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Autore: chemist    11/12/2020    0 recensioni
Un gruppo di ragazzi si trova ad una festa quando il cielo della cittadina in cui vivono viene solcato da qualcosa di incredibile, che cambierà la loro vita…e tutte quelle a venire.
Storia basata su un sogno particolarmente bizzarro che ho fatto un po' di tempo fa.
Genere: Introspettivo, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7: La quiete prima della (nuova) tempesta
 
Il tragitto dalla biblioteca alla casa di Lina fu tanto rapido quanto silenzioso: ognuno di noi stava affondando in un oceano di pensieri, nessuno fiatava, sembravamo quasi degli sconosciuti.
Dopo aver suonato il campanello ed essere stati accolti all’interno, Eva mi corse incontro rincuorata prima di stopparsi a pochi centimetri da me, ricordandosi forse del modo decisamente imbarazzante in cui ci eravamo lasciati. Ben, invece, era ancora seduto a rimuginare, probabilmente a vuoto.
Hughes, Oliver ed Evelyn mi seguirono a ruota e naturalmente toccò a me fare le consuete presentazioni. In particolare, non mi sfuggì un’occhiata perplessa che Eva dedicò alla figlia del professore.
“Bene, ora che ci conosciamo che ne dite di andare ad osservare da vicino il problema?” propose quest’ultimo, quindi tutti insieme ci dirigemmo fuori al balcone dove intravedevo le sagome dei ragazzi caduti vittime del sortilegio, senza che si fossero mossi d’una virgola.
D’un tratto un sussurro mi entrò nell’orecchio, richiamando la mia attenzione. Era Eva, di nuovo.
“Credevo che stessi andando a prendere solo il professore. Gli altri due cosa ci fanno qui?”.
“Lunga storia”, tagliai corto. “Per ora accontentati di sapere che abbiamo trovato uno strano libro che parla di…beh, quello”, e con il dito le indicai il cerchio nel cielo, come se fosse proibito pronunciarne il nome.
Di solito, quando vedi qualcuno che conosci sbalordirsi per qualcosa di cui tu eri già a conoscenza ti diverti un sacco. In quel caso, invece, lo sbigottimento di Hughes e gli altri, unito al fatto che rispetto a quando ero partito non era cambiato assolutamente niente, provocò in me solo un’estrema inquietudine.
‘Riusciremo davvero a rimettere tutto in ordine? O siamo alla fine del mondo?’, pensavo.

Rientrando, Hughes aveva un atteggiamento diverso: sghignazzava nervosamente, era eccitato come un bambino la sera di Natale. Non lo avevo mai visto così.
“Non posso crederci…è tutto vero…non posso crederci”, ripeteva; poi, afferrando Ben per un braccio, disse: “tu…tu ci hai guardato dentro…dimmi cosa hai visto!”.
Il ragazzo, i cui sensi erano sovraeccitati dall’incredibile esperienza vissuta, balbettò spaventato: “n-n-non…non…non credo che s-sia…una buona idea”.
Mi fissava, aspettandosi forse un mio provvedimento, così lo rassicurai: “diglielo pure, tanto suppongo che ormai possano credere a tutto”.
Ben, dunque, mise anche i nuovi arrivati al corrente delle sue visioni, seppur meno minuziosamente di quanto aveva fatto con me ed Eva (magari perché gli faceva male ripercorrere con la mente quei momenti, o magari per mancanza di fiducia: chi avrebbe potuto biasimarlo?); quando sottovoce citò la scimmietta e il foglio di carta, che ancora lo assillavano nel tentativo di indovinarne il significato, Evelyn non poté reprimere una risatina smorzata, alla quale seguì il secondo sguardo bieco di Eva.
“Lo trovi divertente? Pensi che questo sia un gioco?”, la imbeccò con più aggressività di quanta volesse mettercene.
“Oh, no, ci mancherebbe; è solo che…questa storia è proprio assurda” si giustificò l’altra.
Oliver provvide a sedare quel piccolo battibecco con una domanda banale, una di quelle che, un po' per caso, mette in moto tutti gli eventi: “Ben, sei sicuro che sia accaduto tutto all’improvviso? Quella…uhm…quella cosa nel cielo non ha dato nessun, come dire…preavviso, del fatto che stesse per ‘ipnotizzarvi’?”.
Ben tacque per qualche istante, come se si fosse assentato; poi ammise: “in effetti, ora che mi ci fa pensare…pochi secondi prima della grande luce bianca, ricordo che le orecchie avevano iniziato a fischiarmi…ma non so se questa cosa sia collegata al portale oppure no…”.
“E non abbiamo altre fonti in grado di confermarlo o smentirlo”, rispose Hughes.
“Pare che, malgrado tutto, non ci resti che aspettare e riflettere”, conclusi io.

Mentre in cucina il professore illustrava ad Eva e Ben le pagine del libro riguardanti l’incrocio quantistico (fermandosi di tanto in tanto a fare constatazioni contrariate sulla quantità di alcol consumata durante la festa; argomento su cui Oliver preferiva invece chiudere un occhio), ne approfittai per ‘passeggiare’ un po' in mezzo a tutte le persone bloccate sul terrazzino.
Non muovevano un singolo muscolo. Erano immobili, e infondo lo eravamo anche noi ‘superstiti’ che non sapevamo dove sbattere la testa.
Un brivido mi percorse la schiena quando sentii una voce dire: “Sembra uno di quei film, ‘l’Apocalisse degli Zombie’…o qualcosa del genere”.
Mi voltai ad incontrare l’espressione vispa di Evelyn e annuii: “già…magari lo fosse”.
Si accorse chiaramente che le mie apprensioni erano rivolte soprattutto a due ragazzi: “chi sono?”.
“I miei migliori amici. Si chiamano Keith e Randy. Ero venuto alla festa con loro”.
Lei incrociò le braccia sul petto: “pensavo che fossero Eva e Ben i tuoi migliori amici”.
“No, beh…in realtà Ben prima di stasera non lo conoscevo neanche, mentre Eva…” mi stoppai un attimo a osservarla, bellissima anche quando assorta, “…è un po' complicato, ma diciamo che è un’amica. Un’amica di vecchia data”.
“E io che credevo fosse la tua ragazza”.
“Che? No, no! Cosa vai a pensare!” mi affrettai a chiarire, come se fosse evidente il contrario anche per una sconosciuta. “Non è la mia ragazza, no. Come ho detto, è soltanto un’amica”.
“Okay” rispose Evelyn con un mezzo sorriso. “Comunque non intendevo provocarla, prima: se ho detto qualcosa che l’ha offesa…”.
“Naah, non è colpa tua; siamo semplicemente…un po' nervosi, capisci? Non è facile essere gli unici scampati al pericolo e dover trovare un modo per sistemare le cose”.
“Certo, posso immaginarlo” disse, offrendomi un nuovo assaggio dei suoi luminosi occhi. “Spero che riusciremo a far tornare tutto come prima. Keith e Randy sembrano simpatici”.
“Lo sono” confermai, apprezzando sinceramente quel tentativo di stemperare la tensione.

Incredibile quanto velocemente si può passare dalla padella alla brace, vero?
Un minuto prima mi stavo godendo uno dei pochissimi momenti di pace di quella notte, e un minuto dopo venimmo nuovamente gettati nel panico da quel mistero piombato dal nulla nelle nostre vite, rendendoci incapaci di prevedere quale sarebbe stata la prossima mossa.
Un orecchio cominciò a fischiarmi. Poi dopo anche l’altro.
La faccia contorta di Evelyn mi avvisò che stava succedendo lo stesso anche a lei.
Immediatamente ci raggiunsero Eva, Ben, Hughes e Oliver, nelle medesime condizioni.
Alzai lo sguardo al cielo. L’anello stava lampeggiando.
“Oh mio Dio!”.
   
 
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