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Autore: Relie Diadamat    13/12/2020    3 recensioni
[John POV | Post s2]
John scrive una lettera che Sherlock non leggerà mai.
Dal testo:
Mi manchi, dannazione. Mi manchi da morire.
Nei film sembra tutto più semplice. Basta chiudere gli occhi o guardare un punto fisso. Se fossi il protagonista di un romanzo potrei farlo anche io e, magia, eccoti di nuovo qui. Ma non funziona così.
Mi sono rimaste solo le parole. La carta, l’inchiostro, lo spazio.
Tutto questo spazio, dannazione. Non potevi portartene un po’ con te?
Hai ragione. Hai ragione. Ci sarebbe troppo spazio anche nel mio letto, mentre guardo il soffitto. Il posto in cui nessuno viene mai a cercarmi, il mio rifugio.
Ho pianto quattro volte da quando te ne sei andato. Le ho contate, un po’ come quei maledetti messaggi.
Dio, a pensarci mi viene da ridere. E poi da piangere.
Ma lo vedi come mi hai ridotto?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La lettera mai spedita
 
 



Ho fissato questo foglio per diversi minuti prima di scrivere qualcosa. Le parole mi assillano la testa, ma non riesco a farle uscire, come se fossero prigioniere. Perennemente incatenate nella prigione della mia mente.
Sembra quasi assurdo che una lettera possa colmare l’immenso vuoto che mi porto dentro, ma con mio stupore funziona. Mi sento meglio, sul serio.
La penna scivola sul foglio e lo stomaco si alleggerisce, come una medicina mai provata prima.
La domanda potrebbe sorgenti spontanea: perché scrivere una lettera a una persona che non la leggerà mai? La risposta è palesemente ovvia, come diresti tu: è una lettera scritta per me, indirizzata a te. Alla causa di tutto questo male.
Sai, la gente si affanna nel rincorrere qualcuno che possa cambiare tutto in meglio. Si affanna senza muoversi, guardando fuori dalla finestra. Forse la stiamo aspettando tutti quella persona, forse esiste davvero. Credo che non tutti riescano a trovarla.
Io credo di esserci riuscito. Ho avuto te, anche se per poco.
Non riesco a descrivere in maniera logica ciò che nei miei pensieri appare limpido, perché non saprei dove partire per spiegarlo. Come posso spiegare te, tutto quello che continui ad essere, in poche righe? Non mi basterebbero tutti i fogli e tutto l’inchiostro del mondo, davvero.
La carta mi dà coraggio, mi permette di mostrare la mia anima all’estremo della sua purezza. Sentimentalista, poco realista sarebbe il tuo commento. Non so fin dove avresti ragione, questa volta.
È difficile andare avanti. È difficile aprire gli occhi e realizzare che questo è un nuovo giorno senza di te. Senza la tua voce, senza il tuo odore. Senza di te.
Con te avevo trovato qualcosa che adesso mi manca da morire, avevo trovato un luogo da poter chiamare casa. Dio, mi manchi. Mi manchi. Mi manchi. Mi manchi.
Il silenzio mi divora facendomi a pezzi, e allo stesso tempo diventa un santuario. Le altre persone mi sembrano stupide. Cosa ne sanno loro? Nessuno sa come ci si sente. Loro non ti hanno perso come ti ho perso io.
La loro vita continua, va avanti. Esiste il sabato sera, la noia della domenica pomeriggio e lo stress del lunedì mattina. Da quando non ci sei, per me, esiste solo il vuoto che hai lasciato. Esiste il giorno dopo oggi, la prossima settimana e il nuovo mese.
Il nostro appartamento non mi è mai apparso tanto grande, lo sai?
Sembra immenso, senza di te.
La mia tazza sola, sul tavolo della cucina, somiglia a una piccola isola nell’oceano. Il tè è sempre troppo per una sola persona, persino il fuoco del camino sembra notare la tua assenza. Sa che accomodato su quella poltrona dovresti esserci tu, e invece non ci sei.
Passo la maggior parte delle mie giornate a odiarti, l’altra porzione del mio tempo la occupo chiedendomi se mi manchi tanto quanto ti ho amato. Sei tu a mancarmi o quello che pensavo di aver trovato in te?
Se in questo momento dovessi apparire dinanzi ai miei occhi, sarei felice? Come dovrei sentirmi?
La verità è che non ti sopporto. Non sopporto più il fatto che tu mi abbia lasciato, che mi abbia abbandonato in questa giungla di volti finti. Non sopporto che non ci sia più un luogo dove cercarti, dove trovarti. Potrei girare il mondo intero, ma tu non saresti in nessun angolo.
Non ci sei più, fine della storia. È questo che non sopporto.
Mi manchi, dannazione. Mi manchi da morire.
Nei film sembra tutto più semplice. Basta chiudere gli occhi o guardare un punto fisso. Se fossi il protagonista di un romanzo potrei farlo anche io e, magia, eccoti di nuovo qui. Ma non funziona così.
Mi sono rimaste solo le parole. La carta, l’inchiostro, lo spazio.
Tutto questo spazio, dannazione. Non potevi portartene un po’ con te?
Hai ragione. Hai ragione. Ci sarebbe troppo spazio anche nel mio letto, mentre guardo il soffitto. Il posto in cui nessuno viene mai a cercarmi, il mio rifugio.
Ho pianto quattro volte da quando te ne sei andato. Le ho contate, un po’ come quei maledetti messaggi.
Dio, a pensarci mi viene da ridere. E poi da piangere.
Ma lo vedi come mi hai ridotto?
Il relitto di me stesso. Un uomo solo che aspetta – chissà cosa poi – e vive del tuo ricordo. Vorrei tanto mandarti via, cancellarti. Come se tu non fossi mai esistito. Sarebbe tutto così semplice.
Vorrei metterti di fronte a una scelta: o torni per sempre oppure vai via anche dalla mia mente, da tutto questo spazio e dalle cose che hai lasciato qui con me.
Vorrei metterti di fronte a questa scelta. Vorrei tanto poterlo fare.
Mi dispiace per questa lettera che non leggerai mai, ma dovevo proprio scriverla. Dovevo gettare su un foglio tutte queste parole, prima che perdessero senso.








 
E... anche questa storia giaceva nel mio pc da anni.
Non so nemmeno quando l'ho scritta - il documento word dice due anni fa.
Non so se il rating sia giusto, anyway.

Grazie a chiunque sia arrivato fin qui.
 
   
 
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