrebbe visti. La radura davanti alla caverna era completamente vuota e la presenza di pochissimi alberi gli permetteva di indagare meglio sulla zona.
“ E allora come mai hai fallito il giro di perlustrazione prima? Come mai ti è scappato quel lupo? “
“ Loro ti sorvegliano. Salvati, Elias Norfolk “
Tutto ad un tratto si ritrovò circondato da una ventina di lupi, tutti più o meno della stessa taglia del precedente. Era bastato mezzo secondo di  pura distrazione a permettere a quei lupi di essere lì, in attesa di un richiamo, di un segnale che lo avrebbe portato alla sconfitta. Alla morte. E’la fine. Nessuno lo salverà. Nessuno.
 
 
Non appena vennero riportati nella sede centrale dal capitano Hewitt e da agenti misti tra Aquile e Fenice, Theo Harrison non riusciva ad avere altri pensieri se non per quelle bestiole in uno stato di avanzata decomposizione. “ Come se fossero morte “ “ Come se non fossero semplici piccioni “ “ Come se volessero la tua carne “ Be’, ci sarebbero quasi riusciti se non fosse stato per quel lanciafiamme.
Le devo la vita, signore “
Sussurrò Harrison al tenente Kimberly Black che, almeno parzialmente, sembrava essersi ripresa. Forse anche la vicinanza con la base aveva fatto diminuire le sue preoccupazioni e i suoi dubbi e fatto aumentare le sue certezze.
“ uhm “
Stando alla sua espressione sorpresa, non sembrava affatto sicura che lo avesse fatto. Vero, era stata sua l’idea ma se la tenente non si fosse portato dietro un lanciafiamme non avrebbero risolto nulla.
E’ stata solo fortuna. “
Aggiunse l’ufficiale della Fenice mentre il furgone faceva la sua ultima tappa: sede centrale delle Fenici. L’aria pulita e gioiosa di quell’enorme fortino li stava accogliendo letteralmente a braccia aperte eppure c’era qualcosa che non andava nella tenente. “ Probabilmente perché non ti trovi tutti i giorni a combattere contro dei piccioni decomposti che vogliono ucciderti “
Era vero, se ci pensava. Nessuno si sarebbe aspettato di vedere un gruppo impazzito di piccioni comportarsi in quel modo. Se di piccioni si trattava …
… Ah bene, dunque è questa la vostra versione della storia? Ho appena parlato con il generale Sander e non mi sembra che i suoi uomini abbiano parlato di piccioni decomposti o roba del genere. A volte gli animali sono incredibilmente violenti, altrimenti non sarebbero tali, no? Ebbene, forse … “
“ … E se il generale California avesse avuto ragione nel vietare l’accesso a quell’area? “

Le parole gli erano uscite così in fretta dalla bocca che credette di aver perso qualcosa per strada. Forse non avrebbe dovuto interrompere il suo massimo superiore, eh no, non avrebbe dovuto. Tuttavia, l’espressione del generale non era cambiata, neanche dopo la sua intromissione nel discorso.
Signor Harrison, ho letto la vostra scheda personale e so bene che non ha avuto un’infanzia facile. La sua famiglia, diciamo, non le è mai venuta incontro per quanto poteva concernere il suo futuro.
E questo cosa c’entra con il generale California?
“ … E so bene che ha fatto sempre di testa sua, altrimenti non sarebbe qui quest’oggi. Ma devo chiederle di smetterla con questa storia delle superstizioni. Tenente Black, l’agente Harrison sembra avere la parlantina facile riguardo superstizioni, demoni e piccioni assassini e, devo ammetterlo, è dotato di una notevole fervida immaginazione. Stephen King le farebbe un baffo, suppongo. “
Theo capì che non gli avrebbe mai creduto, lo stava quasi deridendo con quelle battutine e la cosa lo faceva star male. Ma poi si ricordò: aveva una testimone, aveva un supporto su cui appoggiarsi. Fino ad allora aveva sempre parlato lui e non ne capiva la ragione. Dopotutto, era solo un soldato semplice, niente di più.
Sì, credo che lei abbia ragione, signore, dopotutto ho appreso molto di più all’agente Harrison che dall’intera squadra Alpha, signore. Credo che King sarebbe orgoglioso di aver trovato il suo erede “
CHE COSA????!!! Theo non osava crederci!!! Ma come??? Le aveva salvato la vita e lei lo ringraziava in quel modo? Mentendo spudoratamente ad un suo superiore riguardo una faccenda che definire delicata sarebbe stato altamente riduttivo??? Non ricambiò lo sguardo colmo di arroganza della tenente che, se fino a qualche istante prima, gli era sembrata una ragazza per bene, ora la riteneva una pazza, isterica, falsa figlia di una buona donna.
Bene, detto questo, vi ringrazio, signori, potete andare“
Non appena chiusa la porta dell’ufficio del generale Holden, Theo cercò di dire qualcosa alla tenente che però si era già dileguata come se non volesse aggiungere altro. Quello che doveva dire, già lo aveva detto. E non ne conosceva affatto la ragione.
 
 
Il capitano Hewitt era preoccupatissimo per quanto successo. E, per giunta, la presenza della tenente Black non le andava a genio: di lei se ne erano raccontate di tutti i colori, si diceva fosse anche lei, come Elias Norfolk, una disertrice e una malata di mente, se vogliamo dimenticare il caso Fredus che l’aveva coinvolto parecchi anni prima. E si ricordò come sia Sander sia Holden, i due rispettivi generali delle due fazioni più importanti della guardia di sicurezza, che all’epoca facevano parte della giuria, l’avevano assolta, credendo nella sua più completa innocenza. E guarda caso, qualche anno dopo, tre anni dopo, se non errava, era diventata parte integrante della squadra Alpha delle Fenici. Cosa alquanto strana per una poco raccomandabile come la Black. Ma questi non erano suoi problemi. Ora avrebbe pensato alla sua prossima missione e la domanda gli porse spontanea: chi si sarebbe portato dietro? Chi avrebbe potuto e dovuto portare con lui? Perché il generale lo aveva preso così alla leggera nonostante quello che aveva visto? Non sapeva se qualcuno del suo ristretto gruppetto personale avrebbe acconsentito. I sergenti Mikael Door e Clara Cruz erano coloro che lo avevano accompagnato qualche ora prima a pattugliare quella zona con il permesso dello stesso Sander e dubitava che, dopo quanto visto, avrebbero accettato la sua idea: cosa stava bollendo in pentola? Perché pattugliare una zona ritenuta pericolosa se poi sotto sotto non la si prendeva neanche in considerazione? Cos’era una specie di test? No, perché alla fin fine la Black e l’altro agente di cui non conosceva il nome erano quasi caduti in una specie di trappola mortale. Non aveva senso.
“ Ma che cazzo “
I suoi bizzarri pensieri vennero interrotti da una rissa che era appena scoppiata nel cortile principale della loro sede centrale. Due soldati stavano per dar luogo ad un vero e proprio duello all’ultimo sangue.
“ Dagliele, Carlos!! “ “ Massacralo quel pezzo di merda, Manu “
Ancora quei due mascalzoni messicani??? Manuel Ortega e Carlos Oliveira di certo erano tra i due più tosti e stronzi figli di puttana che si potessero incontrare su un luogo di lavoro ( e non solo ). Ma quello era davvero troppo, un duello al centro del cortile principale della base delle Aquile. Che insegnamento avrebbero dato agli altri agenti?
Ora basta, ragazzi!! BASTA!!! “
Il capitano Hewitt si interpose tra i due agenti messicani che avevano tutta l’aria di non volersi fermare.
“ Altrimenti cosa, senor capitan. Ci mandi fuori a pestarci? “
Fu Ortega, quello più stronzo dei due, a mostrare una totale mancanza di rispetto nei confronti del capitano. Hewitt non aveva assolutamente voglia di litigare ma forse doveva farlo visto che una geniale idea gli era balenata in mente. Stava solamente attendendo il momento propizio, il momento che avrebbe condannato Ortega a fargli un enorme favore e, se Oliveira non fosse rimasto al suo posto, avrebbe fatto lo stesso anche con lui.
Cosa aspetti, Ortega? Hai paura di finire su una barella da uno che ha il doppio della tua età? “
In realtà, non sapeva neanche quanti anni avesse il messicano, probabilmente metà del doppio del sottoscritto. Ma sicuramente avrebbe fatto effetto, come succedeva sempre.
“ Va bién, senor capitan. Lo siento mucho. “
Niente da fare, il messicano gli stava voltando le spalle veramente. Se ne stava andando. Fu però questione di una frazione di secondo che Ortega si girò e sfrecciò un destro assurdo al capitano. O meglio, tentò di farlo perché Hewitt si spostò lateralmente da vecchia volpe quale egli è facendogli lievemente perdere l’equilibrio. Fu allora che lo colpì con un duo di ginocchiate pazzesche, la prima andò ad urtare prepotentemente la mandibola del messicano e la seconda dritta sulla zona pettorale. Ortega, con gli occhi colmi di dolore, crollò al suolo come un sacco di patate. “ Bene, è fatta “ Pensò Hewitt che se la stava godendo di brutto. Probabilmente non era un asso negli scontri fisici ma aveva sentito parlare del suo coraggio ed Ortega faceva proprio parte dell’equipaggio che avrebbe voluto per tornare in quella zona così pericolosa come quella tra settore C-2 e settore C-3 del territorio delle Fenici. Un momento. E se qualcuno li avesse visti? Se qualcuno avrebbe riferito alle Fenici della presenza di due, tre Aquile nel loro territorio come era successo poc’anzi?
Non aveva fatto in tempo ad elaborare tali pensieri che qualcuno gli diede uno spintone facendo ruzzolare al suolo come un principiante.
“ No, capitan, no asì. No me gusta este juego. “
Il messicano solo all’apparenza più calmo e tranquillo lo afferrò dalla vita con una forza fuori dal comune riportandolo in piedi e sferrandogli anche un paio di mal rovesci sulla mascella. Ma che accidenti stava succedendo??? Nessuno avrebbe mai osato colpire un ufficiale del suo calibro nel bel mezzo del cortile principale!!! Nessuno a meno che non si volesse considerare qualcuno che avesse perso la testa. Improvvisamente i suoi pensieri ritornarono a quanto aveva visto qualche ora prima. Uno stormo di uccelli, privi di piume, con la pelle decomposta e con lo sguardo iniettato di sangue ed odio che banchettavano sulle carcasse di quei poveri cavalli, neanche fossero avvoltoi. E neanche dei semplici avvoltoi avrebbero aggredito due della guardia di sicurezza nazionale armati. Fu proprio in quel momento, tra i violenti cori di coloro che stavano assistendo al tutto e tra importanti folate di vento che sembravano volersi portare via tutto quello che avrebbero incontrato sul loro cammino, che li vide. Due piccioni stavano letteralmente scendendo in picchiata su Oliveira, il quale li notò proprio al fotofinish giusto in tempo per evitarli.
“ Tum “
Qualcuno era caduto e il capitano Hewitt, ancora dolorante alla mascella, ci mise qualche secondo prima di metabolizzare quanto fosse successo. Come se il tempo si fosse fermato per qualche istante, come se qualcuno lo avesse fermato volontariamente. Silenzio. E fu in quella frazione di secondo che capì come la sua missione sarebbe stata praticamente un suicidio e che quelle due Fenici avevano avuto una fortuna sfacciata ad essere ancora vivi. Il corpo inerme di Manuel Ortega cadde al suolo come se qualcuno lo avesse colpito con un solo letale colpo. Il suo corpo ricadde supino e questo bastò per realizzare cosa fosse successo in quegli agognanti ed interminabili attimi: gli occhi di quell’adorabile figlio di una buona donna erano svaniti come neve al sole, come se qualcuno li avesse voluti staccare dalle orbite scambiandole per delle palline da gioco. Al loro posto non c’era più nulla, ora Manuel Ortega non poteva non solo più vedere, no, non poteva neanche più respirare, visto che in un battibaleno venne trasferito nel regno dei morti. Hewitt cercò a tentoni la pistola nella fondina, incapace di far altro se non di attaccare il nemico, chiunque esso fosse, reale o no, umano o mostruoso, invincibile o no. E li vide, lo sguardo puramente disgustato. Erano tre piccioni, a distanza di qualche cm l’un dall’altro, a formare un perfetto triangolo nel cielo. Tre creature mostruose, dal corpo in pieno stato di decomposizione, gli occhi iniettati di sangue e brandelli di tessuto che i tre si scambiavano da un becco ad un altro. No, non erano brandelli di tessuto. Erano gli occhi di Ortega. Non sapendo come esprimere a parole il suo stato emotivo, Hewitt tornò all’attacco cercando di colpire i tre uccellacci della morte. Troppo tardi. Era come se avessero intuito il pericolo, era come se non volessero che Hewitt si portasse dietro qualcuno in quella spericolata missione, come se già sapessero tutto. Ma com’è possibile?
“ La natura ci osserva? “ No, non era possibile. Hewitt rimase fermo, impassibile, lo sguardo terrorizzato ed impaurito, mentre alcuni agenti della guardia medica, seguiti dal generale Sander e da qualche altro ufficiale, irruppero in scena.
Voglio una squadra da dieci in ricognizione e venti dei migliori cecchini a perlustrare dalle torri e dalle terrazze più alte la zona circostante!! E LE VOGLIO ORA!! Hewitt, con me!! “
Il generale, di solito, era un tipo tranquillo che non mostrava mai tutta questa agitazione in pubblico ma stavolta non avrebbe potuto far finta di niente, stavolta avrebbe dovuto credere in lui e la cosa cominciava a piacergli.
 
 
Kimberly Black aveva una fottuta paura, sì, glielo si leggeva negli occhi. Si chiedeva se avesse fatto bene a mentire ad Holden se avesse fatto bene a negare quanto avevano visto e tutto di fronte allo sguardo incredulo di un Theo Harrison che, fondamentalmente, era un individuo serio, sano e capace. Uno come lui nella squadra Alpha avrebbe fatto bene ma adesso sembrava che la situazione si fosse come capovolta: se prima era lei ad avere il controllo della situazione su Theo, ora si sentiva confusa, spazientita, addolorata nei suoi confronti, non voleva che Theo pensasse male di lei e sinceramente non ne capiva il motivo. Non aveva mai avuto nessuno con cui relazionarsi o con cui confrontarsi. Non avrebbe motivo di credere che le sue azioni fossero sbagliate. Certo, aveva mentito di fronte al proprio superiore ma non era di certo la prima volta, lo aveva fatto così tante volte in passato che era praticamente diventata la menzogna in persona. Eppure, eccolo lì, Theo Harrison a guardarsi attorno, quasi disorientato, nella sala mensa, mentre attendeva la cena.
“ Devo affrontarlo e fargli capire la situazione
Quella era la vocina che gli suggeriva sempre le cose più coraggiose ma anche le più bastarde.
O forse dovresti chiedergli scusa e rivelare tutto ad Holden “
La seconda vocina, quella che di tanto in tanto si faceva sentire, apparteneva probabilmente allo zio Mike, ex sergente delle Fenici. Rimase impalata per qualche secondo, ferma come una ebete, a realizzare quale via seguire, quale delle scelte avesse le migliori conseguenze e, per la prima volta, non seppe scegliere. No. Theo la stava squadrando dall’alto al basso, con l’aria di uno che non le avrebbe mai più rivolto la parola.
“ Ti deve rispetto, è un tuo inferiore “
“ Non dimenticare chi sei, Kimberly Black “
Le due vocine la colpirono praticamente all’unisono quasi disorientandola completamente. Ma forse era meglio così, perché la seconda voce era quella che l’avrebbe aiutata seriamente in caso di pericolo, era la voce della ragione. E non poteva accettare di aver mentito ad un suo superiore riguardo una vicenda molto grave. Non solo aveva tralasciato il fatto che Theo avesse ragione, ma si era inventata una storiella riguardo l’impossibilità di costruire alcunché su quelle terre abbandonate da anni. Forse il generale California non aveva tutti i torti. E furono tutti questi ultimi pensieri a farla riflettere razionalmente. Sarebbe prima andata a porgere le sue scuse a Theo come un vero soldato e poi sarebbe tornata da Holden per definirgli la reale situazione. In un modo o nell’altro, ne sarebbe uscita pulita da entrambe le parti.
“ Tenente Black! “
Non fece neanche in tempo a muoversi in direzione della recluta che qualcuno la chiamò e Kimberly riconobbe immediatamente quella voce. Il sergente Tanaka, colorazione rossiccia della cute, capelli alla moicano e quegli occhi azzurri che mostravano un mondo differente da quello che aveva vissuto fino a pochi istanti fa, era di fianco a lei e le stava sussurrando qualcosa all’orecchio sinistro.
“ Mi segua, dobbiamo parlare “
Inizialmente, la tenente sbarrò quasi gli occhi dal pericolo, ma poi capì che il sergente non aveva nessuna voglia di minacciarla. O almeno, non di fronte a tutti gli altri agenti propensi a terminare la loro cena. Tutti tranne la recluta che la continuava a fissare. Ma la fissava in maniera strana, da quando era apparso Tanaka non era più quello di prima. Ora appariva davvero interessato, curioso da quello strano atteggiamento del sergente.
Non farlo “
Cercò di dirgli Kimberly visto che Theo si stava alzando dalla sedia probabilmente per individuare la ragione di quello strano atteggiamento dell’ufficiale. Theo si bloccò, quasi paralizzato all’istante ed annuì.
Bene, ora vediamo cosa vuole Tanaka “
Il sergente la portò fuori dalla sala mensa, poi svoltò due volte a sinistra verso l’area riservata agli uffici amministrativi dove di solito si tenevano delle conferenze settimanali. Ma tutto ad un tratto, senza neanche accorgersene, la Black si ritrovò all’interno di un piccolo stanzino, quasi uno sgabuzzino, arredato totalmente in legno, quasi fosse un camerino segreto. Scaffali contenente vario materiale su due dei quattro lati della stanza più un po’ di scope e di strumenti per il lavaggio. Niente di utile, a quanto pare. Il sergente l’aveva appena invitata a sedersi su una sedia che di lì a breve sarebbe finita a pezzi; per quello e per altri motivi, rifiutò decidendo di rimanere in piedi, qualora fosse successo qualcosa.
Tenente Black, la ringrazio per avermi seguito. So che le potrà sembrare strano … “
Strano? Sì, è parecchio strano e bizzarro, direi, farsi invitare in una stanzetta alquanto intima dal sergente! Be’, magari se fosse avuto venti anni in meno ci avrebbe fatto un pensierino, ma rifiutando di credere che Tanaka volesse stuprarla, annuì spalancando le orecchie al massimo pronta ad ascoltare la vera ragione del suo invito.
“ Lo so bene, tenente, ma si tratta di una procedura d’emergenza. “
Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Avrebbe perso il lavoro! E poi rifletté.  Il capitano Hewitt era presente assieme ad altri due agenti delle Aquile. E se avessero rivelato tutto ad Holden? Se Holden sapesse delle sue bugie? La sua carriera sarebbe terminata all’istante, sarebbe …
Questo pomeriggio, alla sede centrale delle Aquile, un uomo è morto. Occhi letteralmente fuori dalle orbite, occhi che gli sono stati cavati da delle creature che invadono quotidianamente le nostre giornate, che solitamente definiamo esseri deboli, innocenti. Tenente, un soldato è stato ucciso da tre creature misteriose“
NO!!! Improvvisamente capì che cosa stava succedendo. Quegli animali, probabilmente una piccola parte di quelli rimasti in vita dopo il fallito assalto a lei e ad Harrison, avevano seguito Hewitt. Ma questo significa che potevano aver seguito anche lei, che la base era in pericolo. E ciò significava che Hewitt aveva già rivelato tutto al generale Sander che, volente o no, gli avrebbe dovuto credere. E, stando alle parole di Tanaka, non poteva essere altrimenti.
Un momento. Che intende con creature misteriose?”
Prima di arrivare a delle conclusioni, doveva capire a chi stava alludendo il sergente. Cercò di impersonificare la ragazza che non sapeva nulla, estranea ad ogni tipo di fatto, quasi una sprovveduta, una novellina.
Non so. Hanno parlato di animali volatili, quasi simili a piccioni. Ma i testimoni hanno dichiarato di aver visto quegli animali in un evidente stato di decomposizione che si passavano l’un l’altro gli occhi del soldato. Sinceramente, non so se creder loro o meno ma perché dovrebbero mentire una cinquantina di presenti? “
Perché dovrebbe mentire Kimberly Black? Perché l’aveva fatto? Se Hewitt avesse rivelato tutto, sarebbe stata la fine ora che c’erano anche altri testimoni. Era stata una sciocca a non riflettere su eventuali conseguenze, sulla testimonianza che Hewitt avrebbe potuto dare in caso di prove effettive. E sul fatto che ora uno come Harrison avrebbe dato molte più certezze di una come lei.
“ Non saprei. Ma non capisco perché mi ha dovuto convocare qui per rivelarmelo “
Il sergente le mostrò una foto molto particolare. Non aveva firma, né data, ma a Kimberly non servivano visto che l’immagine e l’ambientazione spiegava tutto. Qualcuno, uno delle Aquile certamente, aveva scattato quella foto poco prima dell’assalto alla sua Jeep quella mattina stessa e, molto stranamente, sembrava averla fatta inviare lì alla sede in forma totalmente anonima. L’immagine ritraeva una jeep con il logo della Fenice sullo sportello destro che veniva alzata da un enorme piccione. Al solo pensiero di dover rivivere quella situazione, anche solo attraverso una fotografia, Kimberly rabbrividì.
“ Dove è stata ritrovata la foto, sergente? E quando? “
“ Nell’ufficio del generale Holden più o meno attorno alle 3 “
Precisamente, dieci minuti dopo che aveva mentito al generale. Qualcuno che, in possesso della chiave dell’ufficio o di un grimaldello speciale, aveva scassinato la serratura ed aveva mostrato segretamente la foto direttamente al Generale. Sarebbe stata la prova definitiva. Oltre i cento occhi dei testimoni, oltre ad un cadavere, oltre alle parole di Harrison, ora anche quella foto sarebbe stata una prova definitiva di quanto era successo. E lei avrebbe perso tutto.
Dunque presumo che lei sappia tutto, sergente. Il Generale l’avrà informata
Il sergente le posò la mano sulla spalla, quasi per consolarla. Il suo volto era segnato da quasi quaranta anni di servizio, cicatrici su cicatrici lungo le braccia e lungo le mani non sembravano affatto impensierirlo ma gli conferivano un’aria parecchio invecchiata.
“ Sì. E’ per questo che l’ho convocata qui al riparo da occhi ed orecchie indiscrete. Dobbiamo partire subito per Dresno, tenente. “
Dresno??? Che diavolo significava??? O meglio, perché sarebbero dovuti andare a Dresno?
“ Ma … Un momento, Dresno non è più affiliata con le Fenici. “
Il sergente le scoccò un’occhiata abbastanza rassicurante come fa un padre con una figlia.
Diciamo che abbiamo ancora i nostri contatti in quelle zone. E sono sicuro che il Generale Holden abbia le sue ragioni per vedersi in un posto come quello. Anche perché non sarete soli. “
Al diavolo, la situazione non gli piaceva. Andare a Dresno poi per cosa? E come mai il Generale Holden non aveva preso provvedimenti? Avrebbe potuto farle dimenticare il grado di tenente, avrebbe potuto spedirla direttamente a casa. Ma non aveva scelta, quello era il suo ambiente di appartenenza e l’avrebbe difeso fino alla morte.
“ Quando dobbiamo partire? “
Domandò con espressione dura e determinata quasi facendosi coraggio da sola.
Adesso. Tutto quello che le serve è già in auto, non si preoccupi, tenente. Sarò io ad accompagnarla a Dresno, meno persone siamo e meglio stiamo “
 
 
 
 
4
 
Il Generale Holden, della fazione della Fenice, non credeva ai propri occhi. Qualcuno lo stava prendendo in giro? Sander gli aveva appena mandato un video che riprendeva il misfatto. Un video amatoriale, tanto per intenderci, ovviamente in forma assolutamente anonima. Anonima come la foto che gli era appena arrivata. Non gli piaceva affatto quella faccenda. Prima Elias e la sua strage di innocenti e poi quel casino alla base delle Aquile. Il pensiero che quelle creature avrebbero potuto invadere dall’alto la loro sede centrale gli dava completamente alla nausea e la cosa non andava affatto bene.
“ No, non ci siamo “
Era solito ripeterselo Holden di fronte al ritratto che aveva fatto dipingere qualche mese fa. Era diventata un’abitudine di fronte a delle cattive notizie o di fronte a pericoli esterni piuttosto importanti come quello. Ma il problema era che sapeva tutto, era al corrente di quelle misteriose creature e aveva osato mandare due dei suoi migliori uomini proprio per capire cosa stava succedendo. Ma poi quella foto. Non erano state le Aquile a mandargliela, no, c’era lo zampino di qualcuno che lavorava all’interno della sede. E quel video lo stava infastidendo a più non posso, più delle continue bugie della Black. Ma Holden aveva imparato a tenersi stretto gente come lei visto che sul campo di battaglia era una professionista seria. Certo, aveva immaginato il terrore nei suoi occhi ma chiunque avrebbe avuto paura. Se solo si fosse saputo della sua collaborazione con altra gente della più brutta cricca il Consiglio lo avrebbe sicuramente fatto condannare. Aveva violato la sacra legge del servizio, aveva violato i suoi principali obblighi mettendo in pericolo due dei suoi soldati consapevolmente senza dar loro alcuna direttiva se non quelle stupidaggini che aveva riferito alla tenente. Sta di fatto che qualcuno lo stava seguendo e questo qualcuno avrebbe potuto benissimo far saltare la sua collaborazione con Mr Leroy. Ma perché non rivelarlo? Forse erano stati gli stessi uomini di Leroy ad inviare quella foto, forse uno di loro lavorava con lui.
“ Al diavolo “
Immerso in una miriade di pensieri, non si era accorto della finestra spalancata alla sua destra ed aveva violentemente impattato il gomito con lo spigolo della stessa. Un bel doloretto che gli aveva procurato, per fortuna, solo un livido. Niente di grave. Nulla lo avrebbe fermato, neanche Elias. E cosa succederebbe se Sander dovesse venire a conoscenza di quello che stava bollendo in pentola? Della sua collaborazione con Leroy? Del fatto di sapere qualcosa di cui egli non è a conoscenza? Del fatto di aver mandato in avanscoperta due dei suoi migliori uomini solo per gusti personali?
Non riuscì a terminare la frase che il telefono squillò.
“ Sì? “
“ Demetrius, sono Mathias. Allora che mi dici di quanto hai appena visto? “
Il tono freddo di Sander non prometteva nulla di buono. Che avesse scoperto qualcosa?
“ Sono rimasto scioccato, Demetrius. Non è possibile che dei semplici animaletti da quattro soldi siano diventati dei mostri in piena regola. Quelli non sono più animali, sono diventati mostri veri e propri “
Holden non sapeva cosa dire. Ma non era di certo la prima volta che si trovava in situazioni simili.
“ Le mie condoglianze per la tua perdita, Mathias. Ma credo che non dobbiamo dimenticarci della missione di Harrison “
Dopo aver pronunciato il cognome della recluta, Sander tossì un paio di volte e questo gli fece sobbalzare il cuore in gola.
“ Hai ragione, Dem. Ma mi chiedevo: non ti sembra strano che il ragazzo prodigio, la recluta, il nuovo agente della Fenice al quale dovremo assegnare tale compito sia capitato in questo stesso … Diciamo … Incidente di percorso? “
Eccola lì, la paranoia costante che aveva quell’uomo era aumentata in maniera alquanto sproporzionata nel giro di una decina anni. Da quando aveva conosciuto quello stronzo di Dawson, eccola la verità!!!
“ Se insinui che io c’entri qualcosa posso assicurarti che non sono un pazzo a mandare due dei miei migliori agenti in un territorio così pericoloso “
“ Non intendevo insinuare niente, Dem. Mi conosci bene e sai che tra di noi c’è rispetto. Ma credo che tu abbia sbagliato nel mandarci proprio Harrison visto che dovremo tenerlo un po’ al calduccio prima dell’azione “
Sander non lo stava affatto raggirando. Quello era il suo solito tono di voce, perciò avrebbe dovuto solamente attendere, con grande pazienza, l’esito di quella conversazione telefonica che aveva tutta l’aria di essere diventata un po’ troppo spinta, almeno per i suoi gusti. Tanto valeva passare al Piano B. Perché, come diceva qualcuno, c’è sempre un Piano B.
“ Hai ragione, ma mi conosci bene e sai come sono diventato un po’ troppo suscettibile. Voglio sempre avere le prove di quello che sento dire e volevo capire se il tipo avesse davvero le palle di avventurarsi in quelle zone. E lo ha fatto e, stando a quel che ho visto, egregiamente. Di certo non avrei pensato mai e poi mai che si sarebbe trovato davanti ad un pericolo simile nella sua prima vera missione. “
Bene, anzi ottimo! Lo aveva calmato, placato, gli aveva fatto capire che non avrebbe avuto nulla da temere da lui. Perciò, era tempo di Plan B.
“ E il fatto che tu mi abbia chiamato significa che siamo in perfetta sintonia. E per far sì che la situazione non ci sfugga di mano, dobbiamo essere pronti all’azione. SEMPRE. Perciò, mentre riflettevo su quanto occorso dalle tue parti, ho deciso che non dobbiamo perdere tempo e convocare Harrison a Dresno stanotte”
Dem giurò di aver sentito Sander imprecare un paio di volte prima di poter tornare a prendere la parola.
“ Cazzo, dici che non abbiamo più tempo? “
“ Si dice che non c’è tempo per fermare la morte ma c’è tempo per posticiparla, per quel che si può. Be’, se ci teniamo alla pelle, dobbiamo guardare sbrigarci per far sì che questo accada. Perciò, al momento, direi che la nostra priorità è quella di catturare, vivo o morto, Elias Norfolk. E’ LUI il nostro unico obiettivo. Per il resto ci penseranno gli altri “
Sander sembrava d’accordo, sebbene avesse notato qualche discrepanza nelle sue parole. Holden sapeva il fatto suo, non era uno stupido idiota, ma ogni volta che tornava a riguardare quella foto, si sentiva come prigioniero. Come se qualcuno lo tenesse in ostaggio. Come se qualcuno lo stesse sorvegliando. Come se quel qualcuno gli fosse superiore.
 
 
Elias Norfolk aveva una fottuta paura. Dopotutto essere circondati da un branco di lupi selvaggi non era una cosa di routine, almeno per lui. Il branco, tuttavia, rimase immobile nell’oscurità della notte. Era successo l’impensabile, quella notte, prima l’assalto ai soldati, decine e decine di morti, tutti orribilmente eliminati. E le parole forzate di quell’uomo al termine della strage. E il fatto di essere stato colpito involontariamente da un soldato gli aveva salvato la vita, o meglio, gliel’aveva soltanto allungata di qualche ora in più visto che sarebbe stata la fine. In quell’angolo remoto del globo terrestre sembrava che la luna avesse deciso di non staccarsi dal cielo e che la notte non avesse alcun limite come se il tempo si fosse fermato a quegli attimi agognanti. Sì, una lenta e cara agonia era la sua unica compagna mentre quegli occhi, nel giro di pochi minuti, erano cresciuti vertiginosamente. Venti? No, assolutamente no! Mentre il suo cervello si riempiva di pensieri riguardanti la sua morte, il branco era aumentato ma era come se tutti avessero voluto assistere alla sua dipartita in modo indiretto, osservandolo dall’esterno mentre moriva di fame, i suoi livelli di disidratazione eccedevano in modo esponenziale e perdeva ogni contatto con la realtà.
“ Cinquanta, sessanta, settanta, ma quanti sono “
Non sapeva dirlo con esattezza ma di sicuro erano troppi per un solo corpo e questo, da una parte, lo rassicurò.
Non possono attaccarmi tutti insieme. Non ho mai visto un branco così enorme di lupi avventarsi su un singolo individuo. Sarebbe da folli, no ? ”
Poi, improvvisamente, la sua attenzione venne attirata da qualcosa di enorme, dalle dimensioni simile ad un orso bruno, che camminava tra i folti alberi avvolti dall’oscurità della notte. E fu solo quando si allineò agli altri lupi che identificò il problema più grande. E non è solo un modo di dire. E’ davvero più grande degli altri. Ma non era un orso, né tantomeno un lupo, almeno non come gli altri. Man mano che si avvicinava, Elias riuscì ad inquadrarlo nel suo radar in maniera sempre più netta.
“ Ma che cazzo è quel coso “
Alto due metri circa e largo quanto un orso adulto, la creatura era caratterizzata dalla presenza di grossissimi artigli, da una coda lunga sicuramente più di un metro e dalla folta peluria simile a quella di un lupo. Il problema è che non camminava su quattro zampe, eh no, quel cazzo di coso si ergeva solenne su due zampe e mostrava fiero le sue enormi fauci mentre i suoi spessi artigli danzavano davanti ai suoi occhi, quasi pregustandosi la cena.
“ E’ un po’ tardi per cena, ma temo che quando questo scherzo della natura avrà voglia di farmi fuori lo farà senza alcun problema “
Pensò Elias che, nonostante tutto, era contento di poter tornare all’azione. Certo, non contro un avversario e non alla pari visto che possedeva come arma solamente un enorme sasso, ma di certo si sarebbe difeso fino allo stremo. Ma poi, per forza di cose, sarebbe crollato e il suo corpo sarebbe stata la cena della creatura. I suoi occhi erano perfette copie di quelli di un lupo, la sola differenza con gli altri era che erano iniettati di sangue. Voleva mangiarlo, aveva fame. Era a cinque metri da lui quand’ecco che il mostro emise un profondissimo ululato al quale seguì un suo balzo incredibilmente rapido nel cielo oscuro. Sembrava quasi danzare leggiadro nell’aria, sembrava come se stesse volando prima di aprire le fauci e poterle affondare nella sua carne. Ma fu proprio in quel momento che Elias ricordò. Lo aveva già visto, i suoi occhi, il suo sguardo. Quello che tutti avrebbero definito un mostro, un tempo era uno come lui.
“ Jerry Dawson “
La creatura non si fermò ed affondò le fauci nella sua carne, precisamente al livello della spalla. Un dolore lancinante venne avvertito da Elias che urlò così forte da far indietreggiare persino la stessa creature. Un urlo che però non era normale. No. Era come se fosse un richiamo, come se stesse richiamando il suo esercito. E non seppe come, non seppe che cosa accade nel giro di qualche secondo visto che, tutto ad un tratto, il dolore si attenuò in maniera importante tanto che si rimise in piedi. Ma qualcosa stava cambiando, lo leggeva nello sguardo, non più tanto animalesco di Dawson (sì, era sicuro di questo), qualcosa in lui stava profondamente mutando. Non osò guardarsi perché aveva capito cosa stava per succedere. E fece in modo che ciò accadesse perché finalmente si sentiva libero di agire, senza che nessuno gli impartisse ordini. Jerry Dawson fu scagliato contro un albero con una forza incredibile tanto che il gigantesco tronco di legno gli cadde addosso consumandogli l’addome, comportando una furiosa fuoriuscita del contenuto viscerale della creatura. Stavolta lo aveva ucciso. Stavolta lo aveva ucciso veramente. Poi, il dolore alla spalla iniziò a rifarsi vivo fino a farsi sentire in modo anche piuttosto importante. Non appena cadde  E si ritrovò come in un’altra dimensione all’interno di quella che assomigliava ad una camera della tortura. Macchie di sangue fresco dalle forme irregolari erano sparse qua e là quasi volte a dipingere un quadro lungo la parete di cemento che Elias si ritrovò ad incontrare sul suo cammino visivo. Sentiva una fortissima pressione al livello delle spalle dovuta alla presenza di enormi catene d’acciaio che gli impedivano il movimento, non riusciva a fare o a pensare nulla. L’unica cosa che riusciva a percepire era di sentirsi come un topo in trappola. Poi una voce proveniente dall’altro lato della stanza lo risvegliò dalle sue riflessioni. Era la voce di qualcuno che conosceva, sapeva di conoscerlo eppure alcun essere vivente fece il suo ingresso. Era solo nella sua testa e ciò significava che stava impazzendo.
Grazie per esserti quasi fatto beccare, Elias. Ma non preoccuparti, in cambio hai ottenuto il tuo pasto sottoforma delle budella di Gordon, non è .Tu e Theo siete davvero due adorabili esemplari, i miei due cucciolotti, pronti a spaccare il mondo. Sì, perché il mondo lì all’esterno vi conoscerà solamente come delle semplici ed innocue bestioline da caccia mentre in cuor vostro sapete già quale sarà il vostro obiettivo. Avrete la grande chance di dimostrare di non essere dei semplici agenti in divisa, ma sarete la chiave del successo del nostro pianeta. Chiunque oserà disturbarvi, si accorgerà dell’errore in colpevole ritardo facendo la stessa fine di Gordon. Voi siete il progresso della scienza, lo rappresentate in tutto e per tutto. E, soprattutto, siete i miei figliuoli “
Non sapeva chi stava parlando ma quando si risvegliò nella stessa caverna dove si era accampato poco prima dedusse di non essere più solo. Il dolore alla spalla era svanito. I suoi amici lo avevano salvato. Finalmente, aveva degli amici, un branco di amici.
 
 
 Theo l’aveva vista allontanarsi con il sergente Tanaka e questo gli fece capire che tra loro due non era affatto finita. Avevano molta strada da fare e, stando alle parole di Holden che fino a cinque minuti fa lo aveva tenuto sottochiave nel suo ufficio per parlare di quanto successo nella base delle Aquile, suppose che dovesse essere lei la sua compagna d’avventura. E non era un caso. Non appena il generale mi aveva posto le sue scuse riguardo il fatto di non avergli creduto a tempo debito gli sembrava davvero sincero e alquanto dispiaciuto anche se, al tempo stesso, sembrava che Holden avesse raggiunto un obiettivo: quello di provare sulla pelle di Theo il brivido di un’avventura pericolosa.
Theo Harrison, alla fine, non è andata così male come esperienza, no? “
Theo aveva annuito senza però mostrare alcun senso di convinzione. O quell’uomo era folle o ne sapeva una più del diavolo stesso.
Ma c’è dell’altro, Theo “
E gli aveva rivelato quello che sarebbe accaduto entro un paio d’ore. Sarebbero partiti per Dresno laddove lui e un suo anonimo partner (a quel punto, tuttavia, più che chiaro) avrebbero incontrato Sander ed altri suoi collaboratori. Probabilmente, sarebbe stata la sua prima importantissima riunione di servizio e, stando a quanto percepito, doveva trattarsi di qualcosa di veramente top – secret.
“ Buonasera “
Una voce dal profondo accento straniero lo riportò alla realtà, facendolo lievemente sobbalzare dalla sedia.
L’uomo, calvo sulla sessantina e con qualche dente mancante, gli trasmise una sensazione di fierezza che solo Holden fino a quel momento era stato in grado di trasmettere. In effetti avevano qualcosa in comune, anche se non sapeva cosa. L’uomo indossava un pesante giubbotto di pelle invernale con un paio di occhiali dalle lenti arrotondate che gli occupavano gran parte del volto dal quale traspariva un sorriso non troppo entusiasta.
“ Posso aiutarla, signor … ? “
L’uomo, prima di rispondere, quasi per far attirare l’attenzione su di sé, tossì profondamente un paio di volte per poi sedersi senza neanche essere stato invitato.
“ Puoi chiamarmi Dottor Alex Gray “
Risposta secca che mostrava ancora un falsissimo entusiasmo. Non sapeva come ma quell’uomo gli metteva una paura cane. Eppure, era lì, in una sala mensa come tutti gli altri e, per di più, era un semplice dottore. Insomma, non poteva avere paura di un sessantenne qualsiasi, non dopo aver affrontato a viso aperto uno stormo di uccelli mostruosi con l’istinto da serial killer. Theo cercò di presentarsi ma dalla sua bocca non uscì niente perché quell’uomo sembrava già conoscerlo. Dopotutto, la visita al confine del settore C-3 aveva fatto il giro del mondo, non ne aveva dubbi.
So bene chi sei, Theo Harrison. “
Quell’uomo gli stava letteralmente sulle palle, su questo nessun dubbio! L’angoscia che sapeva trasmettergli era da premio Oscar e, visto che la conversazione era ancora agli inizi, avrebbe dovuto stare molto attento a quanto gli usciva dalla bocca. Qualunque cosa gli avesse detto Holden, non erano affari di quel tizio, chiunque esso fosse. 
Ascolta, Theo, so bene che non stai attraversando un bel periodo visto quanto successo. Il Generale Holden mi ha rivelato tutto, non preoccuparti. Dopotutto, l’idea di andare a Dresno è stata la mia, mi sembra la più giusta delle cose per una riunione così importante “
L’idea era stata la sua? Ma che diavolo stava dicendo? Sta di fatto che l’unica cosa che gli passava per la testa fu quella di non parlare troppo con quel tizio. Qualcosa gli diceva che era meglio così.
“ Puoi anche continuare a non parlarmi ma io ti sarò d’aiuto laddove gli altri non lo faranno “
Sembrava alquanto deciso a fargli cambiare idea ma dopo quanto successo con la tenente Black e con quelle misteriose creature non era affatto dell’umore giusto per perdere altro tempo con gente simile.
“ Il tuo tempo è prezioso, Theo e non lo dico tanto per dire. Lo so con certezza. L’ho visto con i miei stessi occhi. Gli altri non sanno quello che ho visto in te e sai perché? Perché tutti credono che tu sia speciale ma non è abbastanza, niente di tutto questo è abbastanza “
Ora basta! Theo, senza iniziare una discussione, afferrò la sua giacchetta appoggiata sulla sedia, si alzò e porse un largo sorriso al signor Gray.
“ Mi scusi ma, come ha detto lei, il mio tempo è prezioso e, con tutto dovuto il rispetto, ho delle faccende migliori da sbrigare. Buonaserata, signor Gray “
Sarebbe stato meglio così, per tutti e due. Non era dell’umore giusto per tenere una adeguata conversazione specie con un tizio che diceva di sapere tutto di tutti e la cosa di certo, in un momento come quello, non lo stuzzicava affatto. Ma fu in quel momento che il dottore lo trattenne per la giacchetta ricambiandogli il sorrisetto quasi per sfida.
“ Hai ragione, Theo. Ed Holden lo sa bene. Dopotutto la sta immischiando in faccende alquanto importanti. Ma porgiti una domanda, Theo Harrison: cosa ne penserebbero i tuoi genitori? “
I suoi genitori? Li conosceva? Quell’uomo conosceva i suoi genitori? No, non poteva sapere tutto di tutti, no, quello era solo un pensiero come tanti, non poteva corrispondere alla verità. No, non doveva affatto pensarci, gli avrebbe voltato le spalle e se ne sarebbe andato, una volta per tutte. E così fece.
 
 
Alla mascella di Hewitt era stata appoggiata una garza con del ghiaccio in modo da risolvere quel dolore che oramai da qualche ora lo placava a più non posso. Non aveva niente di rotto, per sua fortuna, ma quello, purtroppo, non era l’unica male. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, quello della mascella era il male minore. Ma quello che aveva visto lo faceva star proprio male, non era possibile come il generale non gli avesse voluto credere in un primo momento. Ma poi quella morte, nel suo stesso “regno” lo aveva risvegliato e quel bastardo di Sander gli aveva creduto anche se, con suo enorme dispiacere, non era andato nel suo ufficio a porgergli le sue scuse. E’ sempre stato così, Sander, un buono a nulla. La figura autoritaria di cosa? Di sto cazzo! Quell’uomo non avrebbe mai dovuto essere un suo superiore ma, ovviamente, la gente senza scrupoli va più facilmente e rapidamente al potere di quanto uno come Jack Hewitt possa mai fare. Se non fosse stato per Dawson, quell’altro figlio di una buona donna, nessuno avrebbe mai accettato Sander al comando delle operazioni.
“ Capitano! “
La porta del suo ufficio era socchiusa e poté facilmente notare la presenza di un uomo dall’accento sudamericano fuori di lì. Era Carlos Oliveira, l’uomo che gli aveva regalato quel doloretto alla mascella. Un uomo alto, un fisico statuario, uno che aveva militato anche nella guardia speciale di salvataggio, un tipo tosto, eppure, lì nella guardia nazionale non era altro che una semplice recluta, uno come tanti, un tipo qualunque. Ma Hewitt non era affatto un tipo vendicativo, anche se quell’Oliveira avrebbe sicuramente meritato di peggio che una semplice punizione. Sì, ebbene, Sander ha capito il momento di debolezza e non ha voluto infierire e, forse, Hewitt avrebbe dovuto prendere la palla al balzo. Dopotutto, il messicano gli era debitore perché Hewitt avrebbe benissimo potuto farlo cacciare dalla squadra.
“ Puoi entrare, Carlos.”
Nonostante l’enorme stazza al cospetto di Hewitt, il messicano entrò di soppiatto nell’ufficio, quasi avesse timore di una vendetta personale del capitano e la cosa lo incuriosì parecchio: allora perché era lì? Avrebbe potuto benissimo evitare una simile situazione ed invece era lì, in attesa che l’ufficiale dicesse qualcosa.
E’ stata tosta, lì fuori, signore. Volevo … “
Non preoccuparti, Carlos. Sander ha avuto le sue buone ragioni per non farti fuori all’istante e, devo dire, che picchi davvero duro. Spero solo che la prossima volta non sarò ancora io il tuo bersaglio “
Non rispose, non sorrise. Era seriamente preoccupato, d’altronde, non capita tutti i giorni di vedere un collega ucciso da tre piccioni dalla forza sovrumana.
“ So bene cosa hai visto, Carlos. Ma sei fortunato, avresti potuto essere tu al suo posto e questo non è avvenuto. Ma potrebbe se solo dovessi abbassare la guardia. Non farlo, questo è un posto pericoloso, Carlos e tu hai delle doti importanti che puoi sfruttare a tuo vantaggio. Vigilanza costante. “
“ Vigilanza costante “
Erano le tipiche parole che si accostavano a quelli della fazione Aquila. Il messicano, tuttavia, non lasciò l’ufficio, ancora in preda a qualcosa che sembrava attanagliarlo dall’interno.
“ C’è altro che posso fare per te? “
“ Io … Volevo dirle che … “
Si bloccò, come se qualcuno lo avesse improvvisamente interrotto. Eppure, erano soli, completamente soli.
“ … Sì? “
Il Generale Sander è pronto per partire per Dresno con lei. Ha cinque minuti per prepararsi “
Dresno? Che significava? Poi, mentre il messicano gli voltava le spalle, capì all’istante. L’unico motivo per il quale sarebbero dovuti andare a Dresno era per convocare una riunione straordinaria nel palazzo sotterraneo della guardia di sicurezza. Ben pochi ne erano a conoscenza e lui era uno di quelli.
“ Puoi riferire al generale Sander che tra due minuti sarò pronto “
Oliveira annuì e gli voltò le spalle chiudendo delicatamente la porta. Dresno. I piccioni mostruosi. Theo Harrison, ne aveva sentito parlare e lo aveva visto all’azione. Un tipo straordinario, preciso come pochi e dotato di una capacità di prevedere il futuro invidiabile. Un perfetto esemplare, per Holden e Sander. E l’obiettivo sarebbe stato solo uno: Elias Norfolk, LUI!
 
 
 
Sander aveva preparato tutto il materiale necessario per la riunione, Holden avrebbe fatto lo stesso e tutto sarebbe filato liscio. Dopodiché sarebbe dovuto toccare al tenente Black e alla recluta, Theo Harrison, colui che avrebbe potuto diventare l’erede di Clay Douglas, il migliore agente che la guardia nazionale abbia mai avuto. Intelligente fuori da ogni schema logico, scaltro, furbo, efficace e dotato di una capacità al comando di una truppa da far invidia ai migliori generali. Come al sottoscritto. Ma persino Douglas aveva fatto una brutta fine. Colpa di una donna … E CHE DONNA! Non poteva affatto biasimarlo, il povero Clay, era strainnamorato della donna più bella e sensuale che questo universo abbia mai potuto conoscere. Non era la solito biondona, occhi azzurri, magari una quarta di seno o con delle gambe pazzesche. No, non era niente di tutto questo. Era come se fosse capace di dominare un uomo solo con le sue parole, con i suoi sguardi e con il suo charisma. E Clay non fu da meno. Stella Donovan, la giovane ribelle, la donna più bella e pericolosa del pianeta. Se non fosse stato per Dawson avrebbe fatto carte false pur di portarsela al letto. D’altronde, più di quello non avrebbe potuto ottenere, Stella era troppo furba persino per Sander e una sua unione con lei avrebbe vertiginosamente interferito con i suoi piani e con le sue ambizioni. E poi c’era Dawson che era sempre in mezzo ai due, quasi fosse l’unico a non essere attratto dalla sua bellezza.
“ Povero Clay, povera aquila “
La migliore aquila, avrebbero detto in molti. Morto sbudellato direttamente da Stella Donovan di fronte alla sua armata speciale, i Lupi Neri. Si diceva che suo fratello Leroy, il comandante dell’armata dei Lupi Bianchi, non avesse mai apprezzato veramente le doti superlative della sorella e, anzi, la sua invidia nei suoi confronti era diventata quasi un ossessione.
Come Dawson. Il mio caro Jerry Dawson. Ucciso da quel bastardo di Elias Norfolk, fatto a pezzi, bruciato vivo. Il suo corpo carbonizzato era stato rivenuto vicino al corpo del ricercato N.1 il quale si era pacificamente addormentato su di esso. Neanche la vendetta sarebbe bastata come punizione.
“ Ed invece dovrai fartela bastare, Mathias “
Pensò tra sé e sé e ne dedusse che era l’unica opzione possibile per placare parte della sua ira. Ma soltanto una parte di essa visto che non avrebbe mai potuto soddisfare l’unico desiderio della sua restante vita: riportare indietro il corpo di Jerry Dawson.
“ E allora beviamoci sopra perché questa sera non potrai più farlo, generale Sander. “
Alla salute, piccioni del cazzo! Alla salute, Elias Norfolk che la tua anima possa essere preda di Belzebù! E, soprattutto, alla salute, Jerry Dawson, che la tua anima possa trovare un briciolo di pace!
Sander levò il bicchiere al cielo con gli occhi velati dalle lacrime, incapace di trattenerle al solo pensiero di non poter più riaverlo indietro. E brindò, come fosse l’ultima cosa degna della sua esistenza.
  
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