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Autore: Laitalee    22/08/2009    5 recensioni
Avevo già pubblicato questa storia tempo addietro con un'altro account.. ma per una seria di disguidi ho cancellato tutto... e così la ripresento: una dramione ambientata al sesto anno. ------------------------------------------------------ A volte mi sento come se andassi in giro con una nove millimetri in tasca, con troppi proiettili che aspettano di venire usati. Sento il furore che mi viaggia dentro come un demone ululante, la rabbia di essere qui e non aver nulla a che fare con tutta questa gente, che di me vede solo una maschera, ma non ha idea di cosa ci sia dietro. Non mi riconosco nella massa, e nemmeno nella minoranza. Io sono unico. No, io sono solo.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOLORE

A volte mi sento come se andassi in giro con una nove millimetri in tasca, con troppi proiettili che aspettano di venire usati. Sento il furore che mi viaggia dentro come un demone ululante, la rabbia di essere qui e non aver nulla a che fare con tutta questa gente, che di me vede solo una maschera, ma non ha idea di cosa ci sia dietro.

Non mi riconosco nella massa, e nemmeno nella minoranza.

Io sono unico.

No, io sono solo.

Tutti vedono solo quello che vogliono vedere: il bastardo arrogante figlio di papà, da disprezzare senza ombra di dubbio, oppure l’aristocratico rampollo di antica casata Purosangue, da venerare senza conoscere veramente. Nessuno prova a guardarmi davvero negli occhi. Mi sembra di avere solo due dimensioni, a volte, due colori. Un fumetto in bianco e nero, una caricatura di uomo, messo a viaggiare su binari prestabiliti, senza che nessuno mi chieda che cosa voglio davvero. Questo io sono.

Draco Malfoy, l’inganno.

Per tutti, tranne che per… te.

Non avrei mai creduto che potesse succedere, avrei riso sino alle lacrime, se qualcuno me lo avesse detto solo tre mesi fa. Ma tre mesi fa non ti avevo mai guardato in quel modo, né tu avevi guardato me in quel modo.

Ma perché proprio TU?

Tra tutte, tu, Hermione Granger?

Leggo e rileggo il libretto che mi hai messo in mano giorni fa, passandomelo sotto il banco. Romeo e Giulietta. Quel dannato Babbano rinascimentale ha già scritto tutto di noi due, cinquecento anni prima che nascessimo.

Ma io non voglio finire come loro.

Il fatto è che non ho la più pallida idea di come andremo a finire, perché ho un segreto che tu non sai, mio impossibile amore.

Mi hanno marchiato, amore mio, mi hanno condannato. Ho il maledetto Marchio Nero sul braccio, ora, a bruciarmi di orrore e di colpa.

Devo uccidere Silente e non posso tirarmi indietro. Il tuo caro amico mi segue come un’ombra, temo cominci a capire, e mi bracca anche Piton, che farebbe di tutto per mostrare la sua fedeltà all’Oscuro Signore, ma Lui lo ha chiesto a me, minacciandomi di morte se fallirò. Minacciando la sola cosa alla quale abbia mai tenuto, finora. La mia famiglia, la mia adorata madre, mio padre.

Non sono nulla senza di loro, ed ora la loro vita dipende da me.

Ma io so già che non ce la farò. Ho paura, mio Dio, ho paura, Hermione, io non sono un assassino!

Vorrei che il furore che mi porto dentro, la rabbia per ciò che sono costretto a fare si scatenasse e mi trasformasse nell’omicida che il Signore Oscuro vorrebbe, ma la verità è che il solo cui avrei davvero il coraggio di far del male sono io stesso. Vorrei fuggire da tutto questo in qualunque modo possibile, ma il solo a cui riesco a pensare lo ha già scritto il Bardo, cinquecento anni fa, e sarebbe scontato ripeterlo, no?

Vorrei almeno poterti dire tutto, mio unico vero amore, ma non posso.

Come potrei? Sono sulla via della corruzione, della depravazione assoluta, non voglio corrompere anche te, ora che ho finalmente capito che cosa sia realmente la purezza. Ora che ho capito che non c’entra nulla con il sangue, amore mio. Ora che so che c’entra con il cuore. Mio candido amore, come posso dirti dove sto andando? Perché da giorni cerco di evitarti in tutti i modi?

Così ti scrivo infinite lettere, amore mio, come questa. Lettere che leggerai, forse, solo quando sarà troppo tardi. Quando ogni cosa avrà incontrato il suo destino, e noi, ed io, il nostro.

§§§

Hermione entrò nel bagno, sperando di trovare assorbenti nel distributore. Era pieno, per fortuna. Quella mattina aveva già messo un salvaslip, sospettando che le sarebbero arrivate le mestruazioni, così quando ebbe la conferma delle sue sensazioni, dovette solo cambiarsi e non salire al dormitorio a lavarsi, perdendo tempo prezioso tra una lezione e l’altra.

Mentre eseguiva il cambio, sentì entrare qualcuno. Due voci bisbiglianti, di cui una inequivocabilmente maschile. S’infilarono nel bagno vicino al suo e poté sentirli meglio.

“Perderemo Storia…” disse lei a voce bassa.

“Chi se ne frega… questo è più divertente!” rispose lui, la voce strascicata carica di desiderio.

Hermione restò senza fiato. Lei non la riconobbe, ma su di lui non c’erano dubbi: Draco Malfoy. Li sentì baciarsi, ansimare, vestiti che frusciavano, poi il rumore di una zip che veniva abbassata.

“Ah, sì…” gemette roco Malfoy, “Brava Pansy, così…”

Lo ascoltò ansimare profondamente e suo malgrado Hermione sentì l’eccitazione crescerle in corpo, una fiamma liquida che le saliva dal basso per attraversarla completamente. Voleva andarsene, ma non riusciva, era inchiodata ad ascoltarli, affascinata. La sua mente si riempiva d’immagini della coppia, li vide baciarsi, toccarsi, esplorarsi… lei non si sentiva più, mentre dalla gola di Draco uscivano sospiri rochi e gemiti di piacere.

“A - Aspetta, Pansy, aspetta…” disse Draco col fiato corto, “Non ti voglio venire in bocca, stavolta,” continuò con voce rotta, “Vieni su dai, scopami per bene…”

Il calore, la sensualità, l’intimità nella voce di Draco eccitarono Hermione ancora di più. Si mise una mano sulla bocca per non farsi sentire e con l’altra si toccò, stringendosi attraverso l’assorbente, maledicendo le mestruazioni, imbarazzata ed eccitata allo stesso tempo.

Dall’altra parte del divisorio ci furono altri rumori di vestiti, ansiti, bisbigli troppo bassi per essere distinguibili, poi la voce di Draco, nuovamente: ”Dai, infilatelo dentro…”

“Sì, Draco, sì!” la voce di Pansy Parkinson era carica di sensualità, conturbante.

Hermione li ascoltò baciarsi, gemere, respirare sempre più affannosamente. La sua mente si riempì di altre immagini, Draco seminudo, la camicia aperta su petto e ventre asciutti, modellati dal Quidditch, seduto sul water, i pantaloni calati, e Pansy sopra di lui a cavalcarlo con foga, la gonna attorno alla vita, la camicia sbottonata ed il reggiseno sollevato sopra i seni abbondanti, su cui le mani di Draco si stringevano prepotenti. Ed i loro sessi uniti a ballare la danza del fuoco. Hermione strinse la mano sull’assorbente, muovendolo contro la sua femminilità, sperando che non la sentissero mentre soffocava a stento i suoi sospiri.

Di nuovo fu Draco a rompere il silenzio.

“Ferma… dai, alzati.” bisbigliò roco.

Ancora respiri mozzi.

“Ora girati…”

E poi i sospiri di lei, quando Draco la penetrò da dietro. Hermione udì i colpi, carne contro carne, farsi sempre più forti, i loro respiri più affannosi e frequenti, i gemiti più rochi e profondi, finché stavolta fu lei a parlare per prima.

“Ah, sì! Draco, sì! Sì!”

E Draco, pochissimi istanti dopo: ”Oh, sì, vengo! Vengo…” con un gemito finale più profondo e roco degli altri. Anche Hermione venne insieme con loro, dall’altra parte del divisorio.

Gli ansiti divennero respiri lunghi e profondi, baci che Hermione non faceva nessuna fatica ad immaginarsi più dolci ed intensi, poi sentì la coppia muoversi, rivestirsi, ridacchiare sommessamente.

“Esci prima tu,” disse Draco sottovoce, “Io ti raggiungo tra un attimo”

Hermione udì lo schiocco di un bacio lieve, la porta che si apriva e la ragazza che usciva con passo leggero. Si rannicchiò in silenzio sul water, aspettando che anche Malfoy uscisse per sgattaiolare via, quando fu sorpresa dalla voce del ragazzo, ancora più melliflua e strascicata del solito, cui l’orgasmo appena raggiunto aveva lasciato un tono più caldo e liquido.

“Allora, Granger, t’è piaciuto lo spettacolo?” chiese con una voce così bassa e sensuale da farla avvampare e riempire di fuoco.

“Lo so che sei lì dentro, Granger, ti ho vista entrare, prima… ti ho sentita godere …” continuò con un tono carezzevole che Hermione non aveva mai immaginato possedesse. La ragazza si lasciò sfuggire un piccolo gemito. Draco dall’altra parte della parete sorrise.

“Hai assaggiato il frutto proibito, Hermione?” chiese, pronunciando il suo nome per la prima volta da quando si conoscevano, con calcolata lentezza. “Hai sognato ciò che non puoi avere?” concluse con una risatina sommessa.

Hermione sentì che accarezzava la parete tra di loro con le unghie, poi il ragazzo uscì, senza aggiungere altro.

§§§

Sembrano passati cent’anni dalla prima volta che abbiamo smesso di guardarci come nemici, ma sono passate solo poche settimane. Te lo ricordi?

Ti vidi entrare in quel bagno, lo stesso dove stavo andando a scopare con Pansy. Poveretta, sono anni che mi viene dietro, si fa stupidamente usare, come un giocattolo. Come possa avere così poca stima di sé, non so capirlo. Tu saresti capace, lo so. Forse proveresti a spiegarmelo, saresti capace di farmelo capire, tu che sai guardare così bene nel cuore delle persone da aver visto che cosa ho nascosto nel mio, tu che sei così sensibile, compassionevole, comprensiva, mio dolce amore. Rimanesti nel bagno accanto al nostro e ci ascoltasti fare sesso. Lo sapevo che non riuscivi ad andartene, ti percepivo. Sono diventato un Legilimante troppo esperto per non accorgermi di ciò che sente la gente attorno a me, anche nei momenti più impensati. Sentii il tuo turbamento. La tua eccitazione. Non immaginavi certo che ci fosse gente tanto sfacciata da far sesso tra le mura di Hogwarts, vero? Sapessi quanto se ne fa, sotto questo vecchio tetto…

Sentii il tuo desiderio, lo assaporai, come un nettare. Nei giorni successivi mi beai del tuo imbarazzo, del fatto che non riuscivi più a guardarmi negli occhi. Ero riuscito, con una semplice, casuale scopata a farti molto più effetto che con anni di insulti. Il ricordo della tua esperienza, in quel bagno, non ti lasciava mai, lo sentivo, lo vedevo. Lo percepivo come un profumo dolcissimo ed intossicante. Cominciai a desiderare di poterti foraggiare di altro desiderio, mi piaceva che mi considerassi eccitante, che il mio sguardo potesse turbarti mi dava un piacere inatteso. Mi accorsi che cominciavo a guardarti, sempre più spesso.

Il tuo passo svelto, da una classe all’altra.

Le mani macchiate d’inchiostro, come una bambina pasticciona.

Gli occhi sempre sui libri, le occhiaie che a volte ti vengono, quando studi troppo.

I capelli selvaggi, a stento trattenuti da fermagli sempre troppo piccoli per quell’incredibile cespuglio ramato che ti scorre sulla schiena.

Il tuo seno, i fianchi, accarezzati dai tuoi lunghissimi capelli.

Il rossore che t’imporpora ogni volta che senti il mio sguardo addosso.

Fu una scoperta accorgermi che mi guardavi con desiderio, che cercavi addirittura di non guardarmi. Sentivo il tuo sguardo come una carezza, quando pensavi che non mi accorgessi di nulla, e lasciavo che mi guardassi, inebriato. Quante volte ho cambiato posizione, mi sono slacciato la cravatta, i primi bottoni della camicia, solo per farti vedere meglio il mio corpo, la mia pelle. Quante volte ti ho mandato immagini sessuali di noi due solo per vederti arrossire, e quante ti ho vista arrossire solo perché rispondevo al tuo sguardo con un sorriso o mordicchiandomi le labbra… non avevo raccontato a nessuno, nemmeno a Pansy che ci avevi sentiti, era una specie di giochetto tutto nostro, con cui mi trastullavo pensando di aver trovato un modo tutto speciale, intimo, per poterti tormentare finché non mi fossi stufato, da usare contro di te magari in un secondo momento, rinfacciandotelo solo quando fosse diventato noioso… non sapevo quanto mi avrebbe coinvolto personalmente, non avevo sentore che mi avrebbe toccato così profondamente.

Non hai idea di come mi sentii a scoprirmi attratto dal genere di persona che sono stato educato a disprezzare. E proprio quando mi si chiede la maggior prova di fedeltà alla causa - mio Dio, ma che scherzo del destino può essere questo? Che perverso senso dell’umorismo può avere Dio, se ci fa tutto questo?

§§§

Hermione cercò per giorni di evitarlo, ma ogni volta che lo vedeva, seduto al banco, non riusciva a fare a meno di guardarlo. La linea della mandibola, un vaghissimo accenno di barba, solo ogni tanto, le spalle allargate dal Quidditch, le gambe lunghissime, le mani… Merlino, quelle mani lunghe affusolate, candide, non riusciva a smettere di immaginarle strette sul suo seno. E quelle labbra. Si accorse solo allora che Draco Malfoy aveva labbra così ben disegnate, non troppo carnose né troppo fini, sicuramente morbide, e che aveva quella dannata abitudine di mordicchiarsele, distrattamente, quand’era soprappensiero. I suoi occhi grigi non le sembrarono più così freddi, quando cominciò a sentirseli addosso nelle ore di lezione, così carichi di desiderio da farla avvampare.

Non aveva osato parlare con nessuno, nemmeno con Ginny, di quello che era successo in bagno, nonostante l’amica, vedendola tornare in dormitorio turbata e sconvolta, le avesse chiesto per tutto il giorno che cosa le fosse successo. Non riusciva a smettere di tornare con la memoria a quell’episodio. Si scoprì a sognare come poteva essere far l’amore con Draco Malfoy, con suo enorme sgomento. Le venivano in mente immagini del suo corpo, lo sognava mezzo nudo, che l’aspettava languidamente steso sul suo letto in dormitorio, a guardarla con desiderio, mentre si accarezzava gli addominali con lascivia… occupava costantemente il suo cervello, notte e giorno, al punto di impedirle di studiare, oltre ogni sua capacità di intervento. Lo osservava di nascosto, sbalordita di non essersi mai accorta di quanto fosse bello, di quanto fossero abbaglianti i suoi occhi o radiosi i sorrisi che faceva agli amici o alle ragazze Serpeverde, scoprì di provare gelosia persino per il modo scontroso con cui trattava Pansy Parkinson, che evidentemente non era altro che un vago passatempo. Quant’erano eleganti e sensuali i suoi movimenti, quando si stiracchiava in classe, slacciandosi la cravatta ed il colletto della camicia, mostrando quei pochi centimetri di pelle sul collo, sul petto… ma non sopportava di vederlo sorriderle, era palese che si era reso conto di averla messa in imbarazzo e si divertiva alle sue spalle, mandandole sorrisi, sguardi allusivi, come se pensasse “Ti piace quello che vedi, Mezzosangue? Ti piacciono i Purosangue, ora?”. Si godeva il suo disagio e ne rideva con gli altri, ne era certa. Non poteva sopportarlo.

Un pomeriggio s’incrociarono in un corridoio vuoto, lei che usciva dalla biblioteca con una bracciata di libri e lui che ci andava, e Draco le rivolse la parola, solleticato dal fatto che fossero soli, in quel momento.

“Hermione…” disse con la sua voce più strascicata “Sempre carica di libri? Pensi davvero di trovare in quelli la risposta ai tuoi desideri più segreti?”

Sogghignò, come faceva di solito, ma nei suoi occhi c’era qualcosa di ben diverso dal solito. Hermione non poté impedirsi di trovarlo ancora più bello. Avvampò, cercando la solita risposta tagliente, ma la sola a venirle in mente fu un debole “Fatti i fatti tuoi, furetto” che non era certo quello che gli avrebbe detto in tempi migliori… Lui ridacchiò, poi con un colpetto le fece cadere la pila di libri; lei furente fece per chinarsi a raccogliersi, ma prima di riuscire a capire che cosa stava capitando, lui la prese per un gomito, la strinse a sé e la baciò. Prima di rendersi conto di cosa stava facendo, Hermione rispose con passione, aggrappandosi a lui come se dovesse sparire da un momento all’altro, e quello che era partito come un semplice e bizzarro dispetto si trasformò in un bacio profondo ed appassionato. Si lasciarono con il fiato corto, dopo qualche istante. Draco la guardava con uno sguardo che Hermione non aveva mai visto nei suoi occhi, desiderio, turbamento, shock, addirittura, il viso solitamente pallido arrossato dall’emozione, per un attimo si strinsero, senza dire nulla. Poi lui cercò nuovamente le sue labbra, ma lei sfuggì al suo abbraccio con una mossa rapidissima, raccattò in fretta e furia i suoi libri e fuggì lungo il corridoio, lasciando il ragazzo immobile a chiedersi che accidenti gli fosse preso a baciarla così.

Hermione arrivò in dormitorio in un lampo, si nascose nella sua stanza vuota e si toccò le labbra, sconvolta da ciò che era accaduto e soprattutto dall’emozione che aveva provato. Aveva ancora il suo sapore in bocca: Draco era notoriamente un goloso, riceveva settimanalmente pacchi di dolci da casa e doveva aver appena mangiato del cioccolato, perché era quello il sapore che sentiva.

§§§

Il nostro primo bacio, in quel corridoio oscuro e deserto, dove cercavamo ancora di litigare come una volta. Cercando di far finta che non fosse cambiato nulla, prima che fossero i nostri istinti a decidere per noi. Non dimenticherò mai il tuo sguardo, la passione, il desiderio, l’imbarazzo che scorsi nei tuoi occhi.

Le tue mani, aggrappate alle mie spalle, nei miei capelli, sembrava che volessi divorarmi, accertarti che fossi proprio io a baciarti, il gemito che emettesti quando cominciasti a ricambiare il mio bacio, l’avidità con cui la tua lingua cercò la mia, come se avessi trovato la sola fonte che poteva placare la tua sete.

La fiamma che mi attraversò, Hermione, il desiderio incandescente e inestinguibile che accendesti in me, così travolgente che ti avrei fatta mia lì, sul pavimento tra i libri, incurante di tutto tranne che dell’odore dei tuoi capelli. Non ho idea di cosa sarebbe davvero potuto accadere, se tu non fossi fuggita via. So solo che da lì in poi qualcosa si è totalmente trasformato in me, ed io non sono più l’uomo che ero prima. A piccoli passi qualcos’altro contro cui ho strenuamente combattuto e perso si è fatto strada nella mia anima, trasformandomi in ciò che sono ora.

Se prima ero Draco Malfoy, orgoglioso Purosangue Serpeverde, ora sono solo Draco, innamorato senza speranza e condannato a morte.

Non avevo mai amato prima, non sapevo che fosse così potente.

Ho provato a combattere quello che provavo per te, pensavo di poter sconfiggere il desiderio, l’avevo scambiato per semplice bramosia, ma non è così. Non ho mai saputo che cosa fosse l’amore finché non ho toccato te. Mi sono costruito una reputazione di seduttore, attraverso troppi corpi, troppe labbra per ricordarle tutte, ma con te è diverso. So bene che pensi che mi sbagli, che sia solo il desiderio per il proibito a farmi bruciare così, so che vuoi crederlo con tutta l’anima che il nostro sia solo desiderio carnale, che non c’entri nulla con l’amore, speri di sbagliarti perché non vuoi credere di potermi amare o che io possa amare te, ma non è così e lo sai, anche quando lo neghi.

Lo sai quanto me, Hermione.

Io conosco la passione, so che si esaurisce quando hai esaudito il desiderio, che si spegne quando la brama è appagata. Ma io non sono mai appagato di te. Del tuo sguardo, delle tue carezze, delle tue timidezze, delle infinite parole sotto cui cerchi inutilmente di seppellire i miei sentimenti, i nostri sentimenti. Vorrei dormire tutte le notti accanto a te, sentire il tuo respiro, ascoltarti mentre ti addormenti appagata con la testa sulla mia spalla, la mano sul mio sesso, dopo che abbiamo fatto l’amore, come quella volta nella Stanza delle Necessità. Vorrei essere l’uomo che tu meriti, quello che può renderti felice, che ti può amare alla luce del sole e portarti in giro mano nella mano, ma non sono io. Questo mi tormenta, più del Marchio che brucia sempre di più sul mio braccio. Vorrei non averlo mai ricevuto, vorrei essere solo un normale studente di questa scuola, vorrei essere una persona diversa, migliore, solo per te, ma non posso.

Dio, non posso!

Io sono Draco Malfoy, non posso sfuggire al destino che mi stringe nelle sue spire, come il serpente cui ho giurato devozione!

Il tuo amico ha cominciato a seguirmi, lo sento. Percepisco il suo sguardo indagatore su di me, si chiede perché diserto il Quidditch. Lo vuoi sapere? Perché ho paura. Paura di trovare l’altezza, l’abisso, troppo attraente, troppo invitante. Ho paura di soccombere alla chiamata del campo sotto di me, che mi parla di riposo, di sonno eterno, di oblio. È solo grazie a te che continuo a vivere, è a contatto con le tue labbra che dimentico di sentire che sto morendo, che dimentico che sono freddo e piangente, che sono di nuovo vivo, per un barlume di presente.

Prego che il tuo amico sia così veloce ed abile da sconfiggere il mio Signore e padrone, dovrei dire il mio aguzzino, prima che io incontri il mio destino, ma io Lo conosco meglio di lui, so che da solo non ce la farà mai. E tremo al pensiero che tu sarai con lui, nella battaglia finale, affronterai il pericolo e rischierai la morte.

Darei la mia vita per salvarti, ma non so nemmeno come salvare i miei genitori e dispero di poter salvare me stesso.

Perché, Merlino, perché?

§§§

Dopo quel primo bacio, avevano inutilmente cercato di evitarsi, ma non c’era nulla da fare. Durante le lezioni si scambiavano occhiate di sottecchi, senza dirsi nulla, per poi nascondersi dove capitava e baciarsi ed accarezzarsi, voracemente, senza dirsi nulla. Si erano cercati ogni volta che potevano, nascosti nei bagni, in classi vuote, dietro il campo da Quidditch durante le partite, con tutta la scuola ad ululare ai giocatori e loro a bruciare di passione insieme, senza quasi dirsi nulla, vergognandosi entrambi di quel legame ben di più che peccaminoso, quasi un tradimento alle rispettive case, ai legami d’amicizia, alle posizioni opposte, finché non arrivò Natale ed Hermione decise che era ora di troncare. Gli fece trovare un bigliettino, in un libro, dopo la lezione di Pozioni durante la quale aveva cercato in tutti i modi di non guardarlo.

“A pranzo. Stanza delle Necessità. Dobbiamo parlare.”

Lei arrivò per prima. La stanza era praticamente vuota, solo un tavolino, un paio di sedie e una candela. Quando Draco arrivò la trovò seduta, con gambe e braccia incrociate, che guardava nel vuoto.

Hermione gli lanciò solo un breve sguardo, al suo arrivo, e poi passò oltre. Non voleva vedere quant’era bello con lo sguardo perplesso, smarrito.

“Questa cosa deve finire.” gli disse, prima che lui potesse addirittura sedersi di fronte a lei.

“Che cosa?” chiese Draco, con un tono tra lo sgomento ed il difensivo.

“Hai sentito, dobbiamo smetterla di… vederci, Malfoy!” disse cercando d’esser dura.

“Oh. Mi chiamavi Draco, la volta scorsa.”

Lei strinse le labbra. Talvolta somigliava incredibilmente alla McGranitt, nei gesti. Questo pensiero strappò un mezzo sorriso a Draco, nonostante la situazione. Stava per rispondere, ma Hermione fraintese il sorriso e fece per alzarsi.

“Bene! Vedo che sei del mio stesso parere, allora! Non abbiamo più nulla da dirci, e da ora in poi sarà come se nulla fosse mai successo!”

“No!” fece in tempo a dire, frapponendosi tra lei e la porta “No, Hermione, non sono d’accordo, affatto! Io…” si trattenne, non sapeva che dire.

“Tu, Draco?” ribatté lei “Non vorrai dirmi che ci tieni a me, vero? Lo so benissimo, cosa credi, che questo è solo un modo per prenderti gioco di me… quanto ridi di me con i tuoi compagni, dimmi?”

“Non ci rido con nessuno, credimi! Nessuno sa di noi due, te lo giuro!”

“Già, ti vergogni troppo a dire che ti fai baciare da una Sanguesporco, vero? Paura che ti passi qualche malattia? Però è utile per umiliarmi, vero, che io non sia riuscita a resisterti, finora?” disse, accalorandosi. Eppure era sbalordita per lo sguardo perso di Draco, dov’era finito l’arrogante bastardo che avrebbe dovuto insultarla, ora che il suo gioco era finito?

“No! Non mi vergogno di baciarti, Granger! Mi vergogno per tutte le stronzate che ti ho detto in questi anni, ma non mi vergogno affatto di essere attratto da te! Mi spiace solo che non mi crederai mai, se ti dico quello che provo!”

Hermione restò letteralmente senza fiato. Tutto si era aspettata, soprattutto che lui finalmente gettasse la maschera e la prendesse in giro per essersi fatta mettere la lingua in bocca da uno che diceva di disprezzare, ma mai più che le dicesse cose del genere… dentro di lei si mosse qualcosa, un blocco si smosse e la lasciò più leggera. Aveva passato le ultime notti a piangere, per la disperazione di essersi infatuata così follemente di un uomo che disprezzava, di esser così tanto schiava dei sensi da non potergli resistere, al punto da sognarsi le sue lebbra, le sue mani in ogni istante, e da non riuscire a impedirsi di baciarlo e toccarlo ogni volta che la distanza tra loro si riduceva. Aveva cercato in tutti i modi di sottrarsi a questa storia, ma era più forte di lei, e lui pareva altrettanto affamato di lei quanto lei di lui. Ma ora, scoprire che in lui non c’era volontà reale di farle male, andava oltre ogni capacità di comprensione di Hermione.

Fu Draco a cercare di spiegarle.

“Io non so perché ci è successo, Hermione, ma questo è: mi fai impazzire. Ti penso in continuazione, mi manchi da morire tutte le volte che non ti vedo e… dannazione, avrei talmente tante cose da dirti che non so nemmeno da dove cominciare!” concluse, rimettendosi a sedere e passandosi una mano tra i capelli, scosso fino alle ossa. Non aveva mai pensato di parlarle così, a dire il vero. Si era tenuto tutto dentro, nonostante il fuoco che lo bruciava quando pensava a lei gli avesse fatto credere che si trattava solo di sesso e niente più, inizialmente, ma ora che aveva cominciato a parlarle, che rischiava di veder finire tutto prima ancora che cominciasse, quello che stava per confessarle lo aveva lasciato sgomento, quasi terrorizzato. Non sapeva come continuare, ma doveva farlo e quello che le disse era direttamente dal suo cuore, senza filtri di ragionamento, perché non aveva tempo, per quelli, ora che la stava perdendo.

“Non ho mai provato per nessuna quello che sento per te, Hermione. Non so nemmeno io che cosa sia, ma mi fa bruciare come se mi torturassero. Lo so benissimo che abbiamo passato il tempo ad insultarci ed odiarci, negli ultimi cinque anni, e non mi spiego perché le cose siano cambiate, ma è così. Mi fai impazzire, mi fai sognare cose che non ho mai sognato su una ragazza ed è più forte di me, non riesco a farne a meno.”

Hermione tornò a sedersi con lui attorno al tavolino, senza osare guardarlo negli occhi. Fu lui a metterle una mano sotto il mento e ad obbligarla a guardarlo. Ciò che vide nelle sue iridi, così chiare da sembrare trasparenti, fu più forte di lei. Si trovò di nuovo avvinghiata a lui, a cancellare paure e dubbi nella passione dei suoi baci.

Furono richiamati alle lezioni dalla campanella, ma da quella sera e per tutto il tempo a venire, cominciarono a parlarsi, a cercare di capire perché erano attratti l’uno dall’altra, con il risultato di sentirsi ancora più ferocemente legati a quella passione divorante.

§§§

Amore mio, non avrei mai creduto che qualcuno arrivasse a conoscermi tanto bene quanto te. Hai esplorato la mia anima meglio di quanto abbia mai osato fare io stesso, ti ho raccontato cose che nessuno mai ha sentito uscire dalle mie labbra ed io ho visto in te un’Hermione che non sospettavo nemmeno esistesse, della quale mai avrei osato dire tutte le cattiverie che ho detto di te in questi anni. Nei tuoi occhi mi sono visto riflesso meglio che in qualunque specchio ed ho voluto guardare in fondo alla tua anima, perdendomi nella grandezza del tuo cuore, mia dolcissima. Ti ho mostrato tutto il mio amore, più volte. Non hai voluto credermi ed io non posso biasimarti. Ti ho insegnato per anni ad odiarmi, non posso pretendere che impari a fidarti e ad amarmi in un batter d’occhio. Se ripenso a tutto quel che ci siamo detti, gli anni scorsi, ed a tutto quello che ci siamo detti in queste settimane, ho addirittura l’impressione che si tratti di due persone diverse, di tutt’altra storia. Mi rendo conto che ti ho sempre mostrato il mio lato peggiore e tu mi hai fatto dubitare di averne uno migliore da mostrarti. Ma mi hai creduto, almeno, quando ti ho raccontato chi sono davvero. Mi hai creduto, quando ti ho detto che non sono una persona malvagia, che mi sono solo trovato dal lato più perverso della barricata prima di capire davvero che cosa voleva dire.

Lo penso sempre più spesso, è assurdo che ci sottopongano allo Smistamento il primo anno, quando non sappiamo che cosa vogliano davvero dire appartenere ad una casa piuttosto che ad un’altra. Non dico che vorrei esser stato smistato a Grifondoro, no, non mi sentirai mai sostenere una cosa del genere… tuttavia, il fardello di Serpeverde è pesante da portare, se già ti grava sulle spalle il peso di essere un Malfoy. Il solo Malfoy della tua generazione, per altro. Di una generazione che non ha altri discendenti che te, sia per i Malfoy, che per i Black, che per i Lestrange. Ti sei mai accorta che i Serpeverde sono metà, rispetto a tutte le altre case? Non è solo perché sono poche le famiglie Purosangue, è che ne son rimasti ben pochi fuori da Azkaban a far figli.

E quando abbiamo fatto l’amore, finalmente, hai creduto anche al mio sentimento. Ma non ti sei accorta della menzogna più grande di tutte, Hermione. Hai voluto credere che mi fossi davvero fatto male alle braccia durante l’allenamento di Quidditch, che sotto le bende che portavo su entrambi gli avambracci ci fossero solo ferite sanguinanti, ed invece stavo celando il Marchio Nero, sul braccio sinistro, amore mio.

Il marchio del tuo nemico. La mia condanna.

Merlino, com’è possibile tutto questo?

Sei stata la più incredibile notte di sesso della mia vita. E se anche a diciassette anni magari non ho tutta l’esperienza del mondo, di sesso ne ho fatto parecchio, qua dentro, ma quello che ho provato con te non lo avevo mai nemmeno sognato. Non puoi immaginare quello che non sai possa esistere, è come chiedere ad un cieco dalla nascita di immaginare un colore.

Mi hai fatto viaggiare per giorni ad un metro da terra, dimentico di tutto a parte il tuo odore, la tua pelle, le tue parole, i tuoi sussurri. Mi sono dimenticato anche del Marchio. Del Signore Oscuro, di tutto. Finché il Marchio non ha ricominciato a bruciare.

Sembra che Lui sappia quando mi sto allontanando dal sentiero, che possa comandare alle rocce, mi sembra di averlo sempre addosso, che mi guarda e mi spinge nella direzione in cui non voglio andare. Ma almeno non comanda sul mio cuore. Quello no! Non lo comando nemmeno io, lo so per certo, perché sei tu a farlo, Hermione Granger. Tu e nessun altro, finché campo. Per quel poco che mi resta da campare, a occhio e croce.

Hai provato tante volte a dirmi che c’è sempre una possibilità di scelta, che se vado dalla mia vittima designata a chiedere aiuto, mi sarà dato, ma non ci sono altre vie. Quella via non esiste, per me. Hai cercato tante volte di trovare il modo di portare alla luce la nostra storia, di immaginare un futuro per noi due, ma non esiste, esistono solo fragili attimi di presente, per noi. Ed ora nemmeno quelli.

Non sono ancora riuscito a dirtelo, a voce, ma qua posso farlo, mia amata. Qua non ho paura di confessartelo, quanto disperatamente ti amo. Qui posso gridarlo a gran voce, sapendo che nessuno mi sente, nemmeno tu, amore mio. Mia sola ed unica. Mio infinito amore. Lo affermo, prima che il Signore Oscuro si prenda la mia vita, per punire mio padre dei suoi errori.

Perché ho capito che non si aspetta che io riesca, sa che non riuscirò, come lo so io. Mi ucciderà davanti agli occhi di mio padre, ma almeno morirò con la coscienza pulita, perché voglio che tu lo sappia, amore mio. Non voglio uccidere Silente, non ho mai voluto farlo. Ma è tempo di agire. Qualcosa deve essere fatto, se non voglio portare la mia famiglia con me devo almeno tentare, solo così posso sperare di salvare mia madre. Domani attiverò il piano che ho dovuto escogitare. Domani incontrerò il mio fato, fallirò ed andrò ad abbracciare la mia morte.

Vivi anche per me, amore mio. Vivi ed uccidi il demone che ha condannato tutti noi all’infelicità ed alla sofferenza. Che tu ed i tuoi amici possiate riuscire, dove io non ho nemmeno osato pensare di provare. E che la mia morte serva a far comprendere a mio padre chi sia davvero l’uomo che lui ha scelto di servire.

Perdonami per tutte le menzogne, gli errori, la paura. Perdonami se ti ho infilato con me in quest‘incubo senza fine. Perdona se ti ho insultato per anni. Perdonami se alla fine il mio amore ti ha portato solo altro dolore immeritato, ma non posso farne a meno.

Ti amo, Hermione Granger.

Tuo, semplicemente, Draco.

§§§

Hermione trovò il plico di lettere sul letto, dove lo aveva depositato un gufo, la mattina dopo la morte di Silente. Erano legate con il nastro per capelli che Draco le aveva rubato dopo la loro notte d’amore. Erano avvolte nella carta dell’ufficio postale di Hogsmeade, con la raccomandazione di recapitarla solo in quella data. Non riuscì a leggerlo fino a dopo il funerale, dopo che Harry ebbe raccontato loro tutto quello che era successo, dopo che ebbe descritto Draco esitare, tremare di fronte a Silente che lo esortava a cambiare strada. Hermione piangeva da tutto il giorno, non sapeva più dire per chi, se per il preside tanto amato o per l’amore perduto. Quando lesse le lettere, nel cuore della notte, sotto le coperte illuminata solo dalla luce fioca in cima alla bacchetta, avrebbe voluto morire, buttarsi giù dalla torre di Astronomia e farla finita con tutto quel dolore. Pianse per Draco tutte le lacrime che le erano rimaste dopo aver pianto per Silente e non credeva di poterne avere ancora così tante. Rilesse mille volte le sue parole, la scrittura sempre più frenetica ed incomprensibile, finché non le imparò quasi a memoria. Osò sperare che poiché Piton aveva infine ucciso ugualmente Silente, a Draco potesse esser risparmiata la vita. Non poteva credere che lo stesso che dichiarava con quelle parole strazianti tutto il suo amore per lei, che lei stessa aveva scoperto di amare più della sua stessa vita, più della fedeltà a Grifondoro ed a Silente, fosse lo stesso che aveva tramato per uccidere il preside ed aveva quasi rischiato di uccidere Katie Bell e Ron. Si sentì spezzare qualcosa dentro ed ebbe paura di non poter tornare mai più integra.

Quando il sonno venne a portarle un po’ di oblio, all’alba, Draco venne a trovarla nei sogni. Era in una specie di sotterraneo, seminudo, ferito, scorticato da quelle che sembravano frustate su tutta la schiena ed il petto, persino sul viso, ma vivo. Era seduto per terra, con la testa tra le mani, ma quando lei si avvicinò alzò lo sguardo e la vide. Le sorrise, il volto rigato di sangue e lacrime sembrò ritrovare vitalità. Aprì la bocca per parlare, ma non uscì un suono, eppure Hermione percepì chiaramente quello che voleva dirle.

“Sono ancora vivo. Ti amo. Perdonami, se puoi.”

Hermione si svegliò di soprassalto. La professoressa Cooman aveva sempre sostenuto che lei non possedeva l’Occhio Interiore, ma quella mattina non le credette. Il suo Draco era ancora vivo, da qualche parte, ed il loro amore ancora intatto. Lei sarebbe andata a prenderlo, passando sul cadavere di Voldemort, con Harry e Ron.

Nulla può fermare l’amore vero.

§§§

Alla Malfoy Manor, Draco si svegliò, nel sotterraneo. Aveva sognato Hermione che piangeva nel suo letto, a scuola. Poi lo aveva visto, e si era voltata per parlargli. Non aveva detto una parola, ma Draco aveva capito benissimo cosa voleva dire.

“Anch’io ti amo. Verrò a prenderti. Resisti.”

Nel buio della cantina, ferito, affamato, ascoltando le grida di qualcuno che veniva torturato in lontananza, Draco scoprì di sentirsi stranamente felice. Lei, da qualche parte, lo amava ancora e gli credeva. Si rilassò, si lasciò andare di nuovo nelle braccia del sonno. Prima di addormentarsi, si permise un sorriso.

Nessuno ferma l’amore vero, nemmeno Voldemort.

FINE

   
 
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