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Autore: Drei    13/12/2020    1 recensioni
“Kirari.”
È lei, è la Luna che ti chiama, in questa notte dove si mostra nella sua interezza nel cielo sgombro di nubi?
Sorridi.
Sì, è proprio lei.
“mia Dea.”
Ti inchini. Se qualcuno passasse ora davanti a te, vedrebbe solo una ragazzina inginocchiata a terra, sprovvista di mantella, ma vestita di un pacifico sorriso che sembra sfoggiare come talismano contro il freddo della notte. Una visione singolare, in poche parole, ma di cui non ti curi, poiché la tua attenzione è tutta rivolta a colei che ti ha convocata.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A: Ciao a tutti! Questa piccola one-shot deriva dall'ultima sessione della campagna di D&D a cui sto partecipando col mio personaggio, Kirari, di cui a inizio storia vi lascio un breve quadro per poter comprendere il contesto degli eventi. Grazie al mio Master, il Signor Suppa, per avermi prestato il mondo da lui creato per poter scrivere del mio personaggio! Il nome della mia protagonista  è preso in prestito dal manga Kakegurui (con cui la mia Kirari c'entra ben poco in verità ;) ), mentre il titolo richiama la ben nota novella di Pirandello  come omaggio, poiché mi piaceva pensare che Kirari provasse la stessa commozione nel guardar la luna del protagonista dell'opera. Grazie a chi darà uno sguardo o vorrà lasciare un commento!
 

Kirari scopre la Luna


 

Kirari è una giovane Mezzelfa che segue la via della Dea elfica Sehanane Moonbow, divinità della Luna, dei Sogni e della Misticità, come Chierica dell'Inganno. Nel mondo di Ravich, da alcuni mesi viaggia insieme ad un gruppo composto da due Paladini, un Mago e una Forgiatus (automa reso vivo dall'anima di quella che un tempo era una gnoma). Insieme sono conosciuti al mondo col nome di “ Esiliati”, dopo aver preso parte alla rivoluzione della Capitale umana da cui sono stati costretti a scappare per colpa dei loro acerrimi nemici, i malvagi Predecessori, che bramano di controllare l'intera umanità. Mentre si leccano le ferite e organizzano il loro prossimo attacco, vengono ospitati nella capitale nanica, Dumetas. Qui daranno il loro contributo per spodestare un'organizzazione criminosa che da decenni sconvolge il quieto vivere degli abitanti, ed il Re, Tran, li ringrazierà concedendogli una serie di favori.

In questo scorcio sull'avventura degli Esiliati, Kirari verrà convocata dalla sua amata Dea, che le farà una richiesta molto particolare. Kirari non è certa che il progetto da lei affidatole sarà compreso dai suoi compagni o dai nuovi amici nani, ma decide ugualmente di adempiere alla sua volontà e provarci. In passato è stata una Mezzelfa parecchio frivola, ma grazie al viaggio intrapreso coi suoi compagni e la scoperta della sua Fede troverà la giusta via.

***

“Kirari.”

Ti senti chiamare da una voce all'inizio estranea, ma che subito dopo il tuo cuore riconosce come familiare. Esordisce cristallina nella brezza notturna, con una vaga eco ad accompagnarla come per amplificarne la bellezza.

 

“Kirari.” Ti risuona direttamente nell'anima. Per la Dea, ti mozza il fiato.

 

Potrebbe essere il primo suono che ho udito venendo al mondo, pensi beandoti di questa dolce voce; come formuli questo pensiero hai l'immediata e confortante certezza che sarà anche la voce che ti guiderà nel tuo ultimo respiro su questa terra. Ti senti grata, ti senti amata e non sai il perché.

 

C'è pace, qui fuori. Hai sentito l'impulso di allontanarti dai tuoi compagni per rinfrescarti nella gelida notte di Gennaio, che potrebbe far desistere altri, ma non te, non te che sei figlia delle ombre e respiri il freddo a pieni polmoni come se avesse il potere di rinvigorirti. Se devi essere sincera, per quanto sconsiderato sia, ti fa sentire dannatamente viva.

 

La Luna è splendida. È una visione che ti entra dentro: lo fa attraverso il gelo che si insinua, benefico, sotto la tua pelle accapponata, lo fa accecando i tuoi occhi con la sua luminosità travolgente. È elegante, algida, aggraziata. Accarezza materna con la sua luce le tenebre, esaltando le forme nodose degli alberi, i profili spigolosi delle abitazioni e le sagome lontane dei pochi viandanti che ancora circolano a quest'ora tarda.

 

“Kirari.”

È lei, è la Luna che ti chiama, in questa notte dove si mostra nella sua interezza nel cielo sgombro di nubi?

 

Sorridi.

 

Sì, è proprio lei.

 

mia Dea.

 

Ti inchini. Se qualcuno passasse ora davanti a te, vedrebbe solo una ragazzina inginocchiata a terra, sprovvista di mantella, ma vestita di un pacifico sorriso che sembra sfoggiare come talismano contro il freddo della notte. Una visione singolare, in poche parole, ma di cui non ti curi, poiché la tua attenzione è tutta rivolta a colei che ti ha convocata.

 

Sehanine Moonbow, la Falce di Luna, la Signora dei Sogni e di ogni mistero, nonché la tua patrona, colei che ha vegliato sulla tua vita fin da quando ti trovavi nel grembo materno. È un onore immenso esser considerata da lei come una serva degna di udire la sua voce. Rimani piegata per svariati minuti, fintanto ch'ella non ti assolve impartendoti un ordine.

 

“ho qualcosa da mostrarti, figlia. Seguimi”

 

Le sue parole si confondono col fruscio del vento, e presto si tramutano nei dolci suoni che compongono una canzone senza parole. Sai che parla di notti agitate, lo percepisci come se fosse la Dea stessa a tradurtelo. Scontri violenti si consumeranno entro la prossima luna piena, la luce s'impregnerà di rosso e l'aria si infesterà delle anime dei perdenti. C'è tristezza in questo racconto, ma anche equilibrio, possibilità per il futuro oltre la tragedia.

Segui la voce melodiosa e accetti che tutto questo accada, perché sai bene che ogni cosa avviene per una ragione, e la Dea la conosce sempre. Tanto ti basta per procedere senza voltarti tra le vie di Dumetas, lasciando che la tua figura si confonda nelle ombre della notte e arrivi là dove la tua protettrice ha scelto di condurti.

Non la vedi, non del tutto, ma il tuo intero corpo sente chiarissima la sua presenza: Sehanine è un raggio di luna baluginante ad un angolo della strada, un fruscio di vento un po' più forte, una risatina ridondante infondo ad un vicolo, fredda e divertita come il suono di una coppa di cristallo che va in frantumi. La riconosceresti ovunque, e sai bene la seguirai sempre. Non puoi fare altrimenti.

 

“Guarda bene questo luogo desolato. È qui dove sorgerà la mia Casa, e sarai tu a fondarla”

 

Guardi davanti a te: c'è una piccola piazzetta quadrata, spoglia, se non per il lastricato pregiato che ne riveste il suolo e un paio di alti ed eleganti cipressi a due estremità, impalati come soldati imbevuti dal tenue bagliore lunare, che li colora d'argento.

 

Sbatti le ciglia e, come grazie a qualche tipo di malia o illusione, quel che i tuoi occhi vedono muta sotto di essi, con una velocità che per un momento rischia di farti venire un capogiro.

Blocchi di marmo bianco si impilano, vetrate dalle tinte blu e viola sorgono in in archi e rosoni, e in men che non si dica, un austero santuario prende forma davanti alla tua espressione esterrefatta. Là dove pochi secondi fa c'era il vuoto, ora sorge una struttura elegante, dalle linee nette e, eccezion fatta per le vetrate, del tutto privo di fronzoli o arricchimenti di qualche tipo. Non è enorme, ma delle giuste dimensioni per accogliere almeno una ventina di persone all'interno.

Emana vibrazioni simili a quelle che ti trasmette la tua dea, di pace, serietà, ma anche un'ombra di seducente mistero. Sotto i raggi della luna, e solo dove battono essi, le venature del marmo rivelano i piccoli cristalli al loro interno, che rimandando un lieve luccichio tutto intorno, donano al Santuario un'aura eterea che ti ruba ogni pensiero dalla mente. È con estrema fatica che riesci a formulare una frase di senso compiuto:

 

“è...è meraviglioso, mia Dea.”

 

La senti sorridere. Per qualche ragione, hai la certezza che ora si trovi proprio alle tue spalle.

 

“è solo un'illusione, Figlia. Sarà compito tuo rendere la mia Casa reale.”

 

Il battito del tuo cuore si trova d'improvviso ad accelerare:

 

“in questo Regno di miscredenti, mia Signora?” ti scappa, prima che tu riesca a mettere un freno alla tua lingua arrogante.

 

L'odio tra Nani ed Elfi è vecchio di millenni, lo sanno tutti. Per quanto questa razza si sia rivelata incredibilmente ospitale nei tuoi confronti nonostante le tue origini, proprio non riesci ad immaginare come la tua Dea potrebbe farsi venerare da gente tanto chiusa di mente e, se proprio devi essere sincera, rozza, incompatibile con la sua bellezza di principi e regalità.

 

“ miscredenti a cui pare tu ti stia dedicando molto, Figlia. Ebbene, forse ora non ne vedi le potenzialità, ma un domani tutto ti sarà chiaro. Compirai il mio volere?”

 

Sussulti per il richiamo intrinseco alle sue parole. Ha ragione. Come pretendi, tu, misera creatura, di comprendere quelli che sono i piani della tua Dea?

Senti le guance scaldarsi e, anche se ancora non la puoi vedere, chini il capo prima di parlarle di nuovo.

 

“ con grande onore, mia Dea.”

 

La Presenza Divina si fa più vicina, non senti nessun passo, ma all'improvviso la percepisci accanto a te con ogni singola terminazione nervosa del tuo corpo. Un brivido scende gelido dalla tua nuca, percorrendo la tua intera lunghezza fino ai piedi. Mani invisibili si sono appena posate sulle tue spalle, leggere e rassicuranti nella loro presa. Ti raddrizzi all'istante, come percossa da una scossa di energia pura.

 

“sei stata scelta per combattere questa Grande Guerra, ma hai ancora dei dovere a cui adempiere. Segui la Via, trasmettila, anche a chi ti sembrerà quanto di più distante da te possa esserci. Riccorda: Noi uniamo, non dividiamo.

Ci saranno morti da onorare, vite da salvare e anime da accogliere, quando esse crederanno di essersi perdute. Ricorda che non sempre la scelta più nobile sarà preferita, quando si tratterà di compierla. Le strade più nascoste potrebbero sembrare meno sicure, ma talvolta aver il coraggio di intraprenderle potrebbe fare la differenza.”

 

Ascolti le sue parole come se si trattassero di una profezia. Probabilmente lo sono. Di certo hanno il sapore di verità, le senti tue non appena incontrano il tuo cuore ancora stretto nell'emozione di questa esperienza, che quasi definiresti ultraterrena.

 

“farò di tutto p-per rispettare il v-vostro volere, mia Signora”

 

Ti piacerebbe poter vantare una voce ferma e rassicurante, ma la verità è che sei terrorizzata: e se non fossi in grado di adempiere al volere della tua Dea? E se il tuo progetto si rivelasse l'ennesimo che non riuscirai a portare a termine? Non potrai chiedere sostegno ai tuoi compagni, questa volta.

 

Come se ella potesse percepire i tuoi pensieri, la presa sulle tue spalle si rafforza per un istante, e poi senti le sue braccia cingerti in un abbraccio che pare portare la promessa di mantenerti integra. Intravedi un leggero bagliore dietro di te, non dissimile da quello del marmo del Santuario sotto i raggi lunari. Senti un calore mai provato prima nascere come una piccola fiammella, in un punto molto in profondità nel tuo petto. Si diffonde grazie all'abbraccio della tua Dea, e ora sai che fintanto lei veglierà su di te ti sarà impossibile andare in pezzi, persino fallire.

Ti bei di questa accettazione per un tempo che non sapresti definire: potrebbero essere passati anni, come pochi secondi. Quando senti che è giunto il momento che Sehanine Moonbow si congeda da te e le sue braccia ti abbandonano, è di certo troppo presto. Il calore, però, quello rimane. È una fiamma potente e che senti ancora molto lontana dall'estinguersi: semmai, potrà divampare.

 

“Capirai. È una promessa, Figlia...Kirari

 

Il tuo nome riecheggia nell'aria un'ultima volta. Mai prima di oggi ti è sembrato tanto bello.

 

Sei sola.

La piazzetta si è fatta mortalmente silenziosa. Osservi davanti a te quello che è di nuovo uno spazio vuoto tra due cipressi, mentre le ombre intorno si ritirano in modo impercettibile. Guardi il cielo e scopri che, il lontananza, uno strascico rosato inizia a bagnare di colore la punta delle cime più basse. La luna si è fatta piccola e lontana, ma ancora hai la sensazione che nonostante la distanza ti stia osservando.

Le sorridi, a lei e ai due silenti arbusti testimoni:

 

Qui nascerà la Casa della Dea dei Sogni, la Dea del Mistero, la Dea della Luna e la fautrice del mio umile destino. Qui renderò omaggio a chi è morto con onore, aiuterò chi può essere salvato e guiderò gli erranti nella gloria della sua luce. Qui celebrerò i miei giorni di riposo dopo le imprese, i momenti di gioia e tristezza, e qui riposeranno le mie ceneri, quand'anche le mie ossa non saranno più buone per combattere...e tornerò a far parte del Tutto.

 

È questa notte, la prima in cui capisci, capisci davvero. Dopo gli eventi alla Capitale, mesi fa, qualcosa aveva iniziato a destarsi in te, ma solo adesso, mentre risali i vicoletti colorati dall'alba di Dumetas, comprendi appieno perché sei su questa terra.

Quanto hai sofferto davanti alle gesta dei tuoi valorosi compagni? Quanto hai invidiato la loro determinazione? Non hai mai creduto di poter davvero cambiare le cose. Adesso hai un compito, direttamente affidatoti da colei che stimi e veneri più di chiunque altro al mondo. Ti senti parte di qualcosa, qualcosa di grande, un Progetto Divino. Il tempo degli scherzi è finito, gli inganni a cui dovrai prender parte saranno di certo mossi da qualcosa di più alto e nobile...degno.

 

Io sono solo Kirari. Piccola Mezzelfa senza patria, sospesa tra due mondi, perennemente indecisa, spesso di scarso aiuto nelle situazioni critiche. Sono insignificante come lo è una patetica formica davanti alla grandezza di questa terra.

 

Solo solo io...ma ora faccio parte di questa missione, del principio del Tutto che racchiude la Natura ed il Mondo, e voglio mettermi in gioco.

 

Stringi i pugni tanto da sentir le nocche scricchiolare, il tuo sorriso si amplia fino a ché non senti pungere le guance per quell'espressione che da così tanto tempo ha abbandonato il tuo viso.

 

Sarò solo Kirari. Una Mezzelfa che avrà patria ovunque camminerà la sua Dea, che saprà fare la scelta giusto, forse persino la differenza, prendendo parte a questo grande formicaio che cambierà fin dalle viscere questa terra.

 

È il momento di tornare, c'è molto da fare.

***

 

Quando entri nell'ampia cucina, tutto ancora tace nella dimora degli Esiliati. Accarezzi con lo sguardo il profilo metallico di Nala, poggiata con una rigida posa su una poltrona. Dalla sua immobilità, ne deduci che al momento si trovi nella sua modalità di riposo. Cerchi di essere silenziosa mentre raggiungi i tuoi alloggi, accompagnata da un batticuore rumoroso che non abbandona le tue orecchie da quando la Dea ti si è presentata dinanzi. Il letto ti guarda invitante, ma sai bene di non poterti permettere di cedere alle sue dolci lusinghe, la tua missione è già iniziata. Questo pensiero ti porta alla mente un ricordo di alcuni anni fa, quando ancora la tua sorella più grande si occupava della tua istruzione. Era solita dirti, quando ti perdevi ad oziare, frasi poco comprensive come:

“avrai tempo a riposare quando il tuo corpo sarà freddo e i vermi lo reclameranno.” Non molto poetico, sopratutto per un'elegante Elfa come lei. Eppure ti strappa un sorriso nostalgico, nonostante la sua assenza prolungata ti abbia reso amareggiata più del dovuto negli ultimi tempi. Pare che la tua Dea, oltre che dell'insicurezza, ti abbia spogliato anche di questi sentimenti, perché tutto quel che provi adesso nei confronti della tua scostante sorella, è solo affetto e mancanza.

 

Estrai la pergamena ed il calamaio, scegli il tuo inchiostro preferito, quello blu pervinca; presto il raschiare del pennino sulla carta sostituisce il suono del tuo cuore impazzito, e ti rilassi, mentre i tuoi progetti prendono forma sulla carta pregiata.

Solo alla fine, un paio d'ore dopo, ti rendi conto che il tuo discorso è un insieme di più linguaggi, di Comune e di ideogrammi elfici. Non l'hai fatto apposta ma, a ben pensarci, chiunque eccetto te troverebbe incomprensibili questi appunti.

Pensi che questa pergamena colorata sia una bizzarra metafora della tua persona: un miscuglio po' eccentrico, all'apparenza, e fin troppo ingarbugliato da decifrare.

Va bene così.

Anche per questo ci sarà un motivo e ti rassicura il pensiero che la tua Dea lo conosca.

 

***

 

 

Quando scendi a colazione li trovi già tutti pronti e riposati, i tuoi Esiliati. Tu non ti senti affatto riposata, ma sei pronta come non mai.

 

Atreus ha il viso affondato in un tomo che pare più grande di lui, spesso e dall'aria antica. I suoi occhi scorrono febbrili da una riga all'altra, senza neppure curarsi del ricciolo ribelle che ondeggia davanti a loro, un ostacolo troppo ridicolo tra lui e la sua Conoscenza per meritare la benché minima attenzione. Senza neppure accorgersene, si sta allargando coi gomiti sulla tavola già ingombra di cibarie e porcellane. Dal macello che vedi ne deduci che i Tiefling devono aver già consumato la colazione. Il mago continua a rigirare il cucchiaino nella sua tazza di thé, ma con un veloce esame della bevanda vedi che dev'essere ormai fredda da tempo e lui da chissà quanto sta ripetendo il medesimo gesto. Tipico, di Atreus, perdersi nei meandri del sapere e scordarsi di tutto il mondo intono.

 

“ci vuoi dare un taglio?!”

 

Tristan si muove di scatto e chiude la mano destra intorno a quella di Arteus, per fermare il suo forsennato girare nella tazza e il rumoraccio che ne consegue. Gli lancia un'occhiata raggelante.

In tutta risposta il mago finalmente alza lo sguardo dal libro, per un secondo lo scruta stralunato, come se si fosse svegliato solo in quell'esatto momento. Poi distende le labbra in un sorriso furbo, per nulla pentito, prima di tornare alla sua lettura.

Il tempo per il Paladino della Conquista di tornare a sedersi normalmente, ed ecco che il Mago prende a picchiettare la punta del piede contro la gamba del tavolo che separa i due. Tistan lo guarda, esasperato. Questa situazione presto potrebbe finire in una delle loro piccole baruffe. Quasi te lo senti che prima della fine del pasto il tomo di Atreus potrebbe volare per aria, oppure il nobile Tristan potrebbe venir tramutato in un furetto arrabbiato. Dopotutto, non sarebbe certo la prima volta.

 

Dopo aver annunciato il buongiorno alla compagnia, prendi posto tra Regon e Nala. Rispetto a loro ti senti come un pulcino date la mole di entrambi, e tu l'altezza non l'hai di certo ereditata dalla parte elfica della famiglia.

Il primo, alla tua sinistra, è chino sul suo piatto, dentro al quale invece di trovar delle pietanze noti una serie di lastre metalliche, bulloni e piccole leve. Ora che il tuo barbuto compagno ha acquisito l'abilità di surriscaldare le proprie mani a piacimento, può dedicarsi ai suoi piccoli lavori di forgiatura nei momenti morti della giornata. Lo osservi, tutto scuro di fuliggine e ciuffi di capelli lunghi e disordinati, a concentrarsi sul suo progetto. Da un po' di tempo a questa parte provi l'irrefrenabile desiderio di prendere un paio di forbici e tagliare via quei dannati capelli da davanti i suoi occhi. Ha degli occhi profondi, quel fabbro, neri come la carbonella che alimenta la brace della sua forgia. Non lo ammetteresti mai, ma più di una volta li hai ammirati da lontano, insieme a quei bicipiti a cui non riesci proprio a rimanere indifferente.

Le sue dita sporche di grasso, nonostante le dimensioni, si muovono agili tra i i piccoli componenti: deve trattarsi di un orologio da tasca. Anche se incompleto, puoi già apprezzarne la fattura ricercata ed i sinuosi filamenti a forma floreale che intrecciano la sagoma dello sportellino di chiusura. Ti rabbui. Sembra il tipo di gingillo adatto per una ragazza. Per chi sarà, questa volta? La non proprio avvenente nana Katrielle, oppure la mozzafiato Tieflig Erza?

Infastidita dal corso dei tuoi stessi pensieri, ti giri alla tua destra, verso la tua nuova quanto metallica amica.

Nala, dall'imponente corpo di acciaio, punta silente il suo monocolo un po' in tutte le direzioni, quasi fosse affamata di ogni dettaglio di questa stanza, anzi, no, di questa vita: riesci perfettamente a capire il suo bisogno di studiare e comprendere che cosa la circonda. Più di una volta ti sei chiesta che cosa avresti provato nello svegliarti di punto in bianco senza ricordi, in un corpo non tuo, ed ancora non sei in grado di darti una risposta.

Ti scappa un sorriso quando la noti allungare l'obbiettivo del suo monocolo in direzione di Tarkit, alla sua destra, e che intento a parlare con Tristan le da il fianco. Si avvicina così tanto al viso del marito, silenziosa, che arriva a pochi millimetri dalla sua pelle. Devi metterti una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere forte. È buffa. Ti ricorda un gatto troppo curioso, o uno straniero venuto da un altro mondo, o ancora un cieco che per la prima volta vede un altro essere umano. C'è apprensione, nei suoi gesti. Per quanto di solito la sua voce sia incolore e il suo volto incapace di esprimere la benché minima espressione, tu percepisci bene l'affetto che la ragazza prova per quel marito di cui neppure conserva ricordi. In questo esatto momento, lo sta sottoponendo ad un esame minuzioso, che ti puoi spiegare solo grazie alla gravità degli eventi che vi ha colpito negli ultimi giorni. Il povero Tarkit è rimasto infatti gravemente ferito, e dal suo ritorno a casa la premurosa Nala gli vortica intorno con zelante spirito di improvvisata guaritrice. Troppo zelante, forse. Quando Tarkit si gira nella sua direzione, per poco non rischia di accecarsi con il suo monocolo, e compie un balzo sullo sgabello, del tutto colto alla sprovvista.

A questo punto trattenerti dal ridere è impossibile, ma per fortuna non sei la sola, e così ti salvi da una delle tue solite figure inopportune. Perfino Tarkit si fa una risata, e guarda la sua consorte con un amore negli occhi che in poche persone sei riuscita a scorgere fino ad ora. Trovi che siano...sì, carini insieme.

Nala cigola un po' dalle giunture nel ritornare seduta composta e china il volto in quella che intuisci essere una posa imbarazzata. Ti fa tenerezza, quasi senti il bisogno di rassicurarla, dirle che va tutto bene, non c'è nulla di male nella sua goffaggine. Desisti, poiché non desideri metterla a disagio più del dovuto.

Ancora una volta, ti interroghi sulla sua creazione ed il mistero che la avvolge. Qualcuno è stato in grado di riportare la sua anima indietro dagli Inferi e permettere a suo marito Tarkit di sigillarla in quel freddo corpo. Il prezzo da pagare per la sua sopravvivenza è stato quello dei suoi ricordi e della sua umanità. Chi può essere stato? E, sopratutto, a quale scopo? L'idea di poter fare la conoscenza di qualcuno con simili abilità ti emoziona, e speri davvero che prima o poi sarà possibile. In fondo, anche tu ti occupi di vita e anime, e dopo aver compiuto di recente il tuo primo miracolo di Resurrezione ti senti molto affascinata da queste tematiche.

 

Ti perdi nelle ennesime congetture mentre allunghi una mano per infilzare un paio di salsicce dal piatto davanti a te per metterle nel tuo. Cielo, stai morendo di fame, e fin'ora non hai fatto altro che spiare gli altri.

Un botto improvviso ti costringe ad alzar la testa prima ancora di ingoiare il primo boccone:

Tristan ora si trova in pieni, ritto e con i pugni stretti a fissare con malcelata irritazione qualcosa- o qualcuno- ai suoi piedi. Guardi il suo nobile profilo, il naso dritto, la linea severa della mascella, e pensi che tradirebbe il suo lignaggio anche se fosse vestito di stracci e non con la sua armatura scintillante. Non sai se lo trovi bello oppure no, ma di certo è imponente e possiede un certo carisma, perfino mentre si lascia andare a quelle ben poco nobili scaramucce con Atreus. Oh, perché sì, è di nuovo di lui che si parla. Il mago riemerge da sotto la tavola proprio mentre l'amico gli sta urlando addosso:

 

“ti vuoi concentrare per una buona volta su quello che ti sto dicendo, per il saggio Adanos e la sua misericordia?”

 

“ stavo solo leggendo. Ma che cosa ti prende questa mattina? Mi pari in agitazione. Hai forse dormito male questa notte?”

Risponde il mago nel rialzarsi da terra, riassestandosi poi le vesti e curando lo stato del suo ormai inseparabile- e indubbiamente amato - libro.

 

Vedi una vena gonfiarsi in modo spiacevole sulla fronte del nerboruto Paladino: credi che a tutti voi sia evidente lo sforzo che sta facendo nel trattenersi dall'urlare ancora le sue ragioni o, sopratutto, di come Atreus abbia la capacità di diventare oltremodo irritante quando si distrae. Alle volte ti domandi se sia davvero inconsapevole come vuol apparire. Lo spirito burlone del tuo saggio amico non è infatti un segreto per nessuno e non saresti sorpresa se, in verità, la sua distrazione non fosse che una farsa.

 

“t-tu...tu...osi...” Tristan sospira forte. Poi si lascia ricadere con un tonfo sulla sedia dietro di sé, si porta una mano al volto, quasi come a voler invocare la pazienza. Noti che le mani gli tremano un po'.

“lascia perdere. Stavamo per scambiarci i programmi della giornata. Credi di poterti staccare da quel dannato libro per più di tre secondi?” gli chiede, rigido.

 

“ma certo.” di nuovo, Atreus lo guarda con una certa apprensione, quasi fosse preoccupato per la salute mentale dell'uomo davanti a lui.

“ bastava chiedere, Trist, non c'è bisogno di scaldarsi.”

 

Regon, apparso tempestivamente dietro all'amico Tristan, gli posa le mani sulle spalle, come a volerlo calmare. Come tutti, ha intuito l'affronto del mago e, come tutti, non desidera che quei loro soliti bisticci da “coppietta sposata” rovinino la quiete della giornata appena iniziata.

Si schiarisce la voce:

“stavamo parlando dei programmi di oggi.”

 

Ti alzi in piedi. Fin'ora hai solo osservato, come spesso ti capita di fare. Rispetto all'inizio di quest'avventura, quando ancora per te non esisteva piacere più grande dell'infilare le mani nelle tasche dei nobil signori, la tua voglia di far dispetti e ciarlare è drasticamente calata. Non perché il tuo animo giocoso si sia estinto, tanto più per il fatto che l'aver visto la morte da vicino così tante volte ti ha fatto capire che esiste un tempo ed un luogo per ogni cosa. E adesso...be', adesso sei cresciuta, dopotutto. Il peso delle tue responsabilità rafforza le tue piccole spalle di giorno in giorno, ed oggi sai che dovrai averle belle larghe per dar inizio al progetto che la tua Dea ti ha affidato.

 

Verrai criticata, oh, se verrai criticata! Potrebbero minacciarti, perfino, i cari abitanti di Dumetas, nonostante tutto quello che hai fatto per loro. La fiamma dentro di te sta ancora bruciando, però, e prendi coraggio al pensiero che si mangerà anche tutto quello scontento che di certo andrai a creare.

Rievochi nella tua mente la richiesta che ti è stata fatta questa notte:

 

Ebbene, forse ora non ne vedi le potenzialità, ma un domani tutto ti sarà chiaro. Compirai il mio volere?”

 

Sì, mia Dea.”

Pensi ancora, con emozione.

 

“vorrei richiedere un colloquio al Re” annunci.

Tutti si voltano a guardarti. Una richiesta del genere è insolita da parte tua. Regon e Tristan ti guardano con circospezione, ma tu gli sorridi angelica, con una di quelle tue espressioni per nulla rassicuranti e che hanno sempre messo i tuoi compagni in allarme quando pianificavi di combinare qualche scherzo.

 

“ e perché?” domanda Tristan, senza esser sgarbato, ma di certo con una tensione del tutto evidente.

 

Ti stringi nelle spalle.

“te lo dirò quando mi avrà detto di sì.” rispondi con semplicità, destando di certo più scontento che comprensione.

 

“a che cosa, di grazia?”

 

Non rispondi e fai quello che ti è sempre venuto meglio, in questo gruppo: te ne infischi e agisci di testa tua. Certo, la maggior parte delle volte che l'hai fatto te ne sei pentita amaramente. Sai che non sarà questo il giorno.

Saluti una serie di volti sospettosi ed esci all'aria aperta, i tuoi appunti ancora stretti in tasca e lo stomaco un po' sottosopra per non aver neppure ricevuto un po' di cibo per distendersi. Al contrario di quel che hai voluto far trasparire agli altri, non ti senti affatto tranquilla.

 

mia Dea, ti prego, assistimi!

 

   
 
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