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Autore: flatwhat    09/12/2020    4 recensioni
"Quando tutto questo sarà finito," ripeté Ozpin. "Festeggeremo."
Oscar annuì.
"Sì," le lacrime caddero con un battito di palpebre. "Faremo una grande festa e ci sarà una montagna di dolci, e tutti i nostri amici saranno con noi. Saranno tutti vivi."
Strinse più forte la mano di Ozpin.
"Ma adesso devi restare con me. Ti prego."
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oscar Pine, Ozpin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per l'Advent Calendar del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction.

Prompt 146: Festeggiare.


Il respiro di Oscar si era fatto affannoso, ma doveva continuare a camminare.

Ozpin era pesante sulla sua spalla. Il sangue che stava continuando a perdere lasciava una scia sul terreno dietro di loro, e l'odore pungente penetrava le narici. Oscar sapeva già che non avrebbe mai dimenticato questo odore.

"Sei tornato in vita da poco e già mi muori così? Resisti, maledizione!"

Il corpo di Ozpin vibrò con la sua risata. Beato lui che aveva ancora voglia di ridere. Oscar non poteva dire di trovare questa situazione altrettanto buffa, e non era mica lui che aveva sul petto uno squarcio grosso così.

Ci era andato vicino, ma Ozpin si era posto tra lui e il Grimm e… be', ora stava morendo per la seconda volta in vita sua.

Il Dio della Luce era stato chiaro: potete tornare in vita per la battaglia finale che vi aspetta – aveva detto alle anime dentro Oscar – ma se morirete sarà per sempre, non potrete più tornare indietro.

Oscar deglutì, ricacciando indietro le lacrime. Si era lasciato indietro la foresta brulicante di Grimm nella quale aveva espressamente richiesto agli altri di avventurarsi.

Non aveva pensato che quella vecchia strega concentrasse tutte le sue forze contro di lui. Anche se, a conti fatti, avrebbe dovuto immaginarlo.

Forse Ozpin lo aveva capito.

"Non saresti dovuto venire," Oscar lo mise giù il più dolcemente possibile. "Sei pesante."

Ozpin, il viso sempre più pallido, riuscì solo a fare un accenno di sorriso.

Oscar si guardò attorno. Non c'era l'ombra di un Grimm in quella radura, ma se potevano fiutare l'odore del sangue, oltre quello della paura, era meglio premurarsi.

Si slacciò Long Memory dalla cintura, lo attivò e lo conficcò nel terreno. L'ingranaggio scoperto sulla maniglia si mise in moto, pulsando di potere magico.

Sentiva proprio la mancanza di Ren in quel momento, ma se non aveva la sua Semblance, avrebbe dovuto utilizzare l'alternativa migliore. La barriera che aveva conservato nel bastone avrebbe retto per un paio d'ore.

I suoi poteri magici erano ancora acerbi, ma non doveva permettersi di fallire.

Si chinò vicino a Ozpin e esaminò la ferita. Sotto lo strappo delle vesti insanguinate, appariva un taglio lungo e, all'apparenza, anche profondo.

"Sei un maledetto idiota," mormorò Oscar, cercando di allontanare l'angoscia e il disgusto il più possibile. Posò la mano destra sul quel taglio, sussurrando scuse al compagno ferito al quale stava causando più dolore.

"Cercherò di essere il più veloce possibile."

La sua magia era acerba e di natura arcaica, e l'Aura di Ozpin era rotta. Il ricucimento dei tessuti avrebbe fatto male.

Con l'altra mano, cercò quella di Ozpin. Sentì le sue dita ricambiare la stretta.

Fece un profondo respiro.

Ma prima che riuscisse a scendere a fondo nella propria anima, alla ricerca di quel familiare potere che la permeava, Ozpin parlò.

"Quando tutto questo sarà finito…"

Girò la testa e tossì forte, colorando la terra di sangue.

Oscar si chinò ulteriormente su di lui, in apprensione.

"Non lasciarmi proprio adesso, vecchio," pregò.

"Quando tutto questo sarà finito," ripeté Ozpin. "Festeggeremo."

Oscar annuì.

"Sì," le lacrime caddero con un battito di palpebre. "Faremo una grande festa e ci sarà una montagna di dolci, e tutti i nostri amici saranno con noi. Saranno tutti vivi."

Strinse più forte la mano di Ozpin.

"Ma adesso devi restare con me. Ti prego."

Le dita cominciarono a formicolargli come sempre, quando usava la magia.

Sotto il palmo che non si sarebbe mai più ripulito di quel sangue – sarebbe stato sempre lì, a macchiargli i ricordi – la ferita cominciò a risanarsi.

Ozpin sussultò, le sue dita si serrarono alla mano di Oscar con una forza tale da fargli male, ma non emise alcun suono.

Soffrì silenziosamente, sopportando la sutura alla pelle e i tessuti interni. Tra quella e il sangue che ricominciava a rinnovarsi, l'intero processo durò più o meno trenta minuti.

Alla fine, sia Ozpin che Oscar erano stremati.

"Mi dispiace, ma non ho la forza di ricucire anche il gilè," gli disse Oscar, ansimando.

Ozpin, che ricominciava a riprendere colore, gli rispose a fatica.

"Non… sprecare ulteriormente la magia… su di me."

Oscar scosse la testa, provocandosi un ulteriore capogiro. Ma dannazione, quanto era cretino quel vecchio!

Prese il viso di quel maledetto vecchio tra le mani, poggiando la fronte sulla sua. Chiuse gli occhi.

"Non fare mai più una cosa del genere," disse debolmente. Dannazione, se si metteva a piangere ora, non se lo sarebbe perdonato.

"Saresti morto," rispose Ozpin. Una constatazione valida.

"È vero. Mi hai salvato. Ti ringrazio."

"Siamo pari. Grazie, Oscar."

Ricevette un bacino sulla fronte per quella risposta.

"Ma se dobbiamo festeggiare," disse Oscar, tentando di ignorare le guance che gli si arrossavano. "Dobbiamo sopravvivere entrambi, intesi. Non potrei mangiare una montagna di dolci da solo."

Ozpin rise.

"Hai ragione. Starò più attento anch'io."

Oscar decise di lasciarlo riposare ancora per un po', prima di rimettersi in cammino.

Dèi solo sapevano quanto ne avesse bisogno anche lui.
  
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