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Autore: VoidAlpha    28/11/2020    0 recensioni
"Molto tempo fa hai chiuso la porta del tuo cuore violentemente
Perdendo le chiavi per riaprirla
Quindi usa pure parole comuni o espressioni banali
Lascia andare ogni cosa, sii quello che sei perché voglio sentirlo da te"
Dopo tanto tempo Haruka e Takahiro si ritrovano e decidono di dare un'altra possibilità alla loro amicizia, ma riuscire ad essere nuovamente amici si rivelerà più difficile di quanto potessero immaginare. Emozioni, sentimenti, eventi del loro passato e persone a loro care sembreranno far di tutto per impedire al rapporto tra i due di riallacciarsi...
--- storia pubblicata anche su wattpad ---
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questo è il seguito di Untitled ~for Him~, per comprendere i primi capitoli serve aver letto quei quattro capitoli che compongono Untitled ~for Him~ perchè la presentazione dei personaggi è principalmente lì
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma di certo tu
apparendo all'improvviso
hai illuminato le mie tenebre 
e poi sorridendo un po' mi hai detto che va tutto bene
hai preso la mia mano e hai iniziato a camminare

sulla tua schiena ho visto le ali di un angelo

13 maggio 2019

 
Era una giornata fredda e piovosa, cosa alquanto strana per il mese di maggio, era passato più o meno un mese dal mio sogno e dall'incontro con Takahiro e tutto aveva iniziato ad andare nuovamente a rotoli ...
Come ogni giorno stavo ritornando a casa assieme ad Aki e Kou dopo aver passato ore ed ore in quell'inferno chiamato scuola.

«oggi sei strana» affermò Aki fermandosi improvvisamente in mezzo alla strada «sicura di star bene?»

«certo, se stessi male lo avrei già detto» feci girare l'ombrello, facendo così volare un po' ovunque gocce d'acqua

«questo è vero, però sei silenziosa» mi fece notare Kou fermandosi a sua volta «di solito saltelli e urli come una
deficiente mentre torniamo a casa, oggi cammini e basta»

«ma fate sul serio o mi prendete per il culo?»

Entrambi scoppiarono a ridere lasciandomi alquanto perplessa, poi ripresimo tutti e tre a camminare fino all'incrocio dove le nostre strade si separavano. Li salutai e imboccai la via alla mia destra, mentre loro quella a sinistra.
In cinque minuti arrivai davanti a casa e mi fermai a guardarla mentre ripensavo al litigio avuto la sera prima con mio fratello. Cavolo, avevamo discusso davvero pesantemente, non accadeva quasi mai però, avevamo esagerato... Eppure... Non mi sentivo in colpa, avevo ragione e Jun aveva torto. Quella mattina mi ero alzata prima proprio per non vederlo e non volevo farlo pure in quel momento. Infilai le cuffiette nelle orecchie e continuai per la strada senza una meta ben precisa ascoltando una canzone tutt'altro che felice.

 
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Iniziò a fare buio ed io ero ancora seduta sull'altalena di un parco non molto distante da casa, aveva smesso di piovere da circa mezz'ora e i lampioni iniziavano ad accendersi. Guardai l'ora sullo schermo del mio cellulare: le nove e un quarto. Non avevo ricevuto alcuna chiamata da Jun, era strano, solitamente si preoccupava se ritardavo di dieci minuti, doveva essere arrabbiato... Però era colpa sua! Se voleva che tornassi a casa, doveva chiedermi scusa per aver infranto la nostra promessa.

Arrabbiata, tirai un calcio ad un sasso che finì per urtare la zampa di uno stupendo Akita rosso che mugolò pressappoco all'istante.

«che problemi hai col mio cane?» mi domandò il padrone che stringeva il guinzaglio

« Non l'ho fatto apposta...» alzai lo sguardo dal cane per guardare la persona che mi aveva posto la domanda. Rimasi senza parole.

«Ruka-chan» si sorprese pure lui nel vedere che la cretina che aveva colpito il suo amico a quattro zampe era la stessa cretina che gli era finita addosso un mese prima sul treno «cosa ci fai in giro a quest'ora?»

«non sono affari tuoi» risposi malamente distogliendo lo sguardo, guardandolo in faccia non sarei riuscita a tenere la bocca chiusa e probabilmente avrei finito per raccontare per filo e per segno la discussione con mio fratello «tu che ci fai in giro?»

Lo sentii ridacchiare, perchè diavolo ridacchiava?

«portavo Inu a fare la sua passeggiata serale»

«seriamente hai chiamato il tuo cane, cane?» chiesi osservandolo mentre si sedeva sull'altalena accanto a quella dove ero seduta io «sei proprio un idiota»

Takahiro sorrise. Okay, io ero strana ma, lui mi batteva sicuramente. Gli avevo appena dato dell'idiota e lui sorrideva, i suoi problemi mentali erano sicuramente peggiorati.

«finalmente incontro la Ruka-chan che conoscevo» sospirò guardando il suo cane gironzolare per il parco «quel giorno là, sul treno eri veramente strana, sembravi malata... A proposito, perché la mascherina? Sei ammalata pure ora?»

«no» scossi la testa dondolando un poco «non sono e non ero ammalata, semplicemente la gente non mi parla se ho la mascherina e le cuffie...»

Alla mia risposta seguirono minuti di totale silenzio, cavolo, avevo reso imbarazzante pure quella situazione.

«tra poco devo rientrare» si alzò dall'altalena mettendosi le mani nelle tasche della felpa «dovresti farlo anche tu... se vuoi ti accompagno...»

Tenni lo sguardo puntato su un punto indefinito del terreno, non volevo tornare a casa ma, non volevo nemmeno spiegare a Takahiro che non volevo farlo...

«sei scappata di casa?»

«come...?» sgranai gli occhi nel sentire quella domanda e spostai lo sguardo su di lui

«hai ancora l'uniforme scolastica e la cartella, quindi non sei tornata a casa dopo la scuola...»

«ciò non ti riguarda» borbottai alzandomi e portando lo zaino in spalla. Non ne avevo parlato con Aki e Kou, perché mai avrei dovuto parlarne con lui? Eppure il suo sguardo curioso e comprensivo mi spingeva a raccontargli la verità... Diamine, i suoi occhi scuri che mi fissavano non erano cambiati di una virgola «non sono proprio scappata di casa... Solo... Non ci sono tornata dopo la scuola...»

«cazzo» scoppiò a ridere più di prima «sembri una bambina che ha mangiato i biscotti di nascosto!»

«lo trovi divertente?!» alzai la voce colpendolo ripetutamente con l'ombrello mentre continuava a ridere «idiota!»

«fossi in te abbasserei l'ombrello, prima che Inu se la prenda» mi avvertì poco prima che il suo cane iniziasse ad abbaiare, feci come mi aveva detto mentre lui gli rimetteva il guinzaglio «faresti meglio a tornare a casa, gira brutta gente la sera»

Questo lo sapevo, infatti, avevo incontrato proprio lui. Sospirai, purtroppo aveva ragione, non potevo rimanere fuori ancora a lungo, faceva freddo e probabilmente avrebbe ripreso a piovere. Presi a camminare verso l'uscita del parco, fermandomi poi sulla soglia del cancello.

«hai detto che mi accompagnavi, giusto?» domandai girando la testa di lato per poterlo vedere con la coda dell'occhio

Camminammo assieme fino a casa mia, dove mi fermai per salutarlo.

«mi presteresti un attimo il cellulare?» mi chiese tendendo la mano nella mia direzione. Nonostante mi sembrasse una richiesta alquanto bizzarra, non obiettai e gli passai il mio cellulare solo dopo averlo sbloccato. Lo vidi scrivere qualcosa sulla tastiera e poi bloccare nuovamente lo schermo «ho aggiunto il mio numero in rubrica, per qualunque cosa scrivimi»

«oh...»

«ah, ho notato che hai quattro chiamate perse da un certo Jun, faresti meglio a richiamarlo» disse infine mentre Inu iniziava a tirarlo «ci vediamo»

«ciao!» lo salutai con un sorriso nascosto dalla mascherina e poi entrai in casa.

«HARUKA SANTO DIO!» urlò Jun raggiungendomi subito alla porta di ingresso «DOVE ERI FINITA?!»

Rimasi alquanto basita dalla sua reazione, pensavo fosse arrabbiato con me per la scenata fatta la sera prima, eppure mi stava abbracciando.

«così mi soffochi...» mormorai cercando di sfuggire al suo abbraccio

«ero preoccupato! Ti ho chiamato un sacco di volte!» iniziò a spiegare «all'inizio pensavo fossi da Aki-chan, ma non sei tornata per cena, così le ho scritto e lei mi ha detto che tu non eri andata a casa sua... Dove sei stata fino ad ora?»

«Jun, io sono arrabbiata» affermai zittendolo «la nostra era una promessa...»

«Haruka... Lo so... Però...»

Non lo ascoltai oltre, lo sorpassai e andai dritta in camera chiudendomi la porta alle spalle. Cazzo, mi sentivo una merda in quel momento, ero veramente egoista.

 
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12 maggio 2019 - Flashback


Come ogni giorno ero appena rientrata a casa dopo la scuola, levai le scarpe e salii al primo piano per salutare mio fratello. Aprii la porta pronta ad urlare di essere tornata, quando lo vidi intento a riempire una valigia con i suoi vestiti.

«che stai facendo?» domandai rimanendo sulla soglia

«Haruka...» provò a dire, ma lo interruppi

«dove stai andando?»

«senti... Ho venticinque anni, una ragazza che amo e che ama me. Abbiamo deciso di andare a vivere assieme» mi rispose con le parole che non avrei mai voluto sentire, non volevo che Jun lasciasse casa per andare a vivere altrove

«non puoi farlo» affermai buttando a terra lo zaino «avevi promesso di non lasciarmi mai sola»

«Haruka, è una promessa che avevo fatto a undici anni, ero un bambino» provò a spiegare mentre continuava a riempire la valigia senza rivolgermi un minimo sguardo «è ora di crescere. E poi non sarai sola, c'è la mamma»

«le promesse vanno mantenute, non importa quanto tempo passi. Crescere non significa dimenticare il passato ed ignorare le promesse»

«la smetti di fare la bambina capricciosa? Hai diciassette anni! Comportati da persona matura!» Jun alzò la voce fulminandomi con lo sguardo «lascerò casa tra una decina di giorni, perciò fattene una ragione»

«fottiti»

 
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Ero egoista, ne ero consapevole, l'avevo sempre visto come un pregio. Pensare prima a se stessi non è un peccato, anzi, è un'ottima qualità. Sospirai lasciando a terra lo zaino e poi appoggiai il cellulare sulla scrivania per infilarmi il pigiama e buttarmi sotto le coperte.
Improvvisamente mi ricordai una cosa: Takahiro mi aveva dato il suo numero.
Presi in mano il cellulare ed aprii la rubrica per vedere se realmente mi avesse dato il suo numero ed eccolo lì: Taka-chan
Si era salvato nella mia rubrica col soprannome con cui ero solita chiamarlo quando eravamo ragazzini. Avevo trascorso una buona mezz'ora con lui senza essere imbarazzata e pensare a ciò che era accaduto anni prima, finalmente quello scadente sentimento chiamato amore era svanito.
   
 
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