Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    08/12/2020    2 recensioni
La storia parte dal finale di "La bugia di Fujiko Mine", il terzo capitolo dei film di Takeshi Koike. Non è comunque uno spoiler. In pratica, parte da questi momenti finali ed è come un ipotetico seguito della vicenda. Un seguito molto breve, un attimo che vede Fujiko Mine staccare un po' dal mondo intero, dopo tanta stanchezza.
Buona lettura
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fujiko Mine, Lupin III
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Senti…posso dormire un pochino?


- Sì, certo, riposa tranquilla.
 
Ecco, sì, voleva solo dormire e non pensare a nient’altro. Stanca, anzi no, esausta. Sfinita e con le forze che davvero l’avevano abbandonata, anche quelle mentali, Fujiko aveva reclinato la testa sulla spalla di Lupin e si era addormentata profondamente. Entrambi erano seduti per terra e appoggiati con la schiena all’auto del ladro. Sì, Fujiko voleva solo dormire, perché non ce la faceva più. Davanti a loro, un cielo stellato e un silenzio della Natura che sembrava quasi complice nel voler facilitare il sonno di chi, per un attimo, aveva dismesso i suoi panni di ladra e aveva ripreso quelli di una donna intenzionata a recidere temporaneamente le redini che la tenevano ancorata a una esistenza fatta di continue fughe, di sete di denaro, di persone da raggirare nonché illudere e, senza dubbio, deludere. Già, Fujiko Mine, la donna che, a detta di Lupin, “faceva ballare gli uomini sul palco che portava il suo nome”, tenendoli in pugno come marionette. Proprio lei, trascinata nel tempo in un concatenarsi di eventi che l’avevano condotta a una vita che, in fondo, si era scelta, in mezzo a brividi, gioie e dolori. Era una ladra, spesso infida, ma anch’ella aveva bisogno di concedersi una pausa da tutto, persino da se stessa. Era una donna, prima che essere una ladra. Era, soprattutto una persona, come tante altre.

Lupin continuava a fumare la sua sigaretta, fissando il cielo e rimanendo immobile, per non svegliare una donna che, semplicemente, gli aveva chiesto di lasciarla dormire. Lei non era una donna qualsiasi, però: era quella a cui teneva di più e per la quale aveva spesso messo a rischio l’amicizia con i suoi fidati Jigen e Goemon. Perché loro erano tre e lei una, ma lei era davvero tanto per tutti e tre. Tre uomini e tre modi diversi di vedere colei di cui non potevano fare a meno e che amavano, anche quando cercavano di negarlo a loro stessi. Continuava a dormire, Fujiko, e Lupin, immobile e con la sigaretta ormai ridotta a mozzicone, iniziava a sentire freddo. La notte era sopraggiunta e lui voleva mettersi in macchina o, per lo meno, indossare la sua giacca. Stare in camicia non era sufficiente e non voleva beccarsi un raffreddore. “Mi spiace, cherie” mormorò “non posso più concederti la mia spalla”. Riuscì ad alzarsi, ad aprire l’automobile e a prendere la sua giacca, per indossarla. Fujiko continuava a dormire, anche se un gelido faro aveva preso il posto della calda spalla di Lupin. Ma lei non se ne era accorta. Il ladro indugiò e decise, in seguito, di coprire la donna con la giacca, invece che indossarla lui, che, rimasto in piedi, si era acceso un’altra sigaretta.

“Sì, ma prenderà freddo lo stesso e io congelerò” pensò, poi, guardando Fujiko. Voleva che entrasse in macchina con lui, ma non voleva svegliarla. Era talmente bella nel suo sonno profondo e quel frangente, per Lupin, era uno dei momenti più belli che avesse vissuto nell’ultimo periodo. Lui, capace di prendersi sempre ciò che voleva, sfidando qualsiasi ostacolo, si rendeva conto che nessun furto valesse quanto un istante da solo con Fujiko. Spense la sigaretta e gettò il mozzicone e non sapeva che fare.

-Ehi, Lupin, dove sei?

-Sono qui, vicino alla portiera della macchina. Mi spiace averti svegliata.

-Figurati, mi ero svegliata da sola. Senti…io ho freddo, ce ne andiamo da qui?

-Dove vuoi andare?

-Non lo so, poi deciderò. L’importante è lasciare questo posto.

-Ok, dai, entra in macchina, così potrai riprendere a dormire al calduccio.

-No, non importa, il sonno mi è passato. Avevo solo bisogno di dormire un po’ e mi è bastato per rimettermi in sesto. Ti ringrazio per avermi aiutato in questo.

-Per così poco…

-Lupin…ti voglio bene.

-Anche io.

-Forse non te l’ho mai detto abbastanza, perdonami.

-Non importa, perché, nonostante tutto, lo hai sempre dimostrato e non solo a me.

Sollevando parecchia polvere, l’automobile sfrecciò via, verso nuovi orizzonti.
 
  
 

   
 
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