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Autore: mask89    14/12/2020    16 recensioni
“Questa storia partecipa a Prompt nevosi e natalizi indetta da Emy Milicchio nel Giardino di Efp”.
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Si guardò allo specchio che aveva in camera. Un senso di repulsione lo colse, corse verso il bagno lì presente per rimettere quel poco che aveva nello stomaco. Odiava con tutto sé stesso quella annuale ricorrenza, ma doveva parteciparvi forzatamente, altrimenti avrebbero aggiunto altro tormento a quello che già normalmente gli infliggevano.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Questa storia partecipa a Prompt nevosi e natalizi indetta da Emy Milicchio nel Giardino di Efp”.
 
Prompt 19: Il cenone di Natale prende una brutta piega...
 
Rosso Natale
 
Si guardò allo specchio che aveva in camera. Un senso di repulsione lo colse, corse verso il bagno lì presente per rimettere quel poco che aveva nello stomaco. Odiava con tutto sé stesso quella annuale ricorrenza, ma doveva parteciparvi forzatamente, altrimenti avrebbero aggiunto altro tormento a quello che già normalmente gli infliggevano. Era la sua famiglia, allora perché non riusciva a sentirsi amato? Frequentare l’università, da fuori sede, era stato un ottimo modo per fuggire da quella quotidianità fatta di abusi psicologici e fisici. Ma, sfortunatamente per lui, durante il periodo natalizio era costretto a ritornare a quella che sarebbe dovuta essere casa sua, ma che in realtà non riusciva a sentire come tale. Era “diverso”, lo era sempre stato, ma lui non ci aveva mai fatto caso, ma suo padre sì. Per il militare tutto di un pezzo, di vecchio stampo, quella era una macchia che doveva essere detersa, con forza. Alzò un attimo le maniche del maglione che indossava; i lividi delle percosse, che aveva ricevuto qualche ora prima, cominciavano a comparire. Sentì sua madre che lo chiamava dal piano inferiore; il solo sentire il suono di quella voce fece arrivare alle stelle il suo disprezzo, verso quella donna che non era mai stata capace di difenderlo né tanto meno di avere un gesto di affetto nei suoi confronti. Scese lentamente le scale; appena arrivato al piano terra, poté notare tutta la sua famiglia già seduta a tavola. Suo padre, immancabilmente, seduto a capotavola e tutti i restanti ai suoi lati, ai suoi ordini. Quando vide dove si doveva sedere il panico lo investì, si impose di rimanere calmo. Deglutì a fatica e si sedette; fra tutti i posti disponibili proprio accanto a lui doveva capitare?
Nonostante le premesse non proprio idilliache, la cena di Natale era trascorsa via abbastanza serenamente, dopotutto annuire ed essere sempre accondiscendente era una tattica infallibile.
«Allora Carlo» disse lo zio «papà mi ha detto che appena ti sarai laureato farai la proposta di matrimonio a Francesca, complimenti ragazzo!»
Appena sentì quelle parole, il boccone gli andò di traverso, dovette tossire diverse volte, prima di riuscire a respirare. Guardò il padre stralunato, come diavolo si era permesso di dire una cosa del genere? Gli andava bene che non accettasse la sua omosessualità, che quella per lui era una macchia da detergere con forza, ma questo era troppo. Si alzò di scatto in piedi, ignorando le occhiate furenti che il genitore gli mandava.
«Mi spiace zio, ma non ho mai fatto una proposta del genere, sai perché? Io sono un fottutissimo frocio del cazzo.»
Il gelo calò sulla tavola imbandita. Riaprì bocca, ma prima che potesse dire qualcosa un pugno colpì la sua bocca, scaraventandolo a terra.
«Tu…» urlò furente il Generale.
«Hai capito bene padre, sono un fottutissimo frocio del cazzo. Mi odi, mi disprezzi, mi va bene! Ma non osare mai più dire cose che non si avverranno mai, solo per non compromettere il tuo onore, la tua rispettabilità!» Un altro pugno lo colpì in pieno viso e poi un altro.
Riuscì a scappare miracolosamente a quel massacro rifugiandosi in camera.  Si guardò allo specchio, era furente. Era stanco di fingere, di nascondersi. Odio ecco cosa provava, verso sé stesso per essere stato incapace in tutti quegli anni di farsi rispettare, verso la sua famiglia per non averlo mai protetto. Accese lo stereo e lo mise a tutto volume, il ritornello di una tipica canzone natalizia uscì prepotente dalle casse.

Nella sala preparata,
Fa la la la la, la la la la.

Si diresse verso lo studio di suo padre, rovistò nei vari cassetti e finalmente trovò ciò che cercava. Scese verso il piano inferiore, pronto a festeggiare finalmente il Natale.
Otto paia di occhi vitrei lo guardavano accusatori, non gli avrebbero mai perdonato ciò che aveva appena fatto. Fece un ultimo tiro di sigaretta, infischiandosene, una volta tanto, del giudizio della sua famiglia.  Prese la pistola dal retro dei pantaloni e la rimirò un attimo fra le mani. Aprì la bocca e se la mise in bocca, premette il grilletto. La macchia di sangue lentamente cominciò ad espandersi sulla bianca neve del balcone, mentre la musica a tutto volume usciva ancora dalle casse.

Il Natale festeggiamo,
Fa la la, la la la, la la la.
 

 
   
 
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