Event:
Maritombola 11.
Sito:
Lande
di Fandom.
Prompt:
31 - questa
immagine.
L’attrito
con l’atmosfera fa tremare il Leone Nero, che sembra quasi
sul punto di
disintegrarsi. Precipita, senza che tu possa fare niente, eppure il tuo
pensiero corre subito a Keith, che ti segue in questa rapida caduta.
Le
nuvole si dipanano e raggiungete il suolo in un istante. Urli,
aggrappandoti ai
comandi, senza però smettere di pensare a Keith precipitato
poco più in là. Hai
cercato di comunicare con lui, ma non hai mai ricevuto risposta e speri
con
tutte le tue forza che il motivo sia che il Leoni non riescano a
comunicare fra
loro. Il solo pensiero che possa essere successo qualcosa a Keith ti
getta
nello sconforto.
Quando
la caduta si arresta, risollevi le palpebre e allenti la presa sui
comandi.
Davanti a te vedi montagne di ghiaccio emergere da un mare cristallino,
punteggiato qua e là da scogli bassi e scuri.
Devo
uscire da qui,
pensi.
Il
Leone Nero non risponde ai comandi, non riesci a farlo muovere.
Maledizione!
imprechi
fra te, non importa ora.
«Keith,
mi senti?» chiami, ma continui a non ricevere alcuna risposta.
Aiutandoti
con le braccia, riesci a uscire e a issarti sulla testa del Leone. Fa
freddo,
su quel pianeta la temperatura è molto bassa e ti ritrovi a
rabbrividire.
Almeno
l’aria è
respirabile, pensi.
Aguzzi
la vista e nella nebbiolina che aleggia intorno a te scorgi subito il
Leone
Rosso.
«Keith!»
chiami e la tua voce si perde in un’eco, senza ricevere
risposta. «Keith...»
Non
ci pensi due volte e ti tuffi in quel mare ghiacciato, sentendo
l’acqua ruggire
nelle orecchie. Nuotare è difficile, senti i muscoli
intorpidirsi e ti ritrovi
a stringere i denti.
Il
Leone Rosso è di fronte a te, ha la testa immersa
nell’acqua e tu senti il
cuore tremare nel petto. Riprendi a nuotare, ti immergi e il terrore ti
assale appena
noti Keith sul fondo, privo di conoscenza. Lo raggiungi, muovendoti con
disperazione, ignorando il dolore a gambe e braccia. Lo afferri per la
vita e
lo riporti in superficie.
La
riva non è lontana e nonostante la vista appannata e il
freddo che si fa sempre
più intenso, la raggiungi, annaspando in cerca
d’aria.
«Keith...»
sussurri con voce roca.
Il
suo viso è pallido, quasi cianotico e con orrore ti accorgi
che non sta
respirando.
«Keith,
coraggio.»
Gli
pratichi un massaggio cardiaco e quasi non ti rendi conto di aver
posato le
labbra sulle sue per due, tre, quattro volte. A un tratto, Keith
tossisce,
sputando l’acqua. Lo giri su un fianco per aiutarlo e ti
ritrovi a sospirare di
sollievo, posando la fronte su un suo braccio.
«Shiro...»
ti chiama piano, cercando di guardarti. Ha gli occhi gonfi e arrossati.
«Sono
qui, andrà bene. Ci sono io con te», gli dici.
Keith
annuisce, non sei certo che abbia compreso. Ti guardi intorno, nella
speranza
di trovare un riparo. Siete precipitati su un pianeta inospitale e
l’unica
speranza è che Pidge e gli altri vi trovino prima che scenda
la notte e la
temperatura cali ancora.
«Shiro,
grazie...»
Torni
a guardare Keith, che ti sta sorridendo. Guardi quelle labbra che hai
sfiorato
con le tue, realizzando inconsciamente un qualcosa che avevi solo osato
sperare, sognare. Ricambi il sorriso, addolcendo lo sguardo.
«Avresti
fatto lo stesso per me, Keith», rispondi, «adesso
però dobbiamo cercare un
riparo. Puoi alzarti?»
Keith
scuote il capo.
«Non
importa», dici e ti passi un suo braccio intorno al collo e
lo sollevi,
aiutandolo a stare dritto. Un lamento gli sfugge dalle labbra e aspetti
che gli
passi. Ti guardi intorno ancora una volta, verso le pareti rocciose
ricoperte
di ghiaccio che si innalzano poco lontano da quella spiaggia sassosa.
«Guarda,
una grotta!» dici e inizi a camminare, cercando di
trascinarti dietro Keith,
che geme a ogni passo.
Nonostante
il freddo, raggiungete il riparo che siete entrambi sudati. Keith si
abbandona
contro la parete e tu lo osservi con aria tormentata, chiedendoti cosa
potresti
fare per alleviare le sue sofferenze.
«Shiro,
i Leoni saranno al sicuro?» ti chiede.
«In
questo momento mi interessa solo della tua, di sicurezza»,
gli rispondi senza
pensare.
Keith
ti guarda e tu arrossisci. Nonostante gli occhi arrossati, i capelli
bagnati e
le escoriazioni, lo trovi bellissimo.
«Shiro...»
inizia lui, per poi interrompersi e abbassare le palpebre, sfinito.
Ti
siedi accanto a lui e lo stringi a te, nella speranza che il freddo non
lo
uccida e che il calore del tuo corpo basti per mantenerlo in vita. Gli
baci una
tempia, a lungo e con disperazione, stringendolo ancora più
forte.
«Non
permetterò che tu muoia», sussurri, «la
squadra ha bisogno di te... io ho
bisogno di te. Non potrei vivere senza i tuoi sorrisi, che sono rari e
per
questo ancora più preziosi.» Una lacrima ti
attraversa la guancia, sparendo al
di là dello zigomo. «Ti amo, Keith»,
dici in un soffio, mentre lo sciabordio
placido delle onde riempie il silenzio della grotta.