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Autore: Signorina Granger    12/12/2020    9 recensioni
INTERATTIVA ||
I Peccati Capitali erano un gruppo di maghi e streghe, considerati tra i più potenti della Gran Bretagna, ognuno dei quali rappresentava uno dei sette peccati capitali a causa di una grave colpa da loro commessa.
Il gruppo è stato sciolto e accusato di essere responsabile della morte del Ministro della Magia, ma quasi tutti riuscirono a fuggire, di loro si sono perse lle tracce e sulle loro teste venne messa una taglia.
Dopo tre anni il Ministero è ormai caduto nelle mani dei Cavalieri Sacri, un ordine che dovrebbe occuparsi della tutela dei maghi, e una dei Peccati decide di andare alla ricerca dei suoi vecchi amici con l'intento di trovarli e mettere fine, insieme, alla loro persecuzione, trovando il vero responsabile dell'omicidio che li fece condannare e alle tirannie messe in atto dai Cavalieri.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 16
 
 
 
“Che cos’è quella luce?”
Jezabel si voltò alle parole dell’amica, individuando rapidamente ciò che Rita stesse indicando grazie alla completa oscurità in cui si trovavano: era notte fonda, e individuare una – o forse tante – fonti luminose ad un paio di chilometri di distanza non era difficile.
 
“Credo che sia fuoco. Torce.”
“Vuoi dirmi che li hanno…”
 
Un’espressione inorridita attraverso il volto di Rita, ma la Temperanza la prese per un braccio e la spinse nei pochi metri di le dividevano dall’ingresso del rifugio dei Peccati, bussando frettolosamente alla porta affinché le aprissero.
 
“Qui non possiamo Smaterializzarci, e prima che superiamo il confine della barriera si saranno già avvicinati troppo… non dobbiamo farci vedere.”
 
 
*
 
 
 
Loki non era ancora riuscito a chiudere occhio quella notte quando un leggero vociare proveniente dal piano terra attirò la sua attenzione, convincendolo ad alzarsi dal letto per vedere chi, come lui, fosse insonne.
 
Il mago uscì dalla stanza senza chiudersi la porta alle spalle, trovando il corridoio avvolto nell’oscurità, e scese piano le scale adocchiando un’alta ed esile figura in piedi davanti alla finestra del salotto.
Le si avvicinò senza dire nulla, affiancandola silenziosamente tenendo le braccia strette al petto e le iridi chiare indirizzate su una luce – probabilmente generata da delle fiamme – che brillava nell’oscurità e che si stava visibilmente avvicinando.
 
“Ci hanno trovati, allora.”
“Così sembra.”
 
“Quanto resisterà la tua barriera?” 
“Difficile a dirsi, non sapendo di preciso con chi abbiamo a che fare. Di certo sono molti.”
 
Mac parlò senza battere ciglio, gli indagatori occhi verdi fissi sullo stesso punto dell’amico, che emise una specie di flebile sbuffo:
 
“Siamo in sei e lo sanno, Hoffman avrà sfornato tutti i suoi bei soldatini.”
“Sveglia Ebe. Flagro deve sparire, e in fretta. Io penso agli altri. Voi restate qui.”
 
Mackenzie aveva appena finito di parlare quando, più seria che mai, girò sui tacchi e si diresse verso le scale per svegliare Alanis e il compagno. Loki, invece, restò immobile per qualche istante, gli occhi fissi sui Cavalieri che, dopo averli individuati, si stavano avvicinando.
Si domandò come avessero fatto prima di voltarsi e lanciare un’occhiata a Rita e a Jezabel, che fino a poco prima stavano discutendo con Mackenzie, ma indugiò su di loro solo per qualche breve istante prima di seguire la Gola verso il piano superiore con un debole sorrisetto sulle labbra: se non altro avrebbe avuto qualcosa da fare, quella notte, invece di aspettare il sorgere del sole morendo di noia.
 
 
*
 
 
Loki aprì la porta senza tante cerimonie, schiarendosi la gola prima di parlare senza muovere un muscolo, gli occhi fissi sull’ammasso di coperte che identificò come la sua improbabile amica e compagna di avventure.
 
“Ebe. Svegliati.”
“Mh? Loki, ma ti sembra il modo, che vuoi…”
 
La figura della strega emerse dalle coperte con la voce impastata dal sonno, mentre Flagro, disteso come suo solito tenendo la testa ai piedi del letto, bofonchiava qualcosa a mezza voce.
 
“Considerando che stanno arrivando i Cavalieri e che il tuo cavaliere dalla lucente armatura è più vulnerabile che mai, ho pensato che ti sarebbe interessato.”
 
Nonostante la situazione in cui si trovavano, Loki trattenne a stento un sorrisetto quando scorse l’Invidia scattare in piedi sull’attenti e iniziare a scuotere Flagro, ordinandogli di alzarsi.
 
“Sì, io mi darei una mossa. Ed è meglio che tu vada con lui.”
 
Loki prese il mantello dell’amica e glielo lanciò con un gesto pigro, guardandola allacciarselo mentre Flagro, sbuffando piano, si metteva a sedere sul letto cercando le scarpe:
 
“Ovviamente hanno aspettato che fosse buio… almeno sappiamo che non sono poi così stupidi.”
“Beh, se si fossero presentati per colazione avresti fatto un barbecue, quindi come biasimarli… Muovetevi.”
 
La Lussuria uscì dalla stanza mentre Ebe raccoglieva Gideon con mani tremanti, bloccandosi quando la mano pallida di Flagro indugiò sulla sua. La strega alzò lo sguardo e incrociò quello del mago, che nonostante la scomoda situazione in cui si trovava le sorrise, rassicurante:
 
“Andrà tutto bene.”
“Come fai ad esserne sicuro?”
“Perché ho te a proteggermi.”
 
 
*
 
 
“Certo che avete scelto proprio la serata migliore per venire, non c’è che dire…”
“Stavo esattamente pensando la stessa cosa.”
 
Alle parole di Alanis, in piedi vicino alla finestra rigirandosi il suo Tesoro Sacro – Courechouse, un bastone diviso in quattro sezioni tenute insieme da una catena – tra le mani Rita sospirò, chiedendosi perché diavolo avessero scelto proprio quella notte. Jezabel, seduta accanto a lei, pensò la medesima cosa mentre Mac parlottava insieme a Salem in un angolo e Loki, scendendo le scale in tutta calma, domandava tranquillamente a che punto fossero.
 
“Sono alla barriera. Ebe e Flagro?”      Ma inarcò un sopracciglio, parlando appena prima di udire la familiare – anche se preoccupata – voce dell’amica, che scese le scale tenendo il compagno per mano, Gideon stretta nell’altra.
 
“Siamo qui! Come diavolo hanno fatto a trovarci?!”
“La nostra amica Maysen è stata… rapita, crediamo. Eravamo giusto venute a dirvelo. Probabilmente si sono fatti dire da lei dove vi trovate.”
 
Rita parlò con un sospiro, tenendo il capo chino mentre lo stomaco le si stringeva in una spiacevole morsa al solo ripensare agli eventi di due giorni prima. Jess non disse nulla ma allungò silenziosamente una mano per sfiorare quella dell’amica mentre Alanis sbuffava sonoramente:
 
“Fantastico. Quanto ci metteranno a buttare giù la barriera?”
“Non puoi intensificarla?”
 
“Chiunque la attraversi senza il mio consenso prende fuoco, ma prima o poi cederà. Voi due dovreste andarvene però. Sparite nel bosco, vi verremo a cercare quando tutto sarà finito. E uno di noi deve restare qui a proteggere loro. Dobbiamo fare in modo che non le vedano.”
 
Mac rivolse un cenno perentorio ad Ebe e Flagro, che fece per andare verso la porta sul retro mentre Ebe esitava, gli occhi che passavano da un compagno all’altro. Le iridi scure della strega indugiarono su Loki, che però sbuffò e le rivolse un cenno sbrigativo:
 
“Sparisci, piccoletta.”
“Ma…”
“Non temere, ce la caveremo anche senza di te.”
 
“E tenete queste due.”
 
Alanis lanciò due bacchette all’Invidia e alla Superbia, che le presero senza osare chiedere da dove venissero – ormai nessuno faceva più quel genere di domande, non ad Alanis – mentre Rita e Jess assistevano silenziosamente e Mac guardava placidamente fuori dalla finestra rigirandosene una tra le dita affusolate.
 
Ebe ebbe un ultimo istante di esitazione, ma alla fine annuì mesta e seguì Flagro fuori di casa con il cuore in gola, non capendo come potessero i suoi amici essere così tranquilli mentre attraversava di corsa il pendio erboso.
 
“Andiamo nel bosco?”
“Sì. Più piante ci sono attorno a noi, meglio posso proteggerti. Se la caveranno, vero?”
 
Ebe si rivolse al compagno con apprensione, ma Flagro le sorrise teneramente e annuì, asserendo che non aveva alcun dubbio a riguardo.
 

*
 
 
“Vieni qui.”
“Ma…”
 
“Vieni qui.”
 
Il tono di Flagro era gentile, per nulla perentorio, ma Ebe si ritrovò comunque ad obbedire, smettendo di sbirciare fuori e attraversando la cavità rocciosa dove si erano nascosti per raggiungerlo e accovacciarsi sul suolo freddo accanto a lui, rabbrividendo un poco mentre le braccia del mago la circondavano.
 
“Ecco. Non potrò usare Rhitta, ma so ancora come si usa la magia. Almeno non sono totalmente inutile.”


Fu con un debole sorriso che il mago fece apparire una morbida coperta con cui avvolse entrambi, guardando Ebe sbuffare piano prima di appoggiare il mento sulla sua testa, la punta della bacchetta accesa mentre Gideon giaceva accanto alla sua proprietaria.
 
“Non dire così. Sei il più eccezionale di tutti. Neanche Mac ti equivale, al pieno delle tue forze.”
“Certo, ma per molte ore sono vulnerabile. Immagino di essere comunque un mago capace, ma contro i Cavalieri non potrei granché, in queste condizioni. Mi dispiace essere un peso.”
 
“Non sei un peso. Sono più che felice di proteggerti. Tu mi hai salvata, no?”


Ebe alzò la testa per guardarlo e lui annuì mentre le sfiorava una guancia con un dito, mormorando che l’avrebbe fatto altre mille volte, se necessario.
 
“E io ti proteggerò ogni qual volta in cui ne avrai bisogno. Mio padre diceva che essere speciali serve soprattutto per prenderci cura delle persone che amiamo.”


 
*
 
 
“Sta per cedere?”
“Direi di sì. Ci serve solo un piccolo, ultimo aiutino. Belle!”
 
Sentendosi chiamare Belle sobbalzò, voltandosi di scatto verso Asher mentre Sam, in piedi accanto a lei con la sua ascia in mano, le mormorava di stare tranquilla mentre molti del loro colleghi colpivano insistentemente la barriera invisibile che circondava l’area dove si trovavano i Peccati Capitali.
 
“S-sì?”
Sfondala. Con la luce.”
“Ma poi non riuscirò più a combattere, mi prende molte energie…”
“Fallo.”


Belle esitò, gli occhi scuri fissi su Asher, prima di voltarsi lentamente verso la barriera. Il suo sguardo intercettò per un istante quello di Sam quasi a voler trovare una conferma, e vedendo l’amico ed ex compagno di scuola annuire con un cenno appena percettibile la strega sfoderò lentamente la sua katana con un sospiro, annuendo.
 
 
Pochi istanti dopo un enorme samurai fatto di luce alto circa tre metri comparve davanti alla strega, che sollevò la katana con entrambe le mani e simulò di colpire qualcosa davanti a sé. Il samurai replicò la medesima mossa e, sotto gli sguardi di tutti i presenti, colpì la barriera. L’attrito produsse un tonfo sorso che portò Brian a premersi le mani sulle orecchie, e sia Belle che il samurai indietreggiarono di qualche passo.
Un sorriso appena percettibile attraversò le labbra di Sam, che però restò in silenzio e non mosse un muscolo mentre Belle replicava lo stesso movimento.
 
 
“Affascinante.”
“Già.”
“Pensi che la butterà giù?”
Loki si voltò verso Mac, che annuì senza dare segno di essere particolarmente preoccupata per il samurai alto tre metri che stava sbriciolando la sua barriera e si rivolse ai compagni:

“Senza alcun dubbio. Allora, gente… Qualcuno deve restare qui con le ragazze. Non devono entrare in casa.”
 
“Ma non posso Smaterializzarsi?”
Alanis inarcò un sopracciglio, scettica, ma Mac scosse la testa e asserì che dentro casa non ci si poteva Smaterializzare per un incantesimo creato da lei stessa.
 
“Mac, rimani tu. Io, Loki e Alanis andiamo fuori… tu ci aiuterai dal tetto e li terrai lontani. Voi restate qui.”
 
Salem rivolse un cenno ai due ex Corvonero e, lasciato un bacio sulla fronte di Mackenzie, uscì insieme a loro.
 
“Non possiamo andarcene in qualche modo? Siamo solo d’impiccio.”
Jezabel sospirò, parlando quasi si sentisse in colpa mentre teneva la mano di Rita. Mackenzie però si strinse nelle spalle, parlando con tono neutro mentre saliva le scale.
“Rischierebbero di vedervi, e non è il caso che facciate la stessa fine della vostra amica. Vado sul tetto, voi restate qui.”
 
 
Rimaste sole, le due Virtù ed ex compagne di scuola si scambiarono un’occhiata, e Rita, scettica, chiese all’amica che cosa potessero fare.
“Non abbiamo molta scelta, direi… stiamo a guardare.”
 
“Pensi che May sia…?”
“No. Non pensarlo neanche tu, Rita. Spero solo che Cris non corra rischi.”
 
 
*
 
 
Cristal Blackwood stava misurando il soggiorno a grandi passi, la vestaglia di seta allacciata in vita e le pantofole ai piedi, più nervosa che mai. Le sue amiche dovevano andare dai Peccati quella sera, ed erano d’accordo che l’avrebbero avvisata una volta di ritorno.
Era molto tardi, ma non aveva ancora ricevuto nessun messaggio.
 
Che fosse successo loro qualcosa? Le avevano seguite? Le avevano catturate? Le avevano portate chissà dove come May?”
 
“Merlino, come faccio a dormire?!”
 
La bionda sbuffò senza smettere di camminare, tormentandosi i lunghi capelli biondi mentre dei passi trascinati sulle scale anticipavano l’arrivo di Barnabas, che spuntò sul pianerottolo arruffato e in vestaglia:
 
“Cris, che cosa fai? Ti si sente marciare dalla mia camera…”
“Oh, scusa Barney, non riesco a dormire. Ho… problemi al lavoro, sai.”
 
Cristal abbozzò un sorriso, sforzandosi di apparire rilassata agli occhi del fratello minore che, invece, le si avvicinò guardandola più serio che mai, studiandola con attenzione:
 
“Sei nei guai? Puoi dirmelo. Non sono più un bambino.”
“Non sono nei guai, Barney. Va tutto bene. Te lo prometto.”
 
La strega allungò le braccia e lo strinse a sé quasi senza volerlo, abbracciando l’unico frammento della sua famiglia che le era rimasto aggrappandosi a lui come fosse la sua ancora. E forse quello che per anni per lei era stato “il piccolo Barney” era esattamente questo.
 
*
 
 
“Preoccupato?”
“Neanche per idea. Mi stavo giusto annoiando.”


Un accenno di sorriso incurvò le labbra di Alanis alle parole di Loki, che lasciò cadere con disinvoltura la sigaretta a terra prima di spegnerla pestandola. In presenza di Ebe non si sarebbe mai sognato di farlo, ma per una volta tanto valeva approfittare dell’assenza della piccoletta.
 
 
La strega stava per rispondere quando, all’improvviso, si irrigidì. E Loki con lei.
Delle figure incappucciate a dir poco inconfondibili si stavano avvicinando scivolando sul prato. Figure che nessuno di loro avrebbe mai potuto dimenticare.
 
“Cap?!”
 
Salem non rispose, ma si voltò verso il tetto da dove Mac, seduta sulle tegole con la lunga giacca nera addosso, studiava la scena.
 
Mac che sollevò la bacchetta e, pensando a ricordi ormai lontani che la vedevano nella casa dov’era cresciuta coi suoi genitori, evocò una lince argentea.
Loki borbottò l’incantesimo a mezza voce e poco dopo Alanis vide un grande unicorno fatto di luce galoppare verso i Dissennatori per farli indietreggiare e scuotere la lunga chioma, facendola sorridere un poco:
 
“Persino il tuo Patronus si mette in mostra, Louis.”
“Buon sangue non mente, Annabelle.”


 
*
 
 
Gli occhi verdi di Mac scrutavano i Cavalieri chiedendosi se tra loro ci fossero anche quelli che l’avevano picchiata tanto violentemente da causarle il peggior dolore – fisico e mentale – di tutta la sua vita.
La strega sospirò piano, ripetendosi di non farsi distrarre mentre sollevava la mano destra, comprimendo lentamente le lunghe dita pallide.
 
Dolore
 
A volte voleva che ne provassero tanto quando lei.
 
 
 
 
 
“Ok, qual è il piano? Fingiamo di, mh… picchiarli?”
“Sì, ma tu vacci piano… fingi di essere ferita, che so.”
 
Belle annuì, poco convinta, prima di evitare di colpire il Capitano con la katana per un soffio, guardandolo Smaterializzarsi e apparire alle spalle di un Cavaliere prima di Schiantarlo.
 
Alanis aveva quasi l’aria di divertirsi vagamente mentre rubava armi a più non posso, ridacchiando di fronte alle espressioni frastornate dei Cavalieri quando le loro preziosi arme sfuggivano alle loro prese.
 
“Carino, il tuo samurai. Ci faccio un pensierino.”
 
La katana scivolò dalle mani di Belle per finire in quelle di Alanis, che sfoggiò un rapido sorrisetto prima di prendere il controllo della gigantesca figura che brillava nella notte. Non colpì un gruppo di Cavalieri per un soffio, ridendo divertita.
 
All’improvviso, Belle si sentì quasi sollevata di non essere nel mirino di quelle persone, mentre guardava alcuni dei suoi colleghi agonizzare a terra senza un apparente motivo. Provò un po’ di dispiacere per loro, e alzò lo sguardo sul tetto scorgendo una figura seduta sulle tegole un attimo prima di comprendere.
 
 
 
 
 
La mano di Mackenzie stava per chiudersi a pugno quando i suoi occhi vagarono sui compagni per assicurarsi che tutti se la stessero cavando. Alanis aveva l’aria di divertirsi, praticamente, ma la strega posò lo sguardo su Loki prima di ritrovarsi costretta a lasciar perdere i Cavalieri che stava per uccidere.
 
“A volte mi domando dove sareste, se non ci fossi io…”
Fu con un lieve sbuffo che la strega si alzò, evitando la freccia che le venne scagliata contro. La seconda l’afferrò con la mano e, dopo averle rivolto una breve occhiata, ne incendiò la punta prima di rimandarla indietro. Sentì l’esplosione, ma non si voltò, curandosi dell’amico e rendendosi conto che Loki aveva i vestiti rovinati.
 
Si sentì improvvisamente sollevata di trovarsi sul tetto, in effetti.
 
 
 
Si era sentito afferrare la gamba sinistra da qualcosa prima di finire trascinato a terra, comprendendo che fosse la stretta di una frusta mentre il Cavaliere davanti a lui, non seppe bene come, evocava una gran quantità d’acqua dal nulla.
 
Cavaliere che, evidentemente, poteva far cambiare all’acqua stato e temperatura, perché di certo sarebbe rimasto ustionato dalla cortina di acqua che lo aveva circondato se non si fosse liberato in tempo dalla presa della frusta.
Riconobbe il Cavaliere dai capelli scuri come uno dei maghi che lui e gli altri avevano affrontato al Torneo di Agrardis prima di rendersi conto, con orrore, che i suoi preziosissimi pantaloni gessati blu erano stati rovinati dall’impatto con l’acqua bollente.
 
MI HAI… ROVINATO… I PANTALONI NUOVI?!”
 
 
Il doppio arco fatto di luce apparve nelle mani del Peccato, che scagliò una freccia senza neanche voltarsi verso un Cavaliere in avvicinamento mentre si alzava, gli occhi chiari fissi su un Brian quasi leggermente confuso: in un momento del genere quell’uomo pensava all’incolumità dei pantaloni?
 
 
*
 
 
Spero che nessuno rovini i vestiti all’elegantone, potrebbe offendersi un poco!”
“Tu dici?”
“Certo, lo conosco bene!”


Ebe abbozzò un sorriso, ma Flagro la vide incupirsi un poco e le sorrise mentre le scostava una ciocca di capelli scuri dal viso:
 
“Un po’ ti dispiace non essere lì con loro, vero?”
“Sei la cosa più importante, è ovvio, però… spero che se la cavi.”
 
“Certa che se la caverà, non stare in pena per Loki. Non ha bisogno del tuo aiuto.”
 
“COSA DICI, certo che ne ha! L’ho aiutato innumerevoli volte, io!”
 
Ebe incrociò le braccia al petto, stizzita, e l’uomo ridacchiò mentre annuiva, scusandosi solennemente e rimarcando quanto la strega fosse indispensabile per le sorti del suo amico e dei suoi vestiti.
 
 
*
 
 
Loki avrebbe avuto un bel numero di Cavalieri da affrontare, ma stava meditando sulla giusta punizione da infliggere all’uomo che aveva osato rovinargli i vestiti. Non che li avesse pagati, chiaramente, ma era comunque un affronto che non poteva ignorare.
 
 
Brian, dal canto suo, stava evitando le sue Maledizioni Senza Perdono rammentando in modo confuso qualcosa che Luvienne gli aveva detto quella mattina, quando avevano organizzato la spedizione alla quale la strega aveva preferito non prendere parte.
 
 
“Non rovinargli i vestiti.”
“Perché scusa?”
“Fidati Brian, piuttosto uccidilo subito, ma ascolta quello che ti ho detto.”
 
Aveva quasi pensato che la collega e amica lo stesse prendendo in giro, ma forse Luvienne era stata più seria del previsto.
 
 
Maledicendolo mentalmente e con l’ausilio della bacchetta, anche se quel fastidioso Cavaliere continuava ad usare degli strani scudi di puro ghiaccio per difendersi, Loki stava quasi per considerare la possibilità di fargli perdere coscienza: certo, avrebbe preferito farlo e vederlo soffrire dopo l’affronto subito, ma almeno se lo sarebbe levato dai piedi in fretta.
 
Fu all’ora che, distraendosi un poco, Loki scorse una figura ormi familiare. La figura di un mago alto e dai capelli color biondo scuro, un bastone nodoso in mano.
Il secondo di distrazione gli sarebbe stato fatale se non avesse avuto i riflessi abbastanza allenati da permettergli di spostarsi e evitare parzialmente la fattura che Brian gli lanciò contro. L’incantesimo lo colpì solo di striscio sulla spalla, provocando un taglio netto sulla manica della sua giacca e dei rivoli di sangue sul tessuto.
 
“Anche la giacca? Sai, mi sono veramente stancato. E ho altro di cui occuparmi.”
 
Abbandonato l’ausilio della bacchetta, Loki schioccò semplicemente le dita, e sia Brian che gli altri Cavaliere che si trovavano nel raggio di cinque metri vennero scagliati a terra da un’onda d’urto che fece quasi ridere la Gola.
Aveva quasi pensato di aiutarlo, ma poi Mac aveva deciso di godersi lo spettacolo.
 
La Lussuria invece girò sui tacchi e seguì Asher a passo di marcia, ignorando deliberatamente gli attacchi che gli venivano scagliati contro parandoli o evitandoli senza neanche voltarsi, facendo crollare a terra più di un Cavaliere che si metteva sul suo cammino.
 
 
“Stai cercando Flagro?”
 
 
Si erano allontanati da tutti gli altri di diversi metri, trovandosi quasi in mezzo agli alberi, sulla fiancata del rifugio, quando la voce profonda di Loki giunse alle orecchie del Cavaliere, che si fermò voltandosi d’istinto:
 
“Presumo sia con la tua amichetta. Lo state proteggendo? Che carini. Beh, non penso sarà difficile metterla fuori gioco di nuovo, e lui a quest’ora è pressoché inutile.”


 
Probabilmente Asher si sarebbe aspettato qualsiasi tipo di risposta o di reazione da parte del Peccato, che però riuscì comunque a stupirlo: il Cavaliere, più confuso che mai, lo guardò ridere per la prima e ultima volta in vita sua.
Forse il Ministro aveva ragione, quando li definiva dei poveri folli.
 
 
“Tu… mettere fuori gioco Ebe. Certo. Ti farebbe fuori schioccando le dita. E’ solo troppo tenera per farlo. Per tua sfortuna, ti sei imbattuto nel meno tenero di tutti.”
 
 
*
 
 
“Che succede?!”
“Non lo so, non vedo niente, vedo solo un… coso enorme luminoso, ma che Tosca è?!”
 
Rita, in ginocchia davanti alla finestra, stava sbirciando fuori insieme a Jezabel cercando di capire come se la stessero cavando i Peccati, ma senza grandi risultati.
 
“Forse è una specie di arma dei Cavalieri. Merlino, mi sento così inutile… non abbiamo possibilità di uscire senza essere viste, vero?”
 
Jezabel parlò con un sospiro mentre i Dissennatori circondavano l’edificio, costretti a restare a distanza dal Patronus di Mackenzie, che brillava nell’oscurità tanto tanto il samurai alto diversi metri di cui Belle sembrava aver ripreso il controllo.
 
“Con i Dissennatori in giro IO non metto piede fuori neanche per tutti i Galeoni del mondo, Jess. Esseri ripugnanti…”
 
L’ex Tassorosso lanciò un’occhiata che traboccava disgusto alle creature mentre Jezabel, sospirando, si metteva seduta sul pavimento appoggiandosi contro la parete.
 
“Continuo a pensare a May, sai. Tu cosa… cosa hai provato quando eri a casa sua?”
 
“Non saprei. Paura, credo, principalmente. Dolore. Perché me lo chiedi?”
 
Rita lanciò un’occhiata perplessa all’amica mentre si metteva seduta accanto a lei, guardando la strega scuotere la testa mentre si stringeva le ginocchia al petto:
 
 
“Io non riesco… a sentire quasi niente. Non riesco a piangere per lei, così come non ho mai pianto per Michael. La conoscevo da quando avevamo 11 anni. Dimmi perché non soffro come dovrei, Rita.”
La voce di Jezabel s’incrinò mentre si voltava verso l’amica, gli occhi scuri improvvisamente lucidi, e Rita le sorrise prima di prenderle una mano:
 
“Sai, vorrei poter dire di avere sempre tutte le risposte, ma non è così, anche se la gente spesso lo pensa. Ma so quanto vuoi bene a May, così come ne vuoi a me, o a Cris. Ti conosco da 16 anni, Jess. Non… esterni molto bene quello che provi o senti, ma questo non significa che non provi niente.”
 
“E allora perché non riesco neanche ad evocare uno stupido Patronus, Rita? Chiunque lo fa… tranne me.”
“E’ un incantesimo complesso, servono ricordi molto felici.”
 
“Cris ha perso quasi tutta la sua famiglia. Lei ci riesce però. Queste persone ci riescono, con le loro storie travagliate. Io no.”


Jezabel scosse il capo mentre colpiva il pavimento con irritazione, chiedendosi per l’ennesima volta nel corso dei suoi ventisette anni di vita cosa avesse che non andava.
 
“Forse quel tipo di felicità ancora ti manca, Jess. Ma lo avrai, ne sono sicura. Nessuno che io conosca lo merita più di te.”
 
“Vorrei solo provare qualcosa, per una volta. Un sentimento di qualsiasi genere, ma che… che mi scuoti l’anima. Adoravo Michael, e quando è scomparso a stento ho battuto ciglio. Quando ho scoperto di Patrick mi sono arrabbiata, certo, ma è passata in fretta. E anche se stavo con lui sapere che mi tradiva non mi tangeva neanche lontanamente.”
 
Rita abbracciò l’amica con un sospiro, mormorando che non aveva nulla che non andava e che, semplicemente, forse non aveva ancora trovato qualcuno da amare a tal punto da provare ciò di cui parlava.
 
“I tuoi genitori adottivi ti volevano bene, ma non sono mai stati molto affettuosi con te, specie tuo padre. No? Mi hai detto che a volte ti sentivi quasi come se avessero paura di te e di quello che potevi fare. Presumo che questo non ti abbia aiutata molto… ma arriverò anche per te Jess. Non temere. Io ho sempre ragione, dopotutto.”
 
 
*
 
 
 
 
Un Dissennatore gli si stava avvicinando, ma Loki, dopo anni passati ad Azkaban, avrebbe potuto riconoscere quella sensazione, quel freddo spettrale e l’angoscia, da interi chilometri di distanza.
 
Expecto Patronum.”
 
Dalla punta della sua bacchetta uscì un secondo Unicorno luminoso, e la Lussuria lanciò un’occhiata di sbieco alla bacchetta che teneva in mano – ricoperta, sull’estremità dell’impugnatura, da piccole crepe – certo che non gli sarebbe servita ancora per molto.
Merlino, quanto gli mancava quella che aveva comprato con suo padre e sua sorella Camille – che saltellava davanti al bancone più emozionata di lui – da Olivander 18 anni prima.
 
 
“Perché ci tenete così tanto a proteggere la Superbia?”
“Suppongo che oramai possiamo considerarci tutti una… stramba famiglia, diciamo. E una persona a cui tengo tiene molto a lui.”
 
Loki si sistemò gli straccali blu notte sulle spalle quasi non nonchalance, come se stesse affrontando una piacevole e normale conversazione sul tempo atmosferico e ignorando la bacchetta che il Cavaliere gli puntava contro.
 
“Io non ci credo, alla favoletta dove siete tutti amici, vi volete bene e siete innocenti.”
“Libero di non crederci, non mi interessa. Vogliamo solo riavere una vita normale, nulla di più. Adesso, visto che Flagro non ne ha la possibilità, immagino di dover completare la sua opera dell’altra volta.”
 
Un Protego non verbale protesse l’ex Corvonero dallo Schiantesimo di Asher, ma la sua potenza lo fece comunque arretrare di quasi mezzo metro. Loki però sorrise appena, quasi vagamente divertito, mentre lo guardava con disapprovazione:
 
“Che maleducato. A me hanno insegnato che ci si inchina, quando si duella.”
 
 
Una specie di mano invisibile costrinse Asher ad inchinarsi digrignando i denti, trattenendosi dall’imprecare mentre l’altro lo guardava soddisfatto.
 
“Bene. Adesso cominciamo. Crucio.”
 
*
 
 
 
Per qualche assurdo motivo, Asher stava facendo un’immensa fatica a colpire la Lussuria: quando il mago stava per non riuscire a parare un incantesimo in tempo, i rami degli alberi in mezzo a cui si trovavano si allungavano davanti al mago e venivano colpiti al suo posto, spezzandosi o polverizzandosi.
Per un attimo lo stesso Loki era rimasto a guardare con leggera perplessità, ma ben presto aveva capito di cosa si trattasse.
 
 
 
“E’ in mezzo a degli alberi?”
“Sì, quasi lo sento. Me lo stanno… dicendo.”
 
Ebe annuì, la fronte aggrottata per la concentrazione mentre aiutava, per quanto poteva, il suo amico a distanza.
 
“Vedi che gli vuoi bene?”
Flagro, appoggiato alla parete rocciosa rigirandosi la bacchetta tra le mani, sorrise divertito mentre una spessa coltre di radici copriva quasi del tutto l’ingresso della cavità, coprendoli alla vista in caso qualcuno fosse passato lì davanti.
 
“Non essere ridicolo, è che sono in debito con lui. E nessuno vuole essere in debito con Louis Murray tanto quando nessuno vuole esserlo con te, dammi retta.
 
 
*
 
 
“Dove diavolo si è cacciato Loki?! Non posso fare tutto da sola con Cap, per Morgana! MAC! Dammi una mano!”
 
Alanis mollò un calcio all’uomo che aveva atterrato, intimandogli di non muoversi mentre il Capitano combatteva a qualche metro di distanza.
Mackenzie, che non aveva mai lasciato il tetto, sbuffò piano, borbottando qualcosa a mezza voce:
 
Dobbiamo sempre fare tutto noi donne…”


 
Belle la guardò saltare dal tetto quasi con orrore, chiedendosi se non si sarebbe schiantata al suolo, ma all’improvviso si rese conto di riuscire a malapena a muoversi.
La strega abbassò lo sguardo sulle proprie gambe, che si muovevano al rallentatore, mentre l’alta figura di Mac atterrava lentamente e con grazia al suolo, sfoderando la bacchetta al contempo.
 
 
“Forte.”
 
Alanis si guardò attorno con un sorriso, osservando i Cavalieri non riuscire a correre mentre Mac si aggirava tra loro quasi con calma, con fiotti di luce rossa che venivano scagliati da tutte le parti, colpendo i Cavalieri Schiantandoli.
 
Belle la guardò avvicinarlesi col cuore in gola, ma vide Mackenzie rivolgerle un accenno di sorriso e una strizzatina d’occhio prima di sfiorarle la fronte con le dita:
 
“Adesso dormi, signorina.”


La strega sbattè le palpebre, confusa, mentre la vista le si annebbiava, e si lasciò scivolare al suolo sentendo le gambe come fatte di zucchero filato.
La Gola la superò per occuparsi di altri cavalieri mentre l’effetto del suo incantesimo iniziava a svanire, e Belle chiuse gli occhi lentamente sotto al cielo stellato, lasciandosi trasportare dolcemente nel sonno.
 
 
*
 
 
“Devo ammettere che sapendo che c’è la Gola a proteggerci mi sento piuttosto rincuorata. Forse potremmo persino cavarcela!”


Rita parlò strabuzzando gli occhi, quasi stentando a credere alle sue stesse parole mentre guardava Mac respingere gli attacchi.
 
“Ma dov’è finita la Lussuria? Vedo lei, l’Invidia… l’Ira è praticamente circondato, non riesco a vederlo, ma immagino che se la caverà. Jess?”
 
La psichiatra si voltò verso l’amica, la fronte aggrottata, e vide Jezabel in piedi con le braccia strette al petto a qualche metro di distanza, davanti alla finestra che affiancava la porta d’ingresso.
 
“E’ di là, Con Asher Flint.”
 
“Quello che piaceva a…”
 
Rita non finì la frase, preferendo non pronunciare un’altra volta quel nome ad alta voce. Scosse il capo e si rivolse di nuovo all’amica, scettica:
 
“Pensi che ci sia lui dietro alla sua sparizione?”
“Non saprei. Di certo è stato il Ministro a dare l’ordine, ma lui potrebbe avergli detto cose per convincerlo. Probabilmente anche lui le si è avvicinato per carpirci informazioni, dopotutto.”
 
 
“Oh, beh, sono sicura che la Lussuria se la caver- JESS! JESS, dove stai andando?!”
 
Aveva appena udito un grido soffocato quando la Fortezza si ritrovò a guardare con orrore l’amica muoversi di scatto, aprire la porta e uscire senza tante cerimonie.
 
“PORCA TOSCA, TORNA SUBITO QUI! JESS!”
 
Rita si alzò e corse alla porta deglutendo a fatica, gli occhi fissi sull’amica: che diavolo era successo? La guardò scendere il pendio quasi incespicando sul prato chiedendosi a cosa stesse pensando, rabbrividendo nel sentire un freddo innaturale riempirle i polmoni.
 
“Ti sembra questo il momento di fare la coraggiosa!? E’ il momento peggiore, porca Morgana!”
 
 
*
 
 
“Pezzo di merda… figlio di… puttana.”
 
Loki strinse i denti per celare un gemito mentre si estraeva con un movimento secco e deciso una sorta di gigantesca spina dal fianco destro, tentando di ignorare la fitta di dolore acuto mentre il sangue gli macchiava i suoi bei vestiti.
 
Asher giaceva a terra a qualche metro di distanza, ansante e ferito quasi quanto lui, e stava per recuperare il suo bastone quando qualcosa, accanto a lui, mi mosse:  i rami del faggio alle sue spalle si incurvarono e allungarono fino a raggiungerlo, sollevandolo e stringendolo in una morsa ancorandolo al tronco.
 
Un sorriso appena percettibile incurvò le labbra di Loki, che sollevò a fatica il braccio attorno al quale comparve di nuovo il suo arco:
 
“Te l’ho detto, che la piccoletta ti farebbe il culo. Non puoi controllare il suo elemento meglio di lei. Ah, questo è per averla quasi uccisa.”


 
 



 
“E’ ferito!”
Il pigolio spaventato di Ebe lo fece sospirare, sfiorandole le spalle con le braccia mentre la guardava con apprensione:
 
“Puoi fare qualcosa?”
“Dovrei aver intrappolato il Cavaliere. Credo sia quello che voleva uccidermi.”
 
L’espressione di Flagro si rabbuiò e per un istante la presa sulle spalle della strega si intensificò un poco, rammaricandosi di non poter fare nulla. Avrebbe tanto voluto farlo lui stesso, ma in quel momento gli sarebbe stato impossibile.
 
Beh, sempre meglio che lo facesse Loki, piuttosto che lasciarlo a piede libero.
 
 
“Devo andare! Resta qui, ok? Non ti muovere, torno subito!”
 
Ebe scattò in piedi sotto il suo sguardo attonito, e iniziò a cercare di spostare le radici che lei stessa aveva creato mentre Flagro si alzava a sua volta:
 
“Dove stai andando?”
“Lo devo aiutare, se lo attaccassero ora… E’ il mio… è il mio migliore amico.”


Flagro esitò, ma annuì e le rivolse un sorriso dolce, mormorando che l’amava proprio per il suo buon cuore prima di farle cenno di andare.
 
Ebe gli rivolse un’ultima occhiata preoccupata, mormorando che sarebbe tornata subito da lui, prima di iniziare a correre più velocemente che poteva. Non avrebbe mai immaginato che qualcuno la stava precedendo.
 
 
 
*
 
 
 
Che vita di merda…”


Loki appoggiò il capo al suolo con una smorfia, la mano che sfiorava la profonda ferita che lo stava lentamente torturando. I rami avevano smesso di trattenere Asher e ora il mago riversava a terra, immobile e in una posizione innaturale, gli occhi chiari aperti e una freccia in pieno petto.
 
La Lussuria tastò il terreno attorno a sé per cercare tracce della sua bacchetta, ma ben presto si arrese dicendosi che doveva essere finita chissà dove.
 
Beh, praticamente non poteva muoversi ed era senza bacchetta. Se lo avessero attaccato in troppi sarebbe stata di certo la sua fine.
 
Se non altro, si disse tetro guardando il cielo sopra di sé, era una bella notte per andarsene.
 
Quando sentì correre verso di lui neanche si voltò, preparandosi al momento che temeva da tutta la vita, ma si ritrovò a sorprendersi quando sentì qualcuno inginocchiarsi accanto a lui e una voce femminile, una delle più dolci che avesse mai udito, giungere quasi timidamente alle sue orecchie:
 
“Sta bene? Ho sentito…”
 
Gli occhi scuri di Jezabel indugiarono su Asher prima di tornare su Loki e sulla sua ferita, deglutendo mentre il mago parlava non nonchalance, guadando pigramente sopra di sè:
 
“Probabilmente sto per morire, penso sia giunta l’ora di darmi del tu.”
“Non dire sciocchezze. Sono un medico. Lo ero. Insomma, sono un medico.”


Loki stava quasi per considerare la possibilità di non morire entro l’alba quando, all’improvviso, il gelo calò su entrambi. Vide Jezabel spalancare gli occhi scuri con orrore tanto quasi quanto lui, ed entrambi si voltarono pietrificato verso il Dissennatore che si stava avvicinando, scivolando sull’erba nella loro direzione.
 
“Patronus. Adesso.”
“Io non… io non posso farlo. Fallo tu!”
 
“Non ho una dannata bacchetta! Che vuol dire che non puoi farlo?!”
 
Loki la guardò aggrottando la fronte, confuso, e la strega scosse lentamente il capo senza riuscire a staccare gli occhi dal Dissennatore, il cuore in tumulto.
 
“Non posso.”
“Beh, o lo fai o sarà molto peggio che morire!”
 
Le parole di Loki costrinsero Jezabel a voltarsi verso di lui, e per una volta in vita sua la strega agì senza riflettere, prendendolo per una spalla prima di sparire nel nulla insieme a lui, Smaterializzandosi.
 
 
 
 
Expecto Patronum.”
 
Un panda rosso precedette Ebe contro il Dissennatore, costringendolo ad indietreggiare mentre la strega giungeva lentamente nella radura: i suoi occhi scuri indugiarono su Asher e poi sul punto dove un attimo prima doveva essersi trovato Loki.
 
La luce emanata dal suo Patronus le permise di scorgere del sangue sul prato, e la strega deglutì prima di mormorare qualcosa a mezza voce, la voce tremante:
 
Loki?”
 
 
*
 
 
“Pf, babbei. Se ne vanno con la coda tra le gambe, alla fine.” 
Alanis parlò con un sorriso soddisfatto mentre, in piedi accanto a Mac e tenendo Courechouse in mano, guardava i Cavalieri superstiti iniziare a Smaterializzarsi mentre i Dissennatori battevano la ritirata, cacciati dai Patroni di Mac e Alanis.
 
Brian, la frusta in mano, si guardava attorno col cuore in gola, cercando Asher. Deglutì chiedendosi che fine avesse fatto l’amico, ma l’ennesimo richiamo di un collega lo costrinse ad imitare gli altri.
 
“Andiamo.”
Dopo averla dolcemente aiutata ad alzarsi Sam appoggiò una mano sulla spalla di Belle, che ancora leggermente frastornata annuì e se ne andò insieme a lui dopo aver rivolto un debole cenno in direzione di Mac e Alanis.
 
“Dov’è Richard?”


“Ci sono Ebe e Flagro… dov’è Loki?!”
 
Alanis aggrottò la fronte mentre guardava Ebe e Flagro avvicinarsi al duo mano nella mano, con Ebe che stringeva convulsamente Gideon e aveva l’aria di aver visto un fantasma.
 
“Non lo so è… sparito. Ha ucciso un Cavaliere, ma non sono riuscita a trovarlo. Spero che non sia stato portato via, o peggio.”
 
Ebe tirò su col naso, strofinandosi gli occhi mentre Flagro, abbracciandola, le assicurava che l’amico stesse bene. Intanto Rita li raggiunse lentamente, guardandosi freneticamente attorno alla ricerca dell’amica, mentre Mac perlustrava l’area con lo sguardo, improvvisamente preoccupata:
 
“Richard?!”
 
 
Non si curava spesso di lui quando combattevano, assolutamente certa e fiduciosa nei confronti delle abilità del Capitano. Ma perché non ce n’era traccia?
 
 
“Anche… Anche Jezabel è sparita. Li avranno catturati?”
“Forse sbattuti ad Azkaban. O uccisi. Porca Morgana, idiota di un Louis…”


Alanis, da sempre l’unica del gruppo a chiamare la Lussuria col suo vero nome, sospirò e colpì rabbiosamente il suolo con l’estremità di Courechouse mentre Rita impallidiva.
 
Non poteva essere sparita anche lei.
Semplicemente non poteva.
 
 
 
*
 
 
 
Loki si aspettava di ritrovarsi ovunque, ma di certo non su un comodo materasso.
 
Si stava guardando attorno, confuso e più stupito che mai di averla scampata, quando Jezabel accese una luce e lo costrinse a coprirsi la vista con le mani, inveendo.
 
“Se non vedo non posso curare nessuna ferita.”


Jezabel si sfilò la giacca, lasciandola sul letto mentre la Lussuria, redendosi conto di essere in una camera – probabilmente quella della Virtù – abbozzava un sorrisetto nonostante il dolore:
 
“Ho avuto a che fare con molte donne che hanno escogitato di tutto pur di portarmi nel loro letto, ma questa mi mancava. Astuta.”
 
Quasi rise di fronte al visibile imbarazzo della strega, che incrociò le braccia al petto prima di lanciargli un’occhiata piuttosto torva:
 
Stai zitto. E… sbottonati la camicia.”
“Che disdetta, non ne sono in grado.”
 
Jezabel sbuffò sonoramente mentre gli scostava i lembi della giacca e prendeva a sbottonargli la camicia, rifiutandosi di guardarlo in faccia e provando a ripetersi che era solo come curare l’ennesimo paziente mentre ignorava deliberatamente il suo sorrisetto fastidioso.
Era sicura che se ne sarebbe pentita molto in fretta. O forse stava già iniziando a farlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
………………………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:
 
Buongiorno! Lo so, credete sia un miraggio, ma sto davvero aggiornando di mattina.
Detto ciò, ben ritrovate col capitolo della settimana, dove completo la strage di quella precedente eliminando, rispettivamente, Asher e Salem.
 
Mi dispiace se avete trovato il capitolo un po’ breve, ma quando inizi ad eliminare a tavolino tutti i personaggi la voglia di scrivere un po’ scema. Spero di non dover eliminare altri OC, comunque, perché in tal caso penso che sarebbe più sensato chiudere la storia che continuarla.
Grazie, comunque, alle persone che sono sempre presenti e partecipi 😊
 
A presto, e buon weekend!
Signorina Granger
   
 
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