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Autore: A_Liebert    06/12/2020    2 recensioni
Lance è un elfo natalizio, ma solo per lavoro, sia chiaro, in un centro commerciale con luci fin troppo accecanti e musica natalizia a ripetizione.
Keith lavora alla caffetteria vicino il villaggio di Babbo Natale e non sopporta assolutamente il cubano rumoroso con un'insana abitudine a combinare disastri che, poi, tocca a lui ripulire.
Una AU natalizia sulle note di Michael Bublé e due idioti in slow burn, cosa chiedere di più?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lance stava per uccidere un bambino.
Era questione di minuti.
Non poteva che essere così, dopo un quantitativo di ore indefinito, vestito in calzamaglia da elfo disadattato, due occhiaie da spavento causate dal poco sonno e gli occhi che lacrimavano dopo un'intera giornata sotto i riflettori accecanti del centro commerciale.

Le orecchie oramai sanguinavano, le canzoni natalizie di Michael Bublè a tormentarlo anche la notte.

"Io voglio vedere Babbo Natale" ripetè per l'ennesima volta lo gnomo ai suoi piedi (cioè, il bambino, tu ami i bambini Lance, è per questo che hai accettato questo lavoro, non dimenticarlo, non ucciderlo ok?).
La madre del nano gli rivolse uno sguardo di supplica. Lance fece un respiro profondo e si sforzò di non imprecare e traumatizzare quel povero bambino.

"Sarà subito da te!" alzò il pollice guantato e gli rivolse un sorriso che sperò fosse convincente "Anche Babbo Natale ha bisogno di una pausa, ogni tanto".

"Ma non è giusto!" e, Dio perchè, scoppiò a piangere.

La verità era che era Lance quello che necessitava urgentemente di una pausa, o presto avrebbe compiuto un omicidio.

La fila di bambini si unì al lamento, agitandosi e facendo baccano, il tutto ad aumentare esponenzialmente l'emicrania di Lance.

Shiro, avevi bisogno proprio ora di prenderti una pausa?

Lance guardò dietro di sè, ma la poltrona rossa gigante circondata da montagnelle di neve sintetica gli rivolse uno sguardo triste e vuoto. Individuò però Pidge, anche lei vestita da elfo, passare di lì.

"Senti, prendi il mio posto" la fermò al volo e lei sobbalzò "Vado a cercare Shiro prima che questi bambini causino la caduta della Bastiglia".

"Non ci pensare proprio, sono in pausa!" gridò lei per farsi sentire sopra l'urlo infantile della massa di bambini disperati che stava raggiungendo livelli sovraumani "Lance!".

Ma Lance era già fuggito come un fulmine, abbandonando Pidge al suo destino e correndo attraverso il corridoio illuminato e largo del centro commerciale. Qualche bambino con la famiglia lo indicò mentre passava, ma Lance si trattenne dal dargli un calcio e camminò dritto verso la sua meta.

"Shiro!" esclamò, tuffandosi nella caffetteria. Come si aspettava, il ragazzo sobbalzò, interrotto nell'atto di chiacchierare col suo ragazzo, Adam. Si aggiustò frettolosamente la grossa barba bianca.

"Cavolo, devo già tornare?" gli fece. Lance inspirò a fondo.

"Sì, Shiro, se non vuoi che con queste mani" alzò i palmi delle mani guantate verso di lui "io compi una strage".

Le persone che sorseggiavano il loro caffè gli rivolsero qualche occhiata costernata e Lance strinse una palpebra con fare psicopatico, perchè non stava scherzando.

"Corro, prenditi una pausa, ne hai bisogno" Shiro gli passò al fianco e battè con fare paterno la mano sulla sua spalla, poi uscì.

Lance sospirò e si avvicinò al bancone della caffetteria, buttandosi seduto sullo sgabello e togliendosi quel ridicolo cappello a punta verde, desiderando poterlo bruciare, e ridere mentre lo faceva. No, Lance. Ti servono i soldi. Troppi fratelli a cui comprare un regalo.

"Adam, fammi un caffè, per favore" sospirò, togliendosi anche un guanto per passarlo tra i capelli sudaticci e azzeccati in testa.

"L'ultima cosa di cui avresti bisogno è un caffè" incrociò le braccia Adam con fare preoccupato. Lance alzò un dito, sospirò di nuovo e lo indicò, un'espressione seria in viso.

"Fammi cortesemente questo caffe, o giuro che prendo questo sgabello e lo lancio contro i tuoi clienti".

Adam scattò alla macchinetta.

Lance incrociò le braccia sul bancone. La giornata era quasi al termine, ma lui sentiva di non poter resistere altre due ore, ne andava della sua sanità mentale. Di nuovo, il ricordo del suo disperato bisogno di soldi tornò prepotente e affondò la testa tra le braccia, disperato.

Troppi fratelli. E tutti che vogliono un dannato regalo costosissimo.

"Ecco qui" il rumore della tazza lo ridestò dalle proprie elucubrazioni e riemerse.

"Grazie, Adam".

Lance afferrò la bevanda, nuvolette di calore a sfiorargli il viso, e soffiò sopra per raffreddarla. Iniziò a sorseggiare e fece vagare lo sguardo per la caffetteria. Decorazioni natalizie varie facevano la loro comparsa e, anche lì, una musica soffusa natalizia veniva trasmessa dalle piccole casse appese agli angoli del locale.

La sua attenzione fu attirata da una figura sinuosa che si muoveva tra i tavoli, capelli argentati che ondeggiavano al vento, e fu allora che il suo cuore fu rapito.

Sputò il caffè.

Una dea, boccheggiò, sconvolto alla vista della ragazza più bella su cui si fossero mai posati i suoi occhi. Un sorriso smagliante, pelle color ebano e un volto ovale, uniti a una risata cristallina che riecheggiava mentre si perdeva a parlare con una cliente. La vide spostare elegantemente una ciocca dietro l'orecchio.

O mio Dio, mi sono appena innamorato.

"Lance, che cavolo...?" lo rimproverò Adam "Keith, potresti pulire il disastro che ha combinato?".

Un ragazzo dai capelli corvini smise di pulire le tazze e lo guardò male, ma Lance si era già fiondato giù dallo sgabello e aveva raggiunto la dea con due passi lunghi e rapidi.

"Ehilà".

Lei sobbalzò e si voltò di scatto, facendo quasi cadere la roba che stava tenendo, ma Lance fu rapido a riacciuffarla al volo e le rivolse uno dei migliori sorrisi seducenti del repertorio.

"Ti sei persa, bambolina?" le fece, con tono basso e sexy.

"Cosa? Io lavoro qui" lo guardò sconcertata lei.

"Guarda un po', anche io" Lance le ridiede il vassoio e si aggiustò i bottoni del costume, ricordando solo in quel momento che non era esattamente la persona più hot del mondo vestito come un elfo natalizio in calzamaglia. Sudò freddo e cercò di non far crollare il suo sorriso.

"Cioè, non qui qui" ridacchiò "Sono un elfo".

Ok, ritirata ISTANTANEA.

"Cioè, solo per lavoro" ridacchiò, in panico "Sai che c'è? Ora devo andare. Ma tornerò. Solo per te".

Si passò una mano tra i capelli sudati e la guardò di sbieco con un sorriso sexy. Lei sembrava solo confusa. Chiaramente, doveva ritirarsi e progettare un piano più sofisticato. Ma non si sarebbe arreso, oh no. Ormai Cupido aveva scoccato la sua freccia e Lance era pronto a seguire il suo cuore e costruirsi una storia d'amore natalizia coi fiocchi.

"Ci vediamo" le rivolse le dita a pistola, camminando all'indietro e quasi inciampando per quanto erano scivolose quelle scarpe a punta.

"Metti quel caffè sul mio conto, Adam!" salutò il proprietario della caffetteria e schivò con un balzo il ragazzo moro che stava pulendo il disastro del suo sputo recentemente avvenuto.

Uscì di scena con già la mente che lavorava a mille, progettando la sua prossima conquista.

 

  
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