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Autore: _Lightning_    03/12/2020    4 recensioni
I tre Trandoshani giacciono esanimi ai loro piedi, in una pozza del loro stesso, denso sangue verdastro. C'è mancato poco. Così poco che sente ancora l'orma bollente del pericolo scottargli la pelle, a ricordargli che dovrebbero entrambi essere morti. Quei tre rettili fuori misura li hanno quasi fatti a pezzi. Lui e Cara hanno preso sottogamba la situazione: sono stati imprudenti, troppo esaltati dall'euforia dello scontro, troppo sicuri della loro abilità e lavoro di squadra. Troppo sconsiderati.
[Fluff! // CaraDin // Missing Moment // Introspettivo/Sentimentale]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Two Space Warriors and Their Green Womprat'
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È stato uno scontro feroce, brutale.

Din percepisce il sangue che inizia a rapprendersi sugli indumenti, e l'alone dolorante di un colpo di blaster che si espande a poco a poco sotto le costole. Ha un paio di tagli sulle gambe che pulsano dolorosi, preannunciando una probabile infezione. 

Riesce a sentire l'affanno di Cara, proprio accanto a lui; scorge i tre profondi graffi paralleli che le solcano il braccio e i suoi capelli aggrovigliati, che disegnano riccioli sul volto e sul collo madidi di sangue e sudore. La sua mano è avvinghiata al calcio del blaster come se fosse l'unico appiglio a tenerla ancora in piedi – esattamente come lui è aggrappato al manico della vibrolama. Din incamera un respiro profondo, e l'odore metallico non è solo quello rassicurante del beskar. Le sue costole gli inviano una fitta.

I tre Trandoshani giacciono esanimi ai loro piedi, in una pozza del loro stesso, denso sangue verdastro. C'è mancato poco. Così poco che sente ancora l'orma bollente del pericolo scottargli la pelle, a ricordargli che dovrebbero entrambi essere morti. Quei tre rettili fuori misura li hanno quasi fatti a pezzi. Lui e Cara hanno preso sottogamba la situazione: sono stati imprudenti, troppo esaltati dall'euforia dello scontro, troppo sicuri della loro abilità e lavoro di squadra. Troppo sconsiderati.

Hanno quasi pagato quell'arroganza con la vita. Non è successo solo perché sono davvero un duo formidabile, e sono riusciti a stento a proteggersi a vicenda. Uno dei Trandoshani gli avrebbe squarciato la gola a unghiate, se Cara non l'avesse abbattuto caricandolo a testa bassa e sparandogli a bruciapelo in faccia. L'altro le avrebbe spappolato la testa, se lui non l'avesse pugnalato alla nuca, affondando la vibrolama fino all'elsa attraverso le sue spesse squame, animato da un puro, primordiale istinto di protezione.

L'ultimo avversario, il più grosso, li ha quasi sopraffatti, accecato d'ira per la morte dei compagni. È servita tutta la loro strenua coordinazione per riuscire a farlo fuori, e ciò ha loro guadagnato altri lividi e tagli e contusioni. Altri rischi, altro sangue, altri sguardi atterriti ogni volta che uno dei due è stato sfiorato dalla morte.

Deglutisce a fatica. L'adrenalina gli irrora ancora le vene, ma inizia a scemare pian piano, lasciando dietro di sé muscoli resi molli dallo sforzo. Si volta verso Cara nello stesso momento in cui lo fa anche lei, in sintonia come sempre. Le rivolge un piccolo cenno del capo, che lei ricambia. È finita.

Rinfodera la lama e le si accosta, col sollievo che si rimescola agli ultimi scampoli d'adrenalina e alla crescente spossatezza, suscitando un velo di sonnolenza sui suoi occhi.

Ma sono vivi. Sono entrambi vivi. Il Bambino li aspetta sulla Crest. Assieme a un pasto abbondante. A una doccia calda per ripulirsi. E all'unica brandina sulla quale finiranno per collassare, troppo esausti per curarsi davvero degli spazi personali. In ogni caso, hanno entrambi dormito in condizioni peggiori.

E quella è stata solo un'altra, ordinaria giornata da cacciatori di taglie in società. Che avrebbe potuto essere l'ultima.

Cerca di immergersi nel senso di successo che dovrebbe permearlo da capo a piedi. Nel fiero compiacimento che segue una dura battaglia e una vittoria conquistata con fatica: è il momento al quale anela ogni Mandaloriano. Questa è la Via. O almeno, dovrebbe esserlo. Ma riesce solo a pensare a quanto abbiano rischiato stavolta. Di perdere l'altro. Di rimanere entrambi uccisi, lasciando solo il Bambino.

«Stai bene?» le chiede, ancora affannato, anche se è una domanda superflua, considerando in che condizioni sono.

Lei però annuisce, con sicurezza. Rinfodera il blaster e si piega in avanti, puntando i palmi sulle ginocchia. «Tu?»

«Sì,» risponde soltanto, con la voce che segue il tremito dei suoi muscoli ancora molli. «Riesci a camminare?»

«Non lo so. Tu riesci a camminare?» rimpalla la domanda lei.

Pochi secondi dopo si incamminano fianco a fianco, entrambi con un braccio attorno al busto dell'altro, nel tentativo di raccogliere le energie sufficienti per tornare tutti interi alla Crest. Si lasciano alle spalle il villaggio deserto che è quasi diventata la loro tomba, e si avviano attraverso la spoglia pianura che lo circonda.

«Stavolta c'è mancato poco,» commenta Cara, dopo un po', e la sua tipica intonazione sardonica cede in parte, aprendo uno spiraglio sull'effettiva serietà di quella frase.

«Troppo poco,» quasi gracida lui in risposta, aumentando la stretta sulla sua spalla – e lei ricambia stringendogli il fianco.

«La prossima volta dovremmo... valutare meglio la situazione.»

«Già. Dovremmo.»

E con quelle semplici parole, l'affare – la promessa, in realtà – è fatta. Niente più rischi inutili. Niente più bravate incoscienti. Forse cadranno di nuovo in tentazione, è inevitabile: un buon guerriero è sempre, magneticamente attratto dai propri limiti più estremi. Ma due buoni guerrieri possono fermarsi a vicenda prima di superare il ciglio del baratro.

La Crest si delinea finalmente all'orizzonte, seminascosta dietro al dolce pendio di una collinetta. Si fermano un istante, accogliendone con sollievo la sagoma familiare.

«Casa, finalmente,» sospira Din attraverso un sorriso stanco, con quel pensiero che gli scivola dalla testa alla lingua senza che lui possa fermarlo.


E Cara reagisce a quelle parole come se fossero un segnale. Agisce, fa qualcosa che gli strizza l'aria fuori dai polmoni e straccia ogni grappolo di sensazioni negative addensato tra le sue costole; lo lascia quasi boccheggiante, in estasi, beatamente annichilito dall'emozione pura che lo invade.

Cara si gira verso di lui, gli prende l'elmo tra le mani e preme la fronte contro la sua, pelle contro beskar, gli occhi socchiusi. Din avverte il proprio respiro impennarsi e incastrarsi in gola. Sente quell'impercettibile punto di pressione che tende un filo attraverso il suo intero corpo, ramificandosi in mille altri filamenti che lo avvolgono dall'interno, abbracciando il suo nucleo più nascosto.

Non pensa a nulla – non ne è in grado: si limita ad accostarsi a lei, ricambiando quella lieve pressione ad occhi chiusi, anche se solo per un istante.

Lo sa? Quell'interrogativo frantuma ogni altro pensiero, affondando nella sua mente con la lama affilata del dubbio.

Prolunga ancora quel momento con una nota di colpevolezza, assaporandolo appieno, prima di ritrarsi, seppur riluttante, premendo gentilmente i palmi sulle sue spalle. Cara schiude gli occhi e lo guarda tra le ciglia nere, la fronte appena aggrottata in linee perplesse, una fossetta che le increspa l'angolo della bocca.

Din cerca di trovare le parole giuste, un compito che gli risulta sempre terribilmente complicato. Cara potrebbe aver inteso quel gesto come semplice affetto, o una ricerca di vicinanza istintiva dopo la foga e la paura di una violenta battaglia. Di certo non sa cosa sia un bacio di Keldabe. 

E non sa nemmeno di avergli appena rubato il primo in vita sua – non che l'avrebbe mai fermata, si trova a realizzare. Ma non gli sembra corretto. Quella è una dichiarazione, un'intimità riservata a chi si ama.

Ha appena ricevuto qualcosa che lei non voleva davvero donargli.

«Cara...» comincia, tentennando, incerto su come affrontare la questione in modo neutro. Ha il diritto di sapere cosa gli abbia appena inconsapevolmente dichiarato. È molto più difficile formularlo a parole. «Quello– quello che hai appena fatto è... significa che–» sospira frustrato, interrompendo quel flusso incoerente.

Poi si accorge della sua espressione. Della nota d'ilarità nei suoi occhi scuri, luminosi, del leggero rossore dei suoi zigomi mentre il suo sorriso si allarga. La realizzazione fa capolino dentro di lui come un sole che albeggia, mandando il bagliore di un raggio ad accecarlo, e il suo cuore fa una capriola, annodandogli il petto in grovigli agitati.

«So cosa significa.»

Din la fissa. Muto. Stordito. Poi, prima che Cara possa aggiungere altro, si inclina di nuovo verso di lei e ricongiunge le loro fronti, stavolta più fermamente, inspirando a fondo la sua essenza. Lei si limita a sorridere, accogliendolo ancora e stringendogli le spalle, mentre i loro respiri si sincronizzano. Din avverte un'ondata tiepida diffondersi dentro di lui, piantando radici e scorrendo in rigagnoli sotto la sua pelle e lungo le sue vene.

Non riesce davvero a riconoscerla – ma è certo che il suo posto sia lì nel petto, appena sotto il beskar e accanto al cuore.

 

 

 


Note dell'Autrice:

BOOM! Fluff!

Ne avevo decisamente bisogno ♥ In realtà sto lavorando su un pezzo molto più complesso, ma ieri ho avuto una giornata infernale e ho sentito il bisogno di riversare pennellate di miele su carta/schermo per mantenere la mia sanità mentale. Quindi il "pezzo forte" di questa serie sconclusionata dovrà aspettare ;)

L'angolo del Mando: il bacio di Keldabe è, semplicemente, l'equivalente di un bacio tra due Mandaloriani. Si dà di solito in situazioni in cui non si può togliere l'elmo, per esempio prima di una battaglia (o presumo all'interno del Credo, se ci faranno mai la grazia di ripescare un po' di usanze canon dell'EU MI SENTI FAVREAU??). Può anche essere dato senza elmo, ovviamente, e nella cultura mandaloriana ha una componente emotiva molto più spirituale di un bacio vero e proprio. Quindi, per farla poetica, Cara e Mando si sono appena "baciati l'anima" e io non mi pento assolutamente di ciò u.u
Fun-fact: con "bacio di Keldabe" si intende anche una testata a scopo offensivo; i Mandaloriani sono burloni e dipende tutto dal contesto :')

Nel prossimo aggiornamento della serie, decisamente più corposo, riequilibrerò il fluff. Ma non troppo *coffcoff*

A presto,

-Light-

 

   
 
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