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Autore: _Bri_    03/12/2020    12 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - Iscrizioni chiuse]
2197
Dalla caduta di lord Voldemort sono passati molti anni e la pace tanto agognata, purtroppo, ha avuto vita breve. Una guerra terribile ha coinvolto maghi e babbani, portando le parti coinvolte a decimarsi vicendevolmente. Ma nel momento di massimo buio, dalle macerie fumanti, si è sollevata una voce di donna, che ha promesso la pace per chiunque l’avesse seguita. Ma a quale prezzo?
Dopo 60 anni di regime in cui la magia è stata soppressa, non tutti hanno messo a tacere il loro pensiero e piccoli ma battaglieri gruppi di dissidenti, sono pronti a dare battaglia contro il regime di Nadia e della sua Corte.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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CAPITOLO I
“Guerrieri! Giochiamo a fare la guerra?”
 
Marzo 2197.
Terre di nessuno
 
Al Quartier Generale non lasciava quasi mai gli occhi scoperti, privi di occhiali da sole a celarli all’interlocutore, ma nelle Terre di nessuno, nella grande distesa, come amava definirla, Atlas non aveva alcun problema a riguardo. I suoi occhi chiarissimi ispezionavano il panorama intorno a sé, dall’alto di un rudere che, molti anni prima, era stato un centro commerciale molto frequentato. Un movimento lontano, che agli occhi di chiunque sarebbe risultato invisibile, lo face immobilizzare. Strinse lo sguardo, mentre alzava una mano: sotto di lui Angelica, la sua compagna, attese con pazienza.
Solo quando Atlas strinse il pugno, la ragazza annuì e caricò l’arco.
 
- Ora! – Gridò Atlas dall’alto. Fu in quell’istante che Angelica scoccò la freccia, colpendo con precisione impressionante la spalla di una donna, in sella a un cavallo, che avevano tenuto sotto osservazione per giorni interi.
Il cavallo si impennò e nitrì per lo spavento; la Sentinella crollò a terra e rotolò per qualche metro prima di fermarsi, presa totalmente alla sprovvista. Non fece nemmeno in tempo a capire cosa fosse successo e ad estrarre il pugnale allacciato al suo fianco, che una figura nero vestita le offuscò la vista.
 
- Chi cazzo siete… che volete?! -
 
La donna sussultò non appena vide la canna di uno strano fucile avvicinarsi di molto al suo viso.
 
-Sta zitta. – Concluse Atlas, prima di premere il grilletto e far saltare la testa della Sentinella con un solo colpo.
 
- Ci siamo, l’abbiamo trovata! – Gridò la sua compagna, la quale senza perdere tempo era corsa a recuperare il cavallo e con esso la borsa contenente il loro oggetto del desiderio. Atlas passò la manica del suo cappotto nero sul viso, giusto per tirar via le gocce di sangue che lo avevano sporcato, così raggiunse Angelica, che gli mostrò le due grandi borse di cuoio piene di scatole di proiettili di ogni tipo.
 
- Ottimo, possiamo ritenerci soddisfatti di noi. – Rispose laconico nel mentre lanciava uno sguardo al contenuto della borsa.
 
- Direi di si, ora possiamo tornare al Quartier Generale. -
 
Alle parole di Angelica, l’espressione di Atlas, solitamente resa truce dalla spessa cicatrice che deturpava il suo sopracciglio, si ammorbidì come quella di un bambino che non voleva andare a dormire: - Oh ma andiamo! Possiamo ancora restare. Passando di lì c’è quell’ex mattatoio che ci eravamo riproposti di visitare, e… -
 
Angelica conosceva bene il suo compagno. La ragazza roteò gli occhi al cielo e incrociò le braccia sotto il seno: - Sai che anche io vorrei rimanere fuori, ma sono giorni che manchiamo e ci staranno aspettando. Facciamo domani, ti va? –
 
Di tutta risposta Atlas sbuffò lungamente ma infine annuì, cedendo al volere della sua ragazza che, in effetti, non aveva tutti  i torti.
 
La Corte
 
Quella che gli si prospettava davanti, era una giornata ingrigita dalle minacciosissime nubi che promettevano pioggia; Lir era rientrato da una lunga missione nelle Terre di nessuno e ritenne, a ragion veduta, di essersi meritato un po’ di riposo. Pregustava già di non mettere il naso fuori dal suo villino; magari avrebbe preparato una ciotola di noodles e si sarebbe strafogato davanti a un vecchio film western. C’era prospettiva migliore di quella? La risposta restituì alla sua mente un prevedibile no. Aveva già dimenticato i giorni passati in mezzo alla sabbia densa e rossiccia, alla ricerca di qualche cellula anomala da stanare; in quel momento Lir, mentre si sfregava le mani con soddisfazione dopo essersi fatto una lunga doccia, aveva in mente l’unico obiettivo di staccare la mente e dedicarsi a quello che amava fare.
Ma il suono melodioso del campanello di casa sua, quella casina confortevole che in realtà condivideva con una sua collega la quale, in quel momento, si trovava con ogni probabilità in compagnia di Nadia, saltellò in tutto l’appartamento. Con i capelli ancora bagnati, Lir infilò una maglia pulita e corse alla porta, non risparmiandosi di sbuffare a ogni passo. Era pronto a cacciare via chiunque si trovasse dall’altro lato della porta, che aprì con una malavoglia scontata.
Chiunque non fosse stato Nadia in persona, o Etienne, oppure…
 
- Jude, amico mio! – Lir accolse il capo delle Sentinelle con tono squillante e allegro. Jude, con le mani allacciate dietro la schiena e chiuso nel suo impeccabile completo elegante, lo squadrò accennando un sorriso.
 
- Oggi deve essere il mio giorno fortunato, pensavo di trovarti tramortito sul letto, ancora circondato dall’olezzo delle Terre di nessuno. -
 
- Ehi ehi, vacci piano; l’igiene prima di ogni altra cosa. – Lir allacciò i capelli sopra la testa, così fece cenno a Jude di entrare: - allora, qual buon vento ti porta qui? Non ti sarò mica mancato troppo, dolcezza? -
 
Gli occhi chiari di Jude rotearono vistosamente, mentre oltrepassava la soglia di casa: - Mi piace il fatto che tu riesca a dire sempre la cosa sbagliata, Lir, così posso scrollarmi di dosso anche quel briciolo di senso di colpa che si è formato in me quando ho deciso di venire qui. –
 
- Senso di colpa? E per cosa? -
 
- Ho bisogno di te. Mettiti qualcosa addosso, fuori l’aria è particolarmente frizzante. -
 
- Ma… ma! – Lir, braccia spalancate e broncio, vedeva l’immagine del suo pomeriggio ideale sfumare via. – Sono appena rientrato… sono stanco morto! Sei sicuro di aver bisogno proprio di me? Non puoi chiedere, che ne so, a Geordie? -
 
- Spiacente. Geordie è molto impegnato e Greta, l’altra a cui avevo pensato, è appena partita per una missione. Forza, ti aspetto qui. -
 
- Ma… -
 
- Non te lo sto chiedendo come favore, prendilo come un ordine. – Jude infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e allargò il sorriso, guadagnandosi così una lunga lista di colorati epiteti da parte di Lir il quale, fra un’imprecazione e l’altra, pretese almeno qualche minuto per asciugarsi la sua bella chioma corvina. Del resto non poteva rischiare che qualcuno lo vedesse conciato come una cornacchia arruffata, no?
 
Quartier Generale
 
Auden, rientrato nel quartier generale a notte fonda in compagnia di Eleanor, era riuscito a scampare qualsiasi tipo di interazione sociale. Sfinito da un’uscita durata quasi quattro giorni, la prima cosa che aveva fatto era stato andare nelle cucine per recuperare qualche avanzo, poi dopo una lunga doccia era sgattaiolato in dormitorio. Era anche riuscito a dormire discretamente bene, merito la stanchezza e un paio di tappi per le orecchie particolarmente potenti, così la mattina dopo si era presentato nella grande sala comune di buon umore, persino pronto a chiacchierare del più e del meno con qualche abitante del Quartier Generale.
Ora, Auden non è che avesse proprio voglia di chiacchierare, intendiamoci, men che meno di sentire una voce squillante e ben nota, sfondargli i sensibilissimi timpani.
 
- Chion! Ben tornato ragazzaccio! Ti stavo aspettando! -
 
D’istinto il ragazzo portò le mani a coprire le orecchie e strinse gli occhi, poi si voltò molto lentamente verso quella vocina acuta, ritrovandosi faccia a faccia con Ame che aveva le mani nascoste dietro la schiena e un sorrisetto di volpe appena nascosto da qualche ciuffo biondo.
 
- Ne abbiamo già parlato… potresti non urlare così? Il mio udito, sai… -
 
- Ops, scusa tanto, non so perché dopo tutti questi anni non riesco proprio a tenerlo a mente. -
 
- Eh, lo so bene… -
 
- Comunque, sei tornato! Il che è perfettamente splendido! -
 
Ame mantenne una mano dietro la schiena, mentre con l’altra si premurò di arpionare un gomito di Auden, il quale avrebbe solo voluto fare colazione, per trascinarlo verso il laboratorio del Quartier Generale. – Abbiamo recuperato un sacco di armi e credo dovremmo metterci subito al lavoro per risistemarle. Sai come si dice, no? Chi ha tempo non aspetti tempo! –
 
Cosa aveva fatto di male per incontrare, come prima persona quella mattina, proprio Ame? Non che non le volesse bene, solo che il ragazzo sentiva davvero l’esigenza di riprendersi con una colazione abbondante, prima di essere travolto così dalla ragazza. Sfortunatamente per lui alla vitalità aggressiva di Ame, si unì quella di Eleanor, con cui aveva condiviso la missione da cui era appena rientrato. Auden era abbastanza certo che Eleanor non avesse mai smesso di parlare, nemmeno quando si erano dovuti dare alla fuga dato che un gruppo di Sentinelle li aveva individuati e rincorsi per chilometri e chilometri.
 
- Dormito bene, compagno? – Chiese Eleanor più arzilla che mai. Di nuovo: cosa aveva fatto di male per meritarsi la combo delle due bionde compagne?
 
- Diciamo di si… ti vedo bene Yuki. -
 
- Bene e prontissima per una nuova missione! A tal proposito… - Yuki puntò gli occhi in quelli di Ame e se possibile riuscì ad assumere un espressione ancora più furba della sua: - Mi chiedevo se avessi in programma qualche uscita, magari ai mercati, sai… -
 
- Magari… - sospirò Ame, afflosciando le spalle: - Ma Sonne ha bisogno di me questi giorni, non credo mi permetterà di uscire senza di lui. Però potrei convincerlo a uscire in missione e fare un piccola deviazione al mercato est… -
 
Yuki si mostrò entusiasta e cominciò a pregare Ame di portarla con sé, nel caso fosse riuscita a convincere Sonne. E mentre le due chiacchieravano, Chion tentò di defilarsi molto silenziosamente.
 
-Altolà, bellimbusto!-
 
Un profondo sospiro, così il ragazzo roteò di nuovo verso Ame. Quello che vide, però, lo sorprese notevolmente: Ame teneva un braccio teso nella sua direzione e stringeva nella mano un paio di grandi cuffie anti rumore praticamente nuove, stando all’apparenza.
 
- E queste? – Chiese stupito, mentre allungava una mano per afferrare le cuffie, lo sguardo quasi commosso.
 
- Le ho trovate durante la missione, le ho ripulite e sistemate, dovrebbero andar bene. -
 
Chion balbettò un ringraziamento; un sorriso di pura gratitudine gli balenò sul volto mentre infilava le cuffie in testa, assicurandosi di farle aderire per bene al padiglione auricolare.
 
- Non c’è di che! – Urlò a squarciagola Ame, meritandosi uno strillone da Chion, che le ricordò che, nonostante le cuffie, purtroppo ci sentiva ancora molto bene.
 

 
La Corte – Campo d’addestramento
 
- Forza, ce la puoi fare. Ricordati che questi magnifici animali sentono le nostre emozioni… non permettere di farti assalire dalla paura, altrimenti… -
 
Ma Artemisia non fu nemmeno in grado di finire la frase, che il cavallo che fino a poco prima stava trottando con serenità, tutto d’un tratto si imbizzarrì e con un impennata rabbiosa, fece crollare a terra Izzie.
 
- Impossibile… ma come fai… - Artemisia parlò più a se stessa che alla ragazza, mentre i suoi occhi di un delicato azzurro finivano a terra, per incontrare la sagoma sbiadita della propria ombra. Con le nuvole che coprivano il sole, quella non era che una forma leggera, ciò nonostante l’ombra riuscì comunque a staccarsi da terra per poi avvicinarsi alla dolorante Izzie; quest’ultima lasciò che l’ombra la rimettesse in piedi e si premurò di ringraziarla, come si farebbe con un essere umano mosso da buone intenzioni.
 
- Grazie tante… ohi ohi… che male! – la ragazza prese a massaggiarsi con una mano la testa, con l’altra la schiena. – Ero così contenta di essere riuscita a rimanergli in groppa per ben cinque minuti… -
 
- Ti assicuro che è solo questione di allenamento, Izzie. – Artemisia si era avvicinata all’altra e le aveva parlato con un tono morbido e dolce, ricamato di una pazienza invidiabile.
 
- Tu dici? A me sembra di non riuscire a fare un minimo di miglioramento… -
 
La ragazza, ormai a un paio di metri da Izzie, schioccò le dita: in pochi istanti l’ombra si ritirò nuovamente ai suoi piedi.  – Questo non è vero… stai facendo dei progressi, ma è bene continuare ad allenarsi. Purtroppo sai bene che per le missioni è fondamentale e non puoi continuare a farti portare dagli altri. –
 
- Non ho nessuna intenzione di farmi portare dagli altri. Basterebbe, che ne so, che Jude mi permettesse di spostarmi in moto! Sarebbe tutto più semplice e specialmente non rischierei di ammazzarmi in ogni momento. -
 
- La moto va bene, ma non per le missioni lunghe… non puoi portare troppo carburante con te. E se non dovessi trovarne in giro? Dammi retta, è davvero importante imparare a cavalcare. -
 
Izzie allacciò i ricci indomiti sopra la testa, mentre un sospiro sconsolato usciva dalla bocca morbida: - Il fatto è che non voglio causare problemi a nessuno… e non voglio toglierti altro tempo prezioso. Sei sempre così disponibile con me, ma ormai dovresti saperlo che sono una causa persa. -
 
Artemisia dovette trattenere uno sbuffo di insoddisfazione e tentò, al contrario, un tono conciliante: - Izzie… tu non sei una causa persa e questo prima lo capirai, meglio sarà per te. Ti aiuterebbe a stare fra noi Sentinelle, sai, far crescere un po’  l’autostima. –
 
Il botta e risposta fra le due venne interrotto dall’arrivo della berlina che entrambe le ragazze conoscevano bene. Una volta che l’auto si fermò accanto alla recinzione, Izzie allargò il sorriso e cominciò a salutare con energia suo padre, alla guida, che ricambiò in maniera distinta, ma appena dal retro uscì fuori l’alta figura di Jude, la giovane si affrettò a ritirare la mano. Il capo delle Sentinelle, seguito da Lir, si avvicinò alle due streghe con passo misurato, mentre portava distrattamente una sigaretta alla bocca.
 
- Buongiorno a entrambe. -
 
- ‘giorno belle fanciulle. – Nonostante l’evidente stanchezza, il saluto di Lir risultò, come di norma, molto più caloroso di quello di Jude.
 
- Buongiorno a voi. – il saluto di Artemisia venne susseguito dal pigolio gracile di Izzie; la prima inclinò lievemente il capo di lato, mentre osservava gli uomini avvicinarsi a loro: - Come possiamo esservi utili? – Domanda che rivolse puntando gli occhi chiari in quelli di Jude; sapeva, difatti, che se quei due si trovavano lì, non era di certo per volere di Lir, visto che era consapevole che il povero ragazzo, che conosceva dai tempi dell’orfanotrofio, era tornato da una lunga missione giusto un paio di ore prima. Jude trattenne la sigaretta fra le labbra, infilò le mani nelle tasche dei pantaloni dal taglio elegante e inarcò un sopracciglio. – Come sta andando qui? – Infine spostò lo sguardo su Izzie la quale si stava maldestramente ripulendo dal terriccio che si era attaccato ai suoi vestiti, a seguito della caduta da cavallo.
 
- Ecco Jude… io… - tentò lei, ma la sua voce venne sovrastata da quella di Artemisia: - Bene, Izzie sta migliorando moltissimo, ha solo bisogno di un po’ di tranquillità… - Le ultime parole che rivolse a Jude, assecondate da un sorriso limpido ma tagliente, assunsero un sapore di velenoso rimprovero - … e di non essere messa sotto pressione, ovviamente. -
 
- Capisco. Se è così, non posso che rallegrarmene. Tuttavia temo dovrete interrompere il vostro allenamento. Ho bisogno che tu venga con me da Etienne; sta testando una cosa importante e il tuo potere mi è utile per capire se sta seguendo la strada giusta, o se dovrà apportare delle modifiche. -
 
A quel punto Lir poggiò un gomito sulla spalla di Jude, mentre faceva saltare le pupille, abbracciate da limpidi iridi azzurre, da Izzie ad Artemisia. – Bene, sbrighiamoci allora. Vorrei svolgere la pratica il prima possibile per tornare al mio programma giornaliero, che prevede il fare meno cose possibili. –
 
Jude gettò a terra la sigaretta, premurandosi poi di spegnerla con l’anfibio. Artemisia notò un vago sorriso sul bel volto dell’uomo e, conoscendolo, sapeva di doversi aspettare il peggio.
 
- Saremo io e Artemisia ad andare da Etienne. – Si limitò a dire; Lir scostò molto lentamente il gomito dalla spalla dell’altro: - Credo ci sia un errore, caro vecchio Jude: sono  o non sono io la sua guardia del corpo? – Il moro assestò una pacca sulla schiena e accompagnò il gesto con una risatina leggera.
 
- So bene che ruolo ricopri, ciò non toglie che in questo momento è lei che serve a mio nonno. Tu prenderai il suo posto. – Jude sistemò il collo della giacca e fece cenno ad Artemisia di seguirlo. A quel punto Lir spalancò bocca e braccia contemporaneamente, mentre passava lo sguardo da Jude, incamminatosi verso l’automobile e seguito da Artemisia a Izzie, che lo guardava con un sorrisetto vergognoso.
 
- Mi stai dicendo forse che devo darle ripetizioni private?! Spiegami che cosa ti ho fatto di male per meritarmi questo nel mio giorno di libertà! -
 
Quartier Generale
 
Durante gli ultimi tre giorni praticamente tutti i ladri erano rientrati dalle proprie missioni e per questo il Quartier Generale si era animato di nuovo, esplodendo di un vociare continuo, fra urla di bambini e discussioni fra adulti, tra le risate sguaiate e le riunioni che coinvolgevano tutti gli abitanti. Fu in quel tripudio di caos che Claudia e Malik fecero il loro ingresso. La missione che li aveva visti protagonisti, aveva fatto in modo che riuscissero a recuperare persino una bacchetta, che Malik, conosciuto fra i suoi compagni con lo pseudonimo di Jabal, aveva custodito con gelosia. Ad accogliere i due ci furono ovazioni di gioia, specialmente quando i Ladri vennero informati del buon fine della missione. Sonne, ringalluzzito dalla presenza dei loro compagni, si catapultò verso l’ingresso; fu a lui che Jabal, con un sorriso tronfio, consegnò la preziosa bacchetta.
 
- Siete stati fenomenali! Oh, ma io lo sapevo di poter contare su di voi! – Il ragazzo alzò la bacchetta davanti al volto e la rimirò come se quella fosse il tesoro più prezioso del mondo. In effetti per i Ladri lo era: ogni singola bacchetta che veniva faticosamente recuperata e strappata alla distruzione da parte di Nadia, era una vittoria che valeva la pena della fatica incommensurabile delle missioni stesse.
 
- E non è tutto. –
 
Lo sguardo di Sonne rimbalzò all’istante sulla strega minuta che, al fianco di Jabal, risultava ancora più piccina.
 
- Pendo dalle tua labbra principessa, cosa ci hai portato oggi di bello, Ollie? -
 
Claudia aggrottò le sopracciglia nel sentire quel vezzeggiativo; trovava che Oleander fosse di per sé uno pseudonimo abbastanza ridondante, ci mancava giusto che Micah lo rendesse ridicolo. Ciò nonostante al ragazzo Claudia concedeva tutto, quindi non protestò; si limitò, piuttosto, a scansarlo con malagrazia: -Prima di tutto bagno, ne riparliamo dopo. –
 
Sonne passò a guardare Jabal: - Quante volte ha fatto pipì in questi giorni? –
 
- Credo di contarne tre, forse quattro ad essere generoso. -
 
- Mi chiedo come faccia a non scoppiarle la vescica, comunque Jab… -
 
- Zio! Sei tornato! -
 
In un istante le attenzioni di Malik si concentrarono su Zenia, la quale correva nella sua direzione con le braccia larghe, pronta per essere presa al volo. L’uomo tirò su la bambina come se quella fosse fatta di polvere e vento e non si risparmiò nello stamparle baci sulle guance tornite: - Ciao animaletto, ti sei comportata bene in questi giorni? –
 
- Certo che si! Che mi hai portato di bello? -
 
Jabal rise di gusto: - Non perdi tempo, eh? Guarda cosa ho qui. – Trattenendo la nipote con un braccio, Malik infilò la mano libera nella casacca che pendeva sul fianco, estraendo infine un paio di volumi di Batman parecchio ingialliti, ma tutto sommato ancora in buono stato. Zenia tuonò un meravigliato “wooow!” e roteò in direzione di Jack; il bambino l’aveva seguita e si era fermato al fianco di Sonne. Agitando i fumetti nelle mani, gridò: - Jack! Guarda qui! Possiamo aggiungerli alla nostra collezione! –
 
Per quel poco che gli fu possibile, Jack tentò di sorridere all’amica, poi alzò lo sguardo verso Sonne: - Mamma e papà non sono stati trovati, vero? –
 
Per Micah era praticamente impossibile mentire; per alcuni questo veniva ritenuto un pregio, per altri, tanti altri, un orribile difetto, in quanto l’indelicatezza era a tutti conosciuta come un suo personale marchio di fabbrica. Nemmeno in quel caso riuscì a mentire, ma si sforzò di essere positivo.
 
-Ancora no, ma sono sicuro che sono nascosti da qualche parte. I tuoi sono una forza della natura, non si farebbero mica fermare da un paio di Sentinelle. –
 
Jack annuì sebbene con poca convinzione e Sonne gli scompigliò delicatamente la chioma bionda, prima di tirarlo al proprio fianco per una spalla.
 
- Rendiamo grazie ai bagni e a chi li ha inventati! -
 
Oleander era tornata dalla sua passeggiata ai bagni e l’espressione gioiosa che le dipingeva il volto indicava quanto ne fosse entusiasta. Era seguita da Mångata, i capelli lunghi a saltellarle sulla schiena ad ogni passo e le braccia occupate dal trattenere una lunga serie di cianfrusaglie. La più giovane guardò Oleander di sottecchi, decisamente infastidita dall’essere stata utilizzata come porta borse.
 
- Bene, ora che hai espletato i tuoi bisogni… facci un po’ vedere cosa hai depredato, sono curioso. – Sonne ripose momentaneamente la bacchetta nella tasca interna della sua giacca nera, così si sfregò le mani per prepararsi ad analizzare il bottino dell’amica.
Sophie, detta Mångata, si schiarì la voce, poi cominciò l’elenco di ciò che le era stato smollato: - Abbiamo un paio di stivali misura 42, un po’ consumati, ma tutto sommato ancora utilizzabili. Poi una… cosa sarebbe questa? – Chiese inarcando di molto un sopracciglio in direzione di Oleander; quest’ultima rispose – Ma è un poncho! Non vedi? E poi il pezzo forte! – Oleander sfilò dalle braccia di Mångata un fodero; da esso estrasse un corto pugnale a lama larga, con la dentatura pronunciata ancora sporca di sangue.  Sonne lo studiò con attenzione, poi afferrò il viso di Oleander e le stampò un bacio sulla guancia: - Bravo il mio sciacallo. Ora scusami ma devo andare a riporre la bacchetta. Mångata, pensi tu a Jack?-
 
La giovane, una volta restituito a Oleander quanto quest’ultima aveva riportato dalla missione, sorrise a Jack, mise le mani sulle ginocchia e si chinò per raggiungere la sua altezza: - Certo che si, abbiamo una lezione di lancio dei coltelli da recuperare, giusto ragazzino? –
 
Con quella frase, Mångata era riuscita a dissipare il cielo scuro nella mente di Jack: - Solo io e te? –
 
- Certo, solo io e te! Forza, andiamo. -
 
Sonne lanciò un’occhiata a Mångata e questa gli strizzò l’occhio, prima di farsi trascinare da Jack in una delle sale d’addestramento. Il ragazzo a quel punto si rivolse ad Oleander, già intenta a ripulire la lama del coltello: - Vieni con me? Vorrei provare questa bacchetta, ma voglio farlo in tutta sicurezza, magari uno dei tuoi cloni potrebbe essermi utile per il test. –
 
- Agli ordini capo. -
 
 
La Corte, residenza di Nadia
 
Eretto nella sua postura militaresca, con le mani rigidamente allacciate dietro la schiena, Ajax attendeva sotto il porticato della residenza di Nadia. Lo sguardo accigliato osservava il cielo cupo che copriva la Corte come un manto; detestava la luce grigiastra che rendeva l’atmosfera fastidiosa, avrebbe di gran lunga preferito un acquazzone a quella via di mezzo. La questione atmosferica era comunque l’unico elemento ad infastidirlo, in quel momento. Ajax adorava quando Nadia lo chiamava personalmente, per assolvere chissà quale compito; lo faceva sentire speciale e importante e in qualche modo, quando accadeva, sentiva che la Governatrice gli desse l’importanza che meritava. Le dita presero a giocare distrattamente con l’aureola del fucile d’assalto allacciato dietro la schiena, ricalcandone il contorno con spensieratezza.
Nel sentire una risata gentile e melodiosa avvicinarsi a lui, Ajax roteò il corpo verso il portone e se possibile drizzò ancor di più la schiena, in attesa.
 
- Ti assicuro, mia cara, che quest’anno la festa del raccolto sarà ancor più spettacolare dell’anno precedente, vedrai! Con il tuo aiuto, sono sicura che andrà tutto a gonfie vele! -
 
Ajax fissò il legno dell’uscio aprirsi per lasciare spazio alla figura di Nadia, affiancata da quella che, fra le Sentinelle, era ritenuta fra tutti l’ombra della Governatrice. Quest’ultima accennava un sorriso tirato, ma non disse una parola fin quando non incrociò lo sguardo con lui.
 
- Ajax. – Alida si limitò a pronunciare il suo nome e chinare appena il capo in segno di saluto, facendo smuovere appena il suo caschetto pallido, mentre Nadia si mostrò decisamente più calorosa.
 
- Ragazzo mio, puntuale come sempre! – La donna strinse una spalla di Ajax e quest’ultimo, appena rosso in volto, prima portò il pugno al cuore e si inchinò, poi disse: - Sono al tuo servizio. -
 
Ci aveva messo una vita per decidersi a dare del tu a Nadia e solo e soltanto in quanto la Governatrice aveva insistito ogni volta che si erano incontrati. Nonostante questo gli risultava ancora meccanico rivolgersi a lei con quella che riteneva essere una confidenza inaccettabile, ma mai avrebbe contravvenuto al suo volere.
 
- Tu non sei al mio servizio, ma al servizio del mondo e noi tutti te ne siamo molto grati. -
 
Ajax abbozzò un sorriso colmo d’orgoglio, sorriso che venne spezzato da Alida. La ragazza strinse le mani dietro la schiena e si allungò a sussurrare qualcosa a Nadia, la quale annuì e la ringraziò.
 
- Mi è appena stato ricordato che dobbiamo tenerci pronti. Pare che il nostro ospite sia arrivato da poco e si stia dirigendo qui. -
 
Dopo qualche minuto, i tre udirono un inconfondibile rumore di zoccoli calpestare la strada che portava alla residenza di Nadia. All’orizzonte, intravidero due cavalli avvicinarsi con andatura sostenuta. Fu quando questi furono sufficientemente vicini, che Nadia alzò una mano per salutare con calore, mentre si incamminava verso le due persone che rallentavano il passo. Ajax lanciò uno sguardo ad Alida, ma la ragazza manteneva gli occhi puntati sulla Governatrice. Quando i cavalli si arrestarono completamente, le due Sentinelle videro smontare da uno di essi un’anziana Sentinella in via di pensionamento, dall’altro un ragazzo vestito in maniera abbastanza inusuale: il nero della sua tenuta contrastava con il sorriso solare che mostrò nei confronti di Nadia.
 
- Spero che il viaggio non si sia rivelato troppo faticoso. Avete incontrato dei Ladri, lungo la via per la Corte? -
 
Saliman, la Sentinella, scosse il capo mentre si massaggiava i lombi: - Sono troppo vecchia per queste cose comunque… ho bisogno di farmi un bagno caldo dopo questa scorrazzata in mezzo al nulla. –
 
Alida ispezionò il ragazzo che al contrario, sembrava fresco come una rosa, nonostante fosse consapevole che il suo viaggio fosse stato molto più lungo di quello di Saliman. Quello si limitò a stiracchiarsi, prima di spendersi in un profondo inchino dinanzi alla Governatrice.
 
- L’ultima volta che ti ho visto non eri che un bambino, mentre adesso sei proprio un uomo! – Così Nadia si voltò verso Alida e le fece cenno di avvicinarsi: - Come ti avevo accennato lui è Ryurik… viene dalle tue stesse terre, così ho pensato che potresti intercedere a livello linguistico con i tuoi colleghi, nel caso dovesse riscontrare qualche problema; abbiamo già avuto la prova, in passato, che non tutti hanno con l’inglese la giusta confidenza. -
 
- Ti ringrazio per la premura, ma oramai parlo bene la tua lingua. – Effettivamente la voce sicura di quel ragazzo presentava giusto l’inflessione degli ex territori russi. Nel sentirlo parlare, Nadia sorrise mentre con una mano pizzicava affettuosamente la guancia scavata del giovane.
 
- Sal, ti sei meritata tutto il riposo di cui hai bisogno, va pure. – Poi, si rivolse ad Ajax e Alida: -Ryurik è il figlio di una mia grande amica, nonché governatrice delle Fredde Terre; rimarrà con noi e prenderà servizio come Sentinella. Tua madre mi ha scritto tessendo le tue qualità, caro. -
 
- Mia madre tende a esagerare, specialmente quando parla di me. – Ryurik alzò le spalle, facendo ridere Nadia, la quale poi si rivolse ad Ajax: - Fai in modo che Ryurik sistemi le sue cose, poi mostragli la Corte. Ci avrebbe pensato Jude, ma Etienne ha richiesto la sua presenza. In quanto a te- Nadia si rivolse ad Alida – A questo punto pare che il tuo nuovo collega non abbia alcun bisogno di aiuto, quindi possiamo tornare all’organizzazione della festa del raccolto. -
 
- Si, Nadia. -
 
La Governatrice si scusò con Ryurik, informandolo che era invitato a cena nella sua residenza, ma che per il momento doveva tornare a lavorare. Si allontanò seguita da Alida; Ajax notò una lieve nota melanconica nel suo sguardo.
 
- Bene, ti condurrò in quella che sarà casa tua, poi potremmo iniziare a visitare la Corte da… -
 
- Per fare c’è sempre tempo – lo interruppe Ryurik, con un sorriso più che malandrino – è per l’ozio, ahimè , che non se ne ha mai abbastanza… ma io oggi sono intenzionato a dedicarmi alla pratica del… come si dice? Fannullaccio? -
 
- Fannullone? – Chiese retoricamente Ajax, alzando di molto un sopracciglio.
 
- Esatto! Mi piaci, uomo… sono sicuro andremo d’accordo io e te. Ora portami a questa casa: non vedo l’ora di crollare su un letto vero. -
 
 
Terre di nessuno
 
Quei due avevano passato la bellezza di cinque giorni a esplorare la zona ovest delle Terre di nessuno, nella speranza di poter ritrovare Ice e Nikko; l’ultima volta che la coppia era stata avvistata, difatti, si trovava proprio in quella parte di desolata maceria, poi i Ladri avevano perso totalmente loro notizie. Inutili i tentativi di mettersi in contatto con loro via radio: purtroppo non presagivano nulla di buono, per i genitori di Jack.
Andra si muoveva facendo attenzione a non compiere il benché minimo rumore, degna dello pseudonimo che aveva scelto per sé, una volta entrata a far parte dei Ladri: Dimma, la nebbia che sale all’improvviso e d’improvviso ti circonda, senza fare rumore. Vulkan, il suo compagno di squadra, era più che felice di averla come compagna di squadra per quella missione. Avevano da subito collaborato, trovandosi in accordo su ogni tipo di decisione; strano, visto le rigide personalità di entrambi, eppure per una qualche ragione oscura, i loro ingranaggi si incastravano bene.
Eppure, nonostante le capacità, il sangue freddo e la determinazione di entrambi, motivo per cui avevano scelto proprio loro due per cercare Ice e sua moglie, non avevano ottenuto il risultato sperato. Non restava loro che tornare al Quartier Generale trascinandosi sulle spalle le cattive notizie riguardanti i genitori di Jack.
Con passo appena claudicante, conseguenza di uno scontro inaspettato con un gruppo di ingenui rigattieri dei mercati che speravano di portarsi via tutto ciò che la coppia portava con sé, Dimma si avvicinò alla moto.
 
- Te la senti di guidare? – Chiese Vulkan dopo aver sputato a terra una buona dose di polvere. Da quante ore non si scambiavano qualche parola?
 
- Non sarà di certo la punta di un coltellino a fermarmi. Mi dispiace solo di non averglielo infilato in gola; non va bene, Vulkan. – La donna controllò che ci fosse sufficiente carburante nel serbatoio nascosto dalla sella, poi riprese a parlare – Ci siamo fatti prendere dalla stanchezza, così quel branco di idioti è riuscito a coglierci dalla sprovvista. Dobbiamo fare in modo che questa cosa non ricapiti, altrimenti rischiamo di rimetterci la vita. Non so te, ma io non ho nessuna intenzione di crepare per mano di un branco di rigattieri. -
 
Vulkan sistemò le sacche con i loro averi sulla piastra della moto, fissandole con delle corde consumate. Andra aveva ragione; avevano passato giorni a vagare, saccheggiare e scappare e avevano dormito davvero poco. I suoi sensi avevano cominciato a fare le bizze e lo avevano mandato in confusione, fino a non fargli rendere conto che stavano per essere assaliti.
 
- Devono ringraziare il loro Dio se sono riusciti a cavarsela con niente di più di qualche osso spezzato. – Masticò Vulkan, così mentre Dimma saliva in sella, lui spiegò una vecchia cartina, la fissò accigliato per qualche istante, poi la piegò e salì dietro la donna.
 
- Di là. – Disse, indicando un punto con la mano. Dimma annuì e senza aspettare che l’altro si agganciasse saldamente, accese la moto e dette gas, lasciando dietro di loro la scia della polvere rossastra che ricopriva l’intera zona.
 
- Non prendere la scorciatoia di destra! – Urlò Vulkan al suo orecchio, - Ho percepito un odore che non mi piace. C’è qualcuno lì e con ogni probabilità sono nemici! -
 
- Bene!- Gridò Dimma di rimando, proseguendo dritto, anziché infilarsi fra i gli scheletri dei palazzi che usavano come punto di riferimento per avvicinarsi a uno degli ingressi del Quartier Generale. – Ma sappi che se il tuo sesto senso fa cilecca, ti smollo e me ne torno da sola dagli altri! -
 
Era davvero strano. Durante quei cinque giorni trascorsi insieme, avevano parlato pochissimo, giusto lo stretto indispensabile e ora Vulkan e Dimma si ritrovavano ad affrontare quella che era, con ogni probabilità, il loro record di conversazione più lunga.
Urlata.
A cavallo di una moto.
Durante la via del ritorno di casa.
 
Terre di nessuno.
 
Aprire gli occhi fu un gesto violento e faticoso. Sentiva stilettate di puro dolore in ogni singola parte del suo corpo, faceva persino fatica a respirare, come se gli avessero piazzato un peso di notevoli dimensioni sul petto e lo avessero lasciato lì per ore. Quando finalmente riuscì a mettere un minimo a fuoco, Stafford fu costretto a strizzare di nuovo gli occhi, portare le mani a coprire lo stomaco e gemere di dolore.
 
- Dormito bene? – L’uomo che gli aveva appena assestato un calcio, si incurvò per osservarlo con attenzione, al suo fianco un'altra persona, un uomo più anziano e meno interessato del compagno.
Devono essere Sentinelle, pensò Staffy, tentando di capire se conoscesse uno dei due. Nel mentre cercava di mettere ordine ai propri pensieri. Cosa era successo? Perché si trovava malconcio, sdraiato in ciò che rimaneva di un negozio di ferramenta al dettaglio?
Mentre i due uomini lo rimettevano in piedi a forza, i ricordi riaffiorarono d’improvviso, andandosi ad ammassare con poco riguardo nella sua mente confusa. Era uscito in missione con sua moglie e con lei aveva trascorso due giorni a perlustrare la Terra di nessuno che circondava la Corte, per studiare le vie di uscita segnalate da Micah e da altri compagni ladri che, tempo addietro, avevano vissuto nella comune. Lui non faceva testo: dalla Corte era scappato dall’ingresso principale, senza guardarsi indietro nemmeno una volta.
Nessuno li aveva scoperti e, con Juliette, intrapresero il cammino per tornare al Quartier Generale e fare rapporto. Ma cosa diavolo era successo? Un’imboscata, forse? L’ultima cosa che ricordava, erano le grida di sua moglie e il suo vano tentativo di ribellarsi a coloro che lo trattenevano a fatica. Dovevano esserci andati giù pesanti con lui, perché aveva passato un tempo indefinito fra il sonno e la veglia.
 
- Dove…dov’è lei? -
 
- Per quel che ne sappiamo, ora sarà già arrivata alle Colonie più vicine. Si starà godendo il suo soggiorno! – La Sentinella rise di gusto; Stafford, di contro, sentì il petto accartocciarsi. Avevano portato via Juliette… l’avevano portata alle Colonie.
 
- Perché non… non avete mandato… anche me… -
 
La Sentinella più anziana, l’uomo che fino a quel momento si era limitato a stare in silenzio, gli si posizionò davanti e lo fissò a lungo, prima di parlare: - Perché so chi sei, Rowley. Sono sicuro che Nadia avrà piacere di chiacchierare con te. Ora chiudi quella bocca, o ci penserò io a farti tacere. –
 
Fra i colpi di tosse e un umiliante silenzio, Stafford partì in direzione della Corte in compagnia delle due Sentinelle. Non lo preoccupava affatto ciò che gli sarebbe capitato, una volta arrivato in presenza di Jude, o peggio ancora di Nadia e Etienne; l’unico pensiero che gli martellava nella mente e lo faceva palpitare di preoccupazione era rivolto alla sua famiglia: Nikko, deportata nelle Colonie e suo figlio Jack, che con ogni probabilità non avrebbe mai più rivisto né sua madre, né suo padre.
 
 
 


Ed eccoci finalmente alle note. Buonasera a tutti, cari lettori. Finalmente ce l’ho fatta! Tra selezione avvenuta con lentezza inesorabile (sapete bene, cari furbetti, che buona parte delle schede mi è arrivata fra il 24 e il 25), lavoro e chi più ne ha più ne metta, riesco a pubblicare questo capitolo solo oggi. Capitolo che non è particolarmente corposo, ma che spero abbia dato una vaga idea di tutti i personaggi che parteciperanno a questa storia. Ora, buona parte di voi mi conosce e sa che sono sempre particolarmente logorroica nel mio angoletto autrice, ma non posso esimermi dal condividere con voi una serie di pensieri e considerazioni: prometto che prossimamente mi risparmierò in parole.
 
Prima di tutto ringrazio tutti coloro che hanno tentato la selezione e che mi hanno inviato le loro schede. Chi ha già partecipato ad altre mie storie, coautorate o meno, sa che io non riesco a gestire molti personaggi. Ho fatto il possibile per prendere il maggior numero e mi spiace per gli oc che ho dovuto lasciare fuori; ammetto che su alcuni sono stata molto in dubbio fino all’ultimo, mentre purtroppo non ho ritenuto altri adatti a questa storia; sarò ben lieta di rispondervi in privato, qualora qualcuno volesse spiegazioni in merito. Inoltre mi sono ritrovata con un numero di ladri molto alto, a scapito delle sentinelle rare come le mosche bianche (specialmente le Sentinelle uomini), alcune delle quali, purtroppo, non le ho ritenute adatte. Ragion per cui sappiate che ho dovuto aggiungere una Sentinella uomo di mio pugno: quell’accidioso di Ryurik è figlio mio e spero che vi affezionerete a lui.
Ora veniamo alle note un tantino più dolenti. In questi giorni mi sono trovata in più di un’occasione, con alcune di voi, a pensare al funzionamento delle interattive e come esse abbiano i loro pro, ma anche i loro contro; fra i contro c’è, purtroppo, la latitanza di alcuni partecipanti. So di aver già inserito nel regolamento la famosa regola dei tre capitoli, ma ci tengo a spiegarmi meglio, in modo da non dover discutere con nessuno qualora (anche se mi auguro vivamente di no), dovesse accadere l’inevitabile. Ho deciso, dunque, che se non vi farete sentire  per due capitoli, al terzo non farò comparire il vostro personaggio e se l’assenza dovesse proseguire al quarto verrà eliminato. Come dico sempre l’interattiva è un gioco di scambi in cui se viene a mancare la collaborazione da parte vostra, perde inevitabilmente il proprio senso. Quindi fatevi vivi, fatemi sapere se sto trattando con dignità il vostro oc e cosa pensate della storia, rispondete alle mie domande; se disgraziatamente dovessi eliminare un vostro personaggio, contatterò gli autori di cui ho scartato gli oc e procederò a un ripescaggio, o in alternativa riaprirò le selezioni.
Ultima cosa: per coloro di cui ho preso un solo oc, sappiate che mi spiace, ma la mia scelta è stata ponderata; comunque i vostri altri personaggi potrebbero apparire come secondari di tanto in tanto, spero vi faccia piacere!
Detto ciò vi lascio con la lista degli oc selezionati che ho già parlato troppo(tanto lo so che prima di leggere il capitolo siete andati a sbirciare :P) e vi ricordo che mi trovate anche su instagram con il nome bri_efp: sappiate che lì pubblico stories inerenti l’interattiva, nonché varie foto di quello gnocco senza senso di Jude. Se vi va, aggiungetemi :)
 
Bri


 

 
SENTINELLE
 
Ajax Willow

Babbano
25 anni
Armi: Fucile d’assalto M4A1 – granate (normali, fumogene e accecanti)
Bisessuale
 
Alida

Strega
28 anni
Potere speciale: Chiaroveggenza
Armi: Naginata – due coltelli
Eterosessuale
 
 
Artemisia Strong

Strega
25 anni
Potere speciale: Ombra corporea
Armi: Lanciagranate – Pistola mitragliatrice
Eterosessuale/Demisessuale
 
Izzie Lee

Strega
25 anni
Potere speciale: Esplosione
Armi: Fucile d’assalto – Coltello con lama a scatto
Bisessuale
 
 
Lir Strong

Mago
30 anni
Potere speciale: Terrore diurno
Armi: Giavellotto – Spada Urumi
Eterosessuale
 
 
Ryurik Volkov

Mago
30 anni
Potere speciale: Empatia
Armi: Balestra con dardi in alluminio
Pansessuale
 
 
LADRI
 
 
Andra strong

Strega
Pseudonimo “Dimma” (nebbia in svedese)
33 anni
Armi: Fucile di precisione semiautomatico – Pistola SIG Sauer P226
Eterosessuale
 
Atlas Virgil Danforth Whitelaw

Mago
Pseudonimo “Leaf”
27 anni
Armi: Fucile modificato – coltello da caccia
Eterosessuale
 
Auden Welt

Mago
Pseudonimo “Chion” (neve in greco antico)
28 anni
Potere speciale: Orecchio assoluto
Armi: Carabina M4 – Hira shiruken
Eterosessuale
 
Claudia Iris Decour

Strega
Pseudonimo “Oleander”
28 anni
Potere speciale: Clonazione
Armi: baionetta – granate artigianali
Eterosessuale
 
 
Eleanor Blackwood

Strega
Pseudonimo “Yuki” (neve in giapponese)
28 anni
Potere speciale: Legilimens moderata
Armi: 2 pistole semiautomatiche Glock 18 – Stiletto d’argento
Eterosessuale
 
Malik Khuda

Babbano
Pseudonimo “Jabal” (montagna in arabo)
38 anni
Armi: Ascia – due glock 17
Eterosessuale
 
Nikolai Maxim Kschessinska

Magonò
Pseudonimo “Vulkan” (vulcano in russo)
35 anni
Potere speciale: Sensi sensibili
Armi: Fucile d’assalto Ak-203 o fucile di precisione Winchester 308 – coltello a scatto e filo strangolatore
Eterosessuale
 
 
Sophie Woodsworth

Strega
Pseudonimo “Mångata” (La scia luminosa della luna che si riflette sull’acqua in svedese)
21 anni
Potere speciale: Banshee vision
Armi: coltelli da lancio
Bisessuale
 
Stafford “Staffy” Hawk Rowley-Nysberg

Mago
Pseudonimo “Ice” o “Hawk”
38 anni
Potere speciale: Scudo mentale
Armi: Coltelli, pugnali - Sniper
Eterosessuale
   
 
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