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Autore: PitViperOfDoom    05/12/2020    3 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 14
 



“C’è mancato poco, Midoriya.” Rise Ojiro.

Izuku sussultò mentre si sedeva sugli spalti con Ojiro da un lato e Iida e Uraraka dall’altro. Aveva appena parlato con All Might e aveva molto a cui pensare. Ma andava tutto bene, perché aveva recuperato Mika e lei aveva la strana abilità di… ovattare i suoi pensieri. Ora gli si era acciambellata con facilità in grembo e fece le fusa quando Iida allungò una mano per grattarle le orecchie. “Scusa, Ojiro.” Disse, con un sorriso imbarazzato. “Nonostante il tuo aiuto, stavo quasi per perdere.”

“Tranquillo, quello che conta è che tu sia riuscito a passare.” Gli disse il compagno di classe.

“Devo ammetterlo, non sono riuscito a vedere come ti sei liberato, Midoriya.” Disse Iida. “Avevi un’angolazione strana e non avevo una buona visuale.”

“Sì, ti sei mosso velocissimo.” Aggiunse Uraraka. “Sembra che ti sia scorticato, però. Ti fa male la faccia?”

“Fa spavento?” Izuku si strofinò la pelle ancora sensibile. Gli bruciava ancora per le unghiate di Rei, ma non stava sanguinando e sembrava che la pelle non si fosse squarciata, quindi non c’era bisogno dell’aiuto di Recovery Girl.

“Non troppo.” Lo rassicurò lei. “Più che altro è molto gonfia.”

“Però è stato fico, il modo in cui ti sei liberato dal controllo mentale con la forza bruta.” Ojiro sembrava imbarazzato. “Non so se sarei riuscito a fare lo stesso.”

“Beh ho una testa parecchio dura, a quanto pare.” Rise nervosamente Izuku. Meno diceva su come era riuscito a liberarsi, meglio era. Impaziente di cambiare argomento, tornò a guardare lo scontro che stava per svolgersi davanti a loro. Si chinò in avanti con entusiasmo, concentrandosi sulle due figure sul ring sotto di loro. Da una parte c’era Sero, dall’altra Todoroki.

Non voleva mancare di rispetto a Sero ma, se avesse voluto scommettere, avrebbe puntato tutti i suoi soldi su Todoroki. Però valeva la pena vedere come si sarebbe svolto l’incontro in ogni caso. Chiunque avrebbe dovuto affrontare, sperava almeno di poter raccogliere delle informazioni utili guardando quel match. Sarebbe stato bello vedere se lo scontro con Sero avrebbe esposto qualsiasi debolezza di Todoroki, o vicever-

CRACK.

… Oppure sarebbe finito tutto in tre secondi e wow, improvvisamente gli scappava tremendamente la pipì.

C’era un ghiacciaio che svettava sopra la cima dello stadio, le punte frastagliate che si tendevano verso il cielo. Il ghiaccio gemette e scricchiolò sotto il suo stesso peso ma, a parte quel rumore, per un’incredibile manciata di secondi gli spalti furono avvolti da un silenzio tombale.

Alla base del ghiacciaio, Sero era quasi interamente avvolto dal ghiaccio. La sua voce venne trasportata dall’aria, tremula per il freddo.

“Un po’ esagerato, non credi?”

C’era una distanza di circa due metri tra Todoroki e il bordo del ghiacciaio. La distanza tra Todoroki e Sero era ancora maggiore. Izuku era abbastanza vicino da vedere Todoroki tremare mentre si avvicinava.

Vide Todoroki dire qualcosa, ma la distanza unita alle urla di incoraggiamento della folla – tutte dirette a Sero – resero impossibile sentire anche la minima parola. Sero rispose e Todoroki iniziò a sciogliere il ghiaccio che aveva appena creato.

Le sue spalle si incurvarono e c’era qualcosa nella sua postura, nell’angolazione della sua schiena, che tradiva un senso di infelicità. Non c’era trionfo. Nemmeno sollievo per una vittoria veloce.

Sembrava semplicemente… solo.

Con l’angolo dell’occhio, fu a malapena cosciente di Uraraka che si spinse oltre Iida per dargli una pacca d’incoraggiamento con quattro dita sulla spalla. “È stato bello conoscerti, Deku.” Disse.

Izuku non riusciva a distogliere lo sguardo, anche se non c’era nulla di utile che poteva cogliere da quella scena. Cosa poteva imparare? Che il suo prossimo avversario poteva battere in un colpo solo qualcuno anche lontano due o tre metri?

Due o tre metri.

Le mani fredde di Rei si aggrapparono alla sua manica e Mika rotolò nel suo grembo per impastare sul suo stomaco.

Due o tre metri.

Un sacco di spazio-

Izuku si spinse in avanti così all’improvviso da quasi far cadere la sua gatta. Fissò davanti a sé, gli occhi sgranati, la bocca semiaperta, prima Todoroki, poi il ghiacciaio che si stava lentamente sciogliendo e poi le proprie mani.

“Midoriya?” Lo spinse gentilmente Iida. “Stai bene?”

“C’è qualcosa che non va con le tue mani?” Chiese Ojiro.

“Non ancora.” Disse.

“Non… Ancora?” Gli fece eco Ojiro.

“Sto cercando di decidere.” Spiegò Izuku, fissandosi ancora le mani. “Senza quale dito posso combattere.” Si fermò, la testa che galoppava, e aggrottò la fronte mentre guardava il ring e il ghiaccio e il suo prossimo avversario. “I pollici direi di no. Mi serviranno.”

“Oooookay.” Mormorò Ojiro.

“Deku, che succede?” Chiese Uraraka. “Stai facendo una faccia strana.”

“Penso di sapere cosa devo fare.” Disse. Sentì l’angolo della bocca inarcarsi. “Non è infallibile, ma…” Pezzo dopo pezzo, un piano iniziava a delinearsi nella sua mente. Si girò verso Uraraka e sentiva la bocca tirargli troppo  per resistere, quindi sorrise fino a quando le labbra non si divisero. Era abbastanza sicuro che potessero vedergli le gengive. “Ho un’idea.”

Iida sembrava preoccupato. Uraraka era elettrizzata. Nel suo grembo, Mika si mise in una posizione più comoda e fece le fusa.

Il primo round di incontri si concluse. Una parte di Izuku voleva andare a parlare nuovamente col fantasma, ma non sopportava il pensiero di perdersi gli incontri dei suoi compagni di classe. Rei si avventurò da qualche parte per divertirsi e Izuku risolse di guardare i suoi amici e conoscenti scontrarsi tra loro. Vide Kaminari combattere con Ibara della classe B e un incontro sconcertante tra Iida e Hatsume. Fu allora che Uraraka si allontanò per andare in una sala d’attesa. Il suo match si stava avvicinando e avrebbe combattuto contro Bakugou per primo.

Izuku sperava davvero, davvero tanto che riuscisse a batterlo.

Dopo poco che Uraraka se n’era andata, Izuku prese in braccio la propria gatta e si avvicinò agli spalti per unirsi ai suoi amici. I fantasmi erano silenziosi e tranquilli. Il poltergeist sembrava introvabile.

 
-
 

Uraraka perse.

Fu difficile da guardare. Non perché Bakugou la distrusse, assolutamente no. Fu difficile perché Uraraka resistette a lungo e arrivò vicinissima alla vittoria. La sua strategia fu spericolata, disperata e assolutamente ingegnosa. A Izuku piacque pensare che, se fosse stato al suo posto, sarebbe riuscito a inventarsi qualcosa del genere, ma non ne era sicuro. Uraraka diede tutta sé stessa e Izuku non poté impedirsi di chiedersi come sarebbe andata se avesse dovuto scontrarsi con lei.

Per ora non lo avrebbe saputo. Perché non importava quanto si era impegnata o quanto aveva cercato di superarlo in astuzia, non era stato comunque abbastanza contro Bakugou.
Izuku, pur dando il meglio di sé, aveva continuato a perdere contro Bakugou ancora prima che lui ricevesse il suo quirk. Sapeva che doveva far male. Aveva memorizzato quel dolore così bene che poteva sentirlo mentre Uraraka veniva trasportata fuori dall’arena su una barella.

(Bakugou non si vantò, più tardi. Non si lamentò di quanto lei fosse arrivata vicino alla vittoria. Forse aveva compreso anche lui la sua bravura.)

Più tardi Rei lo aiutò a rintracciarla, dopo che Recovery Girl l’aveva lasciata andare. Per strada, Izuku incespicò tra le parole che gli turbinavano in testa, affaticandosi a districarle e metterle in fila per creare qualcosa che le tirasse su il morale. Fu preso in contropiede quando entrò nella stanza e lei lo accolse con un sorriso radioso che le tirava allo stremo le labbra. Sembrava stanca, ma perlopiù illesa. Izuku si era preparato a vedere una delusione schiacciante e fu completamente preso in contropiede per il suo timido ottimismo.

“Cavolo.” Disse lei. “Mi sa che ho perso dopotutto, ahah!”

“Stai bene?” Le chiese.

“Sono così frustrata.” Rise lei, scuotendo il pugno il modo esagerato. “Lo batterò la prossima volta, però.” Gli sorrise, la faccia arrossata per l’imbarazzo. Non lo stava guardando negli occhi. “Mi dispiace, Deku. Volevo davvero tanto combattere contro di te oggi.”

“Sì, anche io.” Si bloccò, le braccia occupate dalla gatta. “Sei sicura di stare bene?”

“Certo!” Alzò di nuovo il pugno. “Sono stata frettolosa e mi ha fregato, tutto qui. Sono davvero frustrata e devo solo… lavorarci su, capisci?”

Rei era al suo fianco, ma Izuku non ebbe bisogno di guardarla per sapere che Uraraka stava mentendo. “Sì-“ Il commentario di Present Mic li raggiunse. Da quello che diceva, il match di Kirishima e Tetsutetsu era quasi finito. Stava per cominciare il secondo round e questo significava…

“Manca poco e poi tocca di nuovo a te, eh?” Disse Uraraka. “È meglio se ti sbrighi. Io esco tra un minuto-“ Sorrise così forzatamente che gli occhi quasi le si chiusero. “Non mi voglio perdere il tuo incontro.”

“Certo.” Disse.

Si era allontanato solo di qualche passo quando la sentì singhiozzare al telefono.

Era un bene che si fosse allontanato. Era sempre stato troppo sensibile. Se fosse stato lì dentro con lei, probabilmente sarebbe scoppiato anche lui a piangere. Per come stavano le cose, l’unica cosa che poteva fare era rimanere nel corridoio e stringere la sua gatta al petto per scacciare le lacrime.

Fece un respiro profondo, poi due, poi tre e infine guardò Mika. Guardò indietro verso la sala d’attesa da cui era appena uscito. La voce di Uraraka era fievole, i suoi singhiozzi ovattati.

Fu una decisione rapida e semplice. Due piccioni con una fava.

“Uraraka?” Chiamò il suo nome qualche secondo prima di palesarsi sull’uscio della porta, per darle il tempo di asciugare le lacrime e darsi un contegno. (Si era calmata, ma prevenire non faceva mai male.) Fu facile fingere di essere distratto: con il suo incontro che si avvicinava, il nervosismo stava iniziando a farsi sentire. Entrò velocemente, balbettando un fiume di parole prima ancora che lei potesse dire qualcosa.

“Mi dispiace davvero dovertelo chiedere e con così poco preavviso ma mi rimangono solo un paio di minuti e non so se ho il tempo di trovare All Might e di sicuro non ho tempo di cercare il professor Aizawa quindi potresti tenermi la gatta?” Non aspettò la sua risposta prima di depositarle Mika in grembo.

“Uhm.” Disse lei, sconcertata.

Le scoccò un veloce sorriso. “Grazie Uraraka, sei la migliore!” Detto quello, non si scapicollò fuori dalla stanza, ma uscì comunque a passo svelto.
 
-
 


Ochako continuò a fissare l’uscio vuoto anche molto dopo che Deku se n’era andato. Lo sconcerto le aveva fermato le lacrime e tutto quello che riusciva a fare era sbattere le palpebre senza trovare le parole per reagire, per poi guardare la gatta leggermente disorientata che ora occupava il suo grembo.

“Ochako?” La voce di suo padre le fece riavvicinare il telefono all’orecchio. “Ochako, cos’è stato? È successo qualcosa?”

“S-Sì.” Rispose, squittendo un pochino quando la gatta di Deku si alzò in piedi e girò un poco su se stessa, prima di accucciarsi di nuovo. “Mi dispiace papà, è solo…” Abbassò la mano libera per toccare il pelo morbido e il basso tremolio delle fuse di Mika fu praticamente immediato.

Non poté impedirselo. Forse era perché stava ancora più o meno piangendo, forse le sue emozioni erano fuori controllo, ma Ochako era seduta in una sala d’attesa vuota, con un gatto che le faceva le fusa accoccolato sulle sue gambe, e rise.

“Era uno dei miei amici.” Disse, infine. “Penso, uhm… Penso che stesse cercando di tirarmi su il morale.”

“Beh, ha funzionato?” Chiese suo papà.

Mika le spinse la testa contro la mano, pretendendo altre coccole. Gli occhi le pizzicavano ancora e sentiva la faccia tirare per le lacrime secche, ma le strappò comunque un sorriso. “Un po’.” Rispose.

“Bene. Sono contento che tu abbia degli amici del genere, Ochako. Sono fiero di te, mi hai capito?”

“Chiarissimo, papà.”

Quel giorno imparò una lezione importante: piangere tutte le proprie lacrime con il gatto del proprio migliore amico che faceva le fusa come un trattore sulle gambe era molto meglio di piangere tutte le proprie lacrime in solitudine.
 
-
 

I sentimenti del mio fratellino ronzano come se fosse pieno di api, da quanto è nervoso. Nervoso per la battaglia e nervoso per quello che ha appena fatto, lasciare Mika sulle gambe della sua amica. Le domande ronzano nella sua testa e io non le posso sentire, ma le posso indovinare: ho fatto bene? Ho migliorato o peggiorato la situazione? È giusto così?

(Non deve preoccuparsi. Non siamo così distanti da lei che non posso più sentirla. Ha fatto bene. Ha migliorato le cose.)

Glielo direi, ma ci sono cose più importanti da dirgli. Come il fatto che il fantasma arrabbiato di prima è nei dintorni e si sta avvicinando. E la ragione per cui è vicino è perché-

Strattono il braccio del mio fratellino. Punto all’angolo più vicino, dove un altro corridoio si unisce a quello in cui siamo ora. Lui si blocca e il suo nervosismo va a mille quando l’uomo vestito di fiamme gira l’angolo.

È lui. È lui Endeavor. Il fantasma arrabbiato è con lui, calmo per adesso, ma ancora teso. Ce n’è un altro assieme a loro e il suo sorriso non è tanto bello e la sua risata non è tanto bella.

Oh, ehi, sei quel ragazzino di cui Suzuki parlava, disse quando vide il mio fratellino. Fa un cenno con la testa verso Endeavor, facendo quel suo sorriso maligno. State attenti a questo stronzo, ha le palle che girano. Aveva comprato una bottiglia d’acqua e gliel’ho rovesciata addosso. Ha urlato addosso al tizio di fianco a lui. La cosa più divertente che ho visto tutto il giorno.

Quello arrabbiato non dice molto, ma Endeavor invece sì e non devo scavare a fondo per sentire cosa c’è dentro di lui. Veste la sua rabbia come un’armatura e il suo orgoglio come una seconda pelle. Tutto è all’esterno e anche se cerco di scavare più a fondo, c’è solo quello ancora e ancora e ancora. È arrabbiato e cattivo e pensa di essere il migliore.

Non mi piace.

Se si avvicina al mio fratellino gli farò p a u r a.

Intelligente da parte tua, dice al mio fratellino. Vincere senza nemmeno usare il tuo quirk. Spero che tu non pensi di poter usare questo stratagemma fino alla fine. Soprattutto se vuoi durare contro mio figlio.

È un bullo è un bullo è un bullo è un odioso, grosso bullo

Ma ho sentito voci su di te, dice mentre la paura del mio fratellino si risveglia e si torce dentro di lui. Sul tuo quirk, potente abbastanza da rivaleggiare quello di All Might.

La sua rabbia si impenna e il mio fratellino finge che la sua paura non lo stia strozzando.

“Vieni via.” Gli dico con le mani. Non ho bisogno di mettergli fretta, sta già camminando più veloce. Vuole andarsene. Al mio fratellino non piacciono i bulli.

Il mio Shouto ha il dovere di sorpassare All Might, dice Endeavor prima che possiamo scappare. Il suo incontro contro di te sarà un eccellente primo test.

(Sei una nullità, è quello che gli sta realmente dicendo. Non sei una sfida. Sei qualcosa da calpestare.

Deve sperare di non morire troppo presto. Se lo fa, allora il signor Okumura dovrà aspettare il suo turno.

Nessuno parla così al mio fratellino.)

Quindi faresti meglio a opporre una resistenza decente, continua Endeavor. Non voglio vedere un incontro disonorevole.

(La rabbia del mio fratellino aumenta, talmente dirompente e bianca accecante che la scambio per la mia. La paura deve farsi da parte perché ora la rabbia lo riempie dal cuore alla gola.

Sarebbe un fantasma spaventoso.)

Sorride.

Beh, ora sono indeciso, dice.

Endeavor gli chiede perché.

Lo avrei fatto comunque, dice il mio fratellino. Ma ora non mi va più.

Cosa-

Non sono bravo a seguire gli ordini, continua il mio fratellino. Chieda a chiunque.

Endeavor si agita, rabbia affilata come spine. Tu-

Non si preoccupi, dice il mio fratellino prima di continuare a camminare. Non perderò per fare un dispetto a lei. Sarebbe stupido.

Endeavor ribolle all’interno, ma dentro o fuori per me non fa differenza. Chiaramente il tuo quirk non è l’unica cosa simile ad All Might, dice.

Io non sono All Might, dice il mio fratellino, e la sua rabbia brucia calda ma la sua voce è fredda, fredda, fredda.

Questo è ovvio, dice Endeavor, traboccante di disdegno.

Bene, dice il mio fratellino. E Todoroki non è lei. Anche questo è ovvio.

Endeavor non ha nulla da dire in risposta, perché ora è il suo turno di strozzarsi con la sua rabbia. Io rido e rido e rido.

Meglio affrettarsi, dice il mio fratellino mentre si allontana. Scommetto che se si sbriga, riesce a trovare qualcos’altro da bere prima che l’incontro inizi.

È un peccato che sia di spalle, perché si perde l’espressione sulla faccia di Endeavor. Hino ride con me e la rabbia di mio fratello lo fa sorridere con tutti i denti di fuori.
 
-
 

Rei rimase a bordocampo mentre Izuku entrava nel ring. La camminata dai corridoi fino allo stadio aveva calmato la sua rabbia e almeno in parte i suoi nervi. Era difficile rimanere tranquillo con Todoroki che lo fissava intentamente mentre aspettavano il segnale di Midnight.

Al via, Izuku udì a malapena la voce di Todoroki sopra il rombo nelle proprie orecchie.

“Niente di personale.” Disse. Izuku aveva già iniziato a correre.

La prima parte era la più importante. Se sbagliava, sarebbe finito tutto ancora prima di cominciare. Aveva paura persino di sbattere gli occhi, di chiuderli per anche solo una frazione di secondo e perdersi qualcosa o inciampare o sbagliare tempismo. E, per quello che aveva in mente, il tempismo era tutto.

Mancavano circa tre metri e i suoi occhi erano fissi sulle mani di Todoroki. Il movimento ampio del suo braccio era familiare: Izuku lo riconobbe perché lo aveva visto l’istante prima che Sero perdesse.

In quel momento i suoi occhi si mossero da Todoroki al terreno tra di loro e vide il ghiaccio diffondersi rapidamente, crescendo nel contempo. Quando lo avrebbe raggiunto sarebbe stato alto abbastanza da intrappolarlo e terminare l’incontro.

Il tempo rallentò mentre Izuku si faceva coraggio e saltava più in alto che poteva senza il suo quirk. Puntò il braccio sinistro verso il basso, tenendo il polso con la mano destra per supportarlo.

Ora o mai più.

Irradiò il suo mignolo sinistro di One For All e lo frustò. L’adrenalina mantenne la fitta di dolore a un livello sopportabile e Izuku mascherò il suo urlo di dolore. Il ghiaccio, che poco prima stava crescendo per intrappolarlo, esplose sotto l’onda d’urto, facendolo schizzare ancora più in alto. L’impatto sbalzò via pezzi di ghiaccio e vapore e Izuku atterrò nel centro.

L’atterraggio gli gravò sulle caviglie senza ferirlo e Izuku fu di nuovo in movimento non appena i suoi piedi toccarono il terreno. La nebbia lo disorientava, ma non gli bloccava del tutto la visuale e riuscì a vedere Todoroki qualche metro più in là che sbatteva gli occhi per la sorpresa.

Izuku gli fu addosso dal lato sinistro, il braccio caricato, e gli tirò un pugno dritto in un occhio.

Fu ricompensato da un grugnito di dolore e gli costò ogni goccia di autocontrollo per non imitarlo. Poteva già immaginarsi la ramanzina che gli avrebbe probabilmente fatto la signora Shimura.

Quante volte te lo devo dire, tappo? Le ossa delle tue dita sono delicate come fiori. Il cranio ha solo un compito e quel compito è impedire che il tuo molle cervellino venga
spiaccicato. Se fai incontrare le prime al secondo, non avrai bisogno di One For All per polverizzarti la mano. 


Era abbastanza sicuro che le sue dita non fossero rotte, ma anche se lo fossero allora non era neanche paragonabile al danno che il suo quirk gli procurava. Quindi non si tirò indietro. Non poteva permetterselo. Todoroki barcollò sotto quel primo pugno e Izuku mirò un altro colpo verso le costole prima che potesse riprendersi.

Sul fianco sinistro. Sempre sul fianco sinistro.

Non mancò molto prima che Todoroki mangiasse la foglia, ma Izuku persistette, inseguendo quel lato e sferrando colpo dopo colpo. Se avesse mirato a destra sarebbe stato congelato, ma sulla sinistra le parole dello stesso Todoroki avevano confermato che c’era una possibilità molto bassa perché venisse bruciato. Anche Todoroki stava iniziando a capirlo: Izuku continuava a zigzagare, mirando sempre a quel lato, quindi Todoroki rispose a sua volta con calci e pugni. Dopo pochi secondi dall’inizio del loro incontro il tutto era degenerato in una scazzottata.

La mano destra gli doleva ancora per il primo colpo e quella sinistra aveva un dito inutilizzabile, ma aveva ancora gambe e gomiti. E anche un cranio perfettamente funzionante, se la situazione si fosse fatta disperata.

Il piano era disgustosamente semplice: mirare all’unico, ovvio lato debole di cui era a conoscenza.

Colpirlo abbastanza forte da scombussolarlo e distruggere la sua concentrazione, così da impedirgli di usare il suo quirk. E sopra ogni altra cosa, non farlo allontanare.

L’aveva capito quando aveva visto lo spazio tra Todoroki e il ghiacciaio gigante che aveva eliminato Sero: al ghiaccio di Todoroki serviva spazio per crescere. Lo rendeva un’ottima arma a lungo raggio e una poco efficace quando l’avversario gli era muso a muso. Quindi Izuku prese fiato quando poteva e rimase addosso al suo avversario.

A parte il primo colpo, non aveva nemmeno attivato il suo quirk. eppure, in apparenza, il piano funzionava.

Percepiva comunque il divario tra loro. Todoroki era difficile da leggere: non ci furono avvisaglie o il tempo di schivare il suo gancio prima che gli spaccasse il labbro. Izuku fece per ricambiare e per tutta risposta ricevette un palmo sul naso. Si leccò le labbra e sentì il sapore del sangue.

Eppure…

Mettere un colpo a segno non gli era difficile come avrebbe dovuto essere. Lui non si allenava che da qualche settimana e invece Todoroki lo faceva da quando il suo quirk si era manifestato. Ma nella sua mente, la parte del suo cervello che non era annebbiata da dolore e dall’adrenalina collegò i puntini. Todoroki si concentrava sul ghiaccio, che funzionava al meglio a distanza. Questo significava che non aveva altrettanta pratica con il combattimento corpo a corpo e metà del suo corpo era un palese bersaglio che Izuku stava sfruttando più che poteva.

Se avesse continuato in quel modo, se fosse riuscito a resistere e non avesse fatto errori stupidi, allora…

Forse avrebbe potuto vincere, in quel modo.

Forse avrebbe potuto vincere vincere, mirando solo all’unico punto in cui Todoroki era debole.
Il pensiero lo destabilizzò e l’altro vide la sua esitazione, attaccando con la mano destra. Izuku vide i cristalli di ghiaccio formarsi sul braccio nudo del suo compagno di classe, si abbassò e scattò in avanti con un urlo. Colpì le costole di Todoroki con il gomito, più forte che poté. Sul lato sinistro.

Il colpo strappò a Todoroki un gemito strozzato dalla bocca e, improvvisamente, il saporaccio che Izuku aveva in bocca non aveva più niente a che fare con il sangue del labbro spaccato.

Si disse che era una strategia. Ripensò a quello che gli aveva detto la signora Shimura sul combattere in modo intelligente. Si ricordò che Todoroki era la persona più forte della classe e che non poteva assolutamente vincere contro di lui senza usare ogni vantaggio che riusciva a racimolare.

Ma questo non gli impedì di sentirsi uno schifo. Non cambiava il fatto che stava sfruttando le paure e insicurezze del suo compagno di classe – qualcosa che gli aveva causato immenso dolore – piantandoci le unghie solo per vincere.

Non fermò pensieri tipo e se questo fosse l’unico modo che aveva per essere forte? Approfittandosi del dolore degli altri?

Non si sentiva come qualcuno che stava dando tutto quello che aveva in uno scontro.

Gli sembrava di essere Bakugou, in realtà.

Il pensiero non lo fece esitare. Ebbe l’effetto opposto: la sua frustrazione ribollì fino a diventare indistinguibile dalla rabbia e si scagliò nuovamente contro le costole di Todoroki con il gomito. Questa volta, quando Todoroki fu sbalzato indietro, cadde su un ginocchio.

“Mi stai prendendo in giro?” La sua voce si incrinò mentre la forzava ad uscire. Si chiese che aspetto aveva, mentre urlava a pieni polmoni con il sangue che gli colava da naso e bocca.

Todoroki alzò lo sguardò verso di lui, scioccato.

“Dovresti essere il più forte, non è così?” La voce di Izuku era stremata mentre lottava per prendere fiato. “Dopo tutto quello che ho dovuto subire per entrare in questa stupida scuola, posso combattere alla pari con la persona più forte della mia classe senza nemmeno usare il mio dannato quirk?

Sentì uno spiffero gelato prima di vedere il ghiaccio formarsi e scattò in avanti, riducendo la distanza poco prima di far collidere la pianta del piede contro la faccia di Todoroki. All’ultimo momento cercò di ammorbidire il colpo – e forse fu una cosa stupida, forse avrebbe potuto vincere lo scontro tramortendolo e trascinandolo fuori dal ring per la collottola, ma era troppo agitato perché gliene importasse qualcosa. Il colpo arrivò comunque e le schegge di ghiaccio si dispersero. Alcune gli si attaccarono sulla spalla sinistra, cristallizzandosi, ma l’avevano preso solo di striscio e le spaccò piantando la spalla nel petto di Todoroki.

“Puoi usare il tuo quirk a piena potenza!” Urlò Izuku. “Avresti potuto annientarmi in pochi secondi se lo avessi usato come si deve-“

Gli occhi di Todoroki lampeggiarono. “Non lo farò-“ ringhiò. Izuku ebbe un conato quando il ginocchio dell’avversario affondò nella pancia. “Mi hai sentito, Midoriya!” Le orecchie di Izuku fischiarono mentre lottava per non rimettere quel poco che aveva nello stomaco. “Te l’ho detto, ti avrei superato solo con il mio lato destro.”

“Un gran bel lavoro finora.”

“Non ho bisogno-“ Un altro colpo sulle costole. “-del potere di quel bastardo!” Izuku si abbassò per evitare un gancio destro e indirizzò un pugno verso lo stomaco di Todoroki, ma il suo compagno di classe riuscì a incassarlo. “Raggiungerò lo stesso la vetta!”

Izuku era accucciato in quel momento e quando si slanciò in piedi la sua fronte collise con il mento di Todoroki. Fece male e, a giudicare dal suono strozzato che fece, gli aveva fatto mordere la lingua. “Senza il suo potere?” Sputò. La sua rabbia lo rendeva stupido. Lo rendeva crudele. “Mi prendi in giro? È un po’ troppo tardi per dirlo, non credi?”

I denti digrignati di Todoroki erano coperti di sangue. “Non farò-“

“Oh, scusami!” Urlò Izuku mentre l’altro ragazzo girava la testa per sputare saliva rossa. “Ricordami una cosa, chi di noi è entrato dietro raccomandazione di chi, esattamente?”

Era crudele. Le parole sapevano di feccia mentre le pronunciava, ma le sputò fuori comunque e il risultato fu immediato.

Ricevette un pugno all’occhio sinistro, ma quella volta fu diverso. Non gli fece solo male: gli pizzicò e bruciò e barcollò all’indietro con un grido di dolore. Il collo gli doleva per la frustata, ma non era quello il problema più urgente. Il problema più urgente era che la mano che si era portato all’occhio venne via ricoperta di rosso. Aprì l’occhio e il sangue lo invase, facendoglielo bruciare. Lo chiuse. Avrebbe dovuto farcela senza la percezione della profondità.

La sua vista si ridusse quando guardò Todoroki e vide il suo compagno di classe che lo fissava con gli occhi sgranati, la mano destra ricoperta di ghiaccio sanguinolento. Si ripresero allo stesso momento e Izuku notò a malapena che c’era fin troppo spazio tra di loro.

Non ci fu tempo per pensare quando l’onda di ghiaccio lo travolse, quindi Izuku non pensò. Si limitò a muoversi e il suo braccio destro si frantumò quando evocò One For All per difendersi.

Il ghiaccio esplose con un rumore tonante, abbastanza da soffocare l’urlo di dolore di Izuku. Non fu solo l’impatto a ferirlo, c’era anche il rinculo del pugno. Quando tutto fu finito, il suo braccio ciondolava al suo fianco, flaccido e inutilizzabile.

Sentì a malapena le voci di Present Mic e Aizawa dagli altoparlanti, ma ormai non stava più prestando attenzione al commentario. E poi, non aveva ancora finito.

“Capisci perché mi da così tanto fastidio?” La voce gli si incrinò mentre andava di nuovo muso a muso con Todoroki. Era difficile fare danni con solo un braccio funzionante, munito peraltro di un dito rotto. Ma non poteva finire tutto in quel momento. Era arrivato troppo lontano.

“Ho dovuto dare tutto me stesso!” Todoroki schivò un pugno e Izuku usò la distrazione per calciare il piede su cui si stava reggendo. “Tutto! Solo per entrare in questa scuola!” Tirò il fiato. “Hai una minima idea di quanto sia fastidioso vederti fare le cose letteralmente a metà?” Il sangue dal naso e dal labbro gli entrò di nuovo in bocca e lo sputò di lato. “Cos’è, pensi che siamo tutti così deboli che puoi arrivare in cima senza impegnarti?”

“Beh, ti sto battendo.” Disse Todoroki a denti stretti. “Pensi davvero di poter vincere con quel braccio?”

“Sì, congratulazioni.” Disse, il tono pieno di sarcasmo. “Certo, puoi battermi, quando ho un braccio e un occhio funzionanti. Bravo, Todoroki! Se usi metà del tuo potere, puoi battere una persona a metà!” Pensò a Uraraka, che aveva comunque perso contro Bakugou, e Ojiro che si era ritirato perché non aveva avuto l’occasione di provare a vincere per conto suo. “Dio, sei fastidioso! Tutti stanno facendo del loro meglio!” Pensò a Shinsou, che aveva un quirk perfetto per sottomettere i villain ma aveva perso la sua occasione perché era inutile per sconfiggere dei robot d’allenamento. “Ragazzi che non sono nemmeno nel corso Eroi stanno dando tutto quello che hanno!”

“Non posso-“

“Smettila di cazzeggiare!” Urlò Izuku. “Pensi davvero di poter battere B-Bakugou così? Pensi davvero di poter fare le cose a metà da hero? Salvare delle persone vere?”

Todoroki lo calciò indietro, finché non ebbe abbastanza spazio per lanciare altro ghiaccio. “Non posso!” Anche quando Izuku sacrificò un altro dito della mano sinistra per annullare quell’ondata glaciale, la voce di Todoroki lo raggiunse, più alta dell’esplosione.

“Che significa che non puoi-“

“Ma sai almeno cosa significa?!” Lo interruppe Todoroki. Un’altra onda di ghiaccio e Izuku ripeté la manovra fatta all’inizio del match. Le uniche dita che gli erano rimaste a sinistra erano pollice e indice, ma lo portarono di nuovo vicino. Si ritrovò con la schiena girata verso Todoroki e sentì il freddo che lo inseguiva. Solo per istinto, il suo gomito scattò all’indietro. Si girò velocemente all’altezza dei fianchi, caricando il colpo con la forza di tutto il corpo e fu ricompensato quando impattò e sentì qualcosa cedere sotto il suo attacco. Finendo di girare, vide Todoroki con una fontana di sangue che schizzava dal naso appena rotto. Lacrime adornavano gli occhi del suo compagno di classe e Izuku non sapeva se fossero dovute al dolore causato dal colpo o se fosse semplicemente agitato.

“Che significa cosa?”

“Mi hai visto, quando mi hai guardato per la prima volta?” Sibilò Todoroki, mentre il sangue gli scorreva senza freni dal naso. “O hai visto solo il figlio di Endeavor?”

Izuku lo fissò, ancora mezzo cieco. “C-cosa?”

“Non importa quello che faccio.” Ringhiò Todoroki. “Questo è tutto quello che vedono. Se uso il mio fuoco, sarà quello che tutti vedranno! Non vedranno me, vedranno solo l’uomo che ha fatto soffrire mia mamma per poi disfarsene quando si è rotta.” Il suo respiro sibilò tra i denti. “Non gli darò nessuna ragione per vedere quel bastardo in me.”

E per una frazione di secondo, Izuku lo fissò con un occhio sgranato.

Oh.

E la risposta era… Sì. Sì, sapeva cosa significava. Quante ore aveva passato soffrendo per degli stupidi medium truffatori?

Quanto tempo aveva passato agonizzando sul fatto che un ciarlatano sarebbe tutto quello che tutti avrebbero visto se avesse rivelato il suo quirk originale?

Oh.

Vide del ghiaccio formarsi sul braccio destro di Todoroki mentre disse: “Cazzate.”

Todoroki lo udì per miracolo. “Cosa.”

“Ho detto che sono cazzate e tu lo sai.” Strinse i denti. La voce gli tremò. “Ti stai azzoppando da solo per dispetto ed è stupido e offensivo nei nostri confronti. Tutto quello che stai facendo è sprecare qualcosa che… che alcune persone darebbero qualsiasi cosa per avere.”

“Non mi hai sentito?” Todoroki si rimise in piedi, barcollando. Sembrava esausto quasi tanto quanto Izuku. “Tutto quello che vedrebbero è-“

“Allora dimostragli che si sbagliano!” Urlò Izuku. “Almeno tu puoi. Se non ti vedono, costringili a guardarti!

“Ma-“

Cos’aveva detto mamma sul suo quirk? “Niente ma.” Ringhiò Izuku. “Ora smettila di farmi perdere tempo e finiamola!”

“Mio padre-“

Non sto combattendo con tuo padre, cazzo!

La voce gli si incrinò e gli grattò la gola e per un momento Todoroki lo fissò. Avrebbe avuto gli occhi sgranati se uno di essi non fosse stato pesto e gonfio.

La frustrazione di Izuku era appesa a un filo. “E nemmeno tu! Non è in questo ring in questo momento, noi sì!” Ora gli bruciavano entrambi gli occhi, non per il sangue ma per le lacrime, e finalmente le parole di sua madre gli giunsero in soccorso. “Il tuo quirk è tuo e di nessun altro. Quindi muoviti e usalo.”

Scorse gli occhi increduli di Todoroki un’ultima volta prima che il suo compagno di classe venisse ingoiato dalle fiamme.

Beh, pensò quando l’onda d’urto generò una ventata che gli spazzò via i capelli dal viso. È stato bello finché è durato.

“Sei dannatamente pazzo, lo sai?” La voce di Todoroki giunse dalla massa di potere che si stagliava di fronte a lui – fuoco da una parte, ghiaccio dall’altra. “Avresti potuto vincerla. Ma no, hai dovuto per forza dare aria alla bocca. E scomodarti solo per…” Vide il suo compagno di classe nell’occhio del ciclone fissarlo con uno sguardo di fuoco. “Perché?”

Izuku non sapeva nemmeno se lo poteva sentire. “Mi sembrava che avessi bisogno di aiuto.”

“Non puoi vincere questo scontro.” Gli disse Todoroki.

“Probabilmente no.” Disse Izuku, alzando la spalla buona che gli rimaneva. “Ma almeno lo possiamo rendere fico da vedere, no?”

Questa volta, quando scoprì i denti per un sorriso, Todoroki lo imitò.

Il mondo fu avvolto dal bianco per un po’.

Quando riprese i sensi, era steso sulla schiena fuori dal ring, con i capelli di Rei che gli solleticavano il naso mentre lei si chinava sul suo viso. Gli faceva male tutto il corpo e una sconfitta non aveva mai avuto così tanto il sapore della vittoria.
 
 
Note traduttrice: Perdonate l’attesa, finalmente possiamo aggiornare anche YUTS! Questo sarà l’ultimo aggiornamento per quest’anno, con yuts ci rivedremo probabilmente dopo gennaio. Consiglio a tutti di seguirci su tumblr per evitare di perdersi eventuali soprese o nuovi progetti! 

 Speriamo che questo nuovo capitolo vi piaccia, fateci sapere che ne pensate! Se volete tenervi aggiornati sui miei lavori potete seguirmi su Tumblr (<-CLICCA QUI!)!
   
 
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