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Autore: Anmo    04/12/2020    0 recensioni
Archie è un ragazzo appena laureato in informatica con il massimo dei voti, tanto da essere stato contattato da un'azienda informatica per essere assunto. Ha vissuto una vita felice con i propri nonni che gli hanno dato tutto l'amore possibile. Lui e sua sorella Ada compiono il compleanno lo stesso giorno nonostante abbiano 4 anni di differenza. Ma Ada è nata per miracolo e con un grave ritardo mentale a seguito di un incidente avvenuto con la madre, deceduta in quell'episodio. Ma cosa è successo veramente quel giorno? Il padre decide di tenersi quel segreto con sé, passando ben 21 anni in carcere con l'accusa di femminicidio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Aveva dimenticato di abbassare le tapparelle la sera prima e per questo, i fiochi raggi solari del mattino, passarono dalle finestre della sua camera bagnandogli gli occhi assonnati. Le tende oscuranti erano tirate anch’esse per non rischiare di strapparle, ma anche per pigrizia di aprirle e chiuderle. Erano le 8 passate, nemmeno tanto presto, ma dato che per quel giorno non aveva alcun programma, tralasciando le ore piccole fatte la sera prima, avrebbe preferito dormire più a lungo, ed invece no. La cosa più fastidiosa era stato svegliarsi mentre faceva un bel sogno, un ottimo sogno. Non ricordava precisamente cosa, vagamente una ragazza, ma la sensazione di volerlo continuare era forte, ma ormai era sveglio e raramente la mente si riaddormenta per continuare il sogno precedentemente interrotto.
Rimase ancora un po’ tra le coperte, l’estate era ormai finita e l’autunno era ormai inoltrato, rimanere sotto le coperte era il massimo per uno come lui che si era appena laureato. Eh sì, era un laureato adesso, un dottore. Non riusciva a crederci che dopo 5 anni di studi era riuscito a laurearsi senza perdere un anno e col massimo dei voti! Certo, non aveva preso la lode, ma per un dottore in informatica quel voto ti garantiva una vita lavorativa agiata. Non aveva avuto bisogno nemmeno di mandare curriculum per le varie aziende, erano state loro a contattarlo ancor prima di laurearsi! Aveva già un buon lavoro con una buona paga, lo avrebbe perso solo se non fosse riuscito a superare l’esame.
Guardava fuori dalla finestra, sembrava un giorno come tutti gli altri ed invece… proprio la sera prima aveva festeggiato la sua laurea insieme ai suoi amici e ai suoi cari. Cari. Pensare a quella parola lo rattristava ma non più di tanto, gli dava quella sensazione di disagio che nel giro di pochi secondi gli passava di mente.
La camera si riempì di un dolce profumino, anche quella mattina la nonna aveva preparato la ciambella per fare colazione. Chissà che gusto aveva scelto quella mattina? Non bisognava che scoprirlo! Perciò, con tutta la calma indossò la giacchetta di lana e le ciabatte, per poi scendere le scale verso la cucina.
-Archie! Come mai sveglio già a quest’ora? Non sei stanco da ieri?
-Un pochino…- disse sbadigliando –ieri sera ho dimenticato di chiudere le tapparelle, il sole mi ha svegliato-.
-Il nonno più tardi vuole scendere in paese, abbiamo troppe uova e ne vuole regalare un po’ all’avvocato Cappone. Poi deve passare in farmacia per prendere i panni a tua sorella. Vuoi fargli compagnia?
-Non so nonna, sono ancora un po’ assonnato, forse mi rimetto a letto e provo a leggere qualcosa oppure mi collego sul TeamSpeak, qualcuno online ci sarà sicuramente.
-Non credo che i tuoi amici si svegliano così presto…
-No, infatti. C’è chi deve ancora andare a letto infatti. Ada dorme ancora?
-Sì, ho controllato poco fa e dormiva profondamente. Saranno stati i sonniferi che le ha dato Mariana, era molto eccitata ieri pomeriggio ed era ingestibile. Povera anima mia… Tieni tesoro, prendine quanto ne vuoi- e gli porse una torta fumante e profumata, con poco zucchero a velo sopra col solo scopo di renderla più bella oltre che buona.
-Ciambella cioccolato e cocco! La mia preferita!
-Ho aggiunto anche un po’ di gocce di cioccolato all’interno per farla ancora più sfiziosa!
-Ti adoro nonna!
Archie prese la palettina per tagliare una fetta pari ad un terzo della torta totale e, senza nemmeno dar conto a quanto fosse calda, cominciò ad addentarla scottandosi inevitabilmente il palato. E addio sapori per una settimana…
Quando accese il pc ed entrò sul noto sito VoIP, trovò online Rocco, uno dei suoi amici di game nonché collega di università. Non era riuscito a finire tutte le materie l’anno prima perciò non poté laurearsi insieme a lui. Dalla voce si capiva che era notoriamente stanco, aveva passato la nottata a giocare in un MMORPG e adesso era arrivata l’ora di andare a letto. Era uno dei pochi vampiri che stavano in quel gruppo, era ormai da anni che aveva deciso di vivere in un fuso orario diverso dal resto della società, ma questo non lo aveva mai fermato negli studi, o quasi. Rimasero a chiacchierare per circa mezz’ora poi la sua stanchezza lo colpì definitivamente.
                -Ok Archie, io vado a dormire, non riesco più a connettere due parole… ah. Ma a breve non compi gli anni?
                -Eh sì, infatti eravamo indecisi se festeggiare laurea e compleanno insieme ma i miei nonni hanno preferito fare due feste separate così da festeggiare doppiamente! E anche per tenerci più in allegria… In più c’è da dire che anche mia sorella festeggia il compleanno insieme a me.
                -Ah, già. Per di più quest’anno… dovrebbe, ecco.
                -Cosa? Aspetta… 19, 20, 21… cazzo. Non mi ci fare pensare. Hanno fatto bene i miei nonni a fare due feste separate, dobbiamo tenere la mente il più possibile lontano dalla realtà. Quest’anno quel figlio di puttana esce…
                -Bah, non ci pensare. Tu ti sei fatto la tua vita, te la sei costruita meglio che potevi. Hai già un ottimo lavoro che ti aspetta e nemmeno tanto lontano da qui. Ti manca solo una ragazza e la tua vita sarà perfetta! Lui non ha nulla a che fare con te, anche se tieni i suoi geni, non sei lui e non lo sarai mai. Devi vivere come se fossi orfano anche di padre.
                -Lo so Rocco. Però è una sensazione strana, da una parte sento quel vuoto… come se mi fosse mancato qualcosa, ma dall’altro invece sento che i miei nonni mi hanno dato tutto. Anche i miei nonni paterni per quanto ho cercato di frequentare di meno, hanno cercato di essere sempre presenti e di darmi tutto l’amore possibile, come per scusarsi del mostro che avevano creato. Ora che verrà scarcerato avrò quella terribile paura di ritrovarmelo davanti, anche solo per caso.
                -E’ passato troppo tempo, sei cresciuto e non ti riconoscerebbe nemmeno. Quando lo hai visto l’ultima volta?
                -Non saprei, ero piccolo, forse poco dopo la condanna. I nonni non me l’hanno più fatto vedere e lui sembrava non volerli contrastare. Non ha mai visto nemmeno Ada. Mia sorella è in quelle condizioni per colpa sua, poteva nascere come una qualsiasi bambina! Oh, scusami è che parlare di lui mi fa crescere un odio che non ti immagini.
                -Non ti devi preoccupare, gli amici servono anche a questo no? Adesso però non ti offendere ma il letto mi chiama insistentemente… Buona giornata Archie!
                -Buon riposo Rocco. E cerca di studiare così l’anno prossimo potrò essere presente alla TUA festa di laurea!
Il tool emise il tintinnio tipico dell’uscita dell’utente dalla stanza virtuale, non vi rimase nessun altro oltre a lui. Sperando che qualcun altro si collegasse, lasciò il programma aperto mentre giocava ai giochi più svariati per poi passare alla continuazione del suo progetto che portava avanti da diversi mesi.
Si trattava di un giochino in 2D con grafica estremamente semplice ma con una meccanica innovativa. Se fosse riuscito a finirlo e a testarlo in tempo, avrebbe potuto partecipare ad un concorso per programmatori amatoriali di giochi. Il premio in palio non era altissimo, ma l’importante era partecipare e non cosa vincere. Voleva avere quella soddisfazione personale di essere riuscito a esaudire il sogno di qualsiasi nerd vivente: creare un gioco di successo. Quando sentì le tempie leggermente affaticate era già ora di pranzo, lo capì dagli odori tipici che provenivano dalla cucina e che si erano intrufolati nella sua camera senza permesso. Lasciò il Pc in standby e tornò giù in cucina dove trovò la nonna ai fornelli e Ada sulla sua sedia a rotelle. Si avvicinò a lei sorridendo per poi toccarle la fronte con le labbra.
                -Buongiorno principessa.
Lei non rispondeva, non poteva, almeno a parole. Ma a lui bastava il suo sorriso grande quanto la luna. Le asciugò l’angolo della bocca da dove cadeva sempre un po’ di saliva. E dire che sua sorella era bella, molto bella: occhi chiari come l’acqua di sorgente, capelli riccioluti e rossi come il fuoco pieni di boccoli perfetti. Tutti i suoi lineamenti sarebbero stati affascinanti per qualsiasi ragazzo ma… quello che le era successo quel giorno, la fece nascere con un ritardo mentale grave, facendola crescere in quel corpo condannato ad una sedia a rotelle da ben 21 anni.
Continuava a sorridergli e fare piccoli gridolini di contentezza, ormai conosceva ogni sua parola guardandola negli occhi, gli stava chiedendo altri baci e carezze e così lui l’accontentò, riempiendola di bacioni e pernacchiette alla guancia. Prese dal frigo l’omogenizzato fatto in casa e cominciò a riscaldarlo al microonde, la ragazza doveva cominciare a mangiare in anticipo perché per con la sua lentezza non riusciva a tenere il passo con gli altri membri della famiglia. E perciò mentre lui pensava alla sorella, la nonna terminava di cucinare la pasta a forno per il resto della famiglia.
A mezzogiorno in punto tutti si ritrovarono tutti a tavola e mentre Ada era a metà del pasto, il resto della famiglia cominciò a degustare ogni maccherone inzuppato di sugo e mozzarella fusa. Quelli superficiali tenevano la classica crosticina bruciacchiata che scricchiolava ad ogni dentata. E l’odore. Sì, proprio quello. La pasta a forno non doveva essere solo buona, ma soprattutto profumata perché se mancava l’una o l’altra cosa allora non era abbastanza saporita. Il pasto in questi casi non lo si cominciava quando la prima forchettata entrava in bocca, ma dal momento che la teglia usciva dal forno, si cominciava a mangiare con il naso.
                -Archie.
                -Sì, dimmi nonno.
                -Oggi parlando con l’avvocato Cappone, ho saputo che settimana prossima rilasceranno tuo padre.
                -Lo so già.
Cercò di ingranare meglio il discorso, cercando di non perdere la calma. Era una domanda difficile da porre ma doveva essere fatta.
                -Se vuoi posso accompagnarti io. Nel senso, se vuoi andarlo a trovare.
La nonna si alzò di scatto, battendo i pugni sul tavolo e facendo ballare l’intera teglia di pasta. Poi guardò suo marito con occhi spaventosi, uno sguardo che Archie non aveva mai visto in vita sua. Il nonno non poté far altro che scusarsi per ciò che aveva detto, quella persona non esisteva più nella loro vita, era morta insieme alla loro unica figlia. Archie non la pensava diversamente, non avrebbe mai e poi mai desiderato di incontrarlo e non riusciva a capire come il nonno avesse potuto solamente pensare una cosa simile!
Il silenzio calò e non si soffermò solo per quell’occasione, ma per tutta la giornata nessuno decise di proferire parola, solo Ada emise i suoi soliti stridii più del solito come per chiedere “come mai così silenziosi?”. Era una di quelle giornate che doveva passare in fretta, una di quelle stupide e inutili giornate da dimenticare ed è per questo che quella sera tutti si addormentarono con la cena sullo stomaco.
Ma da quella sera i sogni si impossessarono di Archie e notte per notte si trasformarono in incubi. Erano passati tanti anni, lui aveva dimenticato, ma la sua mente no e proprio dai sogni la realtà decise di rivelarsi.
   
 
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