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Autore: observer90    02/12/2020    0 recensioni
[Never Have I Ever]
Never Have I Ever Fanfiction.
Storia ispirata alla serie originale Netflix, racconta in sette capitoli gli avvenimenti accaduti dopo l'ultimo episodio.
Trama.
Dopo aver ascoltato il messaggio di Paxton, Devi è assalita dai dubbi: cogliere l'occasione di uscire con lui oppure ascoltare i sentimenti che prova per Ben?
Titolo di testa e titoli dei capitoli liberamente tratti dalla canzone About Love di Marina.
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

But you’re in my head, you’re in my blood and it feels so good to hurt so much

 

Arriva a casa di Ben con i muscoli delle gambe che bruciano per lo sforzo. Kamala si è offerta di accompagnarla con la sua auto, ma Devi ha rifiutato energicamente prima di precipitarsi al piano inferiore, afferrare la sua giacca di jeans e chiudersi la porta alle spalle. Ha avuto bisogno di camminare, è un ottimo modo per distendere i nervi, e quelli di Devi al momento sono tesi quanto le corde della sua amata arpa.

Un leggero vento soffia scompigliandole i capelli e facendola rabbrividire lievemente, ma non le importa. In questo istante, nemmeno il vento riesce ad essere una preoccupazione in confronto al gigantesco groppo in gola che avverte alla vista della porta d’ingresso della casa di Ben.

Devi ha sempre agito impulsivamente, è sempre stata una temeraria, non si è mai davvero posta il problema delle conseguenze delle sue azioni: motivo per il quale le è capitato più o meno sempre di finire nei guai. Ma adesso è diverso, ed è terrificante.

Teme con tutta sé stessa le conseguenze che deriveranno dalle sue prossime azioni se…

Se Ben non sente per te quello che senti tu per lui?

Esatto.

È strano, il modo in cui la paura ti paralizza ogni singolo muscolo, impedendoti anche solo di fare un passo.

Ma tu sai che ne vale la pena.

È vero, Kamala ha perfettamente ragione. Devi sa che vale la pena tentare, vale la pena rischiare di bruciarsi col fuoco una volta che ci si ritrova a poca distanza da esso. Vale la pena, per Ben. Per il modo in cui la fa sentire, per il suo esserci sempre e comunque, per essere stato un buon amico, per averle offerto il suo aiuto e un posto dove stare, per averle dato l’occasione di rimediare con Eleanor e Fabiola, per averle dato l’opportunità di riappacificarsi con sua madre.

E quel bacio, quel bacio a Malibu, è paragonabile all’eruzione di un vulcano che, essendo rimasto dormiente per lungo tempo, si è risvegliato scatenando tutta la sua potenza. Il vulcano che ha costituito le loro vite, saldamente legate l’una all’altra, dieci anni di storia che con il tempo hanno finito per assumere un significato nuovo, e allo stesso tempo evidente da sempre.

Come quando ti ritrovi a rileggere un libro le cui parole nel frattempo assumono un significato nuovo, quasi più concreto e inaspettatamente bello.

Devi avverte dentro sé stessa un fuoco che adesso le infonde nuova forza al corpo, spingendo i muscoli delle gambe ad obbedire ai comandi del cervello per muoversi, avanzando lungo il vialetto fino alla porta d’ingresso.

Le basta pigiare appena il pulsante del campanello affinché il suono di questo si propaghi nello spazio circostante, tagliuzzando l’aria notturna come un coltello.

L’attesa dura solo un minuto, e una volta aperto l’uscio lo stomaco e il cuore di Devi fanno un triplo salto mortale alla vista di Ben. L’azzurro limpido di quegli occhi che Devi ha sempre amato, ma che non ha mai avuto il coraggio di ammettere incontrano i suoi, spalancati per lo stupore che gli modella il resto dei lineamenti del viso. Un viso a cui non ha mai smesso di pensare, e che adesso la rende felice e la terrorizza nello stesso momento.

“Devi…” dice Ben, la voce ridotta ad un mormorio mentre si ritrova a poca distanza da lei.

“Ehi” gracchia Devi, stringendo le mani a pugno nascoste nella tasca della giacca.

“Cosa ci fai qui? Sono quasi le undici, dovresti essere a casa…”

Devi pensa per un secondo che, se Ben fosse il suo ragazzo, sua madre non avrebbe nulla di cui lamentarsi a questo punto, dato che sa benissimo che deve essere a casa per le undici in punto.

“Avevo bisogno di parlarti, e non potevo aspettare di rivederti a scuola…”

“Qualcosa non va? Stai bene?”

“Sto bene anzi, per la verità sto più che bene. Perché…”

Coraggio, Devi. Puoi farcela. È la tua occasione.

“Perché finalmente ho capito una cosa. Una cosa molto importante”

“Di cosa stai parlando?”

“Sono uscita con Paxton, e ci siamo baciati”

Quella frase sgorga dalle sue labbra in fretta, e l’adrenalina che le sta attraversando il corpo da qualche ora con la potenza di una scarica elettrica non fa che aumentare il senso di vertigine.

L’espressione sul viso di Ben le dà come l’impressione di aver rotto qualcosa, un oggetto fragile e delicato. Gli occhi di lui sono più scuri nella penombra del vialetto, ma le appaiono comunque vitrei, e Devi non può a fare a meno di chiedersi quanto le sue parole lo stiano ferendo, nel profondo. Ma non è tutto qui…

Ben si schiarisce la voce, che sembra voler nascondere un tremito quando inizia a parlare, la tristezza palpabile in ogni sillaba.

“Be’, che posso dirti? Congratulazioni. È più o meno l’uomo dei tuoi sogni, perciò…”

“Sì, ma non è andata come speravo”

“Che vuoi dire?”

Ci siamo. Fai un respiro profondo e conta fino a cinque. Il battito del cuore le rimbomba nelle orecchie, mentre i palmi delle mani iniziano a sudare.

“Ho baciato Paxton e avrebbe dovuto essere grandioso. Ma non lo è stato. Anzi, per la verità… non ho sentito niente”

Adesso sembra che ogni cosa stia procedendo a rallentatore. L’espressione notevolmente cambiata e allo stesso tempo confusa, sul viso di Ben le infonde uno strano quanto insolito coraggio; Devi si ritrova così ad avanzare di qualche passo nella sua direzione, cautamente, mentre sembra che il groppo avviluppatosi nella sua gola stia finalmente iniziando a sciogliersi poco a poco.

“Vuoi sapere perché?” dice, sperando invano che la voce non le stia tremando troppo, “Perché avrei voluto che fossi tu, Ben”

Le parole sgorgano dalle sue labbra con la potenza di un fiume in piena: non può arrestare la loro corsa. Non può e soprattutto non vuole fermarle. Fa un altro respiro profondo prima di continuare a lasciare che il fiume delle sue emozioni rincantucciate in un angolo segreto dentro di lei siano finalmente libere di scorrere via, invadendola e travolgendola prima che possano distruggerla a furia di tentare di sopprimerle ancora a lungo. Se c’è una cosa che ha capito a Malibu, a parte i suoi sentimenti per Ben, è l’importanza di non reprimere mai più e per nessuna ragione le sue emozioni.

“E sai perché avrei voluto che fossi tu? Perché quello che c’è stato fra di noi a Malibu continua a ronzarmi nella testa. È un pensiero che non mi lascia in pace, mi tiene sveglia la notte, e mi fa fare e pensare cose che non mi sarebbero mai venute in mente”

Ben la guarda come se non potesse credere ai suoi occhi, come se Devi non fosse realmente lì di fronte a lui a dirgli tutte queste cose: “Devi, io non…”

“Lasciami finire, ti prego. Io…”

Non vuole piangere adesso, davvero non vuole. Ma è più forte di lei, il fiume delle sue emozioni si è trasfigurato in parte nelle lacrime calde che al momento le stanno scorrendo lungo le guance. Stranamente però, piangere le sta facendo un effetto insolito. Le sta infondendo un calore che a poco a poco le scioglie i nervi e i muscoli.

“Io non sono mai stata brava ad esprimere quello che sento, lo sai bene... e probabilmente adesso ti starò solo confondendo le idee ancora di più…” si concede un secondo per riprendere fiato, anche se le risulta difficile con il cuore che sembra voler sgusciare via del suo petto. Perciò s’impone di restare calma e di passarsi una mano fra i capelli per rilassarsi: “Quello che sto cercando di dirti è che penso a te continuamente, Ben Gross. Non so come o perché è successo, onestamente non me ne frega niente, ho cercato di negare l’evidenza. Ma sono un casino vivente, quindi non ci sono riuscita, e adesso non voglio più nasconderlo”

E’ l’improvvisa mancanza di aria nei polmoni a dirle di fermarsi. Si sente come se avesse corso per chilometri e chilometri, e detesta questa sensazione. Detesta non riuscire ad esprimere correttamente quello che sente, malgrado la maggior parte del tempo cerchi di nasconderlo il più possibile al resto del mondo. Ma i suoi sentimenti per Ben esercitano una pressione forte dentro di lei, spingendola a comportarsi come se la sua capacità di articolare una frase di senso compiuto svanisse di colpo. E tutto per un solo sguardo da parte di quegli occhi blu, di quell’espressione sul viso di Ben che è sempre in grado di infonderle sicurezza, e che adesso invece la sta mettendo in difficoltà.

Ed ecco che lui corre in suo aiuto, come sempre. Come ha fatto persino quando erano ancora l’uno la nemesi dell’altra. La voce di Ben è ferma e solida, ma allo stesso tempo flebile e cauta.

“Cos’è che non vuoi più nascondere, Devi?”

“Non voglio più nascondere il fatto che provo dei sentimenti per te, Ben”

Ecco. Finalmente ha sganciato la bomba. Adesso non le resta che aspettare di finire in mille pezzi, nell’attesa di tornare a vivere in un mondo in cui Ben Gross non prova lo stesso per lei.

“Tu… cosa?” balbetta lui, con una voce così acuta che potrebbe perfino divertirla se al momento non si sentisse come se si trovasse sull’orlo di un precipizio.

“Mi hai sentito, Gross. Non so se riesco a dirtelo di nuovo, anche perché mi sembra che mi sia morto un neurone per lo sforzo”

Uno sbuffo appena udibile, ecco a cosa somiglia la risata di Ben Gross in questo momento. In mezzo alle lacrime, Devi prova a studiare per un attimo il viso del ragazzo a cui ha appena confessato i suoi sentimenti, quello che per dieci anni ha considerato sempre e solo come il suo rivale accademico.

L’espressione di Ben è simile a quella che ha avuto a Malibu, subito dopo che Devi si era sporta verso di lui e lo aveva baciato. Gli occhi grandi, spalancati e di un blu assurdamente brillante e quasi più scuro del solito; le labbra appena dischiuse per lo stupore e la meraviglia.

Se solo Devi sapesse la velocità alla quale sta andando il cuore di Ben in questo momento, ne riconoscerebbe il battito e lo ricondurrebbe subito a Malibu, visto che lo ha percepito lei stessa sulla punta delle sue dita…

Se solo Devi sapesse cosa significano quelle parole per Ben, l’immensa portata di significato che possiedono…

“Ma… tu… tu vuoi stare con… con Paxton…” balbetta Ben, torcendosi febbrilmente le mani.

“Non voglio stare con Paxton” afferma Devi con decisione, il battito furioso del suo cuore le arriva fin dentro le orecchie.

Gli occhi di Ben sembrano voler sgusciar fuori dalle orbite: “Non vuoi?” chiede quasi ansimando.

“No. Voglio stare con te, Ben”

“S-sei… sei s-sicura?”

Devi si morde il labbro, affondando le mani nelle tasche con maggior decisione: “Non sarei qui se non lo fossi, non pensi?”

In questo istante, a Devi torna in mente Emily Dickinson e quel che diceva a proposito della speranza: “la speranza è quella cosa piumata che si viene a posare sull’anima”. Ed è così che si sente nell’osservare il volto di Ben in questo istante, dandole l’impressione o forse l’illusione che magari anche lui…

“Ti prego, Ben!” esclama, trattenendo a stento l’impulso di gridare rischiando di farsi sentire dal vicinato, “Dì qualcosa, prima che mi metta ad urlare o peggio a vomitare o…”

Non fa neanche in tempo a rendersi conto del fatto che Ben si è avvicinato a lei, premendo le labbra contro le sue in un bacio che la lascia senza fiato, un tocco fermo e gentile allo stesso tempo. Basta quella leggera pressione a far tremare le gambe di Devi e a farle aumentare le pulsazioni. Le labbra di Ben sono morbide e calde proprio come le ricordava da Malibu, il pensiero fisso che ha contribuito a rendere le sue ultime notti insonni e le sue giornate confuse. Devi ne segue il contorno con le proprie, cercando avidamente di memorizzarne ogni singola increspatura; si ritrova a tirar fuori le mani dalle tasche e a premerle contro il petto di Ben, facendo scivolare le dita sulla stoffa morbida della sua felpa.

Avverte dentro di lei il desiderio crescente di abbandonarsi a quel tocco, di avvicinare maggiormente il suo corpo a quello di Ben affinché lui possa stringerla tra le braccia e darle così quel senso di completezza assoluta che ha avvertito la prima volta in cui si sono baciati.

Le loro bocche si separano con uno schiocco, che risuona amplificato nel quartiere deserto. Le palpebre di Devi si schiudono appena, mentre la sua mente cerca di riemergere dal dolce oblio provocato dalle labbra di Ben.

“Cosa… che vuol dire questo?” balbetta, di colpo consapevole di aver continuato a baciarlo senza effettivamente capire se sia stata (come d’altronde spera) una reazione ai suoi sentimenti per lui.

Ben le circonda il viso con le mani, asciugandole i residui di lacrime con le dita e sorridendole in un modo che lascia trasparire una confusa felicità.

“Anche io voglio stare con te, Devi. Ho sempre voluto stare con te, e non voglio più nasconderlo nemmeno io” le dice, con una dolcezza nella voce da darle la netta impressione di avere i piedi scollati dal suolo.

“Tu… anche tu provi dei sentimenti per me?” mormora, raccogliendo un po’ di coraggio per sollevare le mani e poggiarle sul viso di Ben, trattenendo l’impulso di volersi aggrappare a lui con tutte le sue forze per timore di vederlo svanire via.

Ben le scosta con delicatezza i capelli dal viso, portando alcune ciocche dietro le orecchie e rivolgendole uno di quei sorrisi luminosi che nel profondo di sé stessa Devi ha sempre amato: “Sì, certo che sì. Forse li provo da sempre, ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo o di dirtelo…”

“Sul serio?” sussurra Devi sbattendo le palpebre, soppesando ogni parola quasi come fosse una gemma preziosa e di rara bellezza.

“Sì. E anche io non ho fatto altro che pensare a quello che è successo a Malibu. Anche per me è stato un pensiero fisso, ma non credevo che tu provassi lo stesso per me…” le prende il mento fra le dita, strofinando il polpastrello in un punto vicinissimo all’angolo della sua bocca.

“Be’, come al solito, ti sbagliavi di grosso” dice Devi con una mezza risata, ma sente il corpo tremare come fanno le corde della sua arpa quando le pizzica. E Ben sta facendo esattamente la stessa cosa con lei in questo momento: le sue dita la sfiorano con la stessa cura e attenzione che lei utilizza con il suo strumento, facendo vibrare ogni fibra che la compone per produrre una musica che solo lei è in grado di sentire e riconoscere come propria. Un effetto che soltanto lui è in grado di provocarle.

“Sbaglio o poco fa hai detto che hai sacrificato un neurone pur di dirmi che hai dei sentimenti per me?” le domanda Ben con un cipiglio interrogativo, che però non dura a lungo visto che Devi si stringe maggiormente a lui, circondandogli la base del collo con le mani e accarezzandogli piano i capelli all’altezza della nuca.

Devi ride. E insieme alla risata, leggera come le ali di una farfalla, libera anche la tensione accumulata nell’ultima mezz’ora.

“Forse ho esagerato un po’…” mormora, sfiorandogli il naso con il proprio e avvertendo un fremito nel percepire il respiro caldo di Ben sulle labbra, che formicolano per la bruciante ed impellente necessità di baciarlo ancora.

Ben le sfiora il collo con le dita, per poi circondarle la schiena con le mani, la voce ridotta ad un sussurro basso e roco: “Ti propongo un patto, allora... Una tregua momentanea che ci permetta di godere appieno di questo momento fra noi. Cosa ne dici?” lo sguardo penetrante nei suoi occhi blu la fa sciogliere come la neve sotto il sole di primavera, quando è ormai chiaro che l’inverno è finito.

“Per me va benissimo” sussurra prima di tornare ad immergere le labbra in quelle di Ben.


 

Fine


 

Con questo capitolo si conclude questa breve storia, che mi ha dato tante emozioni mentre la scrivevo fino a spingermi a pubblicarla. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

   
 
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