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Autore: _Trixie_    01/12/2020    11 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccola nota: si tratta di una what if? e, nello specifico, cosa sarebbe successo tra Emma e Regina se, dopo Neverland, a Storybrooke non fosse più successa una catastrofe dopo l’altra? Quindi sono ritornati tutti quanti sani e salvi da Neverland (compreso Hook, che verrà menzionato), Pan e Henry non si sono mai scambiati il corpo e quindi, purtroppo, per questa volta dovremo rinunciare anche a Zelena (è stata davvero difficile abbandonarla per questa FF, ve lo assicuro).  
A parte questo, buona lettura!
T <3
 
 
- 1 -
 
 
 
 
There's a tale about Christmas
That you've all been told
Little Saint Nick, The Beach Boys
 
 
 
 
«A proposito, partiamo il ventuno dicembre» cinguettò Snow, attirando l’attenzione del resto della famiglia. Henry, certo che, come sempre, gli adulti si fossero dimenticati di metterlo al corrente dei loro piani, guardava con confusione crescente ora sua nonna, ora suo nonno e ora Emma, riservando a quest’ultima una vaga nota di recriminazione. Almeno lei avrebbe dovuto dirgli qualcosa. Ma più lo sguardo del ragazzino vagava dall’uno all’altro volto, più era certo che nessuno, al di fuori di sua nonna, avesse capito di cosa Snow stesse parlando. Il che, in realtà, non allarmò Henry più di tanto. David e Emma sapevano essere persone molto brillanti, certo, ma sembravano riservare tutto il loro acume per il lavoro. Per il resto, soprattutto quando Snow o la mamma erano coinvolte, sembrava che qualcosa, in loro, andasse in avaria.
La prima a riscuotersi fu Emma. «Partite?» domandò, curiosità nella sua voce, mentre addentava un altro pezzo di polpettone. «E dove andate?» aggiunse, guardando i suoi genitori. I suoi genitori. Non si era ancora abituata, doveva ammetterlo. Pensare a loro come a mamma e papà faceva ancora strano.
«Partiamo?!» domandò David.
Snow annuì. «Non molto lontano. A qualche ora di macchina da Storybrooke. Ho prenotato uno chalet delizioso per tutti e quattro».
«Quattro?» domandarono all’unisono Emma e David.
Snow annuì, indicò con un gesto vago le persone sedute intorno al tavolo, come se fosse ovvio che avesse prenotato per tutti e quattro.
Che poi, quattro? Emma non riusciva proprio a capire a chi si riferiss-
E il polpettone le andò di traverso.
«Ma’!» esclamò Henry, esasperato, battendo vigorose pacche sulla schiena di Emma. Sul serio, doveva considerare l’idea di fare un controllo o qualcosa del genere, perché Emma sembrava completamente incapace di nutrirsi senza rischiare il soffocamento almeno un paio di volte a settimana, soprattutto quando cenavano insieme al Granny’s e Regina li raggiungeva per portare Henry a casa.
«Sto bene, sto bene» esclamò infine Emma, paonazza, arpionando il proprio bicchiere d’acqua e trangugiandone il contenuto.
Snow ne approfittò. «Sì, insomma, dopo Neverland e tutto il resto, ho pensato che sarebbe stato carino trascorrere insieme, finalmente, un Natale in famiglia».
«Quindi viene anche la mamma?» domandò Henry, sorridente, un’espressione angelica in volto. Sapeva benissimo che Regina non era stata invitata. Henry adorava sua nonna e c’era stato un periodo, nella sua vita, in cui pensava a lei come alla sua vera famiglia. Ma ora le cose erano diverse. O, meglio, Henry aveva capito che le favole raccontano sempre e solo una parte della storia, nascondendo tutte le altre. E Snow poteva ostinarsi a ignorare la questione, ma Regina faceva parte della famiglia. Era la sua mamma. E se sua nonna voleva davvero passare un Natale in famiglia, allora Regina certo non poteva mancare.
«Certo che Emma viene» rispose Snow.
«Non ho mai detto sì! Si chiama sequestro di persona!» esclamò Emma e, escludendo l’accenno di assenso da parte di David, gli altri la ignorarono.
«Intendevo Regina» disse Henry.
Snow fissò il nipote, il sorriso tirato. Esitò.
Regina era la mamma di Henry, sì. E senza di lei non sarebbero mai tornati vivi da Neverland. Ed era cambiata, questo anche Snow poteva vederlo, ma…
«Se non c’è Regina, non vengo nemmeno io» si intromise Emma, convinta che sua madre non avrebbe mai accettato di-
«Ma certo che c’è anche Regina, Henry» rispose Snow, sorridendo al nipote. «Se vorrà venire, naturalmente. Emma, tesoro, perché non glielo chiedi tu questa sera, quando riporti Henry a Mifflin Street?»
Emma grugnì.
 
 
*
 
 
Regina aprì la porta di casa indossando ancora il tailleur di quella mattina, lo stesso che aveva fatto inciampare Emma nei suoi stessi piedi quando era andata al municipio per consegnare – in ritardo – alcuni documenti.
«Ciao, mamma!» esclamò Henry, prima che una delle due donne potesse dire qualcosa. «Emma ti deve chiedere una cosa!»
Regina alzò lo sguardo interrogativo su Emma. «Sì?»
Emma si schiarì la voce. «Non devi dire sì, se non te la senti».
«Ma io vorrei tanto che tu dicessi sì!» si intromise Henry, abbracciando Regina all’altezza dei fianchi e nascondendo il viso nell’addome della donna.
Piccolo stronzetto d’un manipolatore, pensò Emma tra sé e sé.
«Allora, signorina Swan?» la incalzò Regina. Ma il tono del sindaco non era poi tanto spigoloso e Emma sapeva perfettamente che era per via di Henry e di quegli abbracci di cui Regina era stata privata per molti anni.
«Ecco, il fatto è che Mary Margaret» e Emma notò Regina alzare gli occhi al cielo, «lei, sì, ecco, ti ha invitata a trascorrere il Natale con noi».
«Il pranzo di Natale?» domandò Regina, confusa.
«Non solo!» esclamò Henry, il tono pieno di entusiasmo. E ad Emma fu chiaro che il ragazzino aveva qualcosa in mente. Cosa, esattamente, non ne aveva idea, ma non c’erano dubbi sul fatto che Henry stesse architettando qualcosa. Regina poteva anche non notarlo, irretita dalle moine di suo figlio, ma lo sceriffo era decisa a smascherare al più presto le trame diaboliche del ragazzino.
«Non solo?» chiese il sindaco a Emma, che si schiarì la voce.
«Mary Margaret ha prenotato uno chalet. Per trascorrere qualche giorno in famiglia. Tutti insieme».
«Perché siamo una famiglia!» aggiunse Henry, alzando lo sguardo e appoggiando il mento sulla pancia di Regina perché sua madre potesse vedere quanto felice lo rendesse la prospettiva di trascorrere una vacanza in famiglia. E, quella felicità, Henry non doveva certo fingerla, al contrario, era sincera. Non c’era nulla al mondo che desiderasse più dell’avere una famiglia felice.
Anche per questo riteneva essenziale che entrambe le sue madri acconsentisse alla trovata di Snow per la riuscita della sua nuova operazione. Lui lo sapeva come finivano queste cose perché lo aveva visto nei film. E finiva sempre allo stesso modo: quando due persone che fingevano di detestarsi venivano costrette a trascorrere il Natale insieme, non si separavano più.
E le sue mamme non sarebbero state da meno.
«Non-»
«Pensa che bello, mamma! Così nessuna delle due dovrà rinunciare a trascorrere il Natale con me!» urlò Henry, interrompendo Regina.
«In realtà, rinuncerei volentieri ad anda-» iniziò Emma.
«E poi ci tengo davvero tantissimo ad andare in uno chalet! Non sono mai stato in uno chalet!»
Emma fece una smorfia in direzione di Henry, prima di guardare Regina negli occhi.
Entrambe, sospirarono.
Henry sorrise. «Chiamo subito la nonna per dirglielo!» esclamò il ragazzino, sfrecciando attraverso la casa per raggiungere il telefono in salotto.
«Come hai potuto lasciarti manipolare così dal tuo stesso figlio?!» sibilò Emma, non appena Henry fu fuori portata d’orecchi.
«Detto dalla donna che si è fatta incastrare dalla sua stessa madre!» rispose Regina, nello stesso tono.
«Ah, beh, certo! Ora è colpa mia! Perché è sempre colpa mia, no?!»
«Mia non è di certo, signorina Swan!»
«State litigando?!» domandò Henry dal salotto.
«No!» risposero Emma e Regina all’unisono, senza distogliere l’una lo sguardo dall’altra.
Accadeva spesso, che dimenticassero il mondo, quando erano insieme.
Emma prese un respiro profondo. «Mary Margaret la preferivo quando non sapeva di essere mia madre».
«Anche quello è stata colpa tua» rispose Regina.
«Ah ah ah» fece Emma, prima che il sindaco le sbattesse la porta in faccia.
 
 
 

 
NdA
Buona sera e buon primo dicembre!
Come ogni anno, pubblicherò un capitolo al giorno, tendenzialmente di mattina (ma non sempre, come oggi, a seconda degli impegni della giornata!). Saranno capitoli molto brevi, come questo, proprio perché sono quotidiani.
E la canzone di oggi (citata ad apertura di capitolo) è: Little Saint Nick.
Grazie per aver letto!
A domani,
T. <3
   
 
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