Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Ila_Chwan22    01/12/2020    0 recensioni
Salve gente, sono resuscitata (dopo diversi anni, lo so), ma “meglio tardi che mai”, come recitava giustamente un vecchio detto. Immagino che tutti i miei lettori e lettrici (principalmente lettrici, da quel che ricordo… se ho cannato nel dire ciò, perdonatemi immensamente, è la “vecchiaia” che avanza. ) di vecchia data si stessero aspettando un aggiornamento (“ oh, era ora/ finalmente!”, esclameranno sicuramente alcuni di voi ) della mia original fanfic su One Piece intitolata “ La ragazza venuta dal mare ”, mi dispiace ma avete atteso inutilmente. Poiché non so quando riprenderò a pubblicare la mia storia, dato che la dovrò correggere e sistemare, visto che rileggendo ho notato che in alcuni capitoli già scritti (di cui alcuni anche non pubblicati ancora) c’erano delle discrepanze narrative da agganciare alla trama principale di One Piece, quindi vi chiedo ancora scusa se vi ho lasciati appesi ma mi farò perdonare oggi con una fanfic AU sempre su One Piece, così non sentirete troppo la mancanza di Jessica-chan e di quei personaggi che già conoscete, oltre ad introdurre nuovi personaggi originali. Perciò bando alle ciance ed immergetevi nella lettura per vedere che cosa ho preparato per voi in questi mesi di lockdown!
Ilaria-chwan22
Genere: Noir | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Chi se lo sarebbe mai aspettato che tutto arrivasse a questo punto?”

Tutto cominciò una mattina d’estate quando ricevetti un’improvvisa telefonata da un cliente, che era alla disperata ricerca di qualcuno disposto a sorvegliare e proteggere la sua unica e preziosissima giovane figlia, che da qualche mese lavorava come cantante in un piccolo club di un vicoletto sperduto della Grande Città. All’inizio fui un po’ scettico dati i mesi, se non addirittura anni, passati a cercare un caso degno di essere risolto con le mie grandi doti investigative e quel giorno per me fu il momento esatto in cui la mia vita cambiò per sempre, ma io questo ancora non lo sapevo…

Ops, scusatemi infinitamente, non mi sono ancora presentato come si deve: il mio nome è Alan e sono alto 1,78 cm; porto i capelli corti castani e un po’ spettinati, ho un occhio blu e l’altro rosso; di solito indosso pantaloni neri con cintura grigia in pelle, camicia bianca un po’ sbottonata vicino al collo, senza cravatta e scarpe nere, il tutto accompagnato dal mio fedele impermeabile beige col cappello abbinato; sono single ma non cerco assolutamente l’amore, dato che non fa parte dei miei progetti futuri e sono una persona molto ligia al dovere e devota alla propria professione.

Per quanto riguarda, appunto, la mia professione sono un detective privato che lavora da solo nel proprio ufficio con la scritta “Detective privato, Risolvo l’impossibile”… Lo so che non è il massimo come nome per un’agenzia investigativa in solitario, ma tutti gli altri nomi più ad effetto erano già stati presi e con la fantasia che mi ritrovo questo è tutto ciò che ne è partorito…

Dicevo? Ah sì, a parte una brevissima introduzione su di me e il nome ridicolo della mia agenzia investigativa, vi stavo raccontando di come la mia vita subì una svolta epocale nel momento in cui il mio facoltoso ed esigente cliente mise piede nel mio ufficio insieme alla sua bellissima moglie…

<< … lei vuol davvero farmi credere che è disposto a pagarmi a peso d’oro solo per sorvegliare e proteggere sua figlia?>> dissi inizialmente diffidente per credere ad un incarico tanto semplice (almeno così lo ritenevo all’inizio!).

<< Giovanotto, non ho tempo da perdere io! Allora accetta o no l’incarico? Guardi che ci metto un attimo a trovare un altro detective disposto a fare questo lavoro, eh! >> disse impazientemente un ricco medico dalla chioma rossa mentre sedeva di fronte a me, con sua moglie seduta alla sua destra.

<< Oh caro, ora stai esagerando! Dagli il tempo di rispondere almeno, suvvia! >> disse la splendida signora dalla chioma dorata sorridendo verso il marito e appoggiandogli la mano candida sul braccio.

 << Ma tesoro mio, sai benissimo che faccio così per essere certo di poter affidare la mia bambina alla persona giusta! >> sbuffò l’uomo prendendo la mano della moglie.

<< Sì sì, caro, ora però datti un contegno e attendi che il signor detective ti dia la sua risposta al riguardo… >> sorrise di nuovo la donna verso il marito.

<< Visto che la paga è ottima e il mio compito è alquanto importante, accetto volentieri l’incarico, dottor Di Belleville. >> dissi io, ormai stanco di sentire tutti quei gni gni del cliente e sua moglie nel tentare di convincermi a forza ad accettare l’incarico.

<< Splendido! Qui troverà scritti sia l’indirizzo del club dove canta mia figlia che la parola d’ordine da usare all’ingresso. >> disse allegramente il cliente porgendomi un bigliettino con le informazioni di cui avevo bisogno per il mio lavoro, dopodiché se ne andò via accompagnato dalla moglie.

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“…si vede proprio che ero disperatamente alla ricerca di soldi…” pensai sconsolato fissando il bigliettino che mi aveva dato il dottore Di Belleville ore prima, mentre mi dirigevo al club “Notes ‘n Souls” dove lavorava sua figlia.

Purtroppo, dato il suo esagerato entusiasmo e la gran fretta nell’accettare l’incarico, si dimenticò di dirmi come era fatta fisicamente la sua preziosa figlioletta e mi trovai in seria difficoltà, ma non mi persi d’animo e chiesi informazioni al riguardo ad una cameriera del club:

<< … Così vorrebbe sapere com’è fatta Jessica Di Belleville, eh? La cosa mi sorprende un po’, dato che tutti qui sanno che ragazza sia e vengono al club per sentirla cantare OGNI benedetta sera… Beh, in tal caso, posso solo dirle che tra 15 minuti, dopo la scenetta del duo comico, c’è la sua esibizione. Si sieda pure a questo tavolo per aspettarla, signore. >> disse la cameriera preparando un tavolo per me e dandomi il menù per ordinare qualcosa, nel frattempo che aspettavo.

<< La ringrazio, signorina. Prendo solo un bicchierino di whisky. >> risposi io, ridandole il menù e vedendola andar via, dopo aver preso la mia ordinazione.

<< Uffa … ma quanto ci mettono ‘sti due babbei a finire di esibirsi?! Sono venuto qua solo per la sexy pupa rossa che canta! >> bisbigliò un tipo al suo amico, che gli faceva segno di tacere.

“La sexy pupa rossa che canta? Probabilmente staranno parlando della figlia del dottore …” pensai nell’origliare ciò che sibilò quel tipo alquanto cafone, mentre si esibivano due comici, di cui uno era alto e grassottello recante un bel paio di baffoni con una bombetta nera in testa, e l’altro bassino magro e goffo assai.

La loro scenetta era facilmente intuibile già dal modo in cui si comportavano: il tipo alto coi baffoni incarnava la serietà e l’intelligenza, mentre l’altro la buffoneria e l’ignoranza. Il pubblico era in preda alle risate più sfrenate e, sebbene fatichi ad ammetterlo, sono riusciti a strapparmi qualche risatina con i loro giochi di parole e battutine. Dopo la caduta finale del bassetto, il sipario si chiuse su di loro e seguirono gli applausi, ed altre risate più sguaiate.

<< Ecco il suo whisky, signore. Spero che finora lo spettacolo sia stato di suo gradimento. >> sorrise la cameriera di prima, porgendomi da bere come da me richiestole.

<< Altroché! Quei due tipi erano molto bravi e divertenti. >> risposi io, prendendo in mano il mio whisky ed iniziando a sorseggiarlo.

<< Allora le suggerisco di prestare molta attenzione all’esibizione successiva, dato che si tratta di Jessica-san che tanto cercava, signore. >> aggiunse la cameriera, andandosene via ridacchiando.

“Tsk, proprio simpatica a stuzzicarmi così, senza alcun motivo valido…” pensai imbronciato, finendo il mio whisky e posando il bicchiere vuoto sul tavolo.

Ma il mio broncio si trasformò in totale confusione, quando vidi tutti gli uomini della sala avvicinarsi terribilmente al palco e alla passerella a forma di T: non avevo mai visto tanta fretta in tutta la mia vita, nemmeno alle poste o alle fermate dei tram! Si vede che la figlia del dottore è incredibilmente brava nel canto da ammaliare un tal numero di uomini senza problemi.

<< Cos’hai da fare quella faccia confusa? >> disse una voce maschile alla mia sinistra.

Mi voltai e vidi che era un ragazzo di bell’aspetto, con i capelli biondi, il ciuffo che copriva il suo occhio destro, con un buffo sopracciglio a ricciolo che accentuava al meglio la sua espressione seccata; aveva un pizzetto più scuro rispetto al colore della sua chioma, vestiva in modo molto elegante e stava fumando una sigaretta.

<< Dici a me? Beh… stasera è la prima volta che vengo qui e non capisco tutto il trambusto per una cantante, che fa bene il suo lavoro… >> dissi io un po’ imbarazzato, grattandomi una mano.

<< Eh… Si capisce subito che non hai la ben che minima idea del tipo di donna che sta per cantare… beh, non te lo dirò di certo io, dato che ti basterà solo aprire bene gli occhi, oltre alle orecchie. >> aggiunse il biondo, scostandosi un po’ il ciuffo ed aggiustandosi il papillon che chiudeva il colletto della sua camicia, e spruzzandosi addosso della costosa colonia, la cui puzza nauseabonda arrivò fino al mio tavolo.

“Che tipo odioso… se non fossi in servizio, lo avrei già preso a cazzotti sul grugno…” pensai infastidito, allontanando da me quell’odoraccio con una mano e fissando attentamente il palco, illuminato al centro del sipario con un occhio di bue molto luminoso.

Il momento in cui la band iniziò a suonare, già capii che si trattasse della canzone “Why Don't you Do Right?” (trad. Perché non ti comporti bene?), questo perché l’ascoltai tempo fa alla radio, mentre ero in macchina, sebbene ne avessi un vago ricordo. Quando il sipario si aprì, mostrò la donna più bella che avessi mai visto in tutta la mia intera carriera da detective privato: era alta, alquanto formosa, affascinante … ed incredibilmente sexy. Indossava un abito di paillettes di colore rosa chiaro, con uno spacco sulla gamba destra ed una generosa scollatura che finiva sulla schiena, in parte coperta dalla sua lunga chioma rossa ondulata, e portava dei lunghi guanti viola, che si fermavano di poco oltre il gomito. Aveva dei meravigliosi e magnetici occhi smeraldini, che facevano un po’ capolino da sotto a quella maestosa cascata di capelli del colore dei rubini e non riuscivo davvero a smettere di fissarli dall’esatto momento in cui era apparsa sul palco per cantare. Per non parlare poi delle sue sensuali e carnose labbra rosse, che al sol pronunciare poche parole della canzone che intonava con la sua voce da sirena, faceva cadere ai suoi piedi ogni uomo presente in sala.

Il modo in cui camminava era a dir poco perfetto ed ondeggiava con assoluta grazia, ogni passo che faceva mi mozzava il fiato poco a poco. Per un brevissimo attimo, giurai che il cuore mi fosse finito nello stomaco non appena i suoi occhi smeraldini si posarono su di me. Avrei voluto parlarle, ma mi si bloccarono le parole in gola. Le sue labbra si incurvarono per fare un sorrisino e ha persino fatto l’occhiolino verso di me. Dire che le mie gambe non tremassero come gelatina era l’eufemismo del secolo. Sentivo i brividi corrermi lungo la schiena, vedendola avvicinarsi a me, mentre cantava. Gli altri uomini del club, compreso il biondo arrogante mio vicino di tavolo, mi guardarono con una tale invidia, quando lei si inginocchiò verso di me e mi porse la mano, per farla scendere dal palco. Appena scesa, mi girò intorno, passandomi la mano sulla spalla e poi si sedette sulla mia gamba, infilandomi la mano nel taschino della giacca. Mentre continuava a cantare, mi tolse il cappello e se lo mise in testa, poi avvicinò di poco il suo volto al mio. Le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie e sembrava quasi che volesse baciarmi, ma mi mise il cappello in faccia, quasi come se volesse provocarmi. Inutile dire che il biondo alla mia sinistra, se prima fumava di rabbia per il quasi bacio che lei stava per darmi, poi si mise a fissare con gli occhi a cuore Jessica-san, che si sedette sul mio tavolo, accavallando le gambe in modo molto lento e sensuale, come pochissime donne sapevano fare. 

Mi sembrò persino troppo presto che la canzone finisse, nell’esatto momento in cui lei mi tirò a sé per la cravatta, per poi lasciarmi andare immediatamente, quando pronunciò l’ultima parola del testo e mi sentivo ormai completamente catturato da quella creatura, così affascinante che si allontanò da me, risalendo sul palco, aiutata da due “cagnolini” innamorati persi di lei, tra cui il biondo alla mia sinistra. Fece un salutino con la mano in sala e contemporaneamente si girò di spalle al pubblico, per ritornare verso il sipario, che si chiuse dietro di lei. Per la prima volta nella mia vita, mi sentii quasi una cosa sola con l’esibizione di una cantante.

Di conseguenza, dopo lo spettacolo, la platea maschile scoppiò in uno scrosciare di applausi e fischi, inclusi complimenti verso la signorina Di Belleville, alcuni anche alquanto volgari, ahimè. Dopo aver scosso la testa ed essermi ripreso dal previo rimbambimento, decisi che sarei andato a congratularmi di persona con la signorina, ovviamente presentandomi come un comune cliente e suo nuovo fan. Ma quando stavo per bussare alla porta del suo camerino, sentii che era già impegnata con un altro suo fan.

<< Posso dire che stasera hai superato te stessa con la tua performance, mia cara? ~ >> disse in modo stucchevole una voce maschile a me ormai ben nota.

<< Beh … ti ringrazio tanto, Sanji-kun, ma forse esageri. Stasera mi sono semplicemente esibita come le altre volte… >> balbettò lei, quasi imbarazzata al suo interlocutore.

Stentavo quasi a crederci: Jessica lontano dal palco era completamente diversa, anzi non sembrava quasi lei! Ma risultava ancora più adorabile nel comportarsi in modo timido e riservato, anche al sol sentirla parlare …

<< C’è solo una cosa che non mi è piaciuta tanto stasera… >> aggiunse poi molto serio lui, allontanandosi da lei, almeno stando al rumore di passi che sentii.

<< Forse ho già capito di cosa parli, Sanji-kun… ed è perfettamente inutile che fai il geloso, perché era la prima volta che vedevo quel ragazzo seduto al tavolo accanto al tuo, così … avevo pensato di dargli un degno “benvenuto” al club. >> si giustificò lei, facendo riferimento al momento in cui ci stava provando con me, durante lo spettacolo.

<< Quanto avrei voluto essere io al posto di quell’idiota con l’impermeabile beige! >> disse con fare invidioso il tipo biondo. << Lo sanno tutti nel club che io sono il primo ad averti corteggiata sul serio! >>

“La corteggia anche? Wow … non l’avrei mai detto”, pensai in modo sarcastico, portando gli occhi al cielo e continuando ad origliare la loro conversazione da vicino la porta del camerino.

<< Infatti la tua corte è l’unica che gradisco davvero, da quando ti ho conosciuto. >> disse lei, con tono molto allegro e da lì partì un misterioso ululato.

<< Aww, mia dolce e bellissima Jessica-chwan, lo sapevo che mi contraccambiavi!!! >> disse quasi urlando di gioia il biondo.

<< Oh, ti prego, ora smettila! Non urlare certe cose ai quattro venti! Mi metti in serio imbarazzo… >> disse lei zittendolo, come meglio poteva. << È vero che hai un modo di fare da gentiluomo che mi affascina, ma parlare di amore solo dopo pochi mesi che ci conosciamo, mi pare un po’ troppo affrettato! >>

“Dopo pochi mesi direi che più che affrettato, è praticamente più facile dire che fa tutto lui”, pensai di nuovo, nel sentire il delirio proferito dalla bocca di quel misterioso biondo mio vicino di tavolo.

<< Ma non devi sentirti in imbarazzo, mia adorata, i miei sentimenti per te sono più che sinceri ~ >> disse lui, avvicinandosi di nuovo a Jessica e prendendole la mano.

<< Sì, lo so, però … >> disse lei un po’ intristita, allontanandosi da lui.

<< Però cosa, angelo mio? >> chiese lui con fare serio.

<< A mio padre non piace il fatto che il figlio di un gangster mi faccia la corte… lui avrebbe preferito che mi venisse dietro tutt’altro genere di persona… >> aggiunse poi lei, dispiaciuta.

“COSA?!Quel damerino biondo è il figlio di un gangster?! Beh … questo spiega il suo modo di fare con me quasi al limite dell’illegale… Scommetto che se avesse avuto una pistola in mano, me l’avrebbe puntata pure contro…”, pensai di nuovo, quasi sconvolto, al sentire certe cose.

<< Nemmeno io vado fiero del fatto di essere figlio di una tale categoria di bastardo, mia cara… anzi, se non fosse per il nome della mia famiglia, i Vinsmoke, io e te potremmo frequentarci più facilmente! E invece io vengo qui, quasi ogni sera, di nascosto da tutta la mia famiglia e la banda. >> aggiunse lui, infastidito.

<< Credo che adesso sia il caso che tu vada via, Sanji-kun, o potrebbero insospettirsi non vedendoti ancora… >> lo esortò Jessica preoccupata.

<< Stai tranquilla, mio fiore delicato, non gli permetterò di allontanarmi da te, lo giuro. >> proclamò lui in tono quasi solenne, poi si sentì uno strano schiocco e la porta si stava per aprire.

Per evitare che quel biondo mi vedesse lì, mi nascosi dietro alle scenografie usate per le scenette comiche ed intravidi una figura in giubbotto lungo nero, con un cappello grigio uscire dal camerino della bella cantante, sicuramente era il biondo.

<< Il solito buffo e romantico Sanji-kun… >> sospirò lei, toccandosi la guancia e andandosi a cambiare dietro il paravento << … uscirei anche ben volentieri con lui, ma mio padre non vede di buon occhio la famiglia Vinsmoke. Se sapesse che esco con uno di loro, mi rinchiuderebbe in casa e a stento mi farebbe uscire per lavorare… >>

Quando sentii quel cognome uscire dalla bocca di Jessica, mi si gelò il sangue nelle vene nel ripensare a tutte le malefatte raccontatemi al riguardo su quei gangsters, tanto che quasi non riuscii a bussare alla porta del camerino della splendida rossa e così me ne ritornai immediatamente a casa.

“Possibile che la figlia del dottore sia invischiata in qualcosa con uno dei figli di Vinsmoke? No, non lo voglio credere! Cioè, andiamo, lei è così innocente e carina… non mi sembra la tipa da associarsi a dei gangsters senza sapere a quali rischi va incontro!... MA UN MOMENTO! Perché ora sto prendendo le sue difese, senza nemmeno averle direttamente parlato?!” rimuginai steso nel letto, facendomi prendere dalla forte emozione provata nel momento in cui si era avvicinata a me, durante la sua esibizione: al solo ripensare al suo viso angelico, alle sue labbra e al suo vero modo di comportarsi, quasi non riuscii a chiudere occhio quella notte e, di conseguenza, mi alzai tutto intontito e assonnato la mattina seguente.

  
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